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Jerónimo Gracián

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Girolamo della Madre di Dio

Jerónimo Gracián, in religione Girolamo della Madre di Dio (Valladolid, 6 giugno 1545Bruxelles, 21 settembre 1614), è stato un religioso spagnolo, collaboratore di Teresa di Gesù e primo superiore della provincia scalza dell'ordine carmelitano.

Nacque a Valladolid da Diego Gracián de Alderete, già segretario di Carlo V e Filippo II, e da Juana, figlia naturale di Johannes Dantiscus, ambasciatore di Sigismondo I Jagellone presso la corte spagnola.[1]

Studiò ad Astorga, a Toledo e all'università di Alcalá, dove conseguì il grado di magister. Nel 1564 intraprese gli studi ecclesiastici e il 25 marzo 1570 fu ordinato prete. Il 25 aprile 1572 vestì l'abito carmelitano nel noviziato di Pastrana ed emise la sua professione il 25 aprile 1573.[1]

Collaborò con Teresa di Gesù alla riforma carmelitana e nel marzo 1581 fu eletto primo superiore della provincia scalza. Nel 1585 gli succedette Nicolò Doria e fu nominato vicario provinciale in Portogallo: attaccò in numerore occasioni le decisioni di Doria, che reagì facendolo imprigionare nel convento di Sant'Ermenegildo a Madrid e il 17 febbraio 1592 lo espulse dall'ordine.[1]

Si trasferì in Italia, dove fu ricevuto da papa Clemente VIII che gli proibì di rientrare nei carmelitani e gli ordinò di unirsi agli eremitani di Sant'Agostino.[1]

Mentre navigava diretto a Roma, fu fatto prigioniero dei pirati e condotto a Biserta, dove rimase fino alla sua liberazione nell'agosto 1595.[1]

Si rivolse nuovamente a papa Clemente VIII, che lo riabilitò e gli concedette di riunirsi ai carmelitani scalzi: la provincia di Spagna si rifiuto di riammetterlo, così si unì ai carmelitani del convento di San Martino ai Monti a Roma.[1]

In occasione del giubileo del 1600, fu inviato a predicare in Marocco. Nel 1602 si offrì di recarsi in missione in Etiopia, ma fu inviato in Spagna a predicare e a riformare comunità religiose; fu poi inviato nelle Fiandre e nel 1607 arrivò a Bruxelles.[1]

Si adoperò per la beatificazione di Teresa di Gesù, celebrata da papa Paolo V il 24 aprile 1614.[1]

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