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Il castello di Vogelod

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Il castello di Vogelod
Titolo originaleSchloß Vogelöd
Lingua originaletedesco
Paese di produzioneGermania
Anno1921
Durata75 min (1625 metri, 5 rulli)
Dati tecniciB/N
rapporto: 1,33 : 1
film muto
Generethriller
RegiaFriedrich Wilhelm Murnau
Soggettodal romanzo di Rudolf Stratz
SceneggiaturaCarl Mayer

Berthold Viertel

ProduttoreErich Pommer
Casa di produzioneUco-Film GmbH (con il nome Uco) e Decla-Bioscop AG
FotografiaLászló Schäffer, Fritz A. Wagner (Fritz Arno Wagner)
ScenografiaHermann Warm

Graf F. Montgelas (consulente artistico)

Interpreti e personaggi

Il castello di Vogelod (Schloß Vogelöd) è un film muto del 1921 diretto da Friedrich Wilhelm Murnau.

Tra i primi film del regista, è uno dei pochi sopravvissuti.

Riuniti in un castello, dove si erano radunati per partecipare a una caccia, alcuni uomini di società sono costretti a passare al chiuso il loro tempo a causa delle pessime condizioni atmosferiche. Al gruppo si aggiunge anche il conte Johann Oetsch, che non fa parte degli invitati e che è evitato da tutti perché corre voce sia il responsabile della morte del fratello. Una voce alimentata da un giudice in pensione.

Al castello giunge la baronessa Safferstätt, la vedova del morto che ora si è risposata. La contemporanea presenza di Oetsch e della baronessa imbarazza gli ospiti, ma la baronessa decide di restare in attesa dell'arrivo di padre Faramund, il consigliere spirituale del suo ex marito, cui vuole confessarsi.

Nei giorni seguenti, Oetsch, la baronessa e suo marito, Safferstätt, si accusano a vicenda dell'omicidio. Fino a quando la baronessa confessa a padre Faramund che il suo precedente matrimonio si stava rivelando un fallimento, con il marito sempre più interessato ad argomenti spirituali che non a lei. Una sera, in presenza di Safferstätt, amico di lunga data del marito, lei aveva espresso il bisogno di qualcosa di trasgressivo che la allontanasse dai buoni sentimenti. Il suo desiderio era stato interpretato da Safferstätt come una volontà di liberarsi del marito, così il barone aveva ucciso l'amico.

Finalmente libera, la donna si era risposata con Safferstätt, per poi scoprire che quello che la legava al nuovo marito non era nient'altro che il vuoto dei sentimenti.

Alla fine della sua confessione, padre Faramund si toglie la finta barba e la parrucca, rivelando di essere in verità il conte Oetsch. Che può così ribadire la sua innocenza. Al barone Safferstätt non resta che il suicidio, mentre al castello giunge il vero padre Faramund.[1]

Il film fu prodotto dall'Uco-Film GmbH (con il nome Uco) e Decla-Bioscop AG. Venne girato dal 10 febbraio al 2 marzo 1921[2].

Distribuzione

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Distribuito dalla Decla-Bioscop AG, uscì nelle sale cinematografiche tedesche il 7 aprile 1921, presentato in prima al Marmorhaus di Berlino[2].

  1. ^ Lotte H. Eisner, Murnau. Vita e opere di un genio del cinema tedesco, pp. 105-110.
  2. ^ a b Film Portal, su filmportal.de. URL consultato il 31 ottobre 2012 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2014).
  • Lotte H. Eisner, F. W. Murnau, Paris, Le Terrain Vague, 1964, edizione italiana: Murnau. Vita e opere di un genio del cinema tedesco, tradotto da Roberto Menin, Alet Edizioni, Padova, settembre 2010 ISBN 978-88-7520-125-8
  • Pier Giorgio Tone, Murnau, Milano, Il Castoro, 1976.
  • Luciano Berriatúa, Los proverbios chinos de F.W. Murnau, 2 voll., Filmoteca Espaňola, Madrid 1990-1992. ISBN 84-86877-06-7
  • Hana Helmut Prinzler, Murnau. Ein Melancholiker des Films, Bertz, Berlin 2003. ISBN 3-929470-25-X

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