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Chris Amon

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«Se facesse il becchino la gente smetterebbe di morire»

Chris Amon
NazionalitàNuova Zelanda (bandiera) Nuova Zelanda
Automobilismo
CategoriaFormula 1, Campionato del mondo sportprototipi, Campionato internazionale gran turismo, Campionato internazionale sportprototipi, Formula Tasman, Campionato CanAm
RuoloPilota
Termine carriera12 giugno 1977
Carriera
Carriera in Formula 1
Esordio26 maggio 1963
Stagioni1963-1976
ScuderieRegno Unito (bandiera) Reg Parnell 1963-1965
Regno Unito (bandiera) Ian Raby 1965
Cooper 1966
Nuova Zelanda (bandiera) Chris Amon 1966
Ferrari 1967-1969
March 1970
Matra 1971-1972
Tecno 1973
Tyrrell 1973
Amon 1974
BRM 1974
Ensign 1975-1976
Wolf 1976
Miglior risultato finale5º (1967)
GP disputati108 (96 partenze)
Podi11
Punti ottenuti83
Pole position5
Giri veloci3
Pilota col maggior numero di pole position a non aver mai vinto un Gran Premio.
Pilota col maggior numero di chilometri in testa a non aver mai vinto un Gran Premio.
Carriera nello Sport Prototipi
Esordio31 maggio 1964
Stagioni1964-1967, 1969-1971
ScuderieSvezia (bandiera) Ulf Norinder 1964
Stati Uniti (bandiera) Briggs S. Cunningham 1964
McLaren 1965
Stati Uniti (bandiera) Shelby American Inc. 1965-1966
Regno Unito (bandiera) F. English Ltd. 1966
Ferrari 1967, 1969-1970
Matra 1971-1973
Germania Ovest (bandiera) BMW 1973
GP disputati27
GP vinti3
Podi7
Nel 1964 e 1965 il campionato era denominato Campionato internazionale gran turismo.
Dal 1966 al 1971 era denominato Campionato internazionale sportprototipi.
Dal 1972 era denominato Campionato del mondo sportprototipi.
 

Christopher Arthur Amon, detto Chris (Bulls, 20 luglio 1943Rotorua, 3 agosto 2016), è stato un pilota automobilistico neozelandese, degli anni sessanta e settanta.

Abile e meticoloso collaudatore, era ritenuto tra i più veloci del Circus della Formula 1, ma la sua carriera nella massima serie fu spesso caratterizzata dalla sfortuna.[2][3] Viene considerato come uno dei migliori piloti a non aver mai vinto un Gran Premio di Formula 1[2] del mondiale (vinse il BRDC International Trophy nel 1970 e il Gran Premio d'Argentina 1971, ma erano extra campionato[4]) e detiene il record di chilometri (851,4) e di giri (183) percorsi al comando tra coloro che non sono riusciti a vincere una gara del mondiale.[5]

Più ricca di successi fu la carriera nelle ruote coperte, tra cui si possono annoverare le vittorie della 24 Ore di Le Mans 1966, della 24 Ore di Daytona 1967 e il suo contributo alla vittoria da parte della Ferrari del Campionato internazionale sportprototipi 1967. Nel suo palmarès risultano anche sei vittorie ottenute nelle gare delle edizioni 1968 e 1969 della Tasman Series; nel 1969 si aggiudicò il campionato di questa serie su una Ferrari Dino 246 Tasmania, imponendosi su Jochen Rindt e Graham Hill.

Figlio di Betty e Ngaio Amon, Chris nacque il 20 luglio 1943 a Bulls. Crebbe in una famiglia benestante, dato che i genitori possedevano una vasta tenuta agricola, in cui, all'età di otto anni, iniziò a guidare il trattore con l'aiuto di un dipendente dell'azienda. Diplomatosi al college di Whanganui, a diciassette anni, prese il brevetto di volo, iniziando a sviluppare la passione per la velocità.[6]

Gli inizi (1960-1962)

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A diciassette anni Amon acquistò la sua prima auto, una Austin A40 Special, con cui prese ad alcune gare locali. Nel giro di breve, grazie al sostegno paterno, acquistò prima una Cooper T41 con cui vinse la sua prima corsa a Levin, e poi la rivendette per sostituirla con una Maserati 250 F di Formula 1 posseduta dalla BRM.[7]

La monoposto era ormai tecnologicamente superata, ma Amon riuscì a cogliere alcuni piazzamenti importanti, tra cui un secondo posto in una corsa a Renwick, che gli diedero fiducia. Decise quindi di spostarsi in Australia, abbandonando la Nuova Zelanda, per cercare di affermarsi. Qui, durante una gara a Lakeside nel febbraio del 1963, a bordo di una vettura della Scuderia Veloce, riuscì a cogliere il quarto posto sotto la pioggia battente, impressionando Reg Parnell che lo convinse a seguirlo nel Regno Unito ed entrare a far parte della sua squadra.[8]

Gli esordi (1963-1966)

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1963

Nel 1963 Amon si trasferì quindi nel Regno Unito, per debuttare nel campionato di Formula 1 a 19 anni con una Lola di Reg Parnell.[4] Al primo appuntamento stagionale, il Gran Premio di Monaco riuscì a qualificarsi subito dietro all'esperto compagno di squadra Maurice Trintignant, ma una rottura avvenuta dopo le qualifiche sulla monoposto del francese fece sì che Amon gli dovesse cedere la sua vettura.

Riuscì a esordire in gara, in Belgio, ma fu costretto al ritiro per un problema meccanico. Proprio la scarsa affidabilità delle Mk4 fu una costante della stagione. Fu inoltre protagonista di un brutto incidente durante il Gran Premio d'Italia, in cui fu sbalzato fuori dalla vettura e si ruppe tre costole, costringendolo a saltare anche la gara successiva.[8]

Chiuse quindi l'annata senza ottenere punti, con due settimi posti come migliori risultati. Per l'anno successivo, però, Reg Parnell aveva stretto un accordo con la Lotus per l'acquisto di alcuni telai della Lotus 25 che avevano dominato la stagione, ponendo le premesse per ottenere quindi risultati sportivi più convincenti.[8]

1964

Nel gennaio 1964 Amon rientrò in Oceania per prendere parte al campionato di Formula Tasman. Proprio mentre si trovava in Nuova Zelanda, Reg Parnell morì di peritonite e la squadra venne ereditata dal figlio Tim. La nuova stagione si prospettava ulteriormente complicata dall'impossibilità di procurarsi i nuovi motori Climax, con la squadra che dovette ripiegare sulla meno competitiva versione clienti dei BRM.[9] I risultati furono al di sotto delle attese e Amon colse solamente un quinto posto al Gran Premio d'Olanda.

In quel periodo, Amon si trasferì a Ditton Road a Londra, condividendo un appartamento con gli amici Mike Hailwood e Peter Revson e conducendo una vita mondana e sopra le righe.[9]

1965-1966

Per il 1965, però, la sua squadra siglò un accordo con la BRM per la fornitura di motori ufficiali che prevedeva l'assunzione come pilota di Richard Attwood. Amon si ritrovò senza un volante, ma ottenne l'aiuto del connazionale Bruce McLaren che riuscì a portarlo alla Ford come collaudatore.[10]

In quel periodo corse sporadicamente con vetture di Lotus, Brabham e Cooper ma praticamente sempre come rimpiazzo. Allo stesso tempo prese parte ad altre competizioni automobilistiche e si fece notare vincendo nel 1966 la 24 ore di Le Mans pilotando assieme a McLaren una Ford GT40.

Nel frattempo si fece una solida fama di collaudatore e un aneddoto, avvenuto nel 1966 durante prove effettuate per la McLaren, ne chiarisce la qualità: dopo una pausa i meccanici gli dissero di aver cambiato le gomme con altre usate ma di mescola diversa, mentre avevano lasciato le gomme che erano già montate; percorsi tre giri Amon dice di essersi fermato e di aver detto: «Ragazzi è incredibile: saranno anche diverse, eppure queste gomme si comportano come le altre. O la cosa è inspiegabile o voi siete dei bastardi»[10].

Il passaggio in Ferrari (1967-1969)

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«Amon è stato il miglior pilota-collaudatore che io abbia mai avuto»

Chris Amon al Gran Premio d'Olanda 1968

Nel 1967 fu ingaggiato dalla Scuderia Ferrari con cui avrebbe corso in F1 e nelle gare di durata, la stagione iniziò con due vittorie nei prototipi in coppia con Lorenzo Bandini. Dopo la morte di Bandini al Gran Premio di Monaco Amon avrebbe voluto onorarlo con una vittoria alla 24 ore di Le Mans, ma a causa di una foratura e al conseguente strisciamento della sospensione posteriore che sviluppò un incendio, fu costretto ad abbandonare[10]. Nel campionato di F1 fu quinto nella classifica finale con 4 terzi posti.

Nel Campionato mondiale di Formula 1 1968 ottenne tre pole position e partì spesso in prima fila, ebbe anche l'occasione di vincere tre gran premi: in Spagna, Belgio e Canada, ma a causa di guasti vide sfumare tutte le occasioni e la classifica finale lo vide decimo con un solo secondo posto come piazzamento di rilievo. Nonostante venisse considerato dall'ingegner Mauro Forghieri, all'epoca progettista della Ferrari, il miglior pilota collaudatore, da questi eventi negativi cominciò a nascere la leggenda della proverbiale sfortuna di Amon, in particolare per i motivi banali per cui avvenivano i cedimenti: in Spagna un fusibile rotto che impedì il funzionamento della pompa della benzina[11], in Belgio un foglio di giornale finì dentro un radiatore e in Canada la frizione che non andava a fondo e dopo 60 giri gli causò la rottura del cambio[12].

All'inizio della stagione 1969, subito dopo la sua affermazione in Tasman Series, l'ex pilota inglese Stirling Moss lo accusò di non saper guidare sul bagnato e di non saper prendere decisioni nei momenti più importanti.[13] Moss corresse in seguito le sue dichiarazioni riconoscendo il pilota neozelandese tra i migliori della sua epoca.[14] La stagione fu, però, disastrosa: il neozelandese non andò oltre un terzo posto al Gran Premio d'Olanda e collezionò cinque ritiri nelle prime sei gare. Al termine del Gran Premio di Gran Bretagna il pilota non prese più parte a gare del campionato mondiale di Formula 1 e, complici dissapori con il team di Maranello riguardanti il ruolo di prima guida, affidato a Jacky Ickx nel precedente campionato e in quello successivo, e questioni economiche, a fine stagione annunciò il suo divorzio con la casa italiana.[15]

Tra March e Matra (1970-1972)

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Nel 1970 passò alla neonata March assieme al campione del mondo in carica Jackie Stewart ma, nonostante risulti sempre competitivo nei confronti con lo scozzese, l'annata si chiuse in modo disastroso rispetto alle aspettative. Amon e Stewart correvano con la medesima vettura, ma gestita da due team diversi. Stewart, con la March della scuderia Tyrrell capì che la vettura non era abbastanza affidabile e veloce e, alla fine della stagione, disputò le ultime due gare al volante della nuova monoposto che Ken Tyrrell, divenuto costruttore, gli mise a disposizione, Amon proseguì nel team ufficiale March senza ottenere risultati degni di nota.

La Amon

Nel 1971 passò alla francese Matra, già campione del mondo nel 1969 con Stewart, ma reduce anch'essa da una stagione 1970 anonima. All'inizio della stagione vinse il Gran Premio d'Argentina, prova non valevole per il campionato del mondo, ma durante l'anno non riuscì a far meglio di una pole position a Monza, quando la sfortuna gli impedì di partecipare alla volata finale per la perdita della visiera del casco, che lo costrinse ai box nel momento in cui era in testa alla gara e aveva provato un allungo.

Nel 1972 la migliore occasione di vincere un gran premio si rivelò come la più cocente delle delusioni: al Gran Premio di Francia, sul circuito di Clermont-Ferrand, uno dei più impegnativi al mondo, Amon dominò i primi 20 giri ma poi una foratura lo costrinse a una sosta, quindi attuò un grandioso inseguimento che gli valse il giro più veloce in gara, superiore di soli 5 decimi (su un tempo di percorrenza di quasi 3 minuti) alla sua pole-position, ma all'arrivo fu solo terzo[16]. A rendere più incredibile la sfortuna di Amon c'è il fatto che il motore usato in quella gara era lo stesso che aveva avuto problemi alla precedente 24 ore di Le Mans con la rottura di una biella, infatti la Matra usava gli stessi motori nell'endurance e in F1, con la sola differenza che nell'endurance i pistoni avevano 3 anelli di tenuta invece di 2 e 30-40 CV in meno di potenza, ma nonostante lo stress a cui fu sottoposto non fu il motore a cedere[10].

In un'intervista rilasciata nel 2007 Amon ammise che quest'ultima occasione mancata lo spinse al fatalismo, convinto che ci sarebbe stato sempre qualcosa che si sarebbe guastato nel momento in cui fosse arrivato vicino alla vittoria, tuttavia ritenne anche che l'essere stato uno dei pochi piloti della sua epoca a poter invecchiare, non si possa chiamare che fortuna allo stato puro[10]. In effetti fu più fortunato nelle conseguenze dei pochi incidenti che ebbe in carriera, come nel Gran Premio d'Italia 1968, quando uscì di pista alle curve di Lesmo e fu sbalzato fuori dall'abitacolo: finì su un albero ma se la cavò senza un graffio[3].

Sport Prototipi

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Se la sfortuna gli si accanì contro in Formula 1, nei prototipi colse significative vittorie: la 24 Ore di Daytona e[senza fonte] la 1000 km di Monza nel 1967 al volante della Ferrari 330 P4 in coppia con Lorenzo Bandini, una gara, quest'ultima, secondo il giornalista Giuseppe Cervetto dominata dalle Ferrari[17]. Indimenticabile la sua vittoria alla 24 Ore di Le Mans del 1966 in coppia con Bruce McLaren. È ricordata come la vittoria degli "otto metri" nei confronti della vettura gemella (Ford GT40 MKII) di Ken Miles e Dennis Hulme, per via del fatto che le due vetture arrivarono quasi appaiate e la vittoria fu assegnata alla vettura che era più indietro nello schieramento di partenza, per aver percorso una distanza maggiore. Jackie Stewart stesso ne riconosceva la grande classe e le doti velocistiche, dicendo che se c'era uno in grado di batterlo, questi era Chris Amon. Fu anche pioniere nel concetto di sicurezza in una monoposto, uno tra i primi piloti a guidare con le cinture di sicurezza, già nel 1968.

Gli ultimi anni (1973-1976)

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Abbandona la Matra e nel 1973 passa alla bolognese Tecno che però si rivelerà del tutto insoddisfacente, all'inizio della stagione avrebbe avuto un'occasione per tornare alla Ferrari, perché la Tecno non era pronta e la scuderia di Maranello gli offrì di correre il Gran Premio di Spagna, ma la Martini, sponsor della Tecno, si oppose per timore di perdere il pilota[10]. Correrà ancora alcune stagioni con vetture di scuderie di secondo piano o in fase calante, fino a provare a costruire una vettura (la Amon), il cui rendimento non corrispose alle aspettative. Chiuse la carriera correndo con la Ensign al Gran Premio di Germania 1976, ritirandosi durante la sospensione della gara per prestare soccorso a Niki Lauda[4].

Le ultime gare con la Wolf lo portarono a conoscere Gilles Villeneuve che correva con la stessa scuderia nel Campionato CanAm e, quando alla fine del 1977 Enzo Ferrari, che lo stimava ancora, lo interpellò per chiedergli un consiglio sul pilota che avrebbe dovuto sostituire Niki Lauda (passato alla Brabham) non ebbe dubbi e[senza fonte] caldeggiò il "piccolo canadese"[18].

Dopo il ritiro

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Viveva a Bulls, in Nuova Zelanda, dove il padre gestiva uno dei più grandi allevamenti di pecore[4] per la produzione di lana pregiata. Ha pubblicato un'autobiografia. Morì il 3 agosto 2016 a 73 anni per un tumore.

Riposa nel cimitero Clifton a Bulls (Nuova Zelanda).

1963 Scuderia Vettura Punti Pos.
Reg Parnell Lola Mk4A
Lotus 24[19]
NP Rit Rit 7 7 Rit NP INF Rit 0
1964 Scuderia Vettura Punti Pos.
Reg Parnell Lotus 25 NQ 5 Rit 10 Rit Rit Rit Rit Rit 2 16º
1965 Scuderia Vettura Punti Pos.
Reg Parnell Racing
Ian Raby Racing[20]
Lotus 25
Brabham BT3[20]
Rit NP Rit 0
1966 Scuderia Vettura Punti Pos.
Cooper
Pilota privato[21]
Cooper T81
Brabham BT11[21]
8 NQ 0
1967 Scuderia Vettura Punti Pos.
Scuderia Ferrari Ferrari 312 3 4 3 Rit 3 3 6 7 Rit 9* 20
1968 Scuderia Vettura Punti Pos.
Scuderia Ferrari Ferrari 312 4 Rit Rit 6 10 2 Rit Rit Rit Rit Rit 10 10º
1969 Scuderia Vettura Punti Pos.
Scuderia Ferrari Ferrari 312 Rit Rit Rit 3 Rit Rit 4 12º
1970 Scuderia Vettura Punti Pos.
March March 701 Rit Rit Rit 2 Rit 2 5 Rit 8 7 3 5 4 23
1971 Scuderia Vettura Punti Pos.
Matra Matra MS120B 5 3 Rit Rit 5 Rit Rit 6 10 12 9 11º
1972 Scuderia Vettura Punti Pos.
Matra Matra M120C NP 15 Rit 6 6 3 4 15 5 Rit 6 15 12 10º
1973 Scuderia Vettura Punti Pos.
Tecno
Tyrrell[22]
Tecno PA123
Tyrrell 005[22]
6 Rit Rit Rit NP 10 NP 1 21º
1974 Scuderia Vettura Punti Pos.
Amon
BRM[22]
Amon AF101
BRM P201[22]
Rit NP NQ NQ NC 9 0
1975 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ensign Ensign N175 12 12 0
1976 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ensign
Wolf[23]
Ensign N174
Ensign N176[24]
Williams FW05[23]
14 8 5 Rit 13 Rit Rit Rit NP 2 18º
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

Formula Tasman

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(legenda) (Le gare in grassetto indicano la pole position) (Gare in corsivo indicano Gpv)

Anno Squadra Vettura Motore 1 2 3 4 5 6 7 8 Punti Pos.
1964 Reg Parnell Racing Lola Mk4A Climax FPF 2.5 L4 LEV
Rit
PUK
Rit
WIG
Rit
TER
Rit
SAN WAR LAK LON 0 NC
1968 Chris Amon Dino 246 Tasmania Ferrari 2.4 V6 PUK
1
LEV
1
WIG
2
TER
4
SUR
Rit
WAR
4
SAN
2
LON
7
36
1969 Scuderia Veloce Dino 246 Tasmania Ferrari 2.4 V6 PUK
1
LEV
1
WIG
3
TER
3
LAK
1
WAR
Rit
SAN
1
44
1971 STP Corporation March 701 Ford Cosworth DFW 2.5 V8 LEV
3
WIG
5
TER 15
Lotus 70 PUK
9
WAR
2
SAN
4
SUR
1975 McCormack Racing Talon MR1 Chevrolet 5.0 V8 LEV
Rit
PUK
7
WIG
Rit
TER
1
WAR
4
SUR
Rit
AIR
4
SAN
5
17

Sportprototipo

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Campionato internazionale gran turismo

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1964 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Francia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Italia (bandiera) Regno Unito (bandiera) Svizzera (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Italia (bandiera) Francia (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Francia (bandiera)
Ulf Norinder Ferrari 250 GTO Rit 17
Briggs Cunningham Shelby Cobra Daytona Rit
1965 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Regno Unito (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Francia (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Italia (bandiera) Svizzera (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera)
Carroll Shelby International Ford GT40 Rit 8 Rit
McLaren Elva Mk.8 Rit

Campionato internazionale sportprototipi

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1966 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Svizzera (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Austria (bandiera)
Carroll Shelby International Ford GT40 5 1
F. English Ltd. Rit 5
1967 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Italia (bandiera) Regno Unito (bandiera) Italia (bandiera) Austria (bandiera) Svizzera (bandiera) Germania Ovest (bandiera)
Scuderia Ferrari Ferrari 330 P4
Ferrari 330 P3[25]
1 1 Rit 2
1969 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Regno Unito (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Austria (bandiera)
Scuderia Ferrari Ferrari 312 P 2 4 Rit Rit Rit
1970 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Regno Unito (bandiera) Italia (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Austria (bandiera)
Scuderia Ferrari Ferrari 512 S 5 2
1971 Scuderia Vettura Argentina (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Regno Unito (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Austria (bandiera) Stati Uniti (bandiera)
Matra Matra MS660 Rit

Campionato del mondo sportprototipi

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1972 Scuderia Vettura Argentina (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Stati Uniti (bandiera) Regno Unito (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Austria (bandiera) Stati Uniti (bandiera)
Matra Matra MS670 Rit
1973 Scuderia Vettura Stati Uniti (bandiera) Italia (bandiera) Francia (bandiera) Italia (bandiera) Belgio (bandiera) Italia (bandiera) Germania Ovest (bandiera) Francia (bandiera) Austria (bandiera) Stati Uniti (bandiera)
Matra Matra MS670 3
BMW BMW 3.0 CSL Rit Rit

24 Ore di Le Mans

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Anno Classe Gomme Vettura Squadra Co-piloti Giri Pos.
Assol.
Pos. di
Classe
1964 GT
+3.0
6 G Shelby Daytona Cobra Coupe
Ford 4.7L V8
Stati Uniti (bandiera) Briggs S. Cunningham Germania Ovest (bandiera) Jochen Neerpasch 131 SQ SQ
1965 P
+5.0
2 G Ford GT40 Mk.II
Ford 7.0L V8
Stati Uniti (bandiera) Shelby-American Inc. Stati Uniti (bandiera) Philip "Phil" Hill 89 DNF DNF
1966 P
+5.0
2 G Ford GT40 Mk.II
Ford 7.0L V8
Stati Uniti (bandiera) Shelby-American Inc. Nuova Zelanda (bandiera) Bruce McLaren 360
1967 P
5.0
20 F Ferrari 330 P3 Spyder
Ferrari 4.0L V12
Ferrari Italia (bandiera) Nino Vaccarella 105 DNF DNF
1969 P
3.0
19 F Ferrari 312 P Coupe
Ferrari 3.0L V12
Ferrari Svizzera (bandiera) Peter Schetty 0 DNF DNF
1971 P
3.0
32 G Matra-Simca MS660
Matra 3.0L V12
Francia (bandiera) Equipe Matra-Simca Francia (bandiera) Jean-Pierre Beltoise 263 DNF DNF
1972 S
3.0
12 G Matra-Simca MS670
Matra 3.0L V12
Francia (bandiera) Equipe Matra-Simca Shell Francia (bandiera) Jean-Pierre Beltoise 1 DNF DNF
1973 T
5.0
50 D BMW 3.0 CSL
BMW 3.3L S6
Germania Ovest (bandiera) BMW Motorsport Germania Ovest (bandiera) Hans-Joachim Stuck 160 DNF DNF

12 Ore di Sebring

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Anno Scuderia Costruttore Vettura Numero Categoria Classe Co-Pilota Giri Risultato
di classe
Risultato
assoluto
1969 Ferrari Ferrari Ferrari 312 P 25 Prototipo P 3.0 Stati Uniti (bandiera) Mario Andretti 238
Legenda

1000 km del Nürburgring

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Anno Scuderia Costruttore Vettura Numero Categoria Classe Co-Pilota Giri Risultato
di classe
Risultato
assoluto
1964 Svezia (bandiera) Ulf Norinder Ferrari Ferrari 250 GTO 77 Gran Turismo GT 3.0 Svezia (bandiera) Picko Troberg 4 Rit Rit
1965 Svezia (bandiera) Shelby American Inc. Ford Ford GT40 11 Prototipo P +3.0 Nuova Zelanda (bandiera) Bruce McLaren
Stati Uniti (bandiera) Philip "Phil" Hill
43
1969 Ferrari Ferrari Ferrari 312 P 7 Prototipo P 3.0 Messico (bandiera) Pedro Rodríguez 28 Rit Rit
1973 Germania Ovest (bandiera) BMW Motorsport GmbH BMW BMW 3.0 CSL 7 Turismo T +3.0 Germania Ovest (bandiera) Hans-Joachim Stuck 5 Rit Rit
Legenda


  1. ^ (EN) Sportsmail's top 50 greatest ever Formula One drivers, in Daily Mail, 19 agosto 2009. URL consultato il 10 agosto 2010.
  2. ^ a b Casamassima, pp. 730-731.
  3. ^ a b La sfortuna esiste, eccome: la storia (tutta vera) di Chris Amon, su f1web.it. URL consultato il 10 marzo 2012.
  4. ^ a b c d e La storia della Formula 1, Volume 3, pag. 1018, European Book Milano
  5. ^ Mapelli, p. 117.
  6. ^ Tozzi, pp. 31-38.
  7. ^ Tozzi, pp. 39-46.
  8. ^ a b c Tozzi, pp. 47-59.
  9. ^ a b Tozzi, pp. 61-67.
  10. ^ a b c d e f Mario Donnini, Ti Amon per sempre, in Autosprint, 9 agosto 2016, p. 44.
  11. ^ Cancellieri, De Agostini, pag. 43 Vol. 2.
  12. ^ Cancellieri, De Agostini, pag. 53 Vol. 2.
  13. ^ Michele Fenu, Stirling Moss attacca Amon: "Non sa guidare sul bagnato", in La Stampa, 26 febbraio 1969, p. 14.
  14. ^ Stirling Moss, Da Chris Amon a Fangio le doti di un asso del volante, in La Stampa, 23 aprile 1969, p. 21.
  15. ^ Amon se ne va, in La Stampa, 14 ottobre 1969, p. 13.
  16. ^ Cancellieri, De Agostini, pag. 123 Vol. 2.
  17. ^ L'Unità, 26 aprile 1967, pag. 10 unita.news
  18. ^ Amon, un libro sull’uomo che scopri’ Villeneuve quotidiano.net
  19. ^ Al Gran Premio del Messico 1963.
  20. ^ a b Al Gran Premio di Gran Bretagna 1965.
  21. ^ a b Al Gran Premio d'Italia 1966.
  22. ^ a b c d Negli ultimi due Gran Premi.
  23. ^ a b Nel Gran Premio del Canada 1976.
  24. ^ Nei GP di Belgio, Monaco Svezia, Gran Bretagna e Germania.
  25. ^ Nella 24 Ore di Le Mans 1967.
  26. ^ (EN) The London Gazette (PDF), n. 53334, 12 giugno 1993, p. 38.
  • Pino Casamassima, Storia della Formula 1, Bologna, Calderini Edagricole, 1996, ISBN 88-8219-394-2.
  • Enrico Mapelli, I dati della Formula 1, Giorgio Nada Editore, 1999, ISBN 88-7911-217-1.
  • Gianni Cancellieri, Cesare De Agostini, 33 anni di gran premi iridati, Autosprint-Conti Editore, 1982.
  • (EN) Eoin Young, Forza Amon!: A Biography of Chris Amon, Haynes Pubns, 2003, ISBN 978-1844250165.
  • Emiliano Tozzi, Chris Amon. La sfortuna non esiste, Minerva, 2022, ISBN 978-8833244402.

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