Visualizza wikitesto di Castra Albana

{{Castra romana
|nome = Castra Albana
|immagine = Porta Pretoria Albano.jpg
|didascalia = Il [[fornice]] centrale della ''porta Praetoria'' dei ''castra''.
|date = [[fortezza legionaria]] da [[Settimio Severo]] al [[IV secolo]]
|località moderna = [[Albano Laziale]]
|unità presenti = ''[[Legio II Parthica]]''
|dimensioni castra = 437x239 metri circa, pari a 9,5 [[ettaro|ha]]
|provincia romana = [[Italia romana]]
|battaglie nei pressi = 
}}
{{citazione|Leale, fedele, fortunata, eterna.|''[[Cognomen|Cognomina]]'' della ''[[Legio II Parthica]]'' concessile dall'imperatore [[Eliogabalo]] dopo la [[battaglia di Antiochia (218)]].|Pia, Fidelis, Felix, Aeterna|lingua= la}}
I '''Castra Albana''' erano un [[Castrum|accampamento fortificato stabile]] della ''[[Legio II Parthica]]'' in [[Italia]] fondato dall'imperatore [[Settimio Severo]] ([[193]]-[[211]]) nel sito dell'attuale [[centro di Albano Laziale]]. Attualmente, le rovine delle strutture interne ai ''castra'', delle [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]] e dell'[[anfiteatro romano di Albano Laziale]] rappresentano una delle maggiori concentrazioni urbane di resti archeologici di età romana nel Lazio fuori da [[Roma]].

== Storia ==
{{Vedi anche|Storia di Albano}}

=== Dall'età repubblicana a Domiziano ===
{{Vedi anche|Villa di Domiziano a Castel Gandolfo}}
{{Approfondimento
|titolo=Le origini del nome
|contenuto=I ''[[Castrum|castra]]'' della ''[[Legio II Parthica]]'' furono denominati "''Albana''" nel rispetto della toponomastica dell'intero quadrante occidentale dei [[Colli Albani]], che faceva riferimento per un motivo o per l'altro alla mitica capitale della [[Lega Latina]] ''[[Alba Longa]]'', fondata dal figlio di [[Enea]], [[Ascanio]], trent'anni dopo la fondazione di ''[[Lavinium]]'', "vicino ad una montagna e ad un lago, occupando lo spazio tra i due":<ref>{{cita web|url=http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Dionysius_of_Halicarnassus/1C*.html|titolo=Dionigi di Alicarnasso, Antichità Romane, I 66|accesso=21 luglio 2009|lingua=en}}</ref> l'ubicazione oggi più comune per l'antica città "madre di Roma" è sul lato meridionale del [[lago Albano]], tra il Colle dei Cappuccini in comune di [[Albano Laziale]] ed il [[Convento di Santa Maria ad Nives di Palazzolo|convento di Santa Maria ''ad Nives'' di Palazzolo]] in comune di [[Rocca di Papa]].<ref name="notaIIB">{{cita|Pino Chiarucci|''La civiltà laziale e gli insediamenti albani in particolare'', p. 39|cidLazioantico}}.</ref>

Toponimi afferenti al nome della distrutta capitale latina erano ''Lacus Albanus'' (oggi [[lago Albano]]), ''Mons Albanus'' (oggi [[Monte Cavo]]), ''aqua Albana'' (forse un acquedotto che correva sul lato meridionale del lago omonimo) ed il ''rivus Albanus'' (probabilmente l'odierna [[marana delle Pietrare]] presso [[Marino (Italia)|Marino]]): "''Albani Longani Bovillenses''" si definivano gli abitanti di ''[[Bovillae]]'', ''[[municipium]]'' posto sulla [[via Appia Antica]] presso l'attuale frazione marinese di [[Frattocchie]],<ref>{{cita|Girolamo Torquati|vol. I cap. XX p. 180|cidTorquati}}.</ref> e l'aggettivo ''Albanus'' era spesso usato poeticamente come sinonimo di ''Romanus''.

Non a caso dunque la stessa ''legio II Parthica'' venne soprannominata "''legio Albana''", ed i legionari "''Albani''",<ref name="nota261">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 262|cidLugli}}.</ref> sebbene l'unità non abbia soggiornato stabilmente presso i ''Castra Albana'', ma abbia avuto anche altri accampamenti in [[Mesopotamia]].
}}

In [[Repubblica romana|età repubblicana]] l'area dei ''castra'' risulta essere stata occupata solo da alcune murature rinvenute in diversi punti del [[centro di Albano Laziale]], e rase al suolo in età severiana durante la costruzione dell'accampamento. In prossimità dello stesso si trovavano comunque diverse [[Villa romana|ville suburbane]] del patriziato romano: fra esse, le ville di [[Publio Clodio Pulcro]] (identificata presso la località Ercolano in comune di [[Castel Gandolfo]]),<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 15-32|cidLugli}}.</ref> e di [[Gneo Pompeo Magno]] (identificata, a torto od a ragione, con una villa sita nel [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di villa Doria]]),<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 33-47|cidLugli}}.</ref><ref>{{cita|Filippo Coarelli|p. 83|cidCoarelli}}.</ref> una villa anonima rinvenuta presso la [[Stazione di Albano Laziale|stazione ferroviaria di Albano Laziale]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 54-55|cidLugli}}.</ref>

La grande abbondanza di ville e fondi rustici nel territorio albano era dovuta alla facilità di comunicazione diretta con [[Roma]] attraverso la [[via Appia Antica]], voluta nel [[312 a.C.]] dal [[Censore (storia romana)|censore]] [[Appio Claudio Cieco]] come collegamento diretto tra l'Urbe e ''[[Capua antica|Capua]]'',<ref name="notaappia">{{cita|Filippo Coarelli|p. 10|cidCoarelli}}.</ref> porta della [[Campania]]: in seguito la strada, pavimentata in "''[[Basolato|saxum quadratum]]''" fino a ''[[Bovillae]]'' nel [[293 a.C.]],<ref name=notaappia/> fu prolungata fino a [[Benevento]] e poi fino a [[Brindisi]],<ref name=notaappia/> porta della [[Grecia]].

L'erudito settecentesco Giovanni Antonio Ricci, autore delle "[http://books.google.it/books?id=t4kHAAAAQAAJ&dq=Memorie+Storiche+dell%27+antichissima+Citt%C3%A0+di+Alba-Longa&printsec=frontcover&source=bl&ots=TInR_x_sX8&sig=HQAJFLzS3_LMsYWtTUN9Ayginbs&hl=it&ei=9MJzSu7bIIGG_Abk4p3rAQ&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=1#v=onepage&q=&f=false Memorie storiche dell'antichissima città di Alba Longa e dell'Albano moderno]" ([[1787]]), ipotizzò l'esistenza di una cosiddetta "Alba Media", ovvero un ''[[municipium]]'' che avrebbe occupato il sito dell'attuale centro di Albano:<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro II capo I p. 100|cidRicci}}.</ref> tuttavia formulò questa ipotesi confondendo spesso i documenti riguardanti altre località omonime, come ''Alba Pompeia'' (l'attuale [[Alba (comune italiano)|Alba]]) ed ''[[Alba Fucens]]''. Il Ricci fu ampiamente confutato nei secoli successivi,<ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte I cap. III p. 23|cidLucidi}}.</ref><ref name="nota257">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 257|cidLugli}}.</ref> ed oggi è appurato che fino all'età domizianea il tratto della via Appia incluso tra ''Bovillae'' ed ''[[Aricia]]'' (le attuali [[Frattocchie]], in comune di [[Marino (Italia)|Marino]], ed [[Ariccia]]) era assolutamente sgombro di edifici: lo dimostra [[Publio Cornelio Tacito]] in un passo delle "''[[Historiae (Tacito)|Historiae]]''" (IV 2)<ref>{{cita web|https://la.wikisource.org/wiki/Historiae_(Tacitus)_-_Liber_IV#II|Publio Cornelio Tacito, ''Historiae'', IV|01-08-2009}}.</ref> riguardante l'[[anno dei quattro imperatori]] ([[69]]) e l'ultima fase della guerra civile tra [[Vitellio]] e [[Tito Flavio Vespasiano]], quando afferma che l'esercito di Vitellio si accampò in parte a ''Bovillae'' ed in parte ad ''Aricia'', il che vuol dire che non c'era nulla in mezzo ai due centri abitati,<ref name=nota257/><ref>{{cita|Emanuele Lucidi|parte I cap. III p. 29|cidLucidi}}.</ref> peraltro già abbastanza decaduti.

[[Domiziano|Tito Flavio Domiziano]], figlio secondogenito di Vespasiano, diventò imperatore nell'[[81]], e si dedicò immediatamente al suo ambizioso progetto: realizzare un'imponente villa imperiale sui [[Colli Albani]], in sostituzione di una villa già utilizzata periodicamente da diversi imperatori (a partire da [[Tiberio]]), probabilmente identificabile con la stessa villa attribuita a Gneo Pompeo Magno e sita nell'attuale [[Villa Doria (Albano Laziale)|parco pubblico di villa Doria]], ormai entrata a far parte del patrimonio imperiale.<ref name="notaimpero">{{cita|Giuseppe Lugli|''Le antiche ville dei Colli Albani prima dell'occupazione domizianea'', pp. 57-68|cidLugli}}.</ref> Sorse così la [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]]: se il palazzo vero e proprio sorgeva all'interno dell'attuale villa Barberini presso [[Castel Gandolfo]], nella zona extra-territoriale della [[Palazzo Pontificio|Villa Pontificia di Castel Gandolfo]],<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte II pp. 57-68|cidLugli}}.</ref> la tenuta includeva una serie di ville, già di proprietà imperiale per diversi motivi, e si estendeva nel territorio di cinque comuni ([[Albano Laziale]], [[Ariccia]], [[Castel Gandolfo]], Marino e [[Rocca di Papa]]) su una superficie di 13 o 14 chilometri quadrati attorno al [[lago Albano]] e, ma non è chiaro, forse anche al [[lago di Nemi]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La villa di Domiziano sui Colli Albani'', parte I p. 6|cidLugli}}.</ref> La villa fu utilizzata frequentemente da Domiziano, ma in seguito decadde, anche a causa della costruzione della più famosa [[villa Adriana]] a [[Tivoli]] voluta da [[Publio Elio Traiano Adriano]] ([[117]]-[[136]]): lo stesso imperatore mise in atto anche un programma di vendita del patrimonio imperiale in eccesso mettendo in vendita alcune delle ville poste nel perimetro dell'"''Albanum Caesarum''".<ref name=notaimpero/>

=== Da Settimio Severo ad Eliogabalo ===
{{Vedi anche|Legio II Parthica}}

[[File:Albano Laziale (RM) - chiesa di San Pietro - facciata.jpg|thumb|left|La porta della [[Chiesa di San Pietro (Albano)|chiesa di San Pietro]] nel quartiere di Cellomaio al [[centro di Albano Laziale]]: la chiesa è ricavata in un'aula delle [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]].]]

La [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]] era probabilmente presidiata, nei periodi in cui vi risiedeva l'imperatore, da un distaccamento della [[guardia pretoriana]],<ref>{{cita|Antonio Nibby|vol. I p. 95|cidNibby}}.</ref><ref>Francesco Giorni, ''Storia di Albano'', p. 68.</ref> anche se di questa permanenza non restano né documenti né resti archeologici o epigrafici:<ref name=nota257/> l'archeologo [[Giuseppe Lugli]] ha del resto confutato ogni datazione posteriore delle strutture dei ''castra'' attualmente visibili nel centro storico di Albano. Infatti se il summenzionato Giovanni Antonio Ricci aveva datato l'accampamento addirittura alla [[seconda guerra punica]] ([[219 a.C.]]-[[202 a.C.]]),<ref>{{cita|Giovanni Antonio Ricci|libro II capo I p. 105|cidRicci}}.</ref> il [[Compagnia di Gesù|padre gesuita]] Giuseppe Rocco Volpi aveva pensato risalisse ad [[Augusto]], ed il Tocco nientemeno lo aveva interpretato come l'[[acropoli]] di ''[[Alba Longa]]''.<ref name=nota257/>

La datazione ad oggi considerata corretta per i ''castra'' è quella che li fa risalire a [[Settimio Severo]] ([[193]]-[[211]]), che non appena divenuto imperatore dopo un secondo "[[anno dei quattro imperatori]]" ed una violenta guerra civile, pensò bene di sciogliere temporaneamente la guardia pretoriana e di chiamare vicino a [[Roma]] per la sua sicurezza personale e politica la ''[[Legio II Parthica]]'',<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 258|cidLugli}}.</ref> [[legione romana]] creata nel [[197]] per la (vittoriosa) campagna contro i [[Parti]], terminata nel [[198]] con il saccheggio della capitale partica [[Ctesifonte]], nell'attuale [[Iraq]].

Il sito scelto per la fondazione dei ''castra'', se apparentemente può sembrare inopportuno per la forte pendenza del terreno, in realtà è in buona posizione panoramica, idoneo per un punto di osservazione sull'[[Agro Romano]] come doveva essere l'accampamento.<ref name=nota261/>

Un'interessante memoria storica riguardante i ''castra'' risale al [[Principato (storia romana)|principato]] di [[Caracalla]] ([[211]]-[[217]]), il quale salì al potere dopo aver assassinato il fratello co-imperatore [[Geta]]: questo fratricidio indignò la legione partica, che sostenne di aver giurato fedeltà ad entrambi i figli di Settimio Severo e si rifiutò di accogliere come imperatore solo Caracalla.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La legione II partica e il suo sepolcreto nell'Agro Albano'', p. 222|cidLugli}}.</ref> Questi si recò personalmente presso i ''Castra Albana'' e dopo un lungo parlamentare con i legionari li convinse a restargli fedeli, non senza promettere un aumento di stipendio del cinquanta per cento e beneficare l'accampamento albano facendo erigere le imponenti [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]].<ref name="nota261"/><ref>{{cita web|lingua=en|http://penelope.uchicago.edu/Thayer/E/Roman/Texts/Historia_Augusta/Caracalla*.html#ref12|Historia Augusta, Caracalla|01-08-2009}}</ref>

Altre citazioni della legione nella storiografia antica si hanno nel [[III secolo]] sotto i regni di [[Macrino]] ([[217]]-[[218]]), [[Eliogabalo]] ([[218]]-[[222]]), [[Alessandro Severo]] ([[222]]-[[235]]), [[Massimino Trace]] ([[235]]-[[238]]), [[Filippo l'Arabo]] ([[244]]-[[249]]).<ref name="nota263">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 263|cidLugli}}.</ref> Alla metà di questo secolo è databile la costruzione dell'[[anfiteatro romano di Albano Laziale]], costruzione che chiude il periodo di massimo splendore della ''Legio II Parthica''.<ref name="notadataanfiteatro">{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', p. 253|cidLugli}}.</ref>

=== La decadenza dei "castra" fino a Costantino ===
{{Vedi anche|Cattedrale di San Pancrazio}}

La ''Legio II Parthica'' viene citata per l'ultima volta all'inizio del [[V secolo]] presso l'accampamento di ''Cepha'', oggi [[Hasankeyf]], in [[Turchia]]: poi scompare dalla storia. Già dall'inizio del [[IV secolo]] comunque la legione aveva abbandonato i ''Castra Albana'', per stanziarsi nella strategica città di ''[[Bezabde]]'', oggi [[Cizre]], sul fiume [[Tigri]], confine orientale sempre più traballante dell'[[Impero romano]].

Nel ''[[Liber Pontificalis]]'' si afferma che l'[[imperatore]] [[Costantino I]] ([[306]]-[[337]]) avrebbe fondato la [[Cattedrale di San Pancrazio (Albano)|basilica cattedrale di San Giovanni Battista]] ad [[Albano Laziale]] sotto il pontificato di [[papa Silvestro I]] ([[314]]-[[335]]), dotando la cattedrale di arredi e di ingenti proprietà sui [[Colli Albani]],<ref>{{cita web|http://www.thelatinlibrary.com/liberpontificalis1.html|Liber Pontificalis, XXXIV 30|accesso=24 giugno 2009}}</ref> tra cui anche le "''sceneca deserta vel domos civitatis''", ovvero le caserme abbandonate dai legionari e le case lasciate dalle loro famiglie.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 265|cidLugli}}.</ref> Se ne deduce così che sui resti dei ''castra'' nacque l'attuale [[Albano Laziale]], circostanza che viene emblematicamente spiegata analizzando il [[centro di Albano Laziale]], sorto letteralmente sopra all'antico accampamento, i cui resti si trovano per lo più tra gli 0,50 ed i 2 metri dall'attuale piano di calpestìo.

== Descrizione ==
{{Vedi anche|Centro di Albano Laziale}}

=== Resti archeologici ===
==== La cerchia muraria ====
[[File:Mura-Castra Albana lato est.jpg|thumb|Lato nord-est: il tratto di mura inglobato nel confine tra il seminario vescovile ed il Preziosissimo Sangue. In questo tratto si doveva aprire la porta decumana.]]
[[File:Mura Castra Foscolo Albano.JPG|thumb|Lato sud-est: il tratto di mura inglobato nella recinzione moderna del liceo ginnasio statale Ugo Foscolo.]]
[[File:Albano Laziale - Porta Pretoria.jpg|thumb|''Porta Praetoria'': lato sinistro.]]

Come tutti i ''[[Castrum|castra]]'' romani, i ''Castra Albana'' seguono uno schema urbanistico rigoroso: si presentano come un grande rettangolo fortificato, dotato di quattro porte (''praetoria'', ''decumana'', ''principalis sinixtra'' e ''principalis dextra''), con gli angolo arrotondati e rinforzati da torrette circolari (caratteristica anomala, simile ai ''castra'' del [[Vallo di Adriano]] nel [[Regno Unito]]).<ref name="notatorretonda">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 227|cidLugli}}.</ref> La tecnica di costruzione è l{{'}}''[[Opera quadrata|opus quadratum]]'', in una delle sue più tarde comparse nell'[[Agro Romano]]<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 217|cidLugli}}.</ref> (sarà sostituita dall{{'}}''[[Opera laterizia|opus latericium]]''). Il materiale da costruzione è il peperino, estratto ''in situ'' dal suolo vulcanico su cui sorgono i ''castra'', con notevole risparmio di tempo e denaro:<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 215|cidLugli}}.</ref> la costruzione fu resa difficile dall'infelice posizione dell'accampamento, posto su un declivio con pendenza all'11%, situazione che richiese alcune soluzioni tecniche come una diversa disposizione dei blocchi secondo la pendenza dei vari punti delle mura.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 213|cidLugli}}.</ref> Il perimetro della cerchia è di {{formatnum:1334}} metri: il lato nord-ovest misura 434 metri, mentre il parallelo lato sud-est misura 437 metri, ed i lati corti misurano 224 metri quello a nord-est e 239 quello a sud-ovest.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 214|cidLugli}}.</ref> L'area complessiva si aggira di conseguenza sui {{formatnum:95000}} metri quadrati.

'''Lato nord-est'''

All'inizio del lato nord-est della cerchia muraria si trova subito traccia di una probabile torretta circolare di rafforzamento, inglobata nell'edificio della [[Società del Sacro Cuore di Gesù]] presso la [[Chiesa di San Paolo (Albano)|chiesa di San Paolo]] fino alla completa distruzione dello stesso in un bombardamento aereo anglo-americano durante la [[seconda guerra mondiale]]: oggi l'edificio ricostruito ospita il seminario vescovile ed un centro di formazione professionale. La stanza rotonda all'interno del convento, descritta prima della guerra, misurava 3,63 metri di diametro ed era coperta da una cupola bassa in opera a sacco di cattiva fattura, probabilmente un rifacimento moderno.<ref>{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. II p. 198|cidTomassetti}}.</ref>

Andando oltre il muro romano è nel suo tratto meglio conservato per una cinquantina di metri, poiché funge da divisione tra le proprietà del seminario vescovile e dei [[Missionari del Preziosissimo Sangue]] che reggono la chiesa di San Paolo.<ref name="notatrattonord-est">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 220|cidLugli}}.</ref> Questo tratto fu costruito con la massima cura, poiché doveva fungere anche da muro di sostruzione del terrapieno esterno, alto fino a quattro metri:<ref name=notatrattonord-est/> per questo è anche il più monumentale e robusto.<ref name="notachiaruccitorre">{{cita|Pino Chiarucci| ''Albano Laziale'', p. 34|cidChiarucci}}.</ref> Non rimane traccia della ''porta decumana'' che si doveva aprire circa alla metà di questo tratto, e che probabilmente aveva accesso attraverso una scala o un piano inclinato.<ref name=notatrattonord-est/>

Oltrepassata via San Francesco d'Assisi, sulla quale fino alla seconda metà dell'[[XIX secolo|Ottocento]] si apriva la medioevale porta dei Cappuccini,<ref name=notatrattonord-est/> il muro prosegue lungo via Tacito, nella proprietà delle Figlie di Maria Immacolata: all'angolo della proprietà coincide l'angolo arrotondato del muro antico, ancora visibile, che non presenta segni della presenza di una torretta circolare, ma solo di una disposizione dei blocchi di peperino più accurata e più forte.<ref name="notatrattosud-est">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 221|cidLugli}}.</ref>

'''Lato sud-est'''

Questo è il lato meglio conservato, sul quale rimangono anche i resti di una torretta di guardia rettangolare e della ''porta principalis sinixtra'', oltre al tratto più lungo di muro, conservato per ben 142 metri su via Castro Partico.<ref name=notachiaruccitorre/>

Ancora nella proprietà delle Figlie di Maria Immacolata, stavolta su via Castro Partico, ad una sessantina di metri dall'angolo arrotondato<ref name=notatrattosud-est/> il muro ingloba una torretta di guardia rettangolare adibita attualmente ad uso colonico: il vano misura all'interno 5,90 metri per 3,85, lo spessore dei muri è di 0,90 metri (tranne quello esterno, spesso inspiegabilmente 0,59) e l'ingresso è rimasto lo stesso antico, verso l'interno dei ''castra'', largo 1,78 metri.<ref name=notatrattosud-est/> Oltre, il muro continua nella recinzione moderna del cortile del [[Liceo classico statale Ugo Foscolo (Albano Laziale)|Liceo classico statale Ugo Foscolo]], e circa duecento metri più a valle<ref name="notaprincipalisinixtra">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 222|cidLugli}}.</ref> si trovano i resti della ''porta principalis sinixtra'', l'unica delle due ''portae principales'' di cui ad oggi siano visibili resti.

La porta, considerata dall'archeologo [[Giuseppe Lugli]] uno degli avanzi più belli dei ''castra'',<ref name=notaprincipalisinixtra/> consta di un unico [[fornice]] dove i conci si riuniscono ad incastro con i blocchi orizzontali del muro: è larga 3,85 metri e non si trovano tracce di torrette di guardia ai suoi lati.<ref name=notaprincipalisinixtra/> A valle della porta, situata accanto all'edificio del vecchio ospedale civico, attuale caserma dei vigili urbani, non è possibile riconoscere alcuna traccia del muro:<ref name=notaprincipalisinixtra/> non rimane traccia neppure dell'angolo arrotondato rinforzato con una torretta circolare che doveva essere situato all'imbocco dell'attuale via San Francesco d'Assisi.

'''Lato sud-ovest'''

Alcuni resti del muro in questo lato furono rinvenuti nel [[1913]] durante dei lavori nell'attuale piazza Giosuè Carducci, ed altri sono inglobati nelle fondazioni delle case moderne:<ref name="notaporta">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', pp. 223-225|cidLugli}}.</ref> gli avanzi più sostanziosi del lato sono tuttavia quelli della ''porta praetoria'', proprio davanti a [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]]. Situata al centro del muro, la porta era inglobata in un edificio moderno fino a che il devastante bombardamento aereo anglo-americano del 1º febbraio [[1944]]<ref name="notapretoria">{{cita|Pino Chiarucci| ''Albano Laziale'', p. 31|cidChiarucci}}.</ref> non permise la "liberazione" del monumento romano: esso consta di tre fornici e due ambienti laterali, supposti come torrette di guardia. Il fornice centrale misura circa 3 metri per 5 ed è alto 14 metri,<ref name=notaporta/><ref name=notapretoria/> mentre i due fornici laterali misurano poco più di 1 metro per 5. I due ambienti laterali misurano 5,40 metri per 5 ciascuno.<ref name=notaporta/><ref name=notapretoria/>

Più oltre verso nord, il muro è visibile a tratti nei locali terreni con affaccio su via San Pancrazio: dalla stessa strada, parallela al "corso di sopra", si accede ai resti dell'unica torretta di guardia circolare ben conservata, situata 3,40 metri sotto l'attuale piano di calpestìo di via Alcide de Gasperi.<ref name=notatorretonda/> In realtà l'edificio si presenta di problematica decifrazione: la volta dell'unica stanza è situata solo 1,60 metri sopra il piano dell{{'}}''intervallum'', ed anche ammettendo che esistesse un secondo piano per [[Giuseppe Lugli]], la torre non avrebbe raggiunto un'altezza plausibile per essere una torre di guardia.<ref name=notatorretonda/> La conclusione è pertanto che questa sia una costruzione speciale, simmetrica forse solo alla torre dell'angolo sud-est oggi perduta.<ref name=notatorretonda/> Ad ogni modo il locale misura 1,20 metri di diametro e 2,10 di altezza, e lo spessore dei muri è di 0,90 metri.<ref name=notatorretonda/>

'''Lato nord-ovest'''

La maggior parte del muro di questo lato dopo la summenzionata torretta circolare è interrata sotto alla case moderne: si può intuire il sito della ''porta principalis dextra'', situato in un cortile interno su via don Giovanni Minzoni.<ref name="notanord-ovest">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 228|cidLugli}}.</ref> Il muro poi procedeva a filo delle facciate delle case sul lato sinistro dell'attuale via san Gaspare del Bufalo, braccio di mezzo del [[Tridente (Albano Laziale)|"tridente di strade"]] seicentesco,<ref name=notanord-ovest/> ed arrivava nel sito dell'attuale [[piazza San Paolo]], dove durante alcuni lavori idrici nel [[1904]] furono rinvenuti alcuni resti, disposti a strati orizzontali per vincere la fortissima pendenza del terreno.<ref name=notanord-ovest/> Quindi, il muro si ricollega con l'angolo descritto nel lato nord-est.

==== La rete stradale ====
[[File:Albano Laziale, il tridente da San Paolo.JPG|thumb|left|Il [[Tridente (Albano Laziale)|"tridente di strade" di Albano]] dalla sommità di [[piazza San Paolo]]: lungo la "via di mezzo", attuale via San Gaspare del Bufalo, correvano le mura dei ''castra'' e la ''circumductio''.]]
[[File:Albano Laziale - Corso Matteotti (Corso di sotto).JPG|thumb|left|Corso Giacomo Matteotti, la [[via Appia Antica]].]]

La viabilità dei ''[[Castrum|castra]]'' romani era estremamente schematica e razionale, e prevedeva un sistema basato su due assi ortogonali e sulle loro strade parallele. Gli assi erano la ''via praetoria'' e la ''via principalis'': la prima attraversava per tutta la lunghezza il ''castra'' congiungendo la ''porta praetoria'' alla ''porta decumana'', passando anche per il ''praetorium'', mentre la seconda lo attraversava per tutta la larghezza congiungendo le ''portae principales''.

Ad Albano sono stati scavati tratti di entrambe queste strade: della ''via praetoria'' solo un breve tratto, presso la porta omonima in via Alcide De Gasperi, mentre della ''via principalis'' restano due tratti, uno prossimo alla ''porta principalis sinixtra'', l'altro in via San Francesco d'Assisi, rinvenuto durante gli scavi archeologici del [[1915]]-[[1916]] a 1,10 metri sotto il piano di calpestìo attuale: è questo il tratto più importante, perché dotato tanto di [[Crepidine|crepidini]] laterali che di canaletti di scolo.<ref name="notacelle"/> Negli [[Anni 1980|anni ottanta]] alcuni scavi eseguiti dal [[Museo civico (Albano Laziale)|museo civico di Albano Laziale]] e dalla ditta Ramacci nel sito del demolito seminario in via Castro Pretorio hanno portato alla luce l'incrocio tra la ''via principalis'' ed una parallela della ''via praetoria'': interessante il particolare che in età medioevale la strada era stata ostruita con alcuni pilastri in [[peperino]], segno del restringimento dell'area abitata.<ref name="notacisterne">{{cita|Pino Chiarucci|''Albano Laziale'', p. 35|cidChiarucci}}.</ref>

Oltre alle tre strade menzionate, è stato possibile individuare l'ubicazione solo di un'altra strada interna ai ''castra'', la ''via quintana'', che collegava le torri di guardia rettangolari: dato il sito di una di queste in via Castro Partico, i resti di una strada sono stati rinvenuti perpendicolarmente alla stessa in via San Francesco d'Assisi, poco più a monte del [[liceo ginnasio statale Ugo Foscolo]].

Resti abbastanza abbondanti appartengono alla ''circumductio'', la strada che girava attorno alle mura all'esterno, e all{{'}}''intervallum'', la strada che invece girava attorno alle mura all'interno.

Per quanto riguarda la ''circumductio'', i tratti affiorati si trovano: lungo il lato nord-est sull'attuale via Tacito;<ref name=notatrattosud-est/> lungo il lato sud-ovest presso la summenzionata torre di guardia rettangolare in via Castro Partico,<ref name=notatrattosud-est/> presso la ''porta principalis sinixtra'', a 18 metri dalla porta ed a 1,50 sotto al piano di calpestìo,<ref>{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. I p. 199|cidTomassetti}}.</ref> e più a valle nel parcheggio pubblico a pagamento; lungo il lato sud-est in via San Pancrazio a 0.50 metri sottoterra;<ref name=notatorretonda/> lungo il lato nord-ovest in piazza della Rotonda, in via San Gaspare del Bufalo ed in [[piazza San Paolo]].<ref name="notacelle2"/> Dell{{'}}''intervallum'' restano un terrapieno sul lato nord-est, un buon tratto presso la ''porta praetoria'' e all'inizio di via Aurelio Saffi sul lato sud-est, poi alcuni tratti in [[piazza San Paolo]] sul lato nord-ovest.<ref name=notanord-ovest/>

All'esterno dei ''castra'', sotto l'attuale corso Giacomo Matteotti, sono stati rinvenuti ampi tratti del [[basolato]] della [[via Appia Antica]],<ref name="notapianta">Pino Chiarucci, ''Le origini del cristianesimo e le catacombe di San Senatore'', p. 5.</ref> ed alcuni tratti alla fine di viale Risorgimento<ref name="notavie">{{cita|Pino Chiarucci|''Albano Laziale'', p. 38|cidChiarucci}}.</ref> ed in viale Europa.<ref name=notapianta/>

Ignoto è in che modo venisse superato il dislivello (sei metri di differenza su una distanza di venti metri)<ref name=notavie/> tra la via Appia Antica e la ''porta praetoria'': si suppone che esistesse una gradinata per i pedoni assieme ad una o due strade carrabili che dalla porta raggiungevano la ''regina viarum'' con una curva, come fa pensare un tratto di strada rinvenuto negli anni ottanta sotto [[Palazzo Savelli (Albano)|palazzo Savelli]], durante la realizzazione dei bagni pubblici, orientato in direzione nord-sud.<ref name=notavie/>

==== Gli edifici interni ====
[[File:Santuario Rotonda Albano 01.JPG|thumb|La facciata del [[santuario di Santa Maria della Rotonda]].]]

[[File:Cisternoni Albano dieci.jpg|thumb|"I Cisternoni" in una cartolina fotografica postale precedente al loro abbandono nel [[1912]].]]

===== L'"edificio rotondo" =====
L'"edificio rotondo" oggi noto come [[santuario di Santa Maria della Rotonda]] è la struttura romana meglio conservata di Albano: l'interno, circolare, della circonferenza massima di 49,10 metri,<ref name="Castra Albana p. 237">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 237|cidLugli}}.</ref> imita in scala ridotta, il [[Pantheon (Roma)|Pantheon di Roma]]. Tuttavia, l'edificio non venne edificato contemporaneamente ai ''castra'', ma precedentemente, in età domizianea, probabilmente come [[ninfeo]] della [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', pp. 244-245|cidLugli}}.</ref><ref>{{Cita|Alberto Galieti|p. 29|cidGall}}.</ref> In seguito fu restaurato ed inglobato nel complesso severiano, ed adibito o ad uso termale, o a luogo di culto: la prima ipotesi sarebbe indotta dal pavimento a [[Tessera (mosaico)|tessere]] [[Mosaico|musive]] bianche e nere con figure mitologiche, oggi collocato nel portico del santuario,<ref>{{cita|Filippo Coarelli|p. 88|cidCoarelli}}.</ref> la seconda da un'ara pagana di peperino e da alcune sepolture rinvenute durante gli scavi archeologici del [[1935]]-[[1938]].<ref>{{Cita|Alberto Galieti|pp. 32-33|cidGall}}.</ref> Dopo l'età severiana, la struttura fu usata come granaio o luogo di culto, prima della conversione ad uso cristiano databile all'[[VIII secolo]] circa.<ref>{{Cita|Alberto Galieti|p. 34|cidGall}}.</ref>

===== Le "thermae parvae" =====
Alcuni avanzi individuati nel sottosuolo presso piazza della Rotonda e via don Giovanni Minzoni sono stati chiamati in alcune ricostruzioni dei ''castra'' "''thermae parvae''", "terme piccole", per distinguerle dalle "''thermae magnae''", le "terme grandi" ovvero le [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla]].<ref>Pino Chiarucci, ''L'esercito romano'', p. 52.</ref> Questi resti termali si hanno sotto alcune case in via don Giovanni Minzoni: si tratta di due corridoi alti circa due metri, e larghi 2.70 metri il primo e 3.29 il secondo, sui quali si aprono una serie di nicchie. La costruzione è stata completamente realizzata in [[opera reticolata]] in [[peperino]] durante l'età severiana, ed è una delle ultime costruzioni realizzate con questa tecnica nell'[[Agro Romano]]:<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', pp. 233-234|cidLugli}}.</ref> probabilmente è un criptoportico termale, collegato ad altri locali ad uso termale siti in piazza della Rotonda,<ref name="nota235">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 235|cidLugli}}.</ref> presso il moderno palazzo Vescovile.

===== Gli alloggiamenti dei soldati =====
Degli edifici interni ai ''castra'' non resta granché: alcuni terrazzamenti, probabilmente appartenenti ad alcune caserme o alloggiamenti dei soldati, sono state scoperte nell'area della ''retentura'' (la parte dei ''castra'' situata tra il ''praetorium'' e la ''porta decumana''), all'interno delle proprietà del seminario vescovile e delle [[Figlie di Maria Immacolata di Reggio Calabria|Figlie di Maria Immacolata]] in via San Francesco d'Assisi. Questi ultimi avanzi constano di cinque muri sostruttivi disposti su livelli, ed il secondo di essi conserva ancora tracce di una tramezzatura che originava stanze ampie circa 6 metri.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 230|cidLugli}}.</ref>

Durante gli scavi archeologici del [[1915]]-[[1916]] vennero alla luce lungo tutta via San Francesco d'Assisi dalla torretta rettangolare fino alla ''porta principalis sinixtra'' muri di stanze larghe 4.50 metri per 4.50, in varie tecniche costruttive, soprastanti a muri anteriori risalenti circa al [[I secolo a.C.]]<ref name="notacelle">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 234|cidLugli}}.</ref>

Altri resti indecifrabili di muri paralleli tra loro furono rinvenuti nel [[1914]] presso il lato nord-ovest, in piazza della Rotonda: dalla loro posizione non allineata con i ''castra'' e da un bollo di età adrianea si suppone che siano degli edifici anteriori ai ''castra'' rasi al suolo per costruire le mura e gli alloggiamenti.<ref name=notacelle/> "Un complicato intrico di muri"<ref name="notacelle2">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 236|cidLugli}}.</ref> è quanto si trova sotto piazza della Rotonda, dove nel 1915-1916 gli scavi misero in luce resti di stanze misti a blocchi di peperino caduti dalle vicine mura del lato nord-ovest. Altre stanze furono individuate in piazza San Paolo nello stesso periodo.<ref name=notacelle2/> In generale, gli alloggiamenti erano realizzati in ''[[Opera laterizia|opus latericium]]'' della fine del [[II secolo]] intercalata da blocchetti di [[peperino]].<ref name=notacelle2/> Negli [[Anni 1980|anni ottanta]] sono stati individuati nuovi resti di alloggiamenti, ed anche un edificio porticato, scavando il sito archeologico di via Castro Pretorio.

===== "I Cisternoni" =====
La cisterna più monumentale dei ''castra'' si trova sotto la proprietà del seminario vescovile, con accesso sia da [[piazza San Paolo]] che da via San Francesco d'Assisi: viene confidenzialmente chiamata dagli albanensi "i Cisternoni". I lati lunghi misurano 45,50 e 47,90 metri, mentre i lati corti sono di 29,62 e 31,90: la superficie è di {{formatnum:1436.50}} metri quadrati, con una capacità di {{formatnum:10132}} metri cubi d'acqua.<ref name="notacisterne"/> La struttura, a cinque navate, è scavata il più possibile nel peperino, per una profondità tra i 3 ed i 4 metri: l'altezza oscilla intorno ai 6,50 metri.<ref name="notacisternoni">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', pp. 250-256|cidLugli}}.</ref> Da alcuni elementi ornamentali rinvenuti nel [[1830]] e nel [[1884]] si suppone che almeno il fronte della monumentale struttura fosse ornata.<ref name=notacisterne/> Fino agli [[Anni 1920|anni venti]] si conosceva un solo cunicolo di alimentazione per la cisterna, situato nel lato nord-est:<ref>{{cita|Giuseppe Tomassetti|vol. II p. 202|cidTomassetti}}.</ref> l'archeologo albanense Giuseppe Lugli, ne scoprì un secondo, più antico,<ref name=notacisterne/> sullo stesso lato, che serviva la cisterna attraverso un complesso sistema a caduta.<ref name=notacisternoni/> L'acqua arrivava ai "Cisternoni" dalle sorgenti di Malafitto e Palazzolo, presso il [[lago Albano]]. La cisterna fu rimessa in uso nel [[1884]] dal Comune di Albano, ma per motivi di igiene ridotta ad uso di irrigamento nel [[1912]]:<ref name=notacisternoni/> attualmente l'interno è visitabile.<ref name=notacisterne/>

===== Altre cisterne, condutture d'acqua e fogne =====
Una particolare cisterna dalla forma allungata (lunghezza 30 metri circa, larghezza 4,16 metri)<ref name=notacelle/> con [[volta a botte]] fu rinvenuta sotto via Aurelio Saffi: probabilmente è una parte di una cisterna più vasta, non ancora individuata.<ref name=notacisterne/> Della cisterna, resta ancora un buon tratto del cunicolo di alimentazione,<ref name=notacelle/> orientato in direzione nord-est.

La rete fognaria dei ''castra'' doveva essere capillare, e scaricava secondo il pendio della collina verso la fogna principale che correva sotto l{{'}}''intervallum'' in via Alcide De Gasperi: il primo tratto della fogna principale, larga 0,90 metri,<ref name=nota235/> fu rinvenuto nel 1915-1916 all'incrocio con via San Francesco d'Assisi.

===== Il "praetorium" =====
Non si conosce nulla del ''praetorium'', l'edificio principale dei ''castra'': è noto solo che, dovendo trovarsi all'incrocio tra la ''via praetoria'' e la ''via principalis'', doveva trovarsi sotto un isolato di case all'inizio di via Aurelio Saffi.<ref name="Castra Albana p. 237"/>

==== L'anfiteatro romano ====
[[File:Albano L. Anfieatro Romano.JPG|thumb|left|L'anfiteatro romano: arena e ''vomitorio'' orientale.]]

{{Vedi anche|Anfiteatro romano di Albano Laziale}}

L'[[anfiteatro romano di Albano Laziale]] è uno dei monumenti più interessanti dei ''castra'': per lungo tempo creduto parte della [[villa di Domiziano a Castel Gandolfo]], fu l'archeologo [[Giuseppe Lugli]] a datarlo alla metà del [[III secolo]], quindi in una fase successiva alla costruzione dei ''castra'' ed anche delle terme.<ref name=notadataanfiteatro/> L'impianto, della lunghezza massima di 113 metri,<ref name="notaanfiteatro">{{cita|Filippo Coarelli|p. 90|cidCoarelli}}.</ref> poteva ospitare {{formatnum:14850}} posti a sedere fino a raggiungere un totale di {{formatnum:16000}} persone.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', pp. 245-246|cidLugli}}.</ref> Attualmente è visibile tutto l'emisfero meridionale dell'anfiteatro, mentre la parte settentrionale è interrata dai muri di sostruzione di via San Francesco d'Assisi e di via dell'Anfiteatro Romano. Tra gli altri avanzi, in parte scavati nella roccia viva di peperino in parte costruiti in ''[[Opera quadrata|opus quadratum]]'' della stessa pietra, ci sono il ''pulvinar'', ovvero il palco imperiale,<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti restauri'', p. 242|cidLugli}}.</ref> i particolarissimi e "bizzarri"<ref name="notasostruzioni">{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti restauri'', pp. 228-229|cidLugli}}.</ref> fornici sostruttivi, gli altrettanto particolari ''vomitoria'', ovvero i corridoi d'accesso all'arena.<ref name=notaanfiteatro/><ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''L'anfiteatro dopo i recenti scavi'', pp. 221-222|cidLugli}}.</ref>

Attorno all'impianto, sono stati rinvenuti resti di una strada basolata che probabilmente si ricollegava da una parte alla [[via Appia Antica]] ricalcando l'attuale via dell'Anfiteatro Romano, dall'altra raggiungeva la villa di Domiziano a Castel Gandolfo ricalcando l'attuale "galleria di sopra":<ref name=notasostruzioni/> ulteriori scavi potrebbero chiarire se esisteva un collegamento anche con la ''porta decumana'' dei ''castra''.

==== Le terme di Caracalla ====
[[File:Albano Laziale - Le antiche terme romane di Cellomaio.jpg|thumb|left|Veduta d'insieme delle terme di Caracalla.]]

{{Vedi anche|Terme di Caracalla (Albano)}}

Le [[Terme di Caracalla (Albano)|terme di Caracalla o di Cellomaio]] sono ancora oggi una delle testimonianze più vistose dei ''castra'' nel loro periodo di massimo splendore: fondate dall'imperatore [[Caracalla]] ad uso della legione in età successiva alla costruzione dei ''castra'' ma anteriore alla costruzione dell'anfiteatro, oggi ospitano al loro interno un intero quartiere medioevale: il locale meglio conservato delle terme è l'aula rettangolare di 37 metri per 12 che ospita la [[Chiesa di San Pietro (Albano)|chiesa di San Pietro]].<ref name="notachiarucciterme">{{cita|Pino Chiarucci|p. 39|cidChiarucci}}.</ref>

Nel sottosuolo della sagrestia della chiesa e della vicina via Cellomaio si trova un pavimento a [[Tessera (mosaico)|tessere]] [[Mosaico|musive]] bianche e nere:<ref name=notachiarucciterme/> altri cospicui resti si trovano nel giardino delle Suore di Gesù e Maria, sotto al cui convento si trova probabilmente l'ipocausto di riscaldamento delle acque.<ref name=notachiarucciterme/>

La struttura dell'edificio è costituita da un nucleo cementizio di scaglie di peperino, interrotto a tratti da laterizi, rivestito da [[Mattone|mattoni]].<ref name=notachiarucciterme/>

==== Il sepolcreto della Selvotta ====
{{Approfondimento
|titolo=I legionari ed il mitreo di Marino
|contenuto=
Nel [[1962]] sfondando un tramezzo in una cantina del [[rione Coste]] a Marino, presso la [[Stazione di Marino Laziale|stazione ferroviaria]], fu ritrovato un [[mitreo]] dipinto databile alla seconda metà del [[II secolo]].<ref name="notamitreo">Alessandro Bedetti, ''Il mitreo di Marino'', pp. 17-18.</ref> Il [[mitreo di Marino]] è uno dei tre mitrei dipinti italiani, fra i migliori al mondo per qualità del disegno e per stato di conservazione:<ref name=notamitreo/> non pochi studiosi hanno messo in correlazione questo luogo di culto di una religione orientale, il [[mitraismo]], con l'installazione presso la vicina [[Albano Laziale]] dei ''castra'' della ''[[Legio II Parthica]]'', tanto più che non sono stati rinvenuti altri mitrei né nel territorio albanense né sui [[Colli Albani]] e che l'epoca di costruzione coinciderebbe con la fondazione dei ''Castra Albana''.
}}

I primi ritrovamenti presso la Selvotta, una località situata ai confini comunali tra [[Albano Laziale]] ed [[Ariccia]], furono effettuati nel [[1866]] da un contadino, tale Lorenzo Fortunato, ed analizzati dal giovane archeologo russo Nicola Wendt.<ref name="sepolcreto1">{{cita|Giuseppe Lugli|''La Legione II Partica e il suo sepolcreto nell'agro Albano'', pp. 1-2|cidLugli}}.</ref> L'archeologo tedesco [[Wilhelm Henzen]] fu il primo ad ipotizzare che i frequenti riferimenti alla ''[[Legio II Parthica]]'' trovati nelle [[Epigrafia|epigrafi]] rinvenute alla Selvotta dovessero ricollegarsi ad un sepolcreto della stessa legione, situato a poca distanza dai ''castra''.<ref name=sepolcreto1/> Campagne di scavo e di ricognizione nella zona furono promosse alla fine dell'[[XIX secolo|Ottocento]] dallo stesso Henzen, da [[Hermann Dessau]], da [[Rodolfo Lanciani]], e poi nel [[XX secolo|Novecento]] da [[Giuseppe Lugli]] nel [[1908]], nel [[1910]], nel [[1913]], nel [[1945]] e nel [[1960]]-[[1962]] e da Maria Marchetti Longhi nel [[1916]].<ref name="notasepolcretoscavi">{{cita|Giuseppe Lugli|''La Legione II Partica e il suo sepolcreto nell'agro Albano'', pp. 6-7|cidLugli}}.</ref>

Negli [[Anni 1960|anni sessanta]] si erano rinvenute così una cinquantina di tombe, di cui due terzi provviste di iscrizione sepolcrale: tutte presentavano la stessa tipologia di realizzazione, con le casse scavate nella roccia viva di [[peperino]] ed i coperchi realizzati in un blocco monolitico della stessa pietra, in genere a forma di tetto o di coperchio.<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''La Legione II Partica e il suo sepolcreto nell'agro Albano'', p. 5|cidLugli}}.</ref> Nella campagna di scavi del 1960-1962 si rinvennero due anomalie tra le sepolture: un cippo sepolcrale a colonna spezzata, caratteristico delle sepolture orientali, ed una tomba a cremazione, l'unica del sepolcreto.<ref name=notasepolcretoscavi/> Assieme ai soldati, erano sepolti anche le loro mogli ed i loro figli: non c'era ordine nella disposizione delle tombe, anche se spesso sono riunite in gruppi.<ref name=notasepolcretoscavi/> Dall'analisi delle epigrafi sepolcrali, si evince che la maggior parte dei soldati porta il ''praenomen'' ''Aurelius'', sicché si deduce che furono arruolati nel periodo di massimo splendore della legione, tra [[Caracalla]] ([[211]]-[[217]]) ed [[Eliogabalo]] ([[218]]-[[222]]).<ref name="notasepolcretonomi">{{cita|Giuseppe Lugli|''La Legione II Partica e il suo sepolcreto nell'agro Albano'', p. 8|cidLugli}}.</ref> Le donne, invece hanno nomi italici.<ref name=notasepolcretonomi/>

=== Documentazione epigrafica ===
Sono rari i testi epigrafici riguardanti la ''[[Legio II Parthica]]'', ed una grande quantità di essi fu rinvenuta proprio presso il sepolcreto sito in località Selvotta: questa grande concentrazione di iscrizioni ({{CIL|14|3367}}, {{CIL|14|3368}}, {{CIL|14|3369}}, {{CIL|14|3370}}, {{CIL|14|3371}}, {{CIL|14|3372}}, {{CIL|14|3373}}, {{CIL|14|3374}}, {{CIL|14|3375}}, {{CIL|14|3376}}, {{CIL|14|3377}}, {{CIL|14|3400}} e molte altre)<ref name=notasepolcretoscavi/> ha permesso agli archeologi, primo fra tutti [[Wilhelm Henzen]], di collocare senza esitazione i ''Castra Albana'' presso l'attuale [[Albano Laziale]].<ref>{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 259|cidLugli}}.</ref>

Tra le iscrizioni afferenti alla legione ed ai ''castra'', la più notevole è quella del {{CIL|14|2255}},<ref name=nota261/> mentre {{CIL|14|2257}} è un augurio di "vittoria eterna" ad [[Eliogabalo]], dove la legione viene chiamata "''Antoniana''" dal nome completo dell'imperatore regnante: lo stesso era avvenuto anche sotto il [[Principato (storia romana)|principato]] di [[Settimio Severo]] o di [[Alessandro Severo]], quando la legione era chiamata "''Severiana''" (denominazione più ricorrente, in {{CIL|14|2274}}, {{CIL|14|2276}}, {{CIL|14|2285}}, {{CIL|14|2290}}, {{CIL|14|2291}}, {{CIL|14|2293}}, {{CIL|14|2294}}, {{CIL|14|2296}}) e sarebbe avvenuto sotto il principato di [[Filippo l'Arabo]] con la legione chiamata "''Philippiana''" ({{CIL|14|2258}}).<ref name=nota263/>

Se nella summenzionata iscrizione del {{CIL|14|2255}} si parla di un tempio consacrato a [[Minerva]], in ben due iscrizioni ({{CIL|14|2253}} e {{CIL|14|2254}}) viene citato un sacello dedicato a [[Giove (divinità)|Giove]] ed in una ({{CIL|14|2256}}) di un altare dedicato al Sole ed alla Luna. Gli ultimi ritrovamenti epigrafici riguardanti la legione partica ad Albano sono una serie di latercoli ("piccoli mattoni, piastre o tavolette di terracotta")<ref>[[Salvatore Battaglia]], ''[[Grande dizionario della lingua italiana]]'', vol. VIII (INI-LIBB), p. 807.</ref> che riportano alcuni nomi di legionari ({{CIL|14|2267}}, {{CIL|14|2268}}, {{CIL|14|2293}}): il più antico di questi reperti risale al [[226]], il più tardo venne riutilizzato nelle fondazioni della [[cattedrale di San Pancrazio]] in età costantiniana.<ref name="Castra Albana p. 264">{{cita|Giuseppe Lugli|''Castra Albana'', p. 264|cidLugli}}.</ref>

Esistono unicamente tre menzioni della ''[[Legio II Parthica]]'' in [[Italia]] ritrovate fuori dal territorio albanense: una ({{CIL|14|4090}}) presso il tempio di Diana Aricina sul [[lago di Nemi]], nel vicino comune di [[Nemi]], dove nel [[1884]] fu ritrovata una tegola dedicata dalla legione alla dea, finora unico esempio di tegola votiva di un corpo militare nel [[Lazio]] assieme ad un altro esemplare scoperto nel [[1910]] ad [[Ostia (città antica)|Ostia]], e dedicato dalla [[Vigili (storia romana)|VI coorte dei ''vigiles urbani'']];<ref name="Castra Albana p. 264"/> le altre due ({{CIL|5|865}}, {{CIL|5|866}}) presso [[Aquileia]], nella ''[[Regio X Venetia et Histria]]''. In Oriente, iscrizioni concernenti la legione si trovano in ''[[Mesopotamia (provincia romana)|Mesopotamia]]'' ([[Iraq]] settentrionale) ed in ''[[Siria (provincia romana)|Siria]]'' ([[Palestina]]).<ref name="nota263"/>

== Note ==
<references/>

== Bibliografia ==

* {{Cita libro| Giovanni Antonio | Ricci | Memorie storiche dell'antichissima città di Alba Longa e dell'Albano moderno | 1787 | Giovanni Zempel | Roma |p= 272 |cid=cidRicci}}
* {{Cita libro| Antonio | Nibby | Analisi storico-topografico-antiquaria della carta de' dintorni di Roma | 1848 | Tipografia delle Belle Arti | Roma | wkautore= Antonio Nibby | capitolo= vol. I | ed= II |p= 546 | cid=Nibby|isbn=no}}
* {{Cita libro| Giuseppe | Lugli | Studi e ricerche su Albano archeologica 1914-1967 | 1969 | Comune di Albano Laziale | [[Albano Laziale]] | wkautore= Giuseppe Lugli | ed= II |p= 265 | cid=Lugli|isbn=no}}
* {{cita libro| AA. | VV. | Il tempio di Santa Maria della Rotonda | 1972 | Graphikcenter | [[Albano Laziale]] | coautori= Alberto Terenzio, [[Giovanni Battista Trovalusci]], Giuseppe Lugli, Guglielmo Mathiae, Alberto Galletti, Giovanni Bellagamba | ed= II |p= 67 |cid=cidGalieti}}
* {{Cita libro| Filippo | Coarelli | Guide archeologhe Laterza - Dintorni di Roma | 1981 | [[Casa editrice Giuseppe Laterza & figli]] | Roma-[[Bari]] | ed= I |cid=cidCoarelli}}
* {{cita libro| Pino | Chiarucci | Albano Laziale | 1988 | Museo Civico di Albano Laziale | [[Albano Laziale]] | ed= II |p= 97 | cid=Chiarucci|isbn=no}}
* Pino Chiarucci, ''Le necropoli della II Legione Partica in Albano'', in ''Gli imperatori Severi: storia, archeologia, religione'', a cura di Enrico dal Covolo, Giancarlo Rinaldi, Roma 1999, pp.&nbsp;68–116.
* Cecilia Ricci, ''Legio II Parthica: una messa punto'', in {{fr}} ''Les légions de Rome sous le Haut-Empire: actes du congrès de Lyon, 17-19 septembre 1998 rassemblés et éd. par Yann Le Bohec; avec la collab. de Catherine Wolff'', Parigi 2000, pp.&nbsp;397–406

== Voci correlate ==
* [[Albano Laziale]]
* [[Mitreo di Marino]]
* [[Aricia]]
* [[Alba Longa]]
* [[Chiesa del Cuore Immacolato della Vergine Maria]]
* [[Bovillae]]

== Altri progetti ==
{{interprogetto}}

== Collegamenti esterni ==
* {{cita web | 1 = http://www.comune.albanolaziale.roma.it/ | 2 = Sito ufficiale del Comune di Albano Laziale | accesso = 25 luglio 2009 | urlarchivio = https://web.archive.org/web/20090430204558/http://www.comune.albanolaziale.roma.it/ | dataarchivio = 30 aprile 2009 | urlmorto = sì }}
* {{cita web|http://www.museicivicialbano.it/|Sito ufficiale dei Musei Civici di Albano Laziale}}

{{Albano Laziale}}
{{Castra legionari}}
{{Città romane della Regio I Latium et Campania}}
{{Via Appia}}

{{Controllo di autorità}}
{{Portale|antica Roma|archeologia|esercito romano}}
{{vetrina|20|9|2009|Wikipedia:Vetrina/Segnalazioni/Castra Albana|arg=archeologia|arg2=architettura}}

[[Categoria:Castra Albana| ]]
[[Categoria:Via Appia]]
[[Categoria:Città romane del Lazio]]
[[Categoria:Albano Laziale]]
[[Categoria:Fortezze legionarie romane]]
[[Categoria:Siti archeologici romani del Lazio]]