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2024 - Ripensare il volto digitale nella Silver Age

2024, Carte Semiotiche

This paper presents a novel exploration of applied semiotics in the design of digital technologies aimed at the elderly, particularly through the development of a social media platform tailored to their needs. Building on Umberto Ecoís semiotic framework and addressing the progressive aging of the population alongside the ubiquity of digital technology, we propose a shift in how digital platforms are designed for senior users. The research identies a gap in current digital solutions, which often overlook the elderly, resulting in a digital divide exacerbated by the recent COVID-19 pandemic. By rethinking digital platforms with a focus on the digital representation of faces, we aim to foster intergenerational connections that transcend mere syntactic links, emphasizing semantic relationships built on shared narratives and memories. This endeavor is grounded in a critical literature review that intersects elderly individuals, digital technology, and face representation, highlighting current limitations while offering recommendations for future directions. A semiotic perspective on technology design for the elderly is proposed, promising a more inclusive digital landscape that acknowledges the elderly not just as users but as active participants in a socially connected community. The proposed platform focuses on preserving and sharing elderly memories with extended families, leveraging the centrality of the face in digital communication to promote genuine intergenerational engagement. The signicance of this work lies in its methodological and cultural objective to redene ìappliedî in semiotics, advocating for a design that impacts real-life through digital innovation in harmony with technical and engineering knowledge. By prioritizing narrative and emotional connections, the project endeavors to restore semantic depth to digital face representations, challenging the prevailing commercial nature of social platforms and envisioning a digital space that values authentic human connections over quantitative interactions.

Ripensare il volto digitale nella Silver Age di Federico Bellentani e Massimo Leone Abstract This paper presents a novel exploration of applied semiotics in the design of digital technologies aimed at the elderly, particularly through the development of a social media platform tailored to their needs. Building on Umberto Ecoís semiotic framework and addressing the progressive aging of the population alongside the ubiquity of digital technology, we propose a shift in how digital platforms are designed for senior users. The research identies a gap in current digital solutions, which often overlook the elderly, resulting in a digital divide exacerbated by the recent COVID-19 pandemic. By rethinking digital platforms with a focus on the digital representation of faces, we aim to foster intergenerational connections that transcend mere syntactic links, emphasizing semantic relationships built on shared narratives and memories. This endeavor is grounded in a critical literature review that intersects elderly individuals, digital technology, and face representation, highlighting current limitations while offering recommendations for future directions. A semiotic perspective on technology design for the elderly is proposed, promising a more inclusive digital landscape that acknowledges the elderly not just as users but as active participants in a socially connected community. The proposed platform focuses on preserving and sharing elderly memories with extended families, leveraging the centrality of the face in digital communication to promote genuine intergenerational engagement. The signicance of this work lies in its methodological and cultural objective to redene ìappliedî in semiotics, advocating for a design that impacts real-life through digital innovation in harmony with technical and engineering knowledge. By prioritizing narrative and emotional connections, the project endeavors to restore semantic depth to digital face representations, challenging the prevailing commercial nature of social platforms and envisioning a digital space that values authentic human connections over quantitative interactions. Keywords: tecnologia digitale, social media, volto, relazioni intergenerazionali, semiotica applicata. 50 1. Introduzione. Per una nuova semiotica applicata Per ìsemiotica applicataî si Ë spesso inteso, perlomeno nella tradizione italiana, un pendant della semiotica generale ó cosÏ denominata da Umberto Eco (1975) sulla scorta di altre discipline o insegnamenti accademici ìgeneraliî ó e, nello specico, uno studio semiotico di particolari sistemi di segni, discorsi, o linguaggi. CosÏ, per esempio, la ìsemiotica della televisioneî non Ë stata intesa di solito come una semiotica applicata in quanto propone nuovi apparati o programmi televisivi, bensÏ in quanto applica i concetti teorici della semiotica generale allo studio del linguaggio televisivo. Nei corsi universitari degli ultimi anni, e soprattutto in quelli di Scienze della Comunicazione, si Ë visto un orire díinsegnamenti denominati ìsemiotica diÖî, ovvero ìteorie e tecniche diÖî, ove tuttavia la componente teorica della semiotica generale risultava preponderante rispetto a quella tecnica e la semiotica applicata si esauriva in uníadozione di teorie generali in ambiti segnici particolari. CiÚ Ë avvenuto nonostante la chiara suddivisione della ricerca semiotica in tre livelli proposta da Eco (1975): la semiotica generale affronta la codica e líinterpretazione dei segni, la semiotica specica esplora le caratteristiche di manifestazioni speciche, mentre quella applicata analizza casi concreti spingendosi no alle proposte progettuali (Deni 2015). Ed Ë accaduto nonostante numerosi semiologi si siano posti sul terzo livello, considerando la semiotica efcace nella produzione di testi e, di conseguenza, nellíazione progettuale (Proni 2006; per la semiotica del progetto si vedano anche Deni 2009 e Bianchi, Montanari e Zingale 2010). Oltre a trattare di un tema specico in relazione al soggetto generale del numero monograco di rivista nel quale si colloca, il presente articolo intende anche perseguire un obiettivo metodologico e culturale pi˘ fondamentale: dare un senso nuovo óin effetti ridare il suo senso proprio ó allíaggettivo ìapplicatoî. Qui di seguito infatti si propone la semiotica non (solo) come disciplina per lo studio dellíinvecchiamento, in concorrenza e in co-occorrenza con la medicina, la psicologia, le altre scienze sociali, e specialmente con la gerontologia e la geriatria, bensÏ (anche) come quadro per produrre innovazione nella stessa esistenza degli anziani1. Nella fattispecie, si suggerisce come, a partire da ragionamenti semiotici, si possa ideare e realizzare una nuova piattaforma di social media per gli anziani. Una semiotica applicata che dunque studia il mondo, ma vuole anche incidere sulle sue forme di vita attraverso la progettazione del digitale, in sinergia con saperi tecnici e ingegneristici. Trattasi, a tutti gli effetti, di uníoperazione di semiotica del design in cui non solo si ricerca il signicato di testi e artefatti, ma si mira, altresÏ, alla produzione di un artefatto (Zingale 2012) capace di creare nuove connessioni intergenerazionali. Quale scienza del senso e degli strumenti di mediazione attraverso cui il senso viene culturalmente costruito, la semiotica ha i mezzi per iniziare a interessarsi anche di una visione allargata del design e della progettualit‡, come processo nalizzato alla costruzione della comunit‡ sociale. La semiotica puÚ e deve interrogarsi sul senso del progettare e sul progetto del senso. (Zingale 2012: 54) 51 Il contesto in cui si inserisce questa operazione Ë caratterizzato dallíinvecchiamento progressivo della popolazione e dalla crescente pervasivit‡ della tecnologia digitale. Tuttavia, nonostante il potenziale beneco delle tecnologie digitali per migliorare la qualit‡ della vita degli anziani, si dibatte ampiamente sui reali vantaggi che queste possano offrire (si veda per esempio Yee-Yann, Siow-Hooi e Shay-Wei 2022). Attualmente, molte soluzioni digitali sono concepite e sviluppate da giovani per giovani, spesso trascurando le speciche esigenze degli anziani e relegandoli a una categoria di utenti ritenuti incapaci di apprendere líuso di tali tecnologie. Inoltre, gran parte della ricerca nel campo si concentra principalmente sulla componente hardware e applicativa, come robotica e domotica, trascurando líimportante aspetto della creazione di nuove comunit‡ digitali intergenerazionali. Líobiettivo di questo articolo Ë analizzare líapproccio predominante nel design delle tecnologie digitali rivolte agli anziani, con un focus particolare sulle piattaforme sociali che si concentrano sulla rappresentazione digitale dei volti, le quali hanno guadagnato notevole popolarit‡ di recente. Queste tecnologie offrono agli individui la possibilit‡ di esprimere con maggiore chiarezza la propria identit‡ personale, ma hanno anche contribuito a un aumento della dipendenza dalle immagini digitali dei volti, che sono ormai onnipresenti sui social media e sulle piattaforme digitali. Nonostante ciÚ, i volti degli anziani sono stati in gran parte trascurati in questo processo di digitalizzazione, un fenomeno che Ë stato accelerato dalla pandemia di Covid-19. La marginalizzazione nella societ‡ degli anziani, e dei loro volti, Ë un problema che va oltre al digital divide. Il progetto di piattaforma qui proposto intende colmare una lacuna nel funzionamento delle attuali reti e piattaforme digitali basate sulla rappresentazione del volto, ripensando la loro natura commerciale che promuove continuamente nuove connessioni indipendentemente da ciÚ che le fonda, spesso con líeffetto paradossale che le comunit‡ niscono per includere gli estranei ed escludere i contatti umani reali. CosÏ, la piattaforma mira a creare non connessioni sintattiche ma semantiche, ovvero quelle su cui si puÚ raccontare una narrazione: se non cíË una narrazione, allora la connessione Ë puramente formale. La narrazione rappresenta uno dei fondamentali modi attraverso cui gli esseri umani organizzano la loro comprensione del mondo, avendo la capacit‡ di delineare una visione specica del mondo e della memoria (Cortazzi 2001; Cobley 2001)2. Per questo, la piattaforma vuole fare tesoro delle storie, della memoria e della sensibilit‡ di chi era giovane prima dellíavvento del web per creare nuove e signicative relazioni tra gli anziani e i loro familiari e amici promuovendo una nuova idea di connessione per creare comunit‡ virtuali basate su valori, narrazioni ed emozioni condivise. Líarticolo inizia con una revisione della letteratura che esplora líintersezione tra anziani, tecnologia digitale e rappresentazione dei volti, allo stesso tempo mettendo in luce le limitazioni attuali e suggerendo raccomandazioni per il futuro. Sulla base di queste considerazioni, viene proposta una prospettiva semiotica per la progettazione di tecnologie destinate agli anziani. Inne, si prevede lo sviluppo concreto di una piattaforma social che funge da supporto alla memoria per gli anziani e le loro famiglie allargate. 52 2. Anziani e digitale: superare i limiti del digital divide Il progressivo invecchiamento della popolazione Ë un fenomeno tanto rilevante quanto diffuso nelle societ‡ industrializzate, causato da un generale miglioramento delle condizioni di vita, dellíigiene e dellíassistenza medica. Secondo la World Health Organization (2022), Ë previsto che la percentuale di persone di 60 anni e oltre passer‡ da 1 miliardo nel 2020 a 1,4 miliardi nel 2030. Entro il 2050, la popolazione anziana a livello mondiale sar‡ pi˘ che raddoppiata, raggiungendo la cifra di 2,1 miliardi. Questo signica che ci saranno pi˘ del doppio delle persone di et‡ superiore ai 60 anni rispetto ai bambini al di sotto dei 5 anni, anche a causa della simultanea diminuzione del tasso di natalit‡. Il numero di persone di 80 anni o pi˘ triplicher‡ tra il 2020 e il 2050, raggiungendo i 426 milioni di persone. LíEuropa ha gi‡ oggi la popolazione pi˘ anziana, seguita dallíAmerica del Nord. LíItalia Ë il Paese con líet‡ media pi˘ avanzata díEuropa, secondo al mondo dopo il Giappone (Eurostat 2023). Contemporaneamente, si sta assistendo a un sempre maggiore inserimento delle tecnologie digitali in ogni sfaccettatura della vita quotidiana. Secondo Datareportal (2023), oltre 5 miliardi di persone nel mondo sono connessi a Internet nel 2023, pari al 64,5% della popolazione globale. Questo numero Ë in costante crescita. Il 95% degli utenti di Internet nel mondo usa lo smartphone per accedere a Internet almeno occasionalmente, rappresentando oltre il 57% del tempo trascorso online e pi˘ del 55% del trafco web globale. Líuso dei social media Ë in costante crescita, con il totale di utenti attivi che ha raggiunto i 4,88 miliardi a luglio 2023, pari al 60,6% della popolazione mondiale. In questa situazione si registrano forti disparit‡: gli anziani, pur avendo accesso a tecnologia ICT di base, non sempre riescono a sfruttarne appieno il potenziale. Colmare questo digital divide Ë diventato una priorit‡ per la ricerca accademica, la politica e le istituzioni, con risultati no ad ora ancora parziali e non sempre soddisfacenti. Il presente articolo introduce una prospettiva semiotica per affrontare il problema, spostando líattenzione dalla mera eliminazione del divario digitale a una proposta pi˘ ambiziosa. Líobiettivo non Ë una progressiva e massiva digitalizzazione della vita degli anziani, ma la creazione di nuove connessioni signicative tra anziani e la loro famiglia allargata, fatta di persone di et‡ diverse. Per farlo, líarticolo adotta un approccio sperimentale, presentando uníossatura teorica allíinterno della quale sviluppare una piattaforma social basata sul volto, con líobiettivo di preservare la memoria delle persone anziane e condividerla con le loro famiglie allargate. Il volto Ë infatti un elemento centrale nei social media e nella comunicazione digitale: pensiamo alle foto di prolo, alle video call per studio o lavoro, alla condivisione di sele e ritratti, ai ltri che alterano digitalmente i tratti facciali. Líampia diffusione di rappresentazioni facciali digitali ha avuto molte conseguenze sul senso e sul ruolo del volto nella societ‡, con il rischio percepito di erodere la loro profondit‡ semantica. Le immagini digitali dei volti sono oggi onnipresenti, prodotte quotidianamente da miliardi di persone, immagazzinate e scambiate continuamente e sottoposte a sosticate elaborazioni postproduzione attraverso programmi di editing fotograco e ltri sui social media. I volti degli anziani sono invece stati perlopi˘ marginalizzati dalla digitalizzazione. CiÚ ha evidenziato una problematica gi‡ presente nella tecnologia digitale e nei social media: sono progettati da giovani per giovani e si concentrano sulla connessione tra persone lontane nello spazio, ma trascurano il collegamento tra 53 generazioni e la preservazione dei ricordi legati alle fotograe pre-digitali; aiutano gli individui a conservare e condividere i propri ricordi, quelli legati alle immagini digitali e ai sele, ma falliscono nel conservare i ricordi delle fotograe pre-digitali. 3. Anziani e tecnologia: una revisione della letteratura La letteratura relativa agli anziani e alla tecnologia si Ë sviluppata entro due principali paradigmi di ricerca, i quali riettono rispettivamente una prospettiva medico-tecnologica e una socio-psicologica. La prospettiva medico-tecnologica ha studiato la tecnologia destinata agli anziani considerando alcuni fattori convergenti: líinvecchiamento della popolazione, la crescente digitalizzazione della vita quotidiana, líaumento delle persone con disabilit‡, i costi crescenti dellíassistenza agli anziani e líinteresse crescente da parte di aziende, settori industriali e pubbliche amministrazioni per lo sviluppo di tecnologie per scopi sanitari (Schulz et al. 2015). Queste ricerche hanno esplorato diverse tecnologie, in particolar modo di tipo hardware, sistemistico e applicativo: tecnologia sanitaria e assistenziale (Fotteler et al. 2022), robot (Rogers, Kadylak e Bayles 2022), computer, smartphone e tablet accessibili (Salman, Ahmad e Sulaiman 2018), tecnologia indossabile (Moore et al. 2021), IoT (Tun, Madanian e Mirza 2021), sistemi di Smart Home e Ambient Assisted Living (Holzinger et al. 2011). Un campo di ricerca in espansione, seppur meno ampio, si Ë concentrato sulle opportunit‡ offerte da web, social media, realt‡ virtuale e aumentata come strumenti díinclusione sociale per gli anziani in vari aspetti della loro vita, come la condivisione díinformazioni, gli acquisti online, il gioco e le interazioni con la pubblica amministrazione (per esempio Duarte e Coelho 2019). In passato, la prospettiva medico-tecnologica tendeva a vedere líinvecchiamento come un problema da risolvere attraverso líinnovazione tecnologica (Cozza, De Angeli e Tonolli 2017), senza considerare i potenziali problemi legati allíadozione degli strumenti tecnologici. Approcci recenti, soprattutto nel campo sociologico e psicologico, hanno cambiato orientamento, passando dallíattenzione centrata sulla tecnologia a un focus sugli stessi anziani, con líobiettivo di approfondire la comprensione del fenomeno sociale dellíinvecchiamento e dellíutilizzo potenziale della tecnologia in questo contesto. Tale linea di ricerca ha cercato díintegrare gli anziani allíinterno dei processi di design e sviluppo tecnologico, considerando le loro necessit‡, attitudini ed emozioni anzichÈ concentrarsi solo sulla tecnologia. La ricerca socio-psicologica sugli anziani e la tecnologia ha affrontato una vasta gamma di tematiche, tra cui la solitudine (Akhter-Khan et al. 2023), la manifestazione delle emozioni (Woodward 2009), líinvecchiamento LGBTQIA+ (Miller 2023; Hess 2019), le pratiche religiose e la cura spirituale degli anziani (Dessart et al. 2022), la pianicazione e il design urbano accessibile (Crews 2022), e cosÏ via. In questo contesto, sono stati fatti anche numerosi sforzi per ridurre il digital divide legato allíet‡, proponendo soluzioni per favorire una migliore comprensione delle tecnologie da parte degli anziani (Charness e Boot 2022). Tuttavia, anche queste soluzioni sono state spesso basate su criteri quantitativi legati alla tecnologia, senza tener conto delle interpretazioni e dei signicati che gli anziani le attribuiscono (vedi per esempio Moxley, Sharit e Czaja 2022). Resta dunque da sviluppare una terza via semiotica, che si concentri sul modo in cui i contesti individuali, sociali e culturali degli anziani inuenzano la loro percezione e inter54 pretazione della tecnologia (vedi paragrafo 4). Dalla proposta del modello di Stafford (1988), non ci sono stati sviluppi signicativi nel creare una semiotica dellíanzianit‡, prima di questo numero monograco. Alcuni studi hanno utilizzato strumenti provenienti dalla disciplina, sebbene non fossero in modo specico di natura semiotica: per esempio, in ambito gerontologico, Black et al. (2018) hanno analizzato come gli anziani nelle RSA usino simboli per comunicare tra loro e affermare le proprie identit‡ personali e sociali. Diversamente, la semiotica si Ë sempre interessata alla tecnologia digitale, concentrandosi principalmente su media e comunicazioni digitali (Cosenza 2014; Giacomazzi 2022). Recentemente, si Ë concentrata sullo studio delle pratiche della cultura digitale e sulle tecnologie digitali che le supportano (Hartley, Ibrus e Ojamaa 2021; Santangelo e Leone 2023). Molte ricerche interdisciplinari sono state condotte sul volto nellíera digitale, principalmente sviluppate dai semiotici allíinterno del progetto di ricerca ERC FACETS. Questa ricerca si Ë concentrata sulle pratiche di esposizione del volto nei social network e nelle nuove tecnologie visive per il riconoscimento, la rilevazione, la rappresentazione e la manipolazione del volto (per esempio, Leone 2018). Solo alcune ricerche, tuttavia, hanno contribuito empiricamente alla progettazione di soluzioni digitali proponendo metodologie di progettazione che tengano conto dei signicati e delle interpretazioni degli utenti (Sanna 2020; DallíAcqua e Bellentani 2023). Questo articolo aspira a muoversi in tale direzione. 4. Anziani e volto Il volto costituisce la supercie corporea attraverso la quale presentiamo al mondo la nostra identit‡. Allo stesso tempo, funge da interfaccia per la comunicazione e líinterazione con altre persone, animali, oggetti e tecnologie (Leone 2021b). Ma il volto Ë anche un testo attraverso il quale esprimiamo e rideniamo costantemente la nostra identit‡: Our face is, indeed, not only a surface, and not only an interface, but also a text. It is a proposition of meaning. Such textual nature is evident in simulacra: a portrait will be perceived, read, and valued as the result of a very complex interaction between the painterís intention, the materiality of the painting, and the disposition of its viewers. Yet the face too, and not only the represented one but also the presented one, is a text, for like a text we arrange it for the world, through a mixture of intentions and spontaneity; like a text, our face is material, presenting itself as bodily surface but also as support for dentistry, cosmetics, hairdressing, piercing, tattoos, etc.; like a text, nally, this face is written (by nature, by ourselves, by society) as well as it is read, and misread in certain circumstances: whence the ancient and still extant dream of developing infallible techniques for the reading and decoding of faces, from physiognomy on (Leone 2021b: 11-12). Il volto Ë tra gli oggetti pi˘ rappresentati nella storia umana. Nel corso del tempo, il numero di rappresentazioni visive e simulacri dei volti Ë costantemente cresciuto. In passato, venivano ritratti solamente i volti díimperatori, re e divinit‡, mentre oggi il prolo digitale di chiunque puÚ raggiungere istantaneamente líintero pianeta. La rapida evoluzione di nuovi strumenti tecnologici si Ë evoluta parallelamente alla storia sociale della rappresentazione del volto e ha generato nuove tendenze e modalit‡ di rappresentazioni facciali (Leone 2021a). Líascesa 55 della modernit‡, del suffragio universale, dellíeconomia liberale e della cultura del tempo libero ha coinciso con lo sviluppo di nuove tecniche per la rappresentazione del volto: incisione, fotograa, macchine fotograche istantanee e digitali, infatti, sono state usate (non solo, ma anche) per la rappresentazione del volto, e nel volto hanno spesso trovato líoggetto del loro costrutto discorsivo pi˘ incisivo e rappresentativo: il ritratto, il fotoritratto, il primo piano, no al sele. Le nuove tecnologie per la rappresentazione del volto hanno soddisfatto un emergente senso díindividualit‡, ma allo stesso tempo líhanno anche promossa: per esempio, le fotocamere frontali negli smartphone hanno reso il sele possibile; a sua volta, il sele ha stimolato lo sviluppo di fotocamere frontali pi˘ avanzate. La diffusione delle immagini facciali ha avuto un profondo impatto sul signicato e sul ruolo del volto nella societ‡. Líaumento del numero e della circolazione delle immagini facciali sta forse gradualmente erodendo la loro profondit‡ semantica. In molte culture umane, il volto Ë considerato sacro, rappresentando líincarnazione suprema dellíindividualit‡ e un canale privilegiato per esprimere emozioni e intenzioni. Un passo tratto dalla Storia Naturale di Plinio il Vecchio, che narra líorigine mitica del ritratto, lo descrive come un mezzo visivo per preservare dallíoblio líimmagine di una persona amata (XXXV, 12). Come osservato da Walter Benjamin, líavvento della riproduzione meccanica nellíarte mette in pericolo la sua aura: allíaumentare della moda e della tecnologia nella produzione dei ritratti, essi tendono a perdere il loro signicato unico, come dimostrano anche le opere pittoriche di Andy Warhol. Con líavvento della tecnologia digitale per la creazione e la condivisione delle immagini, le rappresentazioni del volto umano hanno conosciuto una crescita esponenziale. Le immagini facciali digitali sono oggi generate quotidianamente da miliardi di individui, archiviate in grandi quantit‡, scambiate in modo intensivo e soggette a sosticate elaborazioni di post-produzione. Comunicazione e media digitali fanno del volto un elemento centrale del loro funzionamento. Pensiamo alla foto prolo di Facebook, il cui nome deriva dallíannuario universitario con i volti degli studenti distribuito dalle universit‡ statunitensi allíinizio dellíanno accademico per aiutare gli studenti a conoscersi reciprocamente. Inoltre, ci sono i feed visivi e i video di Instagram, Snapchat e TikTok, che offrono strumenti di editing per immagini e video e una vasta gamma di ltri per modicare líaspetto del volto. Esistono anche applicazioni incentrate sullíelaborazione delle immagini del volto che consentono díinvecchiare, ringiovanire o alterare tratti fenotipici come il colore della pelle, la forma del naso e cosÏ via. Alcune di queste applicazioni consentono di scambiare il proprio volto con altri volti (face swap) o di prevedere líaspetto di un/a possibile glio o glia basandosi sui volti dei genitori (baby face generator). Il volto, pi˘ professionale e formale, Ë presente anche sui proli LinkedIn e appare sulle piattaforme di videoconferenza utilizzate per lavoro o studio. Inne, strumenti per il riconoscimento facciale sono oggi ampiamente presenti nelle nostre applicazioni e nelle citt‡ per questioni di sicurezza o monitoraggio. La pandemia di COVID-19 ha suscitato nuove riessioni sul volto, sulla sua rappresentazione e sulla tecnologia digitale. Durante i periodi di lockdown, pochi erano in grado di vedere il volto di altre persone faccia a faccia, eccezion fatta per i membri pi˘ stretti della famiglia. CiÚ ha portato allíesclusione forzata degli anziani dalla digitalizzazione e dalla crescente predominanza delle videoconferenze. La pandemia minacciava le vite degli anziani, ma al contempo ha messo a rischio anche la visibilit‡ dei loro volti. Urge dunque una prospettiva semiotica per ri56 pensare il rapporto tra anziani e tecnologia digitale attraverso nuovi approcci incentrati sul volto. 5. Ripensare il rapporto tra digitale e anziani attraverso il volto La bibliograa esistente ha offerto soluzioni per migliorare la qualit‡ di vita degli anziani attraverso la tecnologia, focalizzandosi in particolar modo sulla dimensione hardware e applicativa. Questa ricerca ha considerato líinvecchiamento come un problema che puÚ essere risolto mediante líuso della tecnologia. Tale prospettiva ha rafforzato stereotipi negativi e discriminatori verso gli anziani. La prospettiva qui presentata mira invece a superare questo limite attraverso un approccio volto a comprendere i signicati che gli anziani attribuiscono alla tecnologia e il modo in cui essa possa contribuire in modo signicativo alle loro comunit‡. Líobiettivo non Ë di natura tecnica, ma semiotica, mirando a uníanalisi di come le tecnologie acquisiscono signicato nella cultura di una comunit‡ intergenerazionale basata su valori comuni e su memorie e sensibilit‡ condivise, sia sulle piattaforme digitali che ofine. In passato sono gi‡ stati proposti studi sulle connessioni tra semiotica, ingegneria e design informatico (per esempio, De Souza 2005), sebbene si basassero spesso su un certo formalismo. Nake e Grabowski (2001) considerano líinterazione tra persone e macchine come basata su due processi autonomi: le operazioni segniche da parte degli utenti e líelaborazione dei segnali da parte delle macchine. I problemi di programmazione del software si concentrano quindi sulla corrispondenza tra queste due operazioni. Zinna (2004) ha gettato le fondamenta per una semiotica della scrittura elettronica, stabilendo legami tra le discipline umanistiche e líinformatica. Questa ricerca si Ë basata sulla nozione di ìoggetto di scritturaî, esplorando la relazione tra testi e oggetti díuso. Zinna (2004: 127) sottolinea come i dispositivi elettronici si caratterizzino per un elevato livello díinterattivit‡, fondendo aspetti semantici e pragmatici: ìLe scritture elettroniche agiscono come oggetti interattivi, fungendo simultaneamente da mezzi di signicazione e azione: trasmettono signicati e facilitano funzioni specicheî. A livello teorico, Holzinger et al. (2011) hanno stabilito correlazioni tra tre principali obiettivi dellíinformatica e tre dimensioni semiotiche: la correttezza degli algoritmi riguarda la sintassi; líefcienza dei programmi afferisce alla semantica; e líusabilit‡, concentrandosi sulle azioni dellíutente nale, inerisce alla pragmatica. Oltre a questa correlazione formale, gli autori si concentrano sul rapporto tra tecnologia e anziani dimostrando come essa sia basata su una serie di assunzioni considerate scontate dai progettisti, spesso giovani. Pertanto, gli autori ritenevano necessario afdarsi a ciÚ che chiamano ìdesign semioticoî, che mettesse al centro i processi di signicato dellíutente, anzichÈ concentrarsi esclusivamente sulla relazione ingegneristica tra utente, designer e interfaccia (Holzinger et al. 2011: 186). La nostra prospettiva parte da questa base e mira a due operazioni diverse ma simultanee: ï Ripensare il processo díinvecchiamento implica sdare líidea generalmente pessimistica associata a questo fenomeno biologico, che troppo spesso deriva da stereotipi radicati nel passato, presenti in diverse epoche e culture (BackesGellner et al. 2010). Questa sda inizia dal ripensare il linguaggio discriminatorio utilizzato per riferirsi allíanzianit‡, ma anche da una totale riconsidera57 zione della categoria semantica dellíinvecchiamento. Concentrarsi unicamente sugli anziani rappresenta una visione limitata. Al contrario, Ë necessario riettere su una societ‡ che includa tutte le fasi della vita, evitando di basarsi su convenzioni predenite come líassociazione tra anzianit‡ e malattia, la denizione dellíinizio della vecchiaia a 65 anni, líidea che le persone anziane non possano imparare nulla di nuovo o siano meno produttive, o che gli anziani non vogliano avere a che fare con la tecnologia digitale (Backes-Gellner et al. 2010). Questo approccio permetter‡ di evitare quella retorica della compassione che spesso ha caratterizzato gli studi sulla tecnologia per anziani, sostituendola con una retorica della symp·theia basata sulla comprensione e la disponibilit‡ a partecipare alle sde dellíinvecchiamento. Come indicato da Backes-Gellner et al. (2010), il termine ampiamente utilizzato nelle scienze sociali e negli studi sullíanzianit‡, noto come aging society, tende a enfatizzare la dimensione dellíinvecchiamento, delineando nettamente le diverse fasi della vita (formazione, lavoro, pensionamento) basate sullíet‡ cronologica piuttosto che sullíet‡ biologica e sociale. Ripensarlo come un effettivo participio presente, come il processo di avanzare con líet‡ di tutta la societ‡, puÚ contribuire a evitare omologazioni e polarizzazioni tra diverse coorti di et‡, fenomeni che si riettono anche nel discorso pubblico. Una nuova nozione díinvecchiamento cosÏ pensata puÚ dunque accettare differenze tra individui, tra diversi stadi della vecchiaia, in diversi contesti culturali e nazionali. Inoltre, considera la categoria di anziano in termini diacronici: quando raggiungeranno líet‡ di 80 anni, i trentenni di oggi useranno gli smartphone in modo diverso rispetto agli ottantenni odierni (Backes-Gellner et al. 2010) ï Ripensare la tecnologia: Nel panorama attuale, la tecnologia digitale Ë prevalentemente sviluppata da individui giovani e per un pubblico giovane. Questa tecnologia si focalizza sulla connessione tra persone distanti sicamente, ma spesso non tiene conto della sua potenziale capacit‡ di unire le persone attraverso il tempo, trascurando cosÏ la creazione di legami signicativi tra diverse generazioni. Di conseguenza, líattenzione della tecnologia Ë rivolta principalmente alla conservazione e alla condivisione di ricordi legati alle fotograe digitali e ai sele, trascurando líimportanza di quelli contenuti in fotograe analogiche. Come suggerito da Holzinger et al. (2011): Some of the infrastructures that offer the most advantages for the elderly as users, such as social interaction programs, are currently designed with young people in mind as [to] take full advantage of their ability to recognise the same symbols and to possess the same semiotic data base as the designers. Once it is accepted that demographic pressure makes it necessary that common applications are designed for a wider age spectrum, one aspect of semiotic engineering could offer designers the key to increasing acceptability among non-homogenous groups. (Holzinger et al. 2011: 186) Sulla base di queste considerazioni, il paragrafo seguente presenta una piattaforma di social network basata sul volto, con líobiettivo di preservare la memoria delle persone anziane e condividerla con le loro famiglie allargate. Attraverso la condivisione di immagini e storie, la piattaforma mira a creare comunit‡ virtuali basate su valori, narrazioni ed emozioni condivise. 58 6. Una proposta concreta: il progetto EUFACETS Secondo Lotman e Uspenskij (1975 [1971]: 43), la cultura puÚ essere considerata la ìmemoria non ereditaria della collettivit‡î, un meccanismo di conservazione delle informazioni che abbraccia testi scritti, immagini, spazi urbani, oggetti, ecc. Questo insieme culturale comprende anche esperienze personali e ricordi, che invece possono essere tramandati alle generazioni successive sotto forma di narrazioni orali, oggetti della vita quotidiana e rappresentazioni visive come fotograe e video. Tuttavia, il passaggio di questa memoria da una generazione allíaltra non Ë un processo automatico, ma puÚ essere ostacolato da circostanze contingenti e inuenze ideologiche. Sulla base di queste premesse teoriche, il presente articolo propone lo sviluppo di una piattaforma digitale che possa fungere da ìkit della memoriaî per gli anziani e le loro famiglie allargate. Lo scopo di questa piattaforma Ë agevolare la creazione di una memoria sociale condivisa, la quale consenta agli individui di produrre e condividere il loro patrimonio narrativo personale allíinterno di reti di persone strettamente connesse. Questa piattaforma, che si svilupper‡ nel contesto del progetto EUFACETS | EU Face Advanced Communication for Elders Treasuring in Society (ERC-2022POC2, n. 101100643, Principal Investigator: Prof. Massimo Leone), offrir‡ la possibilit‡ di caricare e condividere fotograe analogiche, alle quali aggiungere informazioni e narrazioni. Attraverso la piattaforma, i membri della famiglia potranno digitalizzare una foto analogica e inviarla in formato digitale allíanziano. Líapplicazione incoragger‡ quindi líanziano a: 1) aggiungere informazioni di base (data, luogo, persone, ecc.); 2) registrare ulteriori narrazioni audio sulla foto; 3) mettere questi racconti personali a disposizione della famiglia, che potr‡ ascoltarli ma anche integrarli con altre narrazioni secondarie; il racconto principale e quello secondario costituiranno quindi il patrimonio narrativo della foto. Il fulcro di questa piattaforma sar‡ la famiglia allargata degli anziani: membri della famiglia biologica, amici e caregiver. Tale approccio riette la necessit‡, gi‡ evidenziata in semiotica da Bellachhab et al. (2023), di costruire discorsivamente una cura basata sulla famiglia allargata, al contrario di un singolo caregiver previsto per legge. La letteratura relativa ai social media per anziani ha da tempo sottolineato la necessit‡ di un servizio centrato su contenuti relativi alla famiglia, oltre che di interfacce non commerciali, senza distrazioni pubblicitarie, adattabili alle esigenze di utenti con diversi background tecnologici (Coelho e Duarte 2016). Gli anziani sono spinti ad adottare i social media soprattutto per rimanere in contatto con i propri familiari, specialmente quando questi sono sicamente o emotivamente distanti per ragioni geograche o limitazioni dovute a fenomeni come una pandemia. Numerose ricerche hanno sviluppato strumenti digitali focalizzati sulla famiglia (per esempio, Lindley 2012 e Morris 2005). Come indicato da Coelho e Duarte (2016), il trasferimento di messaggi e immagini tra le generazioni Ë un elemento cruciale nellíapprendimento delle nuove tecnologie da parte degli anziani. Inoltre, la famiglia Ë stata identicata come il principale punto díinteresse dei social media specicamente rivolti agli anziani, oltre a essere la principale ragione dellíuso di piattaforme esistenti come Facebook (Coelho e Duarte 2016). Un ulteriore elemento di rilevanza nellíadozione delle tecnologie da parte degli anziani Ë la condivisione di fotograe (Coelho e Duarte 2016). La piattaforma qui proposta offre, infatti, la possibilit‡ di caricare, modicare e condividere fotogra59 e, consentendo agli utenti di aggiungere dettagli informativi e narrazioni audio. Le fotograe rivestono un ruolo fondamentale nel coinvolgere gli anziani nei social media e possono fornire contesto per le conversazioni con i familiari spazialmente lontani (Vetere et al. 2009). Come anche in altri social network basati sul volto, líuso di immagini di volti come foto di prolo contribuisce a facilitare líadozione delle piattaforme da parte di coloro che possiedono competenze tecnologiche limitate (Baecker et al. 2014). Líinterazione legata alla visualizzazione e manipolazione delle fotograe si Ë dimostrata un elemento chiave nella creazione di legami tra gli anziani, il sistema tecnologico e i loro familiari (Baecker et al. 2014). La piattaforma qui proposta permette di creare e condividere storie intorno a queste immagini, incoraggiando gli anziani e le loro famiglie a raccontare una storia sulla foto, che costituir‡ il patrimonio narrativo della foto. La soluzione si basa sullíidea che, attraverso e con gli anziani, sia la memoria dellíintera famiglia allargata a essere promossa e formata. Dai precedenti studi su anziani e social media emergono varie raccomandazioni da considerare nella progettazione della piattaforma: ï Famiglia allargata al centro: La piattaforma sar‡ concepita sulla base della famiglia allargata dellíanziano. Questo approccio mira a promuovere i contatti e gli scambi tra anziani, familiari e amici, soprattutto in situazioni in cui i membri della famiglia vivono distanti, contribuendo cosÏ a mitigare i problemi legati allíisolamento sociale. ï Memoria condivisa: La piattaforma consentir‡ la condivisione di fotograe pre-digitali e delle storie a esse collegate. Questo servizio rappresenter‡ un ìkit della memoriaî dal quale trarranno benecio non solo gli anziani, ma líintera famiglia. Líobiettivo Ë preservare non solo la memoria degli anziani, ma anche quella dellíintera societ‡. La fragilit‡ della memoria negli anziani Ë un processo siologico, ma quella della societ‡ non lo Ë. Non Ë di natura siologica, ad esempio, che i loro nipoti ignorino come fosse líEuropa meno di un secolo fa. Migrazione, frontiere, diritti delle donne, diritti delle minoranze, e cosÏ via: Ë fondamentale che i giovani cittadini europei recuperino una viva memoria sociale del passato della loro comunit‡ attraverso la voce viva e il volto vissuto dei loro anziani. ï Ruolo centrale del volto: La piattaforma sar‡ incentrata sul volto, un elemento cruciale nella comunicazione digitale e nei social media (Sezione 4). La condivisione di fotograe e ritratti costituir‡ un importante incentivo allíadozione della piattaforma, promuovendo conversazioni e interazioni signicative tra gli anziani e la loro famiglia allargata. Inoltre, la condivisione díimmagini e ritratti favorir‡ la scoperta di nuove storie legate ai cambiamenti del volto nel corso del tempo, sia quelli legati allíinvecchiamento biologico, sia quelli sulle tendenze passate in fatto di trucco, capigliatura, accessori, tatuaggi, ecc. Líuso di ltri moderni su vecchie foto offrir‡ nuove opportunit‡ creative e ludiche. CosÏ, la piattaforma promuover‡ una nuova consapevolezza del signicato del volto e delle sue rappresentazioni. ï Tecnologia accessibile agli anziani: Dal punto di vista tecnico, Ë essenziale progettare la piattaforma in modo che sia facilmente utilizzabile dallíUtente Modello (Eco 1979), ovvero líinsieme di competenze visive, multimediali e linguistiche che líanziano possiede per usare in modo agevole la piattaforma. Tuttavia, occorre evitare di sottovalutare le capacit‡ degli anziani, offrendo al 60 contempo funzionalit‡ che risultino troppo semplici e limitate, il che potrebbe portare a un progressivo disinteresse nellíuso della piattaforma (Czaja et al. 1993). CiÚ vale anche per utenti pi˘ avvezzi alla tecnologia che devono trovare soddisfacente líinterazione con la piattaforma. ï Comunicazione chiara e accessibile: evitare líuso di linguaggio tecnico e non dare per scontata la comprensione della simbologia legata alle tecnologie. La piattaforma deve essere intuitiva e user-friendly, con uníinterfaccia comprensibile anche per coloro che non hanno familiarit‡ con le attuali tecnologie digitali. Ricerche future si concentreranno sulla costruzione semiotica dellíinterfaccia della piattaforma, intesa come luogo in cui essa esprime le sue potenzialit‡ díuso, stabilisce una relazione con gli utenti e mira a costruire un Utente Modello. ï Privacy garantita: La tutela della privacy dei partecipanti deve essere un processo trasparente e facile da comprendere. La piattaforma offre la possibilit‡ di creare comunit‡ chiuse, in cui gli utenti possono interagire solo con persone conosciute e di ducia. ï Rete sociale ristretta e autentica: Il network degli anziani include esclusivamente le persone che gli stessi anziani hanno incontrato sicamente in occasioni signicative. Non saranno consentite attivit‡ di marketing o promozione commerciale sulla piattaforma. Líobiettivo Ë infatti promuovervi connessioni vissute come autentiche tra le persone anziane e le loro reti di contatti. La piattaforma intende dunque colmare una lacuna nel funzionamento delle attuali piattaforme social basate sulla rappresentazione del volto. La loro natura commerciale, infatti, promuove continuamente nuove connessioni indipendentemente da ciÚ che le fonda, spesso con líeffetto paradossale che le comunit‡ niscono per includere gli estranei ed escludere le persone affettivamente vicine. La piattaforma qui proposta rappresenta uníalternativa, puntando sulla qualit‡ pi˘ che sulla quantit‡ e basandosi non sulle connessioni sintattiche ma su quelle semantiche: una connessione semantica Ë tale se si puÚ raccontare una narrazione su di essa: se non cíË una narrazione, allora la connessione Ë puramente formale. In questo processo, la piattaforma rappresenta anche uníopzione per le generazioni che sono state escluse dai social media tradizionali a causa del divario digitale intergenerazionale. Il suo obiettivo non Ë perÚ ìcolonizzarloî digitalizzando le memorie degli anziani, bensÏ umanizzare la stessa memoria dei giovani. Líobiettivo Ë allora valorizzare la memoria, le storie e soprattutto la sensibilit‡ di coloro che hanno vissuto la giovinezza prima dellíavvento del web, al ne di creare comunit‡ virtuali basate su valori, narrazioni e emozioni condivise. A lungo termine, la piattaforma ambisce ad avere un impatto sul funzionamento degli attuali social media basati sul volto proponendo un nuovo modo di connettere le persone e creare comunit‡. Gli attuali social media partono dal potere della tecnologia e poi progettano le loro funzioni e i loro servizi intorno ad essa. Questa piattaforma invece parte dallíintelligenza umana e dalla memoria personale, non da quella articiale dei database. Mette poi líintelligenza articiale e i database al servizio dei bisogni esistenziali delle persone, non viceversa. Come sostengono Backes-Gellner et al. (2010): At present, the impression often arises that older people have to adapt to the requirements of technology. As a rule, the opposite makes sense and is also technically feasible. Older people are ìexperts on their own lives,î and they have a wealth of 61 knowledge about their personal preferences, habits, and idiosyncrasies. (BackesGellner et al. 2010: 64) 7. Conclusioni Questo articolo ha mostrato come i precedenti studi su anziani e tecnologia abbiano considerato líinvecchiamento come un problema, quasi una malattia che puÚ essere curata mediante líuso della tecnologia. Questa visione ha creato la convinzione che le sde di una societ‡ progressivamente pi˘ anziana potevano essere risolte con nuovi strumenti tecnologici. Tuttavia, la ricerca e lo sviluppo tecnologico si sono orientati verso la continua ricerca díinnovazione pi˘ che verso le reali esigenze degli anziani. Sulla base della prospettiva semiotica qui presentata, si puÚ presumere che una tecnologia si riveler‡ utile e sar‡ dunque effettivamente adottata dagli anziani solo quando le loro ìinterpretazioni della tecnologiaî (Peliz‰us-Hoffmeister 2016: 27) saranno state prese in considerazione durante lo sviluppo della tecnologia stessa, insieme ai loro modelli di comportamento individuali e alle loro condizioni di contesto sociale e culturale. In una parola, occorre che la tecnologia si adatti alle esigenze degli anziani, cosÏ come a quelle delle loro famiglie, e non viceversa. La piattaforma ideata in questo articolo per preservare la memoria degli anziani e consentire loro di condividerla con le loro famiglie allargate parte da questo presupposto, proponendo un design che tenga conto dei signicati e delle interpretazioni della tecnologia nella cultura di una specica comunit‡ intergenerazionale. Nel farlo, si basa sui concetti di famiglia allargata, memoria condivisa e volto, come elemento fondamentale del loro funzionamento. Nel lungo periodo, piattaforme costruite su questa prospettiva potranno inuenzare gli attuali social media basati sui volti, mostrando un modo diverso di connettere le persone e creare comunit‡, in contrasto con le logiche pervasive di mercicazione, controllo, standardizzazione e sfruttamento commerciale tipiche degli attuali social media basati sul volto. Inoltre, permetteranno di concepire un volto digitale la cui profondit‡ semantica sar‡ almeno parzialmente ripristinata. A causa di limiti di spazio, questo articolo non ha approfondito il legame tra socializzazione e utilizzo dei social network, rischiando di lasciare líimpressione errata che la digitalizzazione possa automaticamente rafforzare i legami sociali. Inoltre, si potrebbe erroneamente interpretare che esista una divisione netta basata sullíet‡, con una comunit‡ pi˘ giovane socialmente integrata grazie ai social network e una popolazione anziana meno integrata a causa di un divario generazionale digitale. Inoltre, occorrer‡ concentrarsi sulla costruzione semiotica dellíinterfaccia della piattaforma, intesa come luogo in cui essa esprime le sue potenzialit‡ díuso, stabilisce una relazione con gli utenti e mira a costruire un Utente Modello, ma anche come luogo attivamente coinvolto nella creazione di una crescente gamma di signicati, interpretazioni e azioni. Oltre a colmare queste lacune, il futuro di EUFACETS vedr‡ emergere nuovi metodi di studio che si concentrino sullíinterpretazione e la comprensione dei signicati legati alla tecnologia. Questi metodi debbono andare oltre líanalisi superciale e immergersi nellíessenza delle interazioni tra gli anziani, il loro volto e la tecnologia. CiÚ che Ë emerso dalle ricerche in corso Ë la necessit‡ di sistematizzare questa prospettiva in un vero e proprio approccio semiotico che metta in relazione questi elementi. Tale approccio si basa sullíidea che il volto sia una supercie attraverso cui gli anziani esprimono la 62 loro identit‡ e interagiscono con il mondo digitale. La tecnologia, vista da questa prospettiva, non Ë solo uno strumento, ma un mezzo attraverso cui si creano signicati, si condividono storie e si preservano memorie. Nel futuro prospettato da EUFACETS, líapproccio della nuova semiotica applicata diventa un pilastro fondamentale per la comprensione delle complesse dinamiche sociali e culturali legate allíinvecchiamento e allíuso della tecnologia. Note Per brevit‡, qui e in seguito si adotta la dicitura ìanzianiî senza connotazioni di genere, con riferimento a persone anziane di qualsiasi genere. Sulla discussione in merito allíopposizione sintassi/semantica rispetto alle computer sciences e ai mondi digitali, iniziata da Searle, si vedano di recente Peregrin 2021 e Rapaport 2022. 1 2 63 Bibliograa Akhter-Khan, Samia C., Matthew Prina, Gloria Hoi-Yan Wong, Rosie Mayston e Leon Li 2023. Understanding and addressing older adultsí loneliness: The social relationship expectations framework. Perspectives on Psychological Science 18(4): 762ñ777. https://doi. org/10.1177/17456916221127218. Backes-Gellner, Uschi et al 2010. More years, more life: Recommendations of the Joint Academy Initiative on Aging. 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