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Riccoldo da Monte di Croce

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Riccoldo di Pennino da Montecroce (noto anche come Riccoldo da Monte di Croce, Ricoldo Pennini da Montecroce, ecc.) (Firenze, 1243 circa – Firenze, 31 ottobre 1320) è stato un missionario ed esploratore italiano.

Dopo aver studiato in varie università europee, divenne frate domenicano nel 1267 e risiedette nel convento di Santa Maria Novella.

Papa Nicolò IV e Riccoldo inginocchiato, dal frontespizio del Liber peregrinationis.

Fu docente all'Università di Pisa, poi chiese di poter partire missionario per l'Oriente. Probabilmente Riccoldo fu beneficiario della bolla papale del 3 settembre 1288, espressamente rivolta ai frati del proprio Ordine[1].

Entro la fine dell'anno 1288 giunse a San Giovanni d'Acri. Fu ospitato nel convento dei predicatori ed ebbe modo di conoscere il patriarca di Gerusalemme, il francese Nicola di Hanappes. Dalla capitale del Regno di Gerusalemme partì per una lunga peregrinazione che lo portò in Siria, Persia, Mesopotamia per concludersi a Baghdad.

Dopo essere vissuto per almeno quattro anni a Baghdad, Riccoldo fu costretto la fuggire dalla città tra il 1295 e il 1296 a causa delle violente persecuzioni anticristiane ordinate dall'Ilkahn Ghazan, che si era convertito alla religione islamica[1].

Trascorse il resto della sua vita a Firenze, dove morì nel 1320.

Poco prima di morire scrisse un'Improbatio Alcorani, opera di critica sull'Islam, che ebbe grande diffusione anche nell'Impero bizantino, grazie alla traduzione in greco di Demetrio Cidone.

Il viaggio nel Vicino Oriente

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Viaggi di Riccoldo da Monte di Croce
Riccoldo (sulla destra) predica ai Giacobiti
Tipoterrestre
ObiettivoPredicare la fede cristiana a Tabriz
Anni1290
Tappe principaliBaghdad
EsitoContatti con centri culturali cristiani e islamici, specialmente a Baghdad
ConseguenzeTestinomianza della cultura cristiana e islamica medievale in Oriente
Fonti primarieLiber Peregrinationis

Nei primi mesi del 1289 Riccoldo visitò i principali luoghi biblici della Terrasanta, che descrisse nella prima parte del suo Liber peregrinationis. Incontrò le comunità cristiane dei maroniti, dei nestoriani, dei monoteliti e dei giacobiti. Nello stesso periodo cominciò a riportare per iscritto le sue esperienze nel Levante. Attraversò la Galilea fino al Lago di Tiberiade; da qui tornò poi a San Giovanni d'Acri, viaggiando a quanto pare lungo la fascia costiera verso Giaffa e poi verso Gerusalemme. Dopo aver toccato il fiume Giordano e il mar Morto, abbandonò la Terra Santa muovendo sempre lungo la costa, risalendo sui suoi passi verso San Giovanni d'Acri e passando da Tripoli e Tortosa, entrando quindi in Cilicia. Dal porto della Cilicia di Lajazzo (oggi Yumurtalik in Turchia) s'avviò lungo la grande strada che conduceva a Tabriz, città dell'Altopiano iranico di cui gli avevano parlato in Italia e dove vivevano mercanti genovesi e veneziani. Attraversò i monti del Tauro e viaggiò alla volta di Sivas, in Cappadocia a Erzerum, nei dintorni del monte Ararat e a Tabriz.

Durante il viaggio di ritorno fece sosta a Baghdad, dove giunse nell'estate del 1290, via Mosul e Tikrit. La città era il cuore delle attività culturali, intellettuali e anche religiose del mondo arabo. Riccoldo decise di iniziare qui la sua predicazione e si apprestò a studiare la lingua araba e il Corano[2].

«E rileggendo diligentissimamente la loro legge, studiando nelle loro scuole e spesso conversando coi loro maestri, sempre più appresi per esperienza la perversità della predetta legge. Cominciai a tradurla in latino, ma vi trovai tante favole e falsità e bestemmie, ripetute continuamente dappertutto, che lasciai perdere disgustato e sullo sbalordimento per le predette bestemmie scrissi certe epistole alla Chiesa trionfante [Chiesa cattolica] a mo' di lamento di un animo amareggiato ([1]

Frontespizio dell'opera di Riccoldo pubblicata a Siviglia intorno al 1500, che mostra un frate cristiano che predica ai musulmani

In quanto viaggiatore e osservatore, i meriti di Riccoldo sono cospicui. La sua descrizione dei Tatari e la sua esposizione della religione islamica e dei costumi locali, sono particolarmente degni di nota. A dispetto del forte pregiudizio cristiano verso l'Islam, egli mostra un'ammirevole ampiezza d'idee.

Liber Peregrinationis

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Il suo Liber Peregrinationis o Itinerarius (scritto tra il 1288 e il 1291) fu accolto come una guida per missionari e consiste in una descrizione delle contrade orientali da lui visitate. Fu una delle fonti privilegiate di Giovanni Villani, che studiò approfonditamente la seconda parte dell’opera, avente le caratteristiche di un saggio etnologico[3].

Sulla caduta di San Giovanni d'Acri

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Dopo la caduta di San Giovanni d'Acri nel 1291, Riccoldo scrisse due opere, la prima fu una raccolta di lamentazioni, nello stile dei profeti di Israele, contro le lotte fratricide dei cristiani; la seconda (Contra legem Sarracenorum) conteneva un'analisi del Corano che, nel solco della tradizione medievale cristiana, metteva in evidenza la composizione disordinata delle sure, le contraddizioni di stile, di contenuto e di dottrina che vi sono contenute. Vi furono però anche delle innovazioni, perché Riccoldo espose dei nuovi princìpi per il colloquio con i musulmani: non discutere per mezzo di interpreti, conoscere bene le dottrine delle Chiese separate, conoscere a fondo i testi religiosi musulmani e soprattutto vivere profondamente e coerentemente la propria fede cristiana. Le Epistolæ V de Perditione Acconis sono cinque lettere in forma di lamentazione circa l'assedio e la caduta di San Giovanni d'Acri (scritte nel 1292, esse furono pubblicate solo nel 1884 a Parigi). Ecco un estratto:

«Dov'è Tripoli e dov'è Acri? Dove sono le chiese dei Cristiani ch'erano lì? Dove le reliquie dei santi, dove i religiosi e le religiose che lodavano il Signore come «astri del mattino»? Dov'è la moltitudine di popoli cristiani ch'era lì? Certo, gli uomini di religione e quelli atti alla guerra sono stati uccisi, i fanciulli preservati perché diventino saraceni, e le donne maritate, le monache e le vergini date ai Saraceni come concubine e schiave, perché da esse il popolo dei Saraceni sia aumentato ([1]

Opere teologiche sull'Islam e l'Ebraismo

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La produzione controversistica di Riccoldo fu redatta interamente a Firenze[3].

Biblioteca nazionale di Francia MS ar. 384, il manoscritto arabo del Corano letto da Riccoldo mentre stava scrivendo il suo Contra legem Saracenorum, con annotazioni dello stesso in latino

Durante il suo soggiorno a Baghdad, Riccoldo studiò il Corano e altre opere di teologia islamica, al fine di poter condurre sensatamente dispute dottrinarie coi musulmani, discutendo con cristiani nestoriani, e al contempo scrivendo. Nel 1300-1301 Riccoldo apparve ancora a Firenze. Verso il 1300 a Firenze egli scrisse Contra legem Sarracenorum e Ad nationes orientales.

L'opera più nota di Riccoldo fu il Contra Legem Sarracenorum, scritta a Baghdad, che fu per secoli popolarissimo tra i cristiani, come fonte d'informazione, e che conobbe diverse edizioni (la prima a Siviglia nel 1500, sotto il titolo Confutatio Alcorani, "Confutazione del Corano"). L'opera fu tradotta in tedesco (Verlegung des Alcoran) da Martin Lutero nel 1542.

Molto del contenuto di quest'opera deriva da quelle sezioni del Liber Peregrinationis dedicata alle credenze musulmane e ad argomenti correlati. Uno dei maggiori successi di Riccoldo, ampiamente citato nel suo stesso lavoro, è l'anonimo Liber denudationis siue ostensionis aut patefaciens.[4] Nonostante l'ostilità di Riccoldo nei confronti dell'Islam, la sua opera mostra una conoscenza specifica del Corano e supera un importante errore pregiudiziale, comune alle altre critiche medievali cristiane verso l'Islam: la visione di Muhammad come autore di un'eresia cristiana.[5]

La Christianæ Fidei Confessio facta Sarracenis (stampata a Basilea nel 1543) è attribuita a Riccoldo ed è stata probabilmente redatta nello stesso periodo dei summenzionati lavori. Altre opere sono: Contra errores Judæorum (Contro gli errori degli Ebrei); Libellus contra nationes orientales (MSS. a Firenze e Parigi); Contra Sarracenos et Alcoranum (MS. a Parigi); De variis religionibus (MS. a Torino). Molto probabilmente gli ultimi tre lavori furono scritto dopo il ritorno in Europa. Riccoldo è anche noto per aver scritto due lavori teologici — una difesa delle dottrine di Tommaso d'Aquino (in collaborazione con Giovanni da Pistoia, verso il 1285) e un commentario dei Libri sententiarum (prima del 1288). Riccoldo cominciò una traduzione del Corano verso il 1290, ma non si sa se questo lavoro sia stato completato.

Opere di Riccoldo disponibili su Web

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  1. ^ a b c d Antonio Musarra, Il crepuscolo della Crociata. L'Occidente e la perdita della Terrasanta, Il Mulino, Bologna 2018, pagg. 49-56.
  2. ^ Il manoscritto arabo del Corano studiato da Riccoldo con le sue glosse a margine in latino è oggi conservato presso la Biblioteca nazionale di Francia (MS ar. 384).
  3. ^ a b Luca Mantelli, «De recuperatione Terrae Sanctae»: dalla perdita di Acri a Celestino V, in Rivista di storia della Chiesa in Italia, LXVII, n. 2, luglio-dicembre 2013, pp. 397-440.
  4. ^ Burman 1994, pp. 215-216
  5. ^ Giuseppe Rizzardi, "Il Contra legem Sarracenorum di Riccoldo di Montecroce: Dipendenza ed originalità nei confronti di san Tommaso", Teologia 9 (1984), pp. 59-68
  • Julien Ries, I cristiani e le religioni - Dagli Atti degli Apostoli al Vaticano II, Jaka Book, Milano, 2006. ISBN 978-88-16-40777-0

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