Barchiesi, A.,
Quando Virgilio era un moderno: una delle
più antiche recite delle Georgiche, e il
contesto di una spiritosaggine,
“MD” 52 (2004), 21-28.
Alessandro Barchiesi
Quando Virgilio era un moderno:
una delle più antiche recite delle Georgiche,
e il contesto di una spiritosaggine
MICHAEL PUTNAM è tra i pochi studiosi contemporanei di Virgilio che siano riusciti a lasciare un'impronta durevole sulla fortuna del poeta : ha legato il suo nome a uno stile di analisi ben riconoscibile, e ha reso possibile un'interpretazione modernizzata
del testo classico. Spero non gli dispiaccia ripensare con me, con
amichevole giocosità, a uno dei più antichi momenti della ricezione di questo poeta, e a uno dei più oscuri e dimenticati partecipanti a questa lunga storia di successo e di trasformazione : presumibilmente, il più antico momento della ricezione di Virgilio che
sia commemorato in questa raccolta.
Secondo la Vita di Virgilio donatiana (43), mentre il poeta
stesso recitava in pubblico le Georgiche, in particolare il verso
1.299
nudus ara, sere nudus. hiems ignaua colono
si sentì una voce completare il verso
`Nudus ara, sere nudus' : habebis frigore febrem.
Come dobbiamo fare riferimento a questa testimonianza? «Incerti versiculus» (FPL 105 Morel), «Ignoti versiculus» (FPL 136 Buchner), «Ignotus» (The Fragmentary Latin Poets 284 ff.) — e di mr
Ignotus, non di verso o frammento, parleremo noi d'ora in poi,
anche perché Courtney fa fare un passo avanti alla questione nell'avvertire che si tratta di un'improvvisazione orale da parte di
uno heckler, un `guastafeste' diremmo noi.
Con discutibile unanimismo, tutti gli editori moderni di frammenti poetici non solo accolgono questa improvvisazione orale
come frammento di poeta latino (cosa impropria ma di per sé
non dannosa) ma lo includono anche (lo stesso Courtney non
escluso) in una rubrica speciale che si denomina Obtrectatores Vergilii. Questa scelta accomuna l'emistichio occasionale di Mr Ignotus alla produzione letteraria di Numitorio, che è ovviamente un
autore pubblicato, l'autore di A ntibucoliche (un testo per la verità
condannato troppo in fretta come sciocco sulla base dei due
frammenti pervenuti) e alla testimonianza sul misterioso Corni-
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Alessandro Barchiesi
ficio Gallo : di questi tre se ne è fatta una categoria unica, per il
semplice motivo che li accomunerebbe l'idea di una effimera
«opposizione a Virgilio». Idea molto conveniente per le storie
letterarie, che hanno bisogno di comparse perdenti oltre che di
eroi vincenti : «Virgilio diventò con straordinaria celerità un classico nonostante la pedante opposizione di personaggi come Numitorio ». Alla fine di questo processo diventa facile scambiare
Mr Ignotus per uno scrittore, come fa di recente uno dei più importanti commenti alle Georgiche (« the waggish pen of an anonymous parodist» R. F. Thomas, a Georg. i 299, vol. i, p. 119).
Invece l'unico punto sicuro da cui partire è che si tratta di un
commento verbale proferito in pubblico durante quel tipo di esecuzione del testo poetico che usiamo chiamare recitatio. Proprio
generalizzando a partire dal nostro episodio, che ha la sua importanza perché si riferisce a uno dei momenti più antichi non solo
della ricezione di Virgilio ma anche della tradizione della recitatio
in età augustea, Llewelyn Morgan ha parlato di «high sophistication» del pubblico della recitatio, credo con implicita polemica
verso una tradizione critica che è dispregiativa o disattenta verso
quello che succede alla poesia romana `dal vivo'. Il seguito di
questa mia nota cercherà di suggerire che l'improvvisazione di
Mr Ignotus si inserisce in un contesto culturale in cui l'arguzia e
la conoscenza delle norme letterarie sono normale moneta di
scambio, e in cui l'autore espone al pubblico il suo testo ma accetta anche di partecipare a una performance di cultura da parte
dell'uditorio.
Dato che la recitatio è una lettura di un testo non ancora circolante da parte dell'autore, come premessa ricordo alcune idee generali che riguardano, a dire di William Johnson, una sociologia della lettura antica nel suo complesso:
(1) la lettura è un'attività condivisa, di gruppo, in cui una persona ha il compito di esprimere il significato del testo per il resto
del gruppo : se il lettore non è specificato si tratterà facilmente di
uno schiavo, solo in casi marcati è l'autore del testo (2) la lettura
è preferibilmente esecuzione di un testo 'difficile' (3) almeno per
alcuni ascoltatori, la lettura non comporta solo passività : la possibilità di un'interruzione o di un commento ad alta voce è sempre
1
2
1. Literature in the Greek and Roman W orlds, ed. O. Taplin, Oxford 2000, p. 365.
2. Towards a Sociology of Reading in A ntiquity, «Amer. Journ. Philol.» 121, 2000,
pp. 593-627.
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viva anche se latente (4) la lettura tende ad avere come scopo non
tanto la comunicazione di uno scritto ma l'avvio di una discussione e di una partecipazione di gruppo (5) e perciò la lettura è al
centro di una rete di comportamenti di gruppo, condivisi reciprocamente dagli ascoltatori, che servono a mantenere il senso di
una comunità intellettuale. Si sa del resto che la recitatio, istituzione particolare nel quadro più generale delle pratiche antiche
di lettura, ha una funzione importante nel diffondere l'immagine
di quella che Gregory Woolf 3 ha chiamato di recente «literary
Rome », Roma come capitale delle lettere. Si sa pure che all'intemo di questa dinamica è importante il proporsi di Ottaviano
come punto di riferimento, secondo le testimonianze ben discusse da Peter White. 4 All'interno di questa visione più generale, vi è poi, nella prospettiva degli autori, la questione dell'esecuzione /workshop, della recitazione come affinamento del testo,
che è studiata da Maria Luisa Delvigo : 5 un altro modo in cui la
lettura dell'opera si pone come pratica sociale connessa a questioni di prestigio e di interazione con il pubblico. Colpisce, in
questo quadro, che le altre testimonianze antiche a me note sull'intervento di un `guastafeste' a una recitazione poetica esprimano non solo notevole competenza letteraria e senso dell'umorismo, ma anche una capacità di stabilire, tramite la battuta a sorpresa, un nesso fra il testo poetico e le convenzioni della situazione di performance :
Is cum recitaret, ita coepit dicere : `Prisce, iubres...'. Ad hoc Iauolenus
Priscus (aderat enim ut Paulo amicissimus) : `Ego uero non iubeo.' Cogita qui risus hominum, qui ioci. Est omnino Priscus dubiae sanitatis,
interest tamen officiis, adhibetur consiliis atque etiam ius ciuile publice
respondet: quo magis quod tunc fecit et ridiculum et notabile fuit. Interim Paulo aliena deliratio aliquantum frigoris attulit. Tam sollicite recitaturis prouidendum est, non solum ut sint ipsi sani uerum etiam ut sanos adhibeant. Vale.
(Plin. ep. 6, 15)
Hanc uitam agere eodem tempore multos meminimus, inter quos et
Acilium Butam praetorium, cui post patrimonium ingens consumptum
Tiberius paupertatem confitenti 'sero' inquit 'experrectus es'. Recitabat
3. The City of Letters, in C. Edwards, G. Woolf (eds.), Rome the Cosmopolis, Cambridge
2003, pp. 203-221.
4. Promised Verse, Cambridge MA 1993, p. 113
5. L'emendatio del filologo, del critico, dell'autore (I), «Mn» 24, 1990, pp. 71-110, a p. 91
sulla recitazione.
A lessandro Barchiesi
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Montanus Iulius carmen, tolerabilis poeta et amicitia Tiberi notus et frigore. Ortus et occasus libentissime inserebat; itaque cum indignaretur
quidam illum toto die recitasse et negaret accedendum ad recitationes
eius, Natta Pinarius ait: 'numquid possum liberalius agere? paratus sum
illum audire ab ortu ad occasum'. Cum hos uersus recitasset "incipit ardentes Phoebus producere flammas, / spargere <se> rubicunda dies;
iam tristis hirundo / argutis reditura cibos inmittere nidis / incipit et
molli partitos ore ministrat", Varus eques Romanus, M. Vinicii comes,
cenarum bonarum adsectator, quas inprobitate linguae merebatur,
exclamauit `incipit Buta dormire'. Deinde cum subinde recitasset "iam
sua pastores stabulis armenta locarunt, / iam dare sopitis nox pigra silentia terris / incipit", idem Varus inquit `quid dicis? iam nox est? ibo et
Butam salutabo' .
(Sen. ep. 122, 10 -13)
Insomma, l'intervento di Mr Ignotus, anche se orale e occasionale, potrebbe essere a suo modo una testimonianza di interazione culturale. Proviamo ad analizzarlo come si farebbe con un
testo illustre, cercandone le funzioni intertestuali.
(i) Il primo punto da capire è che la reazione proveniente dal
pubblico andava a colpire un bersaglio speciale : uno dei punti
delle Georgiche in cui si colgono in modo più programmatico i
contrasti fra semplicità e sofisticazione, e fra appropriazione e
trasformazione dei modelli, che sono costitutivi della nuova poetica di Virgilio. La nuda semplicità dell'allusione a Esiodo
yvµvòv 07(E QELV, yvµvòv 8£ P00nELv,
?vµvòv b' àIl cnv
(Op. 39 1 39 2)
-
nudus ara, sere nudus
«is Virgil's clearest bow to one of his chief influences, Hesiod», 6
ma provocatoria suona l'ambiguità e la novità del referente nel
nuovo contesto : si parlerà di duro lavoro (il contadino che
sgobba `con le maniche rimboccate') o semplicemente della stagione adatta? La nudità sarà metaforica o letterale ? 7 A livello di
stile, poi, Virgilio rievoca la diretta semplicità del modello semplificando ancora : un tricolon anaforico diventa una diade chiastica, 8 un asindeto risponde a una serie con bé; la sequenza «se6. M. C. J. Putnam, Virgil's Poem of the Earth, Princeton 1979, p• 47.
7. Per i problemi di interpretazione sollevati dal rapporto con Esiodo v. i commenti di Mynors e Thomas, ad loc.
8. La riduzione dell'anafora esiodea è bilanciata nel contesto di Virgilio dalle
Quando V irgilio era un m oderno
25
minare »-«arare» viene rettificata. La riconoscibilità del modello
greco e il suo svisamento possono aver agito da catalizzatori per
l'intervento del guastafeste.
(ii) Il secondo punto da notare è che l'inserzione, che snatura
un momento di sofisticata imitazione esiodea, quasi trasforma
Virgilio in un suo arcaico predecessore latino. Habebis frigore febrem, con la sua allitterazione in clausola, suona quasi come un tipico colon dell'opera georgica di Catone il Vecchio, come ad
esempio et si febrim non habebit, dato uinum atrum bibat: cito sanus
fiet. Questi usi della seconda persona futura sono caratterizzanti
dello stile 'sapienziale' e della tradizione agraria romana : sedici
casi del solo habebis nel De agri cultura. Insomma mr Ignotus reagisce alla modernità virgiliana con un ironico richiamo all'unica
tradizione georgica in latino preesistente a Virgilio, quella dei libri di precetti agrari, e all'interno di questa si richiama a Catone
(non al più moderno Varrone).
E probabile che il pubblico delle Georgiche fosse severamente
messo alla prova dalle prime performances : oscillazione tra competenza tecnico-professionale e sottigliezza espressiva, audacia
del lessico poetico e della sua mescolanza con linguaggio agricolo ; sorpresa nel riconoscere le trasformazioni della tradizione
agraria latina. Possiamo solo ipotizzare, ma non conviene dimenticare quanta novità veniva proposta nella cornice (anch'essa innovativa) delle recitazioni.
(iii) Quanto al legame tra l'improvvisazione e nudus ara..., è
chiaro che il Witz sta nel prendere alla lettera nudus e suggerirne
gli effetti fisiologici. Ma se pensiamo alla recitatio come contesto,
e alle sue regole del gioco, l'uso di frigus può suggerire, in aggiunta, una pointe metaletteraria, o meglio, meta-recitativa. Per
un autore che affronta il pubblico della recitatio, nessuna parola
quanto frigus poteva far correre un brivido lungo la schiena. E
possibile che Matthew Leigh ecceda un po' nel postulare un
senso tecnico : «The worst misfortune which a reciter could endure was known as a frigus or a `chili' ... those who were hostile
to the poet could subject him to the silent disdain of the frigus », 9
ma non è escluso che le recitationes al tempo delle Georgiche già
frequenti ripetizioni di altro materiale verbale : su 297-298 medio ... aestu et medio ...
aestu vedi R. Thomas, Reading V ergil and His Texts, Ann Arbor 2002, p. 242; sulla ricorrenza quadruplice di nocte nel giro di 4 versi, W. F. J. Knight, Roman V irgil, London 1966, p. 407.
9. Literature in the Greek and Roman W orlds, ed. O. Taplin, Oxford 2000, p. 472.
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A lessandro Barchiesi
avessero sviluppato un proprio linguaggio della performance. In
ogni caso, nei due passi che ho citato sopra quali esempi di interruzione a sorpresa, gli autori che riportano l'aneddoto, Seneca e
Plinio il Giovane, non mancano di richiamare nel loro contesto la
nozione di frigus. Il guastafeste, insomma, avrebbe non solo completato a sorpresa quel verso ambizioso, ma anche suggerito i pericoli a cui la nuova poetica di Virgilio si esponeva. In tal caso, la
seconda persona di habebis sarebbe andata a colpire proprio lui, il
poeta recitante. (Sappiamo del resto che Numitorio cominciava
la sua opera di parodista insinuando nel primo verso delle Bucoliche un malizioso problema di temperatura corporea : Tityre, si
toga calda tibi est, quo tegmine fagi ?) .
(iv) Nella tradizione simpotica di performance che ha aperto la
strada alle recitationes romane, completare una citazione poetical ° eseguita da un altro convitato era un esercizio di solidarietà
culturale e di gara fra uguali, un'esibizione di competenza e di
complicità. Forse di questa tradizione resta qualche traccia nel
nostro episodio.
Se poi Mr Ignotus, come altri partecipanti alle recitationes, era
una persona di cultura, poteva forse sapere che a partire dalla società letteraria attica del quinto secolo il `freddo', lo psychron, costituisce non solo una categoria estetica e retorica, ma anche lo
strumento di frequenti motti di spirito a spese di poeti. La categoria estetica non è certo facile da definire, e probabilmente si desidera una nuova trattazione delle varie nozioni di `frigido', 11 ma
per i nostri fini basta la splendida scorciatoia di Heinrich Lausberg : il `frigido' corrisponde dal punto di vista della ricezione
del pubblico a quello che è il cacozelon dal punto di vista dell' autore del testo. 12 (E interessante ricordare che una raffinata e pregnante accusa di cacozelia nei confronti di Virgilio da parte di un
personaggio dal nome controverso è un'altra delle poche testimonianze che sopravvivono dell'epoca in cui Virgilio era un moderno : nouae cacozeliae repertorem, non tumidae nec exilis, sed ex
communibus uerbis ideoque latentis, V ita Don. 44). Per quanto riguarda i motti di spirito, il nesso tra fisicità e poesia che è tipico di
questo linguaggio estetico è naturalmente molto gradito alla
scena comica e alla parodia. Sappiamo di Alessi che paragona la
lo. M. Vetta, Poesia e simposio nella Grecia antica, Roma and Bari 1983, pp. xxix ff.
11.Ancora molto citato L. Van Hook, pv x óti ç iì tò pv x eóv, «Class. Philol.» 12,
1917, pp. 68-76; poi vedi K. Gutzwiller, ipvxoós und óyxos, Diss., Base! 1969.
12.Handbuch der literarischen Rhetorik, Mi nchen 1960, pp. 518-519 (§§ 1076 e 1o77).
Quando Virgilio era un moderno
27
gelida acqua di un pozzo alla frigidità di Ararote (P C G 11 184 K-A),
del tragediografo Teognide che acquista il nome in codice
«Neve» (testimonia in TGF i 28, 1 Snell) : se i fiumi in Tracia sono
ghiacciati, non sarà un caso che proprio allora andasse in scena
un suo dramma (Ar. Ach. 138 ss.); la poesia segue la natura, lui che
è freddo compone roba fredda (Thesm. 170); di Difilo, i cui prologhi fanno comodo per tenere il vino in fresco (Mach. XVI 259-261,
283-284 Gow). Negli Uccelli, un esausto poeta tradizionale in
cerca di patroni si presenta in scena «tremante di freddo» (935) e
nella sua performance freddo e gelo si insinuano pericolosa13
mentre l'ambizioso e modaiolo ditirambografo Cinesia
si leva in volo per acchiappare «preludi aerovaganti e nivali»
(1385)." In questa tradizione greca si combinano due strategie parodiche che ritroviamo poi a Roma : dando per scontata la frigidezza dell'autore-bersaglio si può richiamarla come paragone incongruo o determinazione di tempo o dato materiale ; oppure si
può evidenziare con malizia una qualsiasi menzione di frigidezza
nel testo-bersaglio, in un contesto in cui ciò che importa è la reazione del pubblico alla performance. Il carme 44 di Catullo è interamente basato sulla prima strategia : data la tradizione dello
psychron, tutto il carme è un gioco di parole sugli effetti del frigus.
La lettura del testo di Sestio, autore frigido, provoca al poeta malattie da raffreddamento, gravedo e tussis. Ma già Lucilio, 1279 Terzaghi, secondo una magistrale analisi di Italo Mariotti, 15 mostra
un esempio della seconda strategia, quella per cui il `freddo' va a
insinuarsi nel testo dell'autore criticato o parodiato. Lucilio
aveva ripreso, ci risulta, l'esametro dello Scipio di Ennio
sparsis hastis longis campus splendet et horret
(Varia 14, ed. Vahlen, 1928
2)
modificandone la clausola in
horret et alget
in modo che la metafora di horret generasse nel contesto proprio
la frigidezza (alget) di cui il testo enniano viene accusato. Questa
tradizione continua in età augustea con Orazio:
13.Cf. J. Taillardat, Les images d'A ristophane, Paris 1965
1 995,
pp. 535 ss.
2,
p• 443;
Dunbar, ad loc.,
14.Cf. Dunbar, ad loc., 1995, p. 669: l'espressione combina la passione del ditirambografo per i composti audaci e la tematica autolesionista del `freddo'.
15. Horret et alget, in Lanx satura Nicolao Terzaghi oblata, Genova 1963, pp. 249260.
A lessandro Barchiesi
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seu rubra Canicula findet
infantis statuas, seu pingui tennis omaso
Furius hibernas cava nive conspuet Alpis
(Sat. 2 ,5, 39
-
41
16
)
da collegare con Sat. s, io, 36-37
turgidus Alpinus iugulat dum Memnona dumque
diffingit Rheni luteum caput
Orazio usa in 2,5 la tematica `stagionale' — il poeta frigido e l'inverno, come nelle frecciate di Aristofane 17 — e la applica a un
poeta che presumibilmente (come risulta dal passo di 1,so) incorpora nel suo soprannome il rinvio alle nevose Alpi (un po' come
il proverbiale Teognide «Neve»), le gelide montagne che egli
stesso aveva descritto, e che portano in sé, grazie alla riscrittura
oraziana, la profezia del suo insuccesso poetico.
Ovviamente non cerco di suggerire che qualcuno di questi
esempi sia direttamente rilevante al nostro caso : ma se vogliamo
risalire all'atmosfera perduta di una breve stagione in cui Virgilio
non era ancora un classico, dobbiamo recuperare la possibilità
dell'irriverenza, l'esistenza di un pubblico meno passivo di
quanto usiamo immaginare, e l'importanza di specifiche convenzioni della ricezione poetica. Servirà se non altro a resistere alla
tentazione più ovvia, quella di essere complici sempre meno consapevoli di un processo di canonizzazione che cancella le proprie
origini.
Università di Siena ad A rezzo • Stanford University
16.Vedi anche J. Bramble,
pp. 65-66.
Persius and the Programmatic Satire,
Cambridge 1974,
17.Per una rivalutazione dei rapporti tra la poetica satirica di Orazio e la poetica
della commedia attica vedi A. Cucchiarelli, La satira e il poeta, Pisa 2001, pp. 25-55.