© Italiano LinguaDue, n. 1. 2015. L. Calabrò, Il workshop di fonetica in italiano L2/LS
IL WORKSHOP DI FONETICA IN ITALIANO L2/LS
Lidia Calabrò1
1. IL WORKSHOP DI FONETICA: COS’È E QUALI OBIETTIVI SI PROPONE
Gli aspetti fonetico-fonologici nella didattica delle lingue straniere e, in particolare,
nell’italiano L2 sono spesso trascurati in quanto ritenuti secondari rispetto
all’insegnamento/apprendimento del lessico e della grammatica. Un altro motivo per cui
si tende ad evitarne la prassi didattica è dato dal fatto che in ambito formativo (dai
Master ai corsi di aggiornamento e specialistici) viene dedicato poco spazio alle teorie e
alle tecniche per stimolare gli apprendenti allo sviluppo di questa competenza che è
tanto difficile (più si va verso l’età adulta e più i tratti distintivi sono difficili da percepire
e da riprodurre) quanto necessaria al fine di ottenere una migliore comprensione e
produzione della L2/LS. I moduli online per la formazione, inoltre, non sono sufficienti
a colmare quanto si apprenderebbe in presenza poiché i docenti necessitano di essere
sensibilizzati alle difficoltà percettive e produttive degli apprendenti a seconda delle L1
di provenienza e di familiarizzare con le trascrizioni fonetiche per poterli motivare
nell’apprendimento.
Il workshop di fonetica si propone come attività didattica pratica in alternativa o da
affiancare alle attività di laboratorio, laddove quest’ultimo sia presente. Qual è la
differenza tra workshop e laboratorio linguistico? Il primo si svolge in classe, in un
ambiente rilassato e informale, e favorisce la disposizione degli apprendenti a ferro di
cavallo, a gruppi, se necessario anche seduti per terra. Il secondo, invece, limita il
movimento e lo spostamento degli apprendenti, in quanto è pensato e progettato per
concentrarsi sulle attività di ascolto ed, eventualmente, di ripetizione.
Per poter svolgere un workshop fonetico sono necessarie due ore in più alla
settimana all’interno di un corso di lingua e cultura per svolgere attività che, basate sulle
caratteristiche della L1 degli studenti, si propongano di ridurre il transfer negativo in
italiano L2/LS sia per quanto riguarda i tratti segmentali (percezione e articolazione dei
fonemi e struttura sillabica) sia per quelli soprasegmentali (accento, ritmo e intonazione).
Le tipologie di attività pratiche di fonetica proposte in un workshop possono essere
racchiuse nell’acronimo MARSS: Multimodalità, Apprendimento collaborativo, Riflessione,
Scoperta e Sensibilizzazione. La multimodalità, come afferma il termine stesso, si rifà ai
molti modi utili per insegnare, nella fattispecie al movimento del corpo, alla musica e ai
cinque sensi ma anche alle applicazioni web e mobile, in aggiunta alle tecniche
glottodidattiche diffuse e promosse dai vari manuali teorici e didattici. L’apprendimento
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CLA – Università degli Studi Roma Tre, lidia.calabro@gmail.com.
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collaborativo, pratica conosciuta da tutti e ormai abbondantemente consolidata nella
didattica generale e delle lingue, prevede attività di gruppo che, a partire dai singoli
suoni, passando per il lessico per giungere alle frasi, stimolino gli apprendenti alla
scoperta di suoni e toníe nuove non percepite precedentemente e alla riflessione sulla
produzione dei tratti fonetico-fonologici dei suoni della L2.
L’insieme di queste attività svolte a coppie, a gruppi e in plenum con la
sistematizzazione da parte dell’insegnante di quanto svolto, è parte di un lavoro denso di
sensibilizzazione al fine di aumentare la consapevolezza degli studenti verso quanto fino
a poco prima non veniva percepito come importante e di conseguenza trascurato.
Aumentare la consapevolezza non è altro che un primo step nell’apprendimento di una
lingua al fine di stimolare i discenti alle differenze fonetico-fonologiche tra L1 e L2.
Sappiamo bene che le variabili che entrano in gioco sono tantissime a partire dalla
vicinanza/lontananza linguistica, all’età dell’apprendente, alla predisposizione naturale
del singolo, e che non basta un apprendimento mnemonico come può invece essere
sufficiente per il lessico (Costamagna, 2000; 2010). Ma rendere consapevoli gli
apprendenti su quanto è necessario migliorare per comprendere meglio e, soprattutto,
per essere compresi permette di notare aspetti prima sconosciuti o ignorati e di dedicare
maggiore attenzione e sforzo sia in fase di ascolto sia di produzione che può condurre
gradualmente ad un percorso di autocorrezione.
Alcune delle attività proposte qui di seguito sono state realizzate durante un
workshop di fonetica per studenti brasiliani di livello A2 che non sono mai stati
coinvolti in alcun tipo di attività fonetico-fonologica, ma possono essere facilmente
utilizzabili ed adattabili ad apprendenti di altre L1 poiché riguardano la percezione e
produzione dei suoni vocalici dell’italiano.
2. ATTIVITÀ PRATICHE RELATIVE ALLE VOCALI DELL’ITALIANO
2.1. Percezione e articolazione
Una prima attività per familiarizzare con le vocali consiste nel far disporre gli studenti
a semicerchio in piedi, creando un ambiente informale e rilassato. Mostrare un’immagine
delle dita della mano su cui sono disegnate le espressioni del volto con alcune emoticon
stilizzate e la vocale. Anche se le vocali da un punto di vista fonemico sono sette e non
cinque, in questo primo momento non si vuole ancora mettere in evidenza la differenza
tra vocali aperte e vocali chiuse (anche perché i contesti in cui rappresentano un tratto
distintivo sono veramente pochi [Canepari, 1999; Costamagna, 2000]). Si procede con la
pronuncia espressiva da parte dell’insegnante e la fase imitativa da parte degli studenti.
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Immagine 1. Le vocali in una mano (fonte: Internet)
Nella seconda attività, simile alla prima, si proietta un’immagine di Mafalda sulla
quale sono scritte le vocali allungate con alcune espressioni che gli italiani sono soliti
dire in alcuni momenti particolari della giornata quali il guardarsi allo specchio o l’atto di
sbadigliare (es. Ahhh! La mia schiena!!!) È un’attività rompighiaccio con la quale gli
studenti iniziano subito a familiarizzare con la gestualità, la mimica facciale e
l’espressività dell’italiano. L’insegnante per primo/a pronuncia le vocali e le frasi con
l’intonazione espressiva adeguata al contesto, proponendo anche la gestualità e la
mimica (ad esempio, mettere le mani dietro la schiena e fare una faccia dolorante). Segue
la fase imitativa da parte degli studenti per poi realizzare la stessa attività a coppie. Lo
studente A, in quanto specchio, deve riprodurre fedelmente i movimenti di B. Il tempo
totale previsto per lo svolgimento delle due attività è di massimo 15 minuti.
Immagine 2. Le vocali del risveglio (fonte: Internet)
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La terza attività prevede che ci si avvalga della proprioception, una tecnica utilizzata
nella didattica della fonetica inglese che consiste nella “propria” + “percezione” che uno
ha di ciò che i muscoli della bocca stanno facendo quando si produce ogni singolo
suono. Tale percezione avviene non solo attraverso l’udito, ma anche e soprattutto
attraverso la conoscenza dei muscle buttons, cioè i muscoli principali coinvolti, e dei loro
movimenti nella realizzazione dei suoni: 1) la lingua (si muove in avanti e indietro); 2) le
labbra (distese e arrotondate); 3) mandibola + lingua (che si muove verso l’alto e verso il
basso); 4) la sonorità (vibrazione presente o assente delle corde vocali) (Underhill, 2005).
Proporre agli studenti questo tipo di attività permette di scoprire prima e di riflettere poi
sui movimenti articolatori dei suoni della L2.
Come proporre la proprioception? Far disporre gli studenti a semicerchio intorno alla
cattedra su cui sono state poste alcune cards colorate contenenti le parti del cavo orale da
abbinare al rispettivo nome (es: immagine colorata delle labbra / parola da abbinare
“labbra”). Una volta completati gli abbinamenti, si procede con dei magneti al
posizionamento delle cards sulla lavagna dove è già presente il disegno stilizzato del cavo
orale.
Una volta che gli studenti hanno chiaro dove sono situati i luoghi di articolazione si
procede alla scoperta del modo di articolazione. L’insegnante pronuncia la prima vocale
(es. [aaaaa]) e chiede agli studenti di dire dove e come si posiziona la lingua all’interno
della cavità orale e qual è la posizione delle labbra. Ciò comporta che gli apprendenti si
concentrino sulla posizione della lingua e delle labbra. Una volta che gli studenti si sono
espressi e sono tutti concordi sulla realizzazione del suono, l’insegnante chiede agli
studenti dove posizionare la vocale all’interno del cavo orale (sulla lavagna).
Immagine 3. La bocca e i fonemi vocalici con i magneti, in aggiunta alcuni fonemi consonantici.
Si svolge lo stesso lavoro per tutte le vocali. Una volta completato il lavoro,
l’insegnante, puntando il dito sulla singola vocale, la pronuncia e la fa ripetere agli
studenti. Successivamente sposta il dito da una vocale all’altra in modo alternato
stimolando l’esercizio muscolare e facendo anche produrre dittonghi. In questo modo è
possibile proporre la tabella fonemica per le vocali e far comprendere come le labbra si
posizionano e dove si muove il dorso della lingua perché avvenga l’articolazione
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richiesta. Mano a mano che ci si sposta da sinistra verso destra la posizione delle labbra
cambia gradualmente (ecco perché non viene proposto agli studenti il quadrilatero
vocalico ma la tabella fonemica che risulta più intuitiva da un punto di vista grafico).
Tabella 1. Tabella fonemica adattata da Underhill, 2005: 7.
anteriori
posteriori
i
u
e
o
ɛ
ͻ
a
Immagine 4. Il cavo orale con dentro la tabella fonemica da Power Point .
La tabella fonemica è pensata per rimanere esposta in classe di modo che ci si possa
riferire ad essa in qualunque momento della lezione e a vari scopi (ad esempio:
presentare e praticare la percezione dei suoni, ridare forma ai suoni, apprendere il
lessico, etc). Proprio come accade con una mappa geografica, la tabella fonemica può
venire in soccorso in due modi: a) può aiutare i viaggiatori a familiarizzare con delle aree
che sono state già visitate; b) può aiutare i viaggiatori nel chiarire loro quali aree devono
ancora essere esplorate. Tale metodologia non serve ad imparare il simbolo ma a fare
esperienza del suono di cui il simbolo non è altro che la rappresentazione grafica.
Quindi, lo scopo principale di tale approccio è sperimentare suoni e sequenze di suoni in
modo personale, fisico e muscolare. Gradualmente ci si sposterà dalla fase dei suoni
individuali, alle parole singole per giungere al flusso del parlato (Underhill, 2005).
2.2. Le trascrizioni fonetiche e la durata vocalica in sillaba accentata.
Quando si pensa alle trascrizioni fonetiche si ha l’idea di qualcosa di ostico che va
evitato. Avvicinare però gli apprendenti stranieri all’uso e alla lettura dell’Alfabeto
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Fonetico Internazionale (AFI o IPA in inglese) li renderà più autonomi nell’uso del
dizionario (sia cartaceo sia online) e più attenti e consapevoli ai tratti distintivi della
lingua. Un tratto importante riguarda, ad esempio, la durata vocalica in sillaba accentata
che, in italiano, è sempre più lunga rispetto alle vocali in sillaba non accentata ed è ciò
che dà il ritmo alle parole e alle frasi e rende la lingua musicale così come la
percepiscono gli stranieri senza, però, comprenderne il perché; o meglio, non se ne
rendono conto fino a che l’insegnante non li rende consapevoli e non li aiuta anche
attraverso il solfeggio ritmico, senza ricorrere a parole conosciute, a sentire suoni più
lunghi o più corti (es: taa / tataata / tatataata) laddove i suoni brevi sono rappresentati
da un suono di 1/4 e quelli lunghi da uno di 2/4.
L’attività sulle trascrizioni fonetiche può essere divisa in due lezioni diverse se si
vuole dedicare una lezione per introdurre i fonemi consonantici e una per quelli vocalici.
Per il lavoro presentato in questa sede gli apprendenti hanno già incontrato i simboli
delle consonanti e hanno praticato già una volta sulle trascrizioni.
Innanzi tutto è necessario dividere gli studenti a coppie e consegnare ad ogni coppia
un foglio formato A3 contenente una tabella per i fonemi vocalici e una serie di cards
contenenti parole diverse. Ogni card presenta una parola dove è inserita la vocale che
corrisponde al fonema.
Immagine 5. Tabellone vocali (completo con le parole delle cards da inserire) da Calabrò, 2012: 7.
Una volta inserite tutte le cards nella tabella si procede ad una revisione e riflessione
plenaria sulle vocali. A questo punto si può consegnare alle coppie di apprendenti la
tabella dei fonemi consonantici (utilizzata nella lezione precedente) unitamente ad un
altro mazzetto di cards contenenti i simboli fonetici necessari per trascrivere 6 parole:
mangio, lento, sento, canto, tanto, pancia.
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Immagine 6. Tabellone consonanti (senza parole) adattato da Calabrò 2012: 7-8.
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Immagine 7. Cards da ritagliare con le parole da trascrivere (autoprodotto).
Poiché l’attività è pensata per studenti lusofoni del Brasile, tali parole presentano la
vocale di sillaba accentata seguita da consonante nasale (ad esempio: mangio, canto). In
portoghese, nella variante brasiliana, la vocale è una vocale nasale che, alla percezione di
un italiano sembrerebbe non essere pronunciata.
Mentre gli apprendenti si apprestano ad ultimare l’attività, discutendo e riflettendo
sui simboli AFI, ma anche sulle parentesi quadre e l’accento di parola, si troveranno a
non saper posizionare il crono che indica la durata vocalica [ː] e avranno necessità di
confrontarsi con l’insegnante che li avrà osservati durante lo svolgimento dell’attività e
avrà offerto il suo aiuto, se richiesto dagli stessi apprendenti. Questo è il momento di
introdurre la riflessione sulla durata vocalica in sillaba accentata stimolando l’apertura
della mandibola per articolare il suono in un modo che sia il più possibile vicino
all’italiano e perché la durata sia più prolungata rispetto a quella delle vocali in sillaba
atona.
Poiché non è scontato che gli apprendenti riescano subito nella produzione del
suono richiesto, l’insegnante scrive alla lavagna le stesse parole che gli apprendenti
hanno trascritto con le cards e si sofferma sulle vocali seguite da consonanti nasali. Il
primo tipo di ripetizione per imitazione che chiede di fare è pronunciare ogni suono
vocalico seguito dalla nasale (es: “an”, “on”, “un”, etc.) e, successivamente, le singole
parole a cui però gli apprendenti devono prestare particolarmente attenzione perché
dovranno seguire l’insegnante quando apre e chiude la mano. L’apertura corrisponde alla
vocale seguita da consonante nasale in sillaba tonica, la chiusura invece rappresenta la
vocale in sillaba atona. Allo stesso tempo l’apertura della mano serve per far
comprendere agli studenti che devono aprire bene la bocca per articolare la vocale
seguita da nasale secondo le caratteristiche della L2.
Un altro tipo di attività, che è allo stesso tempo un esercizio fisico, consiste nel far
disporre gli apprendenti a semicerchio e far ripetere le parole dovendo abbassarsi
piegando le gambe solo quando pronunciano la sillaba accentata. In questo modo
seguirà una serie di movimenti dalla posizione eretta a quella in ginocchio e viceversa
che darà il senso e il ritmo della durata sillabica. Gli apprendenti faranno così esperienza
percettiva di tipo uditivo e articolatoria, musicale, manuale e fisico-motoria. Il tempo
complessivo per sviluppare complessivamente l’attività presentata è di circa 30/40
minuti.
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3. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE
Per poter sviluppare la competenza fonetico-fonologica e le abilità percettive e
produttive nella L2 è necessario che l’apprendente modifichi “i parametri che il sistema
uditivo ha stabilito per i suoni e gli elementi prosodici della L1” e che acquisisca “nuove
abitudini articolatorio-intonative” (Costamagna, 2010: 75). Gestire l’apprendimento
fonetico-fonologico richiede un grande sforzo da parte della componente sensomotoria. Se però consideriamo che la pronuncia, in quanto aspetto fisico di una lingua,
coinvolge il corpo, il respiro, i muscoli, l’armonia e le vibrazioni acustiche, allora
possiamo presumere che il coinvolgimento della persona in tutto il suo essere rende il
processo di apprendimento piacevole, stimolante e anche divertente. Gli apprendenti si
sentono coinvolti in prima persona nel “fare con la lingua” ed è un “fare esperienziale”
di tipo fisico, tattile, visivo, uditivo, spaziale, affettivo, cognitivo, collaborativo,
riflessivo, di scoperta, di sensibilizzazione e di presa di coscienza che lo porterà nel
lungo termine a migliorare la propria competenza per ridurre l’accento da straniero.
I discenti, osservati durante le attività proposte, hanno manifestato molto entusiasmo
nel partecipare alle attività nuove, diverse dalla lezione di lingua, ma comunque collegate
e adeguate ai contenuti lessicali e sintattici del livello di competenza linguistica degli
stessi. Dedicare del tempo alla competenza fonetico-fonologica è non solo auspicabile,
ma è anche necessario per agevolare la comprensione e la produzione linguistica e per
ridurre i casi di incomprensione tra gli interlocutori. Gli insegnanti però devono per
primi prendere consapevolezza del fatto che tale competenza agisce attivamente nello
sviluppo delle diverse abilità e che non è in più rispetto alla competenza lessicale e
morfosintattica ma è, piuttosto, trasversale.
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