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Carlo Romanò

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Carlo Romanò
vescovo della Chiesa cattolica
 
Incarichi ricopertiVescovo di Como (1834-1855)
 
Nato4 maggio 1789 a Cantù
Ordinato presbitero18 gennaio 1813
Nominato vescovo20 gennaio 1834 da papa Gregorio XVI
Consacrato vescovo26 gennaio 1834 dal cardinale Carlo Odescalchi, S.I.
Deceduto13 novembre 1855 (66 anni) a Dongo
 

Carlo Romanò, indicato anche con le variante di Romano (Cantù, 4 maggio 1789Dongo, 13 novembre 1855), è stato un vescovo cattolico italiano.

Nacque a Cantù il 4 maggio 1789 da una famiglia della borghesia locale.

Iniziò la propria carriera nella diocesi di Como, per la quale venne ordinato sacerdote, come segretario del suo predecessore, il vescovo Giambattista Castelnuovo.

Nominato suo successore alla morte di quest'ultimo il 20 gennaio 1834, ricoprì la carica per oltre vent'anni, proseguendo l'operato del Castelnuovo e traghettando la diocesi attraverso gli anni delle rivoluzioni.

Uomo di interessi poliedrici, fu collezionista d'arte, nonché di medaglie e oggetti di storia naturale, che arricchirono così il Vescovado cittadino[1].

Morì a Dongo[2], ove si era ritirato, la mattina del 13 novembre 1855, e, secondo le sue volontà, fu sepolto a Como nella Basilica di Sant'Abbondio, accanto al suo predecessore.

Alla sua morte seguirono tre anni di stallo nella nomina dei vescovi della diocesi e il suo successore, Giuseppe Marzorati, giunse solo nel 1858, agli albori della Seconda guerra d'indipendenza italiana.

I rapporti con il Cantone Ticino e la polemica coi patrioti italiani

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Un capitolo importante dell'episcopato di Romanò fu certamente quello dei rapporti con il Canton Ticino, e le sue istituzioni. All'epoca, infatti, le parrocchie del Cantone rientravano ancora sotto le diocesi di Como e di Milano.

I vari governi che, dal 1803, si succedettero alla guida del Cantone, intendevano svincolare le parrocchie ticinesi dalle ingerenze degli episcopati italiani, e auspicavano la creazione di una diocesi separata per il Ticino, il che sarebbe però avvenuto nel 1888.

In particolare, i liberali, al governo dal 1839, avevano intrapreso una decisa campagna di laicizzazione del Cantone, suscitando le forti reazioni da parte del vescovo Romanò e dell'arcivescovo di Milano, Carlo Bartolomeo Romilli.

Particolarmente decisa fu l'opposizione di Romanò alla legislazione civile ecclesiastica approvata dal governo cantonale ticinese nel maggio del 1855, pochi mesi prima della sua morte.

Il vescovo Romanò fu anche oggetto di aspre critiche da parte degli ambienti patriottici comaschi, per il suo contegno nei confronti delle autorità austriache, ritenuto eccessivamente accomodante, e per l'atteggiamento di freddezza dimostrato in occasione delle Cinque Giornate di Como, nel 1848.

Inoltre, Romanò fu oggetto di un pamphlet intitolato Il vescovo di Como, scritto dal patriota comasco Luigi Dottesio: in esso, il vescovo veniva dipinto come un prete ignorante e prepotente, amico dell'Austria e avverso ai principi liberali[3].

Genealogia episcopale

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La genealogia episcopale è:

[1]

  1. ^ a b G. Rota, Della vita e delle opere di Carlo Romanò, vescovo di Como, p. 20.
  2. ^ G. Rota, Della vita e delle opere di Carlo Romanò, vescovo di Como, p. 28.
  3. ^ M. Scalcinati, Como e il Cantone Ticino nel 1848: il ruolo della tipografia elvetica di Capolago in La vita culturale e politica a Como tra Rivoluzione, Restaurazione e Risorgimento, p. 384.
  • G. Rota, Della vita e delle opere di Carlo Romanò, vescovo di Como, Tipografia Carlo e Felice Ostinelli, Como, 1855.
  • M. Scalcinati, Como e il Cantone Ticino nel 1848: il ruolo della tipografia elvetica di Capolago in La vita culturale e politica a Como tra Rivoluzione, Restaurazione e Risorgimento a cura di G. La Rosa, Insubria University Press, Varese, 2008.
  • Luciano Vaccaro, Giuseppe Chiesi, Fabrizio Panzera, Terre del Ticino. Diocesi di Lugano, Editrice La Scuola, Brescia 2003.

Altri progetti

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Collegamenti esterni

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Predecessore Vescovo di Como Successore
Giambattista Castelnuovo 20 gennaio 1834 - 13 novembre 1855 Giuseppe Marzorati
Controllo di autoritàVIAF (EN8049148947883154950002 · SBN PALV051699 · GND (DE1127354736