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Ribellione macedone (1878)

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Rivolta macedone
parte della grande crisi d'Oriente
Bandiera rivoluzionaria della Macedonia occidentale
Data19 febbraio - 13 luglio 1878
LuogoMacedonia ottomana
CausaNazionalismo greco
EsitoVittoria ottomana
Schieramenti
Rivoluzionari greciImpero ottomano (bandiera) Impero ottomano
Comandanti
Effettivi
~15.000Sconosciuti
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La ribellione macedone del 1878 (in greco Μακεδονική επανάσταση του 1878?, lett. "rivoluzione macedone") fu una ribellione greca a favore dell'unione della Macedonia con il Regno di Grecia e lanciata in opposizione al Trattato di Santo Stefano, secondo il quale la maggior parte della Macedonia sarebbe stata annessa alla Bulgaria. Essa seguì la breve guerra greco-turca del 1878 in cui la Grecia aveva dichiarato guerra il 2 febbraio contro l'Impero ottomano, ma che portò solamente le forze greche a tornare alle loro basi poco dopo aver attraversato il confine a causa dell'intervento delle Grandi Potenze e della firma del Trattato di Santo Stefano.[1]

Altri focolai rivoluzionari nello stesso anno si verificarono accanto alla Macedonia in Epiro, Tessaglia e Creta, nel tentativo di unione con lo stato greco. In Macedonia c'era maggiore disponibilità ed entusiasmo che in Tessaglia. La rivoluzione ebbe due fuochi principali in Macedonia, uno sull'Olimpo e l'altro a Vourinos.

La rivoluzione dell'Olimpo iniziò a Litochoro il 19 febbraio 1878 guidata da Kosmas Doumpiotis estesa alle aree circostanti e repressa nel sangue dagli ottomani, con il suo tragico epilogo nella distruzione di Litochoro il 4 marzo di quell'anno. Alla rivoluzione di Litochoro, che fu precorritrice delle rivolte in tutta la Macedonia, parteciparono corpi di tutte le regioni della Macedonia occidentale e centrale, nonché della Macedonia orientale (principalmente da Meleniko).[2]

La rivolta iniziò sul monte Vourinos guidata da Anastasios Picheon. Il 18 febbraio 1878, i ribelli provenienti da diverse parti della Macedonia occidentale formarono, nell'insediamento di Vourinos,[3] il "Governo provvisorio della provincia macedone di Elimeia" volto all'abolizione del Trattato di San Stefano, e l'Associazione della Macedonia con la Grecia. Nell'estate del 1878, circa 15.000 uomini armati intensificarono una guerriglia nelle montagne della Macedonia occidentale da Kozani a Monastir. I rivoluzionari della Macedonia occidentale non rivecettero l'aiuto dello stato greco.[4]

Nella Macedonia settentrionale, le ribellioni arrivarono fino a Veles, dove il capo Katrakos agì con 50 uomini. Dopo la repressione della rivolta, molti abitanti di Veles furono costretti a ricorrere a Salonicco.[5] La rivolta terminò nell'inverno dello stesso anno a causa del maltempo e della mancanza di organizzazione.

La rivoluzione macedone del 1878 non raggiunse il suo scopo, ma l'opposizione della popolazione greca all'annessione della Macedonia ad una Grande Bulgaria fu documentata a livello internazionale, e si rafforzò anche la posizione diplomatica della Grecia e di quei paesi contrari al Trattato di Santo Stefano. Così al Trattato di Berlino nel giugno 1878, i territori macedoni rimasero ottomani e non furono annessi alla Bulgaria. In risposta a questo sviluppo, la popolazione bulgara della Macedonia insorse in modo simile nell'autunno del 1878 nelle regioni di Kresna e Razlog, ma senza successo.

  1. ^ (EL) Τα Παλατίτσια και η επανάσταση του 1878 στη Μακεδονία. Η θυσία του Παλιόκαστρου (Palatitsia e la rivoluzione del 1878 in Macedonia. Il sacrificio di Paliokastro), su santatsormik.gr (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2013).
  2. ^ Georgios Modis, Struggles in Macedonia, Salonicco, Barmpounakis editions, 1975, p. 206.
  3. ^ Oggi l'insediamento è abbandonato, mentre i suoi abitanti si sono spostati di 4 chilometri a sud, creando l'insediamento di Chromio - Sito web della Comunità di Chromio, Kozani,
  4. ^ Georgios Modis, Struggles in Macedonia, Salonicco, Barmpounakis editions, p. 209.
  5. ^ Georgios Modis, Struggles in Macedonia, Barmpounakis editions, 1975, p. 207.

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