Ripensare il volto digitale nella Silver Age
di Federico Bellentani e Massimo Leone
Abstract
This paper presents a novel exploration of applied semiotics in the design of digital technologies aimed at the elderly, particularly through the development of a
social media platform tailored to their needs. Building on Umberto Ecoís semiotic
framework and addressing the progressive aging of the population alongside the
ubiquity of digital technology, we propose a shift in how digital platforms are designed for senior users. The research identies a gap in current digital solutions,
which often overlook the elderly, resulting in a digital divide exacerbated by the
recent COVID-19 pandemic. By rethinking digital platforms with a focus on the
digital representation of faces, we aim to foster intergenerational connections that
transcend mere syntactic links, emphasizing semantic relationships built on shared narratives and memories. This endeavor is grounded in a critical literature
review that intersects elderly individuals, digital technology, and face representation, highlighting current limitations while offering recommendations for future
directions. A semiotic perspective on technology design for the elderly is proposed, promising a more inclusive digital landscape that acknowledges the elderly
not just as users but as active participants in a socially connected community.
The proposed platform focuses on preserving and sharing elderly memories with
extended families, leveraging the centrality of the face in digital communication
to promote genuine intergenerational engagement. The signicance of this work
lies in its methodological and cultural objective to redene ìappliedî in semiotics, advocating for a design that impacts real-life through digital innovation in
harmony with technical and engineering knowledge. By prioritizing narrative and
emotional connections, the project endeavors to restore semantic depth to digital
face representations, challenging the prevailing commercial nature of social platforms and envisioning a digital space that values authentic human connections
over quantitative interactions.
Keywords: tecnologia digitale, social media, volto, relazioni intergenerazionali, semiotica applicata.
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1. Introduzione. Per una nuova semiotica applicata
Per ìsemiotica applicataî si Ë spesso inteso, perlomeno nella tradizione italiana,
un pendant della semiotica generale ó cosÏ denominata da Umberto Eco (1975)
sulla scorta di altre discipline o insegnamenti accademici ìgeneraliî ó e, nello
specico, uno studio semiotico di particolari sistemi di segni, discorsi, o linguaggi. CosÏ, per esempio, la ìsemiotica della televisioneî non Ë stata intesa di solito
come una semiotica applicata in quanto propone nuovi apparati o programmi
televisivi, bensÏ in quanto applica i concetti teorici della semiotica generale allo
studio del linguaggio televisivo. Nei corsi universitari degli ultimi anni, e soprattutto in quelli di Scienze della Comunicazione, si Ë visto un orire díinsegnamenti denominati ìsemiotica diÖî, ovvero ìteorie e tecniche diÖî, ove tuttavia la
componente teorica della semiotica generale risultava preponderante rispetto a
quella tecnica e la semiotica applicata si esauriva in uníadozione di teorie generali in ambiti segnici particolari. CiÚ Ë avvenuto nonostante la chiara suddivisione
della ricerca semiotica in tre livelli proposta da Eco (1975): la semiotica generale
affronta la codica e líinterpretazione dei segni, la semiotica specica esplora le
caratteristiche di manifestazioni speciche, mentre quella applicata analizza casi
concreti spingendosi no alle proposte progettuali (Deni 2015). Ed Ë accaduto
nonostante numerosi semiologi si siano posti sul terzo livello, considerando la semiotica efcace nella produzione di testi e, di conseguenza, nellíazione progettuale (Proni 2006; per la semiotica del progetto si vedano anche Deni 2009 e Bianchi,
Montanari e Zingale 2010).
Oltre a trattare di un tema specico in relazione al soggetto generale del numero
monograco di rivista nel quale si colloca, il presente articolo intende anche perseguire un obiettivo metodologico e culturale pi˘ fondamentale: dare un senso
nuovo óin effetti ridare il suo senso proprio ó allíaggettivo ìapplicatoî. Qui
di seguito infatti si propone la semiotica non (solo) come disciplina per lo studio
dellíinvecchiamento, in concorrenza e in co-occorrenza con la medicina, la psicologia, le altre scienze sociali, e specialmente con la gerontologia e la geriatria,
bensÏ (anche) come quadro per produrre innovazione nella stessa esistenza degli
anziani1. Nella fattispecie, si suggerisce come, a partire da ragionamenti semiotici,
si possa ideare e realizzare una nuova piattaforma di social media per gli anziani.
Una semiotica applicata che dunque studia il mondo, ma vuole anche incidere
sulle sue forme di vita attraverso la progettazione del digitale, in sinergia con saperi tecnici e ingegneristici. Trattasi, a tutti gli effetti, di uníoperazione di semiotica del design in cui non solo si ricerca il signicato di testi e artefatti, ma si mira,
altresÏ, alla produzione di un artefatto (Zingale 2012) capace di creare nuove connessioni intergenerazionali.
Quale scienza del senso e degli strumenti di mediazione attraverso cui il senso viene culturalmente costruito, la semiotica ha i mezzi per iniziare a interessarsi anche
di una visione allargata del design e della progettualit‡, come processo nalizzato
alla costruzione della comunit‡ sociale. La semiotica puÚ e deve interrogarsi sul
senso del progettare e sul progetto del senso. (Zingale 2012: 54)
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Il contesto in cui si inserisce questa operazione Ë caratterizzato dallíinvecchiamento progressivo della popolazione e dalla crescente pervasivit‡ della tecnologia digitale. Tuttavia, nonostante il potenziale beneco delle tecnologie digitali
per migliorare la qualit‡ della vita degli anziani, si dibatte ampiamente sui reali
vantaggi che queste possano offrire (si veda per esempio Yee-Yann, Siow-Hooi e
Shay-Wei 2022). Attualmente, molte soluzioni digitali sono concepite e sviluppate da giovani per giovani, spesso trascurando le speciche esigenze degli anziani
e relegandoli a una categoria di utenti ritenuti incapaci di apprendere líuso di
tali tecnologie. Inoltre, gran parte della ricerca nel campo si concentra principalmente sulla componente hardware e applicativa, come robotica e domotica,
trascurando líimportante aspetto della creazione di nuove comunit‡ digitali intergenerazionali.
Líobiettivo di questo articolo Ë analizzare líapproccio predominante nel design
delle tecnologie digitali rivolte agli anziani, con un focus particolare sulle piattaforme sociali che si concentrano sulla rappresentazione digitale dei volti, le quali hanno guadagnato notevole popolarit‡ di recente. Queste tecnologie offrono
agli individui la possibilit‡ di esprimere con maggiore chiarezza la propria identit‡ personale, ma hanno anche contribuito a un aumento della dipendenza dalle
immagini digitali dei volti, che sono ormai onnipresenti sui social media e sulle
piattaforme digitali. Nonostante ciÚ, i volti degli anziani sono stati in gran parte
trascurati in questo processo di digitalizzazione, un fenomeno che Ë stato accelerato dalla pandemia di Covid-19. La marginalizzazione nella societ‡ degli anziani,
e dei loro volti, Ë un problema che va oltre al digital divide. Il progetto di piattaforma qui proposto intende colmare una lacuna nel funzionamento delle attuali
reti e piattaforme digitali basate sulla rappresentazione del volto, ripensando la
loro natura commerciale che promuove continuamente nuove connessioni indipendentemente da ciÚ che le fonda, spesso con líeffetto paradossale che le comunit‡ niscono per includere gli estranei ed escludere i contatti umani reali. CosÏ,
la piattaforma mira a creare non connessioni sintattiche ma semantiche, ovvero
quelle su cui si puÚ raccontare una narrazione: se non cíË una narrazione, allora
la connessione Ë puramente formale. La narrazione rappresenta uno dei fondamentali modi attraverso cui gli esseri umani organizzano la loro comprensione
del mondo, avendo la capacit‡ di delineare una visione specica del mondo e
della memoria (Cortazzi 2001; Cobley 2001)2. Per questo, la piattaforma vuole
fare tesoro delle storie, della memoria e della sensibilit‡ di chi era giovane prima dellíavvento del web per creare nuove e signicative relazioni tra gli anziani
e i loro familiari e amici promuovendo una nuova idea di connessione per creare
comunit‡ virtuali basate su valori, narrazioni ed emozioni condivise. Líarticolo
inizia con una revisione della letteratura che esplora líintersezione tra anziani,
tecnologia digitale e rappresentazione dei volti, allo stesso tempo mettendo in luce le limitazioni attuali e suggerendo raccomandazioni per il futuro. Sulla base di
queste considerazioni, viene proposta una prospettiva semiotica per la progettazione di tecnologie destinate agli anziani. Inne, si prevede lo sviluppo concreto
di una piattaforma social che funge da supporto alla memoria per gli anziani e le
loro famiglie allargate.
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2. Anziani e digitale: superare i limiti del digital divide
Il progressivo invecchiamento della popolazione Ë un fenomeno tanto rilevante
quanto diffuso nelle societ‡ industrializzate, causato da un generale miglioramento delle condizioni di vita, dellíigiene e dellíassistenza medica. Secondo la World
Health Organization (2022), Ë previsto che la percentuale di persone di 60 anni e
oltre passer‡ da 1 miliardo nel 2020 a 1,4 miliardi nel 2030. Entro il 2050, la popolazione anziana a livello mondiale sar‡ pi˘ che raddoppiata, raggiungendo la
cifra di 2,1 miliardi. Questo signica che ci saranno pi˘ del doppio delle persone
di et‡ superiore ai 60 anni rispetto ai bambini al di sotto dei 5 anni, anche a causa della simultanea diminuzione del tasso di natalit‡. Il numero di persone di 80
anni o pi˘ triplicher‡ tra il 2020 e il 2050, raggiungendo i 426 milioni di persone.
LíEuropa ha gi‡ oggi la popolazione pi˘ anziana, seguita dallíAmerica del Nord.
LíItalia Ë il Paese con líet‡ media pi˘ avanzata díEuropa, secondo al mondo dopo
il Giappone (Eurostat 2023).
Contemporaneamente, si sta assistendo a un sempre maggiore inserimento delle tecnologie digitali in ogni sfaccettatura della vita quotidiana. Secondo Datareportal (2023), oltre 5 miliardi di persone nel mondo sono connessi a Internet
nel 2023, pari al 64,5% della popolazione globale. Questo numero Ë in costante
crescita. Il 95% degli utenti di Internet nel mondo usa lo smartphone per accedere a Internet almeno occasionalmente, rappresentando oltre il 57% del tempo
trascorso online e pi˘ del 55% del trafco web globale. Líuso dei social media Ë
in costante crescita, con il totale di utenti attivi che ha raggiunto i 4,88 miliardi a
luglio 2023, pari al 60,6% della popolazione mondiale.
In questa situazione si registrano forti disparit‡: gli anziani, pur avendo accesso
a tecnologia ICT di base, non sempre riescono a sfruttarne appieno il potenziale.
Colmare questo digital divide Ë diventato una priorit‡ per la ricerca accademica,
la politica e le istituzioni, con risultati no ad ora ancora parziali e non sempre
soddisfacenti. Il presente articolo introduce una prospettiva semiotica per affrontare il problema, spostando líattenzione dalla mera eliminazione del divario digitale a una proposta pi˘ ambiziosa. Líobiettivo non Ë una progressiva e massiva
digitalizzazione della vita degli anziani, ma la creazione di nuove connessioni signicative tra anziani e la loro famiglia allargata, fatta di persone di et‡ diverse.
Per farlo, líarticolo adotta un approccio sperimentale, presentando uníossatura
teorica allíinterno della quale sviluppare una piattaforma social basata sul volto,
con líobiettivo di preservare la memoria delle persone anziane e condividerla con
le loro famiglie allargate. Il volto Ë infatti un elemento centrale nei social media
e nella comunicazione digitale: pensiamo alle foto di prolo, alle video call per
studio o lavoro, alla condivisione di sele e ritratti, ai ltri che alterano digitalmente i tratti facciali. Líampia diffusione di rappresentazioni facciali digitali ha
avuto molte conseguenze sul senso e sul ruolo del volto nella societ‡, con il rischio
percepito di erodere la loro profondit‡ semantica. Le immagini digitali dei volti
sono oggi onnipresenti, prodotte quotidianamente da miliardi di persone, immagazzinate e scambiate continuamente e sottoposte a sosticate elaborazioni postproduzione attraverso programmi di editing fotograco e ltri sui social media.
I volti degli anziani sono invece stati perlopi˘ marginalizzati dalla digitalizzazione. CiÚ ha evidenziato una problematica gi‡ presente nella tecnologia digitale e
nei social media: sono progettati da giovani per giovani e si concentrano sulla
connessione tra persone lontane nello spazio, ma trascurano il collegamento tra
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generazioni e la preservazione dei ricordi legati alle fotograe pre-digitali; aiutano gli individui a conservare e condividere i propri ricordi, quelli legati alle immagini digitali e ai sele, ma falliscono nel conservare i ricordi delle fotograe
pre-digitali.
3. Anziani e tecnologia: una revisione della letteratura
La letteratura relativa agli anziani e alla tecnologia si Ë sviluppata entro due principali paradigmi di ricerca, i quali riettono rispettivamente una prospettiva medico-tecnologica e una socio-psicologica. La prospettiva medico-tecnologica ha
studiato la tecnologia destinata agli anziani considerando alcuni fattori convergenti: líinvecchiamento della popolazione, la crescente digitalizzazione della vita
quotidiana, líaumento delle persone con disabilit‡, i costi crescenti dellíassistenza
agli anziani e líinteresse crescente da parte di aziende, settori industriali e pubbliche amministrazioni per lo sviluppo di tecnologie per scopi sanitari (Schulz et al.
2015). Queste ricerche hanno esplorato diverse tecnologie, in particolar modo di
tipo hardware, sistemistico e applicativo: tecnologia sanitaria e assistenziale (Fotteler et al. 2022), robot (Rogers, Kadylak e Bayles 2022), computer, smartphone e tablet accessibili (Salman, Ahmad e Sulaiman 2018), tecnologia indossabile
(Moore et al. 2021), IoT (Tun, Madanian e Mirza 2021), sistemi di Smart Home
e Ambient Assisted Living (Holzinger et al. 2011). Un campo di ricerca in espansione, seppur meno ampio, si Ë concentrato sulle opportunit‡ offerte da web, social media, realt‡ virtuale e aumentata come strumenti díinclusione sociale per gli
anziani in vari aspetti della loro vita, come la condivisione díinformazioni, gli acquisti online, il gioco e le interazioni con la pubblica amministrazione (per esempio Duarte e Coelho 2019).
In passato, la prospettiva medico-tecnologica tendeva a vedere líinvecchiamento
come un problema da risolvere attraverso líinnovazione tecnologica (Cozza, De
Angeli e Tonolli 2017), senza considerare i potenziali problemi legati allíadozione
degli strumenti tecnologici. Approcci recenti, soprattutto nel campo sociologico
e psicologico, hanno cambiato orientamento, passando dallíattenzione centrata
sulla tecnologia a un focus sugli stessi anziani, con líobiettivo di approfondire la
comprensione del fenomeno sociale dellíinvecchiamento e dellíutilizzo potenziale
della tecnologia in questo contesto. Tale linea di ricerca ha cercato díintegrare gli
anziani allíinterno dei processi di design e sviluppo tecnologico, considerando le
loro necessit‡, attitudini ed emozioni anzichÈ concentrarsi solo sulla tecnologia.
La ricerca socio-psicologica sugli anziani e la tecnologia ha affrontato una vasta
gamma di tematiche, tra cui la solitudine (Akhter-Khan et al. 2023), la manifestazione delle emozioni (Woodward 2009), líinvecchiamento LGBTQIA+ (Miller
2023; Hess 2019), le pratiche religiose e la cura spirituale degli anziani (Dessart
et al. 2022), la pianicazione e il design urbano accessibile (Crews 2022), e cosÏ
via. In questo contesto, sono stati fatti anche numerosi sforzi per ridurre il digital
divide legato allíet‡, proponendo soluzioni per favorire una migliore comprensione delle tecnologie da parte degli anziani (Charness e Boot 2022). Tuttavia,
anche queste soluzioni sono state spesso basate su criteri quantitativi legati alla
tecnologia, senza tener conto delle interpretazioni e dei signicati che gli anziani
le attribuiscono (vedi per esempio Moxley, Sharit e Czaja 2022). Resta dunque
da sviluppare una terza via semiotica, che si concentri sul modo in cui i contesti
individuali, sociali e culturali degli anziani inuenzano la loro percezione e inter54
pretazione della tecnologia (vedi paragrafo 4).
Dalla proposta del modello di Stafford (1988), non ci sono stati sviluppi signicativi nel creare una semiotica dellíanzianit‡, prima di questo numero monograco.
Alcuni studi hanno utilizzato strumenti provenienti dalla disciplina, sebbene non
fossero in modo specico di natura semiotica: per esempio, in ambito gerontologico, Black et al. (2018) hanno analizzato come gli anziani nelle RSA usino simboli per comunicare tra loro e affermare le proprie identit‡ personali e sociali.
Diversamente, la semiotica si Ë sempre interessata alla tecnologia digitale, concentrandosi principalmente su media e comunicazioni digitali (Cosenza 2014; Giacomazzi 2022). Recentemente, si Ë concentrata sullo studio delle pratiche della cultura digitale e sulle tecnologie digitali che le supportano (Hartley, Ibrus e
Ojamaa 2021; Santangelo e Leone 2023). Molte ricerche interdisciplinari sono
state condotte sul volto nellíera digitale, principalmente sviluppate dai semiotici
allíinterno del progetto di ricerca ERC FACETS. Questa ricerca si Ë concentrata
sulle pratiche di esposizione del volto nei social network e nelle nuove tecnologie
visive per il riconoscimento, la rilevazione, la rappresentazione e la manipolazione
del volto (per esempio, Leone 2018). Solo alcune ricerche, tuttavia, hanno contribuito empiricamente alla progettazione di soluzioni digitali proponendo metodologie di progettazione che tengano conto dei signicati e delle interpretazioni
degli utenti (Sanna 2020; DallíAcqua e Bellentani 2023). Questo articolo aspira a
muoversi in tale direzione.
4. Anziani e volto
Il volto costituisce la supercie corporea attraverso la quale presentiamo al mondo la nostra identit‡. Allo stesso tempo, funge da interfaccia per la comunicazione
e líinterazione con altre persone, animali, oggetti e tecnologie (Leone 2021b). Ma
il volto Ë anche un testo attraverso il quale esprimiamo e rideniamo costantemente la nostra identit‡:
Our face is, indeed, not only a surface, and not only an interface, but also a text.
It is a proposition of meaning. Such textual nature is evident in simulacra: a portrait will be perceived, read, and valued as the result of a very complex interaction
between the painterís intention, the materiality of the painting, and the disposition
of its viewers. Yet the face too, and not only the represented one but also the presented one, is a text, for like a text we arrange it for the world, through a mixture of
intentions and spontaneity; like a text, our face is material, presenting itself as bodily surface but also as support for dentistry, cosmetics, hairdressing, piercing, tattoos, etc.; like a text, nally, this face is written (by nature, by ourselves, by society)
as well as it is read, and misread in certain circumstances: whence the ancient and
still extant dream of developing infallible techniques for the reading and decoding
of faces, from physiognomy on (Leone 2021b: 11-12).
Il volto Ë tra gli oggetti pi˘ rappresentati nella storia umana. Nel corso del tempo, il numero di rappresentazioni visive e simulacri dei volti Ë costantemente cresciuto. In passato, venivano ritratti solamente i volti díimperatori, re e divinit‡,
mentre oggi il prolo digitale di chiunque puÚ raggiungere istantaneamente líintero pianeta. La rapida evoluzione di nuovi strumenti tecnologici si Ë evoluta
parallelamente alla storia sociale della rappresentazione del volto e ha generato
nuove tendenze e modalit‡ di rappresentazioni facciali (Leone 2021a). Líascesa
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della modernit‡, del suffragio universale, dellíeconomia liberale e della cultura
del tempo libero ha coinciso con lo sviluppo di nuove tecniche per la rappresentazione del volto: incisione, fotograa, macchine fotograche istantanee e digitali,
infatti, sono state usate (non solo, ma anche) per la rappresentazione del volto, e
nel volto hanno spesso trovato líoggetto del loro costrutto discorsivo pi˘ incisivo
e rappresentativo: il ritratto, il fotoritratto, il primo piano, no al sele. Le nuove
tecnologie per la rappresentazione del volto hanno soddisfatto un emergente senso díindividualit‡, ma allo stesso tempo líhanno anche promossa: per esempio, le
fotocamere frontali negli smartphone hanno reso il sele possibile; a sua volta, il
sele ha stimolato lo sviluppo di fotocamere frontali pi˘ avanzate.
La diffusione delle immagini facciali ha avuto un profondo impatto sul signicato
e sul ruolo del volto nella societ‡. Líaumento del numero e della circolazione delle
immagini facciali sta forse gradualmente erodendo la loro profondit‡ semantica.
In molte culture umane, il volto Ë considerato sacro, rappresentando líincarnazione suprema dellíindividualit‡ e un canale privilegiato per esprimere emozioni e
intenzioni. Un passo tratto dalla Storia Naturale di Plinio il Vecchio, che narra líorigine mitica del ritratto, lo descrive come un mezzo visivo per preservare dallíoblio líimmagine di una persona amata (XXXV, 12). Come osservato da Walter
Benjamin, líavvento della riproduzione meccanica nellíarte mette in pericolo la
sua aura: allíaumentare della moda e della tecnologia nella produzione dei ritratti,
essi tendono a perdere il loro signicato unico, come dimostrano anche le opere
pittoriche di Andy Warhol.
Con líavvento della tecnologia digitale per la creazione e la condivisione delle
immagini, le rappresentazioni del volto umano hanno conosciuto una crescita
esponenziale. Le immagini facciali digitali sono oggi generate quotidianamente da
miliardi di individui, archiviate in grandi quantit‡, scambiate in modo intensivo e
soggette a sosticate elaborazioni di post-produzione. Comunicazione e media digitali fanno del volto un elemento centrale del loro funzionamento. Pensiamo alla
foto prolo di Facebook, il cui nome deriva dallíannuario universitario con i volti
degli studenti distribuito dalle universit‡ statunitensi allíinizio dellíanno accademico per aiutare gli studenti a conoscersi reciprocamente. Inoltre, ci sono i feed
visivi e i video di Instagram, Snapchat e TikTok, che offrono strumenti di editing
per immagini e video e una vasta gamma di ltri per modicare líaspetto del volto.
Esistono anche applicazioni incentrate sullíelaborazione delle immagini del volto
che consentono díinvecchiare, ringiovanire o alterare tratti fenotipici come il colore della pelle, la forma del naso e cosÏ via. Alcune di queste applicazioni consentono di scambiare il proprio volto con altri volti (face swap) o di prevedere líaspetto di un/a possibile glio o glia basandosi sui volti dei genitori (baby face generator). Il volto, pi˘ professionale e formale, Ë presente anche sui proli LinkedIn e
appare sulle piattaforme di videoconferenza utilizzate per lavoro o studio. Inne,
strumenti per il riconoscimento facciale sono oggi ampiamente presenti nelle nostre applicazioni e nelle citt‡ per questioni di sicurezza o monitoraggio.
La pandemia di COVID-19 ha suscitato nuove riessioni sul volto, sulla sua rappresentazione e sulla tecnologia digitale. Durante i periodi di lockdown, pochi
erano in grado di vedere il volto di altre persone faccia a faccia, eccezion fatta per
i membri pi˘ stretti della famiglia. CiÚ ha portato allíesclusione forzata degli anziani dalla digitalizzazione e dalla crescente predominanza delle videoconferenze.
La pandemia minacciava le vite degli anziani, ma al contempo ha messo a rischio
anche la visibilit‡ dei loro volti. Urge dunque una prospettiva semiotica per ri56
pensare il rapporto tra anziani e tecnologia digitale attraverso nuovi approcci incentrati sul volto.
5. Ripensare il rapporto tra digitale e anziani attraverso il volto
La bibliograa esistente ha offerto soluzioni per migliorare la qualit‡ di vita degli
anziani attraverso la tecnologia, focalizzandosi in particolar modo sulla dimensione hardware e applicativa. Questa ricerca ha considerato líinvecchiamento come
un problema che puÚ essere risolto mediante líuso della tecnologia. Tale prospettiva ha rafforzato stereotipi negativi e discriminatori verso gli anziani. La prospettiva qui presentata mira invece a superare questo limite attraverso un approccio
volto a comprendere i signicati che gli anziani attribuiscono alla tecnologia e il
modo in cui essa possa contribuire in modo signicativo alle loro comunit‡. Líobiettivo non Ë di natura tecnica, ma semiotica, mirando a uníanalisi di come le tecnologie acquisiscono signicato nella cultura di una comunit‡ intergenerazionale
basata su valori comuni e su memorie e sensibilit‡ condivise, sia sulle piattaforme
digitali che ofine.
In passato sono gi‡ stati proposti studi sulle connessioni tra semiotica, ingegneria
e design informatico (per esempio, De Souza 2005), sebbene si basassero spesso
su un certo formalismo. Nake e Grabowski (2001) considerano líinterazione tra
persone e macchine come basata su due processi autonomi: le operazioni segniche da parte degli utenti e líelaborazione dei segnali da parte delle macchine. I
problemi di programmazione del software si concentrano quindi sulla corrispondenza tra queste due operazioni. Zinna (2004) ha gettato le fondamenta per una
semiotica della scrittura elettronica, stabilendo legami tra le discipline umanistiche e líinformatica. Questa ricerca si Ë basata sulla nozione di ìoggetto di scritturaî, esplorando la relazione tra testi e oggetti díuso. Zinna (2004: 127) sottolinea
come i dispositivi elettronici si caratterizzino per un elevato livello díinterattivit‡, fondendo aspetti semantici e pragmatici: ìLe scritture elettroniche agiscono
come oggetti interattivi, fungendo simultaneamente da mezzi di signicazione e
azione: trasmettono signicati e facilitano funzioni specicheî. A livello teorico, Holzinger et al. (2011) hanno stabilito correlazioni tra tre principali obiettivi dellíinformatica e tre dimensioni semiotiche: la correttezza degli algoritmi riguarda la sintassi; líefcienza dei programmi afferisce alla semantica; e líusabilit‡,
concentrandosi sulle azioni dellíutente nale, inerisce alla pragmatica. Oltre a
questa correlazione formale, gli autori si concentrano sul rapporto tra tecnologia
e anziani dimostrando come essa sia basata su una serie di assunzioni considerate
scontate dai progettisti, spesso giovani. Pertanto, gli autori ritenevano necessario
afdarsi a ciÚ che chiamano ìdesign semioticoî, che mettesse al centro i processi
di signicato dellíutente, anzichÈ concentrarsi esclusivamente sulla relazione ingegneristica tra utente, designer e interfaccia (Holzinger et al. 2011: 186).
La nostra prospettiva parte da questa base e mira a due operazioni diverse ma
simultanee:
ï Ripensare il processo díinvecchiamento implica sdare líidea generalmente
pessimistica associata a questo fenomeno biologico, che troppo spesso deriva
da stereotipi radicati nel passato, presenti in diverse epoche e culture (BackesGellner et al. 2010). Questa sda inizia dal ripensare il linguaggio discriminatorio utilizzato per riferirsi allíanzianit‡, ma anche da una totale riconsidera57
zione della categoria semantica dellíinvecchiamento. Concentrarsi unicamente
sugli anziani rappresenta una visione limitata. Al contrario, Ë necessario riettere su una societ‡ che includa tutte le fasi della vita, evitando di basarsi su convenzioni predenite come líassociazione tra anzianit‡ e malattia, la denizione
dellíinizio della vecchiaia a 65 anni, líidea che le persone anziane non possano
imparare nulla di nuovo o siano meno produttive, o che gli anziani non vogliano avere a che fare con la tecnologia digitale (Backes-Gellner et al. 2010).
Questo approccio permetter‡ di evitare quella retorica della compassione che
spesso ha caratterizzato gli studi sulla tecnologia per anziani, sostituendola con
una retorica della symp·theia basata sulla comprensione e la disponibilit‡ a
partecipare alle sde dellíinvecchiamento.
Come indicato da Backes-Gellner et al. (2010), il termine ampiamente utilizzato nelle scienze sociali e negli studi sullíanzianit‡, noto come aging society, tende a enfatizzare la dimensione dellíinvecchiamento, delineando nettamente le
diverse fasi della vita (formazione, lavoro, pensionamento) basate sullíet‡ cronologica piuttosto che sullíet‡ biologica e sociale. Ripensarlo come un effettivo
participio presente, come il processo di avanzare con líet‡ di tutta la societ‡,
puÚ contribuire a evitare omologazioni e polarizzazioni tra diverse coorti di
et‡, fenomeni che si riettono anche nel discorso pubblico. Una nuova nozione
díinvecchiamento cosÏ pensata puÚ dunque accettare differenze tra individui,
tra diversi stadi della vecchiaia, in diversi contesti culturali e nazionali. Inoltre,
considera la categoria di anziano in termini diacronici: quando raggiungeranno
líet‡ di 80 anni, i trentenni di oggi useranno gli smartphone in modo diverso
rispetto agli ottantenni odierni (Backes-Gellner et al. 2010)
ï Ripensare la tecnologia: Nel panorama attuale, la tecnologia digitale Ë prevalentemente sviluppata da individui giovani e per un pubblico giovane. Questa
tecnologia si focalizza sulla connessione tra persone distanti sicamente, ma
spesso non tiene conto della sua potenziale capacit‡ di unire le persone attraverso il tempo, trascurando cosÏ la creazione di legami signicativi tra diverse
generazioni. Di conseguenza, líattenzione della tecnologia Ë rivolta principalmente alla conservazione e alla condivisione di ricordi legati alle fotograe digitali e ai sele, trascurando líimportanza di quelli contenuti in fotograe analogiche. Come suggerito da Holzinger et al. (2011):
Some of the infrastructures that offer the most advantages for the elderly as users,
such as social interaction programs, are currently designed with young people in
mind as [to] take full advantage of their ability to recognise the same symbols and
to possess the same semiotic data base as the designers. Once it is accepted that
demographic pressure makes it necessary that common applications are designed
for a wider age spectrum, one aspect of semiotic engineering could offer designers
the key to increasing acceptability among non-homogenous groups. (Holzinger et
al. 2011: 186)
Sulla base di queste considerazioni, il paragrafo seguente presenta una piattaforma di social network basata sul volto, con líobiettivo di preservare la memoria
delle persone anziane e condividerla con le loro famiglie allargate. Attraverso la
condivisione di immagini e storie, la piattaforma mira a creare comunit‡ virtuali
basate su valori, narrazioni ed emozioni condivise.
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6. Una proposta concreta: il progetto EUFACETS
Secondo Lotman e Uspenskij (1975 [1971]: 43), la cultura puÚ essere considerata
la ìmemoria non ereditaria della collettivit‡î, un meccanismo di conservazione
delle informazioni che abbraccia testi scritti, immagini, spazi urbani, oggetti, ecc.
Questo insieme culturale comprende anche esperienze personali e ricordi, che invece possono essere tramandati alle generazioni successive sotto forma di narrazioni orali, oggetti della vita quotidiana e rappresentazioni visive come fotograe
e video. Tuttavia, il passaggio di questa memoria da una generazione allíaltra non
Ë un processo automatico, ma puÚ essere ostacolato da circostanze contingenti e
inuenze ideologiche.
Sulla base di queste premesse teoriche, il presente articolo propone lo sviluppo di
una piattaforma digitale che possa fungere da ìkit della memoriaî per gli anziani
e le loro famiglie allargate. Lo scopo di questa piattaforma Ë agevolare la creazione di una memoria sociale condivisa, la quale consenta agli individui di produrre
e condividere il loro patrimonio narrativo personale allíinterno di reti di persone
strettamente connesse.
Questa piattaforma, che si svilupper‡ nel contesto del progetto EUFACETS |
EU Face Advanced Communication for Elders Treasuring in Society (ERC-2022POC2, n. 101100643, Principal Investigator: Prof. Massimo Leone), offrir‡ la
possibilit‡ di caricare e condividere fotograe analogiche, alle quali aggiungere
informazioni e narrazioni. Attraverso la piattaforma, i membri della famiglia potranno digitalizzare una foto analogica e inviarla in formato digitale allíanziano.
Líapplicazione incoragger‡ quindi líanziano a: 1) aggiungere informazioni di base
(data, luogo, persone, ecc.); 2) registrare ulteriori narrazioni audio sulla foto; 3)
mettere questi racconti personali a disposizione della famiglia, che potr‡ ascoltarli
ma anche integrarli con altre narrazioni secondarie; il racconto principale e quello
secondario costituiranno quindi il patrimonio narrativo della foto.
Il fulcro di questa piattaforma sar‡ la famiglia allargata degli anziani: membri
della famiglia biologica, amici e caregiver. Tale approccio riette la necessit‡, gi‡
evidenziata in semiotica da Bellachhab et al. (2023), di costruire discorsivamente
una cura basata sulla famiglia allargata, al contrario di un singolo caregiver previsto per legge. La letteratura relativa ai social media per anziani ha da tempo sottolineato la necessit‡ di un servizio centrato su contenuti relativi alla famiglia, oltre
che di interfacce non commerciali, senza distrazioni pubblicitarie, adattabili alle
esigenze di utenti con diversi background tecnologici (Coelho e Duarte 2016).
Gli anziani sono spinti ad adottare i social media soprattutto per rimanere in contatto con i propri familiari, specialmente quando questi sono sicamente o emotivamente distanti per ragioni geograche o limitazioni dovute a fenomeni come
una pandemia. Numerose ricerche hanno sviluppato strumenti digitali focalizzati
sulla famiglia (per esempio, Lindley 2012 e Morris 2005). Come indicato da Coelho e Duarte (2016), il trasferimento di messaggi e immagini tra le generazioni
Ë un elemento cruciale nellíapprendimento delle nuove tecnologie da parte degli
anziani. Inoltre, la famiglia Ë stata identicata come il principale punto díinteresse dei social media specicamente rivolti agli anziani, oltre a essere la principale
ragione dellíuso di piattaforme esistenti come Facebook (Coelho e Duarte 2016).
Un ulteriore elemento di rilevanza nellíadozione delle tecnologie da parte degli
anziani Ë la condivisione di fotograe (Coelho e Duarte 2016). La piattaforma qui
proposta offre, infatti, la possibilit‡ di caricare, modicare e condividere fotogra59
e, consentendo agli utenti di aggiungere dettagli informativi e narrazioni audio.
Le fotograe rivestono un ruolo fondamentale nel coinvolgere gli anziani nei social media e possono fornire contesto per le conversazioni con i familiari spazialmente lontani (Vetere et al. 2009). Come anche in altri social network basati
sul volto, líuso di immagini di volti come foto di prolo contribuisce a facilitare
líadozione delle piattaforme da parte di coloro che possiedono competenze tecnologiche limitate (Baecker et al. 2014). Líinterazione legata alla visualizzazione e
manipolazione delle fotograe si Ë dimostrata un elemento chiave nella creazione di legami tra gli anziani, il sistema tecnologico e i loro familiari (Baecker et al.
2014). La piattaforma qui proposta permette di creare e condividere storie intorno a queste immagini, incoraggiando gli anziani e le loro famiglie a raccontare una
storia sulla foto, che costituir‡ il patrimonio narrativo della foto. La soluzione si
basa sullíidea che, attraverso e con gli anziani, sia la memoria dellíintera famiglia
allargata a essere promossa e formata.
Dai precedenti studi su anziani e social media emergono varie raccomandazioni
da considerare nella progettazione della piattaforma:
ï Famiglia allargata al centro: La piattaforma sar‡ concepita sulla base della
famiglia allargata dellíanziano. Questo approccio mira a promuovere i contatti e gli scambi tra anziani, familiari e amici, soprattutto in situazioni in cui i
membri della famiglia vivono distanti, contribuendo cosÏ a mitigare i problemi
legati allíisolamento sociale.
ï Memoria condivisa: La piattaforma consentir‡ la condivisione di fotograe
pre-digitali e delle storie a esse collegate. Questo servizio rappresenter‡ un ìkit
della memoriaî dal quale trarranno benecio non solo gli anziani, ma líintera
famiglia. Líobiettivo Ë preservare non solo la memoria degli anziani, ma anche
quella dellíintera societ‡. La fragilit‡ della memoria negli anziani Ë un processo siologico, ma quella della societ‡ non lo Ë. Non Ë di natura siologica, ad
esempio, che i loro nipoti ignorino come fosse líEuropa meno di un secolo fa.
Migrazione, frontiere, diritti delle donne, diritti delle minoranze, e cosÏ via: Ë
fondamentale che i giovani cittadini europei recuperino una viva memoria sociale del passato della loro comunit‡ attraverso la voce viva e il volto vissuto
dei loro anziani.
ï Ruolo centrale del volto: La piattaforma sar‡ incentrata sul volto, un elemento cruciale nella comunicazione digitale e nei social media (Sezione 4). La
condivisione di fotograe e ritratti costituir‡ un importante incentivo allíadozione della piattaforma, promuovendo conversazioni e interazioni signicative
tra gli anziani e la loro famiglia allargata. Inoltre, la condivisione díimmagini e
ritratti favorir‡ la scoperta di nuove storie legate ai cambiamenti del volto nel
corso del tempo, sia quelli legati allíinvecchiamento biologico, sia quelli sulle
tendenze passate in fatto di trucco, capigliatura, accessori, tatuaggi, ecc. Líuso
di ltri moderni su vecchie foto offrir‡ nuove opportunit‡ creative e ludiche.
CosÏ, la piattaforma promuover‡ una nuova consapevolezza del signicato del
volto e delle sue rappresentazioni.
ï Tecnologia accessibile agli anziani: Dal punto di vista tecnico, Ë essenziale progettare la piattaforma in modo che sia facilmente utilizzabile dallíUtente Modello (Eco 1979), ovvero líinsieme di competenze visive, multimediali e
linguistiche che líanziano possiede per usare in modo agevole la piattaforma.
Tuttavia, occorre evitare di sottovalutare le capacit‡ degli anziani, offrendo al
60
contempo funzionalit‡ che risultino troppo semplici e limitate, il che potrebbe portare a un progressivo disinteresse nellíuso della piattaforma (Czaja et al.
1993). CiÚ vale anche per utenti pi˘ avvezzi alla tecnologia che devono trovare
soddisfacente líinterazione con la piattaforma.
ï Comunicazione chiara e accessibile: evitare líuso di linguaggio tecnico e non
dare per scontata la comprensione della simbologia legata alle tecnologie. La
piattaforma deve essere intuitiva e user-friendly, con uníinterfaccia comprensibile anche per coloro che non hanno familiarit‡ con le attuali tecnologie digitali. Ricerche future si concentreranno sulla costruzione semiotica dellíinterfaccia della piattaforma, intesa come luogo in cui essa esprime le sue potenzialit‡ díuso, stabilisce una relazione con gli utenti e mira a costruire un Utente
Modello.
ï Privacy garantita: La tutela della privacy dei partecipanti deve essere un processo trasparente e facile da comprendere. La piattaforma offre la possibilit‡
di creare comunit‡ chiuse, in cui gli utenti possono interagire solo con persone
conosciute e di ducia.
ï Rete sociale ristretta e autentica: Il network degli anziani include esclusivamente le persone che gli stessi anziani hanno incontrato sicamente in occasioni signicative. Non saranno consentite attivit‡ di marketing o promozione
commerciale sulla piattaforma. Líobiettivo Ë infatti promuovervi connessioni
vissute come autentiche tra le persone anziane e le loro reti di contatti.
La piattaforma intende dunque colmare una lacuna nel funzionamento delle attuali piattaforme social basate sulla rappresentazione del volto. La loro natura
commerciale, infatti, promuove continuamente nuove connessioni indipendentemente da ciÚ che le fonda, spesso con líeffetto paradossale che le comunit‡ niscono per includere gli estranei ed escludere le persone affettivamente vicine. La
piattaforma qui proposta rappresenta uníalternativa, puntando sulla qualit‡ pi˘
che sulla quantit‡ e basandosi non sulle connessioni sintattiche ma su quelle semantiche: una connessione semantica Ë tale se si puÚ raccontare una narrazione
su di essa: se non cíË una narrazione, allora la connessione Ë puramente formale.
In questo processo, la piattaforma rappresenta anche uníopzione per le generazioni che sono state escluse dai social media tradizionali a causa del divario digitale intergenerazionale. Il suo obiettivo non Ë perÚ ìcolonizzarloî digitalizzando
le memorie degli anziani, bensÏ umanizzare la stessa memoria dei giovani. Líobiettivo Ë allora valorizzare la memoria, le storie e soprattutto la sensibilit‡ di coloro
che hanno vissuto la giovinezza prima dellíavvento del web, al ne di creare comunit‡ virtuali basate su valori, narrazioni e emozioni condivise.
A lungo termine, la piattaforma ambisce ad avere un impatto sul funzionamento
degli attuali social media basati sul volto proponendo un nuovo modo di connettere le persone e creare comunit‡. Gli attuali social media partono dal potere della
tecnologia e poi progettano le loro funzioni e i loro servizi intorno ad essa. Questa
piattaforma invece parte dallíintelligenza umana e dalla memoria personale, non
da quella articiale dei database. Mette poi líintelligenza articiale e i database al
servizio dei bisogni esistenziali delle persone, non viceversa. Come sostengono
Backes-Gellner et al. (2010):
At present, the impression often arises that older people have to adapt to the requirements of technology. As a rule, the opposite makes sense and is also technically feasible. Older people are ìexperts on their own lives,î and they have a wealth of
61
knowledge about their personal preferences, habits, and idiosyncrasies. (BackesGellner et al. 2010: 64)
7. Conclusioni
Questo articolo ha mostrato come i precedenti studi su anziani e tecnologia abbiano considerato líinvecchiamento come un problema, quasi una malattia che
puÚ essere curata mediante líuso della tecnologia. Questa visione ha creato la convinzione che le sde di una societ‡ progressivamente pi˘ anziana potevano essere
risolte con nuovi strumenti tecnologici. Tuttavia, la ricerca e lo sviluppo tecnologico si sono orientati verso la continua ricerca díinnovazione pi˘ che verso le reali
esigenze degli anziani.
Sulla base della prospettiva semiotica qui presentata, si puÚ presumere che una
tecnologia si riveler‡ utile e sar‡ dunque effettivamente adottata dagli anziani solo
quando le loro ìinterpretazioni della tecnologiaî (Peliz‰us-Hoffmeister 2016: 27)
saranno state prese in considerazione durante lo sviluppo della tecnologia stessa, insieme ai loro modelli di comportamento individuali e alle loro condizioni
di contesto sociale e culturale. In una parola, occorre che la tecnologia si adatti
alle esigenze degli anziani, cosÏ come a quelle delle loro famiglie, e non viceversa.
La piattaforma ideata in questo articolo per preservare la memoria degli anziani e
consentire loro di condividerla con le loro famiglie allargate parte da questo presupposto, proponendo un design che tenga conto dei signicati e delle interpretazioni della tecnologia nella cultura di una specica comunit‡ intergenerazionale. Nel farlo, si basa sui concetti di famiglia allargata, memoria condivisa e volto,
come elemento fondamentale del loro funzionamento.
Nel lungo periodo, piattaforme costruite su questa prospettiva potranno inuenzare gli attuali social media basati sui volti, mostrando un modo diverso di connettere le persone e creare comunit‡, in contrasto con le logiche pervasive di
mercicazione, controllo, standardizzazione e sfruttamento commerciale tipiche
degli attuali social media basati sul volto. Inoltre, permetteranno di concepire un
volto digitale la cui profondit‡ semantica sar‡ almeno parzialmente ripristinata.
A causa di limiti di spazio, questo articolo non ha approfondito il legame tra socializzazione e utilizzo dei social network, rischiando di lasciare líimpressione errata
che la digitalizzazione possa automaticamente rafforzare i legami sociali. Inoltre,
si potrebbe erroneamente interpretare che esista una divisione netta basata sullíet‡, con una comunit‡ pi˘ giovane socialmente integrata grazie ai social network e
una popolazione anziana meno integrata a causa di un divario generazionale digitale. Inoltre, occorrer‡ concentrarsi sulla costruzione semiotica dellíinterfaccia
della piattaforma, intesa come luogo in cui essa esprime le sue potenzialit‡ díuso,
stabilisce una relazione con gli utenti e mira a costruire un Utente Modello, ma
anche come luogo attivamente coinvolto nella creazione di una crescente gamma
di signicati, interpretazioni e azioni. Oltre a colmare queste lacune, il futuro di
EUFACETS vedr‡ emergere nuovi metodi di studio che si concentrino sullíinterpretazione e la comprensione dei signicati legati alla tecnologia. Questi metodi
debbono andare oltre líanalisi superciale e immergersi nellíessenza delle interazioni tra gli anziani, il loro volto e la tecnologia. CiÚ che Ë emerso dalle ricerche
in corso Ë la necessit‡ di sistematizzare questa prospettiva in un vero e proprio
approccio semiotico che metta in relazione questi elementi. Tale approccio si basa sullíidea che il volto sia una supercie attraverso cui gli anziani esprimono la
62
loro identit‡ e interagiscono con il mondo digitale. La tecnologia, vista da questa
prospettiva, non Ë solo uno strumento, ma un mezzo attraverso cui si creano signicati, si condividono storie e si preservano memorie. Nel futuro prospettato
da EUFACETS, líapproccio della nuova semiotica applicata diventa un pilastro
fondamentale per la comprensione delle complesse dinamiche sociali e culturali
legate allíinvecchiamento e allíuso della tecnologia.
Note
Per brevit‡, qui e in seguito si adotta la dicitura ìanzianiî senza connotazioni di genere, con riferimento a persone anziane di qualsiasi genere.
Sulla discussione in merito allíopposizione sintassi/semantica rispetto alle computer sciences e ai
mondi digitali, iniziata da Searle, si vedano di recente Peregrin 2021 e Rapaport 2022.
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