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[681] | Governo, leggi, politica | 215 |
conte Cavour fossero, come generalmente si crede, quelle relative alla libera Chiesa: essa mi disse recisamente di no. Che il moribondo pronunziava frasi incoerenti, epperciò questa deve essere messa come tante altre nel numero delle leggende. Del resto lo abbia detto o no, non importa molto per la storia.» Ed infatti questa era la formula che incarnava la politica ecclesiastica di Cavour, ed egli aveva già avuta occasione di ripeterla più volte, fra le altre più solennemente in un memorabile discorso pronunciato al Parlamento il 27 marzo dell’anno medesimo nella discussione sulle interpellanze del deputato Audinot intorno alla quistione di Roma e appoggiando l’ordine del giorno Boncompagni che acclamava Roma capitale d’Italia. Cavour s’illudeva allora di persuadere il Pontefice che la Chiesa può essere indipendente, anche dopo la perdita del potere temporale. Sperava che le proposte fatte con tutta sincerità, con tutta lealtà dall’Italia potessero essere favorevolmente accolte dal Papa, al quale egli avrebbe detto: «Quello che voi non avete mai potuto ottenere da quelle potenze che si vantavano di essere i vostri alleati e vostri figli divoti, noi veniamo ad offrirvelo in tutta la sua pienezza; noi siamo pronti a proclamare nell’Italia questo gran principio: Libera Chiesa in libero Stato.» La massima cavurriana è stata molto discussa sotto diversi rapporti: vedasi fra altri la «Illustrazione giuridica della formola del Conte di Cavour Libera Chiesa in libero Stato» pubblicata nella Nuova Antologia del 15 aprile 1882 da Carlo Cadorna (zio del generale, che fu capo di stato maggiore sino al 1917), il quale ne dava la seguente definizione: «La formula del Conte di Cavour è la semplice applicazione del principio della libertà della coscienza nelle relazioni dei cittadini, e della loro associazione collo Stato in materia di religione.»
Si consultino pure nella Nuova Antologia altri due articoli, l’uno Il Conte di Cavour e la Questione Romana, della marchesa Giuseppina Alfieri nata Di Cavour, che assistè suo zio al letto di morte (N. A., vol. I, 1866, pag. 815), l’altro di Guido Padelletti, Libera Chiesa in libero Stato: genesi della formula cavouriana (vol. XXIX. 1875, pag. 656); e lo scritto del Bertolini, Il Conte di Cavour prima del Risorgimento italiano e la formula «Libera Chiesa in Libero Stato» (Bologna, 1881).
Questa politica savia e liberale è assai lontana dalla intransigenza di coloro che dicono: