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Monte Cimino

Coordinate: 42°24′28.08″N 12°12′04.4″E
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Monte Cimino
StatoItalia (bandiera) Italia
Regione  Lazio
Provincia  Viterbo
Altezza1 053 m s.l.m.
Prominenza740 m
CatenaMonti Cimini (nell'Antiappennino laziale)
Ultima eruzionePleistocene
Coordinate42°24′28.08″N 12°12′04.4″E
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Monte Cimino
Monte Cimino
 Bene protetto dall'UNESCO
Faggeta Vetusta del Monte Cimino
 Patrimonio dell'umanità
TipoNaturale
Criterioix
PericoloNon in pericolo
Riconosciuto dal2017
Scheda UNESCO(EN) Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe
(FR) Scheda

Il Monte Cimino (1.053 m s.l.m.) è la cima più alta della catena dell'Antiappennino laziale dei Monti Cimini, e di tutta la provincia di Viterbo. Sovrasta il paese di Soriano nel Cimino.

Particolare di un faggio.

La Faggeta Vetusta del Monte Cimino si trova nel comune di Soriano nel Cimino (VT) e ha un'estensione di circa 58 ha, tra i 925 ed i 1053 m s.l.m.[1], è tra le più maestose ed imponenti dell'Italia centrale.

Si sviluppa tutt'intorno ad un parcheggio facilmente raggiungibile e ottimamente utilizzabile, a quota 970 m s.l.m., dove è possibile sostare all'ombra dei faggi nelle calde giornate estive e usufruire del ristorante posto lì vicino.

È presente anche una stazione meteorologica, attiva dal 2011 e ripristinata nel 2018, che rileva quotidianamente i parametri meteorologici.[1]

Dalla sommità del monte la vista, attualmente ostacolata, specie nella buona stagione, dalla vegetazione arborea, spazia sulla valle del Tevere e sui borghi circostanti: in primo luogo Soriano nel Cimino, Vitorchiano, Bomarzo, Montefiascone e Bassano in Teverina; sembra che dalla sommità della torre che si trova sulla vetta (attualmente non visitabile in quanto ospita numerose antenne e trasmettitori), nei giorni di cielo sereno sia possibile scorgere la cupola di San Pietro a Roma, il monte Cavo, il litorale laziale e la parte nord-occidentale della catena montuosa dei Lepini. A nord è possibile scorgere il monte Amiata, alla sua destra il monte Cetona e, in lontananza, il monte Nerone.

Grazie alla rete escursionistica realizzata dalla sezione del CAI di Viterbo, è possibile raggiungere a piedi la Faggeta e la vetta di Monte Cimino tramite tre percorsi escursionistici.

Partenza Percorso Difficoltà[2] Distanza Ascesa Discesa Note
Soriano nel Cimino CAI 03 Tappa 3[3] E 4,3 km 629 m 0 m Partenza dalla Stazione di Soriano nel Cimino
Canepina CAI 133BA[4] e CAI 103 Tappa 3[3] E 9,3 km 700 m 0 m
Strada Romana 123A[5] E 3,8 km 340 m 70 m
Faggeta Vetusta del Monte Cimino

Il Monte Cimino si inquadra nel più ampio fenomeno del vulcanismo che ha interessato l'intera area della Tuscia. In particolare, il distretto cimino (quello del Monte Cimino) ha un’età più antica: la sua attività, infatti, è compresa tra 1.35 milioni e 800.000 anni fa. Durante questo ampio intervallo di tempo, la risalita lungo le fratture di magmi viscosi acidi ha originato più di 50 rilievi collinari facilmente riconoscibili (La Palanzana, Montalto, San Valentino, Ciliano, Soriano …) tutt’intorno al domo principale, quello del Monte Cimino.

Massi trachitici di diverse e svariate dimensioni creati dall'attività vulcanica di lave quarzo-latitiche oltre un milione di anni fa

Età del bronzo

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La sommità dell'altura fu occupata da un importante abitato della tarda età del bronzo, di cui si conserva quasi interamente la vasta fortificazione perimetrale, risalente all'età del bronzo finale (1150 a.C. circa) e che racchiude un'estensione di circa 50.000 metri quadrati; il vasto recinto artificiale di pietre, forse diviso in due settori, di cui uno comprende un'ulteriore e più piccola area fortificata di circa 5.000 metri quadrati (presso la torre moderna), fu identificato dagli archeologi già intorno al 1890, ma la sua esplorazione scientifica è stata affrontata solo a partire dal 1976.

Dal 2009 il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l'Università Sapienza di Roma conducono campagne di scavo estive nel villaggio protostorico; oltre a notevoli risultati riguardanti le conoscenze della comunità insediata sul Cimino nell'età del bronzo, queste ricerche hanno consentito di individuare due fasi etrusche di rioccupazione dell'area, con edificazione di un fortilizio: la prima fase, di epoca arcaica (circa VI sec. a.C.), attesta l'importanza del possesso strategico della sommità nel corso della prolungata e anche conflittuale dialettica tra le metropoli tirreniche; la seconda fase può invece essere messa in diretta relazione con le guerre mosse da Roma agli Etruschi dopo a presa di Veio altresì documentata dalle fonti letterarie (IV secolo a. C.).

Periodo romano

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Agli antichi romani la "Silva Ciminia" appariva come un luogo tetro, sacro ed invalicabile. Essa formava una fascia forestale assai intricata che, grazie anche alla presenza di rocce vulcaniche, contribuì per almeno un paio di secoli a tenere lontane le truppe romane, costringendo Roma ad espandersi versi il Lazio meridionale e la Campania. Nei monti Cimini sono stati trovati resti di antichi tempietti probabilmente dedicati a Giove Cimino.

Durante la guerra contro gli Etruschi, per i Romani guidati dal console Quinto Fabio Massimo Rulliano fu fondamentale raggiungere la sommità dei monti Cimini; infatti tale impresa permise loro di scorgere gli insediamenti etruschi presenti nella valle del Tevere che sarebbero poi caduti sotto la pressante avanzata romana attorno al 310 a.C..

La ZSC - Zona Speciale di Conservazione

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La Faggeta occupa la parte più meridionale della ZSC - Zona Speciale di Conservazione /ZPS IT6010022 (versante nord)[6] istituita con Deliberazione di Giunta Regionale n°162 del 14 aprile 2016[7] ed ha una superficie di circa 50 ha, pari al 5% dell’area del sito[8] Con L.R. 27 dicembre 2008, n. 24[9] la "gestione del sito" è affidata all'Ente Monti Cimini - Riserva Naturale Lago di Vico.

Riconoscimento UNESCO

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Il 2 febbraio 2015 la faggeta è stata proposta, dalla delegazione permanente italiana presso l'UNESCO, nella tentative list per l'inclusione tra i siti Patrimonio Mondiale Naturale (criterio di selezione (IX): "per essere un esempio eccezionale di significativo corso dei processi ecologici e biologici nell'evoluzione e lo sviluppo degli ecosistemi terrestri, di acqua dolce, costieri e marini e le comunità di piante e animali marini". Il 7 luglio 2017 il World Heritage Committee, riunito a Cracovia[10], ha riconosciuto la Faggeta di Monte Cimino come sito UNESCO Patrimonio Mondiale Naturale dell'Umanità inserendola nella Unesco's World Heritage List (ID. 1133ter-047).[11]

La rupe tremante

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Sasso naticarello o rupe tremante

Al limitare del bosco di faggi, nella parte sottostante il grande parcheggio, si trova il grande masso di trachite noto come rupe tremante o sasso menicante, meglio conosciuto agli abitanti del posto come sasso naticarello (attestate anche le antiche forme "sasso menicatore" e "sasso trenicatore").

Celebrato già da Plinio il Vecchio come naturae miraculum (miracolo della natura) nel suo Naturalis historia, è un grosso masso di forma ovoidale di circa 8 metri di lunghezza, 6 metri di larghezza e 3 metri di altezza, del volume di circa 100 m³ e del peso di circa 250 tonnellate, sospeso in equilibrio su una sporgenza rocciosa del suolo, caratteristica che fa sì che possa essere fatto oscillare sensibilmente e in modo abbastanza agevole utilizzando un grosso bastone a mo' di leva[12].

Esso rappresenta uno dei tanti massi eruttati dal vulcano cimino durante la fase di massima attività e fa comprendere quale portata e quale forza avesse il Cimino durante le sue eruzioni.

Nei numerosi sentieri all'interno della faggeta vengono praticati molti sport, tra cui: escursionismo, trekking, corsa, mountain bike, downhill e boulder. Un'ordinanza del Comune di Soriano nel Cimino vieta l'utilizzo di mountain bike nella parte sommitale del monte per preservare il fragile substrato del sottobosco.

Il monte Cimino è stata sede di arrivo di due tappe della Tirreno Adriatico: della quinta tappa nel 1995, vinta da Gianluca Pierobon, e della quarta tappa del 1996, vinta da Filippo Casagrande.

Set cinematografico

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Il bosco di faggi è stato il set di alcuni film, tra cui Il Marchese del Grillo (1981) di Mario Monicelli, Yado (1985) di Richard Fleischer, L'Armata Brancaleone (1966) di Mario Monicelli, Francesco (film 1989 e serie televisiva 2014) di Liliana Cavani, Freaks Out (2021) di Gabriele Mainetti, Teresa La Ladra (1973) di Carlo di Palma, La Befana vien di notte 2 - Le origini (2021) di Paola Randi, Le Nuove Comiche (1994) di Neri Parenti, Il Nuovo Mondo (1982) di Ettore Scola, Il nome della rosa (serie tv 2019) di Giacomo Battiato.[13][14]

  1. ^ Di Filippo A., Piovesan G. e Schirone B., Le foreste vetuste: criteri per l’identificazione e la gestione, DAF, Università della Tuscia, 2004. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  2. ^ Difficoltà dei percorsi escursionistici e dei percorsi attrezzati (vie ferrate), in Società degli Alpinisti Tridentini. URL consultato il 23 aprile 2019.
  3. ^ a b CAI, Dal Tevere al Mare Tappa 3 CAI 103, su waymarkedtrails.org. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  4. ^ CAI, Canepina - 103, su waymarkedtrails.org. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  5. ^ CAI, 103 Faggeta Soriano nel Cimino - 103 Strada Romana, su waymarkedtrails.org. URL consultato il 19 febbraio 2020.
  6. ^ Cfr. (EN) Natura 2000 - Standard data form IT6010022, su Natura2000 Network Viewer, Agenzia europea dell'ambiente.
  7. ^ D.G.R. 14 aprile 2016, n. 162, in materia di "Adozione delle Misure di Conservazione finalizzate alla designazione delle Zone Speciali di Conservazione (ZSC), ai sensi della Direttiva 92/43/CEE (Habitat) e del DPR 357/97 e s.m.i. – codice IT60100 (Viterbo)" su Regione Lazio [collegamento interrotto], in Atti amministrativi. URL consultato il 30 ottobre 2019.
  8. ^ Consulta Faggeta del Monte Cimino, su lifesic2sic.eu. e Monte Cimino (versante nord) IT6010022, in NATURA 2000 - Standard data form, 15 marzo 2019. URL consultato il 30 ottobre 2019..
  9. ^ L.R. 27 dicembre 2008, n. 24, in materia di "Istituzione della riserva naturale lago di Vico" su Consiglio regionale Lazio, in Leggi regionali, 24 dicembre 2008. URL consultato il 30 ottobre 2019.
  10. ^ Faggete vetuste d’Europa Patrimonio Mondiale dell’Umanità: il DAFNE c’è! Università della Tuscia, su unitus.it. URL consultato il 26 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 30 dicembre 2017).
  11. ^ Ancient and Primeval Beech Forests of the Carpathians and Other Regions of Europe ID=1133ter-047, UNESCO World Heritage, su whc.unesco.org. URL consultato il 26 gennaio 2018.
  12. ^ Lazio. Guida d'Italia, Milano, Touring Club Italiano, 1981.
  13. ^ Faggeta Vetusta del Monte Cimino, su www.facebook.com. URL consultato il 10 novembre 2023.
  14. ^ Franco Grattarola, La Tuscia nel Cinema - film, storie, protagonisti, Archeoares Edizioni, 2023, pp. 248, ISBN 978-8899822972.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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