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2015
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Valori, sviluppo, coesione sociale, 2009
In che misura i grandi cambiamenti sociali degli ultimi decenni interagiscono con un mutamento nei valori e delle idee delle persone sullo sviluppo, sul lavoro, sulla coesione sociale? Globalizzazione, liberalismo politico, scolarizzazione, declino del peso dell’industria e l’avvento della società dei servizi: questi processi economici e politici si sono sviluppati, negli ultimi venti anni, con una nuova rapidità. La ricerca qui pubblicata, basata nella sua parte empirica su un'indagine Cati sui valori delle italiane e degli italiani, ha voluto dare un contributo alla riflessione su questi temi.
Negli ultimi venti anni, il concetto di coesione sociale è stato oggetto di crescente attenzione da parte del mondo accademico e politico. Probabilmente, il suo successo è imputabile al fatto che permette di rispondere ad una domanda fondamentale sia per le scienze sociali sia per la politica: come è possibile l’esistenza della società e il suo continuo riprodursi? Detto in altre parole: cos’è che mantiene i singoli individui coesi permettendo l’esistenza della società? Questi interrogativi riconducono alle origini della sociologia, precisamente a Durkheim, uno dei primi studiosi ad interrogarsi sul tema dell’ordine sociale. I tempi in cui operò Durkheim, esattamente come i nostri, furono attraversati da profondi cambiamenti strutturali, che segnarono il passaggio da un mondo tradizionale ad uno moderno. Non è un caso che il tema della coesione sociale sia al centro dell’attenzione ogni volta che la società è attraversata da profondi mutamenti, che ne scuotono le fondamenta. In questi casi si ripropone il tema della stabilità e della preservazione degli assetti sociali. Durkheim (1893) individua due forme di solidarietà – meccanica ed organica – associate a due società diverse, una di tipo tradizionale, l’altra di tipo moderno. La prima è una “solidarietà” che si basa sulla somiglianza fra individui che condividono lo stesso sistema valoriale, gli stessi orizzonti interpretativi, le stesse rappresentazioni. È quindi una solidarietà che funziona in modo naturale, pertanto sarebbe meccanica. La seconda forma di solidarietà è costitutiva delle società moderne. Per alcuni versi, è l’esatto contrario di quella precedente in quanto non si basa sulla somiglianza fra individui, ma sulle differenze che sussistono fra loro. Questa forma di solidarietà sarebbe il frutto della divisione del lavoro, che, attraverso la specializzazione delle funzioni, genera differenze fra gli individui. In un sistema dove ognuno ha una sua specifica funzione, gli individui sono più interconnessi rispetto ad una società pre-moderna. È proprio questa interdipendenza che genera “solidarietà”, o meglio coesione. Durkheim non è il solo autore che ha provato a rispondere a questo quesito fondamentale. Secondo Jenson (1998), possiamo individuarne altri due: il liberalismo e le teorie democratiche, come per esempio la socialdemocrazia. Il liberalismo classico concepisce la società come somma di individui; i valori dominanti sono la libertà dell’individuo, l’individualismo, il rispetto reciproco dei diritti. L’idea principale è che il buon funzionamento della società sia un sottoprodotto del comportamento degli individui (Jenson 1998). L’intervento statale è visto come qualcosa che limita la libertà di scelta dell’individuo, e dovrebbe essere ridotto al minimo, tanto da privatizzare anche i servizi sociali attraverso reti di volontariato, che dovrebbero divenire l’unica forma di assistenza. In questo quadro le istituzioni non giocano nessun ruolo nel favorire l’ordine sociale, che è totalmente demandato al mercato, al comportamento degli individui e alle istituzioni private, come la famiglia, le associazioni, le istituzioni ecclesiastiche. L’altro approccio si riferisce alle teorie di stampo democratico come il “democratic socialism, post 1945 Christian democracy, and positive liberalism” (Jenson 1998, 12), sulla cui base sono nati gli Stati occidentali del dopoguerra, compresa l’Italia. Al contrario del liberismo classico, questa terza via all’ordine sociale considera le istituzioni democratiche come fondamentali nell’assicurare il buon funzionamento di una società, attraverso la redistribuzione dei redditi, l’assistenza sociale, i correttivi da apportare ai fallimenti del mercato libero. Il valore fondante che accomuna le diverse teorie democratiche è l’uguaglianza. L’ordine sociale, secondo questa prospettiva, sarebbe il frutto di un’equa redistribuzione dei redditi che i governi cercano di assicurare attraverso politiche sociali che garantiscano pari opportunità a tutti i cittadini – si pensi alla scuola pubblica – oppure politiche che correggano i fallimenti di una società industriale – assegni di disoccupazione, pensioni, assegni familiari. All’equità e uguaglianza fra cittadini si aggiunge, come secondo asse portante su cui tali Stati si sono poggiati, una politica di piena occupazione che possa assicurare a tutti l’accesso al reddito (Jenson 1998). Per riassumere, vi sono tre strade che condurrebbero all’ordine sociale: la teoria sociale di Durkheim sostiene che l’ordine sociale sia dovuto all’interdipendenza dei soggetti, alla fiducia reciproca e alla solidarietà; per il liberalismo classico l’ordine sociale sarebbe frutto dei comportamenti dei singoli individui che agiscono in istituzioni private, come il mercato; le teorie democratiche vedono l’ordine sociale come il risultato dell’azione di governi democratici che assicurano uguaglianza e parità d’accesso alle risorse. Il pensiero del sociologo francese, così come le due teorie alternative all’ordine sociale, sono molto più complesse di quanto presentato da noi, e prendono in considerazione numerosi altri elementi. Ma non è questo il luogo in cui approfondire tali argomenti. Questa breve introduzione ci è servita da un lato per capire come, l’interrogarsi sull’ordine sociale, sui meccanismi che permettono alla società di perpetuarsi, sul rapporto fra individuo e società, sia da sempre una delle maggiori preoccupazioni degli scienziati sociali; dall’altro ci ha permesso di fare una breve introduzione dandoci l’opportunità di collocare storicamente il concetto di coesione sociale, nonché la sua origine sociologica e filosofica. Come molti autori sottolineano (Berger-Schmitt e Noll 2000; Berger-Schmitt 2002; Noll 2002; Jenson 1998; Jeannotte 2003; Bernard 1999; Beauvais e Jenson 2002) il concetto di coesione sociale pone numerosi problemi sia di carattere concettuale, sia di carattere empirico. Jenkins (1998, 37) riassume l’attuale confusione sul tema: “social cohesion is an ambiguous concept because it can be used by those seeking to accomplish a variety of things. It is sometimes deployed in rightwing and populist politics by those who long for the good old days when life seemed easier, safer, and less threatening. But social cohesion can also be used by those who fear the consequences of excessively marketised visions of the future. There is no question that those within Canada and much of the international policy community who evoke social cohesion do so because they fear the results of structural adjustments that ignore social and political needs. They are decidedly facing the future, not the past”. Innanzitutto, bisogna chiarire che cosa si intende per coesione sociale; per fare ciò faremo riferimento alla letteratura internazionale, sia accademica, sia istituzionale. Iniziamo da quest’ultima, dando uno sguardo ai documenti ufficiali dell’Unione Europea, dell’OCSE, del Consiglio d’Europa e della Banca Mondiale.
2011
COMPATIBILITY BETWEEN THE OBJECTIVES OF GROWTH AND OF COHESION IN THE E.U. POLICIES The main objective pursued by European Union through the Europe 2020 Strategy is the smart, sustainable and inclusive growth of its Member Countries, whereas social cohesion is one of the three objectives set by the Lisbon Treaty for the E.U. cohesion policy, underway in the programming period 2007-2013. Consequently it shall be defined whether these two important European Union policies are compatible, in order to be able to argue that even the corresponding objectives of growth and cohesion are converging. Therefore, this paper aims to verify – especially on the basis of the Community's main official documents – which relationships should be set between these two policies, also taking into account the structural crisis recently faced by European countries.
L'urgenza assunta dalle questioni ecologiche e la diffusione del pensiero ecologico spingono oggi a mettere radicalmente in discussione quelli che sono stati i modelli di accesso e condivisione delle risorse, ponendo sotto esame lo stesso diritto delle comunità umane a tale sfruttamento. A un modello di crescita continuata e illimitata, che ha caratterizzato molte società umane e quella occidentale in particolare (Bateson, Bookchin), si contrappone la consapevolezza della necessità di un punto di vista non-solo-umano, che superi le narrazioni e le gerarchie sulle quali si è a lungo basato il rapporto tra sistemi sociali e sistemi ecologici (Holling, Westley). L'esito delle strategie del passato e la necessità di gestire un ampio deficit ambientale, a fronte di una popolazione mondiale in crescita, implicano – nel tentativo di evitare una crisi ecologica (Diamond, Liu) – un mutamento della relazione tra sistemi sociali ed ecologici nella direzione di una rinuncia, almeno parziale, alla loro separazione nei tradizionali termini di società e ambiente. La transizione verso uno “stato ecologico”, ovvero una forma sociale nella quale i principi desunti dalla scienza ecologica siano ideologia fondativa e principio di valutazione (Naess), implica l'accettazione di una limitazione della crescita dell'umanità come specie (Dietz, Goldsmith & Allen); una scelta dalle enormi conseguenze culturali che erode presupposti oggi considerati libertà irrinunciabili e necessarie per la realizzazione dell'individuo (Hardin), mutando il senso dell'appartenenza al gruppo sociale organizzato in stato. Se infatti tale appartenenza è stata ritenuta fondata sulla presenza di un vantaggio della consociazione rispetto a uno status pre-sociale – sin dagli inizi della moderna riflessione filosofica sul tema (Locke, Rousseau) e fino a quella sociologica (Durkheim, Tönnies) – le caratteristiche che lo “stato ecologico” sembra sovente assumere, assimilabili a quelle di una società scientifica (Russell), rischiano d'essere lontane da una sostenibilità umana, ponendo vincoli talmente gravi da allontanare eccessivamente fini statuali e individuali (Russell), indebolendo il legame solidaristico sul quale la consociazione stessa si fonda (Locke, Toqueville). La formulazione di strumenti basati sulla convergenza di elementi della riflessione classica sulle ragioni della consociazione umana, concetti tratti dalle teorie ecologiche e alcune articolate proposte sul disegno di nuovi scenari di sviluppo, può consentire un'analisi efficace delle sfide poste dalle emergenze ecologiche ai sistemi sociali e alla loro capacità di rinnovarsi nel senso di un diverso rapporto coi sistemi ecologici, potendo fungere da elemento guida nella ricerca e nei processi di decision making.
Bottom-up approaches in rural policies and more generally in Eu policies have increasingly become a research issue. This because there is a need of new approaches to solve those failures coming out of more traditional approaches, more sector based. This artide aims at discussing which kind of effects bottom-up approaches can generate upon the institutional innovation and social cohesion: they introduce new tools of participation, create social networks, activate new learning opportunities and enhance human capital, finally strengthen local capacity building. There is a strong debate in Italy on the actual nature of such effects. The programming phase 2007-2013 creates new opportunities for bottom-up approaches, not only in Italy but also in other European countries on the basis of LEADER and Territorial Pacts’ experiences. These approaches have also contributed to highlight various research topics, especially in the field of the identification of innovative impacts, the analysis of ...
O la capra o i cavoli, 2020
The paradigm of limits to growth has been legitimized by important contributions, both scientific and philosophical. Although it has oriented the political program of the
Crescita economica, conoscenza e capitale umano, 2006
In this paper I will examine the growth models of and which constitute an important first core to the endogenous growth theory, in order to understand the characteristics, to highlight the relationship between knowledge and economic growth and / or emphasize the importance of human capital in the growth process. These models take account of technological change, the accumulation of knowledge and externalities. At the same time they highlight the existence of a divergence in long-term equilibrium among the diffrent economic systems.
L'agenda negoziale per la coesione post-2020 necessaria per aggredire le disuguaglianze territoriali crescenti che erodono le fondamenta dell'Unione europea è chiara: (i) considerare l'attuale spesa per la coesione una soglia minima non comprimibile; (ii) mantenere la politica per tutte le Regioni (non solo per quelle " meno sviluppate "); (iii) dare priorità all'obiettivo dell'inclusione sociale, per realizzare alcune promesse sinora tradite e costruire gradualmente i pezzi di un modello sociale europeo; (iv) attuare la svolta di metodo introdotta dai regolamenti del 2013, sinora bloccata dall'assenza di investimento politico e da inadeguate risorse umane; (v) evitare ogni forma di macro-condizionalità, esiziale per la coesione. Sul piano del metodo servono tre mosse. Primo, realizzare la sola vera " semplificazione " , ossia confermare sostanzialmente, per la prima volta, i regolamenti esistenti (salvo quanto segue). Secondo, ridurre l'invasività/ridondanza della Commissione europea nel controllo di regolarità della spesa (da decentrare) e nella irragionevole segmentazione/ moltiplicazione dei fondi settoriali (da unificare), e rafforzare invece il suo ruolo di sprone, verifica e affiancamento dei livelli locali di governo su contenuti e strategie, attraverso un massiccio investimento in risorse umane competenti. Infine, un atto politico di riconoscimento della politica di coesione come strumento per dare opportunità e voce alle persone nei luoghi: esso troverebbe sanzione formale nell'assegnazione al Semestre europeo di un valore aggiunto strategico, nella cornice dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, attraverso un " Programma di trasformazioni strutturali " .
Impresa Progetto Electronic Journal of Management, 2014
From the economic crisis a new world could arise, that we hope better. This is particularly true for our country, characterized by a negative mix of excessive state aid on one side, and degenerated centralism on the other. To solve this situation, a large strategy is necessary, aiming at a deep social and economic change and joining all the men of good will, in the outlook of the common well-being. Since it would happen, responsibility, truthseeking, trust and consensus are needed.
Africology, 2017
Science and Technology Development Journal, 2020
Sambodhi (Indological research journal of L. D. I. I), 2021
Responses to Requests for Production of Documents, 2024
European Economics Letters Group Simple Impact Factor: 0.278, 2024
Psychology Research and Behavior Management, 2009
Boletín de la …, 2008
Veterinary Medicine – Open Journal
Earthquake Spectra, 2017
Communication Reports, 2013
Oman medical journal, 2009
Rumores, 2017
Journal of Social and Policy Issues
Microscopy and Microanalysis, 2017
Case Reports in Gastrointestinal Medicine