NGC 326
NGC 326 Galassia ellittica | |
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Un'immagine della galassia NGC 326 ottenuta con il telescopio spaziale Hubble. | |
Scoperta | |
Scopritore | Heinrich Louis d'Arrest |
Data | 1865 |
Dati osservativi (epoca J2000.0) | |
Costellazione | Pesci |
Ascensione retta | 00h 58m 22,7s |
Declinazione | 26° 51′ 55″ |
Distanza | 636 milioni a.l. (195 ± 14 milioni pc) |
Magnitudine apparente (V) | 14,33[1] |
Dimensione apparente (V) | 1,4' x 1,4' |
Redshift | z = 0,0474000 |
Velocità radiale | 14.210 km/s |
Caratteristiche fisiche | |
Tipo | Galassia ellittica |
Classe | E |
Altre designazioni | |
UGC 00601, CGCG 480-026, MCG +04-03-025, 4C +26.03, B2 0055+26, PGC 3326, PKS B0055+265, TXS 0055+265. | |
Mappa di localizzazione | |
Categoria di galassie ellittiche |
NGC 326 è una galassia ellittica situata nella costellazione dei Pesci scoperta il 24 agosto 1865 da Heinrich Louis d'Arrest e descritta da Dreyer come "fioca, poco estesa, stella di magnitudine 9 o 10 a sud-est".[2] Questa galassia, distante dalla Terra circa 636 milioni di anni luce, è stata ritenuta di particolare interesse negli ultimi anni in quanto è stata scoperta la sua natura di radiogalassia a forma di X e quindi di probabile sede di un'avvenuta coalescenza di buchi neri supermassicci.
Panoramica
[modifica | modifica wikitesto]Le radiogalassie a forma di X (o "alate") sono un genere di sorgenti radio astronomiche di classe FR-II aventi due lobi con superficie a bassa brillanza (chiamati "ali") orientati di un determinato angolo rispetto ai due lobi attivi, ossia con superficie ad alta brillanza. Le due coppie di lobi attraversano il centro della galassia ellittica sorgente dei lobi stessi, centro rispetto al quale i lobi di ogni coppia sono simmetrici, dando così alla radiogalassia una morfologia a X quando la si osserva sulle mappe radio.[3]
Studio della galassia
[modifica | modifica wikitesto]Come detto, si è scoperto che NGC 326 è una radiogalassia e in particolare una di quelle aventi una marcata forma a X. Sono stati condotti diversi studi atti a chiarire il motivo di questa sua morfologia, chiamando in causa il moto dei plasmi o un riorientamento dell'asse lungo cui avviene il getto di materiale conseguente a una fusione di due buchi neri supermassicci, a sua volta conseguente a una fusione galattica. Le emissioni della galassia sono state esaminate dal Chandra X-ray Observatory e tali studi hanno portato alla luce diverse caratteristiche peculiari di NGC 326, inclusi una parte anteriore ad alta temperatura che potrebbe indicare un collasso o una collisione, nodi ad alta temperatura attorno al bordo dell'emissione radio e una cavità associata con l'ala orientale.[3][4][5]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Results for NGC 0326, su NASA/IPAC Extragalactic Database, NASA. URL consultato il 18 maggio 2018.
- ^ New General Catalog Objects: NGC 300 - 349, su cseligman.com, Cseligman. URL consultato il 18 maggio 2018.
- ^ a b Study of X-Shaped Radio Galaxy NGC 326 Shows Outburst History and Active Galactic Nucleus Feedback, su scitechdaily.com, Scitechdaily, 6 febbraio 2012. URL consultato il 18 maggio 2018.
- ^ A Chandra Study of the Radio Galaxy NGC 326: Wings, Outburst History, and AGN Feedback, su arxiv.org, arXiv, 12 dicembre 2011. URL consultato il 18 maggio 2018.
- ^ A CHANDRA STUDY OF THE RADIO GALAXY NGC 326: WINGS, OUTBURST HISTORY, AND ACTIVE GALACTIC NUCLEUS FEEDBACK, su iopscience.iop.org, The Astrophysical Journal, 3 febbraio 2012. URL consultato il 18 maggio 2018.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su NGC 326
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Catalogo NGC/IC on-line, su ngcicproject.org.
- (EN) Dati di NGC 326 - SIMBAD, su simbad.u-strasbg.fr. (dettagli identificatori, misure)
- (EN) Dati di NGC 326 - NASA Extragalactic Database, su ned.ipac.caltech.edu.
- (EN) Dati di NGC 326 - SEDS, su spider.seds.org.
- (EN) Dati di NGC 326 - VizieR Service, su vizier.u-strasbg.fr.
- (EN) Immagini di NGC 326 - Aladin, su aladin.u-strasbg.fr.
- (EN) Immagini di NGC 326 - SkyView, su skyview.gsfc.nasa.gov.