The Jerusalem Post

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The Jerusalem Post
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StatoIsraele (bandiera) Israele
Linguainglese
Periodicitàquotidiano
Generestampa nazionale
Formatotabloid
FondatoreGershon Agron
Fondazione1º dicembre 1932
SedeGerusalemme
EditoreMirkaei Tikshoret
Redattore capoSteve Linde
ISSN0021-597X (WC · ACNP)
Sito webjpost.com/
 

The Jerusalem Post è una testata quotidiana israeliana di lingua inglese. Ne esiste anche una versione settimanale internazionale in lingua francese.

Fondato il 1º dicembre 1932 come Palestine Post da Gershon Agron, il giornale sosteneva la battaglia per un "focolare nazionale" ebraico nella Palestina mandataria e s'opponeva apertamente alla politica britannica di restrizione all'immigrazione ebraica, ben prima dell'Olocausto[1]. Il giornale fu chiamato The Jerusalem Post nel 1950, dopo l'indipendenza d'Israele[2].

Si collocò per decenni nell'area politica riformista, di centro-sinistra, e sostenne senza mezzi termini la politica e l'ideologia propugnata dal Partito Laburista Israeliano fino al 1989, anno del suo acquisto da parte della Hollinger Inc. e il passaggio sotto controllo del magnate conservatore canadese Conrad Black. Il Jerusalem Post cambiò allora vistosamente la sua linea editoriale e sostenne senza mezzi termini il partito Likud. Un gran numero di giornalisti si dimise ed essi fondarono il Jerusalem Report. Attualmente il punto di vista del Jerusalem Post sull'attualità è giudicato di centro-destra, benché vi compaiano talora anche articoli di centro-sinistra[3][4].

Le sue posizioni sull'economia sono vicine a quelle del neoliberismo. Opera tra l'altro per riformare il sistema israeliano, a favore di uno stretto controllo della spesa pubblica, per la limitazione degli aiuti sociali e il welfare, per una diminuzione delle tasse e per l'adozione di leggi contrarie alla creazione di imprese monopolistiche[5].

Il Jerusalem Post è un concorrente del giornale di centro-sinistra Haaretz, che pubblica anch'esso un'edizione in inglese dagli anni Novanta[4]. Come gli altri giornali israeliani, il Jerusalem Post esce ogni giorno, salvo il sabato (lo Shabbat è giorno sacro per l'ebraismo) e nelle altre festività del calendario religioso e civile. L'attuale caporedattore è Yaakov Katz[6].

Il 16 novembre 2004, Hollinger ha rivenduto il giornale a un editore di giornali israeliano di Tel Aviv, la Mirkaei Tikshoret Limited. Il gruppo di media CanWest Global Communications ha annunciato un accordo per partecipare al 50% al capitale sociale del quotidiano, ma l'affare è caduto[7].

  1. ^ (EN) Palestine Post Founded (Jerusalem Post Founded) - December 1, 1932, su wzo.org.il. URL consultato il 27 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 21 aprile 2008).
  2. ^ (EN) Alexander Zvielli, A backward glance, a forward step, su The Jerusalem Post, 6 dicembre 2012. URL consultato il 27 novembre 2022.
  3. ^ (EN) The press in Israel, su BBC News, 8 maggio 2006. URL consultato il 27 novembre 2022.
  4. ^ a b (EN) Tarak Dridi, Reporting Strategies of Israeli Print Media: Jerusalem Post and Haaretz as a Case Study, in SAGE Open, vol. 10, n. 3, 9 luglio 2020, DOI:10.1177/2158244020936986.
  5. ^ (EN) Yoel Cohen, Jerusalem Post, in Michael Berenbaum e Fred Skolnik (a cura di), Encyclopaedia Judaica, vol. 11, 2ª ed., Farmington Hill, Gale, 2007, p. 240. URL consultato il 27 novembre 2022.
    «On the issue of defense, the paper moved editorially in the post-1990 years between a centrist position under David Makovsky (1999–2000) and David Horowitz (2004– ) as editors, and a right-wing position under David *Bar-Illan (1990–96) and Brett Stephens (2002–4). A neo-liberal capitalist outlook on economic and financial affairs replaced the socialist outlook of earlier years.»
  6. ^ (EN) Yaakov Katz named new ‘Post’ editor-in-chief, in The Jerusalem Post, 13 aprile 2016. URL consultato il 27 novembre 2022.
  7. ^ (EN) CanWest loses battle for 50% of 'Jerusalem Post', in HighBeam Research, 4 giugno 2006. URL consultato il 27 novembre 2022 (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2012).

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