BORGO. LA METAMORFOSI
TURISTICA DEI PAESI
di Marco Brando
07 DICEMBRE 2023 - Lingua Italiana Treccani
Perché un piccolo paese italiano viene definito borgo? Sembra un quesito banale, visto che la
parola è utilizzata molto. “Splendido borgo", spesso con l’aggettivo “medievale”, è la locuzione
più usata in dépliant e siti legati al turismo, con l’intento di promuovere località più o meno
antiche e amene (se sono in un’area collinare, l’espressione “sulle ridenti colline” è uno stereotipo
supplementare). Esiste anche l’associazione I Borghi più belli d’Italia. È nata, si legge sul suo sito,
«nel 2002 all’interno della Consulta del Turismo dell’ANCI allo scopo di valorizzare e
promuovere il grande patrimonio di storia, arte, cultura e paesaggi presente nei piccoli centri
italiani. Ne fanno parte oltre 360 Borghi selezionati e certificati [...] che sono l’espressione della
Bellezza e del fascino di cui l’Italia è leader nel mondo». Per entrare nel club occorre, tra le altre
cose, «avere una popolazione che nel Borgo antico o Centro Storico del Comune o nella
Frazione indicata non superi i duemila abitanti [...]. Nel Comune non si possono superare i
15.000 abitanti (+ il 10% su valutazione del Comitato Scientifico). [...] Il Borgo deve avere una
presenza di almeno il 70% di edifici storici anteriori al 1939». Infine, occorre «offrire un
patrimonio di qualità» (urbanistica e architettonica).
L’«Italia Nascosta»
La premessa dell’iniziativa è questa: «I turisti internazionali immaginano l’Italia come un luogo di
raffinatezza culturale». Poi il sito chiarisce che «la nostra storia antica, le bellezze paesaggistiche e
i tesori artistici sono la vera ricchezza del nostro Paese. Molti dei siti artistici e culturali si trovano
nelle città più piccole e meno conosciute»; quindi l'associazione «rappresenta il meglio che l’Italia
Nascosta ha da offrire al mondo». Una lodevole iniziativa che vuole rispondere a un'esigenza
precisa: «Valorizzare il grande patrimonio di Storia, Arte, Cultura, Ambiente e Tradizioni
presente nei piccoli centri italiani coniugando la tutela del patrimonio culturale ed ambientale con
la necessità di uno sviluppo economico e sociale sostenibile. Sono infatti centinaia i piccoli
borghi che rischiano lo spopolamento a causa di una situazione di marginalità rispetto ai
maggiori flussi turistico-commerciali».
Inoltre è stato creato il “MIB – Mercato Italiano dei Borghi”, «finalizzato alla promozione delle
filiere produttive a forte connotazione territoriale e di qualità». Poi, per unire le forze a livello
globale, l’associazione «ha costituito la Federazione Internazionale de Les plus beaux Villages de la
Terre, insieme alle analoghe associazioni di Francia, Vallonia (Belgio), Giappone, Spagna.
Partecipano alle attività della Federazione come membri associati Sassonia (Germania), Svizzera,
Russia, Libano e Cina». La tv non è stata alla finestra: ogni anno un paese italiano diventa "Borgo
dei Borghi", grazie a una competizione lanciata dalla Rai e aperta al voto del pubblico; nel 2023
Ronciglione, paese laziale del Viterbese, ha battuto in finale Sant'Antioco, in Sardegna, e Salemi,
in Sicilia.
Borghi, borghesi e sobborghi
Torniamo al quesito iniziale. Prima di tutto va chiarito che fuori dall’Italia il termine di origine
germanica burg (nel tedesco moderno significa castello in alternativa al più diffuso schloss) è molto
diffuso come suffisso di varie città: da Edimburgo (UK) a Strasburgo (Francia), da Amburgo
(Germania) a Göteborg (Svezia), per esempio. In Italia una cinquantina di cittadine e paesi,
soprattutto nel Nord Ovest, hanno toponimi composti o doppi che iniziano con “Borgo” o lo
contengono (da Borgomanero a Borgo San Dalmazzo), più varianti come "Borghetto" (ad
esempio, Borghetto Santo Spirito) e altre.
Passiamo all’etimologia e al significato del termine. Sul vocabolario Treccani si legge:
Bórgo
s. m. [lat. bŭrgus «castello fortificato», poi «centro abitato», dal germ. *burgs s. f. (cfr. tedesco moderno Burg
«castello» s. f.) raccostato, nel genere grammaticale e nel sign., al gr. πύργος «torre»] (pl. -ghi, ant. anche le
bórgora, f.). – 1. Centro abitato di media grandezza e importanza [...]. 2. Estensione della città fuori delle
antiche mura; con questo significato, la parola denomina attualmente, in alcune città, quartieri sorti
originariamente all’esterno delle mura e poi compresi in recinzioni più recenti. ◆ Diminutivi: borghétto,
borghettino, borghicciòlo; spreg. borgùccio; pegg. borgàccio.
Ha a che fare con lo stesso etimo la parola sobborgo: per il Vocabolario Treccani è un
derivato di borgo, col pref. so-, sul modello e per influsso del latino suburbium "suburbio" (pl. -ghi). [quartiere suburbano o piccolo centro limitrofo alla città] ≈ suburbio. ǁ borgata, città satellite, periferia.
È raro, in italiano, l’uso di faubourg: usato dagli specialisti e sinonimo di sobborgo; viene dal francese
ed è un’alterazione del francese antico forsbourc (composto del latino foris «fuori» e del latino tardo
burgus «borgo»), inteso come «falso (fr. faux) borgo». Con quest’ultimo nome si intende anche il
«quartiere di una città che anticamente era fuori del recinto delle mura: i faubourgs di Parigi (tra i
quali quello di Saint-Germain è uno dei più aristocratici ed eleganti)».
Dalle radici di burgus spunta anche la parola borghese, da cui deriva a sua volta borghesia. Treccani
spiega che è un «rifacimento, su borgo, del latino medievale burgensis, sul modello del francese
bourgeois». Significava «in origine, abitante di un borgo, di una città, soprattutto con riferimento
alla Francia; quindi, in genere, cittadino (contrapposto ai villani, ai rustici). Poi è diventato un
riferimento di chi appartiene «alla borghesia come entità sociale, politica, economica». Quindi si
usa col significato di «partecipe dello spirito della borghesia, talvolta con più o meno forte
accentuazione polemica». Infine si utilizza nel senso di «civile, non militare» (per esempio,
"vestire in borghese”). Di certo, il concetto odierno di borghesia sembra portarci lontano dal
concetto di "borgo” ameno caro alla pubblicistica turistico/promozionale dei nostri giorni.
Il paese, i paesi
D’altra parte anche le parole borgo e paese non sono sinonimi, semmai non tutti i cosiddetti
“borghi più belli d’Italia" sono – dal punto di vista dei dizionari e della storia – paesi. Oggi si
definisce talvolta paese anche uno Stato o una regione o una comunità nazionale di cittadini; però
la parola deriva dal «latino pagensis, aggettivo, derivato di pagus, che significa villaggio», nel senso
di «centro abitato di limitate proporzioni». Così si legge nel nostro vocabolario. Invece, come ci
aveva già fatto intuire la definizione di Treccani citata all’inizio, il borgo nel periodo medievale
(epoca in cui la parola ha le fondamenta) era un'area abitata piuttosto estesa, cinta da mura e
dedita alle attività commerciali, artigianali e finanziarie; nettamente distinta rispetto ai piccoli
agglomerati nella campagna circostante, la cui popolazione era prevalentemente impegnata
nell'agricoltura. Una via di mezzo era, appunto, il sobborgo.
Chiediamo l'aiuto dell’Enciclopedia Treccani per approfondire: il borgo è l’«estensione della città
fuori delle antiche mura». Di certo non è un paesino. Poi: «Il significato originario del nome,
proprio dei popoli germanici, pare quello di luogo fortificato. In Germania e Francia
settentrionale fu designato come borgo anche il massimo centro murato, cioè la città. Dal 10°
secolo il termine indica due distinti tipi di formazioni territoriali: un aggregato di case nel
suburbio o nello spazio tra una più antica cerchia di mura e una nuova difesa (muro o fossato);
un centro rurale fortificato anche solo da un fossato. Dal 12° sec., mentre in Germania la parola
passava a indicare la rocca feudale, in Italia rimase a indicare nel villaggio fortificato il gruppo
delle abitazioni del popolo, contrapposto al castrum o castellum, dimora del signore, e distinto dai
paesi aperti del contado (vicus, locus, villa, terra)». Non solo: «Gli abitanti del burgus fruivano di una
particolare condizione di diritto pubblico, le franchigie. Queste potevano talvolta essere
accresciute da speciali concessioni o da un pratico riconoscimento di autonomia, arrivando fino
alla parificazione del burgus alla città e quindi alla liberazione da ogni vincolo feudale. Le città
crearono i borghi franchi per contrastare la potenza dei grandi feudatari della campagna, o per
guadagnarsi la fedeltà di popolazioni sul confine con città rivali, o per danneggiare altri mercati. Il
borgo franco d’Italia però non assunse mai tutte le funzioni e l’importanza del corrispondente
Freiburg tedesco e del Liber burgus inglese».
Dunque, parlare di “piccoli borghi”, come fanno oggi il loro club e la Rai, è – nel campo del
significato e dell’etimologia – un errore, sebbene fatto in buona fede. Anche affidandosi al senso
comune, il borgo non esiste nell’immaginario degli italiani. L’attuale uso massivo dell'espressione
borgo, forse nell’intento di evocare un’identità più genuina e ruspante, non può impedire di
ricordare che oggi si continua a dire “vado in paese” (quando si vive nei dintorni), non si afferma
“vado in borgo”; così come nella memoria di chiunque resistono proverbi come “Tutto il mondo
è paese”, “Moglie e buoi dei paesi tuoi” (senza offesa per le mogli) o “Paese che vai usanza che
trovi”.
Canzoni paesane
Inoltre sono indimenticabili, per i meno giovani, i versi di alcune canzoni italiane che sono state
care a chi emigrava per lavoro.
Si parte da
Paese mio che stai sulla collina, disteso come un vecchio addormentato, / la noia, l'abbandono, il niente son la tua
malattia, / paese mio, ti lascio io vado via
(nel brano Che sarà, scritto da Jimmy Fontana, Franco Migliacci, Carlo Pes e Italo Greco, arrivato
secondo al Festival di Sanremo del 1971, nell'interpretazione di José Feliciano in abbinamento
con i Ricchi e Poveri).
Si arriva a
Paese dove si nasce / Sei come il primo amore. / Non ti si può scordare / Paese, son stato ingrato. / [...] /
Paese, lei non capiva. / Che, in fondo in fondo, non si vive solo per amore. / No, lei non lo sa. Paese mio, questa
è la verità” (la canzone è, appunto, Paese, lanciata nel 1976 da Nicola Di Bari).
La trasteverizzazione
Nel frattempo oggi capita, per lo meno nel caso dei più gettonati tra i cosiddetti “borghi”, che
alcuni siano stati quasi del tutto privati della popolazione autoctona (per scelta o per forza); così
da diventare contenitori più o meno lussuosi, ma spesso artificiali, di turisti. C'è chi parla di
trasteverizzazione per indicare un centro abitato o un quartiere che, come Trastevere a Roma, è
diventato soprattutto sede di food and beverage; i paesi liguri nelle Cinque Terre, per fare un
esempio, sono un esempio di questa rischiosa evoluzione. Altri piccoli paesi sono divenuti trendy,
trasformandosi quindi in luoghi di approdo e di colonizzazione da parte dei (ironia della sorte…)
nostri borghesi. Accade attraverso la riqualificazione e il mutamento della composizione sociale,
con conseguenze spesso non egualitarie sul piano socio-economico (la cosiddetta
gentrificazione). Si pensi al destino di Capalbio, nella Maremma grossetana, diventato molto noto
in virtù del turismo elitario proveniente soprattutto da una parte di Roma. In entrambi i casi,
l’insieme di case, chiese e vicoli resta bello, ma quei paesi, senza la loro gente e il loro passato
dentro, rischiano di essere solo involucri: molto gradevoli da guardare però senza contenuti.
Insomma, di certo l’Associazione “I borghi più belli d’Italia” – seppur battezzata con un termine
non appropriato (“I paesi più belli d’Italia” sarebbe più azzeccato) – sta proteggendo parecchi
villaggi dall’abbandono e dallo spopolamento, contrastando un fenomeno preoccupante in tutta
Italia. Sicuramente la Rai dà un mano col premio “Borgo dei borghi”. Tuttavia sarebbe
opportuno pensare, in altre sedi, anche alla strategia con cui contrastare gentrificazione e
trasteverizzazione di vari centri storici: piccoli, medi e grandi. Forse – al di là dei nomi scelti per
identificare i luoghi – occorrerebbe preservare e conservare anche la tradizione (quella sana e
non sovranista) generata nel corso dei secoli nei luoghi e tra la gente.
In altre parole: non basta salvare o aver salvato dalla cementificazione e dal brutto quel che resta
della natura e dell’architettura in alcune aree, se poi l’unico obiettivo consiste nel metterle al
totale servizio del modello turistico imperante, basato sul consumismo globalizzato. Bisogna
chiedersi quanto ci costerà lo sfruttamento massiccio del turismo come unica prospettiva.
Quest’ultimo tipo di economia presenta il conto, prima o poi, dato che porta soldi provocando
nello stesso tempo perdita di identità. Soprattutto in un Paese (questa volta con la P maiuscola)
qual è il nostro, così ricco di passato e pure così fragile, la sfida è questa: saper conservare il più
possibile ciò che resta (molto) della nostra vecchia aria e del nostro patrimonio di bellezza.
Ovviamente tutto ciò si deve anche mettere “in commercio” sul fronte turistico. Però occorre,
nello stesso tempo, garantire a tutti - gente del posto inclusa - la tutela del patrimonio interiore (i
contenuti); non basta la conservazione di quello esteriore (i contenitori) . Perché alcuni involucri,
così come le facciate di certi “borghi”, potranno essere mantenuti “belli”, ma rischiano, col
tempo, di rivelarsi terribilmente “vuoti” e di restare desolati per sempre.
Bibliografia e sitografia
Borghése, in Vocabolario Treccani, Treccani.it
Borgheṡìa, in Vocabolario Treccani, Treccani.it
Bórgo, in Vocabolario Treccani, Treccani.it
Borgo dei Borghi 2023, in Rai.it, 2023
Di Bari, Nicola, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
I Borghi più Belli d'Italia, in borghipiubelliditalia.it
Che Sarà, dei Ricchi e Poveri, tratta dall'album Parla col Cuore, in testicanzoni.rockol.it
Città, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
Comuni italiani, Lista Alfabetica Comuni: BOR-BOZ, in comuni-italiani.it
Faubourg, in Vocabolario Treccani, Treccani.it
Festival di Sanremo, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
Feliciano, José, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
Gentrificazione, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
Paese, di Nicola Di Bari, tratta dall'album The best of Nicola di Bari, in testicanzoni.rockol.it
Paéṡe, in Vocabolario Treccani, Treccani.it
Trendy, in Vocabolario Treccani, Treccani.it
Villa, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
Villaggio, in Enciclopedia Treccani, Treccani.it
Immagine: Etroubles invernale. Valle d'Aosta, Italia
Crediti immagine: Patafisik, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, da Wikimedia
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