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Mario (Mosè) Tufaroli Luciano

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Mario (Mosè) Tufaroli Luciano (Napoli, 5 marzo 1903Roma, 1971) è stato un architetto e urbanista italiano, appartenente alla scuola romana degli anni Trenta.

Nasce nel 1903 a Napoli da Angelo Tufaroli Luciano e Amalia Sarapo.

Di religione ebraica, per evitare le discriminazioni confermate dalle leggi razziali fasciste del 1938 e lavorare con il regime, alle prime tragiche avvisaglie dovette cambiare nome da Mosè a Mario, già a partire dal 1932.[1]

E’ fra i primi studenti iscritti nel 1921 alla Regia Scuola di Architettura di Roma, inaugurata nel dicembre dell’anno precedente dal Direttore Manfredo Manfredi, dove ottiene la laurea il 24 aprile del 1926 con voto 106 su 110, discutendo una tesi di progetto per la “sede della Borsa in Roma”.

Nello stesso anno riceve sia la medaglia d’oro della Fondazione “Mario Palanti” che la medaglia d’argento “Valadier”, entrambe destinate al più meritevole dei laureati.

Suoi compagni di corso, tra gli altri, Ottorino Aloisio, Giuseppe Nicolosi, Concezio Petrucci, Alfio Susini, Annibale Vitellozzi ed Elena Luzzatto, prima donna italiana a laurearsi in architettura.

Sempre dal 1926 diviene assistente volontario della cattedra al primo anno di “Disegno architettonico ed elementi di composizione” di Arnaldo Foschini prima e di Enrico del Debbio poi[2];dal 1932 in qualità di assistente straordinario incaricato.

Nel 1927 si profila un’importante occasione di confronto tra i giovani architetti italiani e la cultura architettonica internazionale, nell’esposizione del Deutscher Werkbund a Stoccarda, dedicata ai prototipi residenziali e organizzata nel quartiere del Weissenhof. All’esposizione, supervisionata da Mies Van der Rohe vi partecipano soprattutto architetti tedeschi: gli architetti italiani, non invitati  a erigere edifici, prendono parte alla mostra dei progetti.

Lo storico dell'arte pistoiese Roberto Papini, incaricato dal Ministero degli Esteri di selezionare i lavori più rappresentativi da presentare nella sezione italiana sull’abitare moderno, sceglie di portare il progetto del neolaureato Tufaroli (in collaborazione con Alfio Susini) per tre palazzine in Viale Romania a Roma, assieme ai disegni del futurista Antonio Sant’Elia e ai progetti di Giacomo Matté-Trucco e Alberto Sartoris per Torino, del Gruppo 7 per Milano, di Duilio Torres e Brenno del Giudice per Venezia, di Alberto Calza Bini, Innocenzo Sabbatini, Adalberto Libera e del Gruppo Aschieri per Roma.[3]

A partire dal 1928 avvia un sodalizio, abbastanza continuativo per almeno un decennio, con l’architetto Concezio Petrucci, dedicandosi a studi urbanistici e partecipando assiduamente ai numerosi concorsi per piani regolatori e di ampliamento di città italiane, in collaborazione con vari colleghi, tra i quali oltre a Petrucci e Alfio Susini (entrambi  suoi compagni di corso alla Regia Scuola Superiore di Architettura di Roma), Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Luigi Moretti - e l'apporto occasionale di Ettore Fagiuoli e degli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Iginio Zanda – sempre in diverse compagini di progettazione.[4]

Vanno ricordati i piani regolatori di Foggia (1928 – 2° premio), Cagliari (1928 - 3° premio), Pisa e la sua Marina, per il quale ottiene il massimo riconoscimento (1929 -1° premio), Verona (1931-‘32 - 2° premio) e Perugia (1932 - 2° premio).

Nel 1930 esordisce in qualità di progettista architettonico autonomo (con l’Ing. Igino Zanda per gli impianti e le strutture), donando nuove facciate e moderni spazi interni, nonché i mobili con gli arredi sempre su suo disegno, ad un vecchio palazzo costruito trent’anni prima uso abitazione, da convertire nella nuova sede della S.I.A.E. a Roma diretta da Roberto Forges Davanzati, successivamente suo testimone di nozze.

Il progetto viene recensito positivamente sia da Roberto Papini nel 1931 sulla rivista “Architettura e Arti Decorative[5] che da Marcello Piacentini l’anno successivo sulla rivista “Architettura” nella quale scrive: “Il Tufaroli nel difficile adattamento della sede della Società degli Autori si rivela aristocratico, attento, abilissimo nel trasformare una cosa nata male in una cosa bella”.[6]

Evidenti in questo progetto gli interessi dell’architetto per le partiture geometriche elementari che costituiranno, in forma di telai in calcestruzzo armato, la cifra stilistica anche delle opere successive.

Nel maggio del 1931, insieme ai colleghi Luigi Ciarrocchi, Mario De Renzi, Mario Marchi[7], Luigi Moretti, Giuseppe Nicolosi, Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Concezio Petrucci, Oscar Seno e Mosé Costantino Vetriani è firmatario del manifesto del Raggruppamento Architetti Moderni Italiani (R.A.M.I.), movimento ispirato da Alberto Calza Bini - segretario del sindacato degli architetti fascisti - nato in contrapposizione al Movimento Italiano per l'Architettura Italiana (MIAR), propugnando un compromesso fra le idee del Movimento Moderno e la tradizione architettonica italiana.[8]

Del 1932 è la villetta Nunes Vais sulla via Cassia, piccola villa di campagna dal rivestimento con mattoni rossi in doppio filare, alternati a fasce di intonaco bianco, nella quale combina la sensibilità moderna con le modulazioni dell’architettura rustica romana.

Nello stesso anno sposa la signorina Lina Gelardi.

In gruppo con Luigi Moretti, Mario Paniconi, Giulio Pediconi e Mario De Renzi - tutti architetti romani formati o gravitanti intorno alla Scuola Superiore di Architettura - partecipa alla riflessione sulle nuove forme dell’abitare, rispondendo all’appello lanciato da Gio Ponti che, in qualità di direttore della rivista “Domus”, bandisce un concorso sull’abitazione moderna: la proposta reca il titolo “Casa di campagna per un uomo di studio” ed ottiene un giudizio favorevole.

L’anno seguente, alla V Triennale di Milano del 1933, nella sezione riservata alla “Mostra dell’Abitazione” il medesimo gruppo, ad eccezione di De Renzi sostituito dall’ingegner Zanda, porta un secondo esempio di “Casa di campagna per un uomo di studio”, circondata da patii e pergolati risolti in forme di astratti portali: assieme a Luigi Moretti progetta i mobili dell’ambiente destinato a studio.[9][10]

Il Tufaroli parteciperà anche alle due successive Triennali: rispettivamente alla VI Triennale di Milano del 1936, con la casa tipo economico a piccoli appartamenti in via Carlo Grabau a Roma (1933-'34),[11] e alla VII Triennale di Milano del 1940 con il progetto della Città di Aprilia.[12]

Nel 1933 supera l’esame di Stato per l’abilitazione all’esercizio della professione di architetto e il 15 maggio dell’anno successivo si iscrive all’Ordine degli Architetti del Lazio.[13]

Iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1923, è membro della Giunta per la tenuta dell’Albo degli Architetti dall’iscrizione nel 1934 al 1940 e del Direttorio del Sindacato interprovinciale fascisti architetti del Lazio (1936-‘42).

Nella metà degli anni Trenta realizza una serie di palazzine signorili in via Panama (una per il ricco barone napoletano Paolo Quintieri,[14][15] le altre due per la Società Generale Immobiliare), per le quali lo studio accuratissimo della pianta e dell'esecuzione delle opere tutte rappresenta il denominatore comune.

Di poco successiva la compatta e stereometricamente definita palazzina di piccole abitazione signorili e studi in via Cesare Beccaria a Roma, curata in ogni dettaglio e dotata di servizi ed accessori, è conclusa da un coronamento a telaio strutturale libero.

E’ in questi anni che assieme a Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi, tutti poco più che  trentenni, fonda il gruppo di progettazione contraddistinto dall’acronimo 2P.S.T. (dalle iniziali dei componenti) per partecipare ai concorsi per le nuove città di fondazione nel periodo fascista:[16][17] ed è per la quarta e la quinta città dell’Agro PontinoAprilia  e Pomezia – in cui si torna alla più regolare prassi del concorso che il gruppo, non senza contestazioni, si aggiudica il 1° posto.[18][19]

Aprilia,[20][21] nata in epoca di sanzioni, rappresenta il primo tentativo di un'architettura moderna prettamente autarchica, costruita con materiali del luogo: i mattoni pieni rossi di Monterotondo e Tor di Quinto, il tufo di Marino e il travertino di Tivoli.

Durante il secondo conflitto mondiale la città venne duramente colpita dai bombardamenti e le uniche testimonianze dell’assetto originario urbano rimaste furono la chiesa di San Michele Arcangelo (con il campanile rifatto nel 1999), la Casa del Fascio (abbattuta negli anni '70) e l’edificio del Comune (anch'esso ricostruito).[22]

Anche per la città di Pomezia, ideale prosecuzione di quanto operato ad Aprilia, è richiesto che il nucleo urbano corrisponda alle tipiche necessità del capoluogo di un comune essenzialmente rurale, con caratteristiche architettoniche ispirate a somma semplicità, adottando tipi costruttivi basati sull’impiego di materiali locali.[23]

Successivamente agli esiti dei due concorsi per Aprilia e Pomezia, Mario Ascione, responsabile della bonifica della Nurra, affida al gruppo 2P.S.T. direttamente senza concorso, la redazione del piano regolatore di Fertilia, in sostituzione dell’ingegnere Arturo Miraglia che nel 1935 aveva già predisposto un piano ritenuto scenografico e poco adatto a un centro rurale. Il nuovo progetto viene solo parzialmente realizzato tra il 1939 e il 1941 ma una volta scoppiata la guerra  i lavori si interrompono bruscamente e Fertilia, che tra le “città nuove” firmate dagli architetti del ventennio è una tra quelle che possono vantare una più massiccia sopravvivenza dei suoi edifici e del disegno originario, rimane incompleta e semidisabitata fino alla prima metà degli anni Cinquanta, quando l’insediamento dovette essere completato per accogliere i profughi dalle terre italiane dell’Istria assegnate dalle potenze vincitrici alla repubblica di Jugoslavia.[24][25][26]

Nel 1939 insieme all’ingegnere Emanuele Filiberto Paolini progetta e realizza Borgo Rurale Appio e Borgo Domizio per la bonifica del Volturno dell’Opera nazionale Combattenti (O.N.C.) in provincia di Caserta.

Nell'ambito della bonifica edilizia della regione urbana circostante la città del Vaticano, nel 1941 la Società Generale Immobiliare gli assegna due dei quattro lotti (Lotto I – Lotto III) per la sistemazione edilizia della zona di Porta Angelica a Roma - accesso laterale a San Pietro dalla piazza Risorgimento - mediante la sostituzione del vecchio e fatiscente agglomerato di case esistenti con quattro edifici moderni che pur con caratteristiche proprie rivelano un loro carattere unitario:  della progettazione dei due lotti rimanenti vengono incaricati l'Ingegnere Ugo Luccichenti (Lotto II) e l'architetto Gianfranco Bianchi (Lotto IV).

Nel 1942 Gio Ponti, sulle pagine della rivista da lui diretta, “lo stile nella casa e nell'arredamento”, pubblica la casa “Il Porcospino” a Castiglioncello,[27] nella quale vengono ripresi temi stilistici già impiegati dal Tufaroli nella sua precedente villa Giuliano a Genzano del 1934.

Nella prima metà degli anni Sessanta viene incaricato dal commendatore Angelo Rizzoli di un profondo rinnovamento e ampliamento del complesso della cartiera di Lama di Reno,[28] rilevata nel 1954 dal commendator Zeloni, con la volontà di adeguarlo alle richieste del mercato. I due si erano conosciuti nel 1952, quando l’imprenditore gli aveva affidato la ristrutturazione di Villa Arbusto, sua residenza estiva sull’isola di Ischia.

La Rizzoli fece costruire un gruppo di condomini destinati agli operai, per un totale di 120 appartamenti, a Nord dell’impianto e nel 1957 viene completata anche la villa del Direttore, sempre progettata dal Tufaroli Luciano e situata tra la cartiera e il quartiere operaio.

Il progetto della Cartiera di Marzabotto appartiene alla fase matura dell’opera dell’architetto ritrovandovi il suo personalissimo “stile”, rinvenuto in tante opere, che prevedeva la separazione-dichiarazione della struttura rispetto alle tamponature.

Muore nel 1971.[29]

Opere di architettura

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  • 1926/1927 – concorso nazionale per le case degli impiegati dello stato in Roma (I.N.C.I.S.), tre palazzine in Viale Romania, Roma, 1° premio (con Alfio Susini)
  • 1930 – trasformazione e arredamento della nuova sede della “Società Italiana degli Autori ed Editori” (SIAE), via Po, 8 - via Valadier 37, Roma
  • 1932 – villa Nunes-Vais, località Acqua Traversa, via Cassia, Roma[30]
  • 1932 /1933 – casa di abitazione a piccoli appartamenti, piazza dei Prati Strozzi (quartiere della Vittoria), Roma[31] (progetto strutturale: ingegnere Iginio Zanda)
  • 1933 – casa di campagna per uomo di studio alla V° Triennale di Milano, Milano[32] (con Mario Paniconi, Giulio Pediconi, Luigi Moretti e l'ingegnere Iginio Zanda – Gruppo degli Architetti romani)
  • 1933 / 1934 – casa di abitazione a piccoli appartamenti, via Carlo Grabau, Roma[33] (progetto strutturale: ingegnere Iginio Zanda)
  • 1934 – villa Giuliano, Genzano, Roma
  • 1935 – palazzina, via Archimede, Roma[34]
  • 1935 – palazzina Quintieri, via Panama 77-79, Roma[35]
  • 1935 – palazzina Giuliano, via Martelli 35, Roma
  • 1935 / 1936 – palazzina, via Panama 92, Roma[36]
  • 1935 / 1936 – palazzina, via Panama 96, Roma[37]
  • 1936 – palazzina Blanc-Lante della Rovere, via Cesare Beccaria, Roma[38] (progetto strutturale: ingegnere Iginio Zanda)
  • 1937 – villa Franzoni, via Casilina, Roma
  • 1937 – villa Clerici, via Ostriana, Roma
  • 1939 – villetta “Il Porcospino”, Castiglioncello, Rosignano Marittimo, Livorno[39]
  • 1941– palazzine della Santa Sede, Lotto I e Lotto III, via di Porta Angelica-via del Mascherino, Roma[40]
  • 1952 – ristrutturazione di Villa Arbusto, Ischia
  • 1955 – palazzina, via degli Scialoja, Roma
  • 1967 – ristrutturazione Cartiera di Lama di Reno, Marzabotto, Bologna

Opere di urbanistica

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  • 1928 – concorso nazionale per il piano regolatore e di ampliamento della città di Foggia, 2° premio [41] - non realizzato (con il progetto dal motto “PST”, gruppo formato da: Concezio Petrucci, Alfio Susini e l'ingegnere Emanuele Filiberto Paolini)
  • 1928 – concorso nazionale per il piano regolatore della città di Cagliari, 3° premio[42] - non realizzato (con Il progetto dal motto “P.T.Z. 12” gruppo formato da Concezio Petrucci, ingegnere Iginio Zanda - gruppo Architetti Urbanisti di Roma)
  • 1929 – concorso nazionale per il piano regolatore della città di Pisa e della Marina di Pisa, 1° premio[43] - non realizzato (con il progetto con il motto “3P-ST”con Concezio Petrucci, Alfio Susini, Mario Paniconi e Giulio Pediconi)
  • 1931/1932 - concorso nazionale per il piano regolatore e di ampliamento della città di Verona, 2° premio[44] - non realizzato (con Il progetto con il motto “F.M.3P.S.T.” con Concezio Petrucci, Ettore Fagiuoli, Luigi Moretti, Mario Paniconi e Giulio Pediconi e Alfio Susini – gruppo Architetti Urbanisti di Roma)
  • 1932 – concorso per il piano regolatore e di ampliamento della Città di Perugia, 2° premio[45] - non realizzato (con Il progetto con il motto “M.P.T.” con Luigi Moretti, Mario Paniconi e Giulio Pediconi – gruppo Architetti Urbanisti di Roma)
  • 1935 / 1936 – concorso per il Piano Regolatore di Aprilia, 1° premio - realizzato (con gruppo 2P.S.T.: Concezio Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi)
  • 1937 / 1939 – concorso per la città di Fertilia - AlgheroSardegna, 1° premio - realizzato (con gruppo 2PTS: Concezio Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi)
  • 1936 / 1937 – Città di Aprilia, Aprilia, Roma [46] (con gruppo 2PTS: Concezio Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi)
  • 1937 / 1938 – concorso per il Piano Regolatore di Pomezia, 1° premio[47] - realizzato (con gruppo 2PTS: Concezio Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi)
  • 1938 / 1939 – città di Pomezia[48] (con gruppo 2PTS: Concezio Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi)
  • 1939 / 1941 – Città di FertiliaAlghero (con gruppo 2PTS: Concezio Petrucci e gli ingegneri Emanuele Filiberto Paolini e Riccardo Silenzi)
  • 1939 – borgo Domizio, Castel Volturno, Caserta - (con l’ingegnere Emanuele Filiberto Paolini)
  • 1940 – borgo Rurale Appio, Grazzanise, Caserta[49] (con l’ingegnere Emanuele Filiberto Paolini)
  1. ^ Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Foglio degli annunzi legali della provincia di Roma, Avviso, su google.it, vol. 98, mercoledì 7 dicembre 1932, Anno XI, p. 2186. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  2. ^ Claudio d'Amato, La Scuola di Architettura di Gustavo Giovannoni e la sua eredità oggi in Italia (PDF), su Bollettino del Centro Studi per la storia dell'architettura, vol. 1, Edizioni Quasar, 2017, pp. 34,41. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  3. ^ L’Italia all’Esposizione di Stoccarda, su La Tribuna, XV, 27 luglio 1927, p. 3. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  4. ^ Arturo Cucciolla, Vecchie Città / Città Nuove. Concezio Petrucci 1926 – 1946, su books.google.it, Edizioni Dedalo srl, Bari 2006. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  5. ^ Roberto Papini, La nuova sede della società italiana autori ed editori dell’arch. Mario Tufaroli Luciano e dell’Ing. Iginio Zanda, su Architettura e Arti Decorative, fascicolo XVI, Casa editrice d’Arte Bestetti e Tumminelli, Milano-Roma, dicembre 1931, anno X, pp. 819-839. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  6. ^ Marcello Piacentini, Una mostra di architettura moderna e arredamento in Roma, su Architettura. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, fascicolo VIII, Treves–Treccani-Tumminelli, Milano-Roma, luglio 1932, anno XI, pp. 482 [353]. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  7. ^ Raffaella Catini, Marchi Mario, su Enciclopedia Treccani, Dizionario biografico degli italiani, volume 69, 2007. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  8. ^ Per la nuova architettura italiana, su Il Tevere, n°. 104, 2 maggio 1931, anno IX, p. 15 [3]. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  9. ^ casa di campagna per un uomo di studio, su Catalogo ufficiale V Triennale di Milano, Casa editrice Ceschina, Milano, 1933, anno XI, pp. pp. 683-684 [637-638]. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  10. ^ Graziella Leyla Ciagà, Graziella Tonon, a cura di, Le case nella Triennale. Dal Parco al QT8, Milano, su Mostra al Palazzo della Triennale 19 maggio 2005 – 24 luglio 2005, Mondadori Electa S.p.a., Milano, 2005, pp. p. 12 [138-139]. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  11. ^ Agnoldomenico Pica, Nuova architettura italiana (PDF), su Quaderni della Triennale, Ulrico Hoepli editore, Milano, ottobre 1936, anno XIV, pp. 89, 330. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  12. ^ VII Triennale, su bdl.servizirl.it, 1940, anno XVIII, p. p. 110 [64]. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  13. ^ Maria Milano, Le cartelle conservate nell’archivio storico dell’Ordine (PDF), su Archivio Storico dell'Ordine degli Architetti di Roma, p. 432. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  14. ^ Palazzine in via Panama 77, su Roma 2 Pass. Alla scoperta del territorio del Municipio II. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  15. ^ “L'eredito del barone Quintieri destinata ai non vedenti e finita alla Campania”, su Corriere della Sera, Economia, 15 aprile 2009. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  16. ^ Città pontine (PDF), su ArchitetturaCittà. Rivista di architettura e cultura urbana, vol. 14, Agora edizioni, la Spezia, 2006. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  17. ^ Ettore Sessa, La nuova immagine della città italiana nel ventennio fascista (PDF), su iris.unipa.it, Flaccovio editore, Palermo, 2014. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  18. ^ Inchiesta su Aprilia, su Il Piccolo di Trieste, mercoledi 12 febbraio 1936, anno XIV, p. 2. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  19. ^ I vincitori per il nuovo concorso per il piano regolatore di Pomezia, su Gazzetta di Venezia, 16 febbraio 1938, anno XVI, p. 6. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  20. ^ Aprilia, su Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, I Appendice, 1938. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  21. ^ Roberto Almagià, Aprilia, su Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, II Appendice, 1948. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  22. ^ Antonio Pennacchi, Sabaudia, Littoria, Aprilia e i cantanti (In memoria di Giorgio Muratore, 1946-2017), su “LiMes. Rivista italiana di geopolitica”, n°. 8, 2018, pp. 251-276. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  23. ^ Valerio Palmieri, Pomezia 1939. Un concorso, un’idea di città. Schedatura dei disegni, su academia.edu. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  24. ^ Riccardo Bedrone, L’ultima città del duce, prima parte, su Inarch Piemonte, 1º novembre 2023. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  25. ^ Riccardo Bedrone, L’ultima città del duce, seconda parte, su Inarch Piemonte, 11 dicembre 2023. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  26. ^ Fertilia (Sassari), su Arte Italiana del ‘900. Architettura & Arte in Italia durante il Fascismo. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  27. ^ Stile di Tufaroli. Una casa a Castiglioncello,, su “lo Stile nella casa e nell’arredamento”, editore Garzanti, gennaio 1942, anno XX, pp. 42 [34-35]. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  28. ^ Jacopo Ibello, Alessandro Depaoli, Giovanni Leonardo Pirozzi, Manuel Ramello, Patrizia Trivisonno, La Cartiera di Marzabotto (PDF), su “Scuola Officina. Museo del Patrimonio Industriale di Bologna”, Anno XXXVI, n°. 1, gennaio-giugno 2017, pp. 10-17. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  29. ^ Architetto Tufaroli Mario Luciano, su Arte Italiana del ‘900. Architettura & Arte in Italia durante il Fascismo. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  30. ^ Mario Paniconi, Villetta Nunes-Vais in Roma. Arch. Mosé Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XI, fascicolo X, Treves–Treccani-Tumminelli, Milano-Roma, ottobre 1932, anno X, pp. 549-552. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  31. ^ N.d.R., Due case d’abitazione in Roma. Arch. Mario Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XIV, fascicolo VII, S. A. Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, luglio 1935, anno XIII, pp. 394-398;. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  32. ^ V Triennale - Mostra dell'abitazione - casa di campagna per uomo di studio, su Archivi V Triennale di Milano — 1933 Stile e Civiltà, Fondazione La Triennale di Milano. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  33. ^ N.d.R., Due case d’abitazione in Roma. Arch. Mario Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XIV, fascicolo VII, S. A. Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, luglio 1935, anno XIII, pp. 394-398. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  34. ^ Ma. Pa., Casa in via Archimede, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XV, fascicolo XI, S. A. Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, novembre 1936, anno XV, pp. 547-551. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  35. ^ Ma. Pa., Casa in via Panama, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XV, fascicolo XI, S. A. Fratelli Treves Editori, novembre 1936, anno XVI, pp. 552-554. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  36. ^ Plinio Marconi, Palazzine signorili in Roma. Architetto Mario Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XVI, fascicolo XI, S. A. Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, novembre 1937, anno XV, pp. 627-634. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  37. ^ Plinio Marconi, Palazzine signorili in Roma. Architetto Mario Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XVI, fascicolo XI, S. A. Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, novembre 1937, anno XV, pp. 627-634. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  38. ^ Saverio Muratori, Palazzina d’abitazione in via Cesare Beccaria a Roma. Arch. Mario Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XIV, fascicolo IX, S. A. Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, settembre 1935, anno XIII, pp. 552-556. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  39. ^ Casetta a Castiglioncello Arch. Mario Tufaroli Luciano, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XX, fascicolo VI, S. A. Aldo Garzanti, Milano-Roma, giugno 1941, anno XIX, pp. 232-234. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  40. ^ Sistemazione edilizia della zona di Porta Angelica a Roma, su ARCHITETTURA. Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XX, fascicolo XII, S. A. Aldo Garzanti, Milano, dicembre 1941, anno XX, pp. 452-458. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  41. ^ Plinio Marconi, Il concorso per il Piano Regolatore della città di Foggia, su Architettura e Arti Decorative, vol. 2-3, ottobre-novembre 1929, pp. 72-99. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  42. ^ Francesco Luraghe, Esito del concorso per il piano regolatore della città di Cagliari, su Architettura e Arti Decorative, X, fascicolo III, Casa editrice d’Arte Bestetti e Tumminelli, Milano-Roma, novembre 1930, anno IX, pp. 107-116. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  43. ^ N.d.R., Il concorso per il piano regolatore della città e della Marina di Pisa, su Architettura e Arti Decorative, fascicolo VIII, Casa editrice d’Arte Bestetti e Tumminelli, Milano-Roma, aprile 1931, anno X, pp. 365-390. URL consultato il 12 ottobre 2024.
  44. ^ Luigi Piccinato, Il concorso pel piano regolatore di Verona, su ARCHITETTURA, Rivista del Sindacato Nazionale Fascista Architetti, annata XII, fascicolo VIII, Fratelli Treves Editori, Milano-Roma, agosto 1933, anno XI, pp. 512-530. URL consultato il 12 ottobre 2024.
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