Papers by Michela Ramadori
La chiesa della Madonna delle Grazie di Collarmele. Un luogo sacro dell’Abruzzo interno lungo il Regio Tratturo Celano-Foggia, a cura di Filiberto Ciaglia – Michela Ramadori, Jun 2024
Marsica medievale e moderna. Territorio, persone, economie, poteri, a cura di Veneranda Rubeo, Antonio M. Socciarelli, Atti del Convegno (Avezzano, 7-8 ottobre 2022), Sep 2024
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 28 Novembre 2024, n. 967 https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00967.html, Nov 28, 2024
In questo contributo viene preso in esame il cammeo di Athenion raffigurante Zeus (Giove) in lott... more In questo contributo viene preso in esame il cammeo di Athenion raffigurante Zeus (Giove) in lotta con i Giganti, datato tra 160 a.C. e 140 a.C., conservato nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli, proveniente dalla collezione di Fulvio Orsini (1529-1600). Analizzando la bibliografia pervenuta dedicata al cammeo, è emerso che gli studiosi si sono concentrati più sullo studio del pezzo all'epoca della sua realizzazione che sul significato attribuibile all'oggetto all'interno della collezione formata da Fulvio Orsini, noto umanista, bibliotecario, antiquario e collezionista, al servizio prima di Ranuccio Farnese (1530-1565) e poi di Alessandro Farnese (1520-1589).
il foglio di Lumen, 69, 2024
il foglio di Lumen, 66, 2023
Si esamina la presenza delle rovine del complesso monastico medievale di San Giorgio nel territor... more Si esamina la presenza delle rovine del complesso monastico medievale di San Giorgio nel territorio di Riofreddo, in prossimità della Statale Tiburtina, al confine con l’Abruzzo, nell’area che lambisce la Piana del Cavaliere, considerandone l’attuale condizione di fruibilità, nonché il contesto culturale, territoriale e paesaggistico.
La condizione attuale del complesso è contestualizzata in relazione all’evoluzione delle teorie estetiche della rovina e del paesaggio, oltre che della “teoria del contesto”, a cui ha dato fondazione Quatremère De Quincy (1755-1849). A partire dalla nascita della categoria estetica autonoma del paesaggio nell’ambito pittorico, dalla prima metà del XVI secolo, sono illustrati i significativi cambiamenti estetici della visione dell’ambiente e degli interventi umani su di esso che si sono sviluppati di pari passo con l’evoluzione dell’ecologia e delle normative internazionali per la tutela dell’ambiente. Alla luce dell’attuale significato attribuito a memoria, arte e storia, è considerato il complesso monastico di San Giorgio, nel territorio di Riofreddo, come punto di identità personale e collettiva che va a integrarsi con l’elemento naturale, ed è auspicata, in linea con quanto espresso dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), la conservazione nel luogo di ciò che resta affinché i vari elementi continuino ad avere significato come parte integrante dell’insieme.
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 15 Febbraio 2023, n. 935 https://www.bta.it/txt/a0/09/bta00935.html, Feb 15, 2023
È presa in esame la questione dell’accessibilità museale per i disabili, tracciando l’evoluzione ... more È presa in esame la questione dell’accessibilità museale per i disabili, tracciando l’evoluzione del concetto di disabilità e di rimozione di quelle che, nel tempo, sono considerate le barriere (fisiche, cognitive e sensoriali). Nell’articolo, l’accessibilità museale e la rimozione delle barriere sono considerate esemplificative di un approccio alle istituzioni culturali che sta subendo una significativa trasformazione negli ultimi anni, strettamente correlata allo sviluppo tecnologico e alla mutata concezione del museo, considerato prima degli anni ’70 del secolo scorso semplice custode del passato, ora concepito come laboratorio attivo di innovazione e di cambiamento per svolgere un ruolo centrale nella società.
Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia, 109, pp. 243-252, 2022
RIASSUNTO - Il Diluvio Universale e la recessione delle acque dipinto da Paolo Uccello intorno al... more RIASSUNTO - Il Diluvio Universale e la recessione delle acque dipinto da Paolo Uccello intorno al 1447-1448 a Firenze, in una lunetta del Chiostro Verde della basilica di Santa Maria Novella, si presta, per la sua iconografia, a più livelli di lettura. Si propone di analizzarlo in rapporto al contesto storico culturale e geologico, considerando il territorio di Firenze come fattore condizionante della sua particolare iconografia. La città era cresciuta attorno all’Arno soprattutto dopo l’anno 1000. Inoltre, tra XIII e XIV secolo erano stati effettuati massicci disboscamenti nell’Appennino e nel Pratomagno per estendere pascoli e spazi coltivati e per ricavare legname da opera, causando il dilavamento delle acque meteoriche. L’Arno, motore dell’economia, del commercio e dei trasporti, era al contempo distruttivo per le frequenti alluvioni. I Fiorentini tentavano di spiegare e fronteggiare esondazioni e piene nella città in cui convivevano variegati correnti di pensiero, tradizioni e interessi.
ABSTRACT - The Deluge and the recession of the waters painted by Paolo Uccello around 1447-1448 in Florence, in a lunette of the Green Cloister of the Basilica of Santa Maria Novella, lends itself, for its iconography, to multiple levels of interpretation. It is proposed to analyze it in relation to the historical, cultural and geological context, considering the territory of Florence as a conditioning factor of its particular iconography. The city had grown around the Arno especially after the year 1000. Furthermore, in the 13th-14th centuries, massive deforestations were carried out in the Apennines and in the Pratomagno to extend pastures and cultivated areas and to obtain wood from work, causing the washout of the rainwater. The Arno, the engine of the economy, trade and transport, was at the same time destructive due to the frequent floods. The Florentines tried to explain and cope with floods and floodings in the city where varied currents of thought, traditions and interests coexisted.
Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia, 109, pp. 231-242, 2022
RIASSUNTO - Gibellina (Trapani) è divenuta una Ghost City a seguito del sisma (magnitudo 6,4 scal... more RIASSUNTO - Gibellina (Trapani) è divenuta una Ghost City a seguito del sisma (magnitudo 6,4 scala Richter) avvenuto tra 14 e 15 gennaio 1968 nella Valle del Belice. Il successivo piano di ricostruzione ha previsto la trasformazione radicale dell’intera zona, con la costruzione di un nuovo centro urbano, edificato dagli anni ’70, a 18 km dal precedente. Negli anni ’80 la vecchia Gibellina è stata trasformata in opera di Land Art con il Grande Cretto di Alberto Burri (1915-1995), completato nel 2015, che è stato profondamente criticato per aver operato un intervento radicale e irreversibile. Nel tempo è emersa la volontà di restaurarlo, oltre che completarlo. Con il presente contributo si propone di mettere in luce come nella vecchia città, mantenuta separata dalla nuova, siano individuabili istanze diverse che vanno necessariamente coniugate, da quelle di ordine geologico e storico, a quelle artistiche ed estetiche, nonché conservative e ambientali, emerse nel corso del tempo.
ABSTRACT - Gibellina (Trapani) became a Ghost City following the earthquake (6.4 on the Richter magnitude scale) occurred in the Belice Valley on 14-15 January 1968. The plan for reconstruction provided the radical transformation of the area, with the construction of a new urban center, built in the 1970s, 18 km from the previous one. In the 1980s the old Gibellina was transformed into a piece of Land Art by Alberto Burri (1915-1995) with the Grande Cretto, completed in 2015. The Grande Cretto was deeply criticized for the radical and irreversible intervention. Over time, the desire to restore it, as well as complete it, has emerged. This paper aims to highlight how in the old city, kept separate from the new one, different instances can be identified. At the same time, this paper considers it necessary to combine different instances, from those of a geological and historical nature, to the artistic and aesthetic, as well as conservative and environmental ones, which have emerged over time.
Architettura e museologia liquida, a cura di Alba Matilde Cavallari, Stefano Colonna, Michela Ramadori, Lisa Simonetti, pp. 189-202, 2022
Mostrare il sapere. Collezioni scientifiche, studioli e raccolte d'arte a Roma in età moderna, a cura di Maria Celeste Cola, pp. 431-440, 2022
La Vergine contesa. Roma, l’Immacolata Concezione e l’universalismo della Monarchia Cattolica (secc. XVII-XIX), a cura di Manfredi Merluzzi, Gaetano Sabatini e Flavia, pp. 61-80, 2022
Memorie Descrittive della Carta Geologica d’Italia, 108, pp. 289-296, 2021
RIASSUNTO – Nel 1866 è pubblicata a Parigi, nella terza edizione del libro di Louis Figuier dal t... more RIASSUNTO – Nel 1866 è pubblicata a Parigi, nella terza edizione del libro di Louis Figuier dal titolo La terre et les mers ou description physique du globe, la stampa artistica rappresentante l’eruzione del Vesuvio di Jules Didier. Il libro di Figuier è un testo divulgativo di argomento scientifico, destinato ai bambini e ai giovani. L’epoca della sua pubblicazione è segnata da grandi sviluppi nella scienza e nella tecnica, con importanti riflessi nel campo filosofico e nell’ambito artistico.
Con il presente contributo si colloca la stampa di Julie Didier nel contesto scientifico, tecnologico, filosofico e artistico in cui è stata realizzata e che ne ha determinato le caratteristiche. Si analizza lo stile e l’iconografia dell’opera, in relazione al libro, alle produzioni artistiche dell’epoca, alle attività eruttive del Vesuvio citate e descritte nel volume, al contesto in cui si è formato e opera Didier. Si evidenziano le componenti romantiche e didascaliche della stampa.
ABSTRACT – In 1866 an artistic print representing the eruption of Vesuvius by Jules Didier was published in Paris in the third edition of Louis Figuier’s book entitled La terre et les mers ou description physique du globe. Figuier’s book is a scientific divulgation publication for children and young people. The time of its publication was marked by great developments in science and technology with important reflections in the philosophical and artistic fields.
This paper places Julie Didier’s print in its scientific, technological, philosophical and artistic context which determined its characteristics. This paper analyzes the style and iconography of print in relation with the book, the artistic productions of the time, the eruptive activities of Vesuvius mentioned and described in the volume, the context in which Didier was formed and worked. The romantic and didactic components of print are highlighted.
Landscapes – Paesaggi culturali, a cura di Franco Cambi, Davide Mastroianni, Valentino Nizzo, Francesco Pignataro e Simona Sanchirico, atti della Giornata di Studi (Roma, Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, il 30 maggio 2019), pp. 567-581, 2021
Nella società moderna (definita liquida da Bauman), dai legami fragili e mutevoli, incerta, fless... more Nella società moderna (definita liquida da Bauman), dai legami fragili e mutevoli, incerta, flessibile, vulnerabile, il paesaggio culturale, costituito da un ambiente che presenta segni dell’intervento umano testimoni della cultura di una o più epoche, ha avuto una significativa evoluzione, riflesso della stessa società che lo riconosce e lo fruisce.
È sintomatico, dal punto di vista normativo, il passaggio in Italia, in meno di un secolo, da una tutela prevalente delle «cose», comprendenti ville, parchi e giardini di interesse artistico o storico, e da una concezione estetizzante dell’ambiente naturale, inteso come «bellezze naturali panoramiche», in cui la tutela del contesto era finalizzata a decoro e godimento del bene (legge Bottai, 1 giugno 1939, n. 1089), a una tutela dei beni culturali comprendenti anche le cose immobili e mobili che rivestono un interesse particolarmente importante per la scienza, la tecnica, l’industria e la cultura in genere nonché i beni paesaggistici (Codice dei beni culturali e del paesaggio, d.l. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 10 della l. 6 luglio 2002, n. 137).
L’archeologia dei paesaggi è quindi chiamata a considerare tra le tracce delle civiltà sviluppate, alternate e stratificate in un determinato luogo e le sue risorse, pure quelle successive alla rivoluzione industriale e all’avvento della modernizzazione, anche se invasive e non rispettose dell’ambiente stesso.
Si propone dunque di analizzare il cambiamento della definizione di paesaggio culturale (sviluppatosi dalla “teoria del contesto” che attribuiva senso pieno e valore alle opere solo se inserite nel proprio ambito culturale), attraverso il cambiamento estetico della visione dell’ambiente e degli interventi umani su di esso, nell’ambito archeologico, artistico, del restauro, con i suoi rapporti con l’ecologia e le normative internazionali per la tutela ambientale.
Archeologia e antropologia dell’amore, a cura di Valentino Nizzo, atti dell’Incontro Internazionale di Studi di Antropologia e Archeologia a confronto (Roma, Parco Regionale dell’Appia Antica – Ex Cartiere Latina, 26-28 Maggio 2017), Tomo II, pp. 919-931, 2021
Francesco Colonna in the Hypnerotomachia Poliphili (in English “Poliphilo’s Strife of Love in a D... more Francesco Colonna in the Hypnerotomachia Poliphili (in English “Poliphilo’s Strife of Love in a Dream”, a romance printed in Venice in 1499), gives a fresco of ancient culture through mythological stories connected to a tale revolves around the theme of love. The result is a view of a man that lives between 15th and 16th century, with his cultural background.
In this paper, I illustrate two opposite interpretations of love represented in the xylography 50 that reproduces a carved relief on the Leda’s chariot.
museum.dià, III Convegno Internazionale di Museologia. Reti creative. Paradigmi museali di produzione, gestione, comunicazione nell’era dell’iperconnettività, a cura di Francesco Pignataro, Simona Sanchirico e Christopher Smith, pp. 247-267, 2021
Con lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie informatiche interattive che stanno modifi... more Con lo sviluppo e la diffusione delle nuove tecnologie informatiche interattive che stanno modificando sempre più le relazioni tra istituzione museale, pubblico e contesto territoriale, il museo di oggi è profondamente liquido, in sintonia e specchio della società che lo produce e al tempo stesso lo fruisce descritta da Bauman. L’istituzione museale, per sfruttare le potenzialità della rete, è chiamata ad agire in un sistema di interconnessioni profondamente sviluppato, luoghi di creazione rapidi e globali, territori di produzione culturale policentrica.
Nel Codice etico professionale dell’ICOM, il museo è definito come «un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo.». Tale definizione è correlabile al precetto di valorizzazione che in Italia, secondo le disposizioni generali del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, deve offrire un impulso a creare e distribuire nuovi prodotti culturali.
Potenzialmente il museo, grazie alle nuove tecnologie e alle attività ad esse correlate, può rivelarsi sempre più un mezzo al servizio della società, producendo un aumento esponenziale dei livelli di partecipazione attiva del pubblico alle sue attività, attraverso la rete (web) e le reti (sistemi nel territorio e nel web) che collegano i singoli prodotti culturali tra loro, al contesto geografico e culturale e agli utenti, fruitori e al tempo stesso creatori di contenuti. Tuttavia, le caratteristiche dei mezzi disponibili, possono essere rischiose se portate alle estreme conseguenze, con risultati opposti a quelli previsti dalle normative vigenti in Italia e dal codice etico dell’ICOM.
Icoxilòpoli 2. Iconografia delle xilografie del Polifilo, a cura di Alessandra Bertuzzi - Elisabetta Caputo - Stefano Colonna - Flavia De Nicola - Francesco De Santis - Alessia Dessì, pp. 345-359 , 2020
Sono state prese in esame le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colon... more Sono state prese in esame le xilografie 49 e 50 dell’Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, raffiguranti l’una il parto di Leda e la presentazione al padre delle due uova e l’altra l’oracolo di Apollo. Attraverso lo studio della loro iconografia che ha portato a identificare in una pianta la flammula caratterizzante un uovo di Leda, è stato individuato uno stretto legame con le rappresentazioni della Fortuna Primigenia di Praenestre (l’antica Palestrina, città di cui Francesco Colonna è signore), il leitmotiv del racconto dell’Hypnerotomachia Poliphili, l’iconografia cristiana e il Neoplatonismo, rilevando quindi una rilettura della cultura antica, attenta alla natura spiegata attraverso il mito, influenzata dal Cristianesimo e, nello stesso tempo, aperta a una nuova rinnovata attenzione verso l’uomo e il suo ambiente come riflesso dell’intellegibile.
Inclusioni culturali. Arte e architettura italiana in dialogo con altri mondi, a cura di Bibiana Borzì - Lara Scanu, pp. 63-85, 2019
ISSN 1127-4883 BTA - Bollettino Telematico dell'Arte, 8 Agosto 2019, n. 874 http://www.bta.it/txt/a0/08/bta00874.html, Aug 8, 2019
Premessa 1.
il foglio di Lumen, 52. 2018, pp. 5-8, 2018
il foglio di Lumen, 51. 2018, pp. 6-10, Aug 2018
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Papers by Michela Ramadori
La condizione attuale del complesso è contestualizzata in relazione all’evoluzione delle teorie estetiche della rovina e del paesaggio, oltre che della “teoria del contesto”, a cui ha dato fondazione Quatremère De Quincy (1755-1849). A partire dalla nascita della categoria estetica autonoma del paesaggio nell’ambito pittorico, dalla prima metà del XVI secolo, sono illustrati i significativi cambiamenti estetici della visione dell’ambiente e degli interventi umani su di esso che si sono sviluppati di pari passo con l’evoluzione dell’ecologia e delle normative internazionali per la tutela dell’ambiente. Alla luce dell’attuale significato attribuito a memoria, arte e storia, è considerato il complesso monastico di San Giorgio, nel territorio di Riofreddo, come punto di identità personale e collettiva che va a integrarsi con l’elemento naturale, ed è auspicata, in linea con quanto espresso dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), la conservazione nel luogo di ciò che resta affinché i vari elementi continuino ad avere significato come parte integrante dell’insieme.
ABSTRACT - The Deluge and the recession of the waters painted by Paolo Uccello around 1447-1448 in Florence, in a lunette of the Green Cloister of the Basilica of Santa Maria Novella, lends itself, for its iconography, to multiple levels of interpretation. It is proposed to analyze it in relation to the historical, cultural and geological context, considering the territory of Florence as a conditioning factor of its particular iconography. The city had grown around the Arno especially after the year 1000. Furthermore, in the 13th-14th centuries, massive deforestations were carried out in the Apennines and in the Pratomagno to extend pastures and cultivated areas and to obtain wood from work, causing the washout of the rainwater. The Arno, the engine of the economy, trade and transport, was at the same time destructive due to the frequent floods. The Florentines tried to explain and cope with floods and floodings in the city where varied currents of thought, traditions and interests coexisted.
ABSTRACT - Gibellina (Trapani) became a Ghost City following the earthquake (6.4 on the Richter magnitude scale) occurred in the Belice Valley on 14-15 January 1968. The plan for reconstruction provided the radical transformation of the area, with the construction of a new urban center, built in the 1970s, 18 km from the previous one. In the 1980s the old Gibellina was transformed into a piece of Land Art by Alberto Burri (1915-1995) with the Grande Cretto, completed in 2015. The Grande Cretto was deeply criticized for the radical and irreversible intervention. Over time, the desire to restore it, as well as complete it, has emerged. This paper aims to highlight how in the old city, kept separate from the new one, different instances can be identified. At the same time, this paper considers it necessary to combine different instances, from those of a geological and historical nature, to the artistic and aesthetic, as well as conservative and environmental ones, which have emerged over time.
Con il presente contributo si colloca la stampa di Julie Didier nel contesto scientifico, tecnologico, filosofico e artistico in cui è stata realizzata e che ne ha determinato le caratteristiche. Si analizza lo stile e l’iconografia dell’opera, in relazione al libro, alle produzioni artistiche dell’epoca, alle attività eruttive del Vesuvio citate e descritte nel volume, al contesto in cui si è formato e opera Didier. Si evidenziano le componenti romantiche e didascaliche della stampa.
ABSTRACT – In 1866 an artistic print representing the eruption of Vesuvius by Jules Didier was published in Paris in the third edition of Louis Figuier’s book entitled La terre et les mers ou description physique du globe. Figuier’s book is a scientific divulgation publication for children and young people. The time of its publication was marked by great developments in science and technology with important reflections in the philosophical and artistic fields.
This paper places Julie Didier’s print in its scientific, technological, philosophical and artistic context which determined its characteristics. This paper analyzes the style and iconography of print in relation with the book, the artistic productions of the time, the eruptive activities of Vesuvius mentioned and described in the volume, the context in which Didier was formed and worked. The romantic and didactic components of print are highlighted.
È sintomatico, dal punto di vista normativo, il passaggio in Italia, in meno di un secolo, da una tutela prevalente delle «cose», comprendenti ville, parchi e giardini di interesse artistico o storico, e da una concezione estetizzante dell’ambiente naturale, inteso come «bellezze naturali panoramiche», in cui la tutela del contesto era finalizzata a decoro e godimento del bene (legge Bottai, 1 giugno 1939, n. 1089), a una tutela dei beni culturali comprendenti anche le cose immobili e mobili che rivestono un interesse particolarmente importante per la scienza, la tecnica, l’industria e la cultura in genere nonché i beni paesaggistici (Codice dei beni culturali e del paesaggio, d.l. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 10 della l. 6 luglio 2002, n. 137).
L’archeologia dei paesaggi è quindi chiamata a considerare tra le tracce delle civiltà sviluppate, alternate e stratificate in un determinato luogo e le sue risorse, pure quelle successive alla rivoluzione industriale e all’avvento della modernizzazione, anche se invasive e non rispettose dell’ambiente stesso.
Si propone dunque di analizzare il cambiamento della definizione di paesaggio culturale (sviluppatosi dalla “teoria del contesto” che attribuiva senso pieno e valore alle opere solo se inserite nel proprio ambito culturale), attraverso il cambiamento estetico della visione dell’ambiente e degli interventi umani su di esso, nell’ambito archeologico, artistico, del restauro, con i suoi rapporti con l’ecologia e le normative internazionali per la tutela ambientale.
In this paper, I illustrate two opposite interpretations of love represented in the xylography 50 that reproduces a carved relief on the Leda’s chariot.
Nel Codice etico professionale dell’ICOM, il museo è definito come «un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo.». Tale definizione è correlabile al precetto di valorizzazione che in Italia, secondo le disposizioni generali del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, deve offrire un impulso a creare e distribuire nuovi prodotti culturali.
Potenzialmente il museo, grazie alle nuove tecnologie e alle attività ad esse correlate, può rivelarsi sempre più un mezzo al servizio della società, producendo un aumento esponenziale dei livelli di partecipazione attiva del pubblico alle sue attività, attraverso la rete (web) e le reti (sistemi nel territorio e nel web) che collegano i singoli prodotti culturali tra loro, al contesto geografico e culturale e agli utenti, fruitori e al tempo stesso creatori di contenuti. Tuttavia, le caratteristiche dei mezzi disponibili, possono essere rischiose se portate alle estreme conseguenze, con risultati opposti a quelli previsti dalle normative vigenti in Italia e dal codice etico dell’ICOM.
La condizione attuale del complesso è contestualizzata in relazione all’evoluzione delle teorie estetiche della rovina e del paesaggio, oltre che della “teoria del contesto”, a cui ha dato fondazione Quatremère De Quincy (1755-1849). A partire dalla nascita della categoria estetica autonoma del paesaggio nell’ambito pittorico, dalla prima metà del XVI secolo, sono illustrati i significativi cambiamenti estetici della visione dell’ambiente e degli interventi umani su di esso che si sono sviluppati di pari passo con l’evoluzione dell’ecologia e delle normative internazionali per la tutela dell’ambiente. Alla luce dell’attuale significato attribuito a memoria, arte e storia, è considerato il complesso monastico di San Giorgio, nel territorio di Riofreddo, come punto di identità personale e collettiva che va a integrarsi con l’elemento naturale, ed è auspicata, in linea con quanto espresso dal Codice dei beni culturali e del paesaggio (Decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42), la conservazione nel luogo di ciò che resta affinché i vari elementi continuino ad avere significato come parte integrante dell’insieme.
ABSTRACT - The Deluge and the recession of the waters painted by Paolo Uccello around 1447-1448 in Florence, in a lunette of the Green Cloister of the Basilica of Santa Maria Novella, lends itself, for its iconography, to multiple levels of interpretation. It is proposed to analyze it in relation to the historical, cultural and geological context, considering the territory of Florence as a conditioning factor of its particular iconography. The city had grown around the Arno especially after the year 1000. Furthermore, in the 13th-14th centuries, massive deforestations were carried out in the Apennines and in the Pratomagno to extend pastures and cultivated areas and to obtain wood from work, causing the washout of the rainwater. The Arno, the engine of the economy, trade and transport, was at the same time destructive due to the frequent floods. The Florentines tried to explain and cope with floods and floodings in the city where varied currents of thought, traditions and interests coexisted.
ABSTRACT - Gibellina (Trapani) became a Ghost City following the earthquake (6.4 on the Richter magnitude scale) occurred in the Belice Valley on 14-15 January 1968. The plan for reconstruction provided the radical transformation of the area, with the construction of a new urban center, built in the 1970s, 18 km from the previous one. In the 1980s the old Gibellina was transformed into a piece of Land Art by Alberto Burri (1915-1995) with the Grande Cretto, completed in 2015. The Grande Cretto was deeply criticized for the radical and irreversible intervention. Over time, the desire to restore it, as well as complete it, has emerged. This paper aims to highlight how in the old city, kept separate from the new one, different instances can be identified. At the same time, this paper considers it necessary to combine different instances, from those of a geological and historical nature, to the artistic and aesthetic, as well as conservative and environmental ones, which have emerged over time.
Con il presente contributo si colloca la stampa di Julie Didier nel contesto scientifico, tecnologico, filosofico e artistico in cui è stata realizzata e che ne ha determinato le caratteristiche. Si analizza lo stile e l’iconografia dell’opera, in relazione al libro, alle produzioni artistiche dell’epoca, alle attività eruttive del Vesuvio citate e descritte nel volume, al contesto in cui si è formato e opera Didier. Si evidenziano le componenti romantiche e didascaliche della stampa.
ABSTRACT – In 1866 an artistic print representing the eruption of Vesuvius by Jules Didier was published in Paris in the third edition of Louis Figuier’s book entitled La terre et les mers ou description physique du globe. Figuier’s book is a scientific divulgation publication for children and young people. The time of its publication was marked by great developments in science and technology with important reflections in the philosophical and artistic fields.
This paper places Julie Didier’s print in its scientific, technological, philosophical and artistic context which determined its characteristics. This paper analyzes the style and iconography of print in relation with the book, the artistic productions of the time, the eruptive activities of Vesuvius mentioned and described in the volume, the context in which Didier was formed and worked. The romantic and didactic components of print are highlighted.
È sintomatico, dal punto di vista normativo, il passaggio in Italia, in meno di un secolo, da una tutela prevalente delle «cose», comprendenti ville, parchi e giardini di interesse artistico o storico, e da una concezione estetizzante dell’ambiente naturale, inteso come «bellezze naturali panoramiche», in cui la tutela del contesto era finalizzata a decoro e godimento del bene (legge Bottai, 1 giugno 1939, n. 1089), a una tutela dei beni culturali comprendenti anche le cose immobili e mobili che rivestono un interesse particolarmente importante per la scienza, la tecnica, l’industria e la cultura in genere nonché i beni paesaggistici (Codice dei beni culturali e del paesaggio, d.l. 22 gennaio 2004, n. 42, art. 10 della l. 6 luglio 2002, n. 137).
L’archeologia dei paesaggi è quindi chiamata a considerare tra le tracce delle civiltà sviluppate, alternate e stratificate in un determinato luogo e le sue risorse, pure quelle successive alla rivoluzione industriale e all’avvento della modernizzazione, anche se invasive e non rispettose dell’ambiente stesso.
Si propone dunque di analizzare il cambiamento della definizione di paesaggio culturale (sviluppatosi dalla “teoria del contesto” che attribuiva senso pieno e valore alle opere solo se inserite nel proprio ambito culturale), attraverso il cambiamento estetico della visione dell’ambiente e degli interventi umani su di esso, nell’ambito archeologico, artistico, del restauro, con i suoi rapporti con l’ecologia e le normative internazionali per la tutela ambientale.
In this paper, I illustrate two opposite interpretations of love represented in the xylography 50 that reproduces a carved relief on the Leda’s chariot.
Nel Codice etico professionale dell’ICOM, il museo è definito come «un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo.». Tale definizione è correlabile al precetto di valorizzazione che in Italia, secondo le disposizioni generali del Codice dei beni culturali e del paesaggio, in attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, deve offrire un impulso a creare e distribuire nuovi prodotti culturali.
Potenzialmente il museo, grazie alle nuove tecnologie e alle attività ad esse correlate, può rivelarsi sempre più un mezzo al servizio della società, producendo un aumento esponenziale dei livelli di partecipazione attiva del pubblico alle sue attività, attraverso la rete (web) e le reti (sistemi nel territorio e nel web) che collegano i singoli prodotti culturali tra loro, al contesto geografico e culturale e agli utenti, fruitori e al tempo stesso creatori di contenuti. Tuttavia, le caratteristiche dei mezzi disponibili, possono essere rischiose se portate alle estreme conseguenze, con risultati opposti a quelli previsti dalle normative vigenti in Italia e dal codice etico dell’ICOM.
della Piana del Fucino e protetta, a nord, dall’imponente versante meridionale della catena montuosa del Sirente, ha attratto gli sguardi di pellegrini, viaggiatori e pastori transumanti. Questo volume, attraverso una variegata raccolta di scritti, tenta di comporre un primo trattato scientifico sulla chiesa della Madonna delle Grazie di Collarmele, detta anche
Santa Maria delle Grazie, luogo sacro dell’Abruzzo interno che ha costituito una sosta di rilievo nell’antica viabilità tratturale del Celano-Foggia. Coniugando prospettive e metodologie di studio offerte da un gruppo nutrito di autrici e autori impegnati nella ricerca, il lavoro riconsegna al pubblico il ritratto di un edificio religioso che non fissa l’attenzione sul solo manufatto, ma ne ricostruisce le molteplici relazioni socio-culturali e politiche. Attraverso un’accurata analisi iconografica e documentaria, comprensiva di fonti bibliografiche e carte manoscritte, questa raccolta di scritti apre nuove prospettive di fruizione e di ricerca, proiettando lo sguardo dagli scenari appenninici, inscritti nelle dinamiche degli antichi stati italiani, alle onde del Mediterraneo orientale, sulle tracce della Battaglia di Lepanto.
Nella mostra, curata dalla storica dell’arte Michela Ramadori, sono esposte opere, appartenenti principalmente alla Collezione Archivio Paolo Salvati, realizzate da artisti diversamente abili e normodotati, su tematiche correlabili alla disabilità, in particolare sulla necessità di doversi confrontare con delle difficoltà, dovute a limitazioni fisiche e/o psichiche oppure sociali, nonché all’isolamento che colpisce l’individuo.
Fulcro del percorso espositivo sono i dipinti olio su tela Pietra blu e Albero blu di Paolo Salvati (1939- 2014), realizzati tra il 1973 e il 1974.
Nella pianificazione della mostra è stata considerata l’arte come mezzo di acquisizione di nuove forme relazionali che favoriscono l’espressione di vissuti, sentimenti o problematiche. Obbiettivo dell’evento, con interessanti ricadute sociali, è di favorire la presa di coscienza su potenzialità e limitazioni degli individui in uno spazio di realizzazione personale e di autogratificazione. Nella mostra, la fragilità non è presentata come un limite ma come una risorsa inespressa per trasmettere emozioni vere e profonde attraverso una forma artistica, in cui sono individuabili valori universali che travalicano le condizioni di menomazione fisica e/o psichica.
Al tempo stesso, l’esposizione di opere su tematiche correlabili alla disabilità, realizzate da artisti normodotati, si prefigge una sensibilizzazione su di esse, attraverso uno sguardo esterno, ma proiettate nel loro significato universale, considerando l’isolamento una condizione generale dell’uomo contemporaneo, facilitando così l’abbattimento delle frontiere della disabilità.
Nell’opera pittorica di Antonio Servillo è inoltre individuata l’assimilazione dell’insegnamento di esperienze artistiche sviluppatesi nel periodo postmoderno (dalla Pop Art alla Op Art), pur ponendola in continuità con l’arte del passato, e, al tempo stesso, non riducendola a mero citazionismo. Decisivo, per la visione e le scelte stilistiche dell’artista, è considerato il rapporto con il proprio contesto storico.
This volume analyzes and puts in context the pictorial production of Antonio Servillo, which may for stylistical reasons be defined as 'surrealist' without being related to the homonymous movement, born as artistic avantgarde in the first half of the twentieth century, due to the changed cultural horizon in which the artist was born and lives.
The assimilation of the teachings by the artistic experiences which got developed in the postmodern age (from Pop Art to Op Art) is also detected in the pictorial work of Antonio Servillo, and it is at the same time put in continuity with the past not reducing it though to mere quotationism. Crucial, for the artist's vision and stylistical choices, is the relation with the own historical context.
Liquid Architecture breaks the symmetrical schemes of Classical Architecture by introducing several innovations like as: asymmetry, offset windows, a zigzag plan, lack of a properly understood facade, overhanging buildings and inversion of spaces, where the voids are on the ground floor instead of in the upper floors. It is inspired by non-Euclidean geometries, fractals, the mirror, the labyrinth and even biblical themes of the monster, as in the case of Jonah and the whale reinterpreted in a secular key.
The first to invent the Liquid Architecture label was Marcos Novak in 1991, but in 1930 – in an important article appeared in the magazine L’Arte – Giulio Carlo Argan already noticed the alleged “errors” of Andrea Palladio – highlighted by Francesco Milizia in the eighteenth century – as “germs” of the so-called Anti-classical code. Besides, two other books written by Argan and Bruno Zevi, dedicated to the Anti-classical code, highlight the political character of the Anti-classical, as opposed to the “dictatorship of the straight line” used by the regimes.
Starting therefore from the awareness that the Anti-classical is a precursor of the liquid, this volume offers to the public discussion theoretical essays, analytical discussion of some particularly representative liquid buildings and museums and an Anthology of Liquid Architecture and Museology works, starting from 1989 onwards (first Liquid Architecture), with antecedents from 1906, arranging them in chronological order for a better historical interpretation of this important and international architectural and cultural movement whose buildings are still “in fieri”.
Abstract italiano
L’Architettura Liquida rompe gli schemi simmetrici dell’Architettura Classica introducendo asimmetria, finestre disassate, pianta a zig zag, mancanza di una facciata propriamente intesa, corpi di fabbrica in aggetto e inversione degli spazî, dove i vuoti sono al piano terra invece che nei piani superiori, e si ispira alle geometrie non euclidee, ai frattali, allo specchio, al labirinto e anche a temi biblici del mostro, come nel caso di Giona e la balena reinterpretati in chiave laica.
Il primo a ideare l’etichetta di Architettura Liquida è stato Marcos Novak nel 1991, ma Giulio Carlo Argan già nel 1930, in un importante articolo apparso nella rivista L’Arte, interpreta come “germi” del cosiddetto codice Anti-classico i presunti “errori” di Andrea Palladio evidenziati da Francesco Milizia nel Settecento. Seguiranno altri due libri di Argan e di Bruno Zevi, dedicati al codice Anti-classico, dove si evidenzia anche il carattere politico dell’Anti-classico in opposizione alla “dittatura della linea retta” usata dai regimi.
Partendo dunque dalla consapevolezza che l’Anti-classico è precursore del liquido, il volume offre alla pubblica discussione saggi teorici, interpretazione analitica di alcuni edifici e musei liquidi particolarmente rappresentativi e un’Antologia di opere di Architettura e Museologia Liquida a partire dal 1989 (prima Architettura Liquida), con antecedenti dal 1906, disponendole in ordine cronologico per una migliore storicizzazione di questo importante movimento architettonico e culturale internazionale i cui edifici sono ancora “in fieri”.
Parlare del paesaggio oggi significa riformulare l’idea stessa di territorio, sia da un punto di vista estetico che etico, e approcciarlo come sistema interconnesso di fattori in costante evoluzione su cui si intersecano temi fondamentali come sussistenza, sostenibilità, benessere e identità: un punto cardine nella trattazione delle relazioni tra conoscenza e vita quotidiana, tra lascito storico-culturale e strategie socioeconomiche di sviluppo.
In questa direzione, la Fondazione Dià Cultura, seguendo le proprie finalità istituzionali, volte principalmente alla valorizzazione del patrimonio culturale, ha deciso di intraprendere in Romarché 2019 una riflessione collettiva sullo stato dell’arte nei temi della definizione e della gestione del paesaggio.
Bibliografia generale - Sitografia - Indice cronologico delle mostre a cui ha partecipato Mario Ramadori - Indice dei nomi - Indice dei luoghi
▪ URI tesi: http://hdl.handle.net/10805/2457
▪ Identificativo Iris http://hdl.handle.net/11573/917628
È inoltre analizzato lo stile degli artisti che hanno realizzato i dipinti, individuandone le affinità stilistiche con altre opere presenti all'interno e all'esterno del ducato di Tagliacozzo.
Partendo dalla Madonna del Rosario (Michela Ramadori, La Madonna del Rosario di Colli di Montebove: ringraziamento per la vittoria nella battaglia di Lepanto, in "il foglio di Lumen", 25, dicembre 2009, pp. 2-6), per la prima volta sono individuati cronologia, artisti e fonti dei dipinti dell'intera decorazione pervenuta della chiesa di San Nicola a Colli di Monte Bove.
Per la prima volta, è individuata la fonte della rappresentazione dei cori angelici, giungendo all’identificazione dei gruppi di ciascun angelo, proposta l’identificazione del committente in una delle figure dipinte nell’oratorio ed è ipotizzato l’intento dello stesso, attraverso una nuova identificazione dei Dottori della Chiesa ivi raffigurati."
Ci si propone quindi di lavorare sulle “immagini”, non solo figurative ma anche testuali, facendole interagire con il loro contesto e restituendo l’inclusione di queste incursioni “forestiere” nel nostro patrimonio.
Il programma è articolato in quattro sezioni dedicate ad altrettante macro aree tematiche, il ritratto, la testualità, i viaggi dell’arte e le inclusioni territoriali, che saranno dibattute da archeologi, filologi, storici e storici dell’arte, cercando di utilizzare degli strumenti universali a partire da una tematica comune, ma avendo come premessa degli approcci teorici diversi.
Ci si propone quindi di lavorare sulle “immagini”, non solo figurative ma anche testuali, facendole interagire con il loro contesto e restituendo l’inclusione di queste incursioni “forestiere” nel nostro patrimonio.
Il programma è articolato in quattro sezioni dedicate ad altrettante macro aree tematiche, il ritratto, la testualità, i viaggi dell’arte e le inclusioni territoriali, che saranno dibattute da archeologi, filologi, storici e storici dell’arte, cercando di utilizzare degli strumenti universali a partire da una tematica comune, ma avendo come premessa degli approcci teorici diversi.
printed in Venice in 1499), gives a fresco of ancient culture through mythological stories connected to a tale revolves
around the theme of love. The result is a view of a man that lives between 15th and 16th century, with his cultural
background.
In this paper, I illustrate two opposite interpretations of love represented in the xylography 50 that reproduces a carved
relief on the Leda’s chariot.
Iconografie delle xilografie del “Polifilo”
attivato presso l’Insegnamento di
Museologia e critica artistica e del restauro del Prof. Stefano Colonna
Dipartimento di Storia dell’Arte e Spettacolo
Facoltà di Lettere e Filosofia - Sapienza Università di Roma
anno accademico 2013 / 2014
PIANO DELL’OPERA
Aggiornamento del 24/11/2017
Con l’occasione, esposta l’opera Pietra blu del 1973 di Paolo Salvati (1939-2014).
In questo volume viene analizzata e contestualizzata, per la prima volta, la serie di dipinti Pietra blu di Paolo Salvati (1939-2014), realizzati tra il 1973 e il 2008. La nascita del soggetto pittorico è collocata nel periodo che segue il Sessantotto, quando la psicoanalisi si trova al centro di una vasta trasformazione storica. L’atteggiamento ravvisato in Paolo Salvati attraverso la serie di opere Pietra blu è ricondotto alle tendenze dell’arco cronologico in cui vengono realizzate. Nel volume è individuato, nei suoi dipinti Pietra blu, il contributo dell’insegnamento fauves e, in generale, dell’Espressionismo, nonché la rappresentazione della realtà come espressione o emanazione interiore, nell’ambito dell’evoluzione sul tema compiuta dal Romanticismo e dall’Espressionismo fino alla contemporaneità. È analizzata la fortuna critica della serie, in rapporto al periodo storico in cui sono stati redatti i testi e alle finalità per cui sono stati realizzati. L’artista, con i suoi dipinti, caratterizzati da un messaggio dal valore universale, è collocato all’interno del dibattito dell’epoca sulla funzione dell’arte e sul rapporto tra pittura e poesia.