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Emadeddin Baghi

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Emadeddin Baghi

Emadeddin Baghi (Shahreza, 25 aprile 1962) è un giornalista e attivista iraniano, imprigionato dalle autorità iraniane[1][2][3].

Mentre studiava teologia, ha ricevuto un master in sociologia e si è battuto contro la pena capitale. È stato insignito di numerosi riconoscimenti per la sua scrittura e le sue attività, tra cui l'International Journalist Award nel 2008 (parte del The Press Awards) e il Premio per i Diritti Umani della Repubblica Francese (2005).[4] Nel 2004 gli è stato conferito il Premio del coraggio civile dall'American Parkinson Fund (2004), anche se gli fu proibito di lasciare l'Iran per ricevere il premio.[4]

Il 31 luglio 2007, Emadeddin Baghi viene condannato a tre anni di carcere dalla sezione 6 della Corte Rivoluzionaria per le accuse di "attività contro la sicurezza nazionale" e "pubblicità a favore degli oppositori del regime".[5] Aveva criticato le condanne a morte inflitte dopo processi considerati non equi a diversi arabi-iraniani per il loro presunto coinvolgimento nella realizzazione di attentati ad Ahvaz, nel Khūzestān, tra giugno e ottobre 2005.[5] Il 29 aprile 2008 la sezione 44 della Corte d'Appello lo ha assolto da queste accuse. Poco dopo, tuttavia, l'accusa ha presentato appello contro l'assoluzione e il caso è stato rinviato per la revisione.[5] Emadeddin Baghi affronta nuove accuse relative alle sue critiche rivolte alle autorità carcerarie per le violenze contro il difensore dei diritti umani Sayed Ali Akbar Mousavi-Kho'ini nel 2006.[5]

Il 17 agosto 2010 è stato condannato dalla sezione 26 della Corte Rivoluzionaria a sei anni di reclusione con l'accusa di "propaganda contro il sistema" e "collusione contro la sicurezza del regime" in relazione a un'intervista con il defunto Grande Ayatollah Hossein-Ali Montazeri.[6]

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