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Kay Kendall

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Kay Kendall nel film Les Girls (1957)

Kay Kendall, pseudonimo di Justine Kay McCarthy (Withernsea, 21 maggio 1927Londra, 6 settembre 1959), è stata un'attrice britannica.

Figlia del ballerino Terrence McCarthy e dell'attrice Gladys Dreweryun, Kay Kendall crebbe nel mondo dello spettacolo[1] e iniziò la carriera come ballerina di fila insieme con la sorella Kim, andando in tournée nei music-hall quando non era ancora ventenne[1].

Dopo aver interpretato alcuni piccoli ruoli in film britannici, venne lanciata nel 1946 nella pellicola London Town di Wesley Ruggles, al fianco dell'attore Sid Field, che però non ebbe successo[1]. La Kendall dovette attendere ancora alcuni anni prima della definitiva affermazione sul grande schermo, che arrivò con la commedia La rivale di mia moglie (1953) di Henry Cornelius, film di elegante humour[2], nella quale l'attrice si dimostrò interprete comica di talento e ricca di stile[1], diventando una star e confermandosi commediante di classe[2].

Negli anni successivi consolidò il proprio successo partecipando a diverse pellicole brillanti nelle quali diede prova di spiccata personalità e di grande senso del tempo comico[1]. Nel 1955 recitò in coppia con Robert Taylor nel film in costume L'arciere del re di Richard Thorpe. Nel 1958 vinse il Golden Globe per la migliore attrice in un film commedia o musicale per la sua briosa interpretazione in Les Girls (1957) di George Cukor, accanto a Gene Kelly. Raggiunse l'apice della fama con la commedia Come sposare una figlia (1958) di Vincente Minnelli, nella quale recitò accanto al marito Rex Harrison, che aveva conosciuto sul set del film Sette mogli per un marito (1955) di Sidney Gilliat e che aveva sposato l'anno precedente. L'unione durò fino al 1959, quando la Kendall a 32 anni morì di leucemia, dopo aver terminato le riprese di Ancora una volta con sentimento (1960) di Stanley Donen[2].

Doppiatrici italiane

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  1. ^ a b c d e Il chi è del cinema, De Agostini, 1984, Vol. I, pag. 280
  2. ^ a b c Le Garzantine - Cinema, Garzanti, 2000, pag. 618

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