Giardino di Daniel Spoerri
Giardino di Daniel Spoerri | |
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Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Seggiano |
Indirizzo | Strada Provinciale Pescina |
Coordinate | 42°55′21.61″N 11°34′09.2″E |
Caratteristiche | |
Tipo | Parco Artistico |
Istituzione | 1997 |
Apertura | 1 Marzo |
Chiusura | 31 Ottobre |
Direttore | Susanne Neumann |
Sito web | |
Il Giardino di Daniel Spoerri è un parco artistico situato nel comune di Seggiano, in provincia di Grosseto.
Il parco-giardino si estende su di una proprietà di circa 16 ettari tra il borgo di Seggiano e la frazione di Pescina, sul monte Amiata, in una località indicata geograficamente con il nome di Paradiso.[1][2] Al suo interno sono esposte 115 opere di quasi 60 artisti diversi provenienti da tutto il mondo, invitati negli anni dallo stesso Spoerri.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il parco è stato ideato dall'artista Daniel Spoerri il quale, dopo aver vissuto a Parigi, Düsseldorf, Simi, e molti altri luoghi, arrivò negli anni novanta in Toscana, prima a Arcidosso e poi a Seggiano, nel 1992,[3] dando vita in quest'ultimo luogo, presso la sua abitazione-laboratorio, all'idea di un parco-museo di sculture ed installazioni, aperto nel 1997.
Nei successivi anni Spoerri decide di aprire il progetto ad altri artisti, suoi amici o collaboratori di lungo tempo, come Eva Aeppli, Jean Tinguely, Arman: con la pluralità di espressioni si mantiene quindi allo stesso tempo il carattere personale del luogo, che verrà definito come ''diario di poesie'' di Daniel, a cui persone a lui vicine sono invitate a contribuire.[1][2][4] La lunga lista di opere continua tutt'ora ad essere ampliata con vari contributi esterni o dello stesso autore.
La fondazione "Il Giardino di Daniel Spoerri - Hic Terminus Haeret", istituita nel 1997 [2] congiuntamente all'inaugurazione del parco, e riconosciuta dal Ministero della Cultura, ne amministra ora tutti gli aspetti, dalla manutenzione alla promozione, fino alla gestione degli appartamenti interni ala parco in cui è possibile soggiornare. Negli anni la fondazione si anche dotata di una vasta biblioteca di storia dell'arte, specializzata in temi e autori presenti nel parco o di ispirazione per la realizzazione dello stesso.[4][5]
Opere esposte
[modifica | modifica wikitesto]Il percorso, all'interno dei 16 ettari di parco, si dipana fra ampi spazi erbosi e boschetti con un andamento apparentemente casuale;[2] le opere d'arte contemporanea si dispongono in ordine sparso integrandosi e mimetizzandosi nel paesaggio.[2] Oltre al percorso scultoreo esiste anche un percorso botanico in cui molte piante sono contraddistinte da un cartellino che ne sottolinea la specie e le curiosità. Inoltre, per ogni artista presente nel parco è presente un esemplare di olivo tipico del territorio e noto con il nome di "olivastra seggianese".
Opere di Daniel Spoerri
[modifica | modifica wikitesto]Questo l'elenco delle opere artistiche presenti nel parco che sono state realizzate da Daniel Spoerri:[6]
- Bibendum, 1998, bronzo.
- Colonna del ri-nascimento, 1987-1991, bronzo.
- Tavolo di marmo, 1992, gambe di scarti di fonderia.
- Unicorni/Ombelico del mondo, 1991, nove pezzi in bronzo.[2]
- Idolo, 1990, bronzo.
- Ingresso vietato senza pantofole, 1986, bronzo.
- Colazione eterna, 1994, bronzo.
- Pranzo eterno, 1994, bronzo.
- Il gocciolatoio di tritacarne, 1962-1991, bronzo.
- La tazza, 1991, bronzo e capitelli in marmo rosso di Venezia.
- I giocolieri, 1985, sette figure in bronzo.
- I giurati, 1985, dodici figure in bronzo e scala in tufo.
- I manichini, 1992, sette figure in bronzo.
- Guerrieri della notte, 1982, tredici pezzi in bronzo.[2]
- Tintin - l'elefante, 1993, bronzo.
- Albero dei crani, 1993, bronzo.
- Mazzo di fiori, 1994, ferro, specchio, marmot.
- La bella e la bestia, 1985-1996, bronzo.
- Il diavolo e la donna impudica, 1985-1997, bronzo, pietra e filo spinato.
- Santo Grappa, 1970, bronzo.
- Il licantropino, 1997, bronzo.
- Capella dei crani, 1997, collezione di crani di monaci tibetani, crani di scimmia e teste di mummie egiziane e copte.
- La tomba del poeta, 1997, bronzo, edera, pietra.
- La voliera degli uccelli addormentati, 1997, collezione di nature morte tra il XIX e il XX secolo, bronzo, ferro, mattoni.
- La serra dei fiori elettrici, 1997, struttura in alluminio.
- Il galletto e la mantide irreligiosa, 1992, bronzo.
- Divano d'erba, 1985-1993, erba, ferro, terra.[2]
- Sentiero murato labirintiforme, 1996-1998.[2]
- Il guardone, 1996-1998, oculare, ferro, bronzo.
- Chambre No. 13 de l'Hotel Carcasonne, Rue Mouffetard 24, Paris, 1959-1965, 1998, bronzo.[2]
- Forno Trullo-teste-fumanti, 1995-2000, pietra, bronzo.
- La fossa comune dei cloni, 2000, bronzo, mattoni.
- La piramide della donna sul bastone nodoso, 1999-2001, ferro, bronzo.
- Otto incubi magri, 2002, bronzo.
- La Bersagliera, 2002-2003, bronzo.
- Mucchio di ferri da cavallo e catene, 2004-2005, pietra, ferro, colore.
- L'Orto delle urne, 2005, bastoni da passeggio, urne e piante di pomodori.
- Bianco? Nero?, 2005, bronzo, ferro.
- Corridoio di Damocle, 2002-2008, ferro, falce.
- Duodecim ultimae cenae de claris mulieribus, 2008, marmo di Carrara.
- Il pontecino del gorilla, 2008, bronzo, mattoni.
- "Tarot", 2008, bronzo.
- Il Fantasma, 2011, marmo delle cave Michelangelo di Carrara.
- Le rane acrobatice, 2008, bronzo.
- Il funerale del tableau-piège, 1982-2012, bronzo.
- Buddha nell'albero, 2009, bronzo.
Opere di altri artisti
[modifica | modifica wikitesto]Questo l'elenco delle opere scultoree presenti nel parco:[6]
- Eva Aeppli (Zofingen, 1925 – Honfleur, 2015)[6]
- Alcune debolezze umane, 1994, bronzo su basamento di marmo verde.
- L'altro lato, 1974-1980, bronzo.
- Erinni (Furie), 1977-1978, 1999, bronzo su colonne di marmo nero.
- I Pianeti, bronzo su colonne di marmo rosa.
- Lo Zodiaco, 1979-1980, 1999, bronzo su colonne di marmo giallo.
- Nove aspetti astrologici, 1977-1984, 2000, bronzo su colonne di basalto.
- Othello e Desdemona, 1990-1991, tessuto, ferro e motore.
- Arman (Nizza, 1928 – New York, 2005)[6]
- Monumento sedentario, 1999-2000, ferro, aratri, morgani, rastrelli.
- Till Augustin (Bernried am Starnberger See, 1951)[6]
- Il nodo gordiano, 1998-2001, filo di acciaio zincato a fuoco.
- Ay-o (Ibaraki, 1931)[6]
- Banzai, Banzai, Banzai, 1983-2001, bronzo.
- Roberto Barni (Pistoia, 1939)[6]
- Continuo, 1995-2000, bronzo.
- Giampaolo di Cocco (Firenze, 1947)[6]
- Trivial/Catalina III, 1992-2008, ferro zincato, marmo inciso, vetro.
- Ars Moriendi, 2006, legno, piombo, resina.
- Erik Dietman (Jönköping, 1937 – Parigi, 2002)[6]
- Les nains diaboliques protégent les oliviers et Dadanier, 1998, ghisa.
- Ugo Dossi (Monaco, 1943)[6]
- Il Bacio, 2010, ferro.
- Katharina Duwen (Monaco, 1962)[6]
- Rifiuti dell'età del bronzo, 1997, bronzo, pietra.
- Olivier Estoppey (Lucerna, 1951)[6]
- Dies Irae (Jour de colere), 2001-2002, cemento armato.
- Karl Gerstner (Basilea, 1930)[6]
- Il bosco di Platone, 1998, idropittura su tronchi d'albero.
- Luciano Ghersi (Genova, 1952)[6]
- Il ritrovo dei fachiri, 1998, ferro, ottone, filo spinato.
- Alfonso Hüppi (Friburgo, 1935)[6]
- La torre degli amanti, 1997, mattoni, bronzo, ferro, marmot.
- La doccionella pisciona, 1977-2000, bronzo.
- Dani Karavan (Tel Aviv, 1930)[6]
- Adamo ed Eva, 2002, olivo dorato.
- Jürgen Knubben (Rottweil, 1955)[6]
- Due lenti d'accaio, una torre pendente e cinque geodi, 1997-2002, acciaio, pietre preistoriche.
- Zoltan Ludwig Kruse (1954)[6]
- I tre troni, 2001, bronzo, ferro, pietra, rame.
- Juliane Kühn (Marburg, 1967)[6]
- Nanetto da giardino schiacciato, 2000, vetroresina.
- Nam June Paik (Seul, 1932 – Miami, 2006)[6]
- "Fai qualcosa grande come la Torre Eiffel", marmo.
- Bernhard Luginbühl (Berna, 1929 – Langnau im Emmental, 2011)[6]
- Monumento al contadino, 1998, ferro.
- Ursi Luginbühl (Basilea, 1936)[6]
- Il guardiano della soglia, 1997-2000, bronzo.
- Luigi Mainolfi (Rotondi Valle Caudina, 1948)[6]
- Terra fertile, 1999-2000, ferro, terracotta.
- Luciano Massari (Carrara, 1956)[6]
- Isola nell'isola, 2007, marmo di Carrara.
- Aldo Mondino (Torino, 1938 – 2005)[6]
- Grande Arabesque, 1995, bronzo.
- Birgit Neumann (Offenbach, 1957)[6]
- Coda cavallina (Equiseto), 1977, ceramica.
- Josef Maria Odermatt (Stans, 1934 – Oberdorf, 2011)[6]
- Senza titolo, ferro.
- Meret Oppenheim (Berlino, 1913 – Basilea, 1985)[6]
- Fontana di Hermes, 1966, bronzo, mattoni in basaltino, pietra.
- Graziano Pompili (Fiume, 1943)[6]
- Poeticamente abita l'uomo, 2006, croste di marmo, erba.
- Josef Pleier (1959)[6]
- Pietra solare, 2003, basalto.
- Bernhard Pras (Roumazières, 1952)[6]
- Inventario/Donna e bambino, 2008, plastica, ceramica.
- Giovanni Rizzoli (Venezia, 1963)[6]
- Pleasurepain (Extasi), 2002, bronzo.
- Rosa Roedelius (Forst, 1975)[6]
- Il sogno della torta, 2010, ferro.
- Dieter Roth (Hannover, 1930 – Basilea, 1998)[6]
- Fax scampanellante, 1970, 1998, computer, tronchi di ciliegio, edera.
- Susanne Runge (Monaco, 1959)[6]
- Scala mobile – banco immobile, 2000, alluminio.
- Kimitake Sato (Hiogo, 1969)[6]
- Maschera Zura in stile origami, 2000, ferro.
- Uwe Schloen (Kuhstedt, 1958)[6]
- Villaggio di bunker, 1994-2000, legno, piombo.
- Pavel Schmidt (Bratislava, 1956)[6]
- Non aprire prima che il treno sia fermo, 1996-1997, ferro, pietra.
- Acqua majm wasser l'eau water voda nero agua, pompa in ghisa.
- Nora Schöpfer (Innsbruck, 1962)[6]
- Spazio-tempo (Volume virtuale), 2006, filo plastificato.
- Martin Schwarz (Winterthur, 1946)[6]
- Piccola Svizzera, 2006, bronzo.
- Esther Seidel (Ludwigsburg, 1964)[6]
- Il visitatore, 1998-2000, bronzo.
- Il veggente, 1996-1997, bronzo, travertino, design dello spazio per l'installazione di Patrick Steiner.
- Carolein Smit (Amersfoort, 1960)[6]
- Grotta di Maddalena, 2006-2008, ceramica bianca.
- Jesús-Rafael Soto (Ciudad Bolivar, 1923 – Parigi, 2005)[6]
- Penetrabile sonoro, 1997, telaio in ferro con tubi in alluminio.
- Mauro Staccioli (Volterra, 1937 – Milano, 2018)[6]
- Arco rampante, 2008-2009, acciaio corten.
- Paul Talman (Zurigo, 1932 – Ueberstorf, 1987)[6]
- Cattedrale no. 6, 1987, marmo bianco di Carrara su basamento di marmo nero.
- André Thomkins (Lucerna, 1930 – Berlino, 1985)[6]
- 21 Palindromi, 1968, lettere in ceramica su targhe stradali.
- Jean Tinguely (Friburgo, 1925 – Berna, 1991)[6]
- Grande lampadario per D.S., ferro, motore, lampade, ossa.
- Othello e Desdemona, 1991, ferro, motore, tessuto.
- Roland Topor (Parigi, 1938 – 1997)[6]
- La lettrice sarta, 1997, bronzo, marmo.
- Bozzetto originale di Mamma Muntagna, 1976, realizzata nel 2005 da Esther Seidel e Simone d'Angiolo, pietra di sabbia.
- Not Vital (Sent, 1948)[6]
- Daniel Nijinski Superstar, 1997, resina sintetica.
- Paul Wiedmer (Burgdorf, 1947)[6]
- Drago, 1998, ferro, edera, vite.
- Erwin Wurm (Bruck an der Mur, 1954)[6]
- Doppelhose, 2011, bronzo laccato.[7]
Filmografia
[modifica | modifica wikitesto]- Magdalena Kauz (regia), Der Garten des Daniel Spoerri, Vienna, ORF, 1999 (VHS, 55 minuti).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b Il Giardino di Daniel Spoerri, sito ufficiale.
- ^ a b c d e f g h i j Mariachiara Pozzana, I giardini di Firenze e della Toscana. Guida completa, Firenze, Giunti Editore, 2011, pp. 148.
- ^ Matteo Chini, Pop art. Miti e linguaggio della comunicazione di massa, Firenze, Giunti Editore, 2003, p. 91.
- ^ a b La fondazione, Il Giardino di Daniel Spoerri, sito ufficiale.
- ^ Marco Bazzini, Stefano Pezzato, Daniel Spoerri: non per caso, Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2007.
- ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae af ag ah ai aj ak al am an ao ap aq ar as at au av aw ax ay Gli artisti, Il Giardino di Daniel Spoerri, sito ufficiale.
- ^ Fiora Bonelli, La Doppelhose di Wurm arriva da Spoerri. Domani l'inaugurazione della nuova scultura installata nello splendido giardino a due passi da Seggiano, Il Tirreno, 31 marzo 2013. URL consultato il 24 aprile 2015.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Barbara Räderscheidt, Carlo Innocenti, Il giardino di Daniel Spoerri, Firenze, Maschietto & Musolino, 2000.
- Anna Mazzanti, Il giardino di Daniel Spoerri, Prato, Gli Ori, 2003.
- Matteo Chini, Pop art. Miti e linguaggio della comunicazione di massa, Firenze, Giunti Editore, 2003, p. 91.
- Sandro Parmiggiani, Palazzo Magnani, Daniel Spoerri: la messa in scena degli oggetti, Milano, Skira, 2004, pp. 105 a seguire.
- Marco Bazzini, Stefano Pezzato, Daniel Spoerri: non per caso, Prato, Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci, 2007.
- Silvia Abbruzzese, L'Odissea del Giardino. Otto speculazioni di Silvia Abbruzzese, con fotografie di Barbara Räderscheidt e Susanne Neumann, Vercelli, Mercurio, 2009.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giardino di Daniel Spoerri
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Sito ufficiale, su danielspoerri.org.
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