Le monete di Melgueil e di Montpellier nei secoli X-XIV
di Simone Ricci
Storia della contea di Melgueil
La città di Maguelonne si trovava sulla costa mediterranea della Francia e fu la capitale della contea
di Melgueil; la città fu fondata dai Visigoti in un’isola situata nel mezzo di uno stagno, in una
posizione facilmente difendibile. La sede episcopale fu nominata per la prima volta in un
documento dell’anno 550; già in quell’epoca a Maguelonne sorgeva una cattedrale. In seguito la
città fu occupata dagli arabi e poi distrutta dai Franchi di Carlo Martello nel 737; la sede vescovile
fu trasferita a Subtantion (località che oggi si chiama Castelnau-le-Lez) dove rimase per tre secoli.
Infatti il primo vescovo che tornò a Maguelonne fu Arnaldo, che vi ristabilì la sua sede nel 1040. Al
secolo XI risalgono anche la fortificazione dell’isola e la costruzione delle nuova cattedrale,
dedicata ai santi Pietro e Paolo, e del ponte in legno che la collegava alla terraferma. Da allora
Maguelonne visse un periodo di grande prosperità; il suo porto rivaleggiava con quello di Marsiglia
e basava la sua attività sulla pesca del tonno e delle sardine.
Nel 1085 il conte Pietro pose i suoi possedimenti sotto la sovranità della Santa Sede. Nel 1172 la
contea di Melgueil divenne proprietà dei signori di Tolosa, che poco dopo presero posizione in
favore del catarismo; quindi nel 1211, dopo la crociata contro gli albigesi, la signoria di Tolosa
perse i suoi territori, compresa Maguelonne. La contea di Melgueil fu l’unico possedimento
tolosano a non essere ceduto al regno di Francia; tutte le altre terre di Raimondo VII di Tolosa
furono infatti cedute a Luigi XI con il trattato siglato a Parigi il 12 aprile 1229. Già il 14 aprile 1215
papa Innocenzo III aveva trasferito la sovranità su Maguelonne nelle mani del vescovo Guglielmo
III d’Autignac. In seguito il governo vescovile favorì l'acquisizione di Montpellier da parte della
casa d'Aragona.
La sede episcopale di Maguelonne fu soppressa nel 1536 e trasferita a Montpellier, città che era
tornata al re di Francia già nel 1343. Il trasferimento della sede episcopale segnò l’inizio del declino
di Maguelonne, che ben presto divenne quasi deserta, anche a causa dell’insalubrità dell’aria
palustre. Nel 1562, durante le guerre di religione, vi si rifugiò un nutrito gruppo di ugonotti e nel
secolo successivo il cardinale Richelieu ordinò la definitiva demolizione della città.
Oggi Maguelonne non esiste più, ma vicino al vecchio sito sorge il paese di Mauguio che
attualmente conta 16.300 abitanti.
La moneta di Melgueil: caratteristiche e interpretazioni
La monetazione di Maguelonne ebbe origine nel secolo X, ovvero nel periodo di crisi del potere
regio, quando i signori locali di tutto il regno usurparono al re il privilegio di battere moneta. I conti
di Melgueil emisero denari e oboli, entrambi in mistura, con iconografia e legende immobilizzate
che non subirono mai modifiche: la produzione di monete continuò anche tra il 1211 e il 1215,
quando la sovranità vescovile fu esercitata solo de facto, e poi anche dopo il 1215, quando il potere
passò ufficialmente nelle mani dei vescovi.
La moneta di Melgueil fu coniata nella zecca di Maguelonne e ben presto divenne la più importante
della Francia meridionale. Questa tipologia monetale ebbe grande successo nei secoli XII e XIII,
tanto da essere citata in molti atti dell’epoca (contratti, donazioni, ...), anche per cifre molto elevate:
questa ampia diffusione spiega la notevole quantità di monete emesse.
Il peso delle monete - come vedremo - cambiava con il passare del tempo. Tra il 1123 e il 1315 il
denaro pesava tra 1,046 e 1,275 grammi; l’obolo pesava la metà del denaro. Il denaro aveva un
diametro di 16-18 millimetri, mentre l’obolo di 14-16.
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Asta Elsen 85, lotto 722
D/
RAMVNDS (ovvero Raimondo)
Croce composta da un’asta e da due bandiere (o mitre); nel primo cantone, un bisante
R/
NAIDONA (degenerazione di NARBONA, ovvero Narbonne)
Croce formata da quattro anelletti
Le legende sono costituite da caratteri degenerati, tanto che i primi studiosi arrivarono a sostenere
che le monete di Melgueil erano anepigrafi o che le legende fossero totalmente inventate o
addirittura costituite da caratteri arabi. Ma anche conoscendone l’esatta trascrizione, le legende
potrebbero sembrare strane visto che le monete non venivano coniate a Narbonne. Questo fatto si
spiega perché le monete di Melgueil si ispirano a quelle emesse dalla zecca di Narbonne, ovvero
quelle che il Poey d'Avant (volume II, pagina 291) attribuì erroneamente a Maguelonne.
Secondo l’illustre numismatico, infatti, la contea di Melgueil avrebbe dapprima emesso monete con
croce semplice, per trasformarla solo in un secondo momento nell’asta con le bandiere. Poey
d’Avant sostenne che vi fu anche una terza fase di coniazione in cui le punte delle bandiere vennero
smussate. Egli basa la sua teoria su due elementi: in primo luogo perché in entrambe le tipologie la
croce è accostata da un bisante, in secondo luogo perché su alcune monete la croce semplice
presenta una o più punte, e ciò costituirebbe una tappa di avvicinamento verso la croce “a bandiere”
del secondo periodo. Oggi invece è opinione comune che le tipologie con croce semplice e legenda
NARBONA, NABONVS o NAIOBONA siano da attribuire alla viscontea di Narbonne. La zecca di
Melgueil si ispirò a queste monete, mantenendone la legenda ma modificando subito la croce. A
loro volta le monete emesse dai visconti di Narbonne erano ispirate a quelle dei re carolingi della
seconda metà del secolo IX.
Alcuni studiosi hanno ipotizzato che la croce formata da quattro anelletti potrebbe derivare dalla
degenerazione del monogramma ODDO, che compariva su alcune monete emesse dall’imperatore
Ottone I (961-973). In realtà la croce dovrebbe derivare dalla degenerazione del monogramma
KAROLUS. Infatti la monetazione di Melgueil risulta essere leggermente anteriore al regno di
Ottone I: viene citata per la prima volta in un documento dell’anno 949. Questa datazione, però, non
concorda con la legenda RAMVNDS, molto probabilmente ispirata alle monete di Raimondo I di
Narbonne, il quale regnò tra il 975 e 1023 circa. Alcuni studiosi collegano la legenda al conte
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Raimondo I (1129-1158) o a Guillaume de Raimond (1190-1195), ma le date tarde dei loro regni
fanno apparire questa ipotesi davvero improbabile.
Osservando le monete di Maguelonne si nota che la S di RAMVNDS ha forma di pesce; si ipotizza
che rappresenti un tonno, la cui pesca era la principale attività dei pescatori di Maguelonne. Gli
studiosi che sostengono l’esattezza della teoria di Poey d’Avant, ovvero l’attribuzione a
Maguelonne delle monete con croce semplice, vedono in questo pesce un simbolo cristiano e quindi
la prova che le monete con croce “a bandiere” furono coniate solo dai vescovi dopo il 1215, in
sostituzione di quelle con la croce semplice emesse dai conti. Questa interpretazione appare
piuttosto forzata.
In ogni caso la creazione di questa moneta avvenne in un contesto di generale indebolimento del
potere centrale dei carolingi, che in precedenza avevano imposto una decisa centralità monetaria.
Infatti nel IX-X secolo i signori locali si resero indipendenti ed usurparono il diritto di battere
moneta a loro stesso nome. La moneta dei conti di Melgueil si diffuse rapidamente in tutta la
regione circostante e diventò - come vedremo - la moneta ufficiale della città di Montpellier. Ebbe
enorme successo fino alla fine del '200, nonostante la concorrenza di molte altre monete locali. Tra
queste ultime spiccavano quelle di Tolosa e di Barcellona, mentre molte altre tipologie monetarie
(Anduze, Somières, Mende, Saint-Gilles, Béziers, Carcassonne), non ebbero una grande diffusione.
All'inizio la giurisdizione sull'emissione delle monete apparteneva ai conti di Melgueil, i quali
prelevavano 12 denari per ogni lira coniata, ovvero il 5% delle monete emesse. Alla prima
occasione i signori di Montpellier approfittarono di alcune difficoltà finanziarie dei conti per
appropriarsi dei diritti sulle loro monete. Nel 1130 il signore di Montpellier Guglielmo VI scelse la
moneta di Melgueil come moneta ufficiale della città di Montpellier e della contea di Substantion.
All’inizio del secolo XIII il vescovo di Maguelonne vendette una parte del suo diritto di conio al
signore di Montpellier. Nell’immagine: la zona in cui le monete di Maguelonne avevano corso
legale.
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Le monete di Maguelonne circolarono anche nel resto d'Europa. Notevole è il ritrovamento di 89
monete presenti nel tesoretto scoperto nel 1932 a Samos (Grecia) e risalente agli anni 1175-1182. In
Italia sono state trovate soprattutto nelle regioni meridionali, dove erano comuni anche i denari
provisini. Le monete di Melgueil sono state trovate in Campania (ad Alife, in un tesoretto occultato
alla fine del secolo XII) e in Puglia (ad Otranto e a Castelfiorentino), dove furono menzionate anche
in un atto di compravendita redatto a Monte Sant’Angelo nel 1185. Nel 1177 alcuni pirati dalmati
attaccarono nel mar Adriatico una nave che, salpata dal Regno di Sicilia, era diretta nello Stato
Pontificio: nella lista degli oggetti rubati figuravano anche alcune monete di Melgueil.
Di seguito, un riepilogo delle varianti delle monete coniate a Maguelonne:
Obolo
1.
D/: RAMVNDS
R/: NAIDONA
2.
D/: RAMVNDS - le bandiere/mitre hanno le punte smussate
R/: NAIDONA
Denaro
3.
D/: RAMVNDS
R/: NAIDONA
4.
D/: RAMVNDS - le bandiere/mitre hanno le punte smussate
R/: NAIDONA
5.
D/: RAMVNDS
R/: NAIbONA
La svalutazione e il grosso di Montpellier
Già nel 1097 la moneta di Melgueil subì -rispetto al periodo precedente- una diminuzione del 40%
del contenuto di argento fino. La svalutazione continuò anche nel XII e nel XIII secolo: nel 1174 fu
stabilito che con ogni marco d'argento (244 grammi) venissero prodotti 218 denari e che il peso
ufficiale del denaro fosse quindi di 1,123 grammi. Dopo quasi novanta anni di stabilità, nel 1261 fu
decisa la produzione di 240 denari per ogni marco e il peso di 1,02 grammi. L'ultima riforma è
datata 1315 e prevedeva la coniazione di 234 denari per marco, per un peso ufficiale di 1,045
grammi ed un titolo di 3 denari e 16 grani, ovvero di appena 292 ‰.
Come sempre avviene in questi casi, la continua svalutazione della moneta offrì vantaggi immediati
per chi li emetteva (minor costo del pagamento dei debiti, dell'arruolamento dei soldati, ...), ma alla
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lunga produsse un impatto sociale negativo: tutti i prezzi (affitto dei terreni, costo del cibo, prezzo
del credito, ...) aumentarono notevolmente, le persone indebitate diminuirono ma i loro creditori
furono danneggiati, così come i rentiers. Anche il commercio subì ripercussioni negative. In tutto il
meridione francese crebbe una generalizzata sfiducia nei confronti della moneta di Melgueil.
Malgrado l'altissimo numero di monete prodotte a Mageulonne, la loro quantità era costantemente
insufficiente a soddisfare la grande domanda. La penuria di monete spinse Giacomo I, signore di
Montpellier e re d'Aragona, a coniare nel 1273 una moneta da un grosso nella zecca di Montpellier.
Questa officina fu installata nel 1356, in seguito al trasferimento della zecca di Sommières, che era
stata creata dal re Filippo IV nel 1293.
Il grosso di Montpellier è oggi estremamente raro perché fu coniato per soli quattro anni, dal 1273
al 1276; infatti nessun documento successivo al 1276 menziona fatti relativi alla produzione di
questa moneta, la quale continuò comunque a circolare. La moneta pesa 3,90 grammi ed è larga 2425 millimetri.
Asta Elsen 86, lotto 840
D/
+ IACOBUS DEI GRA REX ARAGONV(M) (Giacomo per grazia di Dio re di Aragona)
Croce con una corona ad ogni estremità
R/
+ DOMINVS MONTISPESVLANI (Signore di Montpellier)
Scudo con le armi di Aragona (in alto) e di Montpellier (in basso) racchiuso in un circolo formato
da sei semicerchi. All'interno di ogni semicerchio, una rosa più o meno grande
Di seguito, un riepilogo delle varianti del grosso di Montpellier:
1.
D/: + IACOBUS DEI GRA REX ARAGONV
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI
5
2.
D/: + IACOBUS DEI GRA REX ARAGONV - corone di forma differente
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI - rose più larghe
3.
D/: + IACOBUS : DEI : GRASIA : REX : ARAGONVM
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI
4.
D/: + IACOBUS : DEI : GRASIA : REX . ARAGONVM - un solo punto dopo REX
R/: + DOMINVS MONTISPESSVLANI
Il denaro di Maguelonne e il nuovo grosso di Montpellier circolarono contemporaneamente per
diverso tempo; in questo periodo fu deciso che i denari valessero non più per il loro valore nominale
ma per il loro contenuto di fino da valutare secondo il corso ufficiale stabilito dalla nuova moneta.
Questa confusione fece la fortuna di generazioni di cambiavalute...
La moneta di Melgueil, nata grazie all'indebolimento del potere centrale carolingio, si estinse
quando il potere dei re di Francia tornò forte e recuperò il diritto esclusivo di battere moneta. Nel
1292 Filippo il Bello restrinse il corso della moneta all'interno della diocesi di Maguelonne e l'anno
successivo creò la zecca di Sommières, poi trasferita a Montpellier nel 1356. Nel 1317 Filippo il
Lungo riservò al re il diritto di battere moneta nella baronia di Montpellier; di lì a poco il forte
denaro reale (ne servivano solo dodici per acquistarne tredici di Melgueil) soppiantò
definitivamente la moneta di Maguelonne.
Il presunto denaro di Substantion
Faustin Poey d'Avant, uno dei massimi studiosi della monetazione medievale francese, sostenne che
i conti di Melgueil coniarono a Substantion un altro tipo monetale. A sostegno di tale tesi inserì
nella sua opera la seguente moneta:
D/: CTVSII CAITILLIS - Due anelletti e due mezzelune
R/: SVCTANTIAI - Croce cantonata da un bisante
Il peso è di 1,46 grammi, mentre la data di emissione non è indicata.
Disegno tratto dal Poey d'Avant (volume II, tavola LXXXV, disegno 13)
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L’attribuzione di questa moneta alla zecca di Substantion è basata sulla legenda del dritto che,
secondo Poey d’Avant, richiamerebbe il nome attuale della città, ovvero Castelnau. Lo storico Duby
si dichiarò d’accordo con questa ipotesi, così come la Commissione Archeologica di Narbonne nel
1906. Ma Anatole de Barthélémy (1821-1904), un altro insigne numismatico dell’Ottocento, attribuì
la moneta all’abbazia di Sainte Marie des Saintes. Non è tuttora possibile attribuire una
classificazione certa a questa moneta.
Imitazioni di monete arabe
Tra il 1263 ed il 1266 la zecca di Maguelonne produsse moneta miliarensis ovvero imitazioni di
dirhams arabi, forse almohadi. Probabilmente queste monete venivano vendute ai mercanti per
facilitare i loro commerci con il Nordafrica. Tutto iniziò il 23 febbraio 1263, quando fu stipulato un
contratto tra il vescovo-conte Berengario di Frédol e tre cittadini di Montpellier, a cui fu appaltata la
fabbricazione di queste monete. Nel contratto si stabilì che venissero coniate 237 monete per ogni
marco d’argento: ne consegue che il peso di questi falsi dirhams fosse di 1,03 grammi e il loro titolo
di denari 9 e ¾, ovvero di 812 ‰. Tre anni dopo, nel 1266, il re di Francia Luigi IX chiese a papa
Clemente IV di intervenire per fermare la produzione di queste monete. Quindi il pontefice scrisse a
Berengario, ricordandogli che produrre monete con impresso il nome di Maometto era “contrario
all’onestà della professione episcopale” perché significava “dispiacere Dio e ingiuriare il nome di
Cristo”. La zecca di Maguelonne pose subito fine alla coniazione di monete arabe.
Nello stesso periodo anche la zecca di Montpellier coniò simili imitazioni: tra il dicembre 1266 e
l'aprile 1269 produsse millarès per un peso totale di ben 54.509 marchi d'argento, sufficienti per
produrre ben nove milioni di monete. Giacomo I d'Aragona, signore di Montpellier, ne trasse un
profitto notevole che, espresso nella moneta di Melgueil, fu pari a 1.362 lire e 14 soldi, ovvero
327.048 denari. Va detto che simili imitazioni si producevano anche in città vicine a Maguelonne,
ovvero a Tolosa, a Tarascona, a Marsiglia (dal 1257), nel Venaissin (dal 1268) e ad Arles (già da
prima del 1202). Anche molte altre zecche francesi, spagnole e italiane (Pisa e Montieri, dal 1243)
coniarono monete arabe. Il risultato di questa falsificazione di massa fu che il Nordafrica fu
inondato da quasi 4.000 tonnellate di argento europeo, pari a tre miliardi di monete. Inevitabilmente
il valore dell’argento sul mercato nordafricano precipitò: infatti se nel 1250 servivano 6,4 grammi
d'argento per acquistarne uno d'oro, nel 1278 ne servivano ben 9,3. Questo creò difficoltà nel
commercio tra il Nordafrica e alcune città italiane; la situazione si risolse qualche anno più tardi,
quando gli arabi coniarono un nuovo tipo di moneta, il dirham jadid.
In foto: imitazione cristiana di zecca spagnola di un dirham almohade
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Bibliografia essenziale
1. Bompaire M., Les ateliers de Melgueil, Cahors et Rodez in "Trésors et émissions monétaires
du Languedoc et de Gascogne (XIIe-XIIIe siècles)", Tolosa 1987, pp. 11-51
2. Caron Émile, Monnaies féodales françaises, Parigi 1882-84
3. Castaing-Sicard M., Monnaies féodales et circulation monétaire en Languedoc (X°-XIII°
siècles) , Tolosa 1961
4. Duplessy Jean, Les monnaies françaises féodales, Parigi 2004
5. Germain A., Mémoire sur les anciennes monnaies seigneuriales de Melgueil et de
Montpellier, Montpellier 1852
6. Poey d'Avant Faustin, Monnaies féodales de France, Parigi 1860, vol. II, pp. 286-292
7. Roberts James N., The silver coins of medieval France 476-1610, New-York 1996
8. sito
web:
http://www.sacra-moneta.com/Numismatique-medievale/Le-denier-deMelgueil.html
9. sito
web:
http://heurtoirslanguedociens.over-blog.com/article-le-graphisme-du-deniermelgorien-108029926.html
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