Forever (Francesco Bianconi)
Forever album in studio | |
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Artista | Francesco Bianconi |
Pubblicazione | 16 ottobre 2020 |
Durata | 41:51 |
Dischi | 1 |
Tracce | 10 |
Genere | Pop barocco Musica d'autore |
Etichetta | Ponderosa/BMG |
Produttore | Amedeo Pace |
Francesco Bianconi - cronologia | |
Album precedente
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Singoli | |
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Forever è il primo album in studio da solista del cantautore italiano Francesco Bianconi, pubblicato nel 2020.
Il disco
[modifica | modifica wikitesto]Il disco di Bianconi, noto come frontman dei Baustelle, è stato prodotto da Amedeo Pace, componente dei Blonde Redhead, e registrato in Inghilterra e precisamente a Bath, presso i Real World Studios.[1]
Al disco, oltre a Pace, hanno collaborato il cantautore canadese-statunitense Rufus Wainwright (in Andante); la cantante giapponese Kazu Makino (in Go!), anche lei membro dei Blonde Redhead; la cantante statunitense Eleanor Friedberger (in The Strength), membro dei The Fiery Furnaces; e la cantante e attrice marocchina Hindi Zahra (in Fàika Llìl Wnhàr), con cui Bianconi duetta in lingua araba.
Per quanto riguarda gli altri musicisti, Bianconi si è avvalso anche della collaborazione del Balanescu Quartet, quartetto di archi attivo dal 1987, della violinista Yoko Morimyo, di Mirco Mariani (cantante e polistrumentista della band Extraliscio) e anche dei pianisti Michele Fedrigotti e Thomas Bartlett, anche noto come Doveman.
Il titolo è così descritto dall'autore:
«La tensione al "Forever", alla resistenza al tempo in quest’era di soglie dell’attenzione molto basse in cui a volte sembra che arrivi musica fatta proprio programmaticamente per soglie di attenzione basse: musica fatta per un mondo effimero, musica nata con l’idea dei “pezzi bomba”, dei “senti come spacca questo” e intanto ho “spaccato”, “spaccato”, “spaccato”, ti comunico “fuori ora il mio pezzo che spacca” e poi alla fine cosa rimane? Sembra che in tutto questo si sia un po’ dimenticato, e questo sinceramente mi provoca dispiacere, che la musica è anche un piacere, deve rimanere un godimento che provoca anche un’astrazione dal resto, un piacere che genera magari anche una piacevole fatica. A furia di togliere si toglie anche il piacere interpretativo dell’ascoltatore e quindi ci si incanala tutti in un monoprodotto; il risultato è quello di essere circondati da musica tutta uguale, ma non uguale solo nel risultato, proprio musica che lavora tutta su codici che sono variazioni sul tema, musica che sai già dove va.[2]»
Le canzoni presentano le tematiche care a Bianconi come l'esistenza, l'amore di ogni tipo come unica forma di salvezza, la morte, lo sguardo critico sul mondo. Musicalmente è più scarno dei lavori coi Baustelle, pur presentando influenze barocche.[2]
Il bene parla di poter trovare la felicità anche nel pessimismo, citando Schopenhauer, filosofo a cui spesso è ispirato.[2][3]
Certi uomini presenta riferimenti alla critica sociale, al misticismo, alla gioventù e ai suoi problemi e un ritornello che rimanda a L'origine del mondo di Gustave Courbet ("Io so che son venuto dalla fica e so che lì voglio tornare...") e a Battiato (L'animale), oltre che un passaggio dove attacca le major discografiche tra cui anche l'ex casa discografica dei Baustelle, la Warner Music ("I cantanti ucciderebbero per apparire / In un programma in televisione / Dove i discografici morti della Warner, della Universal e della Sony / Poi gli pubblicano la canzone"), suscitando una risentita replica di Marco Alboni, Presidente e amministratore delegato della Warner Italia.[4] Bianconi ha dichiarato al proposito che l'attacco è rivolto a molti discografici moderni che seguono la moda per il facile introito, ma non a tutti:
«Con i Baustelle siamo stati tra gli ultimi in Italia a godere di una discografia che aveva il portafogli da un lato e gli uomini dall’altro, una discografia che contemplava la presenza del pop più commerciale e anche di successo (una Laura Pausini, per dire) e di gruppi come noi che facciamo una cosa diversa e per un pubblico senz’altro più ridotto: c’era anche un’idea di investimento a lungo termine. I discografici morti di cui parlo sono solo una parte di un sistema in cui ugualmente hanno peso i cantanti che, come dico nel pezzo, “ucciderebbero per apparire in un programma in televisione”, e tra questi mi ci metto anch’io. Lo dicevo anche in Amen “io che vendo dischi in questo modo orrendo”, io stesso mi faccio pena e vergogna nel far parte di questo tipo di sistema. I discografici muoiono quando e se l’unico sistema che conoscono è quello di fare le prime donne dentro i reality show, esattamente come accade per i cantanti. Detto questo, non sono mai stato uno che ha dato colpe ai discografici tipo “se non vendiamo è colpa loro”: no, se una cosa non si vende è quasi sempre colpa dell’artista. Poi pensavo che avrei dovuto scrivere un’altra strofa in cui dicevo una cosa tipo “i ragazzini ucciderebbero per fondare una casa discografica e spaccare”, in riferimento a questo nuovo pensiero, ad esempio molto diffuso tra giovani rapper e trapper che ancora mentre stanno scrivendo lasciano la penna lì e pensano: “faremo 50k, 100k” o magari lo scrivono proprio perché il genere in cui gravitano glielo consente storicamente.[2]»
L'abisso è invece un brano introspettivo, drammatico e "psicoanalitico" ("perché ho iniziato un percorso di analisi prima di iniziare a scrivere le canzoni del disco perché sentivo che avevo bisogno di questa cosa e secondo me i testi rispondono ed esprimono questo viaggio che ho iniziato a fare"), dove il nichilismo, le paure e il pessimismo ("Da quel giorno abito un fondale di paura / Guardo il mondo senza gli occhi che vorrei") vengono sconfitti immergendosi nell'amore e nelle profondità di sé, rifiutando le convenzioni ("Però da troppo tempo evito l'abisso / Per paura di tradirlo quando il gallo canterà / Per questo non voglio più scrivere / Mi sta sul cazzo fingere / Discendo nell'abisso, finalmente dentro me. (...) Io sono qui per arruolarmi / Amare e piangere con te / Per vedere quale guerra scoppierà / Perché la notte ora è bellissima..."[2]
In seguito è stato pubblicato anche il videoclip de Il mondo nuovo.[2]
La scelta di cantare in diverse lingue, oltre che a una simpatia per il folk e la world music nello stile di Creuza de ma di De André, è un messaggio dell'autore contro la chiusura del mondo contemporaneo:
«...mentre facevo questa cosa ho pensato che in mezzo a queste idee folli di nazionalismi, sovranismi, un mondo di nazisti dell'Illinois, un periodo di chiusura, paura, incertezza, manipolazione della gente arrabbiata, questa apertura fosse anche una mia piccola personale risposta politica.[2]»
Accoglienza
[modifica | modifica wikitesto]Recensione | Giudizio |
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Rockol[5] | |
Ondarock[6] |
Nonostante la poca promozione mediatica, anche per volontà dello stesso cantautore, Forever di Bianconi ha ricevuto recensioni positive, quasi al livello di alcuni dischi del periodo Baustelle quali L'amore e la violenza (2017) e Fantasma (2013). Per Paolo Panzeri di Rockol
«Francesco Bianconi, non lo si scopre ora, ci sa fare nella scrittura delle canzoni, con questi dieci brani trascina in un altro tempo, o meglio, trascina fuori dal tempo. Complice un arrangiamento minimale, in primo piano sono posti la voce – e, a volte, le voci. spesso usate come fossero strumenti -, gli archi del Balanescu Quartet e il piano di Michele Fedrigotti e Thomas Bartlett. E' gioco affascinante seguire i termini scelti con cura perché i brani non perdessero in sonorità e significato. Senza disdegnare l'uso della lingua inglese, con questo idioma infatti Bianconi canta in "Go" (con Kazu Makino) e "The Strength" (con Eleanor Friedberger), mentre in "Faika Llil Wnhar" (con Hindi Zahra) si spinge a duettare addirittura in arabo. Quando si diceva di disco internazionale. In "Andante" è Rufus Wainwright a cimentarsi con l'italiano. A volte la musica si fa quasi classica ("L'abisso"). "Certi uomini" è un'invettiva, con echi di Battiato, contro i cantanti che 'ucciderebbero per apparire in un programma in televisione'. Spiegando la canzone ha dichiarato che "è un attacco, in generale, ai cantanti, e nei cantanti mi ci metto pure io. Un attacco all’egoismo, all’egocentrismo, all’essere legati a un mondo di apparenza”. In chiusura la title track, strumentale.»
Claudio Lancia di OndaRock ha descritto il disco come:
«Un progetto molto coraggioso, ma da perfetto "loser", che di sicuro non renderà il suo autore più ricco e famoso. Quindi un disco superfluo? Evitabile? Non necessario? No. Fermi tutti. Tanto per iniziare, il rischio di risultare vocalmente monocorde è spazzato via dalla presenza di importanti ospiti, che Francesco conosce bene, stima, e oggi può permettersi di invitare. [...] "Il bene", che richiama in maniera decisa "Nessuno", con pianoforte e violino a generare apoteosi emozionali, e "L'abisso", il vero colpo da maestro, con quell'enfasi orchestrale che arriva sino a strappare le lacrime. Ma la missione può dirsi compiuta anche nei sogni californiani raccontati in "Zuma Beach" e nella mezza crociata contro il sistema discografico lanciata durante lo svolgimento di "Certi uomini". Bianconi come al solito fa convivere riferimenti aulici e volgari: Schopenhauer e i Pixies, Babadook e il Leviatano, Casanova e Giovanna d'Arco, psicofarmaci e dottrine, il sangue e la fica, esprimendosi (caratteristica tutt'altro che comune in Italia) in un linguaggio multiforme, poliglotta, miscelando italiano, inglese e arabo. Le liriche vengono adagiate su orchestrazioni modern classical, composte con una sensibilità davvero rara, che si increspano per conferire la massima forza possibile ai finali e a quei ritornelli gloriosi, da sempre inconfondibile marchio di fabbrica dell'intero repertorio baustelliano. Gli stessi che in tanti hanno cercato di replicare senza mai neppure riuscire ad avvicinarcisi. (...) Fra i pochi della sua generazione destinati a restare, a lasciare una traccia indelebile, mostra - di nuovo - di sapersi muovere con disinvoltura su registri compositivi completamente diversi, alternando lavori "oscenamente pop"[7] ad altri imperniati su orchestrazioni complesse e forbite. Dote rara, che lo fa ascrivere fra i migliori cantautori italiani di sempre, accanto a De André, Fossati, Tenco, Battiato e pochissimi altri.»
Tracce
[modifica | modifica wikitesto]- Forever
- Il bene – 4:18
- L'abisso – 4:04
- Andante (feat. Rufus Wainwright) – 4:09
- Go! (feat. Kazu Makino) – 3:29
- Fàika Llìl Wnhàr (feat. Hindi Zahra) – 6:09
- Zuma Beach – 5:41
- The Strength (feat. Eleanor Friedberger) – 3:13
- Certi uomini – 5:00
- Assassinio dilettante – 3:21
- Forever – 2:27
- Forever in Technicolor
- Il mondo nuovo – 3:07
- Romanzo di formazione – 6:09
- L'assioma – 3:49
- Amateur Tueur (Assassino dilettante French Version) – 3:21
- Forever (Strings Version) – 1:56
- Forever (Alternative Version) – 2:42
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Francesco Bianconi: "Forever nasce dalla voglia di tornare all'essenziale", su adnkronos.com, 15 ottobre 2020.
- ^ a b c d e f g Francesco Bianconi: «In un’epoca di gente che vuole ‘spaccare’, io faccio folk universale»
- ^ Piccoli fragilissimi Film – Intervista a Francesco Bianconi (Baustelle), su indieoteque.com. URL consultato il 12 ottobre 2022 (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2022).
- ^ Francesco Bianconi canta “discografici morti”, la Warner gli risponde: “Sei vecchio”. Chi ha ragione? - INFOMUSICA
- ^ Paolo Panzeri, "Forever", il debutto solista di Francesco Bianconi, su Rockol, 21 ottobre 2020. URL consultato l'11 ottobre 2022.
- ^ Claudio Lancia, Francesco Bianconi - Forever, su OndaRock, 20 ottobre 2020. URL consultato l'11 ottobre 2022.
- ^ Definizione data da Bianconi stesso a L'amore e la violenza