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Pederastia cretese

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Voce principale: Pederastia greca.

Con la definizione di pederastia cretese si suole indicare quella forma arcaica di pederastia consistente, all'epoca della civiltà minoica, nel "rituale del rapimento" o harpagmos-ratto di un ragazzo di nobili origini da parte di un maschio adulto appartenente alla classe dell'aristocrazia guerriera, con il consenso del padre del ragazzo. Il tutto viene descritto da Eforo di Cuma e riportato dallo storico antico Strabone[1].

L'uomo più grande, qui chiamato "philetor", conduceva l'adolescente, definito a sua volta "kleinos"-glorioso - ovvero colui ch'è stato capace di distinguersi e farsi riconoscere dall'amante - in luoghi desertici o montuosi fuori dai centri abitati, dove trascorrevano insieme diversi mesi andando a caccia e dormendo assieme. Se il giovinetto, al termine del periodo di convivenza, si dimostrava soddisfatto di come l'adulto lo aveva trattato, cambiava il suo titolo dal precedente "kleinos" in quello di "parastates". In seguito, ottenuta la qualifica ufficiale di "colui che combatte in battaglia accanto al proprio amante"[2] poteva ancora continuare a vivere in stretto legame d'intimità pubblica col suo philetor[3].

La funzione sociale eminente d'una tal tradizione così ben istituzionalizzata, oltre all'insegnamento delle competenze necessarie ad un giovane che s'appresta ad entrare nell'età adulta, era quella di riconoscere gli uomini migliori per il buon funzionamento della società e di offrire sia all'amante sia all'amato la possibilità di dar prova di valore e carattere nobile meritevole di rispetto[4], ammirazione ed emulazione.

Gli studi archeologici indicano che la tradizione pederastica riguardante l'antica isola di Creta era già ben consolidata e strutturata nel primo periodo minoico, dunque all'incirca intorno al 1650-1500 a.C.[5].

Aristotele e il già menzionato Strabone fanno risalire le origini di questa consuetudine istituzionalizzata ai tempi mitologici: il primo afferma che fu il re Minosse a stabilire che la pederastia venisse utilizzata come mezzo di controllo comunitario della popolazione dell'isola, ritardando così l'età media del matrimonio per gli uomini fino ai trent'anni. Il filosofo afferma, nel II° libro della sua Politica che gli uomini "hanno segregato le donne ed istituito rapporti sessuali tra maschi di modo che non vi fosse mai il pericolo d'una eccessiva sovrappopolazione" la quale sarebbe stata rischiosa per l'intera società minoica costretta in una così limitata porzione di territorio[6].

La pratica sembra però essere stata riservata all'Élite e alle classi sociali più elevate e rappresentava un riconoscimento reciproco di valore e coltivazione dell'onore: l'uomo è stato onorato dal fatto di essere autorizzato a prendere con sé il ragazzo, mentre l'onore del ragazzo risultava accresciuto dal fatto di essere stato scelto (tra molti) per stare proprio al fianco dell'uomo adulto. Strabone ci dice che:

«l'usanza peculiare cretese nei riguardi delle storie d'amore è di non vincolare l'oggetto d'amore a sé con la costrizione, bensì con la persuasione attraverso un rapimento rituale. Qualche giorno prima l'amante va ad informare la famiglia del ragazzo che questi sarà presto rapito... la cosa più indecorosa per un giovane è difatti quella di essere indegno d'acquisire un amante[7]

Secondo alcuni studi recenti di William Percy vi è la probabilità che l'usanza possa essere stata adottata molto tempo dopo (all'incirca verso il 630 a.C.) anche dai Dori, diffondendosi così da Creta verso la polis dorica Sparta ed in seguito nell'intera Grecia antica[8].

Questa istituzione è stata molto apprezzata nel corso dei secoli, ed era considerato vergognoso per un uomo dei ceti medio-alti il non esser mai riuscito ad avere durante la propria giovinezza un amante maschio. Anche in questo caso ce ne parla Strabone:

«È vergognoso per coloro che sono di bell'aspetto o discendenti di antenati illustri di non riuscire ad ottenere un amante... mentre ai parastathentes (coloro che stanno a fianco dell'amante in battaglia) vanno tutti gli onori.»

Non a caso è agli stessi cretesi che viene accreditata l'introduzione del mito riguardante Ganimede, un bellissimo giovinetto che pascolava le greggi alle pendici del Monte Ida, rapito in cielo dal signore degli Dèi Zeus e fatto diventare il suo personale coppiere immortale. Codesta storia viene però denunciata da Platone nelle sue Leggi (636b-D) come opera di fantasia creata espressamente per giustificare pratiche puramente sensuali:

«Siamo unanimi nell'accusare i Cretesi d'aver fabbricato il racconto riguardante Ganimede: avevano la convinzione che le loro leggi provenissero direttamente da Zeus, e associando anche questa storia al dio hanno pensato di poter raccogliere i frutti di questo piacere affermando poi che essi stessero solamente seguendo l'esempio divino. Ma questo è il regno del mito.»

Strabone indica poi anche che è propriamente la decisa mascolinità espressa dal ragazzo a consegnarlo nelle mani dell'amante:

«I giovani più desiderabili, in base alle convinzioni cretesi, non sono quelli eccezionalmente belli, bensì quelli che si distinguono (kleinos per l'appunto) per il coraggio virile e il comportamento ordinato e compunto.»

Insieme, come detto, il ragazzo e l'uomo vanno a vivere per un certo tempo lontano dalla comunità urbana, in luoghi appartati fino ai limiti del deserto e ad un certo punto, durante il periodo iniziale del corteggiamento, facevano offerta d'una tavoletta votiva e di un sacrificio animale al santuario congiuntamente in onore di Hermes ed Afrodite che sorgeva sul Monte Ditte, nelle immediate vicinanze della grotta ove si narrava che il padre degli dèi fosse stato partorito dalla Dea Madre Rea.

Al loro ritorno l'amante cominciava a fare al ragazzo dei costosi regali, tra cui un abito militare, un bue da sacrificare a Zeus ed una coppa, simbolo di realizzazione spirituale. A questo punto, sempre secondo quanto narra Strabone, il giovane ha acquisito la libertà e l'autorità di scegliere se continuare o mettere fine alla relazione nata col suo rapitore, ed eventualmente denunciare l'uomo se questi in una qualche maniera si fosse comportato male con lui. Ed è in questa maniera che allora il rituale circolare dell'onore dato e ricevuto si completa:

«Il giovane sacrifica il bue ricevuto dall'amante a Zeus e dà una festa. Dichiara poi, per quanto riguarda il suo rapporto con l'amante, che la relazione ha avuto luogo col proprio consenso; se così non fosse, o fosse stata usata violenza contro di lui durante il sequestro, può ristabilire il suo onore e troncare la relazione. Le convenzioni vigenti a Creta incoraggiavano quest'ordine.»

Un commento tardo proveniente dallo storico romano Cornelio Nepote sostiene che i giovani cretesi potessero benissimo avere anche più di un amante: "i giovani a Creta venivano lodati per l'aver ottenuto più amanti che potevano"[9].

Reperti archeologici

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Un certo numero di manufatti trovati a Creta durante progressive campagne di scavi archeologici sono stati variamente interpretati come manifestazioni degli arcaici rituali pederastici minoici. In un santuario dedicato ad "Hermes pastore" e alla Dea Afrodite, situato ad est di Agía Triáda a 1200 metri sul livello del mare, sono stati riportati alla luce numerosi oggetti in bronzo dedicati alle divinità assieme a resti di sacrifici animali.

Arciere barbuto saluta un giovane cacciatore che porta un camoscio, un'offerta per Hermes Kedritēs. Bronzo sbalzato e cesellato, opere d'arte cretese, ca. 670-650 a.C. Dal Tempio di Hermes a Syme Viannou, Creta

Tra questi sono state rinvenute varie figurine bronzee di giovani del periodo minoico (precedenti al 1100 a.C.). Una di esse, attualmente esposta al Museo del Louvre e datata tra l'VIII-VII secolo a.C., raffigura una coppia maschile composta da un uomo con la barba accanto ad un giovane con lunghi e fluenti capelli ricci che gli coprono la fronte. Il partner più anziano, che ha in mano un arco di corno, afferra il ragazzo per un braccio attirandolo vicino a sé; il giovane trasporta invece un capretto o camoscio, presumibilmente un animale sacrificale, ed ha i genitali esposti.

Un altro pezzo bronzeo, datato al 750 a.C. e attualmente conservato al museo di Heraklion mostra due uomini seminudi, uno più giovane dell'altro, con le mani strettamente intrecciate, ed in entrambi si può notare un'evidente erezione. Un altro ancora datato al VII sec. a.C. ci presenta un ragazzo nudo tranne che per un lungo mantello decorativo ed un paio di sandali, in possesso di arco e faretra. Tali ritrovamenti documentano che la tradizione iniziatica pederastica cretese ha continuato nel corso dei secoli, assumendo col tempo tratti sempre più esplicitamente intrisi di erotismo[10].

Miti e racconti popolari

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Oltre ai miti, anche un paio di racconti popolari pederastici sono giunti fino a noi, seppur in una forma frammentaria. In entrambe le storie il ragazzo si chiama Leucocoma (leukos-luminoso, kóme-capelli); egli mette alla prova l'amante sfidandolo ad eseguire tutta una serie di compiti e prove sempre più difficoltose.

Nel racconto che ne fa Strabone, l'amante deve ricondurre a casa il cane del ragazzo lungo un percorso di 28 km (distanza che c'è tra il villaggio di Prasus e Gortyna)[11].

Nel secondo racconto, il ragazzo mette l'amante, chiamato Promaco, di fronte ad una serie di fatiche che si concludono col recupero d'un prezioso elmo. L'uomo però, infuriato per l'irragionevolezza dimostrata dal giovane, mette l'elmo sul capo d'un altro ragazzo, il che induce Leucocoma a suicidarsi in preda ad una folle gelosia[12].

  1. ^ Eforo di Cuma in Strabone Geografia 10.21.4
  2. ^ Wilhelm Kroll "Knabenliebe" in Pauly-Wissowa, Realencyclopaedie der klassischen Altertumswissenschaft, vol. 11, cols. 897-906 kroll-pederasty.htm
  3. ^ John Addington Symonds, A Problem in Greek Ethics, X p.14
  4. ^ D. B. Dodd, '"Athenian Ideas about Cretan Pederasty," in T. Hubbard (ed.), Greek Love Reconsidered, New York, 2000; pp.33-41
  5. ^ Bruce L. Gerig, "Homosexuality in the Ancient Near East, beyond Egypt", in HOMOSEXUALITY AND THE BIBLE, Supplement 11A, 2005
  6. ^ Aristotele, Politica, II.10
  7. ^ Strabone Geografia, libro 10
  8. ^ William Armstrong Percy III, "Reconsiderations about Greek Homosexualities," in Same–Sex Desire and Love in Greco-Roman Antiquity and in the Classical Tradition of the West, Binghamton, 2005
  9. ^ Cornelio Nepote, De viris illustribus: Prefazione 3-5; trans. Thomas K. Hubbard
  10. ^ Bruce L. Gerig, 2005, op.cit.
  11. ^ Strabone, Geografia X.4.12
  12. ^ Conone, Narrazioni 16

Voci correlate

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