Dip. di Filologia Classica e Italianistica

Oggi, a trent'anni di distanza, c'è anche un italiano che gli italiani scrivono davvero nella loro vita di tutti i giorni: è l'e-taliano dell'uso immediato. Quello che si è diffuso con le email, si è affermato con gli sms e adesso quasi tutti usiamo nei social network e nelle messaggerie istantanee 1. Per l'analisi dello scritto digitato che mi piace denominare "semifuturista" prendiamo in esame tre social network: Facebook, Instagram e Twitter. Da Facebook: La scrivente ha circa 40 anni e un livello d'istruzione me-dio-basso, come dimostra il tenore linguistico del post: «Le persone cke regalo questi bracciale c'è di più di un caffè. E via». Si intuisce a fatica il senso, perché la frase risulta sgrammaticata (si noti il che polivalente popolare «cke regalo») e [...].

Università di Bologna: 22 maggio-1° giugno 2023 I quattro incontri seminariali per il Corso di dottorato in Culture letterarie e filologiche potranno essere seguiti anche online sulla Piattaforma Zoom, mentre per il Workshop finale sarà necessaria la presenza in aula a Bologna.

Università di Bologna: 22 maggio-1° giugno 2023
Lo scopo dei quattro incontri del ciclo di seminari Futuri da riscrivere con le Marie Skłodowska-Curie Postdoctoral  Fellowship: i finanziamenti europei per la ricerca come opportunità  di carriera è quello di mostrare ai dottorandi e ai ricercatori come redigere un progetto di ricerca per una borsa post-dottorale. Il seminario si rivolge ai dottorandi e ricercatori che desiderano svolgere attività di ricerca e formazione all’estero, acquisire nuove competenze e sviluppare la propria carriera, conoscere contesti accademici differenti. Nei quattro seminari, attraverso quattro ricercatori e vincitori della prestigiosa borsa Maria Skłodowska-Curie, ascolteremo la
testimonianza diretta di cosa comporta scrivere un progetto e quali responsabilità implica vincere una borsa europea. Il  ciclo di seminari si concluderà con un laboratorio, in cui i dottorandi e i ricercatori avranno l’opportunità di presentare le proprie idee di ricerca, lavorare alla stesura del loro progetto e ricevere un riscontro dettagliato.

L’articolo è un excursus sulla tematica orfica in Dante, che analizza la presenza di Orfeo nella Commedia sulla scorta dei più importanti interventi critici. Esso prende in considerazione, in sequenza, alcuni punti del poema in cui si ravvisano richiami più o meno espliciti al mito di Orfeo, grazie ai quali è possibile delineare un processo di superamento del modello orfico. Questo processo, messo in atto da Dante mediante una sottesa riscrittura in senso cristiano del mito classico, inizia nell’Inferno, andando però ben oltre la fugace menzione d’Orfeo del Limbo (Inferno IV, 140). Ad agire maggiormente sull’intera struttura del poema è l’(anti)modello orfico, che inizialmente si vede emergere grazie alla sua tacita contrapposizione ai modelli esplicitamente indicati, per il viaggio oltremondano, Enea e San Paolo. Dante, che per alcuni tratti è emulo di Orfeo, lasciandosi alle spalle le cavità infernali e risalendo le pendici del Purgatorio sino al raggiungimento della visio finale, progressivamente abbandona l’atteggiamento caratteristico del mito, ossia l’atto del volgersi a retro. Egli mai, infatti, si volta verso il cammino già percorso, come invece aveva fatto Orfeo riguardando Euridice e condannando così la propria impresa. Il percorso di Dante si contrappone a quello orfico, nella misura in cui egli ne assume il modello per poi cambiarlo di segno, convertendolo dal negativo al positivo, e facendo di sé stesso un nuovo Orfeo cristiano.

This article provides an overview of the Orphic theme in Dante and its presence in the Comedy. If we consider, in sequence, some passages in Dante’s poem where there are more or less explicit references to the myth of Orpheus, it is possible to outline a process that we can understand as Dante’s attempt to overcome the Orphic model. Dante proposes an implicit and Christianised rewriting of the classical myth, which begins with the Inferno, and extends beyond the quick Orphic mention of the Limbo (Inferno IV, 140). Orpheus’ function as an (anti)model is in contrast with the positive models Dante declares for his journey to the afterlife, Aeneas and St. Paul. Dante, for some aspects, can be considered as a new Orpheus, but he never looks backwards to Hell and continues his path to the mount of Purgatory, till the final visio Dei. He progressively abandons the characteristic Orphic gesture of gazing back, which caused the failure of Orpheus’ journey to the Hades. Dante’s travel to the Underworld is in contrast with that of Orpheus, as Dante changes its sign, by switching it from the negative to the positive, and makes himself like a renovated, Christian Orpheus.

Nicolò Maldina, In pro del mondo. Dante, la predicazione e i generi della letteratura religiosa medievale (Alessandro Merci); «Letture Classensi», vol. 47 (Alessandro Merci); «L’Alighieri. Rassegna dantesca», vol. 51 (Sara Granzarolo); Da Dante a Berenson: sette secoli tra parole e immagini. Omaggio a Lucia Battaglia Ricci (Sara Granzarolo); Laura Pasquini, Iconografie dantesche. Dalla luce del mosaico all’immagine profetica (Sara Granzarolo).

Estratto da: «Bollettino dantesco. Per il settimo centenario» diretto da Alfredo Cottignoli e Emilio Pasquini n. 9, settembre 2020, Giorgio Pozzi Editore sArA grAnzArolo A proposito di un recente Convegno sulla Sala Dantesca della Biblioteca Classense Questo numero è dedicato alla memoria di Santi Muratori (1874-1943) Finito di stampare nel settembre 2020 da Modulgrafi ca Forlivese (FC) Questa pubblicazione è edita con il contributo di ORDINE DELLA CASA MATHA Associazione Ex Alunni del Liceo Ginnasio "Dante Alighieri" di Ravenna Luca Longhi, Le Nozze di Cana (1580, olio su muro), prima del restauro (sopra), e dopo il restauro del 2016 (sotto), Ravenna, Biblioteca Classense, Sala Dantesca. «Bollettino dantesco», numero 9, settembre 2020 SARA GRANZAROLO A proposito di un recente Convegno sulla Sala Dantesca della Biblioteca Classense* li Atti di un importante Convegno ravennate su Il refettorio camaldolese di Classe. Da refettorio monastico a Sala Dantesca della Biblioteca Classense,

This contribution will engage the reception of Donna Haraway’s theories in Italy, focusing on her first book ever translated in Italian (A Cyborg Manifesto) and the latest, Staying with the Trouble (translated as Chthulucene). The contribution will take into account the reception - and re-elaboration - of two philosophers, Rosi Braidotti and Federica Timeto, in order to demonstrate the centrality of Haraway’s philosophy in the Italian debate on post-humanism. The first personally wrote the introduction for the Italian edition of A Cyborg Manifesto, to which followed two other books in dialogue with Haraway’s theories: The Posthuman and Materialismo Radicale. The latter wrote articles on Haraway’s work, and published Bestiario Haraway, a book divided into an essay on Staying with the Trouble, and an interview with Haraway herself. The texts cited cover a period of 25 years, during which the debate on post-humanism and anthropocentrism developed and changed course many times. The reception of Haraway’s work has always been central to these discussions, from its first arrival in Italy in the 90s to today’s conversation about ecocriticism and anti-speciesism. This contribution will try to understand the evolution of ‘harawayan’ topics in Italy through the texts of her scholars, especially Braidotti and Timeto.

Almost a century separates Leopardi’s last poem, La Ginestra (1836), and Eliot’s masterpiece, The Waste Land (1922), but many elements draw these two poems together. This contribution will compare them through their use of landscape as a means to reflect human condition, either metaphysical or historical. In La Ginestra, the flower which finds a way to arise in the deserted landscape becomes a symbol of human fate and men’s role in Nature’s scheme. Differently, Eliot’s landscape mirrors the contemporary condition of Western Europe’s history and culture. The comparison will demonstrate how Leopardi’s symbol, which was unhistorical, becomes real in Eliot’s poetry. In doing so, their use of landscape and their idea of a possible rebirth will be set aside. In La Ginestra the desert of human life will remain such no matter what men do. What Leopardi urges is for human beings to see the true face of Nature, their real enemy. Thus, the creation of a ‘social bond’ (v. 149) is needed not to give new life to the symbolic desert but to give life itself an acceptable meaning and real value. The focus on the cosmic circle of life and death is a way to stress humans’ role in the universe. Therefore, the rebirth that Leopardi hopes for must happen through a shift in the dominant philosophy. On the other hand, in Eliot’s The Waste Land the landscape represents an historical and social condition of the present. The aridity and infertility are symbols for the exhaustion of European culture, doomed to end. However, there is a certain hope, explicated in the final verses, for a rebirth, a regeneration. The apocalyptic feeling of the whole poem, of both poems, is softened with the accomplishment of the Grail Quest, one of the most relevant themes of The Waste Land. Eliot’s eschatology is for everybody in the wasteland, and should undo the wasteland itself. What will be argued comparing the two poems is that the cultural change Leopardi asked for never happened, eventually causing the cultural death which Eliot addresses. Ultimately, the metaphysical waste surrounding the flower of the desert did become real in 1922’s London, according to Eliot’s poetry.