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Gioacchino da Fiore

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«… e lucemi dallato,
il calavrese abate Giovacchino
di spirito profetico dotato»

Antica xilografia raffigurante Gioacchino da Fiore nel suo studiolo

Gioacchino da Fiore (Celico, 1130 circa – Pietrafitta, 30 marzo 1202) è stato un abate, teologo e filosofo italiano.

È stato venerato da parte dei florensi, dei cistercensi, dai francescani spirituali e i gesuiti bollandisti lo hanno inserito nell'elenco dei beati. Nel 2001 sono stati avviati studi (fase preliminare) per una eventuale causa di beatificazione, di conferma di culto o del titolo di beato (ab immemorabili) da parte della Chiesa cattolica, proprio dall'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano, che ha nominato don Enzo Gabrieli postulatore della causa di canonizzazione[1] e delle apposite commissioni (storica, teologica e medica per lo studio dei resti mortali). La sua fama sanctitatis lo accompagna sin dalla sua morte e anche in vita. Il 27 Giugno 2024[2], Papa Francesco, nel messaggio per la Giornata mondiale del creato, ha citato Gioacchino da Fiore affermando che "seppe indicare l’ideale di un nuovo spirito" e segna così una svolta nella storia, poiché mai era successo prima in oltre otto secoli dalla morte del monaco florense.

Origini e formazione

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Le condizioni economiche della famiglia di Gioacchino erano agiate; il padre Mauro, infatti, era tabulario o notaio. In passato si era ritenuto che la famiglia avesse origini ebraiche, forse per spiegare l'atteggiamento benevolo di Gioacchino nei confronti dell'Ebraismo.

Gioacchino nacque a Celico, un paesino silano rientrante nel Ducato di Puglia e Calabria (attualmente in provincia di Cosenza), intorno al 1130; la sua casa natale[3] viene collocata storicamente dove sorge attualmente la chiesa dell'Assunta, edificata sicuramente prima del 1421 sul perimetro della casa natale dell'abate Gioacchino. Ricevette le prime nozioni di educazione scolastica nella vicina Cosenza. Ben presto fu mandato dal padre a lavorare, sempre a Cosenza, presso l'ufficio del Giustiziere della Calabria. A causa di contrasti insorti sul posto di lavoro, andò a lavorare presso i Tribunali di Cosenza. In seguito il padre riuscì a fargli ottenere un posto presso la corte normanna a Palermo, dove lavorò prima a diretto contatto con il capo della zecca, poi presso il Cancelliere di Palermo, arcivescovo Stefano di Perche. Ma entrato in contrasto pure con questi, fu accomodato con i notai del re: prima con Pellegrino, partecipando a una ambasceria ad Amona della Morea, e in seguito con il notaio Santoro con cui fece un viaggio in Puglia. Entrato in crisi si allontanò definitivamente dalla corte reale di Palermo per compiere un viaggio in Terrasanta.

Forse nel corso di questo viaggio maturò un profondo distacco dal mondo per dedicarsi allo studio delle Sacre Scritture. Al ritorno in patria Gioacchino si ritirò dapprima in una grotta nei pressi di un monastero posto sulle falde del monte Etna, poi tornò con un suo compagno a Guarassano, nei pressi di Cosenza. Qui fu riconosciuto e costretto ad incontrare il padre, che lo aveva dato per disperso. Al padre confessò di aver smesso di lavorare per il re normanno per servire il Re dei Re (cioè "il Signore Dio nostro")

Visse per circa un anno presso l'abbazia di Santa Maria della Sambucina, da cui si allontanò per andare a predicare dall'altra parte della valle, vivendo nei pressi del guado Gaudianelli del torrente Surdo, vicino a Rende.

I ruderi dell’abbazia di Corazzo

Poiché a quei tempi la predicazione di un laico non era ben accetta, Gioacchino compì un viaggio fino a Catanzaro, dove il vescovo locale lo ordinò sacerdote. Durante il tragitto da Rende a Catanzaro si fermò nel monastero di Santa Maria di Corazzo, dove incontrò il monaco Greco che lo pose davanti alla parabola dei talenti, rimproverandolo di non mettere a frutto le sue doti. Tornò a predicare nuovamente a Rende, con l'abito di sacerdote. Poco tempo dopo vestì l'abito monastico, entrando nel monastero di Santa Maria di Corazzo. Questa abbazia benedettina, guidata dal beato Colombano, aspirava a seguire la regola cistercense.

Elezione ad abate

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Secondo le fonti più accreditate, nel 1177 Giovanni Bonasso venne eletto abate di Santa Maria di Corazzo, ma rinunciò, scappando dapprima nel monastero della Sambucina, poi nel monastero del legno della croce di Acri. Gioacchino non ambiva a diventare abate, ma a studiare le Sacre Scritture. Amministratori laici, riunitisi con lui a Sambucina, lo convinsero ad accettare la carica di abate di quel monastero, all'epoca poverissimo. A Corazzo l'abate Gioacchino cominciò a scrivere la prima delle sue opere, La Genealogia, impiegando come suoi scribi frate Giovanni e frate Nicola.

Teologo e scrittore

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In qualità di abate compì un viaggio all'abbazia di Casamari tra il 1182 e il 1184. Durante questo periodo incontrò il papa Lucio III, che gli concesse la licentia scribendi. Con l'aiuto degli scribi Giovanni, Nicola e Luca, iniziò già a Casamari la stesura delle sue opere principali: la Concordia tra il vecchio e il nuovo testamento e l'Esposizione dell'Apocalisse. In quello stesso periodo Gioacchino interpretò innanzi al papa una profezia ignota, trovata tra le carte del defunto cardinale Matteo d'Angers. Da qui scaturì l'incoraggiamento del pontefice Lucio III a scrivere le sue opere.

Nel 1186-1187 si recò a Verona, dove incontrò il papa Urbano III. Al ritorno si ritirò a Pietralata, una località sconosciuta, abbandonando definitivamente la guida dell'abbazia di Corazzo. I suoi monaci non tolleravano il suo girovagare e lo stare sempre distante dall'abbazia e pertanto fecero una petizione per risolvere la questione presso la Curia romana. A seguito di ciò, nel 1188 ottenne l'affiliazione dell'abbazia di Corazzo all'abbazia di Fossanova e il papa Clemente III lo prosciolse dai doveri abbaziali, autorizzandolo a continuare a scrivere.

Pietralata e protomonastero di Fiore Vetere

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Lo stesso argomento in dettaglio: Abbazia Florense.

A Pietralata da lui ribattezzata Petra Olei[4], luogo ancora non inconfutabilmente localizzato, secondo alcuni una contrada nei pressi di Marzi-Rogliano, secondo altri storici sarebbe l'odierno monte petrara nei pressi della cistercense abbazia di Sant'Angelo de Frigillo Mesoraca KR, per la presenza in loco di secolari ulivi, l'abate di Corazzo si ritirò per continuare le sue scritture. In questo ameno luogo cominciarono a pervenire molti seguaci, il primo fu Raniero da Ponza, che in seguito fu legato apostolico in Francia e Spagna sotto papa Innocenzo III. Pietralata divenne presto un luogo incapace di ospitare la moltitudine di gente che accorreva a sentire Gioacchino; pertanto nell'autunno del 1188 Gioacchino salì in Sila alla ricerca di un territorio che si potesse abitare. Dopo varie perlustrazioni, si fermò nel luogo oggi denominato Jure Vetere Sottano, attualmente nel comune di San Giovanni in Fiore[5]. A sei mesi di distanza dalla perlustrazione, abbandonò Pietralata e si trasferì con i suoi discepoli in Sila sul luogo prescelto. Pietralata è un luogo avvolto nel mistero e ancora oggi non identificato con sufficienti certezze.

I ruderi di Fiore Vetere

Dopo sei mesi dal trasferimento, il re Guglielmo il Buono morì e gli subentrò sul trono normanno Tancredi, già conte di Lecce. Furono proprio i funzionari di Tancredi a contestare a Gioacchino l'insediamento in Sila, per cui l'abate dovette recarsi a Palermo (primavera 1191) per discutere con il nuovo re. Dopo un complesso confronto tra i due, durante il quale Tancredi propose all'abate di trasferirsi presso l'abbazia della Matina «allora in stato di grave declino» (proposta rifiutata in maniera decisa da Gioacchino), gli fu concesso di restare in Sila[6], nel luogo prescelto, facendogli dono di un vasto tenimento posto nelle adiacenze, aggiungendo 300 pecore e 30 some di grano per il sostentamento della comunità religiosa. Da qui in avanti cominciò a costruire il protomonastero di Fiore Vetere.

Nel 1194, dopo la morte di Tancredi, subentrò nel regno Enrico VI, figlio di Federico Barbarossa, il quale concesse a Gioacchino un vasto tenimento in Sila e privilegi sovrani su tutta la Calabria.

La Congregazione florense

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Lo stesso argomento in dettaglio: Ordine florense e Florensi.
Miniatura di Giocchino da Fiore nel codice Chigiano, Biblioteca Apostolica Vaticana

In questo periodo, dopo il diploma concesso da Enrico VI, Gioacchino fondò i monasteri di Bonoligno e Tassitano e acquisì altri monasteri già italo-greci. Forte del patrimonio terriero ed ecclesiale acquisito, Gioacchino si recò a Roma ricevendo da papa Celestino III l'approvazione della Congregazione florense e dei suoi istituti il 25 agosto del 1196.

I florensi continuarono a colonizzare il territorio assegnato e, affinché Fiore venisse articolato secondo lo schema della Tav. XII, misero a coltura i territori di Bonolegno e di Faradomus, facendosi aiutare molto probabilmente da gruppi di laici che condividevano il progetto del novus ordo. Pertanto, con le acque del fiume Garga, attraverso il canale cosiddetto badiale, fecondarono dapprima Bonolegno e poi Faradomus. Da qui insorsero delle liti con i monaci greci del monastero dei tre fanciulli, ubicato in prossimità di Caccuri, che contestarono ai florensi l'occupazione di territori che secondo loro detenevano da tempi immemorabili. I poveri florensi furono bastonati, malmenati e gli edifici in costruzione distrutti. Tuttavia l'azione di costruzione dell'insediamento non si fermò, fintanto che l'abate rimase in vita.

Teca contenente i resti di Giocchino da Fiore, Abbazia Florense (San Giovanni in Fiore)

Gioacchino morì il 30 marzo 1202 presso Canale di Pietrafitta[7] e fu seppellito nel monastero florense della Chiesa di San Martino di Ioue (Tour) in Canale. I suoi resti furono traslati nell'Abbazia Florense verso il 1226, quando la grande chiesa era ancora in costruzione. L'abate Matteo Vitari, successore di Gioacchino, continuò l'opera ampliando le fondazioni florensi; nel periodo del suo abbaziato (1202-1234), l'ordine florense vantava oltre cento filiazioni, tra abbazie, monasteri e chiese, ognuna dotata di ampi tenimenti-tenute e possedimenti vari, sparsi in Calabria, Puglia, Campania, Lazio, Toscana e rendite che provenivano anche dalle lontane terre di Inghilterra, Galles e Irlanda.

I grandi benefattori dell'abate Gioacchino e dell'Ordine florense

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La Congregazione florense prima e l'Ordine florense poi (1184-1266) ebbero molti benefattori; fra i tanti vale la pena ricordare:

  • Signore di Oliveti: diede a Gioacchino (1184-1190) la possibilità di vivere nel ritiro di Pietralata.
  • Tancredi il Normanno: concesse a Gioacchino (1190) il Locum Floris, il Tenimentum Silae, 300 pecore e 112,5 quintali di grano annui.
  • Enrico VI di Svevia: concesse a Gioacchino (1194) il Tenimentum Floris e tanti privilegi imperiali.
  • Gilberto, vescovo di Cerenzia: concesse (1195) il tenimento Montemarco con la relativa abbazia e filiazioni dipendenti.
  • Celestino III: riconobbe nel 1196 la Congregazione florense e i suoi istituti religiosi.
  • Costanza d'Altavilla: ratificò a Gioacchino (1198) tutti i beni posseduti dal Monasterio Sancti Johanni de Flore.
  • Umfredo Colino e Simone de Mamistra, Giustiziere Regio della Calabria: concessero a Gioacchino (1200) la tenuta di Caput Album (capo Arvo).
  • Ugolino, cardinale prete di S. Lorenzo in Lucina, Legato Apostolico in Sicilia: concesse a Gioacchino (1200) la tenuta Albetum in Caput Gratium (Albeto di Capo Crati).
  • Federico II di Svevia: concesse a Gioacchino (1200) le tenute Caput Album e Caput Gratis.
  • Andrea, arcivescovo di Cosenza: concesse (1201) a Gioacchino la chiesa di San Martino di Jove in Canale (Pietrafitta).
  • Stefano, vescovo di Tropea, Gattegrima e Simone de Mamistra (Giustiziere Regio della Calabria), signori di Fiumefreddo: concessero a Giacchino (1201) la chiesa di Santa Domenica, con tutte le sue dipendenze, compreso i tenimenti Flumen Frigidum e Barbaro.
Gioacchino da Fiore con l'aureola, affresco della fine del secolo XVI, cattedrale di Santa Severina

I seguaci di Gioacchino, subito dopo la sua morte, raccolsero la biografia, le opere e le testimonianze dei miracoli ottenuti per sua intercessione per proporne la canonizzazione. Questo primo tentativo probabilmente non andò a buon fine a seguito delle dicerie nate dopo il Concilio Lateranense IV, che nel 1215 dichiarò eretiche alcune posizioni teologiche non condivise contro Pietro Lombardo, contenute in un libello accreditato ingiustamente a Gioacchino da Fiore e comunque andato perduto. Tuttavia la seconda Costituzione Conciliare sull'errore dell'abate Gioacchino dichiarò che: "Con ciò, però, non vogliamo gettare un'ombra sul monastero di Fiore, in cui lo stesso Gioacchino è stato maestro, poiché ivi l'insegnamento è regolare e la disciplina salutare. Tanto più che lo stesso Gioacchino ci ha inviato tutti i suoi scritti perché fossero approvati o corretti secondo il giudizio della Sede apostolica. Ciò egli fece con una lettera, da lui dettata e sottoscritta di proprio pugno, nella quale egli confessa senza tentennamenti di tenere quella fede che ritiene la chiesa di Roma, madre e maestra, per volontà di Dio, di tutti i fedeli" (Cost. 2).

Dante Alighieri (1265-1321), nella Divina Commedia, inserisce Gioacchino da Fiore nel paradiso (canto XII, versi 139-141), tra la schiera dei beati sapienti, corrispondenti agli odierni dottori della Chiesa, accanto ai santi Bonaventura da Bagnoregio, Rabano Mauro e Tommaso d'Aquino. Da ciò si desume il chiaro giudizio di Dante, emesso 110 anni circa dopo la morte dell'abate calabrese.

Un secondo tentativo d'avvio della canonizzazione fu compiuto nel 1346 dall'abate Pietro del monastero florense, che si recò ad Avignone per portare al Sommo Pontefice tutta la documentazione relativa alle grazie e ai miracoli ottenuti tramite l'abate Gioacchino, sia durante la sua vita sia dopo la sua morte, ma di esse non v'è più traccia.

Gregorio Vasquez de Arce y Ceballos, Gioacchino da Fiore mostra i ritratti di San Domenico di Guzmán e San Francesco d’Assisi, 1680; olio su tela, Museo de Arte Colonial, Bogotà (Colombia)

È risaputo che i cistercensi venerarono come beato l'abate Gioacchino nel loro calendario il 30 marzo, elaborandone perfino l'antifona. Si ritiene che ciò sia avvenuto dopo il 1570, quando i florensi furono fatti confluire nella Congregazione cistercense calabro-lucana. I gesuiti bollandisti nel loro calendario liturgico e nel loro messale avevano incluso l'abate Gioacchino come beato, fissando per lui nell'anno due festività celebrative.

Il 20 luglio 1684 il vescovo di Cosenza, Gennaro Sanfelice, denunciò i monaci cistercensi di San Giovanni in Fiore con un dossier all'Inquisizione poiché tenevano continuamente accesa una lampada sull'altare, vicino al sepolcro dell'abate Gioacchino. Tale denuncia causò una serie di problemi relativi al culto e alle reliquie e alla sua fama.

All'approssimarsi dell'ottavo centenario della morte dell'abate Gioacchino, il 25 giugno 2001 l'Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano iniziò nuovamente l'iter per la canonizzazione, di cui risulta conclusa la fase diocesana, passando a quelle successive.

Dialogi de prescientia Dei

Gioacchino, esortato da papa Lucio III, mise per iscritto la sua originale interpretazione delle Sacre Scritture.
Le sue opere principali sono:

  • Concordia Novi ac Veteris Testamenti
  • Expositio in Apocalypsim
  • Psalterium decem chordarum

A queste vanno aggiunte:

  • Adversus Iudaeos[8] - edizione Adversus Iudeos, Fonti per la storia d'Italia 95, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo Roma, 1957. URL consultato il 30 aprile 2015.
  • Apocalypsis Nova
  • De Articulis Fidei - edizione De articulis fidei, Fonti per la storia d'Italia 78, Roma, Tipografia del Senato, 1936. URL consultato il 30 aprile 2015.
  • De prophetia ignota
  • De Septem Sigillis
  • Dialogi de Praescientia Dei et de praedestinatione electorum - edizione Dialogi de prescientia Dei et predestinatione electorum, Fonti per la storia dell'Italia medievale. Antiquitates 4, Roma, Istituto storico italiano per il Medio Evo Roma, 1995. URL consultato il 30 aprile 2015.
  • Liber Figurarum (Libro delle figure) scoperto da Leone Tondelli nel 1937
Pagina del Liber Figurarum, XII Sec.
  • Enchiridion super Apocalypsim
  • Epistulae
  • Inteligentia super calathis ad abbatem Gaufridum
  • Testamentum
  • Universis Christi fidelibus
  • Exhortatorium Iudeorum
  • Genealogia
  • Poemata duo: De Gloria Paradisi (Visio Admirandae Historiae), Hymnus de patria coelesti
  • Prefatio in Apocalypsim
  • Professio fidei
  • Quaestio de Maria Magdalena
  • Sermones
  • Soliloquium
  • Tractatus super quattuor Evangelia - edizione Tractatus super quatuor evangelia, Fonti per la storia d'Italia 67, Torino, Bottega d'Erasmo, 1966. URL consultato il 30 aprile 2015.
  • Tractatus in expositionem et regulae beati Benedicti
  • Ultimis Tribulationibus

Sono inoltre conosciuti:

  • Testi apocrifi:
    • Liber contra Lombardum
    • Super Hieremiam
    • Praemissiones e Super Esaiam
    • De oneribus prophetarum
    • Expositio super Sibillas e Merlino
    • Vaticinia de Summis Pontificibus (di dubbia provenienza)
  • Altri manoscritti vari, chiamati Opuscoli.

Le intuizioni di Gioacchino da Fiore

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Gioacchino da Fiore ribaltò la tesi di Agostino d'Ippona, secondo il quale una libertà perfetta durante la vita terrena era impossibile. Egli infatti mise in evidenza che la legge fondamentale dell’attuarsi della salvezza è in continua evoluzione, a partire dal tempo dell’Antico e Nuovo Testamento fino al tempo dello Spirito Santo, la Nuova Età. Gioacchino parlò di una completa libertà dello spirito nell’ultima fase della storia, a differenza di Sant’Agostino. Il filosofo Massimo Iiritano afferma: «Karl Löwith nel suo testo Significato e fine della storia inserisce Gioacchino da Fiore nel confronto e nella rottura con Agostino. Gioacchino ed Agostino si confrontano a distanza di secoli sul verso dell'Apocalisse che parla della venuta del millennio precedente alla fine del mondo e che aveva animato nel Medioevo forti tensioni. Gioacchino ribalta l’interpretazione agostiniana [...] C’è un tempo storico, definito da Gioacchino da Fiore la terza età della storia, ossia l’età dello spirito, in cui è possibile prefigurare una Gerusalemme celeste che si realizza nella storia, un tempo finale della storia come tempo di pienezza. La storia quindi è intesa da Gioacchino da Fiore come il tempo in cui è possibile avvicinarsi alla pienezza promessa dal Regno di Dio»[9].

Busto di Gioacchino da Fiore, Abbazia Florense (San Giovanni in Fiore)

Secondo Gian Luca Potestà nella sua recensione a Refrigerio dei Santi, Gioacchino da Fiore, «segna comunque una svolta nella coscienza escatologica medievale, in quanto è il primo a rompere il "tabù agostiniano" riguardo ad Apocalisse 20 e ad avanzare, in modo cauto ma netto l'idea che la ligatio Sathane per annos mille vada riferita al tempo imminente di pace terrena, situato fra la prossima venuta dell'Anticristo e le persecuzioni finali di Gog e Magog». Sulla stessa linea si pone Robert E. Lerner, che evidenzia come il teorema di Sant'Agostino, della suddivisione della storia in tre periodi: Ante legem, sub lege, sub gratia, viene rivisto da Gioacchino che introduce nel dramma il quarto atto: Itaque tempus ante legem, secundum sub lege, tertium sub evangelio, quartum sub spiritali intellectu", dimostrando così la sua straordinaria originalità interpretativa delle Sacre Scritture.

Gioacchino da Fiore tra le tante ebbe tre interessanti e originali intuizioni.

  • Ha cercato e provato che esistono diverse forme di concordia tra l'Antico e il Nuovo Testamento, il primo indissolubilmente legato al periodo del Padre, il secondo indissolubilmente legato al periodo del Figlio. Da questo concetto, noto come modello "binario della teologia della storia", data la piena proporzionalità da lui riscontrata, intuisce la possibilità di "proiettare con fiducia il corso della storia cristiana oltre l'età apostolica sino al presente, e da qui verso il futuro" (Lerner). Sulla base di questo sistema di concordanza tra i due Testamenti, attraverso lo studio accurato delle Scritture, ritiene di poter scrutare nel futuro, assicurando che i due Testamenti assicuravano le medesime certezze. Dopo di che passa ad interpretare l'Apocalisse, l'ultimo libro del Secondo Testamento, e anche qui ritrova a suo modo di dire la continuità dell'intera storia della chiesa, passata, presente e futura. Gioacchino ha sempre sostenuto a chiare lettere di essere un interprete ispirato della Scrittura, piuttosto che un profeta, egli, infatti, rifuggì dal rappresentare il tempo finale con parole diverse da quelle direttamente tratte dalla Scrittura.
  • Da questo concetto binario, Gioacchino elabora un "modello ternario", connesso strettamente alla santissima Trinità, dimostrandolo con alcuni concetti fondamentali attraverso l'analisi teologico-iconografica delle lettere "ALFA" e "OMEGA".
  • Dallo sviluppo di queste due concezioni basilari Gioacchino approdò allo sviluppo dei concetti riferiti alle "tre Età della Storia terrena", sostenendo che se c'era stato il tempo in cui ha operato prevalentemente il Padre e il tempo in cui ha operato prevalentemente il Figlio, allora doveva esserci anche un tempo in cui opererà prevalentemente lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio. La scansione del tempo che l'abate di Fiore elabora si basa sulle tre epoche fondamentali:
    • Età del Padre: corrispondente alle narrazioni dell'Antico Testamento, estesa nel tempo che va da Adamo ad Ozia, re di Giuda (784-746);
    • Età del Figlio: rappresentata dal Vangelo e compresa dall'avvento di Gesù, estesa nel tempo che va da Ozia fino al 1260;
    • Età dello Spirito Santo: estesa nel tempo che va dal 1260 fino alla fine del "millennio sabbatico", ovvero quel periodo in cui l'umanità attraverso una vita vissuta in un clima di purezza e libertà avrebbe goduto di una maggiore grazia. In questa età, una nuova Chiesa tutta spirituale, tollerante, libera, ecumenica, prende il posto della vecchia Chiesa dogmatica, gerarchica, troppo materiale.[10]

L'età dello Spirito ricomprende le età precedenti in un regno dove i conflitti sono pacificati, le guerre eliminate e l'uomo rigenerato dallo svelamento dei misteri e - secondo alcune interpretazioni - il ricongiungimento di cristiani ed ebrei, fino ad ora divisi dalla parziale illuminazione di Primo e Secondo Testamento.

Con tale teorema Gioacchino estende il tempo della storia, proponendo la dilazione del tempo della salvezza. Gioacchino elabora pertanto, prima il modello dell'albero dei due avventi, poi i tre alberi, quello sviluppato nell'età del Padre, quello sviluppato nell'età del Figlio e quello che si svilupperà nell'età dello Spirito Santo. Gioacchino crede di vivere nella fase finale di una sesta età, cui ne seguirà una settima e ultima, tutta intrastorica, fatta dell'incremento dei doni dello Spirito fino al compimento del sabato eterno, stagione della pienezza della grazia donata.
Nell'età dello Spirito l'etica non ha più il carattere punitivo e rigido dell'età del Padre: il disvelamento è una progressiva apertura verso un Dio benevolente, essenzialmente Amore, in cui si muove da un Padre del Primo Testamento, che è giudice/Dio guerriero/padrone dell'uomo e della natura severo-vendicativo e misterioso/trascendente, al Figlio che dona la vita per la salvezza dell'uomo mostrandosi come Amore e Verità, allo Spirito che completa questa dimensione rivelata.

L'inesorabilità della storia, secondo Gioacchino, è data da un ossessionante computo delle generazioni, che a volte valgono un'estensione di tempo a volte no. Con questo meccanismo complesso elabora una sorta di "linea del tempo", che va dalla "Genesi" al "Giudizio Universale". I due capi segnano i confini estremi della storia della salvezza che si sviluppa all'interno di questa linea del tempo. Gioacchino si chiede quanto è lunga questa linea del tempo e a quale punto di questa linea egli si trova, quindi da qui sviluppa una serie di calcoli e combinazioni teologiche del tutto originali. Robert E. Lerner sostiene che "Nella sua visione, ciò poteva essere conseguito soltanto con lo studio il più approfondito della Scrittura ed egli si sentiva fiducioso che, mediante nuove strategie di lettura, sarebbe stato in grado di portare alla luce messaggi predittivi della Scrittura, che sino ad allora erano rimasti segreti". Tutta la sua attività ha finito per qualificarlo come un ambizioso pensatore cristiano, ricercatore irrefrenabile di parallelismi, allusioni e predizioni. Il filosofo Giovanni Giraldi sottolinea invece l'aspetto in cui Gioacchino da Fiore parla di Età dello Spirito riferendosi esplicitamente a un ordo spiritualis monachorum, una sorta di chiesa privilegiata di monaci - spiriti superiori - in seno alla Chiesa di Cristo, e quindi non una chiesa alternativa[11].

Nel suo Monasterium delinea una struttura sociale, ovviamente a carattere teologico, ma dove gli umani trovano la loro collocazione non in base al potere o al denaro o alla discendenza, ma in base alle loro tendenze, al loro carattere e al loro stato (persone contemplative, persone attive, persone dedite alla famiglia, anziani e deboli di salute, studiosi etc) e sotto la pacifica guida di un abate. Il Monasterium ipotizza una riforma radicale e una ristrutturazione che mette in crisi l'organizzazione della chiesa che condanna pubblicamente le sue idee e le sue opere nel concilio Lateranense del 1215: per l'affermazione di un disvelamento progressivo di Dio in tre epoche che mette in crisi l'idea dell'Unità delle Tre Persone divine, per la teoria di fondo secondo cui la verità non si esaurisce col cristianesimo, ma occorre un altro evento che ripari la storia, permettendo agli uomini di godere di un'età di perfezione.

All'interno dei suoi ossessionanti calcoli cronosofici e millenaristi Gioacchino da Fiore elabora anche uno schema di vita religiosa per il tempo futuro, quello dello Spirito, riassunto nella tavola XII del Liber Figurarum. Esso descrive una congregazione religiosa, raggruppata in un insediamento denominato Monasterium, formata da persone con diversa spiritualità, raggruppate sapientemente in sette oratori[12]:

  • Oratorio della Santa Madre di Dio e della Santa Gerusalemme: in tale oratorio si trova l'abate
  • Oratorio di San Giovanni Evangelista: dedicato alla vita contemplativa
  • Oratorio di San Pietro: dedicato agli anziani o ai deboli di salute, lavori manuali leggeri
  • Oratorio di San Paolo: dedicato allo studio
  • Oratorio di San Stefano: dedicato a chi ha inclinazione per la vita attiva
  • Oratorio di San Giovanni Battista: per sacerdoti e clerici
  • Oratorio del santo patriarca Abramo: per laici coniugati e le loro famiglie

Al Monasterium potevano quindi partecipare laici coniugati e non, clero secolare e conventuale, monaci spirituali. Tutti vivono sotto la guida di un unico abate che presiede l'istituto religioso, disponendo e regolando, per i gruppi e per ognuno, una sorta di scala d'accesso al Paradiso, da conquistare vivendo nella comunità. L'insediamento religioso è strutturato a modello di nuova Gerusalemme terrena con schema somigliante alla Gerusalemme dei cieli. Il Monasterium gioachimita delinea diversi aspetti comportamentali e sociali che rispettati saranno utili a varcare la porta d'accesso alla vita eterna. Il passaggio da un oratorio a un altro si conquista glorificando il Padre eterno, ognuno per le proprie possibilità e a seconda del grado spirituale concesso ad ogni singolo individuo da Dio. Il progresso spirituale non è precluso a nessuno, per cui tutti possono aspirare ad accedere al Paradiso.

Il modello proposto dal Monasterium rappresentò una rivoluzione per due aspetti:

  • esso affranca ampi strati della società sia dalla feudalità ecclesiastica sia da quella "baronale";
  • esso coinvolgeva tutti i modelli religiosi integrando nel Monasterium perfino i laici, che al tempo erano ai margini della vita religiosa e della società civile.

Questo modello monastico fu quindi osteggiato anche all'interno della chiesa del XIII secolo.

Diffusione del pensiero gioachimita

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Concilio Lateranense e prime reazioni

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La complessa e innovativa teologia della storia generò tensioni, specialmente nella scuola teologica di Parigi, storicamente a lui avversa. Nel 1215, il Concilio Lateranense IV dichiarò eretiche alcune frasi contro Pietro Lombardo di un'opera sulla Trinità falsamente attribuita a Gioacchino. Da questo equivoco se ne generarono altri, fintantoché lo stesso Papa Innocenzo III con bolla del 2 dicembre 1216 informa il vescovo di Lucca di non infamare l'abate Gioacchino, giacché l'Abate è considerato dalla Curia Romana un vero Cattolico (eum virum catholicum reputamus). Con parole dello stesso tenore si espresse Papa Onorio III con la Bolla del 5 dicembre 1220 con cui dà mandato all'arcivescovo di Cosenza (Luca Campano) di difendere i Monaci Florensi dalle false accuse rivolte al loro fondatore.

Neo Gioachimiti e il Gioachimismo

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Lo stesso argomento in dettaglio: Gioachimismo.

Nei secoli, il pensiero di Gioacchino da Fiore è stato studiato, divulgato e diffuso. Si possono distinguere due gruppi di studiosi:

  • i gioachiniani e gioachimiti, che hanno rispettato fedelmente le opere originarie;
  • gli pseudo gioachimiti o gioachimisti, che hanno recepito solo in parte le tesi proposte, spesso aggiungendo teoremi teologici estranei al pensiero originario.

Tra i più grandi sostenitori dell'abate calabrese furono certamente i monaci florensi che ne seguirono la dottrina e l'esempio, ma egli suscitò interesse anche presso alcuni monaci cistercensi tra i quali:

  • Luca Campano: il primo dei seguaci eloquenti, egli fu scriba dell'abate nell'abbazia di Casamari, poi abate della Sambucina e infine Arcivescovo di Cosenza; a lui si ascrive una “vita” di Gioacchino
  • Raniero Da Ponza: monaco vissuto a stretto contatto con Gioacchino, come “socio”, a Pietralata e a Fiore, tra il 1188 e il 1195; egli fu poi nominato da Papa Innocenzo III legato apostolico in Francia meridionale e Spagna e in quelle terre diffuse la teologia di Gioacchino da Fiore, spargendo in quelle terre diversi semi che germineranno nel corso del secolo XIII.
  • l'abate Matteo da Fiore de la Tuscia, che fu il suo primo successore e guidò la Congregazione Florense dal 1202 al 1234, finché non fu eletto arcivescovo di Cerenzia. Egli ebbe il merito di far copiare, ricopiare, ovvero duplicare tante volte tutte le opere di Gioacchino per diffonderle nei principali centri religiosi della penisola italiana e in tutta Europa. Se le opere di Gioacchino da Fiore sono giunte fino ai nostri giorni gran merito va all'abate Matteo da Fiore e agli scribi e amanuensi florensi che si adoperarono in questo immane lavoro di copiatura e duplicazione.

La teologia di Gioacchino grazie a questi tre uomini si diffuse rapidamente, specialmente presso i Francescani spirituali francesi e italiani in vario modo. Tra questi:

Tra gli altri, si avvicinarono al pensiero di Gioacchino:

Certo quest'elenco è solo una piccola parte di un numero molto più folto di uomini colti che sono stati influenzati dalla sua teologia.

Nonostante molti francescani spirituali abbiano subito condanne e reclusioni come filo gioachimiti o ritenuti tali, l'influenza di Gioacchino nell'ordine dei fraticelli d'Assisi rimase viva, sia nella prima fase sia nei periodi successivi. La prova più eclatante è la presenza di Gioacchino nell'arte medievale:

  • Nell'apparato scultoreo e figurativo del Duomo di Assisi,
  • Nella Divina Commedia Gioacchino e le sue idee vengono citate direttamente o indirettamente diverse volte Paradiso, Canto XII, (vv. 140-141),
  • la struttura urbanistica che i francescani dettero alle prime fondazioni americane, quali Puebla de Los Angeles, Veracruz, Los Angeles, ecc.
  • la struttura compositiva elaborata da Michelangelo Buonarroti nella Cappella Sistina, secondo lo studio di H. W. Pfeiffer S.J.

Nel XIX secolo la teologia di Gioacchino da Fiore sull'età dello Spirito fu adottata e diffusa dallo scrittore cattolico Léon Bloy.[13] Anche nella Chiesa cattolica contemporanea, specialmente dopo il Concilio Vaticano II, diversi osservatori individuano il fiorire della ecclesia spiritualis di concezione gioachimita. Secondo l'analisi accurata di Henri-Marie de Lubac, teologo gesuita e poi cardinale, fra questi protagonisti della storia recente influenzati dal gioachimismo abbiamo[14]: papa Giovanni XXIII con la sua invocazione a «una nuova Pentecoste», contrapponendo lo «spirito» del Concilio alla sua «lettera» e nuova Chiesa «spirituale» al posto di quella vecchia «carnale»; la «Chiesa dei poveri» del cardinale Giacomo Lercaro e del teologo don Giuseppe Dossetti, la corrente intellettuale dominante nel cattolicesimo italiano della seconda metà del secolo XX; Ignazio Silone su papa Celestino V, «figlio degli Abruzzi e di un cattolicesimo popolare impregnato di gioachimismo»; la "teologia della speranza" del gesuita Michel de Certeau e del protestante Jürgen Moltmann, ispirate dalle concezioni escatologiche di Ernst Bloch. Barack Obama fece del pensiero di Gioacchino da Fiore, un punto di riferimento: il presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama, nella stesura della sua tesi di laurea, lo citò a più riprese durante la sua campagna elettorale per le presidenziali,[15] che definisce come "maestro della civiltà contemporanea" e "ispiratore di un mondo più giusto", usato non come citazione generica ma con specifico riferimento al moto "change we can", «per indicare la necessità di un cambiamento radicale della storia.[...], citando il portabandiera di una società più giusta, e pensando all'apertura di un'epoca straordinaria, in cui lo spirito riuscirà a cambiare il cuore degli uomini».[16]

Centro Internazionale Studi Gioachimiti

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Lo stesso argomento in dettaglio: Centro Internazionale di Studi Gioachimiti.

Il Centro Internazionale Studi Gioachimiti cura l'edizione critica delle opere scritte da Gioacchino da Fiore, conservate in diversi codici manoscritti sparsi in diversi luoghi del mondo. Esso opera attraverso un Comitato Scientifico Internazionale e un Comitato Editoriale Internazionale e promuove ogni cinque anni un Congresso Internazionale di Studi a tema, relativo a Gioacchino dal Fiore e al Gioachimismo. A cadenza annuale stampa la rivista Florensia che contiene studi connessi a Gioacchino e al Gioachimismo.

Causa di Beatificazione e celebrazioni dell'VIII centenario della morte

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Nel 2001 l'arcivescovo di Cosenza-Bisignano Giuseppe Agostino ha avviato le fasi preliminari per l'apertura dell'eventuale processo di canonizzazione. Attualmente il postulatore della Causa di Beatificazione e Canonizzazione, nominato dall'Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, è il Sac. Enzo Gabrieli del clero della stessa arcidiocesi cosentina. In occasione dell'ottavo centenario l'Arcidiocesi ha costituito una Commissione di periti medici per la Ricognizione Canonica, una Commissione storica e una Commissione teologica per gli studi sull'Abate.

Nello stesso anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ha istituito il Comitato per le celebrazioni dell'VIII centenario della morte dell'Abate Gioacchino da Fiore per promuovere la conoscenza di Gioacchino e del suo pensiero. Il programma fu redatto da Cosimo Damiano Fonseca, Professore di Storia Medioevale all'Università degli Studi di Bari, Accademico dei Lincei e direttore del Comitato scientifico del Centro Internazionale Studi Gioachimiti. Il comitato che ha agito fino a giugno 2006, ha promosso tre congressi:

Il Comitato per le Celebrazioni ha anche promosso l'edizione della raccolta dei Codici Gioachimiti, l'Atlante delle Fondazioni Florensi, un libro sulle vicende dell'Ordine Florense, un altro relativo ai Vaticini, conservati presso la biblioteca del duomo di Monreale.

Gioacchino da Fiore e il Carattere Meridiano del Movimento Francescano in Calabria Editor il testo Luca Parisoli.

Riferimenti nella cultura di massa

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  1. ^ I cammini di Gioacchino Da Fiore alla quarta edizione, su CatanzaroInforma, 29 marzo 2022. URL consultato il 3 settembre 2022.
  2. ^ Papa Francesco: Giornata mondiale creato, cita Gioacchino da Fiore, “non scoraggiarsi davanti alla barbarie umana”, su agensir.it.
  3. ^ Gustavo Valente "Chiese conventi confraternite e congreghe di Celico e Minnito" Frama Sud
  4. ^ Giovanni Lavigna, Gioacchino da Fiore, cenni biografici e storici, San Giovanni in Fiore, Publisfera, 2004.
  5. ^ Pasquale Lopetrone, La Domus che dicitur mater omnia, il saggio è inserito nel libro Jure Vetere a cura di C.D. Fonseca, F. Sogliano, D. Roubis, soveria Mannelli, Rubbettino, 2006.
  6. ^ Il tempo dell'apocalisse, p. 241.
  7. ^ P. Lopetrone, San Martino di Giove a Canale di Pietrafitta-restauri 2014-2015, San Giovanni in Fiore, Pubblisfera, 2015, p. 198, ISBN 978-88-97632-61-0.
  8. ^ Gioacchino da Fiore - Manuale di storia della filosofia medievale
  9. ^ (IT) Rai Cultura, Massimo Iiritano. Gioacchino da Fiore Il profeta della modernità
  10. ^ S. Magister, Riletture. Su Gioacchino da Fiore non tramonta mai il sole, chiesa.espressonline.it, 16/04/2002
  11. ^ Filmato audio Giovanni Giraldi, Giovanni Giraldi: dialogo con De Lubac su Gioacchino Da Fiore, su YouTube, 31 agosto 2013. URL consultato il 30 dicembre 2013.
  12. ^ https://web.archive.org/web/20060507092337/http://www.centrostudigioachimiti.it/images/tavola5.jpg
  13. ^ Roberto Calasso, Bloy, uno scandalo al sole, in la Repubblica, 1994/08/02. URL consultato il 1º giugno 2023.
  14. ^ H. De Lubac, Posterità spirituale di Gioacchino da Fiore, II. Da Saint-Simon ai nostri giorni", Jaca Book, Milano, 1984, pagine 548
  15. ^ L'eretico obamita - Il profeta democratico si ispira a Gioacchino da Fiore, mistico medioevale Con la sua idea (fraintesa) del paradiso in terra aveva irretito la modernità, su il Foglio, di Mattia Ferraresi | 27 marzo 2009 ore 17:44
  16. ^ USA: DON BAGET BOZZO, INTERESSANTE CHE OBAMA CITI GIOACCHINO DA FIORE-una finezza culturale che vorrei capire meglio, di don Gianni Baget Bozzo, a Adnkronos, Roma, 2008 08 28
  17. ^ Cutro diventa Gerusalemme nel film su Gioacchino da Fiore, su news.cinecitta.com. URL consultato il 18 novembre 2022.

Testi (in traduzione italiana)

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  • Gioacchino da Fiore, Sull'Apocalisse, (a cura di Andrea Tagliapietra), Feltrinelli, Milano, 1994, ISBN 88-07-82089-7.
  • Gioacchino da Fiore, Introduzione all'Apocalisse, (prefazione di Kurt-Victor Selge, traduzione di Gian Luca Potestà), Viella, Roma, 1996.
  • Gioacchino da Fiore, Commento ad una profezia ignota, (a cura di Matthias Kaup, traduzione di Gian Luca Potestà), Viella, Roma, 1999.
  • Gioacchino da Fiore, Trattato sui quattro vangeli, (a cura Gian Luca Potestà, traduzione di Letizia Pellegrini), Viella, Roma, 1999.
  • Gioacchino da Fiore, Dialoghi sulla prescienza divina e predestinazione degli eletti, (a cura di Gian Luca Potestà), Viella, Roma, 2001.
  • Gioacchino da Fiore, Il Salterio a dieci corde, (a cura di Fabio Troncarelli), Viella, Roma, 2004.
  • Gioacchino da Fiore, Sermoni, (a cura di Valeria de Fraja), Viella, Roma, 2007.
  • Gioacchino da Fiore, I sette sigilli/De septem sigillis, (a cura di J.E. Wannenmacher, traduzione di Alfredo Gatto), con un saggio di Andrea Tagliapietra, Mimesis, Milano 2013.
  • Antonio Maria Adorisio, La “leggenda” del santo di Fiore / Beati Ioachimi abbatis miracula, Manziana, Vechiarelli, 1989.
  • Ernesto Buonaiuti, Gioacchino da Fiore: i tempi, la vita, il messaggio, Collezione meridionale, Roma, 1931.
  • Carmelo Ciccia, Dante e Gioachino da Fiore, in “La sonda”, Roma, dicembre 1970; poi incluso nel libro dello stesso autore Impressioni e commenti, Virgilio, Milano, 1974.
  • Carmelo Ciccia, Dante e Gioacchino da Fiore, con postfazione di Giorgio Ronconi, Pellegrini, Cosenza, 1997.
  • Carmelo Ciccia, La santità di Gioacchino da Fiore (Par. XII), in Allegorie e simboli nel Purgatorio e altri studi su Dante, Pellegrini, Cosenza, 2002. ISBN 88-8101-114-X.
  • Carmelo Ciccia, Saggi su Dante e altri scrittori: Gioacchino da Fiore..., Pellegrini, Cosenza, 2007. ISBN 978-88-8101-435-4.
  • Luigi Costanzo, Il profeta calabrese, Direzione della Nuova Antologia, Roma, 1925.
  • Antonio Crocco, Gioacchino da Fiore e il gioachimismo, Liguori, Napoli, 1986.
  • Francesco D'Elia, Gioacchino da Fiore un maestro della civiltà europea- antologia dei testi gioachimiti tradotti e commentati-, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1991.
  • Valeria de Fraja (a cura di), Atlante delle fondazioni Florensi, vol. II, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2006.
  • Valeria de Fraja, Oltre Cîteaux. Gioacchino da Fiore e l'ordine florense, Viella, 2006.
  • Pietro De Leo, Gioacchino da Fiore: aspetti inediti della vita e delle opere, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1988.
  • Henri de Lubac, La posterità spirituale di Gioacchino da Fiore, Jaca Book, Milano, 1981-83.
  • Francesco Foberti, Gioacchino da Fiore, Sansoni, Firenze, 1934.
  • Enzo Gabrieli, Una Fiamma che brilla ancora, La Fama sanctitatis dell'Abate Gioacchino, Comet Editor Press, Cosenza, 2010.
  • Enzo Gabrieli, Le spoglie mortali del Servo di Dio Gioacchino da Fiore. Sepoltura e traslazioni, in Abate Gioacchino a. 0 n. 1 (2003) pp 89-94
  • Enzo Gabrieli, Una vita di Gioacchino da Fiore, in Abate Gioacchino a. II n. 4 (2005) pp 81-88
  • Enzo Gabrieli, La fama sanctitatis dell’abate di Fiore in Vele Spiegate a. 2 n. 2(2010)
  • Enzo Gabrieli, Gioacchino da Fiore, santo o eretico?, in Rogerius anno XV - n. 1 gennaio-giugno 2012 pp 77–81 - Bollettino dell’Istituto della Biblioteca Calabrese (Soriano C.)
  • Enzo Gabrieli, La fama sanctitatis dell’abate di Fiore, in Rogerius anno XV - n. 2 luglio-dicembre 2012 pp 93–102 - Bollettino dell’Istituto della Biblioteca Calabrese (Soriano C.)
  • Enzo Gabrieli, L’utopismo di una età spirituale dell’abate calabrese, Fides Quaerens a. 2 n. 1-2 (2011) pp 237–245
  • Enzo Gabrieli, L’abate calabrese “vide e profetizzò” il nuovo ordine spirituale. Una nuova scoperta iconografica nel chiostro del convento cappuccino di Sursee (Svizzera), in Rogerius anno XVI - n. 2 luglio-dicembre 2013 pp 39–45- Bollettino dell’Istituto della Biblioteca Calabrese (Soriano C.)
  • Enzo Gabrieli, Il valore della Grancia di San Martino di Canale per la fama sanctitatis di Gioacchino da Fiore - Cosenza 8/9/2015 in Pasquale Lopetrone, San Martino di Giove a Canale di Pietrafitta-restauri 2014-2015, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore (CS) 2015 ISBN 978-88-97632-61-0.
  • Enzo Gabrieli, Il monachesimo di Gioacchino, in Fides Quaerens a. 10 n. 1 (2019), pp. 185–197
  • Enzo Gabrieli, Gioacchino da Fiore l’ultimo rappresentante della teologia monastica, in Fides Quaerens a. 11 n. 1 (2020), pp. 35–58
  • Enzo Gabrieli, La Visita Pastorale di S. E. Monsignor Gennaro Sanfelice del 1666, Arcivescovo di Cosenza, (relazione tenuta alla giornata di studio sulla Cattedrale di Cosenza 24 marzo 2022, in Atti Chiesa, Vescovi e Cattedrale di Cosenza dalla Controriforma a fine Seicento - vol. I ott. 2022 pp 112–119
  • Herbert Grundmann, Studien uber Joachim von Floris, Leipzig-Berlin, 1927.
  • Herbert Grundmann, Gioacchino da Fiore. Vita e opere, a cura di G. L. Potestà, traduzione di S. Sorrentino, Viella, 1997.
  • Pasquale Lopetrone, Monastero di San Giovanni in Fiore-Repertorio del cartulario dal 1117 al 13 settembre 1500, S. Giovanni in Fiore, Edizioni Pubblisfera, 1999.
  • Pasquale Lopetrone, La cripta dell’archicenobio florense: strutture originarie e superfetazioni storiche, in «Florensia», Bollettino del Centro Internazionale Studi Gioachimiti, n. 13-14, Comunicazioni al 5º Congresso Internazionale di Studi Gioachimiti – San Giovanni in Fiore- Settembre 1999, Gioacchino da Fiore tra Bernardo di Clarvaux e Innocenzo III», Edizioni Dedalo, Bari, 2001, pp. 203-258.
  • Pasquale Lopetrone, La chiesa abbaziale florense di San Giovanni in Fiore, Librare, 2002.
  • Pasquale Lopetrone, La localizzazione del protomonastero di Fiore. Cronaca dell’attività ricognitiva – marzo 1997- luglio 2003, in «Florensia», Bollettino del Centro Internazionale Studi Gioachimiti, n. 16-17,anno 2002-2003, pp. 251–256;
  • Pasquale Lopetrone, Il proto monastero florense di Fiore, origine, fondazione, vita, distruzione, ritrovamento, in «Abate Gioacchino» Organo trimestrale per la causa di canonizzazione del Servo di Dio Gioacchino da Fiore, I, 2-3 marzo-giugno 2004, Tipografia grafica cosentina, Cosenza 2004, pp. 39–65;
  • Pasquale Lopetrone, La «Domus que dicitur mater omnium» - Genesi architettonica del proto Tempio del Monasterium florense, in (a cura di) C. D. Fonseca, D. Rubis, F. Sogliano, Jure Vetere. Ricerche archeologiche nella prima fondazione monastica di Gioacchino da Fiore (indagini 2001-2005), Rubbettino, Soveria Mannelli, 2007, pp. 295–331, ISBN 978-88-498-1845-1.
  • Pasquale Lopetrone (a cura di), Atlante delle fondazioni Florensi, vol. I, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2006.
  • P. Lopetrone, L’architettura florense delle origini, in AA. VV., Gioacchino da Fiore, Librare, S. Giov. in F. 2006, pp. 73–87.
  • Pasquale Lopetrone, La chiesa dell’archicenobio florense di San Giovanni in Fiore- Cronologia, in «Abate Gioacchino» Organo trimestrale per la causa di canonizzazione del Servo di Dio Gioacchino da Fiore, I, 2-3 marzo-giugno 2004, Tipografia grafica cosentina, Cosenza 2004, pp. XCV-CVII;
  • Pasquale Lopetrone, Il modello della Chiesa Florense sangiovannese, in (a cura di) C. D. Fonseca, I Luoghi di Gioacchino da Fiore- Atti del primo Convegno internazionale di studio- Casamari, Fossanova, Carlopoli-Corazzo, Luzzi-Sambucina, Celico, Pietrafitta- Canale, San Giovanni in Fiore, Cosenza, 25-30 marzo 2003, Viella, Roma 2006, pp. 227–246, ISBN 978-88-8334-236-3;
  • Pasquale Lopetrone, Il Cristo fotoforo florense Pubblisfera, San Giovanni in Fiore (Cs) 2012, ISBN 978-88-97632-11-5.
  • Pasquale Lopetrone L'effigie dell'abate Gioacchino da Fiore, in VIVARIUM - Rivista di Scienze Teologiche- Anno XX- n.3, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore (Cs) 2013, ISBN 978-88-97632-26-9.
  • Pasquale Lopetrone, San Martino di Giove a Canale di Pietrafitta-restauri 2014-2015, Pubblisfera, San Giovanni in Fiore (CS) 2015 ISBN 978-88-97632-61-0.
  • Pasquale Lopetrone, Le prime fondazioni florensi (1189-1202) pp. 173–195, in D. Dattilo (a cura di), Agger bruttius. Civiltà dell’interno, Ferrari editore, Rossano, 2018, ISBN 978-88-99971-60-1.
  • Pasquale Lopetrone, La chiesa giovannea spirituale preludio della terza età del mondo, in Vivarium-Rivista di scienze teologiche, anno XXVI n.1 Gennaio-Giugno 2018, pp. 81– 113, Ediz. Pubblisfera, San Giovanni in Fiore (CS) 2019 - ISBN 978-88-85576-53-7 - ISNN 1825-9952.
  • Stella Marega, Un simbolo nella storia. Il contributo alla riscoperta di Gioacchino da Fiore in Sacrum Imperium, in Heliopolis. Culture, civiltà, politica, anno XI, n. 1, pp. 40–51.
  • Stella Marega, Gioacchino da Fiore, in Heliopolis. Culture, civiltà, politica, anno XIII, n.1, 2015, pp. 117–126.
  • H. W. Pfeiffer, La Sistina Svelata, Libreria Editrice Vaticana, Roma, 2007.
  • Salvatore Piccoli, «L'Abbazia di Corazzo e Gioacchino da Fiore», Calabria Edizioni, Lamezia Terme, 2010 seconda edizione ampliata.
  • Antonio Piromalli, Gioacchino da Fiore e Dante, Rubbettino, Soveria Mannelli, 1984 (2ª ed.).
  • Gian Luca Potestà, Il Tempo dell'apocalisse - Vita di Gioacchino da Fiore, Laterza, Bari, 2004.
  • Alfredo Prisco, Nuove scoperte sulle figure, sulle parole e sulle pietre di Gioacchino da Fiore, Pubblisfera 2013
  • Franco Prosperi, Gioacchino da Fiore e le sculture del Duomo di Assisi, Dimensione Grafica Editrice, 2003.
  • Marjorie Reeves e Warwick Gould, Gioacchino da Fiore e il mito dell'evangelo eterno nella cultura europea, Viella, 2000.
  • Matthias Riedl (ed.), A Companion to Joachim of Fiore, Leiden, Brill, 2017.
  • Francesco Russo, Bibliografia gioachimita, L. S. Olschki, Firenze, 1954.
  • Antonio Staglianò, L'abate calabrese: fede cattolica nella Trinità e pensiero teologico della storia in Gioacchino da Fiore; presentazione di Gianfranco Ravasi, postfazione di Piero Coda, Libreria editrice vaticana, Città del Vaticano, 2013.
  • Andrea Tagliapietra, Gioacchino da Fiore e la filosofia, il Prato, Saonara (PD) 2013, ISBN 978-88-6336-203-9.
  • Leone Tondelli, Il libro delle figure dell'abate Gioachino da Fiore, 2 voll. (in collaborazione con Marjorie E. Reeves e Beatrice Hirsch-Reich), S.E.I., Torino, 1953 (1ª edizione 1940).
  • Fabio Troncarelli, Gioacchino da Fiore. La vita, il pensiero, le opere, Città nuova, 2002
  • Fabio Troncarelli, Il ricordo del futuro-Gioacchino da Fiore e il gioachimismo attraverso la storia, Adda Editore, 2006.

Voci correlate

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