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Giuliano l'Apostata in Giovanni Antiocheno

Julian the Apostate in Johannes Antiochenus. Uncorrected draft of a paper forthcoming in A. Marcone (ed.), L'imperatore Giuliano. Realtà storica e rappresentazione. Firenze: Le Monnier, 2015. This paper anticipates a few conclusions of the book "Antieroe dai molti volti: Giuliano l'Apostata nel Medioevo bizantino", published in 2014.

Stefano Trovato Giuliano l'Apostata in Giovanni Antiocheno 1. Premessa La figura di Giuliano, imperatore romano, autore della letteratura greca e nemico del cristianesimo, sembra appositamente concepita per suscitare reazioni contrastanti (apprezzamento per l'attività di imperatore, interesse per le opere letterarie, condanna per l'apostasia) nella civiltà bizantina, basata sulla struttura statale romana, sulla eredità culturale greca e sulla religione cristiana. Dei tre elementi principali, quello cristiano era ideologicamente fondamentale: per questo motivo la violenta polemica antigiulianea avviata da Gregorio di Nazianzo e Giovanni Crisostomo già nel quarto secolo è ripetuta da molti autori bizantini. La dichiarata scelta religiosa di Giuliano poteva al massimo consentire, a Bisanzio, un giudizio positivo sull’imperatore e sullo scrittore, ma mai sul filosofo anticristiano che l’Apostata voleva essere1. Gli scrittori bizantini talora raffigurano solo uno di questi tre volti, talora due, talora tutti e tre in contemporanea e di quest'ultimo caso un esempio è la cronaca universale di Giovanni Antiocheno, opera oggi nota solo da frammenti. La prima edizione moderna della cronaca è quella del 1851 di Müller, che si basò sui frammenti tramandati dagli Excerpta Constantiniana e dagli Excerpta Salmasiana. Gli Excerpta Constantiniana sono così chiamati dal nome dell'imperatore Costantino VII Porfirogenito, che nel decimo secolo patrocinò un'antologia, suddivisa per temi, di passi di storici antichi e tardoantichi. Questi Excerpta, conservatisi solo parzialmente, tramandano vari frammenti di autori che altrimenti sarebbero poco noti, tra cui l'Antiocheno: pertanto gli studiosi scrivono del Giovanni Costantiniano per indicare i suoi frammenti noti grazie agli Excerpta Constantiniana. Gli Excerpta Salmasiana sono così denominati dal nome di Claude Saumaise (Claudius Salmasius), un filologo francese del Seicento, e sono frammenti, frutto di un'altra selezione, che vari studiosi non attribuiscono a Giovanni Antiocheno e quindi indicano come frammenti di Giovanni Salmasiano, da loro inteso come un autore diverso dall'autentico Giovanni Antiocheno. Recentemente sono apparse due edizioni critiche, quella di Umberto Roberto (per la collana Texte und Untersuchungen), e quella di Sergei Mariev (per il Corpus Fontium Historiae Byzantinae). Queste due pubblicazioni hanno riportato il cronista al centro dell'attenzione, soprattutto per le opposte scelte di Roberto e Mariev. Per il primo è autentico sia il Costantiniano, sia il Salmasiano, mentre il secondo riduce Giovanni al solo Costantiniano. Queste scelte differenti influenzano anche la datazione: per Roberto, infatti, l'autore scrive durante l'impero di Eraclio, per Mariev un secolo prima. L'interesse rinnovato nei confronti di Giovanni Antiocheno si manifesta anche nel suo ricorrere in varie pagine del volume The Last Pagans of Rome di Alan Cameron. L'autore, infatti, ritiene di poter dimostrare infondate, anche grazie ai frammenti di Giovanni Antiocheno, le teorie di vari studiosi europei sulla Leoquelle, nome con cui si indica convenzionalmente una fonte pagana tardo antica ora persa che, attraverso vari passaggi, fu usata da diversi cronisti bizantini. Questa teoria è stata riproposta da Bleckmann a partire dal 1992, in un approfondito studio sulle fonti della cronaca del bizantino Zonara per il periodo tra terzo e quarto secolo 2. Cameron ritiene infondata questa teoria e spiega le analogie tra Giovanni e vari autori bizantini ritenendo il primo la loro fonte3. L'analisi della sezione giulianea dell'opera di Antiocheno è pertanto interessante non solo di per sé, ma anche per la possibilità di distinguervi elementi a favore dell'una o dell'altra ipotesi, e infine per verificare se le conclusioni di Cameron che identificano in Giovanni Antiocheno la fonte di numerosi cronisti bizantini sono del tutto fondate. 1 Cfr. TROVATO 2014 su Giuliano nel Medio Evo a Bisanzio, in particolare le pp. 353-360 sull'Apostata in Giovanni Antiocheno; sono grato all'Università di Roma Tre e in particolare al professor Marcone che mi ha permesso di approfondire alcune delle conclusioni del capitolo invitandomi al ciclo di lezioni «L'imperatore Giuliano realtà storica e rappresentazione». 2 BLECKMANN 1992. 3 CAMERON 2011, pp. 659-690. 2. Il Giovanni Antiocheno Costantiniano Nell'analisi dei frammenti attribuiti ad Antiocheno da entrambi gli editori, anche se non si può sempre individuare il nome dell'autore di cui Giovanni si serviva come fonte, non è difficile, in molti casi, riconoscerne la tendenza. A questo proposito il frammento 264 Roberto = 203 Mariev è molto interessante, prima di tutto perché il passo potrebbe essere una delle più antiche attestazioni dell'epiteto di parabates («Trasgressore»), che è quello usuale nel Medio Evo bizantino per Giuliano. Apostates come epiteto è usato già da Gregorio di Nazianzo subito dopo la morte dell'ultimo imperatore pagano, mentre parabates è usato nel sesto secolo ad Antiochia dal cronista Malala 4. Pertanto non è da escludersi che parabates sia stato usato da Giovanni, contemporaneo o di poco successivo a Malala e come lui di Antiochia. Tuttavia è più probabile che si tratti di un intervento dell'excerptor del decimo secolo proprio all'inizio del frammento: infatti è stato notato da Brunt che negli Excerpta Constantiniana, in generale trascritti con «verbatim quotations»5, le parafrasi sono rare, esclusi inizio e fine dell'excerptum, che infatti «are at times arbitrary and misleading»6. Non a caso, nell'introduzione al frammento 272 Roberto = 205 Mariev, l'excerptor definisce Giuliano parabates e anche all'inizio di un frammento giulianeo di un altro autore tardoantico (Pietro Patrizio), tramandato grazie all'antologia voluta dal Porfirogenito, è stata notata l'intrusione del medesimo epiteto7. Il frammento 264 Roberto = 203 Mariev riassume le vicende della proclamazione di Giuliano ad Augusto a Parigi e la successiva guerra civile col cugino Costanzo II in un tono chiaramente filogiulianeo. La causa di tutto è l'invidia verso i successi dell'Apostata nutrita da Costanzo II, che ordina il trasferimento di legioni dalla Gallia, in modo da lasciare il parente indifeso di fronte ai barbari. Gli storici a noi giunti il cui atteggiamento filogiulianeo è in parte paragonabile a quello di questo passo dell'Antiocheno sono i pagani Ammiano Marcellino (XX.4-XXI.15), Eunapio e Zosimo (III.8.3-10.2)8. In seguito a un'attenta analisi del frammento, confrontato con le altre fonti pagane disponibili, Bleckmann ritiene possibile la dipendenza di Giovanni da un autore pagano a noi ignoto: infatti Ammiano, Zosimo, e Eunapio, per quanto si può giudicare dai frammenti attribuitigli, divergono dall'Antiocheno in alcuni dettagli e la tendenza della pagana Leoquelle 9, secondo quanto si ricava dal cronista bizantino Zonara, è più sfumata e più neutrale, sotto certi aspetti non così favorevole a Giuliano come lo è invece Giovanni in questo frammento10. Non è da escludersi tuttavia la dipendenza, anche se solo parziale e indiretta, da Eunapio. In effetti per Giovanni Costanzo II è mosso da invidia (phthonos) verso Giuliano11 e nel frammento 20.5 Blockley di Eunapio si usa l'identico termine a proposito degli stessi eventi, poiché Costanzo II vede i trionfi di Giuliano come disgrazie e il suo rabbioso phthonos provoca il conflitto12. 4 Cfr. TROVATO 2014, pp. 54, 56, 148-149, 175 e 342. 5 BRUNT 1980, p. 483 (anche se aggiunge che vi possono essere con omissioni per passi «not being germane to the particular subject of the book»). 6 Quindi, più lungo è l'excerptum, più si possono comprendere le peculiarità dello storico (BRUNT 1980, p. 484). 7 Cfr. MARTOLINI 2010, p. 244 nota 2. 8 ROBERTO 2005, 446 li segnala come fonte assieme a Eutropio X.15.2 (e a p. CXLI nota 40: il frammento «si presenta costruito attraverso la contaminazione di Ammiano, Zosimo e Eutropio»), mentre MARIEV 2008, 362-364 non indica fonti. Sulle fonti di Giovanni per l'epoca di Giuliano: SOTIROUDIS 1989, pp. 110-117 su Eutropio, 117-126 su Socrate, 126-129 su Zosimo e 129-135 su Eunapio; ROBERTO 2005, pp. CXXXI-CXXXIV su Eutropio, CXL-CXLI su Zosimo, CXLI su Ammiano, CXLI-CXLIII su Eunapio, CXLIII-CXLIV su Socrate; MARIEV 2008, 33*-34* su Eutropio, 37* su Socrate e 37*-38* su Zosimo ed Eunapio. 9 Con il termine Leoquelle si definisce convenzionalmente un filone di notizie affiorante in vari cronisti bizantini e derivate da un autore pagano tardoantico (cfr. BLECKMANN 1992). 10 Cfr. BLECKMANN 1992, pp. 347-372 e 402. 11 ROBERTO 2005, 446 = MARIEV 2008, 362 12 BLOCKLEY 1983, 30. Su Eunapio in Giovanni Antiocheno cfr., oltre a SOTIROUDIS 1989, pp. 129-135 e ROBERTO 2005, pp. CXLI-CXLIII, BLOCKLEY 1981, 99, che è molto prudente («evidence for large-scale use of Eunapius is equivocal»), e BLECKMANN 1992, pp. 398 e 332 nota 25, e BLECKMANN 2006, pp. 1073-1075, per cui la fonte del Giovanni Costantiniano potrebbe essere Eunapio nella prima edizione (comunque non Ammiano o un autore connesso alla sua tradizione), mentre del Salmasiano la Leoquelle (cfr. anche BLECKMANN 2010, pp. 60-61). In ogni caso, qualunque sia l'autore (o gli autori) che l'Antiocheno usa, attraverso di lui arriva a Bisanzio una lettura dell'ascesa al potere di Giuliano non ostile all'Apostata. Di tenore differente è un frammento successivo (271 Roberto = 204 Mariev), derivato dalla Historia Ecclesiastica di Socrate, autore cristiano del quinto secolo. Vi è infatti il giudizio più negativo del cronista su Giuliano, definito «odiatore di Dio e di Cristo» 13, ma, come per l'epiteto di parabates, anche in questo caso è da chiedersi se il giudizio si debba allo storico o a chi trascrisse il passo negli Excerpta e quindi ne permise la conservazione14. Nel frammento l'Antiocheno non menziona esplicitamente martiri e vi è solo un accenno (derivato da Socrate III.14.7) a molti cristiani sottoposti a punizioni dai governatori provinciali, desiderosi di impadronirsi delle loro ricchezze. Inoltre Giovanni segnala l'espulsione dei cristiani dalle scuole e dalla guardia imperiale, confische ai loro danni ad Antiochia e l'intervento del prefetto del pretorio che placa l'ira di Giuliano contro gli antiocheni15. In questo caso, quindi, Giovanni, seguendo una fonte cristiana, offre ai suoi lettori un punto di vista differente rispetto a quello di derivazione pagana. Nel frammento immediatamente successivo (272 Roberto = 205 Mariev) la prospettiva è nuovamente ribaltata, poiché la fonte è una traduzione greca del Breviarium del pagano Eutropio (X.16.2-3)16, un contemporaneo dell'Apostata e a lui molto favorevole. Il giudizio nei confronti di Giuliano è molto positivo, con un elenco di virtù degne di un panegirico. Le misure anticristiane dei governatori provinciali sono, in quest'ottica, prese contro la volontà dell'imperatore, a cui non sono addebitabili azioni crudeli o sanguinarie. Giuliano appare in contrapposizione al successore Gioviano nel frammento 273 Roberto = 206 Mariev: Gioviano è aspramente criticato non solo per il trattato di pace stipulato con i Persiani, ma anche per l'incendio di una biblioteca fondata dall'Apostata nel tempio di Traiano ad Antiochia. In questo frammento la fonte è in parte Eutropio (X.17.1 e X.18.2), ma per la notizia sulla distruzione della biblioteca è possibile che l'autore usato da Giovanni sia Eunapio 17. La polemica contro l'oscurantismo di Gioviano è infatti analoga a quella di Eunapio, nelle Vitae sophistarum VI, contro la distruzione del Serapeo di Alessandria, un tempio dotato di una biblioteca come quello di Traiano ad Antiochia. Nel frammento 287 Roberto = 219 Mariev, derivato da Socrate VII.22.7-8, Giuliano riappare per l'ultima volta in Giovanni Antiocheno: le virtù di bontà, clemenza e autocontrollo di Teodosio II sono contrapposte ai difetti di Giuliano, filosofo incoerente, pronto a torturare i contestatori 18. Rispetto a Socrate, Giovanni non menziona il nome del torturato (il confessore Teodoro) e quindi il lettore può ricavare l'impressione che più di una persona sia vittima delle torture ordinate da Giuliano. Ma in precedenza, come si è già notato, il cronista dichiara (nel frammento 272 Roberto = 13 ROBERTO 2005, 454 = MARIEV 2008, 364. 14 A differenza di parabates, epiteto diffusissimo a Bisanzio per indicare Giuliano, i due termini di questo frammento (misotheos e misokhristos) non sembrano usati in coppia da altri autori, almeno secondo quanto risulta dai thesauri consultabili con le nuove tecnologie. 15 Nel frammento (ROBERTO 2005, 454 = MARIEV 2008, 364) varie notizie riprese, talora alla lettera, da Socrate (III.1.5455, III.14.7-8, III.11.1, III.12.7-13.1-4, III.16.1, III.19 e forse anche III.17.1-4, se si ritiene che quando Giovanni parla di ricchezze confiscate agli antiocheni cristiani ci sia un fraintendimento della penuria di mezzi di sussistenza ad Antiochia causata dal calmiere imposto da Giuliano). Cfr. SOTIROUDIS 1989, pp. 123-124 sulla rielaborazione giovannea del testo di Socrate. 16 «Particularly striking is F 180M = 272R» per CAMERON 2011, 667 perché Giovanni, forse attingendo ad Eunapio, «gives more detail (and a different emphasis)», rispetto a Eutropio, verso la metà del frammento. Più prudente è ROBERTO 2003, p. 270 e ROBERTO 2005, p. CXXXII, per cui l'intervento dell'Antiocheno sul testo di Eutropio è tale che pare impossibile «ogni tentativo di risalire ad una fonte originale, purificandola dai segni della rielaborazione». Anche per MARIEV 2008, p. 34* le varie ipotesi sui rapporti tra Eutropio e Giovanni non sono dimostrabili. 17 Cfr. BLOCKLEY 1983, pp. 44-46, SOTIROUDIS 1989, p. 130, BLECKMANN 1992, p. 332 nota 25 e MARIEV 2008, p. 38*. Per PASCHOUD 2006, pp. 327 e 337 non è sicuro, a causa della presenza di latinismi, che la notizia, presente nel fr. 273.1 Roberto = 206 Mariev, dell'incendio della biblioteca ad Antiochia (su cui D OWNEY 1961, 398) provenga dal purista Eunapio. Per DE BOOR 1885, p. 330, BLOCKLEY 1983, pp. 44-46 e OCHOA 1990, p. 222 buona parte del fr. 273.2 Roberto non si trova nell'opera storica di Giovanni Antiocheno (MARIEV 2008, p. 368 li segue pubblicando solo in apparato la maggior parte di quello che per Roberto è il fr. 273.2) ed è attribuibile ad Eunapio (fr. 29 Blockley). 18 ROBERTO 2005, p. 484 = Mariev 2008, pp. 396 e 398. 205 Mariev) che nessuna azione crudele o sanguinaria può essere addebitata a Giuliano19. Quindi, anche se l'analisi è limitata ai frammenti del solo Giovanni Costantiniano, l'autore, come evidenzia quest'ultimo caso, presenta notizie contrastanti. 3. Giovanni «erodoteo»? Giuliano non è l'unico imperatore su cui il giudizio di Giovanni è variabile. Allo stesso modo, a proposito di Maggioriano, un altro imperatore tragicamente morto (nel 461) dopo effimeri successi, Giovanni si contraddice20, apparendo simile a un cronista che accosta notizie da varie fonti senza preoccuparsi di apparire incoerente. Più in generale, tali incoerenze all'interno della stessa opera sono state giustificate da Sotiroudis e da Roberto, per il quale Giovanni è un originale interprete delle sue fonti21: la causa delle contraddizioni sarebbe l'aspirazione all'oggettività storica, in nome della quale sarebbero riportate versioni differenti sullo stesso avvenimento o sulla stessa persona 22. Secondo questa interpretazione, l'Antiocheno si comporterebbe come Erodoto 23, che ama esporre le varie versioni tramandate sugli avvenimenti per lasciare al lettore la scelta. La scelta di non omettere passi di autori pagani molto favorevoli a Giuliano sarebbe quindi un indizio che Giovanni non rinuncia a un'interpretazione laica della storia. «La positività di Giuliano che si contrappone alla negatività di Augusto e di Costantino: sono questi giudizi che rovesciano l'interpretazione provvidenzialistica della storia in chiave cristiana e confermano il carattere spiccatamente laico della riflessione di Giovanni», come sottolinea Roberto24. Giovanni, quindi, a differenza di altri cronisti bizantini come Giorgio Monaco e Teofane, non valuterebbe gli imperatori a seconda della loro volontà o meno di sostenere l'ortodossia, ma, più pragmaticamente, a seconda degli esiti della loro attività di governo. In quest'ottica l'uso di Eutropio, esponente della burocrazia palatina, potrebbe essere motivato da una comune prospettiva politica interessata più alle istituzioni statali 19 Fr. 272 Roberto = 205 Mariev (ROBERTO 2005, p. 456 = MARIEV 2008, p. 366). 20 Cfr. BALDWIN 1980, p. 31 sul fr. 295 Roberto = 226 Mariev che sembra riprodurre il fr. 36 Blockley di Prisco. Giovanni prima elogia Maggioriano, poi «suddenly abuses him in the very next sentence» per il trattato concluso con i Vandali a condizioni vergognose. «Either Priscus was inconsistent, or John of Antioch had abruptly changed his source». CAROLLA 2008, p. 66 considera sicuramente autentico solo il fr. 36.1 Blockley (= Exc. 27) e pone tra i «Dubia» di Prisco il fr. 295 Roberto = 226 Mariev di Antiocheno = 36.2 Blockley di Prisco, numerandolo come fr. 73. 21 Cfr. anche ROBERTO 2005, p. CXXV: «Nel rapporto con le sue fonti Giovanni non è un semplice compilatore. Il suo contributo originale all'opera si realizza, da una parte, attraverso il lavoro di scelta, contaminazione e arricchimento dei suoi modelli con una quantità ingente di altre fonti; dall'altra, attraverso la rielaborazione personale dello stile, del lessico e, soprattutto, della interpretazione storiografica». 22 SOTIROUDIS 1989, p. 48: «Ich schließe mich der Ansicht Boissevains an, weil ich meine, daß ein guter Geschichtsschreiber [...] verschiedenartige Nachrichten bzw. Urteile über dieselbe Person oder über dasselbe Ereignis mitteilen muß, wenn er Anspruch auf Objektivität erheben will [...] Das macht er ferner auch in dem den Kaiser Julianus betreffenden Abschnitt»; ROBERTO 2005, pp. XXII-XXIII: «Nella contaminazione e nell'uso delle fonti uno dei criteri guida è l'accostamento di autori con posizioni storiografiche diverse, spesso antitetiche. Si tratta di una precisa scelta, realizzata per rispetto del criterio di oggettività e di imparzialità; l'autore, lontano dagli eventi, intende dare al lettore una visione quanto più vicina al vero. Laddove le versioni dei fatti o i giudizi divergono significativamente, Giovanni sceglie di dare insieme le diverse fonti» (ma anche a p. CLVII ribadisce: «Giovanni menziona due diverse tradizioni intorno ad uno stesso evento. Si tratta evidentemente di una scelta che risponde a criteri di oggettività e di ricerca del vero storico»). 23 È suggestivo notare che, come Erodoto, Giovanni Antiocheno usa il termine phthonos (nel già citato frammento 264 Roberto = 203 Mariev), sia pure non come phthonos degli dei, ma, più prosaicamente, come phthonos di Costanzo II geloso dei successi del cugino. 24 ROBERTO 2005, p. 969; in nota 28 Roberto aggiunge, evidentemente ritenendo poco rilevanti i passi di Socrate su Giuliano usati dall'Antiocheno: «la sua prospettiva, che pare rovesciare il giudizio degli storici cristiani, risente evidentemente della lettura e del reimpiego di fonti filogiulianee e pagane come il Breviarium di Eutropio, l'opera di Eunapio e quella del suo continuatore Zosimo. Sulla linea di Eutropio-Eunapio-Zosimo, Giovanni di Antiochia affronta già in prospettiva laica, cioè politica, la questione del regno di Giuliano l'Apostata». Un po' diversamente Roberto 2005, p. CXLII interpreta l'uso di Eunapio e Socrate: «La contaminazione della tradizione di Eunapio con brani dell'opera del cristiano Socrate, rappresenta il dato più costante e storiograficamente significativo del lavoro di Giovanni su questa fonte. Non si tratta solo di arricchire la narrazione: spesso Giovanni intuisce la carica polemica ed apologetica della storiografia pagana di Eunapio; il suo intervento sul testo si rivela allora necessario per attenuare questo carattere, e Socrate diviene utile strumento ai suoi scopi»; ma a p. CXLIII ribadisce «come l'impostazione storiografica di Giovanni sia laica; e del tutto laico è il suo impiego di Socrate». che ai dogmi religiosi25, ma l'assenza di notizie sulla biografia dell'Antiocheno non permette di trovare conferme dirette a questa ipotesi. Nel caso dell'Apostata, tuttavia, la contraddizione tra i frammenti 272 Roberto = 205 Mariev e 287 Roberto = 219 Mariev non parrebbe sanabile, poiché prima si legge che nessuna azione crudele o sanguinaria fu da lui compiuta, e poi che, a differenza di Teodosio II, Giuliano usò la tortura in preda all'ira per i motteggi degli antiocheni. È però opportuno tener sempre presente che il frammentario stato di conservazione dell'opera non consente conclusioni sicure, secondo un principio di ragionevole prudenza che, come si noterà in seguito, è stato trascurato da taluni degli studiosi che hanno recentemente scritto su Giovanni. 4. Il Giovanni Antiocheno Salmasiano Nei frammenti salmasiani si nota, per gli anni 355-363, una tendenza pagana e chiaramente elogiativa del valore di Giuliano, anche se non esplicitamente anticristiana. Interessanti sono in particolare tre frammenti (263, 269 e 270 Roberto), tutti testimonianti con chiarezza la derivazione, diretta o indiretta, da una fonte del quarto secolo vicina al giovane imperatore. Nel fr. 263 è riferito un suggestivo verso di Omero (Iliade V.83) pronunciato da Giuliano a Milano, nel 355, al momento della sua proclamazione a Cesare: «Nominato Cesare, Giuliano disse: ‘Lo colsero morta purpurea e acerbo destino’, dal momento che anche suo fratello era morto mentre aveva questa carica»26. Questa citazione, con cui il giovane principe manifestava il proprio inquieto stato d'animo, è riferita anche da Ammiano XV.8.17 e dal cronista bizantino Costantino Manasse (verso 2351) nel dodicesimo secolo27. Nel fr. 269 si riporta un vivace scambio di battute che testimonia come l'imperatore fosse adornato anche della virtù della giustizia (l'episodio è narrato anche da Zonara XIII.12, che non riferisce il nome dell'accusato, e da Ammiano XVIII.1.4, per cui l'accusato si chiama Numerio): «Un tal Numeriano fu da qualcuno accusato di aver rubato denaro del pubblico tesoro. Ma egli negò. Allora l'accusatore, che non aveva prove, disse: ‘E chi tra i colpevoli, ottimo tra gli imperatori, espierebbe la colpa, se bastasse solo negare per sfuggire alla pena? ’ Rispose Giuliano: ‘E chi sarebbe trovato innocente, se si prestasse fede all'accusatore anche senza prove?’»28 Il confronto tra l'Apostata e il suo successore cristiano è un altro pretesto per elogiare, nel frammento 270 Roberto, il valore dell'ultimo imperatore pagano, contrapposto al suo successore, il cristiano Gioviano, secondo autori pagani un imbelle: «Un giorno Gioviano stava accompagnando Giuliano e, per caso, ne calpestò il mantello. Quello si voltò verso di lui e, quasi interpretando il futuro, disse: ‘Oh! Se almeno fosse un uomo’»29. Un'analisi approfondita dei frammenti salmasiani sull'Apostata è stata effettuata da Brennecke, per il quale il Giovanni Costantiniano è un autore differente dal Salmasiano, poiché le fonti impiegate sono differenti30. Per esempio, secondo Bleckmann, le fonti pagane del Costantiniano sono Eutropio e un altro autore pagano31, mentre fonte pagana del Salmasiano è la cosiddetta Leoquelle, ovvero, come si è già notato, un'opera tardoantica ora persa ma in parte ricostruibile grazie al fatto che fu 25 Per KALDELLIS 2007, p. 20 questo punto di vista «politico» rimase presente nell'Impero Romano d'Oriente fino alla fine: «Professional Hellenists and Christian fundamentalists were never at ease with each other in Byzantium. These two options have received considerable attention by scholars. Yet both may have constituted minorities in Byzantine society. It is possible that the culture's center of gravity is represented by men like Attaleiates, who spent his life in public service, entangled in and maintaining the institutions of Romania». 26 ROBERTO 2005, p. 447. 27 Su Giuliano in Costantino Manasse cfr. TROVATO 2014, pp. 417-419. 28 ROBERTO 2005, p. 453. 29 ROBERTO 2005, p. 453. Gli altri frammenti salmasiani relativi a Giuliano sono i fr. 265 Roberto (sogno profetico di Costanzo II pochi giorni prima della sua morte), 267 Roberto sogno profetico di Giuliano, 268 Roberto (Giuliano a Tarso bacia Eudaimon sacerdote di Asclepio). 30 BLECKMANN 2010, p. 60. Anche PASCHOUD 2006, pp. 331-334 e R ATTI 2009 pp. 327-337 ritengono spuri i frammenti del Salmasiano. 31 BLECKMANN 2009, p. 70. usata da autori bizantini come appunto il Giovanni Salmasiano e, nel dodicesimo secolo, Zonara32. Lo sprezzante giudizio dell'ultimo imperatore pagano sul successore, riferito nel frammento 270 Roberto, è emblematico dell'atmosfera spirituale in cui si muove questa fonte tardoantica, che, pur esaltando il valore e la giustizia dell'Apostata, non polemizza esplicitamente contro il cristianesimo. Un'analoga assenza di motivi polemici è stata notata anche a proposito dei modelli di «santi» pagani, contrapposti a quelli cristiani e ritratti da Eunapio nelle Vitae sophistarum, poiché «nel moderatismo religioso e nell'astensione da dimostrazioni fanatiche ed estreme» è riposta «l'unica efficace modalità di sopravvivenza del paganesimo e dei suoi rituali» 33. Secondo la testimonianza di Fozio34, i passi anticristiani dell'opera storica di Eunapio furono censurati nella seconda edizione, e ai pagani raffigurati nelle Vitae sophistarum sembra assomigliare il Giuliano dei frammenti salmasiani, un sovrano giusto (cfr. il fr. 269), fin dalla proclamazione a Cesare quasi scettico sulle possibilità di agire su questa terra, pronto ad accettare, senza opporsi, il destino che gli riserva, nella persona del cristiano Gioviano, un debole e inetto successore35. Il Giovanni salmasiano deriva quindi, direttamente o indirettamente, da Eunapio, come è già stato ipotizzato da vari studiosi, per esempio ultimamente da Cameron?36 L'ipotesi è allettante, ma Eunapio non era l'unico, tra i vari scrittori pagani, a esprimere sentimenti che, se pure non manifestavano aperta ostilità verso la religione al potere, erano tuttavia di evidente distacco dal cristianesimo trionfante: allo stesso modo, nella Historia Augusta, non mancano sarcasmi e blasfeme allusioni che però devono essere decifrati dai lettori37. Probabilmente Eunapio e il misterioso autore della Historia Augusta non erano i soli autori che, negli anni della definitiva affermazione del cristianesimo, lo criticavano implicitamente, o comunque rimpiangevano il kosmos degli antichi dei, sentendosi estranei al nuovo mondo, come si mostrerà nelle prossime pagine38. 5. Che cosa si può dedurre dai frammenti giulianei Senza pretendere di esporre conclusioni definitive sul dibattito tra Roberto e Mariev 39, che dovrebbero essere basate su uno studio analitico di tutti i frammenti attribuiti a Giovanni Antiocheno, è possibile, più semplicemente, cercare di capire se i frammenti giulianei permettono alcune provvisorie deduzioni. Naturalmente occorre essere consapevoli di come un'opera nota solo in frammenti non può essere analizzata come se fosse un testo conservato integralmente. Una parte di un'opera, se astratta dal contesto, quand'anche fosse citata senza errori o alterazioni, può dare un'impressione parzialmente o 32 Cfr. BLECKMANN 1992, BLECKMANN 2010 p. 59 (che attribuisce alla Leoquelle i frammenti 255, 263, 265-266 e 268270 Roberto, e il frammento 267 alla «mittelbyzantinische Tradition»; su Giuliano nella Leoquelle e in Zonara cfr. TROVATO 2014, pp. 404-414. 33 CIVILETTI 2007, p. 336. Questa tendenza caratterizza, secondo CRACCO RUGGINI 1972, p. 197, una delle due correnti dell'ellenismo tardoantico, «indifferente ai problemi della politica», corrente poi definita (a p. 250) «esoterica, mistica, antibarbarica e anticristiana [...] ma sostanzialmente apolitica e ripiegata in se stessa». 34 Cfr. Fozio (codice 77) sulla seconda edizione di Eunapio (HENRY 1959, 159). 35 Nel fr. 28.6 Blockley = 26 Müller dell'opera storica di Eunapio, un oracolo annuncia a Giuliano, nella stessa atmosfera di distacco dalle vicende terrene, la sua morte, vista come un ritorno alle patrie sedi celesti (BLOCKLEY 1983, 44). 36 Per CAMERON 2011, 667-689 Eunapio è fonte del materiale filogiulianeo che affiora in Giovanni Antiocheno e Zonara. 37 Cfr. PASCHOUD 2012, pp. 383-384. 38 Non si potrebbe neppure escludere a priori che nel testo originario la fonte pagana del Giovanni Salmasiano polemizzasse apertamente contro il cristianesimo e che interventi censori successivi ne smorzassero la carica eversiva, ma questa ipotesi resta indimostrabile. 39 Vi sono state per esempio ipotesi intermedie tra quella di Roberto e quella di Mariev. La tesi dell'aggiornamento progressivo dell'opera, scritta nella prima stesura nel sesto secolo e poi prolungata da un altro autore fino al settimo secolo è stata sostenuta già nel secolo scorso (cfr. bibliografia in ROBERTO 2005, p. XIII nota 3) e negli ultimi anni da HOWARD-JOHNSTON 2010, pp. 140-142 (p. 142: «His history can clearly be characterized as a dissident work, with a clear, though discreet, message for his contemporaries who had lived through the early tyrannical years of Justinian») e VAN NUFFELEN 2012, p. 445 (a p. 448 giunge all'ipotesi estrema di proporre «to abandon the strong concept of authorship» che «seems not to do full justice to how early Byzantine readers and copyists dealt with the works that came into their hands»). completamente falsa. Per esempio, secondo Roberto, i soli Excerpta Constantiniana non possono essere usati come pietra di paragone per verificare l'autenticità degli altri frammenti attribuiti a Giovanni Antiocheno, come dimostra il lungo frammento 145 Roberto = 98 Mariev, noto grazie al Codex Athous 4932 = Iviron 812, che permette di sapere che il cronista dedica almeno due libri al periodo tra la Creazione e la guerra di Troia: una tale dimensione dell'opera non si potrebbe dedurre dai soli Excerpta Constantiniana40. Ma soprattutto, come scrive Brunt, «scholars have often been too precipitate in characterizing and evaluating lost histories on the basis of evidence that is irremediably insufficient»41. Questo significa non solo, oltre a quanto appena notato, che lo stile di un autore può difficilmente essere conservato in un'epitome, ma soprattutto che, come dimostrano i controlli effettuabili grazie alla conservazione integrale di opere citate, vi possono essere frammenti con erronea attribuzione42. Mantenendo quindi la prudenza che occorre nell'analizzare i frammenti di un'opera persa, si può affermare che il contenuto della sezione giulianea non permette di considerare il Giovanni Salmasiano un autore necessariamente diverso da quello Costantiniano, nonostante le attente e documentate analisi di Bleckmann. La presenza nel Giovanni Salmasiano di una fonte differente rispetto a quelle usate dal Giovanni Costantiniano non è infatti di per sé una argomentazione convincente: Giovanni Costantiniano, per il periodo giulianeo, usa almeno tre opere: Socrate Scolastico, Eutropio 43, e infine una ignota fonte pagana filogiulianea, per la quale è stato talora proposto il nome di Eunapio, la cui opera storica ci è giunta in frammenti; il Giovanni Salmasiano usa, per il periodo giulianeo, una fonte sicuramente pagana e filogiulianea44, probabilmente differente rispetto a quella ignota usata dal Costantiniano. Tuttavia, poiché anche all'interno dei frammenti costantiniani vi sono fonti tra loro contraddittorie, non è possibile dimostrare in questo modo che i frammenti salmasiani siano di un altro autore, altrimenti si potrebbe ipotizzare che all'interno del Giovanni Costantiniano si nascondano più autori differenti, a seconda delle fonti da loro usate. Naturalmente questo non significa che l'ipotesi contraria, ovvero l'identità del Giovanni Salmasiano e del Costantiniano, sia dimostrata con certezza dall'analisi dei frammenti giulianei. Una teoria discutibile è quella di Treadgold, per cui Antiocheno e Malala sono due plagiari che sfruttano l'opera storica di Eustazio di Epifania. Per Treadgold Malala sarebbe un semidotto convinto di aver colto l'occasione della vita per essere entrato in possesso di una copia dell'opera inedita di Eustazio. Dovendo però restituirla entro breve tempo, è costretto a dettare febbrilmente una volgarizzazione a un segretario, mentre in seguito Giovanni, «evidently a monk from Antioch» morto dopo il 61045, a sua volta entrato in possesso della medesima opera plagiata da Malala, ne rispetta fedelmente lo stile classicista46. Il confronto tra la narrazione del periodo giulianeo in Malala e Antiocheno rende poco credibile questa teoria, poiché nulla dei frammenti giulianei del secondo si ritrova nel primo47. Certamente in altre parti delle loro opere ci sono analogie e somiglianze che possono giustificare l'ipotesi di un qualche legame tra gli autori, ma questo legame è completamente assente in altre parti, tra cui la loro raffigurazione dell'operato dell'ultimo imperatore pagano48. 40 ROBERTO 2009, p. 84. 41 BRUNT 1980, p. 477 (e cfr. p. 494: «the most learned and acute scholars have often been over-confident in delineating the scope of lost histories and the qualities of their authors»). 42 Cfr. BRUNT 1980, pp. 478-479. 43 Per CAMERON 2011, pp. 665-666 Giovanni usò una traduzione greca della fonte latina usata da Eutropio. Contra PASCHOUD 2012, p. 379. 44 Cfr. ROBERTO 2005, pp. LXV-LXVI, BLECKMANN 2009, pp. 61-77 e BLECKMANN 2010, pp. 51-61. 45 TREADGOLD 2007, p. 732. Invece per ROBERTO 2005, p. XVI «nessun indizio si trova nei frammenti per affermare che Giovanni fosse un monaco; al contrario egli mostra un carattere e una prospettiva storiografica decisamente laici». 46 Cfr. in generale TREADGOLD 2007, pp. 709-745 sulla teoria di Eustazio di Epifania fonte di Malala e Giovanni. 47 Per TREADGOLD 2007, p. 738 l'excerptor di Costantino Porfirogenito tagliò molti brani di Antiocheno incentrati su Antiochia e il contenuto dell'opera plagiata può essere ricostruito se depurato dalle «fanciful additions Malalas made to Eustathius's text, including physical descriptions of emperors, names of fictitious sources, and other bits of invented information». 48 Cfr. ROBERTO 2005, pp. CXXVII-CXXIX sui rapporti tra Malala e Giovanni, in particolare p. CXXIX: «Dopo il Poco convincente è anche Cameron, che, nel recente volume sugli ultimi pagani di Roma (The Last Pagans of Rome), propone teorie in cui le fonti usate da Giovanni e la sua fortuna presso autori bizantini giocano un ruolo fondamentale: pertanto non è inopportuno esaminare alcuni punti delle sue argomentazioni in cui si menziona il cronista di Antiochia. Con il termine Leoquelle Bleckmann e altri studiosi definiscono, come si è già notato, un filone di notizie di derivazione pagana affiorante in vari cronisti bizantini 49. All'origine di questo filone vi sarebbero, secondo Bleckmann, gli Annales anticristiani di Nicomaco Flaviano, un protagonista della vita politica e culturale romana degli ultimi anni del quarto secolo. Egli morì suicida dopo la battaglia del Frigido del 394, in cui Teodosio sconfisse l'usurpatore Eugenio e pose fine a uno degli ultimi tentativi di reazione pagana, di cui Nicomaco era stato uno dei principali promotori. Gli Annales da una parte avrebbero influenzato, attraverso la scomparsa opera di Eunapio, Zosimo, l'ultimo storico pagano; dall'altra sarebbero stati usati, attraverso Pietro Patrizio, diplomatico e scrittore del sesto secolo, da Traiano Patrizio all'inizio dell'ottavo secolo, e quindi da alcuni cronisti bizantini successivi, tra cui Zonara, Simeone Logoteta e Cedreno. Il rapporto tra questi autori è complicato dal fatto che, secondo Bleckmann, sia Zonara sia Cedreno usano anche un'altra fonte, detta Zwillingsquelle, che unisce notizie di origine tardoantica e fidedegne a notizie di origine medievale e meno affidabili50. Per Cameron non vi sono prove che l'opera di Nicomaco Flaviano sia stata così influente come ritiene Bleckmann, e in questa pars destruens pare abbastanza convincente51. Il suo tentativo di identificare in Giovanni Antiocheno la fonte delle notizie di origine pagana presenti nella sezione giulianea della cronaca di Zonara è invece una soluzione basata su fraintendimenti ed errori. Per esempio Cameron, forse per una affrettata lettura del testo di Roberto, ritiene che da Socrate, attraverso Giovanni, giunga a Zonara la notizia sulla attività letteraria di due scrittori cristiani antigiulianei, padre e figlio, entrambi di nome Apollinare. In nota Cameron cita passi di Socrate, Giovanni Antiocheno e Zonara, ma in Antiocheno, o meglio, nei frammenti a noi giunti, non si parla degli Apollinari, e quindi non si capisce come si possa pensare, riguardo a loro, a Giovanni come all'intermediario tra Socrate e Zonara. Quand'anche si volesse sostenere che Giovanni menzionava gli Apollinari in una parte dell'opera a noi non giunta, sarebbe un'argomentazione davvero debole, e per di più, laddove Socrate (III.16) nomina due Apollinari, padre e figlio, Zonara invece ne nomina uno solo52. La teoria di Antiocheno come fonte di Zonara non convince anche per altre differenze tra i due autori, tuttavia, come si è già notato, lo stato di conservazione dell'opera del primo non permette sempre di trarre conclusioni definitive 53. Ci sono altri casi in cui le argomentazioni di 49 50 51 52 53 racconto delle vicende troiane, la presenza di Malala è più sporadica, ma ancora rilevabile» Forse Treadgold ha frettolosamente letto l'Abstract in inglese di Roberto, in cui si legge, a p. CLXXVII, di «a section where John of Antioch virtually summarises the Chronographia of John Malalas». Cfr. la recente definizione di RATTI 2009, p. 334: «Dans le sens le plus technique et le moins contestable, il désigne la tradition historiographique grecque dans laquelle aussi bien Zonaras que d'autres auteurs byzantins ont puisé un certain nombre d'informations dont l'origine ne peut être identifiée par recoupement avec des sources conservées. Dans une seconde acception [. . .] certains spécialistes ont désigné par Leoquelle une source latine dont on pouvait par hypothèse postuler l'existence et conjecturer les contours en amont des sources byzantines». Cfr. BLECKMANN 1992, p. 329. CAMERON 2011, pp. 627-658. Un esempio del metodo di lavoro di Cameron è il seguente: C AMERON 2011, p. 683 cita analogie sull'usurpatore Procopio tra Cedreno (BEKKER 1838, pp. 542-543), Zonara XIII.16 (DINDORF 1870, p. 223) e il frammento 276 Roberto = 208 Mariev per sostenere che Zonara non dipende dalla Leoquelle ma da «the full text of John». Ammesso e non concesso che in questo caso Cameron sia nel giusto, a p. 687 usa il caso di Procopio per sostenere, a proposito degli Apollinari, che «it is a reasonable guess that here too his source was Socrates mediated by John». Quindi CAMERON 2011, p. 687 nota 155 sulla dipendenza di Zonara da Socrate attraverso Antiocheno cita il fr. 271 Roberto = 204 Mariev (ma in questo frammento Apollinare non appare), Zonara XIII.12 (in cui è menzionato un solo Apollinare: DINDORF 1870, p. 211) e due passi di Socrate: III.1.54-55 che non ricorda gli Apollinari (questo passo di Socrate è in parte riportato nel fr. 271 Roberto) e III.16 (in cui sono menzionati i due Apollinari). Quindi Cameron quantomeno avanza ipotesi avventurose senza avere prove, proprio poche righe prima di invitare alla cautela, alla fine della stessa pagina 687, a proposito del fr. 279 Roberto = 211 Mariev: «Obviously, we must beware of making such assumptions». Un'altra differenza tra Zonara e la sua presunta fonte è la seguente: per Zonara XIII.10 (DINDORF 1870, p. 203) Cameron non sono suffragate da quanto egli cita in nota, per esempio egli cita Markopoulos e Roberto a proposito della dipendenza di Cedreno da Giovanni anche per le notizie sul periodo tardoimperiale, nel desiderio di attribuire a quanti più cronisti possibili una dipendenza da Antiocheno54: senonché Markopulos e Roberto scrivono che Cedreno dipende da Giovanni per la storia romana repubblicana, non per quella imperiale 55. Cameron inoltre non cita la teoria della Zwillingsquelle a proposito delle analogie tra Zonara e Cedreno, teoria esplicitamente approvata da Markopoulos56 e anche per altri parti del volume The Last Pagans of Rome è stata notata una simile tendenza a travisare quanto si legge nelle fonti57. Ma il punto fondamentale è che pretendere di trarre conclusioni definitive a proposito di opere note solo da frammenti è un'impresa spesso insensata, come notava Banchich proprio riguardo a Giuliano è inviato da Costanzo II in Gallia nel 355 nella speranza che sia eliminato dai barbari, mentre per il Giovanni Costantiniano (fr. 264 Roberto = 203 Mariev) Costanzo II agisce con questa finalità nel 360 nell'ordinare l'allontanamento dalla Gallia delle legioni di Giuliano, così inducendole involontariamente a proclamare Augusto l'Apostata. Invece, per Zonara XIII.10 (DINDORF 1870, p. 204) Giuliano si ribella per l'esaltazione dopo le vittorie e la paura verso Costanzo II e non accenna all'ordine di trasferimento delle legioni, pur dilungandosi sugli eventi di quel periodo in una dettagliata narrazione. Zonara narra diffusamente anche le trattative del 360-361 tra i due cugini, che non sono menzionate nei frammenti superstiti dell'Antiocheno. Fra Zonara e il Giovanni Salmasiano vi sono comunque analogie: entrambi riportano un aneddoto sulla giustizia esemplare dell'imperatore, che rifiuta di condannare senza prove un accusato, ma anche in questo caso accanto alle analogie ci sono differenze, poiché Zonara XIII.12 tace il nome dell'accusato (DINDORF 1870, p. 210), mentre nel fr. 269 Roberto il nome è Numeriano; inoltre, come nota PASCHOUD 2012, p. 378, Cameron non si accorge di altre differenze tra i due cronisti bizantini. Per BANCHICH 2009, p. 231 nota 106 ci potrebbe essere un altro punto di contatto tra la notizia di Zonara XIII.12 sul tempio di Asclepio a Tarso (DINDORF 1870, p. 212) e il fr. 268 Roberto (sempre del Giovanni Salmasiano) su Eudaimon, sacerdote di Asclepio a Tarso. Anche a proposito dei sogni che costellano le opere dei due cronisti è da notare una differenza: Zonara XIII.10 (DINDORF 1870, p. 203) menziona quello della madre di Giuliano che sogna di partorire Achille, episodio assente nei frammenti superstiti dell'Antiocheno, nei quali non si trova traccia neppure del sogno narrato da Zonara XIII.11 (DINDORF 1870, p. 207) in cui si annuncia a Giuliano la morte di Costanzo II. Al contrario l'Antiocheno Salmasiano nel fr. 265 Roberto riferisce un sogno di Costanzo II assente in Zonara: un caso? Oppure Zonara non dipende dal Giovanni Salmasiano, ma da una fonte comune? In questo caso, per chi accetta la teoria di ROBERTO 2005, pp. LXV-LXXIII sui frammenti del Salmasiano come derivazione da un'epitome del Giovanni Costantiniano, la fonte comune sarebbe il Giovanni Antiocheno Costantiniano, ma, come si è visto all'inizio di questa nota, vi sono varie differenze tra Zonara e i frammenti del Giovanni Costantiniano e quindi la dipendenza di Zonara dal Salmasiano o dal Costantiniano è ancora da dimostrare. Allo stato attuale delle conoscenze è più ragionevole attenersi alla prudente conclusione che Zonara attinge in qualche modo a una fonte tardoantica che lascia tracce anche nel Giovanni Salmasiano e in Costantino Manasse, senza pretendere di poter ricostruire tutti gli anelli della catena di trasmissione delle notizie. Cfr. l'ipotesi di B ANCHICH 2009, p. 10 per cui la comune fonte di Zonara e Cedreno aveva accesso agli Excerpta Constantiniana: questo significa «a pastiche of material from those authors». BANCHICH 2009, p. 11 conclude: l'uso di Excerpta Constantiniana «especially by a source shared by Zonaras and Cedrenus, must be reckoned a very real possibility and dictates an adjustment to the application of the techniques of Quellenforschung to Zonaras». 54 CAMERON 2011, p. 689 ritiene che se proprio c'era una Leoquelle, è la Epitome di Giovanni individuata da Roberto: «It is time to abandon the quest for a single lost fourth-century source for Zonaras, and settle for a seventh-century chronicler who combined different sources from different periods into a composite narrative» e quindi esclude «any single, consistent voice or perspective». 55 CAMERON 2011, p. 682 non si interessa di Cedreno, a causa della sua dipendenza da Pseudo-Simeone, che a sua volta dipenderebbe principalmente da Giovanni. Pertanto Cameron ritiene che il caso sia chiuso: «Fortunately, the question of Pseudo-Symeon's main source for the period is also established; he is known to have drawn extensively on John of Antioch». A questo proposito Cameron cita MARKOPOULOS 1978, pp. 66-73, che però riferisce solo esempi di mitologia e storia romana arcaica e infatti le pp. 66-73 del volume di Markopoulos sono all'interno del capitolo sulle fonti di Pseudo-Simeone per il periodo fino al 44 avanti Cristo, e quindi non su quelle per il periodo imperiale. Tra l'altro MARKOPOULOS 1978, p. 143 dichiara di ritenere corretta la teoria della Zwillingsquelle, non ricordata da Cameron, che trascura come Markopoulos dedichi alle fonti di Pseudo-Simeone per il periodo imperiale romano un differente capitolo, nel quale non si legge, a proposito di Giovanni, quello che si legge nel capitolo sulla storia romana arcaica. La stessa negligenza si riscontra nel modo in cui Cameron cita R OBERTO 2005, pp. CLXIII-CLXVI sulle fonti di Giovanni a proposito della storia romana: si tratta di pagine che Roberto dedica alla storia romana arcaica in Antiocheno, non alla storia romana imperiale, come invece Cameron suppone. Seguendo tale metodologia CAMERON 2011, p. 688 arriva a concludere che anche Pietro Patrizio è noto ai cronisti bizantini successivi attraverso Giovanni: «Just as the occasional traces of Socrates in Zonaras were mediated by John, Peter too may have been mediated by John». Talora CAMERON 2011 non esita a contraddirsi anche a distanza di poche pagine: a p. 684 scrive confronti tra Zonara e Antiocheno58. Cameron, nell'affidare al confronto tra questi due autori bizantini una parte delle sue argomentazioni, oltre a leggerli con attenzione, avrebbe dovuto anche avere la stessa prudenza di Banchich; invece sembra seguire le avventurose conclusioni di DiMaio, che, per provare che Zonara dipende da Giovanni a sua volta dipendente da Ammiano, è costretto a giustificare le differenze tra Zonara e Marcellino postulando indimostrabili interventi o integrazioni di Antiocheno al testo di Ammiano59. Oltretutto si dà quasi sempre per scontato, in questi casi, che non vi siano opere ignote cui attribuire un ruolo importante nella trasmissione di notizie: eppure non si può escludere che siano esistiti autori ora completamente ignoti ma che pure ebbero una certa influenza. Dopo la morte dell'Apostata continuò a fiorire una letteratura filogiulianea, di cui gli esempi più noti sono Libanio, Eunapio e Zosimo, ma che sicuramente comprendeva anche altri autori. Già Gregorio, subito dopo la morte dell'imperatore, ne è testimone 60 e nel quinto secolo Socrate (III.21) cita, oltre a Libanio, Callisto tra scrittori favorevoli a Giuliano. Bleckmann rintraccia echi di un autore pagano che usa Libanio aggiungendovi altre notizie e lo studioso tedesco non esclude appunto che alla diffusione di varie opere filogiulianee ora ignote si debbano notizie affioranti nel frammento 264 Roberto = 203 Mariev61. Anche in un altro cronista antiocheno tardoantico, Giovanni Malala, si possono rinvenire tracce di autori pagani la cui memoria si è persa; per esempio emerge, tra le altre, una fonte che istituisce un nesso tra la confisca delle rendite di tre templi pagani di Acropoli di Bisanzio e la morte di Costantino, e forse tra la fusione della statua di Poseidone (un talismano contro i terremoti) e un grave sisma che nel 458 danneggiò Antiochia62. Si può quindi ricostruire la tendenza delle fonti scelte da Giovanni Antiocheno e concludere che per suo tramite giunge a Bisanzio l'eco di più voci pagane, non di una sola, favorevoli a Giuliano, 56 57 58 59 60 61 62 che Cedreno dipende dall'epitome salmasiana e Zonara da «a fuller version» di Giovanni, mentre a p. 688, riguardo a Cedreno, che «here as so often elsewhere, he got his account (via Pseudo-Symeon) from the full text of John». Cfr. PASCHOUD 2012, p. 377 su un'altra macroscopica contraddizione di Cameron. MARKOPOULOS 1978, p. 143. Cfr. MASTANDREA 2013, pp. 134-136, e soprattutto p. 135 su altre affermazioni di Cameron: «Non è qui la sede per esprimere il giusto imbarazzo nei riguardi di interpretazioni autorevoli, suggestive ma inverosimili, e spesso soltanto provocatorie: le testimonianze a loro sfavore sono così numerose che ad esporle in ordine non basterebbero il tempo o lo spazio, né della relazione ad un convegno, né della recensione ad un libro». Basti a conferma un esempio non riguardante Giovanni Antiocheno e la Leoquelle: per CAMERON 2011, p. 720 non è Giuliano il personaggio barbato rappresentato come vincitore nell'avorio della Consecratio ora al British Museum, perché, tra l'altro, «eastern campaign was a disastrous failure». Chiunque sia il personaggio raffigurato, presentare come argomentazione il fatto che la guerra persiana intrapresa dall'Apostata fosse terminata con una sconfitta significa trascurare completamente le fonti pagane tardoantiche che presentano Giuliano come vincitore dei Persiani e rigettano su Gioviano le responsabilità della pace vergognosa conclusa con Sapore II (cfr. per esempio B ONAMENTE 1986, pp. 89-127 e in particolare le pp. 99-100 sul fatto che Eutropio X.16.2 sottolinea come Giuliano stesse tornando vincitore dalla Persia quando fu ferito mortalmente in battaglia). BANCHICH 2009, p. 9. Cfr. anche quanto scrive OCHOA 1990, p. 279 su Zonara e sulla sua possibile dipendenza da Eunapio: quand'anche quest'ultimo fosse la fonte del primo, «los abundantes intermediarios [. . .] hacen casi imposible identificar el origen de sus informaziones con cierta garantía de certeza». DIMAIO 1980, pp. 158-185 ritiene Zonara dipendente da Giovanni Antiocheno, il quale a sua volta dipenderebbe da Ammiano, e si trova quindi costretto a giustificare le differenze in vari modi. Per D IMAIO 1980, p. 164 Giovanni modifica Ammiano grazie alla conoscenza di opere dello stesso Giuliano, per esempio la lettera al senato romano contro Costanzo II. Addirittura DIMAIO 1980, p. 166 ritiene che, come Sozomeno e Zosimo, così anche Antiocheno poteva usare opere di Giuliano a noi non giunte ed è costretto a postulare errori di interpretazione di Giovanni, che traviserebbe le sue fonti (cfr. DIMAIO 1980 pp. 167-169; per esempio per DIMAIO 1980, p. 169, a proposito della datazione dell'ultima messa seguita dall'Apostata in occasione della festa dell'Epifania del 361, Antiocheno avrebbe pensato all'Epifania in senso ortodosso leggendo Ammiano XII.2.5). Naturalmente non si può escludere che Antiocheno abbia travisato le sue fonti (vista la mole dell'opera è anzi probabile), e (anche se è molto meno probabile) che abbia letto opere di Giuliano tra cui anche alcune a noi non giunte, ma partendo da ipotesi indimostrabili si può arrivare a dimostrare tutto e il contrario di tutto a proposito di un'opera nota solo da frammenti. Cfr. LUGARESI 1993 p. 47 sulla propaganda filogiulianea immediatamente dopo l'ascesa al potere di Gioviano nel 363, cui alludono alcuni passi delle invettive di Gregorio di Nazianzo (or. IV.47, 79, 91 e 94; V.9 e 20). Cfr. BLECKMANN 2009, pp. 66-71 e 76. Cfr. GNOLI 2003, pp. 215-216, per cui è «probabilmente imputabile al minaccioso clima di integralismo religioso l'estrema timidezza dei motivi polemici presenti nella fonte pagana di Malala». poiché egli non aderisce a una visione unilaterale in senso ortodosso (a differenza di cronisti bizantini successivi, come Giorgio Monaco o Costantino Manasse)63. In alcuni casi si può anche facilmente identificare alcune fonti (come Socrate Scolastico ed Eutropio), ma è improbabile identificarle tutte avendo a disposizione testi noti solo attraverso frammenti o addirittura attraverso isolate menzioni e inoltre non considerando che circolavano ed erano note opere ora completamente ignote64, che il caso ha condannato all'oblio, salvandone altre per un puro accidente. Le ipotesi che si possono avanzare grazie alla conoscenza di autori come Ammiano, Malala e Zosimo si devono alla fortunosa sopravvivenza dei codici che ci hanno tramandato buona parte dei testi da loro scritti65. Sarebbe divertente immaginare un mondo alternativo in cui fosse sopravvissuta, per puro caso, buona parte del testo delle opere scritte da Nicomaco Flaviano e Eunapio, mentre di Ammiano Marcellino, Zosimo e Malala fossero noti di fatto soltanto i nomi, grazie a isolate e vaghe citazioni. In questa ucronia a quali conclusioni potrebbero giungere studiosi impegnati a discutere senza prudenza la posizione di Giovanni Antiocheno all'interno della cronachistica bizantina? 63 Su Giuliano in Giorgio Monaco e Costantino Manasse cfr. TROVATO 2014, pp. 379-386 e 417-419. 64 PASCHOUD 2006, p. 335 è a ragione più prudente nell'osservare che, nel Giovanni costantiniano come in quello salmasiano, sono presenti una o più traduzioni di cui Ammiano si è servito e che, «d'une manière qui nos échappe en bonne partie, ont diversement ressurgi dans les filons byzantins». 65 Cfr. PASCHOUD 2012, p. 386 sulla buona fortuna che ci ha preservato una parte del capolavoro di Ammiano, altrimenti noto solo grazie a una isolata citazione di Prisciano.