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Angelo Saraceno

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Angelo Saraceno (Morbegno, 1908Milano, 1995) è stato un dirigente d'azienda e banchiere italiano ed esponente del Partito Socialista Italiano.

Terzo di cinque figli, nacque in Valtellina da Francesco (siracusano e sottufficiale degli Alpini) e Orsola Lombardo.[1] Lavorò nella Compagnia fiduciaria di Milano presieduta da Franco Marmont[1]. Dopo avere rifiutato l'iscrizione al partito fascista si legò alla Resistenza e durante la Repubblica di Salò, a Milano, ove dirigeva la industria OM (Officine Meccaniche), frequentó ambienti antifascisti. Nel 1944 fondò il giornale clandestino "Edificazione Socialista" insieme a Sandro Pertini, Guido Mazzali e Virgilio Dagnino. In rappresentanza del Partito Socialista fu uno dei componenti della Commissione Economica (presieduta da Cesare Merzagora)[2] del C.L.N. Alta Italia. Nell’immediato dopoguerra assunse la direzione generale dei cantieri Ansaldo di Genova.

Vicino a Rodolfo Morandi, segretario del Partito socialista fra il 1945 e il 1946, Saraceno fu, insieme a Giovanni Pirelli, uno dei fondatori dell’Istituto di Studi Socialisti Rodolfo Morandi.[3][4] Fu considerato un "industrialista" cosí come Morandi e Renato Panzieri, mantenendo una posizione equidistante fra socialismo riformista e socialismo massimalista.[5] Fu legato da amicizia con gli antifascisti Gaetano Salvemini e Ernesto Rossi sotto la cui presidenza Saraceno fu consigliere delegato dell'A.R.A.R. (Azienda Rilievo Alienazione Residuati) l'ente creato da Ferruccio Parri nel 1945 allo scopo di vendere i materiali bellici abbandonati dagli alleati.

Nel dopoguerra fu un sostenitore delle esperienze dei movimenti dei cattolici di sinistra insieme a Felice Balbo e a Giorgio Ceriani Sebregondi e fu attivo sostenitore della esperienza di Nomadelfia di don Zeno Saltini. Partecipó attivamente alla esperienza culturale della libreria Corsia dei Servi di Milano ove si legò ai frati serviti Camillo De Piaz e David Maria Turoldo. Negli anni sessanta e settanta, come direttore generale e consigliere delegato della Banca Popolare di Milano, collaborò con lo storico esponente del Partito d'Azione Adolfo Tino e con Enrico Cuccia, rispettivamente presidente e direttore generale di Mediobanca, la maggiore banca d'affari italiana.

In seguito, fu presidente della Interbanca e successivamente presidente della industria alimentare Motta. Suo fratello fu Pasquale Saraceno, noto economista meridionalista e fondatore della SVIMEZ.[6]

  1. ^ a b Pasquale Saraceno, su treccani.it, 2017. URL consultato il 22 agosto 2019.
  2. ^ Fabrizio Barca, Franco Amatori, op.cit, pp. 194-195
  3. ^ Angelo Saraceno, op.cit.
  4. ^ Donato Antoniello, Luciano Vasapollo, op.cit.
  5. ^ Autori vari, op.cit.
  6. ^ M.Cavazza Rossi, P.Porta,C.Spagnolo, op.cit.
  • Angelo Saraceno, La riforma industriale. Edizioni Avanti, 1946.
  • Donato Antoniello, Luciano Vasapollo, Eppure il vento soffia ancora. Capitale e movimenti dei lavoratori in Italia dal dopoguerra ad oggi. Jaca Book. 2006.
  • Autori vari, Culture Socialiste tra tecnocrazia, international Plan Conferences, urbanistica funzionale e federalismo (1930-1950). In "Storia e Futuro", 2003.
  • Marianna Cavazza Rossi, Pier Luigi Porta, Carlo Spagnolo, Biografie parallele: Pasquale Saraceno visto da Angelo Saraceno In: Economia Pubblica. 1994.
  • Fabrizio Barca, Franco Amatore, Storia del capitalismo italiano dal dopoguerra ad oggi, Roma, Donzelli editore, 1997