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Stefano Tacconi

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Stefano Tacconi
Tacconi alla Juventus nella stagione 1989-1990
NazionalitàItalia (bandiera) Italia
Altezza188 cm
Peso80 kg
Calcio
RuoloPortiere
Termine carriera12 dicembre 1994
Carriera
Giovanili
1970-1975Spoleto
1975-1976Inter
Squadre di club1
1976-1977Spoleto30 (-18)
1977-1978Pro Patria7 (-3)
1978-1979Livorno33 (-20)
1979-1980Sambenedettese38 (-31)
1980-1983Avellino90 (-93)
1983-1992Juventus254 (-231)[1]
1992-1994Genoa43 (-68)
Nazionale
19??-1988Italia (bandiera) Italia olimpica? (?)
1987-1991Italia (bandiera) Italia7 (-2)
Palmarès
 Mondiali di calcio
BronzoItalia 1990
1 I due numeri indicano le presenze e le reti segnate, per le sole partite di campionato.
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito.
 

Stefano Tacconi (Perugia, 13 maggio 1957) è un ex calciatore italiano, di ruolo portiere.

Ha legato il proprio nome soprattutto alla Juventus, nella quale ha militato per quasi un decennio (1983-1992) fino a diventarne capitano. È tuttora l'unico portiere a essersi aggiudicato tutte le cinque competizioni UEFA per club all'epoca vigenti, vinte con la squadra bianconera a cavallo degli anni 80 e 90 del XX secolo;[2][3] con il club torinese ha messo in bacheca anche due scudetti e una Coppa Italia.

Tra il 1987 e il 1991 ha fatto parte della nazionale italiana, totalizzando sette presenze e partecipando come secondo portiere al campionato d'Europa 1988 e al campionato del mondo 1990. Ha inoltre disputato da titolare i Giochi olimpici di Seul 1988.

È stato inserito dall'IFFHS al 140º posto nella classifica dei migliori portieri del mondo nel quarto di secolo 1987-2011.[4]

Sposato in prime nozze con Paola, conosciuta negli anni a Spoleto,[5] si è poi risposato in seconde nozze con Laura, da cui ha avuto quattro figli.[6] Ha conseguito un diploma di cuoco,[7] che ha messo a frutto al termine della carriera agonistica divenendo imprenditore nel campo della ristorazione.[8]

Nell'aprile 2022 è stato colpito da un'ischemia cerebrale. Superata una prima prognosi riservata,[9] nei mesi seguenti affronta un percorso di riabilitazione presso l'ospedale Borsalino di Alessandria[10] e successivamente in una struttura specializzata a San Giovanni Rotondo,[11] da cui viene dimesso nell'ottobre 2023.[12]

Si professa cattolico.[13]

Caratteristiche tecniche

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«È sparita con Zoff tanta fantasia dal ruolo, ma anche il ruolo ha guadagnato tanta verità atletica e tecnica. Con i tipi come Stefano Tacconi si torna indietro. Lui è un portiere istintivo e giocondo.»

Tacconi (a sinistra) saluta il collega Walter Zenga – con cui visse una istrionica rivalità[14] – prima del derby d'Italia del 28 ottobre 1990

Portiere dal carattere decisamente acceso[15][16] – anche per questo si guadagnò il soprannome di Tarzan[5][17] –, Tacconi è stato descritto dal giornalista Vladimiro Caminiti come un estremo difensore in grado di esaltarsi nelle partite decisive, nonché dotato di grande vigore atletico,[15] che lo rendeva molto abile tra i pali.[15][18] Era solito intervenire con sicurezza se chiamato a uscire frontalmente;[15] appariva invece più restìo ad andare incontro ai palloni scagliati dalle fasce verso il centro dell'area.[15][18]

Pur essendo dotato di un buon rinvio da fondo campo,[19] non era molto abile nel gioco coi piedi: pertanto, al pari di molti altri numeri uno dell'epoca, accusò difficoltà di adattamento alle nuove regole introdotte nella stagione 1992-1993, che tra le altre cose impedirono ai portieri di intervenire con le mani in caso di retropassaggio volontario di un compagno di squadra;[20] innovazioni, queste, verso le quali Tacconi si mostrò piuttosto critico.[21]

Gli inizi, Avellino
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Un giovane Tacconi (in piedi, primo da destra) nella Sambenedettese della stagione 1979-1980

Crebbe nello Spoleto, nelle cui giovanili entrò nel 1970;[22] in questa fase aveva anche avuto un primo approccio con l'ambiente juventino, sostenendo un provino a Torino ma venendo bocciato da Sentimenti IV, il quale «non era rimasto convinto da quel ragazzone che se la faceva addosso».[5] Passò quindi all'Inter[22] che lo inserì nel proprio settore giovanile, militando nelle categorie Berretti e Primavera. Tornato in prestito a Spoleto per giocare da titolare[5] il campionato di Serie D 1976-1977, la stagione seguente i nerazzurri lo dirottarono sempre in prestito alla Pro Patria,[22] dove esordì da professionista in Serie C. Al termine di un'annata caratterizzata da una frattura dell'ulna,[senza fonte] mise a referto 7 presenze.

Per la successiva stagione l'Inter lo inviò nuovamente in prestito al Livorno,[22] nella neonata Serie C1, dove trovò come allenatore Tarcisio Burgnich, che lo fece giocare titolare; il campionato 1978-1979, in cui Tacconi si avvalse di Gino Merlo come preparatore, vide gli amaranto chiudere a metà classifica, con una delle difese meno battute del torneo.[senza fonte] Archiviata la parentesi labronica, non riuscì a convincere la società interista che quindi lo cedette a titolo definitivo alla Sambenedettese,[22] in Serie B. In riva all'Adriatico Tacconi, il quale ebbe Piero Persico come preparatore, disputò il campionato cadetto 1979-1980 dove pur ben figurando sul piano personale, non riuscì a evitare la retrocessione dei rossoblù.[22]

Tacconi (in piedi, primo da destra) nell'Avellino della stagione 1982-1983

Le buone prestazioni offerte a San Benedetto del Tronto destarono però le attenzioni dell'Avellino,[22] con cui il portiere esordì in Serie A nella stagione 1980-1981, agli ordini di Luís Vinício. Rimase in Irpinia per un triennio, con un'interpretazione spregiudicata del ruolo – «dovevo fare anche da "libero"» –,[15] ed emergendo, insieme a elementi come Barbadillo, Carnevale, De Napoli, Favero, Juary e Vignola, tra i maggiori talenti portati alla ribalta durante gli anni 80 dalla provinciale biancoverde del commendatore Antonio Sibilia.[23]

Tacconi (a destra) alla Juventus nella stagione 1983-1984, in allenamento insieme al preparatore Dino Zoff, suo predecessore tra i pali della porta bianconera

Ormai considerato fra i portieri italiani più promettenti dell'epoca, nell'estate 1983 venne acquistato dalla Juventus, alle prese con la sostituzione del decano Dino Zoff appena ritiratosi dall'attività.[5]

Pur a fronte di varie perplessità mosse alla vigilia dagli addetti ai lavori, che non lo consideravano ancora maturo per una grande piazza come quella bianconera, tanto da porlo nelle gerarchie iniziali dietro allo storico dodicesimo della squadra, Luciano Bodini,[5] Tacconi vinse presto il ballottaggio con quest'ultimo[24] e, nonostante due caratteri agli antipodi, raccolse con successo la pesante eredità dell'ex numero uno friulano – «ho cercato con la mia spavalderia di far dimenticare il suo mito», dirà in proposito[7] –; a Torino ebbe inizialmente proprio Zoff come preparatore (e in seguito, sul finire dell'esperienza in bianconero, anche come allenatore della squadra). Approdato in una big, Tacconi non tradì pressioni di sorta, avendo un positivo impatto con la realtà juventina[7] e contribuendo nel 1984 alla conquista del double formato dal campionato di Serie A e dalla Coppa delle Coppe.

Alla seconda stagione in Piemonte, tuttavia, visse un periodo d'appannamento in campo[25] e conseguenti frizioni con la società,[26] che portarono il tecnico Giovanni Trapattoni, per larga parte dell'annata 1984-1985, a preferirgli la riserva Bodini;[7] Tacconi ritrovò la titolarità solamente a fine stagione, in occasione della vittoriosa finale di Coppa dei Campioni a Bruxelles,[27] «nella maledetta notte dell'Heysel».[17]

Tacconi (a sinistra), capitano juventino, con l'omologo Oumar Sène del Paris Saint-Germain, nei convenevoli prima della gara di ritorno dei sedicesimi di Coppa UEFA 1989-1990

Tornato definitivamente titolare della porta juventina, rimase a Torino per nove stagioni nel corso delle quali diventò anche capitano della squadra,[28] conquistando in ambito nazionale un altro scudetto, nel campionato 1985-1986, e la Coppa Italia 1989-1990; a livello internazionale ebbe modo di inanellare affermazioni in tutte le allora cinque competizioni per club organizzate dalla UEFA[2] – record per un portiere,[2] in seguito eguagliato dal solo Vítor Baía –: oltre alle succitate Coppa Coppe e Coppa Campioni, aggiunse infatti al suo palmarès anche la Supercoppa UEFA 1984 (pur se nell'occasione assistette al match dalla panchina[25]), la Coppa Intercontinentale 1985 dove visse «il momento sportivo più esaltante» della carriera[17] risultando decisivo nel vittorioso esito ai tiri di rigore,[29] e infine la Coppa UEFA 1989-1990.

Sarà quest'ultima, a posteriori, l'ultima stagione ad alti livelli di Tacconi. Nella successiva, 1990-1991, pur vedendolo diventare capitano della Juventus stante il sopraggiunto ritiro di Sergio Brio, arrivarono gravi screzi con il nuovo tecnico Luigi Maifredi che sfociarono in un campionato negativo,[30] mentre nell'annata 1991-1992, l'ultima a Torino, pur partendo titolare venne via via insidiato dal neoacquisto ed emergente Angelo Peruzzi,[31][32] lasciando così la società bianconera al termine della stagione, a 35 anni.

Tacconi (a destra) al Genoa nel 1994, mentre saluta Angelo Peruzzi, suo erede a Torino[31][32]

Nell'estate 1992 si accasò al Genoa, sempre in massima serie, dove andò a sostituire il più giovane Simone Braglia.[33] L'esperienza nel capoluogo ligure risultò interlocutoria: accolto tra le contestazioni della tifoseria,[34] nella prima stagione offrì un rendimento altalenante,[20][21] fatto che gli costò la titolarità sotto le gestioni di Luigi Maifredi prima[35] e Claudio Maselli poi,[36] finché un punto di svolta parve arrivare nel girone di ritorno del campionato 1993-1994 quando, «rigenerato» da Franco Scoglio, tornò «determinante» nelle sorti dei rossoblù.[34]

Ciò nonostante, l'arrivo in panchina di Giuseppe Marchioro nell'autunno 1994 riportò l'estremo difensore ai margini della rosa genoana.[37] Sostituito tra i pali dal ventitreenne Davide Micillo[34][38] – di cui lo stesso Tacconi aveva caldeggiato l'arrivo a Marassi[36] –, la sua militanza sotto la Lanterna finì bruscamente[38] il 12 dicembre, con la rescissione del contratto.[34][37] Gli venne comunque pattuito lo stipendo rimanente fino al termine della stagione,[34][37] lasciandolo libero di accordarsi con altri club:[34][36] eventualità che non si concretizzerà, sancendo così il ritiro del portiere dall'attività professionistica.

In maglia azzurra fu il portiere titolare della nazionale olimpica di fine anni 80, guidata prima da Dino Zoff nel percorso di qualificazione ai Giochi di Seul 1988,[39] e poi da Francesco Rocca nella fase finale del torneo[40] chiuso dagli azzurri al quarto posto.

Tacconi (secondo da sinistra) in azzurro insieme a De Agostini, Marocchi e Schillaci, gli altri juventini convocati per il campionato del mondo 1990

Con la nazionale maggiore, invece, Tacconi non riuscì mai – a differenza di quanto fatto coi colori bianconeri – a raccogliere l'eredità di Zoff (sebbene Azeglio Vicini, commissario tecnico dal 1986 al 1991, avesse un'ottima opinione di lui):[41] esordì solo a 30 anni, nel giugno 1987, e scese in campo unicamente in partite amichevoli, quasi sempre da subentrato, per un totale di sette presenze e due gol subìti. Prese parte, come riserva di Walter Zenga, al campionato d'Europa 1988 in Germania Ovest, che vide gli azzurri semifinalisti, e al campionato del mondo 1990, concluso dall'Italia padrona di casa al terzo posto.

Pur senza mai scalfire la titolarità di Zenga, fu generalmente considerato un «eccellente vice»,[42] potenzialmente degno della maglia numero uno,[43] e la sua rivalità con il collega dell'Inter – volutamente istrionica benché caratterizzata da reciproca stima – tenne banco a lungo nelle pagine dei quotidiani sportivi dell'epoca.[14]

Militò in nazionale fino al 1991, anno in cui, con l'arrivo in panchina di Arrigo Sacchi, fu scavalcato dall'emergente Gianluca Pagliuca nel ruolo di vice-Zenga ed escluso dal giro azzurro.[44]

Dopo il ritiro

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Tacconi nel 2005

Il 22 agosto 2008, all'età di 51 anni, tornò brevemente all'attività tra i dilettanti con l'Arquata di Arquata del Tronto, nel campionato marchigiano di Prima Categoria.[45] Esordì il 24 aprile 2010 nella vittoria 4-2 della sua squadra sul Montalto, ottenendo l'approdo in Promozione, prima volta nella storia dell'Arquata.[46][47]

Dopo il ritiro dall'attività agonistica, Tacconi tentò d'intraprendere la carriera politica. Nel 1999 si candidò alle elezioni europee[48] con Alleanza Nazionale - Patto Segni, nella circoscrizione Italia Nord-Occidentale ottenendo oltre 9 000 preferenze, senza risultare eletto.

Nel 2005 annunciò di volersi presentare come candidato presidente della giunta regionale della Lombardia, nelle file del Nuovo MSI, ma non riuscì a presentare le firme sufficienti per sostenere la sua proposta.[49] Nel 2006 si candidò, ancora per Alleanza Nazionale, a consigliere comunale di Milano, a sostegno di Letizia Moratti, ottenendo 57 voti che non gli valsero l'elezione.[50]

Cinema e televisione

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Al cinema, nel 1990 interpretò a scopo benefico il mediometraggio autobiografico Ho parato la luna di Ornella Barreca;[51][52] il ruolo di Tacconi da giovane fu ricoperto dall'allora diciannovenne Davide Micillo, al tempo terzo portiere della Juventus.[38] Nel 2008 partecipò in un cameo alla pellicola Amore, bugie & calcetto di Luca Lucini, interpretando sé stesso assieme ad altri ex calciatori. In televisione, nel 2003 partecipò al reality show L'isola dei famosi su Rai 2, venendo eliminato alla seconda puntata con il 54% dei voti.[53] È saltuariamente opinionista in varie trasmissioni sportive nazionali.

Presenze e reti nei club

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Stagione Squadra Campionato Coppe nazionali Coppe continentali Altre coppe Totale
Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Comp Pres Reti Pres Reti
1976-1977 Italia (bandiera) Spoleto D 30 -18 - - - - - - - - - 30+ -18+
1977-1978 Italia (bandiera) Pro Patria C 7 -3 CI-S ? ? - - - - - - 7+ -3+
1978-1979 Italia (bandiera) Livorno C1 33 -20 CI-S ? ? - - - - - - 33+ -20+
1979-1980 Italia (bandiera) Sambenedettese B 38 -31 CI 4 -6 - - - - - - 42 -37
1980-1981 Italia (bandiera) Avellino A 30 -33 CI 5 -6 - - - - - - 35 -39
1981-1982 A 30 -26 CI 4 -1 - - - - - - 34 -27
1982-1983 A 30 -34 CI 6 -10 - - - - - - 36 -44
Totale Avellino 90 -93 15 -17 - - - - 105 -110
1983-1984 Italia (bandiera) Juventus A 23 -22 CI 7 -9 CdC 9 -7 - - - 39 -38
1984-1985 A 12 -16 CI 7 -3 CC 5 -3 SU 0 0 24 -22
1985-1986 A 30 -17 CI 7 -7 CC 6 -3 CInt+TE 1+5 -2 + -6 49 -35
1986-1987 A 30 -27 CI 9 -6 CC 4 -1 - - - 43 -34
1987-1988 A 30+1[54] -28 + 0[54] CI 11 -9 CU 4 -3 - - - 46 -40
1988-1989 A 34 -36 CI 5 -5 CU 8 -8 - - - 47 -49
1989-1990 A 33 -36 CI 8 -5 CU 12 -9 - - - 53 -50
1990-1991 A 34 -32 CI 6 -8 CdC 8 -5 SI 1 -5 49 -50
1991-1992 A 28 -17 CI 4 -1 - - - - - - 32 -18
Totale Juventus 254+1 -231 64 -53 56 -39 7 -13 382 -336
1992-1993 Italia (bandiera) Genoa A 11 -24 CI 5 -8 - - - - - - 16 -32
1993-1994 A 20 -21 CI 0 0 - - - - - - 20 -21
lug.-dic. 1994 A 12 -22 CI 2 0 - - - - - - 14 -22
Totale Genoa 43 67 7 -8 - - - - 50 -75
Totale carriera 496 -463 90+ -84+ 56 -39 7 -13 649+ -599+

Cronologia presenze e reti in nazionale

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Cronologia completa delle presenze e delle reti in nazionale ― Italia
Data Città In casa Risultato Ospiti Competizione Reti Note
10-6-1987 Zurigo Italia Italia (bandiera) 3 – 1 Argentina (bandiera) Argentina Amichevole -1 Ingresso al 46’ 46’
16-11-1988 Roma Italia Italia (bandiera) 1 – 0 Paesi Bassi (bandiera) Paesi Bassi Amichevole -
22-12-1988 Perugia Italia Italia (bandiera) 2 – 0 Scozia (bandiera) Scozia Amichevole - Ingresso al 50’ 50’
22-4-1989 Verona Italia Italia (bandiera) 1 – 1 Uruguay (bandiera) Uruguay Amichevole -1 Ingresso al 46’ 46’
21-12-1989 Cagliari Italia Italia (bandiera) 0 – 0 Argentina (bandiera) Argentina Amichevole - Ingresso al 46’ 46’
26-9-1990 Palermo Italia Italia (bandiera) 1 – 0 Paesi Bassi (bandiera) Paesi Bassi Amichevole - Ingresso al 46’ 46’
13-2-1991 Terni Italia Italia (bandiera) 0 – 0 Belgio (bandiera) Belgio Amichevole - Ingresso al 46’ 46’
Totale Presenze 7 Reti -2
Tacconi solleva da capitano della Juventus la Coppa UEFA 1989-1990

Competizioni giovanili

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Inter: 1975-1976

Competizioni nazionali

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Juventus: 1983-1984, 1985-1986
Juventus: 1989-1990

Competizioni internazionali

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Juventus: 1983-1984
Juventus: 1984
Juventus: 1984-1985
Juventus: 1985
Juventus: 1989-1990
Medaglia di bronzo al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Campione italiano professionisti»
— Roma, 1984.[55]
Medaglia d'argento al valore atletico - nastrino per uniforme ordinaria
«Terzo classificato al campionato mondiale»
— Roma, 1990.[55]
  1. ^ 255 (-231) se si considera lo spareggio per l'accesso alla Coppa UEFA 1988-1989 disputato il 23 maggio 1988 contro il Torino.
  2. ^ a b c Viaggio tra le Stelle: Stefano Tacconi, su juventus.com, 23 giugno 2011. URL consultato il 3 novembre 2013 (archiviato il 4 novembre 2013).
    «Con la Juventus vince praticamente tutto. Fin dalla sua prima stagione in cui "mette le mani" sullo Scudetto e sulla Coppa delle Coppe, vinta a Basilea contro il Porto anche per merito delle sue parate. Nelle due stagioni successive si porta a casa un altro Scudetto, Supercoppa Europea, la Coppa dei Campioni e la Coppa Intercontinentale, quest'ultima contribuendo in modo decisivo nella lotteria dei rigori. Quando si chiude il ciclo di Trapattoni e Platini, riesce ancora a togliersi la soddisfazione di vincere la Coppa Italia e la Coppa UEFA, entrambi da capitano»
  3. ^ Ad eccezione della Coppa Intertoto (1995-2008), introdotta dopo il suo ritiro.
  4. ^ (EN) The World's best Goalkeeper of the Quarter of a Century (1987-1911), su iffhs.de (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2012).
  5. ^ a b c d e f g Vladimiro Caminiti, Tarzan, in Guerin Sportivo, nº 28 (446), Bologna, Conti Editore, 13-19 luglio 1983, pp. 36-37.
  6. ^ Tacconi: ecco il mio film sul calcio, su iltempo.it, 9 maggio 2010 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2012).
  7. ^ a b c d Emanuele Fiorilli, Tacconi a spillo, in Guerin Sportivo, nº 9 (529), Bologna, Conti Editore, 27 febbraio - 5 marzo 1985, pp. 38-40.
  8. ^ Jacopo Della Porta, Il grande Stefano Tacconi apre un ristorante a Reggio, su gazzettadireggio.gelocal.it, 11 maggio 2016. URL consultato il 4 ottobre 2016 (archiviato il 5 ottobre 2016).
  9. ^ Luca Stamerra, Juventus - Malore per Tacconi: ricoverato in gravi condizioni ad Alessandria per un'ischemia cerebrale, su eurosport.it, 23 aprile 2022.
  10. ^ Tacconi sta meglio, lascia l'ospedale di Alessandria dopo un anno di cure. La famiglia: "Il Borsalino ci è rimasto nel cuore", su lastampa.it, 22 marzo 2023.
  11. ^ Paolo Fiorenza, Tacconi alla ricerca del contatto con la realtà: "Oggi gioca Platini contro Maradona", su fanpage.it, 2 gennaio 2023.
  12. ^ Stefano Tacconi lascia l'ospedale, il figlio: 'Una grande emozione', su ansa.it, 29 ottobre 2023.
  13. ^ Roberta Pasero, "Pensavo di essere immortale, invece mi sbagliavo... Ma padre Pio mi ha fatto tornare a casa", in Dipiù, n. 46, 17 novembre 2023, pp. 66-68.
  14. ^ a b Fabio Bianchi, Zenga e Tacconi: quando la rivalità era uno spettacolo, in La Gazzetta dello Sport, 18 ottobre 2002. URL consultato il 24 marzo 2017 (archiviato il 25 marzo 2017).
  15. ^ a b c d e f Stefano Bedeschi, Gli eroi in bianconero: Stefano TACCONI, su tuttojuve.com, 13 maggio 2013. URL consultato il 3 ottobre 2016 (archiviato dall'url originale il 24 settembre 2016).
  16. ^ Stefano Tacconi, lo spaccone che prese il posto di Zoff, su it.sports.yahoo.com, 25 maggio 2016. URL consultato il 3 ottobre 2016 (archiviato il 5 ottobre 2016).
  17. ^ a b c Calzaretta, Tarzan lo stilista, p. 121.
  18. ^ a b Gianni Brera, Fate riposare questo Baggio, in la Repubblica, 12 marzo 1991. URL consultato il 24 gennaio 2017 (archiviato il 2 febbraio 2017).
  19. ^ Gianni Ranieri, Zenga: Napoli ci amerà, in Stampa Sera, 2 luglio 1990, p. 6. URL consultato l'8 luglio 2017 (archiviato il 7 novembre 2017).
  20. ^ a b Gigi Garanzini, Portieri, anche i piedi hanno le ali, in Corriere della Sera, 28 giugno 1993, p. 29.
  21. ^ a b Gessi Adamoli, Tacconi, ultimo show, in la Repubblica, 30 dicembre 1993. URL consultato il 23 gennaio 2017 (archiviato il 2 febbraio 2017).
  22. ^ a b c d e f g Che fine ha fatto Stefano Tacconi?, su calcioblog.it, 30 maggio 2014. URL consultato l'11 settembre 2017 (archiviato il 12 settembre 2017).
  23. ^ Marco Montanari, C'era una volta il Commendatore, in Guerin Sportivo, n. 1, gennaio 2015, p. 82.
  24. ^ Calzaretta, p. 104.
  25. ^ a b Calzaretta, p. 112.
  26. ^ Tacconi contro la Juve, "È mancata l'onestà", in la Repubblica, 27 marzo 1985, p. 38. URL consultato il 28 febbraio 2016 (archiviato il 4 marzo 2016).
  27. ^ Calzaretta, p. 116.
  28. ^ Calzaretta, p. 128.
  29. ^ Calzaretta, p. 120.
  30. ^ Fulvio Bianchi, Maifredi, mister solitudine, in la Repubblica, 11 maggio 1991. URL consultato l'11 settembre 2017 (archiviato il 12 settembre 2017).
  31. ^ a b Fabio Vergnano, Tacconi chiude la porta, in La Stampa, 30 giugno 1991, p. 34.
  32. ^ a b Maurizio Crosetti, Ossessione Peruzzi per Tacconi, in la Repubblica, 22 agosto 1991. URL consultato il 4 ottobre 2016 (archiviato il 5 ottobre 2016).
  33. ^ Genoa, Simone Braglia: "Spinelli mi ha tradito e per colpa di Tacconi ho pianto", su ligurianotizie.it, 6 novembre 2013. URL consultato l'11 settembre 2017 (archiviato il 12 settembre 2017).
  34. ^ a b c d e f Damiano Basso, Tacconi, addio al Genoa. Rescisso ieri il contratto, in La Stampa, sez. Liguria Sport, 13 dicembre 1994, p. 47.
  35. ^ Il Genoa rompe con Tacconi, in la Repubblica, 17 febbraio 1993.
  36. ^ a b c Damiano Basso, Tacconi non blocca il siluro di Spinelli, in La Stampa, 13 dicembre 1994, p. 34.
  37. ^ a b c Panini, p. 6.
  38. ^ a b c Tacconi fa il ribelle, col Genoa ha rotto, in la Repubblica, 8 dicembre 1994. URL consultato il 5 marzo 2016 (archiviato il 12 settembre 2017).
  39. ^ Olimpica, Zoff chiama Ancelotti, in la Repubblica, 21 marzo 1987. URL consultato il 18 luglio 2017 (archiviato il 3 luglio 2018).
  40. ^ Fabrizio Bocca, L'Italia d'autunno, in la Repubblica, 2 settembre 1988. URL consultato il 18 luglio 2017 (archiviato il 7 settembre 2017).
  41. ^ Tacconi chiude con la nazionale. Pagliuca farà il secondo, in la Repubblica, 22 maggio 1991. URL consultato il 24 marzo 2017 (archiviato il 25 marzo 2017).
  42. ^ Nicola Cecere, Calcio, La beffa di Maradona rovina le notti magiche, su gazzetta.it, 21 maggio 2014. URL consultato il 24 marzo 2017 (archiviato il 22 agosto 2017).
  43. ^ Fulvio Bianchi, "Ho fatto troppa panchina", in la Repubblica, 25 settembre 1990. URL consultato il 24 marzo 2017 (archiviato il 25 marzo 2017).
  44. ^ Franco Badolato, Scocca l'ora di Pagliuca, in La Stampa, 15 giugno 1991, p. 35. URL consultato il 29 novembre 2017 (archiviato il 1º dicembre 2017).
  45. ^ Andrea Losapio, Tacconi, ritorno al calcio giocato, su tuttomercatoweb.com, 22 agosto 2008.
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  50. ^ Consiglio comunale: chi arriva e chi parte, su milano.corriere.it, 30 maggio 2006 (archiviato dall'url originale il 10 luglio 2012).
  51. ^ Maurizio Crosetti, Volo al cinema!, in Guerin Sportivo, nº 15 (739), 12-18 aprile 1989, pp. 32-37.
  52. ^ Stefano Tacconi – Ho parato la luna, su trashopolis.com, 1º dicembre 2007. URL consultato il 5 marzo 2016 (archiviato il 25 settembre 2014).
  53. ^ Isola dei famosi: Tacconi escluso, il televoto salva la Ruta, in Corriere della Sera, 27 settembre 2003, p. 38 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  54. ^ a b Spareggio per l'accesso alla Coppa UEFA 1988-1989.
  55. ^ a b Benemerenze sportive di Stefano Tacconi, su coni.it, Comitato olimpico nazionale italiano. URL consultato il 1984.
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  • Calciatori: la raccolta completa Panini, vol. 11, edizione speciale per La Gazzetta dello sport, Milano, La Gazzetta dello sport, 2012, SBN IT\ICCU\MIL\0823254.
  • Nicola Calzaretta, I colori della vittoria, Pisa, Goalbook Edizioni, 2014, ISBN 978-88-908115-9-3.

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