Ascanio
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Ascanio o Iulo, personaggio dell'Eneide.
Citazioni di Ascanio
[modifica]- Or va', t'insuperbisci: or va', deridi, | scempio, l'altrui virtù. Queste risposte | mandano i Frigi che son chiusi in gabbia | ai Rutuli signor de la campagna. (Publio Virgilio Marone, Eneide)
Citazioni su Ascanio
[modifica]- Il mio lato femminile si rivela nell’aver messo in scena Ascanio, il figlio di Enea che Purcell non inserisce. Ma per Virgilio è fondamentale. (Chiara Muti)
- La donna parlava al neonato mentre lo cullava: «Ricorda sempre la storia della tua origine, del principio, della nascita della gens Giulia, la famiglia di tuo padre. Io, tua madre, provengo da un'antica stirpe, la gens Aurelia, il cui nome deriva dal sole; al mio sangue si è unito quello di tuo padre, e la nostra gens, a differenza delle famiglie arricchitesi attraverso corruzione e violenza, è la più nobile di tutta Roma. La dea Venere giacque con il pastore Anchise, e dalla relazione nacque Enea. Successivamente, Enea fu costretto a fuggire da una Troia in fiamme, incendiata dai Greci. Scappò insieme a suo padre, sua moglie Creusa e suo figlio Ascanio, che qui a Roma viene chiamato Iulo. Il padre e la moglie di Enea perirono durante il lungo viaggio dalla lontana Asia fino in Italia. Qui, Iulo fondò Alba Longa. Anni dopo, la bella principessa Rea Silvia di Alba Longa, diretta discendente di Iulo, venne posseduta dal dio Marte e da quell'unione nacquero Romolo e Remo. Romolo fondò Roma. La tua famiglia è imparentata direttamente con Iulo, dal quale prende il nome la gens Giulia. (Santiago Posteguillo)
- Ahi buon fanciullo, in cui vertù s'avanza! | Così vassi a le stelle. Or ben tu mostri | che dagli dii sei nato, e ch'altri dii | nasceranno da te. Tu sei ben degno | ch'ogni guerra, che 'l fato ancor minacci | a la casa d'Assáraco, s'acqueti | per tua grandezza, a cui Troia è minore, | sì che già non ti cape. (Apollo: libro IX)
- In mezzo de le schiere il vago Iulo, | gran nipote di Dardano e gran cura | de la bella Ciprigna, il volto e 'l capo | ignudo, risplendea qual chiara gemma | che in òr legata altrui raggi dal petto | o da la fronte; o qual da dotta mano | in ebano commesso, o in terebinto | candido avorio agli occhi s'appresenta. | Sovra al collo di latte il biondo crine | avea disteso, e d'oro un lento nastro | gli facea sotto e fregio insieme e nodo. (libro X)
- Enea, de la romana stirpe autore, | con l'armi sue celesti e con lo scudo | che dianzi da le stelle era venuto, | uscío da l'altro canto, e seco a pari | Ascanio, il figlio suo, de la gran Roma | la seconda speranza.[1] (libro XII)
Note
[modifica]- ↑ Cfr. Magnae spes altera Romae su Wikipedia.
Voci correlate
[modifica]- Enea – padre