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In un contesto di ricerca del tracciato dell'antica Via Clodia nel tratto fra Tuscania (Vt) e Saturnia (Gr), è avvenuta la scoperta dei resti di una antica stazione di Posta di epoca granducale in posizione tale da ipotizzare che tale stazione sia stata costruita proprio dove anticamente si trovava una simile struttura romana.
Il Paganini , 2019
Il Giuoco del Barone (1936) è un'operina che, per struttura e ispirazione, integra suggestioni strawinskiane alla cultura popolare fiorentina. Il saggio è diviso in tre parti: La prima ha un taglio storico: si documenta il procedimento creativo e la collabora-zione con il poeta Alessandro Parronchi nelle sue varie vicissitudini, dalla stesura (1936) alla prima messa in scena (1939), specificandone la positiva ricezione. Si dà conto delle varie produzioni e della 'seconda vita' dell'opera che, proposta in una rinnovata versione (1955), si aggiudica il Premio Italia nel 1956, diretta da Bruno Bartoletti. La seconda parte ha un taglio analitico: individueremo le problematiche di 'traduzione' musicale del testo di Parronchi e analizzeremo le tecniche adoperate da Bucchi. Ci si soffermerà in particolare sull'analisi del materiale tematico utilizzato in alcuni passaggi significativi tratti dai quadri: la tecnica del montaggio, i leitmotive dei personaggi e il loro trattamento, lo stile dell'orchestrazione, il disinvolto eclettismo tecnico che diventa tratto caratterizzante nello stile del compositore. La terza parte contestualizza Il Giuoco del Barone all'interno dell'esperienza di Bucchi operista, facendo comprendere la sua scelta laica di accogliere le nuove tendenze estetiche in modo sempre critico e autonomo.
Iohannes de Certaldo. Beiträge zu Boccaccios lateinischen Werken un ihrer Wirkung, herausgegeben von Karl Enenkel Tobias Leuker und Christoph Pieper, Hildesheim, Georg Olms Verlag (ISBN 9783487152721), 2015
Una indagine a ritroso sulle edizioni del Bucolicum Carmen del Boccaccio, fino alla princeps fiorentina del 1504, della quale si analizzano i possibili rapporti con l'autografo riccardiano.
"Boccaccio e la Sicilia", a cura di Giuseppe Manitta, Il Convivio 2015, pp. 342
Magazzeno Storico Verbanese, 2022
Religiosità, credenze e tradizioni popolari nelle terre ambrosiane in Età Moderna (FULL TEXT)
REGGIOSTORIA, N.152, , 2016
Il Castello di Montericco, nuove scoperte. Il castello di Montericco nell'epoca Matildica probabilmente era poco più di una torre dipendente dal quello vicino e più importante di Borzano. Posto in posizione strategica per il controllo dell'antica viabilità che saliva dalla pianura, il castello era inoltre a diretto contatto visivo con quello di Canossa ed in grado perciò di ripetere ai vicini castelli dei Manfredi gli eventuali segnali che i Canossani potevano trasmettere ai loro vassalli. Agli inizi del Trecento, concluso il regno dei da Canossa e con il consolidarsi dei Manfredi nei possedimenti già controllati dalla famiglia, 1 il castello di Montericco, si arricchisce di strutture più complesse. Diventa un "castello-recinto", cioè un'area di circa mille metri quadrati dal perimetro murato che conteneva l'abitazione del dominus, quella degli armigeri e dei servi. Dai resti esistenti si può facilmente intuire che le difese si sono in seguito evolute su due ordini: una prima muraglia posta più in basso sopra la scarpata, tagliata a picco per renderla più inacessibile; una seconda, più in alto, costituita da una vera e propria cortina in muratura merlata di pietrame, di notevole spessore, rafforzata a tratti, da contrafforti e paraste pure in muratura che più tardi includerà anche un minuscolo borgo. I resti di queste mura sono ancora visibili in pochi lacerti. 2 L'accesso principale, rivolto a mezzogiorno, era protetto da una torre di guardia munita di ponte levatoio. Si ha notizia dell'esistenza di un oratorio di cui però non si è trovato traccia. Nell'investitura del 1367 da parte di Nicolò II d'Este, marchese di Ferrara, e soprattutto in quella più importante dell'imperatore Carlo IV dell'anno successivo, i Manfredi si vedono confermati in tutti i loro numerosi e aviti possedimenti, compreso "il castello di Montericco colle sue Ville, cioè Strada, Bazzano e Pojano" 3 Castello di Rezzonico, XIV secolo. Più o meno così doveva presentarsi agli inizi del Trecento anche il castello di Montericco. Nei secoli successivi il castello si evolverà sino a trasformarsi pian piano in una magnifica abitazione di campagna. Nel 1618 il conte Paolo Manfredi lo venderà, insieme alla metà del feudo, al celebre Cardinale Toschi. In seguito il castello passerà di mano a diversi proprietari. Tutti i castelli dei Manfredi subirono gravi danni durante le lotte fra Guelfi e Ghibellini per la conquista del potere nella vicina città. Nel 1371 e nel 1374 durante le lotte tra gli Estensi e i Visconti, avendo i Manfredi parteggiato per gli Estensi, i Visconti fecero assalire il castello di 1 In passato gli storici hanno spesso confuso il vicino castello di Vergnano (ora San Geminiano), appartenente al Vescovo di Reggio, con quello di Montericco. Quello di Vergnano per un certo lasso di tempo cadde in possesso dei Fogliani. Recenti studi di chi scrive paiono confermare che così non fu per quello di Montericco. 2 Nel 1927 il castello venne restaurato dall'Ingeniere-archeologo Otello Siliprandi che in merito ci ha lasciato preziose informazioni-O.Siliprandi, Il Castello di Montericco, Reggio E. 1927 3 ASMO, Archivio Frosini, documenti in copia notarili d'epoca. Riportati anche da Tiraboschi nel 1824
Seminario del corso di Letteratura Latina Medievale del Prof. P.Pontari, Università di Pisa a.a. 2014-2015
Storia Veneta 51, 2019
Una "veduta" delle fortificazioni medievali dal Ponte dei Tadi a Padova in un'opera del maestro veneto.
Vicino Oriente
Excavations at Motya carried on by «La Sapienza» University of Rome to the western slope of the Acropolis (Area D) have brought to light a small altar/incense burner which illustrates a well attested typology of domestic cult devices of Phoenician-Punic tradition. The context of the cult installation provides some interesting hints at its religious utilizations.
MUJERES CREADORAS: DIBUJO, DISEÑO Y ACCIÓN., 2022
Indo Nordic Authors’ Collective, 2023
BUGÜNKÜ AVRUPA DİLLERİNDE PROTOTÜRKÇE İZLERİ
legacyweb.rcm.ac.uk
Jandira (São Paulo) e Rio de Janeiro, Brasil (https://encristus.com.br)
International journal of health sciences and research, 2024
Jornal O Gaiense, 2024
Navegando Publicações eBooks, 2020
The Journal of Turkic Language and Literature Surveys (TULLIS)
Aesthetic Plastic Surgery, 2010
IntechOpen eBooks, 2022
Khronos, Revista de História da Ciência, 2020
HAL (Le Centre pour la Communication Scientifique Directe), 2015
The Journal of Experimental Medicine, 2001
British Journal of Haematology, 2020
à jour! Psychotherapie-Berufsentwicklung, 2020
This chapter is an intergenerational dialogue between emerging Indigenous Latinx scholars – from undergraduate students to junior faculty – that examines and contends with the ethics of conducting ethnographic research during the COVID-19 pandemic. The authors anchor their intergenerational dialo..., 2024
Mediator: Jurnal Komunikasi, 2017
Aesthetic Plastic Surgery, 2011
IFAC Proceedings Volumes, 2012