Come in italiano, anche in latino si dice proposizione concessiva la frase subordinata che esprime una circostanza nonostante la quale si verifica quanto espresso nella reggente.
In latino sono introdotte da varie congiunzioni, e possono essere seguite dal congiuntivo o dall'indicativo (secondo le regole della consecutio temporum); la negazione è non. Nella proposizione reggente, che normalmente segue la concessiva, ci possono essere locuzioni correlate, come tamen, verumtamen o nihilo minus. Si può fare un'altra distinzione: le concessive reali e le concessive ipotetiche, a seconda della circostanza (se è reale o se è supposta).
Le proposizioni concessive inoltre, possono essere introdotte da un pronome relativo con il congiuntivo (detta relativa impropria di natura concessiva); possono essere rese con l'ablativo assoluto (così come le temporali e le causali), col participio congiunto, o anche attraverso un semplice aggettivo. Alcuni esempi:
«Vivo patre, eum iam regem appellant.»
«Lo chiamano già re, sebbene il padre sia ancora in vita.»
«Horatius, solus, hostes sustinuit.»
«Orazio, nonostante fosse da solo, tenne testa ai nemici.»
«Cicero consul absens factus est.»
«Cicerone fu eletto console, benché fosse assente.»
^L'indicativo si usa quando la concessione è considerata reale. Esempio: Quamquam omnis virtus nos ad se allĭcit, tamen iustitia id maxime effĭcit [Quantunque ogni virtù ci attiri verso di sé, pure la giustizia fa questo in sommo grado] (Cicerone).
^Quando la concessiva ha valore ipotetico, cioè si accenna ad un fatto eventuale o supposto, il verbo va al congiuntivo. In questo caso si usano le seguenti congiunzioni: quamvis (= quanto vuoi tu), licet (= sia pure che, quand'anche), ut (ancorché, quantunque), cum (= quantunque, sebbene, benché), etiamsi (anche se, quand'anche). Esempio: Quod turpe est, id quamvis occultetur, tamen honestum fieri nullo modo potest [Quello che è turpe, quantunque si cerchi di tenerlo nascosto, non può tuttavia in nessun modo diventare onesto] (Cicerone).