Imputato, alzatevi!
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Imputato, alzatevi!
Cipriano Duval (Macario) in una scena del film
Titolo originale |
Imputato, alzatevi! |
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Lingua originale | italiano |
Paese | Italia |
Anno | 1939 |
Genere | comico |
Regia | Mario Mattoli |
Soggetto | Anacleto Francini |
Sceneggiatura | Mario Mattoli, Vittorio Metz |
Interpreti e personaggi | |
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Imputato, alzatevi!, film italiano del 1939 con Erminio Macario, regia di Mario Mattoli.
Tuttociò che accade in questo film è di pura fantasia e non vuole essere altro che una caricatura di fatti e istituzioni fortunatamente ben lontani dal nostro clima.
a Parigi
una mattina qualunque... (Testo in sovrimpressione)
Frasi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Scusate è tardi, è quasi venerdì, me ne devo andare! (Cipriano) [facendo finta di controllare l'agendina, per allontanarsi dai condomini infuriati]
- È una fatalità ma in tutti i cappotti col bavero di velluto non ci si trova mai niente. (Vetriolo)
- Mio caro giovanotto, non dovete credere che io l'abbia con voi. A ognuno il suo mestiere. Voi fate l'assassino e io il commissario. Se non ci foste voialtri assassini mi sapreste dire noialtri cosa faremmo? (Commissario) [a Macario]
- Sentite giovanotto, che voi siate un assassino non me ne importa niente! Che voi andiate rubando e uccidendo delle donne a destra e sinistra non me ne importa niente! Ma il cappotto di un funzionario deve essere rispettato! (Commissario) [a Macario]
- Eheh, non c'è che dire, "la donna russa è femmina due volte"![1] Io se metto su casa voglio prendere una donna di servizio russa così a una le faccio fare la cuoca e una le faccio fare la cameriera. (Cipriano)
- Più che breve, sarò telegrafico. Assassino confesso – Stop – Espressione ebete nasconde sguardo sinistro – Causale addotta difesa semplicemente ridicola – Richiedo pena ghigliottina – Saluti affettuosi – Arriverò giovedì – Cordialmente, Pubblico Ministero. (Pubblico Ministero) [durante la sua arringa]
- [Dopo aver mandato giù un bicchiere di vino] Signori della Corte, eccellentissimi giurati. Anch'io sarò breve: sarò brevissimo. Voi avete innanzi agli occhi un artista illuso, un provinciale, un sognatore: giunto nella città tentacolare, non vide che il roseo della vita. Non ne concepì che il bello, non vide il male che si celava come un aspide nel roseo roseto. Trovò una donna perduta, la raccolse e volle redimerla. Si è molto parlato in quest'aula di quattro cappotti rubati. Ma chi vi dice che egli non li abbia rubati per riparare dal freddo quella donna? Oppure lacerati in tante strisce per farne delle fasce per il suo bambino? Anch'io sarò breve, sarò brevissimo... [dissolvenza sul giudice e sui giurati, stremati dall'interminabile sermone] Quella donna non gli fu riconoscente: fuggì. E con chi fuggì? La spiegazione ci è data dalle parole di quella canzone in cui egli riversò tutta la sofferenza che straziava e che ancora oggi strazia il suo animo d'artista tradito. [...] Ascoltate Lulù | ove sei tu? [...] Sei forse a Milano | insieme a Gaetano? | Oppure a Lione | insieme a Gastone? | O forse a Parigi | te la spassi tranquilla, cinica e con un contegno veramente riprovevole insieme a Luigi? [a bassa voce, perplesso] L'ultimo verso è un po' lungo... [ad alta voce, in tono trionfale] Ma che cosa importa quando c'è la salute? E poi i versi non contano bisogna sentire la musica. [...] Ed egli, in quella tragica notte del delitto, la cerca dappertutto: nei locali, nei tabarin, nei locali malfamati. La trova forse insieme a Luigi, ha una rivoltella in tasca, perde il lume degli occhi... e spara. Il Pubblico Ministero è stato telegrafico, io sarò ancora più breve di lui. A me non basta che una sola parola: pietà! (Avvocato Gaveneau) [durante la sua arringa]
- Fate presto, lo voglio denunciare! Come? No, non perché è un assassino, lo voglio denunciare perché è innocente! (Uomo del pubblico) [al telefono]
Dialoghi
[modifica]Citazioni in ordine temporale.
- Cipriano: Questa volta le guardie le chiamo io. In questa casa è ora di finirla: non funziona niente. Per esempio l'ascensore non funziona.
Portinaia: Ma l'ascensore non c'è.
Cipriano: Appunto, non funziona. - Cipriano: E sai cosa ti dico. Cambia sistema, eh, ah-ah! Altrimenti ci rivedremo a Marsiglia!
Primario: A Marsiglia? Vorrai dire a Filippi.[2]
Cipriano: Sì lo so ma io non ho il passaporto. - Primario: Vai a lavorare, imbecille! Quando io sono con te mi sento mezzo scemo.
Cipriano: Allora stai meglio.
- Cipriano: Io a casa ho il numero del telefono di tutte le donne di Parigi.
Giorgetta: Oh, tutte vostre amanti?
Cipriano: No, no, ho l'elenco telefonico. - Poliziotto: Ehi voi, vi sembra che abbia la faccia del cretino, io?
Vetriolo: Bah, così al buio non ci si vede bene. - Cipriano: Vorrei morire. Cosa me ne faccio della vita? Mi sarei già ucciso ma non posso perché sono immortale.
Vetriolo: Hm, immortale...
Cipriano: Hai mai letto quei cartelli dove c'è scritto "chi tocca i fili muore"?
Vetriolo: Be'?
Cipriano: Io non li tocco. - Vetriolo: Vuoi un consiglio? Fai come ho fatto io. Cerca il conforto nel lavoro. Poco tempo fa ho aperto una tabaccheria e sono molto contento di quello che ho fatto.
Cipriano: Viene molta gente?
Vetriolo: Ah non lo so! Io l'ho aperta di notte e non ci ho trovato dentro nessuno. - Vetriolo: Ah finalmente! Ti è passata la melanconia.
Cipriano: No, no, pensavo a una storiella che mi hanno raccontato cinque anni fa.
Vetriolo: Ah sì? raccontamela.
Cipriano: E chi se la ricorda?!
- Cantante afona: Io sono afona.
Cipriano: E io sono orfano.
Cantante afona: Oh, mi dispiace. Da molto tempo?
Cipriano: Eh eh! Mia madre è morta prima che io nascessi.
Cantante afona: E come avete fatto a nascere?
Cipriano: Morendo aveva lasciato l'incarico a mia zia. - Vetriolo: Com'è, sai il russo?
Cipriano: Di giorno no ma la sera sì.
Vetriolo: E come mai?
Cipriano: L'ho studiato alle scuole serali. - Cantante afona: Sapete ballare?
Cipriano: Come un pesce.
Cantante afona: Ma i pesci non sanno ballare.
Cipriano: Eh, io nemmeno. - Cipriano: Adesso ti devo lasciare, ci vediamo domani.
Cantante afona: Ma oggi è già domani.
Cipriano: Be', allora ci siamo già visti.
- Cipriano [commentando il cappotto rubato]: Questo mi piace. Oh, c'è una rivoltella dentro.
Vetriolo: Tienla che di notte c'è in giro tanta gente disonesta, non si sa mai!
Cipriano: Ma se incontro qualcuno mica la tiro fuori.
Vetriolo: Perché?
Cipriano: Bravo, e se poi me la rubano? - Avvocato Gaveneau: No, no, credete a me: l'economia è buona e santa in tutte le cose tranne che nella scelta dell'avvocato. Se uno compera un quadro falso invece che autentico, be' pazienza! Se acquista un'imitazione invece di un tappeto persiano non fa male a nessuno. Ma l'avvocato no! Ah! L'avvocato ci vuole buono!
Primario: Sì, è giusto sono d'accordo con voi ma ventimila franchi...
Avvocato Gaveneau: Ho l'impressione che non abbiate capito bene quello che ho detto. Per ventimila franchi io vi garantisco la migliore delle assoluzioni, quella con applauso e trionfo dell'imputato. Certo, se vi accontentate di un'assoluzione semplice, spendete meno, ve la cavate – non so – con quindicimila franchi. Se poi volete un'assoluzione per insufficienza di prove possiamo fare – non so – diecimila. Ma vi conviene? - Cipriano: Sì, il contratto è buono e finirò con l'accettarlo. Ma c'è una piccola clausola che non mi va: dovrei comparire in palcoscenico almeno in un numero.
Vetriolo: Eh be'?
Cipriano: Ma sono stati gentili.
Vetriolo: Ah sì?
Cipriano: In caso di condanna a morte sono esentato dal comparire. - Cipriano: Vuoi lavorare nella mia rivista?
Vetriolo: Eh magari...
Cipriano: Cosa sai fare?
Vetriolo: Niente.
Cipriano: Niente?
Vetriolo: No.
Cipriano: Proprio niente?
Vetriolo: No, no.
Vetriolo: Il posto c'è: il regista.
E come nei vecchi film muti, Giorgetta e Cipriano andarono verso la felicità. (Narratore)
Citazioni su Imputato, alzatevi!
[modifica]- 1° grande successo di M. Mattòli [...], 1° film importante per E. Macario, 1° vero film comico del cinema italiano sonoro. E. Almirante superlativo come presidente del tribunale. Ritmo incalzante, dialogo scoppiettante. (il Morandini)
- [Imputato, alzatevi!], cui collaborarono una decina dei nostri più noti scrittori umoristi, non fa, nel suo ambito, una grinza. Con questo film Macario entra trionfalmente nel regno di Cinelandia. [...] Di conquista in conquista eccolo ora giunto al cinematografo col suo passetto rapido e la sua maschera impassibile. Nessuna meraviglia che si sia trovato subito benissimo in quel mondo per lui nuovo, tanto è sensibile la sua facoltà di adattamento e duttile la sua intelligenza. [...] Si poteva dubitare delle sue qualità fotogeniche. Ma anche queste, alla prova, sono risultate ottime. Si sa che nulla si perde sullo schermo, di quella comicità estrosa e puntuale, svagata e insieme calcolatissima, che forma lo stile del comico di razza. [...] Mattòli che lo ha diretto ha avuto ben poco da fare. Spettatore anche lui più che regista. E se mai il film ha un difetto è appunto questo: e cioè che il regista si è fatto troppo in disparte per lasciare mano libera all'interprete. Che il regista è stato troppo a sedere mentre l'interprete stava troppo in piedi. (Adolfo Franci)
- È il miglior film comico della rinascita ed è essenzialmente e in tutto e per tutto un film comico. [Con Macario] possiamo dire di avere ora un nuovo attore cinematografico. [...] In certi momenti egli somiglia a Ridolini o si atteggia a Chaplin, ma sono momenti fuggitivi, per il resto egli è Macario e resta Macario. [...] In tutto il film le trovate originali sono molte, anzi troppe, e talora si susseguono senza respiro [mentre] talvolta si insiste troppo su altre. [...] Altro difetto del film è quello di fare l'altalena tra il reale e l'irreale e non tener conto che esiste anche una logica dell'assurdo [...]. Comunque Mattòli è al suo primo film veramente riuscito per gusto e per misura [...]: è stato lì lì per andare a Venezia in agosto, ed è un vero peccato [...] che non sia stato scelto. Ma si può ora accontentare della totalitaria accoglienza entusiastica che ha avuto a Milano e a Roma. (Francesco Callari)
- I collaboratori hanno fatto tutto; a me il merito di averli organizzati. (Mario Mattoli)
- Presi dall'entusiasmo, riempimmo la sceneggiatura di tante battute che il pubblico non aveva il tempo di ridere: se rideva ne perdeva metà, una metà coprendo di risate le battute pari, l'altra metà le dispari. (Marcello Marchesi)
Note
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