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Tango della morte

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L'orchestra dei prigionieri di Janowska nella foto prodotta al processo di Norimberga: tra i tedeschi a destra in basso si riconoscono il capitano Fritz Gebauer e il tenente Gustav Wilhaus con il suo bassotto[1]

Tango della morte (in tedesco Todestango; in russo Танго смерти?, Tango smerti; in ucraino Танго смерті?, Tanho smerti) è il soprannome di un misterioso brano musicale intonato dall'orchestra dei prigionieri del lager di Janowska (Leopoli) durante l'esecuzione degli ebrei russi ivi internati. Secondo la tradizione, poco prima dell'abbandono del lager, gli stessi musicisti furono abbattuti dalle SS uno alla volta, durante l'ultima interpretazione del tango.

La vicenda è senz'altro autentica nei suoi elementi costitutivi, ma sembra essersi ricomposta in una trama leggendaria, suggestiva ed emblematica delle atrocità del nazismo.

Storia

Sebbene l'impiego della musica per vari fini sia documentato in quasi tutti i campi di sterminio nazisti, non tutti potettero permettersi l'istituzione di grandi orchestre: ciò dipendeva non solo dalla scarsa reperibilità di musicisti, strumenti, partiture, ma anche dalle condizioni di vita e dall'instabilità degli organici, decimati da esecuzioni e deportazioni.[2] Il lager di Janowska fu forse avvantaggiato dalla sua natura mista: creato nel 1941 come campo di lavoro, fu adibito l'anno seguente a campo di transito, e soltanto alla fine assommò anche una funzione di sterminio, attuata di solito mediante fucilazione.[3] Pur in assenza di camere a gas, il numero degli ebrei trucidati nel lager fu comunque molto alto (si stimano 35000 o 40000 vittime).[4]

Orchestra dei prigionieri di Janowska

L'orchestra schierata

Dal 1942, per iniziativa dei sottotenenti delle SS Gustav Wilhaus (comandante del lager) e Richard Rokita (vicecomandante), il campo dispose di un'orchestra di circa quaranta elementi, musicisti ebrei di Leopoli, in genere professionisti.[5] Due di loro furono certamente di primo piano:

Di pochi altri si sono tramandati il nome e lo strumento, spesso in modo incompleto:

Funzione e repertorio

Non diversamente da quanto avveniva in altri lager, a Janowska la musica accompagnava gli appelli e segnava i ritmi del lavoro forzato, ma era usata anche in altri frangenti, tra cui le esecuzioni dei prigionieri.[5] Questo sadico impiego affiancava in realtà nei campi di concentramento numerosi altri scopi: disciplinare, celebrativo,[7] d'inganno,[8] di puro diletto degli ufficiali.[9]

Ben attestato è che nel repertorio delle orchestre – che dovette includere vari generi di musica classica e leggera – fosse presente il tango, ballo popolarissimo nell'anteguerra, e che gli stessi prigionieri ne cantassero i testi, a volte adattandoli.[10] Numerosi tanghi in voga nei lager nazisti sono stati raccolti in almeno due repertori custoditi all'USHMM di Washington (collezioni Kaczerginski e Kulisiewicz).[5][11] Esistono poi testimonianze attendibili dell'uso, durante le esecuzioni dei prigionieri a Janowska, Auschwitz e Majdanek, di un brano comunemente identificato con il Tango della morte, Plegaria, del compositore argentino di simpatie fasciste Eduardo Bianco.[12][13]

Denuncia dei fatti e origine del mito

Nella sua forma originaria, la vicenda del Tango della morte è narrata in un'accusa formulata dal procuratore aggiunto Lev Smirnov al processo di Norimberga,[14] così come risulta dai verbali del 14 febbraio 1946.[15]

(EN)

«The Germans executed their tortures, ill-treatments, and shooting to the accompaniment of music. For this purpose they created a special orchestra selected from among the prisoners. They forced Professor Stricks and the famous conductor Mund to conduct this orchestra. They requested the composers to write a special tune, to be called the Tango of Death. Shortly before dissolving the camp the Germans shot every member of the orchestra.»

(IT)

«I tedeschi eseguivano torture, abusi e fucilazioni con l'accompagnamento della musica. A questo scopo crearono una speciale orchestra selezionata tra i prigionieri. Costrinsero il professor Stricks e il noto direttore d'orchestra Mund a dirigere il complesso, e chiesero ai compositori di scrivere un'apposita melodia, da intitolare Tango della morte. Poco prima di smantellare il campo, i tedeschi spararono a tutti i membri dell'orchestra.»

Smirnov allegò una fotografia acquisita dall'Armata Rossa nel quartier generale della Gestapo a Leopoli. Essa proviene da un dossier della Črezvyčajnaja Gosudarstvennaja Komissija (ČGK), la commissione straordinaria sovietica per le indagini sui crimini di guerra nazisti. Nel documento è descritta come segue:[16]

(EN)

«A photograph of the orchestra of musicians from prisoners in the Janowska camp playing the Death Tango during the shooting of Soviet citizens.»

(IT)

«Immagine fotografica dell'orchestra dei prigionieri del lager di Janowska che suonano il Tango della morte durante l'esecuzione di cittadini sovietici.»

A sua volta, il dossier della commissione trae origine dalle indagini di Sergej Kuzmin, che riferisce di aver appreso della vicenda nell'estate 1944, ma senza aver potuto ricostruire le note del tango: ciò a causa del dolore dei testimoni, ex prigionieri, incapaci di richiamare alla memoria un simile atroce ricordo.[17]

La versione dei fatti denunziata a Norimberga fu accreditata, a quanto pare, da alcuni testimoni in un processo celebrato davanti al tribunale militare di Krasnodar nel 1965. Il generalmaggiore Tokarev, che anni dopo scrisse una memoria su tale processo, riporta che fu lo stesso comandante Wilhaus a informare Shtriks di aver incaricato un altro docente, anch'egli internato, della composizione del tango. Tokarev non conferma però che il titolo Tango della morte fosse prestabilito, e lascia invece intendere che si trattò del soprannome attribuito al brano dai prigionieri.[18]

È proprio sulle memorie del processo di Krasnodar che pare essersi costruito l'epilogo della vicenda, che vede gli orchestrali uccisi a colpi di pistola, uno alla volta, mentre eseguono il tango, «nello spirito della mistica wagneriana e a imitazione della haydniana Sinfonia degli addii».[19] Questa versione si basa infatti sulla testimonianza della superstite Anna Pojtser, che avrebbe assistito alla scena dalla finestra della cucina militare.[20]

Aspetti critici

Identificazione del brano

La narrazione sul Tango della morte non ha mai consentito una chiara identificazione del brano. Alla versione tradizionale, in cui esso viene composto dagli stessi prigionieri per ordine delle SS, si contrappongono altre due varianti nelle quali il tango è un pezzo già celebre, dal testo modificato o solo strumentale.

Aleksander Kulisiewicz, curatore della collezione omonima custodita all'USHMM, raccolse in tal senso la testimonianza della superstite Anna Muzyczka, trascrivendo il testo in tedesco di una canzone che identificò con Plegaria. Al testo dattiloscritto, allegato alla collezione, fu aggiunto a matita il titolo grammaticalmente errato Das Todestango.[21][22] Alcuni ritengono che la musica di Plegaria fosse stata riarrangiata da Yakub Mund.[1][13]

Jerzy Petersburski

Altra versione, sorta dalla sceneggiatura di Igor Mališevskij per il documentario Eight Bars of Forgotten Music di Arnaldo Fernández (1982) e basata sulla testimonianza del superstite Zygmund Leiner, sostiene invece che il brano era il malinconico tango To ostatnia niedziela dell'ebreo polacco Jerzy Petersburski, eseguito senza parole. La tesi è avallata dal documentario The Last Klezmer: Leopold Kozlowski, His Life and Music di Yale Strom (1994) e dal romanziere ucraino Jurij Vynnyčuk.[23][24]

Identificazione del direttore

Nessuna certezza esiste su chi dirigesse l'orchestra nell'interpretazione del Tango della morte.

Nella sua accusa, il colonnello Smirnov sostiene che tale ruolo fu ricoperto dagli eminenti Mund e Shtriks, lasciando aperta la questione su quale dei due sia identificabile nella fotografia allegata agli atti. Le varie fonti si alternano nel ritenere l'orchestra diretta dall'uno o dall'altro, mentre un anziano musicista di Leopoli, intervistato in Eight Bars of Forgotten Music, riconosce senza esitazioni Yakub Mund nella celebre immagine.[25]

Non è escluso neppure che l'orchestra fosse diretta da un uomo delle SS, come riportato nella didascalia di un disegno tracciato da un sopravvissuto di Janowska. In tal caso, potrebbe anche trattarsi del sottotenente Rokita, che sarebbe stato un musicista – si parla alternativamente di un violinista[26] o di un direttore d'orchestra jazz[27] – e che secondo Wiesenthal era solito dirigere concerti classici per le SS.[25]

Morte degli orchestrali

Le modalità dell'uccisione degli orchestrali sono testimoniate dalla sola Anna Pojtser nel processo di Krasnodar, secondo quanto riferito da Tokarev. La donna avrebbe fornito del fatto, al quale avrebbe assistito dalla finestra delle cucine, un ampio resoconto, arricchito di dettagli sul contegno dei musicisti: questi, spogliati uno alla volta e colpiti a morte dalle SS, non mostravano timore e, allo spegnersi graduale della musica, tentavano di suonare più forte. La vicenda narrata da Anna Pojtser giunge al culmine nel gesto eroico del direttore (Shtriks) il quale, ultimo a cadere, sollevando l'arco del violino davanti ai carnefici, avrebbe intonato una canzone come atto estremo di resistenza.[28] Lo stesso resoconto è riportato da Kuzmin, ma con varie differenze e con l'aggiunta di dettagli sull'atteggiamento sardonico delle SS.[29]

Vi sono ragioni per dubitare, anche se non si può escludere, che la testimonianza di Anna Pojtser sia realmente avvenuta al processo, nella cui documentazione non figura. È certo invece che fu resa in un interrogatorio tenuto vent'anni prima, il 12 settembre 1944. Resta in ogni caso il sospetto che tale testimonianza, già di per sé viziata forse dall'immaginazione della testimone, sia stata ulteriormente inquinata da un intento propagandistico e alterata dagli autori dei report: questi, del resto, non avevano assistito al processo e ne riferivano solo sulla base delle risultanze dell'interrogatorio e di quelle processuali, assemblate tra loro dal KGB.[30]

Le mappe e le riprese aeree del campo di Janowska escludono che dalla finestra delle cucine fosse possibile osservare la scena nell'Appellplatz.[31]

Fondamento storico e mitizzazione

Al pari di quasi tutti i campi di sterminio nazisti, Janowska si dotò di un'orchestra che nel proprio repertorio annoverò senz'altro il tango, e questo genere di musica ha certamente accompagnato le esecuzioni dei prigionieri. Non esiste però prova concreta che una particolare composizione sia stata commissionata ai musicisti ebrei, né che un determinato brano già noto abbia incarnato il ruolo del Tango della morte. Si sostiene piuttosto che questo nomignolo abbia investito una o più composizioni usate per l'occasione o, forse, qualunque tipo di musica eseguita in tali circostanze, a Leopoli o altrove.[32]

La messa a morte degli orchestrali avvenne, ma difficilmente con le modalità epiche descritte dalla narrazione tradizionale, ed ebbe luogo piuttosto in un ampio fossato esterno al lager. In questo senso depongono sia l'accusa al processo di Norimberga (che non fa menzione dell'interpretazione di un brano), sia un servizio della Jewish Telegraph Agency sulla stessa udienza (17 febbraio 1946), sia infine il fatto che le esecuzioni nell'Appellplatz erano state vietate a Janowska già il 1º luglio 1943, quando Friedrich Warzok era subentrato a Wilhaus nel ruolo di comandante del campo.[33]

Anche e soprattutto riguardo al culmine della vicenda, la morte eroica dei musicisti, la ricostruzione tradizionale parrebbe frutto di falsa memoria e del riadattamento spontaneo dei dettagli di un episodio traumatico.[34] La leggenda si innesta però senz'altro su fatti reali (l'uso nazista, non esclusivo del lager di Janowska, di trucidare i prigionieri con l'accompagnamento di un'orchestra), che furono forse mitizzati in parte dalla propaganda sovietica, in parte da una spontanea tensione a rendere gli eventi testimoniati emblematici, densi di significato. Secondo Willem de Haan:[35]

(EN)

«As a myth, the stories about the Death Tango fulfil a deeply felt need to morally condemn and distance oneself from the Holocaust without having to face all the shocking details of what actually took place.»

(IT)

«In quanto mito, la narrazione sul Tango della morte risponde alla necessità, profondamente sentita, di condannare moralmente e prendere le distanze dall'Olocausto senza dover affrontare tutti i dettagli scioccanti di ciò che in effetti ebbe luogo.»

Note

  1. ^ a b USHMM.
  2. ^ De Haan, p. 175.
  3. ^ Beorn, p. 460, cit. in De Haan, p. 173.
  4. ^ David-Fox, p. 255, cit. in De Haan, p. 173.
  5. ^ a b c De Haan, p. 199.
  6. ^ De Haan, p. 177.
  7. ^ Ad esempio nei compleanni di Hitler.
  8. ^ Inganno verso i prigionieri, con la musica in funzione rassicurante, o verso gli abitanti dei dintorni, per offuscare in qualche modo l'attività criminale in atto nel lager.
  9. ^ De Haan, pp. 177-178.
  10. ^ È in particolare il caso di Plegaria.
  11. ^ De Haan, pp. 182-183.
  12. ^ Gilbert.
  13. ^ a b De Haan, p. 188.
  14. ^ De Haan, p. 182.
  15. ^ Atti del processo di Norimberga, p. 451.
  16. ^ De Haan, p. 185.
  17. ^ Kuzmin, cit. in De Haan, p. 185.
  18. ^ Tokarev, p. 154, cit. in De Haan, pp. 186-187.
  19. ^ Leščinskij, cit. in De Haan, p. 182.
  20. ^ Kuzmin e Tokarev, cit. in De Haan, p. 196.
  21. ^ Kulisiewicz Collection, RG-55.003.0.
  22. ^ De Haan, pp. 184-185 e 187.
  23. ^ De Haan, pp. 188-190.
  24. ^ (UK) Tango smerti Jurija Vynnyčuka – vyr istoriï i mistyfikaciï, in BBC Ukrainian, 16 novembre 2012. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  25. ^ a b De Haan, pp. 200-201.
  26. ^ De Haan, p. 201, in nota.
  27. ^ Redzik, p. 216, cit. in De Haan, p. 201, in nota.
  28. ^ Tokarev, p. 156, cit. in De Haan, p. 192.
  29. ^ Kuzmin, cit. in De Haan, p. 193.
  30. ^ De Haan, pp. 197-198.
  31. ^ De Haan, pp. 196-197.
  32. ^ Holst-Warhaft, cit. in De Haan, p. 200.
  33. ^ De Haan, p. 197.
  34. ^ De Haan, pp. 181 e 201-202.
  35. ^ De Haan, p. 202.

Bibliografia

  • (EN) Waitman Wade Beorn, Last Stop in Lwów: Janowska as a Hybrid Camp, in Holocaust and Genocide Studies, vol. 32, n. 3, Oxford University Press, 2018, pp. 445-471, ISSN 8756-6583 (WC · ACNP). URL consultato il 22 febbraio 2022.
  • (EN) Michael David-Fox, Peter Holquist e Alexander M. Martin (a cura di), The Holocaust in the East: Local Perpetrators and Soviet Responses, University of Pittsburgh Press, 2014.
  • (EN) Willem de Haan, Todestango: Music in the Nazi Death Camps, in Dina Siegel e Frank Bovenkerk (a cura di), Crime and Music, Springer, 2021, pp. 171-204, ISBN 978-3-030-49878-8. URL consultato il 22 febbraio 2022.
  • (RU) Sergej Kuzmin, Sroku davnosti ne podležit, Politizdat, 1985. URL consultato il 22 febbraio 2022.
  • (EN) Adam Redzik, The Janowska Hell (PDF), in Michał Maksymilian Borwicz (a cura di), The University of Criminals. The Janowska Camp in Lviv 1941-1944, Wysoki Zamek, 2014, pp. 207-227. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  • (RU) Michail Tokarev, V zamknutom kruge, in Neotvratimoe vozmezdie, Voenizdat, 1979. URL consultato il 22 febbraio 2022.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Documenti

Musica

  • (ES) Eduardo Bianco, Plegaria, in Todo Tango. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  • (DE) Aleksander Kulisiewicz, Das Todestango, in Antiwar Songs. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  • Filmato audio (PL) Jerzy Petersburski, To ostatnia niedziela, su YouTube, Polskie Nagrania. URL consultato il 23 febbraio 2022.