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Brigata dei Martiri di al-Aqsa

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Brigate dei Martiri di al-Aqsa
كتائب شهداء الأقصى
Katā'ib Shuhadā' al-'Aqṣā
Attivadal 2000
NazionePalestina (bandiera) Palestina
ContestoConflitto israelo-palestinese
Seconda intifada
Conflitto Fatah-Hamas
IdeologiaNazionalismo palestinese
Antisionismo
Alleanze Fatah
Componenti
Attività

Le Brigate dei Martiri di al-Aqsa (in arabo كتائب شهداء الأقصى?, Katāʾib Shuhadāʾ al-Aqsā) sono un gruppo militante palestinese vicino al partito politico al-Fath (volgarmente più noto come Fatah); sono una delle forze più attive nella seconda intifada. Con l'accusa di colpire i civili, il gruppo è stato classificato come organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti[1], Canada[2], Unione europea[3] e Giappone.[4]

Il gruppo era inizialmente votato a colpire le forze israeliane e coloni nella Cisgiordania e nella striscia di Gaza. Dal 2002, secondo una fonte statunitense,[5] avrebbe avviato una serie di attacchi contro civili nelle città israeliane. Nel marzo 2002, dopo un attacco suicida a Gerusalemme, il gruppo venne inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche da parte degli Stati Uniti e degli altri Paesi summenzionati.

Malgrado il loro nome derivi dal concetto islamico di martirio e dalla moschea di al-Aqsa, sono considerate un'organizzazione nazionalista e secolarizzata. L'organizzazione del gruppo deriva massimamente dai ranghi dei Tanzim, una fazione militante di al-Fath. A seguito della morte di Yasser Arafat, l'11 novembre 2004 il gruppo annunciò che avrebbe firmato i propri attacchi come le Brigate dello Shahīd Yasser Arafat.

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