Nota di Lunaria: in origine, questo scritto uscì nel 2014; lo riaggiorno
con un approfondimento (che avevo fatto uscire in separata sede)
Info tratte da
Psello pubblicò due scritti dedicati alla discesa e all'ascesa rispetto a
Dio da cui tutto proviene: "Dottrina varia" e "Soluzioni brevi di
questioni fisiche". Psello parte da influssi neoplatonici, esattamente
come altri pagani (Plotino, Porfirio, Giamblico, Proclo) e cristiani
(Dionigi, Massimo). Secondo Psello, i due mondi estremi (quello
divino, del Dio ineffabile, degli angeli e della razionalità delle menti
umane, e il mondo naturale, considerato dall'ottica aristotelica e
neoplatonica) si incontrano nell'essere umano, che funge da essere
intermedio: è parte della materia (che lo induce al Male, cioè ad un
allontanamento dal mondo divino) ma può anche percorrere la via
del ritorno a Dio. Psello credeva anche alla fine del mondo, non
eterno, ma che ebbe un inizio. Questa accentuazione della
continuità tra pensiero classico pagano e cristianesimo sarà una
costante anche di Giovanni Italo (1020-1085), che però sarà
condannato per "insegnamento filopagano".
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Infine, Gemisto Pletone, in pieno Rinascimento, tratterà sia Platone
sia Aristotele, nei loro rispettivi meriti, alla luce della nuova cultura
umanistica rinascimentale.
Eriugena aveva come riferimento la Bibbia oltre che i commenti di
Agostino, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nissa e Dionigi.
Probabilmente la sua passione per Platone e Origene gli causò
accuse di eresia. Ad ogni modo, a differenza di altri, Eriugena
preferiva la ragione all'autorità, perché secondo lui la ragione era
posseduta per natura, mentre l'autorità si presentava "nel tempo"; fu
molto impegnato nel tentare di spiegare razionalmente i postulati
del cristianesimo: dalla creazione agli angeli, dalla Trinità al
peccato, dall'incarnazione di Cristo alla vita dopo la morte, dalla
resurrezione finale dei corpi alla dannazione eterna.
Il Dio ineffabile di Eriugena è il Dio neoplatonico e dionisiano (la
"natura non creata che crea") ed è la Natura, dall'altra parte questa
Natura è tutto quello che da questa "forma" discende, ovvero
l'insieme delle Idee o prototipi, identificato con il Logos o Figlio da
cui discende il Mondo naturale e materiale (la natura creata che non
crea).
Questo movimento di discesa, di divisione della natura intesa come
totalità del reale, Dio, Logos, Mondo, viene chiamato da Eriugena
"divisione", ispirandosi alla tesi platonica delle due vie della
dialettica: quella della divisione e quella dell'unificazione.
Alla divisione che ha portato all'emanazione" della realtà (angelica,
celeste, terrestre) dalla sua forma divina originaria (quindi ineffabile
e inconoscibile); a tutto questo corrisponde un processo inverso, il
ritorno del molteplice nel divino; questa discesa dal divino e il
ritorno ad esso sono temi tipici del platonismo e del neoplatonismo
pagani e nelle loro varianti cristiane. Eriugena innesta idee bibliche
cristianizzando il processo neoplatonico, e quindi l'essere umano
originario è immateriale e asessuato, con il peccato diventò
sessuato, suddiviso in due sessi, il passaggio dal mondo delle Idee a
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quello materiale è opera dello Spirito Santo e via dicendo.
Curiosamente, Eriugena (influenzato da Origene) non credeva ad
un inferno con pene eterne corporali, ma credeva che il supplizio
fosse solo spirituale e consistesse nel desiderio (mai più soddisfatto)
di piaceri terreni, impedendosi la contemplazione di Dio, che
secondo Eriugena consisteva nel massimo della beatitudine.
La "natura" era per Eriugena la totalità delle cose, sia di quelle che
sono sia di quelle che non sono. Usò anche il termine "physis",
introducendo "la divisione a coppie". La natura attraverso la
differenza si divide nelle specie sopraindicate: natura increata (a sua
volta divisa in due, che crea e che non crea) e natura creata (divisa
in due: che crea e che non crea). Per evitare il pericolo di
interpretazione panteista del suo pensiero, Eriugena fa ricorso alle
due teologie di Dionigi l'Aeropagita: quella negativa e quella
affermativa. Ciò che si afferma della natura come increata e che
crea, cioè di Dio, non può in alcun modo definirne l'essenza. La
teologia affermativa, quella che attribuisce qualità a Dio, deve
lasciare il posto alla teologia negativa. Dio non è pensabile,
definibile, esprimibile e nessuna delle dieci categorie aristoteliche
può essergli assegnata (Nota di Lunaria: sì, come no. Talmente tanto
non definibile e non esprimibile che gli hanno appioppato la virilità
e lo hanno immaginato vero maschio carnale in terra e vero Dio
Padre lassù nei Cieli...)
Per Eriugena né noi né gli angeli possiamo comprendere la
superessenza di Dio, che si manifesta nelle teofanie (apparizioni di
Dio) ma che non permettono di coglierne l'essenza. Le teofanie
avvengono tramite il Figli di Dio (cioè un maschio, appunto. Nota di
Lunaria) o Mondo delle Idee (prototipi in greco, modelli delle cose
che ancora non ci sono) che costituisce la natura creata che crea e si
differenzia dal Dio sopraessenziale o ànarkos (senza principio).
Nasce il problema sul rapporto Padre-Figlio (ma certo; tanto la
Madre non è mai fregato a nessun cristiano di considerarla "nel
mezzo della Trinità" Nota di Lunaria): se solo il Padre non ha
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principio, è increato, e il Figlio identificato con la Sapienza, è creato
("natura creata che crea") come si può dire che fra i due c'è coeternità?
Eriugena tenta di salvare la priorità del Padre e la co-eternità con il
Figlio e lo Spirito Santo incorrendo nel pericolo di panteismo e
sostenendo la tesi tipica del cristianesimo orientale, delle tre
sostanze in una sola essenza: l'Ingenerato (Padre), il Generato
(Figlio) e il Procedente (Spirito Santo): tre sostanze che procedono
simultaneamente dalla e nella stessa essenza, senza soluzione di
continuità temporale (il tempo non c'è ancora) (manco la donna, se
per questo. Nella sovrastruttura concettuale cristiana dei concetti
usati per definire il loro Dio, la donna come essenza\sostanza
divina non compare manco di striscio. Nota di Lunaria)
Vediamo ora al concetto che ci interessa, a pagina 219:
Per Eriugena, nelle idee o prototipi immateriali c'è anche l'uomo,
asessuato: non c'è ancora la divisione in sessi, impensabile per uno
"spirito". (seeeh, vabbè. Nota di Lunaria). Per Eriugena l'uomo viene
"creato due volte": la prima come essere spirituale, universale,
asessuato, la seconda come essere corporeo, individuale, sessuato.
Questa caduta dell'uomo spirituale è all'origine del mondo: ha inizio
così il mondo e con esso il tempo. L'umanità, con la caduta, si è
differenziata nei due sessi, maschile e femminile, e che per questa
sua centralità sarà destinataria dell'opera di "richiamo" effettuata da
Dio tramite il Figlio che si incarna e assume un sesso, quello
maschile, in questa incarnazione (Nota di Lunaria: E CERTO! Dei
due sessi, "Dio doveva per forza essere solo maschio")
Eriugena riprende la tesi di Filone secondo cui l'intelletto è maschio
e la sensazione femmina (Nota di Lunaria: i tizi antichi hanno
proprio rotto con questa misoginia filosofica) Afferma che Cristo,
dopo la resurrezione, non è più maschio perché non è più corpo
umano come era stato prima di morire. "Non fu nel sesso corporeo
ma semplicemente nella forma umana asessuata, spirituale che egli
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risuscitò da morto. In lui ora non c'è né maschio né femmina anche
se fu nel sesso maschile che nacque da una Vergine e che soffrì e che
apparve ai suoi discepoli dopo la sua resurrezione in modo che la
loro fede nella resurrezione potesse essere confermata. Essi infatti
non avevano pienamente ricevuto lo Spirito Santo che insegnasse
loro tutte le cose."
Per Eriugena avverrà la deificazione (1) e il ritorno sarà compiuto:
l'umanità e la natura intera perverranno al "piano superessenziale" e
saranno trasformate nello stesso Dio e saranno in lui e con lui solo.
La trascendenza assoluta di Dio a volte, per Eriugena, si trasforma in
immanenza assoluta: tutto è in Dio, lui è in tutto, tutto procede da
lui ma esiste in lui.
(1) Nota di Lunaria: Paolo spiega questo ai Romani quando dice:
"Poiché voi non avete ricevuto lo spirito di servitù per ricader nella
paura; ma avete ricevuto lo spirito d’adozione, per il quale gridiamo:
Abba! Padre! Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che
siamo figliuoli di Dio; e se siamo figliuoli, siamo anche eredi; eredi
di Dio e coeredi di Cristo, se pur soffriamo con lui, affinché siamo
anche glorificati con lui" (Romani 8:15-17)
Altri versetti che si riferiscono ad una sorta di divinizzazione sono
questi: [In Paradiso] "vedremo Dio come Egli è" (1 Gv 3, 2) e lo
"conosceremo come siamo conosciuti" (1 Cor 13, 12), Dio sarà "tutto
in tutti" (1 Cor 15, 28).
Ma, come si vede, tutto il pensiero paolino, già partendo dal
linguaggio, è androcentrico: zero inclusione del femminile in Dio,
zero riferimenti a donne divinizzate (figlioli, eredi, coeredi tutti
maschi glorificati nel maschio Cristo...)
Va già meglio, nella "mitigazione" di questo androcentrismo
cristiano divino esasperante, con un paio di mistiche delle quali
aggiungo degli stralci che ho trovato qui:
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tanto per dare un'idea del pensiero della mistica Marie de Sainte6
Therèse (1623-1677) in riferimento all'unione mistica dell'anima con
Dio e con Maria.
"Gustando Dio gusto anche Maria, come se ella fosse un'unica cosa
con Dio, da lui indistinta, Dio e Maria sembrano per l'anima un
unico oggetto (...) Mi può sembrare di abbracciare Maria in una
fusione del mio essere con Lei, e insieme, con Dio"
Ovviamente anche Marie de Sainte-Therèse parte dal presupposto
che Maria è una creatura ma perfettamente unita a Dio per
generazione del Figlio nella propria carne.
Pensiero analogo è quello di Maria Maddalena de' Pazzi:
"In Maria è tutto Dio, perché essendo in Lei un persona della
Santissima Trinità di conseguenza vi sono anche le altre, perché Dio
è tre quanto a persone, uno nell'essenza. (...) In Maria è chiuso Dio
stesso"
Questo è il massimo dell'inclusione del Femminile in Dio che
troverete nel pensiero cristiano, peraltro solo cattolico (col cavolo
che nella teologia cristiana non cattolica ci trovate il Femminile,
manco le briciole di femminilità includono nei loro predicozzi e
sermoni protestanti, calvinisti, evangelici...).
Nota di Lunaria: adesso mettiamo la prova (pagina che fotografai
nel 2014) prima che qualcuno dica che me lo sono inventata io che
per il cristiano Eriugena Cristo non era più maschio:
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APPROFONDIMENTO: PANTEISMO E PANENTEISMO
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Info tratte da
La massima aspirazione dell'uomo è quella di diventare Dio (Nota di
Lunaria: già, e infatti Dio ha sempre forma maschile, ovviamente).
Con questo termine si intende un ente supremo in cui sono
realizzati i massimi valori: unum, verum, bonum, pulcrum.
Queste proprietà furono scoperte dagli Scolastici medievali e
applicate a tutti gli enti in modi diversi.
Nel concetto di Dio, sono le proprietà dello stesso, così perfetto che
non si può concepirne uno superiore.
Il "bonum est quod omnia appetunt", un realtà di tale natura che
soddisfa pienamente la volontà di ogni essere ragionevole senza
implicarne il possesso. Si tratta della caratteristica fondamentale
della divinità. L'altro attributo è il bello che è caratteristico di tutta
la mistica greco-ortodossa, denominata filocalia: "Pulchrum dicitur
id cuius ipsa apprehensio placet" (San Tommaso d'Aquino), il bello
è lo splendore del bene che soddisfa ogni aspirazione di ogni essere
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pensante, nel suo aspetto cognitivo-estetico.
Due sono state le tendenze dell'umanità nei confronti di Dio: il
panteismo e il panenteismo. Il panteismo è la dottrina per la quale
Dio coincide con tutto quanto esiste: nulla esiste né può esistere al
di fuori dell'Assoluto. Il panenteismo significa che tutto è in Dio e
nulla esiste al di fuori di lui. Il termine è ambivalente perché può
essere interpretato panteisticamente (gli effetti si distinguono dalla
Causa prima, ma ne derivano necessariamente) ma può anche
intendere una dottrina creazionistica per cui tutto deriva da Dio (ex
nihilo sui et ex nihilo obiecti) ma non può essere conservato
nell'esistenza senza il continuo intervento di Dio.
Dio esiste sempre "psicologicamente" anche se non esistesse: un
esempio è quello di Feuerbach: è l'uomo che crea Dio, perché
l'uomo è infinito nel desiderare, ma finito nel realizzare perciò
mediante pensieri e sogni attua le sue aspirazioni immaginando che
Dio esista; la divinità è la realizzazione compiuta di tutti i desideri
umani.
La Tanatologia ha il preciso scopo di conciliare l'uomo con il suo
evento ineluttabile della morte: Renan ha scritto "Vorrei essere
sicuro che esista un inferno perché preferisco l'ipotesi dell'inferno a
quella del nulla". Per Marcuse, se la vita si avvicinasse alla
soddisfazione tanto più l'istinto di morte diminuirebbe fino a
cessare.
La tentazione di Adamo è quella di mangiare il frutto proibito
perché lo renderà simile a Dio: Adamo crede al serpente e viene
punito.
Tuttavia l'aspirazione dell'uomo a diventare Dio viene espressa
anche positivamente nel Vangelo e in Sant'Agostino: "Rispose loro
Gesù: Non è forse scritto nella vostra legge: Io ho detto: Voi siete
Dei? Ora se essa ha chiamato Dei coloro ai quali fu rivolta la parola
di Dio (e la Scrittura non può essere annullata) a colui che il Padre
ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: tu bestemmi perché
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ho detto sono Figlio di Dio?"
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