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Guglielmo da Varignana

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Guglielmo da Varignana, o Guglielmo Varignana (12701339), è stato un medico, farmacista e anatomista italiano.[1][2]

La sua fama fu di un certo rilievo: Pietro d’Argelata nella sua Chirurgia lo qualifica come magister venerabilis («maestro venerabile») e anche altri autori ripresero tale appellativo.[1]

Guglielmo viene citato in molte farmacopee e in numerosi antidotari per avere inventato un preparato detto unguentum comitisse, descritto dal padre ma da lui modificato e perfezionato nella formula secondo i principi della farmacologia del tempo.[1]

Era figlio di Bartolomeo da Varignana e Michelina di Nascimbene da Sala, e fu allievo di Taddeo Alderotti;[3] aveva due fratelli, Giovanni e Corradino.[1]

Fu eletto nel Consiglio degli anziani e consoli nel dicembre del 1304, ai vertici delle istituzioni cittadine con i guelfi bianchi. Nel 1306 i guelfi neri presero il sopravvento e nell'aprile 1311 Bartolomeo da Varignana si recò presso Enrico VII: Guglielmo fu bandito con il padre e i fratelli e subì la confisca dei beni e fu costretto a fuggire come ghibellino nel 1318,[4] diventando successivamente medico personale e consigliere di Mladen II Šubić di Bribir, bano di Bosnia, Croazia e Dalmazia.[1]

A Zara la sua prima opera Secreta sublimia ad varios curandos morbos nel 1319, sotto gli ordini di Mladen;[5][6][7] nel 1320 viene inviato come diplomatico a Venezia per negoziare i termini riguardanti la città di Sebenico. Dopo la caduta di Mladen nella battaglia di Bliska del 1322, offrì i suoi servigi alla Repubblica di Ragusa, firmando un contratto biennale.[1]

Nel 1330 era rientrato a Bologna, approfittando dell’amnistia concessa nel 1327 dal cardinale Bertrando del Poggetto. La documentazione notarile bolognese testimonia che nel maggio del 1334 Guglielmo risiedeva nella cappella di San Martino di Porta Nova, nella zona delle aule di medicina e arti dell’ateneo bolognese.[1]

Dopo che i suoi oppositori politici furono sconfitti a Bologna, vi rimase fino alla morte avvenuta nel 1339, prima del 26 aprile, giorno in cui fu redatto l’inventario legale dei suoi beni.[1]

Secreta sublimia ad varios curandos morbos

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Il primo trattato è dedicato alla terapia delle malattie dei singoli organi; seguiono trattati dedicati alla cura delle febbri e del vaiolo, al trattamento delle ferite e degli ascessi. L’opera si conclude con la presentazione degli antidoti contro i veleni animali e vegetali e dei medicamenti per le patologie della cute e dei suoi annessi.[1]

I Secreta medicine non si limitano a raccogliere indicazioni terapeutiche provenienti dall’esperienza pratica, ma si avvalgono di diverse fonti, che forniscono all’opera un più ampio respiro: Galeno, Avicenna, Averroè, Dioscoride Pedanio, Avicebron, Agazele, Serapione, Mesue Amec, Kiraudi, Rhazes e Mosè Maimonide. Cita in modo esplicito i pitagorici, Seneca, Cicerone, Macrobio, Tolomeo, Platone e Aristotele quali maestri capaci di realizzare un ideale di unità e di armonia tra cultura e vita.[1][8]

  1. ^ a b c d e f g h i j VARIGNANA, Guglielmo da, in Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
  2. ^ (EN) Thomas F. Glick, Steven John Livesey e Faith Wallis, Medieval Science, Technology, and Medicine: An Encyclopedia, Psychology Press, 2005, ISBN 978-0-415-96930-7. URL consultato il 6 agosto 2022.
  3. ^ (EN) George Sarton, Introduction to the History of Science ..., Williams & Wilkins, 1967. URL consultato il 6 agosto 2022.
  4. ^ (EN) John Ferguson, Bibliographical Notes on Histories of Inventions and Books of Secrets: Six Papers Read to the Archaeological Society of Glasgow April 1882-January 1888, Strathern & Freeman, 1896. URL consultato il 6 agosto 2022.
  5. ^ (EN) Plinio Prioreschi, A History of Medicine: Medieval medicine, Horatius Press, 1996, ISBN 978-1-888456-05-9. URL consultato il 6 agosto 2022.
  6. ^ Archivio storico per la Dalmazia, 1933. URL consultato il 6 agosto 2022.
  7. ^ *Storia della letteratura italiana di Girolamo Tiraboschi. - Milano : Dalla societa tipografica de' classici italiani, 1822-1826. - 16 v. ; 8o. ((Indicazione di collana sulle coperte: 5.1, 1823. URL consultato il 6 agosto 2022.
  8. ^ (EN) Daniel Jütte (Jutte), The Age of Secrecy: Jews, Christians, and the Economy of Secrets, 1400–1800, Yale University Press, 26 maggio 2015, ISBN 978-0-300-21342-3. URL consultato il 6 agosto 2022.
  • G.N. Alidosi Pasquali, I dottori bolognesi di teologia, filosofia, medicina e d’arti liberali dall’anno 1000 per tutto marzo del 1623, Bologna 1623, p. 79
  • G. Fantuzzi, Notizie degli scrittori bolognesi, VIII, Bologna 1790, pp. 156 s.
  • S. Mazzetti, Repertorio di tutti i professori antichi e moderni della famosa Università e del celebre Istituto delle Scienze di Bologna, Bologna 1847, p. 315
  • M. Sarti - M. Fattorini, De claris Archigymnasii Bononiensis professoribus a saeculo XI usque ad saeculum XIV, a cura di C. Albicini - C. Malagola, I, Bononiae 1888, pp. 571 s.
  • L. Frati, G. da V., in Rivista di storia critica delle scienze mediche e naturali, III (1912), pp. 136-138
  • G. Fasoli, Bologna e la Romagna durante la spedizione di Enrico VII, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per l’Emilia e la Romagna, s. 1, IV (1938-1939), pp. 15-54
  • L. Samoggia, I Varignana, Bologna 1963, pp. 97-123
  • P.O. Kristeller, Iter Italicum, I-VI, London-Leiden-New York-Köln 1965-1992, I, p. 82, II, pp. 393, 514, III, pp. 417*, 509b, 663b, 684b, VI, pp. 359°, 359b
  • N.G. Siraisi, Taddeo Alderotti and his pupils. Two generations of Italian medical learning, Princeton (N.J.) 1981, ad ind.
  • S. Arieti, Una famiglia di medici illustri: Bartolomeo e G. da V., in Actes proceedings, a cura di R.A. Bernabeo, Bologna 1988, pp. 13-24

Collegamenti esterni

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