Marco Dotti
professor lecturing in the publishing industry at the University of Pavia. He specialises in public ethics connected to new professions and new technologies. He is part of the newsroom of the monthly publication Vita, where he coordinates a work group on the phenomenon of popular gambling and its impact on Italian society. In 2011, he was one of the founders of the No Slot movement, focusing on gambling, spanning from cultural anthropology to social ethics, investigations and reports.
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Papers by Marco Dotti
Una via alla resistenza individuale in forma di poesia
il manifesto, 31 agosto 2004
Introduzione di Enzo Ciconte
Testi di Giulia Bari, Giovanni Bianconi, Rosy Bindi, Federico Cafiero de Raho, Giancarlo Caselli, Enzo Ciconte, Fabio Ciconte, Filippo Cogliandro, Cosimo di Gesù, Marco Dotti, Toni Mira, Michele Prestipino, Gaetano Saffioti, Rocco Sciarrone, Serena Uccello
di asilo. Ma quante persone sono state realmente
accolte in un Paese che ha rappresentato un modello
di accoglienza? Solo 32mila. Eppure in Svezia
la crisi si è fatta sentire meno che altrove in Europa.
E il Paese ha grande bisogno di mano d’opera, con tanti posti di lavori
che restano vacanti. Anche il Welfare per reggere ha bisogno
paradossalmente di immigrati. Eppure le porte sono state chiuse.
Perché? Perché sono state sbagliate le politiche di inclusione...
le aziende offrono sempre più prodotti gratuiti. E puntano sulle tecniche di sovra-stimolazione
Una via alla resistenza individuale in forma di poesia
il manifesto, 31 agosto 2004
Introduzione di Enzo Ciconte
Testi di Giulia Bari, Giovanni Bianconi, Rosy Bindi, Federico Cafiero de Raho, Giancarlo Caselli, Enzo Ciconte, Fabio Ciconte, Filippo Cogliandro, Cosimo di Gesù, Marco Dotti, Toni Mira, Michele Prestipino, Gaetano Saffioti, Rocco Sciarrone, Serena Uccello
di asilo. Ma quante persone sono state realmente
accolte in un Paese che ha rappresentato un modello
di accoglienza? Solo 32mila. Eppure in Svezia
la crisi si è fatta sentire meno che altrove in Europa.
E il Paese ha grande bisogno di mano d’opera, con tanti posti di lavori
che restano vacanti. Anche il Welfare per reggere ha bisogno
paradossalmente di immigrati. Eppure le porte sono state chiuse.
Perché? Perché sono state sbagliate le politiche di inclusione...
le aziende offrono sempre più prodotti gratuiti. E puntano sulle tecniche di sovra-stimolazione
Insomma, c’è chi nel proprio settore si piega per ragioni di convenienza a rapporti con le organizzazioni mafiose, mettendo a disposizione di esse il proprio know how specialistico»: così il procuratore aggiunto Michele Prestipino, coordinatore delle indagini su Mafia Capitale, che con Rosy Bindi, Giancarlo Caselli e Rocco Sciarrone, tra gli altri, firma questi dialoghi sulle mafie nell’economia in Italia, da cui emerge che il prezzo di quegli affari criminali lo paga l’economia sana e, di conseguenza, la società intera. Non sono quindi solo affari loro, ma soprattutto nostri.
Quale maggior potere della lingua madre dominante, se si trat- ta poi dell'inglese. Wolfson apre un grande dibattito tra gli intellettuali francesi. Cosa significa delirio, in letteratura e nella vita quotidiana. È un caso letterario e un caso di schizo- frenia: una scissione culturale, a Parigi uno scrittore, a New York uno schizofrenico. Questo volume contiene i contributi di studiosi che praticano i testi di Wolfson da differenti punti di vista: letterario, cinematografico, antropologico, filosofico e clinico. I romanzi dell’autore sono analizzati in una prospettiva polifonica, dagli studi francesi degli anni Settanta e, più recentemente, nordamericani.
Ci troviamo di fronte all’azzardo di massa, a una sistematica e patologica corruzione del gioco, e soprattutto a una realtà che cela complesse dinamiche di potere. Per questo si parla di ludocrazia, un fenomeno sociale e culturale che, trasformando tutto in gioco (e in azzardo), annulla non solo le potenzialità del gioco, ma l’umano in quanto tale.
Individuare gli elementi che sottendono a questo dilagante processo di gamification e gamblification e raccoglierli nelle voci di un lessico, che convoca una pluralità di sguardi multidisciplinari, costituisce un atto di resistenza in vista di auspicabili decostruzioni presenti e future.