Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[923-925] | Morte | 293 |
Il fut bien de ce monde, où les plus dures têtes
Ont le destin meilleur:
Et, bête, il a vécu ce que vivent les bêtes,
Trois siècles de bonheur.
La cinica frase:
923. Il n’y a que les morts qui ne reviennent pas.1
fu detta nel 1794 dal convenzionale Bertrand Barère (non Barrère), soprannominato l’Anacreonte della ghigliottina, quando innanzi alla Convenzione sostenne la guerra a morte contro i nemici esterni ed interni della repubblica. Fu egli stesso che alla parte più moderata dell’assemblea la quale chiedeva un rinvio del giudizio di Luigi XVI rispose che l’arbre de la liberté ne saurait croître, s’il n’était arrosé du sang des rois; e che fece decretare dalla Convenzione che:
924. La terreur est à l’ordre du jour.2
donde a quei giorni nefasti venne il nome di periodo del Terrore.
Sono di quel medesimo tempo le parole famose:
925. Fils de Saint-Louis, montez au ciel.3
che sarebbero le parole dette dall’ab. H. Essex Edgeworth de Firmont al re Luigi XVI ch’egli accompagnò al patibolo, pochi momenti prima dell’esecuzione. Il maggior numero di coloro che hanno recentemente studiato questo piccolo problema istorico, hanno concluso che il mento è apocrifo: Fournier nel suo libro L’esprit dans l’histoire, dice addirittura che fu inventato in una cena la sera stessa dell’esecuzione da un giornalista, Carlo His; altri ne attribuiscono invece la paternità a un altro scrittore noto, Carlo Lacretelle. Ma un articolo di G. du Fresne de Beaucourt (Le mot de l’abbé Edgeworth, nella Revue des Questions Historiques, 1er ottobre 1892, pag. 564) sostiene invece l’autenticità della frase, che ha in suo favore un insieme imponente di testimonianze contemporanee.