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PONTIFICIA UNIVERSITÀ DELLA SANTA CROCE
ACTA
PHILOSOPHICA
Rivista internazionale di ilosoia
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fascicolo ii · volume 25 · anno 2016
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SOMM A R IO
quaderno monografico
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Sessualità : genere, diferenza, reciprocità
Sexuality : gender, diference, and reciprocity
203
Antonio Malo, Presentazione. Rilettere sulla sessualità
Blanca Castilla de Cortázar, Radicalidad de la condición sexuada
207
Antonio Malo, La condizione sessuata. Tendenza sessuata, eros e donazione
229
John M. Rist, On the Use and Abuse of the Concept of Gender
247
Maria Teresa Russo, Sogettività, corpo e diferenza sessuale nel dibattito ilosoico di area femminista
257
studi
Enrique R. Moros, Juan José Salinas, La verdad. Desde Tomás de Aquino a John McDowell pasando por Richard Rorty
275
note e commenti
Adalberto Arrigoni, Metaisica e macroanthropos : il realismo sociologico di Emmanuele Morandi
Alberto Ross, Causality, Nature and Fate in Alexander of Aphrodisias
303
319
forum 1
Quel che resta di Heideger, a quarant’anni dalla morte (Donatella Di Cesare, Francisco J. Gonzalez, Richard Polt)
335
forum 2
La pensée africaine en quête de sens : au-delà de l’oralité et de l’écriture
(Georges Ndumba, Paulin Sabuy Sabangu)
349
bibliografia tematica
Il “nuovo realismo” (Valeria Ascheri)
365
recensioni
Juan Manuel Burgos, La experiencia integral (Sergio Lozano Arco)
Stephen L. Brock, The Philosophy of Saint Thomas Aquinas : A Sketch
(Orestes J. Gonzalez)
383
386
200
sommario
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schede bibliografiche
Marta Brancatisano, Uomo e donna. Considerazioni sull’antropologia
duale (Maria Aparecida Ferrari)
Giovanni Grandi, Generazione Nicodemo. L’età di mezzo e le stagioni della vita (Marco D’Avenia)
395
Pubblicazioni ricevute
397
Indice del volume 25 (2016)
401
393
LA CONDIZIONE SESSUATA.
TENDENZA SESSUATA, EROS E DONA ZIONE
A ntonio Malo *
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Sommario : 1. La condizione sessuata come superamento del naturalismo e del costruttivismo postmoderno. 2. La tendenza sessuata. 3. L’eros o desiderio sessuale. 4. La donazione. 5.
Conclusione.
ndré Gide era solito dire che l’attrazione verso altri uomini per lui era
naturale. Perciò nel suo saggio Corydon, scritto in difesa dell’omosessualità, aferma : « l’importante è comprendere che, là dove voi dite contro natura,
basterebbe dire contro costume ». 1 La tesi del romanziere francese potrebbe essere vista come un precedente di ciò che gli studi di genere chiamano oggi
orientamento sessuale. Secondo i loro autori, in luogo di una sessualità naturale unica ci sarebbe una sessualità polimorfa, risultato della combinazione del
sesso biologico con il genere. Quest’ultimo sarebbe, a sua volta, costituito
sia socialmente sia mediante la scelta che uno ne fa d’accordo con il proprio
orientamento sessuale.
Il concetto stesso di orientamento sessuale comporta, però, una contraddizione interna insanabile. Infatti, da una parte, come aferma Gide, l’orientamento sessuale non sembra essere speciico ma personale, perché si basa
sull’attrazione che ognuno prova ; dall’altra, sembra essere dato poiché precede
la propria scelta. In deinitiva, non si sa se l’orientamento sessuale sia naturale
o meno. Di qui il dibattito fra quelli che afermano il carattere genetico dell’omosessualità e quelli che invece sostengono la sua origine comportamentale.
Anche se non mancano attivisti del collettivo LGBT (lesbiche, gays, bisessuali e transessuali) che sostengono l’origine genetica del loro orientamento
sessuale, questa tesi è un’arma a doppio taglio. 2 Se è vero che essa, da una
A
* Pontiicia Università della Santa Croce, Facoltà di Filosoia, Piazza Sant’Apollinare 49,
00186 Roma. E-mail : malo@pusc.it
1 A. Gide, Corydon, traduzione di L.G. Ianconi, Dall’Oglio, Milano 1952, cap. iv.
2 http ://www.gaywave.it/articolo/omosessualita-esistono-cause-genetiche-scopertoun-gene-nelle-madri-di-igli-gay/35501/. In questo articolo si fa riferimento ai risultati di
una ricerca svolta dal prof. Andrea Camperio dell’Università di Padova, secondo la quale
l’omosessualità ha una causa genetica. Si tratta di una teoria che troverà sicuramente una
forte opposizione tra gli evoluzionisti : com’è possibile accettare l’esistenza di un gene che
non permette la procreazione, ma, al contrario, ne rappresenta un forte ostacolo ?
«acta philosophica» · ii, 25, 2016 · pp. 229-246
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antonio malo
parte, esclude qualsiasi tipo di responsabilità all’origine delle loro inclinazioni
sessuali, facendole apparire naturali come il colore dei propri occhi, dall’altra,
può sfociare nel razzismo e nell’eugenetica. Perciò non esiste una posizione
univoca di questo collettivo su tale questione.
Ad ogni modo, i risultati delle ricerche scientiiche non sembrano confermare le tesi di quanti, omosessuali o meno, sostengono l’origine genetica
dell’omosessualità. Gli studi più recenti, eseguiti dopo la mappatura del genoma umano, non hanno scoperto il cosiddetto gene dell’omosessualità. Piuttosto, hanno individuato che nel 20% dei gemelli dizigoti e nel 50% di quelli
monozigoti alcune modiiche in certi geni possono essere messe in relazione
con una propensione a sentire attrazione verso le persone dello stesso sesso. 3
Il che signiica che la genetica, anche se può inluire sull’orientamento sessuale, lo fa sempre in modo limitato e contingente. In sostanza, l’orientamento
sessuale non sembra avere un’origine genetica o almeno essa sarebbe solo una
delle sue cause. Comunque, la ricerca di un gene dell’omosessualità maschile
o del lesbismo è molto istruttiva, soprattutto quando è sostenuta dai difensori
degli studi di genere. Dovrebbe, infatti, stupire che proprio quanti riiutano
la decisività della sessualità biologica, siano così interessati a trovare un gene
che spieghi il carattere polimorico della sessualità umana. Però, forse questa
contraddizione dipende dalla diicoltà di comprendere il carattere articolato
e complesso di questa realtà.
1. La condizione sessuata come superamento del naturalismo
e del costruttivismo postmoderno
Prima dell’ideologia di genere, il modo più abituale di concepire la sessualità
umana consisteva in una specie di naturalismo. La sessualità umana appariva
come un istinto legato alla generazione. Perciò essa era considerata uguale
a quella animale in tutto ciò che si riferiva al corpo e all’inclinazione ad esso
legata. La diferenza si sarebbe trovata nell’uso della razionalità, giacché la
sessualità umana deve sottomettersi a una serie di divieti, come quelli dell’incesto, della fornicazione e dell’adulterio, eretti a difesa di istituzioni come il
matrimonio e la famiglia, le quali hanno come ine la generazione e l’educazione dei igli.
3 In uno studio sull’omosessualità maschile, Michael Bailey della Northwestern University, Illinois, sostiene di aver trovato alcuni geni del cromosoma X che possono inluire
sull’orientamento sessuale, essi però non sono completamente determinativi, per cui si
deve tener conto di altri fattori, come l’ambiente, le esperienze avute e i cambiamenti nella
personalità (cfr. M. Bailey, R.C. Pillard, A genetic study of male sexual orientation, « Archives of General Psychiatry », 48 (1991), pp. 1089-1096). Nei successivi studi di Bailey le percentuali sono diminuite ancora di più (cfr. J. M. Bailey, M.P. Dunne, N.G. Martin, Genetic
and environmental inluences on sexual orientation and its correlates in an Australian twin sample,
« Journal of Personality and Social Psychology », 78-3 [2000], pp. 524-536).
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tendenza sessuata, eros e donazione
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Questo modo di comprendere la sessualità troverebbe conferma nella distinzione platonica fra anima e corpo : solo il corpo sarebbe sessuato, mentre l’anima sarebbe asessuata. In parte questo naturalismo razionale scompare con
la dottrina ilemorica di Aristotele, in virtù della quale a determinati aspetti
della sessualità corporea corrispondono caratteristiche psichiche. 4 Certamente, com’è noto, queste caratteristiche psichiche non vengono analizzate dallo
Stagirita sia perché egli ha della sessualità una conoscenza insuiciente e anche sbagliata dal punto di vista biologico, sia perché nel suo modo di comprendere la psicologia femminile dominano gli stereotipi culturali greci, quali
l’impossibilità da parte della donna di governare se stessa, di essere cittadina
o di avere un qualche ruolo al di fuori della casa. Anche San Tommaso, nonostante l’inlusso della dottrina di Sant’Agostino della donna come immagine
di Dio, continua a condividere gli stessi stereotipi naturalisti. 5
Forse tutte queste diicoltà della posizione naturalistica sono dovute al luogo che, secondo questi autori, la sessualità occupa nella natura umana. Essa
sembra puramente funzionale alla riproduzione e, nel caso di San Tommaso,
anche al reciproco aiuto fra uomo e donna e all’essere un rimedio alla concupiscenza. La sessualità non è vista, invece, nel suo rapporto con la formazione
e lo sviluppo dell’identità personale. Perciò, in questi autori, c’è un paradosso :
la natura di ogni persona, soprattutto dell’uomo, è completa e ciò nonostante
ha bisogno della persona dell’altro sesso.
Credo che nella distinzione fra natura e persona si trovi la soluzione dell’apparente paradosso della complementarietà naturale fra uomo e donna e nel
contempo della non necessità personale del matrimonio per il perfezionamento della persona. Infatti, se non ci fosse questa distinzione, avremmo due
possibilità. Secondo la prima, si dovrebbe afermare, come Solov’ëv, che il celibe è una persona imperfetta, in quanto l’uomo e la donna sono « due potenzialità che agiscono diferentemente e che tuttavia sono imperfette, giacché
esse ottengono la perfezione solo in un processo di reciprocità ». 6 La seconda
possibilità sarebbe sostenere, come nell’individualismo postmoderno, che è
la scelta personale a costituire la sessualità umana. Infatti, se la sessualità fa
riferimento a una potenzialità naturale, la quale presa individualmente è imperfetta, signiica che la persona può perfezionarsi solo nella relazione coniu4 Rist propone uno schema di sviluppo dell’opera di Aristotele secondo cui nella relazione fra corpo e anima ci sarebbero due tappe : nella prima, lo Stagirita avrebbe considerato
l’anima una sostanza separata alla stregua di quanto si legge nel Fedone platonico, nella
seconda invece avrebbe formulato la dottrina ilemorica, come appare nel De Anima (cfr.
J. Rist, The Mind of Aristotle : A Study in Philosophical Growth, University of Toronto Press,
Toronto 1989, pp. 165-170).
5 Cfr. J. Rist, What is Truth ? From the Academy to the Vatican, Cambridge University Press,
Cambridge 2008, p. 81.
6 V. Solov’ëv, The meaning of love, Lindisfarne Press, Herndon va 1985, p. 85.
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antonio malo
gale. E se, invece, la sessualità è perfetta in se stessa, perché non dipendente da
nessuna potenzialità naturale riguardo a una determinata relazione, sembra
che allora essa dipenda semplicemente dalla propria scelta. In questo secondo
caso la sessualità umana non si baserebbe su diferenze sessuali né su due modi corporei esistenti (maschio e femmina), bensì su interpretazioni culturali
della sessualità concepita come un continuum tra due poli : omosessuale, lesbico, bisessuale, transessuale, ed eterosessuale. Ognuno di essi sarebbe – secondo
alcuni fautori della teoria di genere – una possibilità sempre aperta al libero
arbitrio, che si riiuta di legarsi agli stereotipi nati da un’eterosessualità compulsiva. 7
Sembrerebbe allora che la distinzione radicale fra sesso, ciò che si è ricevuto, e genere, ciò che si è acquisito, riesca a risolvere il problema della sessualità
umana, che non sarebbe naturale ma libera. Invece, questa distinzione così
semplice e lineare non consente di capire in che cosa consista esattamente il
carattere personale della sessualità. Se la sessualità, infatti, diventa personale
per il semplice fatto di essere libera, cioè non data, ed è libera quando sceglie
senza tener conto di nessun tipo di legame e di regola, sembra che per avere
una sessualità personale basti scegliere in accordo con l’inclinazione sessuale
che uno crede di sentire qui e adesso. Ma quando si agisce solo secondo questo criterio, la sessualità, invece di diventare personale, si spersonalizza perché
si sottomette a mode e ad altri condizionamenti.
Quindi, in entrambe le concezioni della sessualità, come potenza naturale
o come libera scelta, c’è una sorta di dualismo perché si parte da un’analisi –
logica in un caso ed esistenziale nell’altro – che non corrisponde all’unità della persona. Infatti, da una parte, si pensa che l’essenza umana sia in se stessa
asessuata, sicché il sesso sarebbe semplicemente una diferenza accidentale o
una potenza, legata solo al corpo o tutt’al più all’unione ; dall’altra, si pensa
che la sessualità sia personale e non naturale, perché non legata al corpo ma
all’uso della libertà.
Forse, per trovare una via d’uscita a questo falso dilemma (sessualità naturale o personale), si deve partire dall’origine della persona umana, generata
da un uomo e da una donna (non semplicemente da due corpi sessuati) e normalmente capace a sua volta di generare uomini e donne. Ciò vuol dire che
l’aspetto naturale e personale della sessualità non dovrebbe essere separato
da quello storico, cioè dalla generazione e dalle generazioni. Infatti, proprio
perché la dualità sessuale si trova all’origine della persona, la sessualità è ori7 Ad esempio, secondo Butler, la sessualità umana non avrebbe niente a che vedere con
i cromosomi o con gli organi genitali, né con un desiderio issato in anticipo, ma solo con
una performazione che mediante la ripetizione di atti sessuali si trasforma in una certa ritualizzazione, senza però dover escludere necessariamente altre possibilità (cfr. J. Butler,
Bodies That Matter : On the Discursive Limits of “Sex”, Routledge, New York 1993, p. 95).
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tendenza sessuata, eros e donazione
233
ginariamente naturale e personale. Quindi, nella generazione ha inizio la relazione intima fra natura e persona generata, come anche la trasmissione della
stessa sessualità umana : due modi di essere persona (maschile e femminile)
con capacità, a loro volta, di essere generativi. 8
La diferenza rispetto alla sessualità animale non consiste, dunque, solo nella razionalità né solo nella scelta, ma si trova più a monte : uomo e donna sono i due modi originari di essere persona la cui unione è capace di generare
persone.
Essendo generata, la persona è allo stesso tempo contingente, in quanto
originata da una serie di incontri sessuali non predeterminati, e necessaria, in
quanto ne è il risultato. Nella nascita di ogni persona si uniscono così contingenza e necessità, attrazione sessuale e libertà. Il che signiica che nella stessa
sorgente di ogni scelta c’è una dipendenza dalla mia origine previa a ogni mio
atto, ossia che la mia libertà ha radici nella mia origine ; un’origine che mi è
stata data attraverso una storia di incontri generativi. 9 Ebbene, questa sintesi
di origine data, mediante la generazione, e di libertà incarnata con i suoi condizionamenti sociali e culturali, che è capace a sua volta di generare mediante
l’unione con una persona dell’altro sesso, è ciò che qui chiamerò condizione
sessuata. Anche se ha in comune con la sessualità animale la capacità generativa, la condizione sessuata se ne distingue perché non lascia fuori di sé nulla
che appartenga all’essenza umana : né nella sua origine, né nella composizione strutturale di corpo-psiche-spirito, né nel desiderio dell’altro, né nel dono
di sé. La condizione sessuata fa dunque riferimento a ciò che è dato – una
prospettiva sessuata originaria del mondo e degli altri assieme alla tendenza
verso l’altro –, a ciò che in parte è dato e in parte costruito – l’eros o desiderio
sessuale –, e inine a ciò che è libero : il dono di sé.
La limitazione propria della condizione sessuata non equivale, perciò, alla
mancanza di qualcosa di fondante (la potenza naturale che individualmente
sarebbe imperfetta e di cui parla Solov’ëv) ; ma piuttosto a una determinazione positiva, che perciò ha la potenzialità di originare una relazione nuova con
l’altro, perfettiva e generativa. Poiché le due condizioni sessuate (maschile e
femminile) appartengono alla stessa natura umana, la condizione maschile si
trova naturalmente in un rapporto di reciprocità con quella femminile e viceversa. Proprio su questo rapporto naturale, più che sulle potenze naturali
o sulla scelta arbitraria, si basa la relazione fra uomini e donne, soprattutto
8 « Il concetto di genitore, che è originariamente relazionale, in un certo senso mal sopporta il singolare : si è sempre genitori al plurale perché si è padri solo in riferimento a madri
e si è madri soltanto in riferimento a padri, così come si è igli nella carne e nelle relazioni
simboliche solo in riferimento ai genitori » (A. Pessina, Editoriale, « Medicina e Morale », 1
(2015), p. 13).
9 Cfr. P. Ricoeur, L’uomo fallibile. Filosoia della volontà, introduzione di V. Melchiorre, Il
Mulino, Bologna 1970, p. 67.
234
antonio malo
nell’unione coniugale in cui uomo e donna condividono la loro condizione
sessuata rispettivamente come marito e moglie.
Di qui che sia possibile distinguere fra persona – il soggetto irripetibile e
non-condivisibile – e la sua condizione sessuata, che in quanto prospettiva sessuata è comune a tutti gli uomini o a tutte le donne e, perciò, condivisibile in
un certo modo. Come vedremo, la condizione sessuata può essere condivisa
perché ammette di essere comunicata attraverso la prospettiva, la tendenza, il
desiderio e l’amore dell’altro.
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2. La tendenza sessuata
La prima diferenza importante fra la condizione sessuata e la sessualità animale è la tendenza sessuata, che non è più un istinto ma un’inclinazione lessibile. Come ho spiegato in un’altra sede, l’istinto sessuale e la tendenza sessuata hanno in comune una serie di caratteristiche essenziali : sono potenzialità
di tutto l’animale o di tutta la persona, hanno un orientamento verso un ine
(la riproduzione della specie e la generazione delle persone : delle loro identità
e delle loro relazioni) e sono aperte all’azione (accoppiamento nell’animale e
dono generativo ed educativo nelle persone). Quindi, si tratta di caratteristiche che sono analogiche. 10
Quest’analogia possiamo anche trovarla nelle potenzialità che sono coinvolte : isiche e psichiche nell’animale, e anche spirituali nella persona. Infatti, nell’animale l’istinto sessuale si attualizza necessariamente secondo i cicli vitali e la
percezione del compagno sessuale. Perciò, l’animale non può inibire o sublimare l’istinto : è la specie ad agire in lui e attraverso di lui. Nella persona, invece, la
tendenza non fa riferimento solo agli aspetti corporei e psichici, ma anche spirituali, intendendo spirituali in un senso ampio come apertura alla realtà, specialmente all’altro da sé. Infatti, l’apertura della sessualità all’altro è necessaria
perché la persona scopra il senso della tendenza sessuale, la educhi e possa liberamente orientarsi verso il suo ine, il dono di sé nel matrimonio o nel celibato.
L’idea di tendenza sessuata va quindi intesa come potenzialità di tutta la persona, non solo in senso individuale o speciico, ma soprattutto relazionale.
Infatti, il ruolo che l’altro ha nella tendenza è importante quanto la sessualità
genetica, ormonale e cerebrale, perché la propria identità come uomo o donna si scopre attraverso la relazione con le altre persone, le quali appartengono
sempre a una delle due condizioni sessuate. La tendenza sessuata porta verso
l’identiicazione con la persona dello stesso sesso e la diferenziazione dall’altro e, in questo modo, riconoscendosi nell’altro si scopre la propria identità.
Infatti, prima di essere desiderio sessuale, la tendenza è sessuata ; è maschile
10 Cfr. A. Malo, Essere persona. Un’antropologia dell’identità, Armando, Roma 2013, pp. 80
ss.
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tendenza sessuata, eros e donazione
235
o femminile in quanto ha un’intenzionalità ancora inconscia : essere riconosciuti e amati dall’altro per riconoscere e amare e riconoscere se stessi nell’altro e l’altro in se stessi. In questo senso, si può dire che la condizione sessuata
presenta le due funzioni ascritte da Platone al logos : comunicare qualcosa agli
altri o rhema (la propria condizione sessuata) e designare qualcosa o qualcuno
o onoma (la tendenza verso l’altro, che ha sempre una determinata condizione
sessuata che noi riconosciamo). 11 Perciò, è proprio nel reciproco riconoscersi
riconoscendo l’altro che la tendenza diventa desiderio sessuale. Ecco perché
la persona si scopre desiderando l’altro senza poter conoscere l’origine di questo desiderio. Ciò non signiica che il desiderio dipenda da fattori genetici non
modiicabili, come vorrebbe una certa cultura lgtb, ma piuttosto che esso si
forma attraverso le relazioni con le altre persone della stessa e di distinta condizione sessuata prima ancora di avere coscienza di sé.
La distinzione fra tendenza sessuata e desiderio sessuale ha, perciò, una
grande portata euristica non solo nel campo del cosiddetto orientamento sessuale, che sarebbe meglio chiamare desiderio sessuale, ma anche nella scoperta dell’esistenza di una condizione sessuata che, come accade anche con
il linguaggio, per potersi sviluppare ha bisogno delle relazioni interpersonali.
Infatti, così come possiamo afermare che non esiste una lingua naturale ma
solo la capacità naturale di parlare (le lingue sono contingenti e sottomesse
al tempo), possiamo dire che non esiste una sessualità naturale istintiva o potenza speciica, ma una condizione sessuata che deve essere personalizzata
attraverso le relazioni.
3. L’ eros o desiderio sessuale
A diferenza della tendenza, l’eros implica la coscienza di se stesso e dell’altro,
come soggetti desideranti, come qualcuno cioè che desideriamo ci desideri.
Perciò, di fronte alla tendenza, il desiderio sessuale è già un’esperienza umana
in prima persona : non è inconscio né proprio del bambino. 12 Di qui la critica
che si può fare a Freud : il riferimento del desiderio sessuale è l’altro e non il
piacere o i sentimenti legati alla relazione con l’altro. È vero che si può separare il desiderio dal desiderio dell’altro. Ma così facendo lo si distrugge : si va dal
desiderio del corpo dell’altro alla pura rappresentazione di esso come accade
nella pornograia. 13
11 Cfr. Platone, Soista, 262.
12 Freud ritiene, invece, che il desiderio sessuale incominci già con le prime esperienze
della vita del bambino. « Nessun autore, per quel che ne so, ha riconosciuto chiaramente la
regolarità, la normalità di una pulsione sessuale nell’infanzia » (S. Freud, Tre sagi sulla teoria
sessuale e altri scritti (1900-1905), in Opere, volume 4, Bollati Boringhieri, Torino 1970, p. 484).
13 Da questo punto di vista è interessante il fenomeno dell’autogineilia, che prende diverse forme : alcuni uomini si eccitano sessualmente tramite l’idea di vestire indumenti
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236
antonio malo
La trasformazione freudiana del desiderio sessuale in libido, intesa come pura energia isica immagazzinata che per mantenere l’equilibrio omeostatico
ha bisogno di essere scaricata, fa sì che la pulsione, inizialmente inconscia, si
rivolga prima a determinati oggetti che la soddisfano, per poi indirizzarsi alla
ine del suo processo di maturità a una persona dell’altro sesso. 14 Come abbiamo osservato, questa spiegazione non corrisponde al dinamismo psichico
della tendenza sessuata, perché essa sin dall’inizio è rivolta all’altro. D’altro
canto, se la tendenza fosse in origine puramente isica o rivolta solo a oggetti,
non si potrebbe spiegare come si trasformi in desiderio dell’altro. 15
Ma che cosa aggiunge il desiderio alla tendenza sessuata ? Credo che aggiunga la coscienza della persona di un’altra condizione sessuata che ci attrae.
L’eros è così un uscire verso l’altro a partire dalla propria condizione sessuata.
Anche se è conscio, questo uscire non è volontario. Infatti, proprio nella consapevolezza involontaria dell’altro che ci trascina consiste l’innamoramento,
il quale dipende dal bisogno che abbiamo dell’altro per amare ed essere amati
come uomini o donne. Perciò, il « desiderio non mi mostra il modo in cui sono
toccato intimamente, non mi chiude dentro il mio sé desiderante, non mi parla in primo luogo di me stesso perché non è in primo luogo un modo di essere
conscio di me stesso, e ancora di meno esso è una “sensazione interna”. Esso
è un’esperienza di mancanza di…, un impulso orientato verso ». 16
Si potrebbe, perciò, dire che il desiderio sessuale ha una speciale intenzionalità : desiderare che l’altro ci desideri come uomo o come donna. Nell’eros
c’è quindi un’intenzionalità relazionale involontaria a partire da una prospettiva sessuata. Nel desiderare l’altro si riconosce la propria povertà (desiderio
come bisogno dell’altro o penia platonica), mentre nell’essere desiderato si
riconosce la propria ricchezza (desiderio dell’altro come poros del proprio sé).
Questa sintesi di povertà e ricchezza è inscindibile poiché fa parte della stessa
essenza dell’eros, come Platone ha visto molto bene. 17 Quando si assolutizza
l’aspetto di ricchezza o, in termini moderni, di autosuicienza, l’eros porta
con sé necessariamente la dinamica hegeliana del signore e del servo, allora
l’amore è concepito come una lotta mortale con l’amante per il riconoscimento. Le analisi fenomenologiche di Sartre sullo scambio di sguardi fra gli
amanti corrispondono a questa visione narcisistica dell’eros : lo sguardo dell’amante (essere-per sé) oggettiva l’amato rendendolo oggetto del suo desiderio
femminili e sono molto interessati a indossarli ; altri si eccitano all’idea di avere un corpo
femminile e cercano di acquisirlo (cfr. R. Blanchard, The Origins of the Concept of Autogynephilia, February 2004, http ://www.autogynephilia.org/origins.htm).
14 Cfr. S. Freud, o.c., p. 531.
15 Qualcosa di simile sostiene Scruton (cfr. R. Scruton, Sexual desire. A Philosophical Investigation, Continuum, London-New York 2006, p. 163).
16 P. Ricoeur, L’uomo fallibile, cit., p. 53.
17 Cfr. Platone, Simposio, 203b-203e.
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(essere-per me), ma quando l’amante diventa amato perde la sua soggettività
trasformandosi a sua volta in oggetto (essere-per me) . 18
La situazione tragica creata dall’eros sembra senza soluzione. Perciò, Simone de Beauvoir, compagna per molti anni di Sartre, conclude che il modo per
evitare l’oggettivazione della propria libertà consiste nel riiuto della diferenza fra amante e amato : gli amanti devono possedersi mutuamente senza donarsi ; altrimenti, scompaiono come amanti. Ma un rapporto così inteso non
lascia spazio a nessun tipo di unione, per cui la stessa unione sessuale alla ine
dovrebbe scomparire : « due esseri che si raggiungano nel momento stesso della loro trascendenza, attraverso il mondo e le loro comuni iniziative, non hanno più bisogno di unirsi carnalmente ; e proprio per il fatto che questa unione
ha perso signiicato, essi ne hanno ripugnanza ». 19
La tesi di de Beauvoir corrisponde all’essenza dell’eros oppure si tratta di una
sua corruzione ? Per trovare una risposta è meglio tener conto del pensiero del
marchese de Sade, poiché, a diferenza delle maschere utilizzate da Sartre e da de
Beauvoir per nascondere il loro narcisismo, egli non cerca di celare che per lui l’eros è solo desiderio di godimento. Due secoli prima di de Beauvoir, de Sade capisce che lo scopo ultimo della rivoluzione consiste nella riduzione delle persone
a corpi da scambiare come oggetti del godimento. Egli sa bene che inizialmente
l’eros è desiderio dell’altro, ma ciò gli impedisce di godere a pieno dei corpi, in
quanto l’alterità si presenta come l’ultimo limite alla ricerca del puro piacere. 20
Perciò de Sade, nel suo desiderio, vuole cancellare completamente la persona
dell’altro. In questo senso, de Sade è l’autore che più radicalmente distrugge l’eros : il desiderio, nella sua ricerca di piacere, si curva su se stesso. « Egli ha percepito con più chiarezza delle femministe che la sola libertà sotto il capitalismo inisce nella stessa cosa, lo stesso obbligo universale di godere ed essere goduto ». 21
Perciò, la donna, per perdere la sua alterità, deve poter godere degli stessi diritti sessuali dell’uomo in modo da disporre del proprio corpo in piena libertà,
poiché così esso diventa strumento del piacere di qualcuno. Il modello propagandato da de Sade e Sartre e accettato acriticamente da de Beauvoir presenta
come unico destino dell’eros la corruzione del desiderio maschile, che diventa
proditore e irresponsabile perché da esso si toglie qualsiasi riferimento all’alterità femminile, la quale invece costituisce l’essenza dell’intenzionalità del
desiderio maschile.
18 Cfr. J.-P. Sartre, L’essere e il nulla, Il Saggiatore, Milano 2008, pp. 460-461.
19 S. de Beauvoir, Le deuxième sexe, Gallimard, Paris 1976, p. 256.
20 Ciò porta de Sade al tentativo di distruggere tutto quanto è naturale, perché opposto
al godimento (cfr. D.A.F. de Sade, Histoire de Juliette ou les Prospérités du vice (1797), Sceaux
1954, tr. it. parziale, Storia di Giulietta ovvero la prosperità del vizio, in Opere scelte, a cura di G.
Brega, Milano 1966).
21 Ch. Lasch, The Culture of Narcissism. American Life in an Age of Diminishing Expectations, Norton, New York 1991, p. 70.
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antonio malo
Nel desiderio si scopre in questo modo la diferente intenzionalità delle due
condizioni sessuate e nel contempo la loro reciproca appartenenza. Infatti,
attraverso il desiderio, l’uomo entra in relazione con la donna come altra da
lui, esterna a lui, separata e, ciò nonostante, riconosciuta come facente parte
di lui in quanto possiede l’altro modo di essere persona ; un modo che richiede
da lui un’attenzione, una cura e un amore speciali. Perciò, nel tentativo di superare la distanza dall’altro modo di essere, il desiderio maschile porta l’uomo
al contatto isico, alla carezza, all’abbraccio, all’unione. 22
Nel desiderio sessuale femminile, invece, l’altro è percepito dall’interno, soprattutto a livello afettivo e di legami personali, perciò il desiderio femminile porta la donna all’accoglienza dell’altro afettivamente, isicamente e spiritualmente. Un tratto cruciale dell’intenzionalità verso l’altro è la disposizione
a trovare sul corpo dell’altro i segni del proprio desiderio. Ad esempio, nella
carezza e nello sguardo c’è l’anticipo del desiderio dell’altro che, perciò, eccita
il proprio desiderio : nello sguardo c’è il rendersi conto del desiderio dell’altro
e nella carezza la coscienza del piacere dell’altro. Questa coscienza propria
del desiderio, come ho indicato, è intenzionale senza essere oggettiva. Certamente può darsi un’intenzionalità oggettiva : la ricerca che il proprio desiderio
sia riconosciuto o il far conoscere all’altro che il suo desiderio è stato riconosciuto ; l’espressione del desiderio diventa allora oggettiva e anche rilessiva. 23
Normalmente, però, nel desiderio sessuale c’è una prima intenzionalità senza
oggetto : la proiezione della propria identità sessuale verso colui che si desidera e anche il desiderio di sentirsi desiderati. Il desiderio si rivolge verso il
desiderio dell’altro nel tentativo di accordarlo al proprio desiderio. Solo nella
sua dinamica si scopre che il desiderio tende naturalmente all’unione isica,
afettiva e spirituale delle due persone coinvolte. Dunque, il desiderio sessuale
contiene sempre l’intenzionalità dell’altro secondo la propria condizione sessuata.
Proprio quest’intenzionalità rende il soggetto desiderante responsabile dei
suoi desideri, poiché essi tendono, sebbene inizialmente in modo non volontario, a inluire sui desideri dell’altro o dell’altra. Qui si trova il carattere etico
del desiderio sessuale. Il desiderio è morale perché riguarda il desiderio dell’altro, giacché nel desiderarlo si agisce sul suo desiderio. « Vediamo, quindi, che
la prospettiva della prima persona entra nell’intenzionalità del sentimento solo nella misura in cui il soggetto è fatto responsabile di ciò che sente. Appena
22 Da questo punto di vista è interessante come Ricoeur, un uomo, descrive fenomenologicamente il desiderio : « la carne del desiderio è completamente un anticipo, cioè una
preigurazione di un cogliere o aferrare più in là, in qualsiasi luogo, in nessun luogo, fuori
di me » (P. Ricoeur, L’uomo fallibile, cit., p. 53).
23 Anche se Scruton parla sempre di oggettivazione per riferirsi al pensiero dal quale dipende il desiderio, ci sono testi in cui è possibile cogliere una diversità di gradi di coscienza
(cfr. R. Scruton, Sexual desire, cit., p. 25).
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sofro questa emozione interpersonale, la mia responsabilità si vede impegnata. Non importa che l’emozione non sia qualcosa che io faccio, la sola cosa che
importa è che essa ha un’intenzionalità interpersonale che mi porta ad “avere
certi disegni su” un altro ». 24
Perciò non è che il desiderio si rivolga a un altro perché dipende da un pensiero individualizzante, ossia un’intenzionalità oggettiva, in quanto quella
persona e nessun’altra entrerebbe necessariamente nella descrizione di ciò
che si desidera. 25 Piuttosto, il desiderio sessuale si rivolge spontaneamente al
desiderio dell’altro, prima ancora di potersene rendere conto. Il pensiero individualizzante sorge, quindi, dopo l’oggettivazione del proprio desiderio e del
suo contenuto, e si esprime con la massima intensità nel nome dell’amato. Per
gli innamorati il nome dell’amato o amata non è semplicemente l’individualizzazione di un pensiero su qualcuno (o individualising thought), ma piuttosto
la manifestazione di avere verso lui o lei un desiderio capace d’individualizzare, fra tutti gli uomini o donne, lui o lei come unici. Ne deriva il paradosso del
nome proprio che, sebbene sia applicabile a molte persone, per l’amante ha
un signiicato irripetibile. Qualcosa di simile accade con il corpo dell’amato :
nonostante sia un tipo di corpo (maschile o femminile) partecipato da tutti gli
uomini o da tutte le donne, viene individualizzato dal desiderio ino a diventare unico e irripetibile.
L’essenza del desiderio sessuale non è, dunque, il desiderio del corpo dell’altro e, meno ancora, il piacere che si prova usandolo come uno strumento al
servizio del proprio godimento, come sostiene de Sade. Se così fosse, Kant
avrebbe ragione nel considerare l’unione coniugale come opposta al desiderio, perché essa si basa sulla ragione, la sola in grado di concedere il diritto
a usare il corpo dell’altro. L’unione coniugale non è, però, contraria al desiderio, bensì il suo compimento, giacché questo è essenzialmente relazionale
(punta verso il desiderio dell’altro).
D’altro canto, l’amore coniugale non cerca un rispetto astratto e freddo di
sé e dell’altro, ma il coinvolgimento mutuo. Forse dove ciò si vede meglio è
nella scoperta dell’altro, inizialmente mediante la bellezza del suo corpo, in
particolare del suo viso, la parte meno sessuale e più erotica del corpo umano perché più personale. Infatti, come già osserva Platone, la bellezza ha un
ruolo centrale nell’origine di eros, perché riguarda un primo apprezzamento
del valore trascendente dell’altro che ci trascina verso di lui. 26 Non si tratta,
24 Ibidem, p. 55.
25 Cfr. ibidem, p. 65. La dipendenza del desiderio da questo tipo di pensiero, sostenuta da
Scruton, si deve mettere in relazione con l’appartenenza di questo autore alla ilosoia analitica, la quale trascura qualsiasi tipo di pensiero che non sia proposizionale.
26 Secondo Diotima, la sacerdotessa di Mantinea, l’eros è desiderio del bello (cfr. Platone, Simposio, 201d-212c).
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antonio malo
però, di un assolutamente altro trascendente, come le Idee platoniche e neppure come l’epifania dell’Altro 27 di Lévinas, bensì di un’immagine dell’Ininito che si scopre nella carne dell’altro e che ci appare in certo modo collegata
intimamente alla nostra felicità. Perciò il desiderio sessuale è essenzialmente
valutativo dell’altro e delle sue qualità. 28 Il suo oggetto non è « il carattere
dell’altro, astrattamente considerato, bensì l’incarnazione concreta di questo
carattere in una igura umana individuale, che lega insieme il qui e l’adesso di
una presenza corporea, di una prospettiva e una responsabilità che costituisce
la persona conscia di sé ». 29
Nell’eros c’è, dunque, bisogno di reciprocità : i segni che ci fanno capire che
l’altro ha anche desiderio di noi costituiscono in questo senso il suo principale
motore. Perciò, il ciclo tomistico amore-desiderio-piacere è adeguato solo per
i bisogni isiologici, come quelli della nutrizione, ma non per l’amore umano.
Esso non si soddisfa, tranne in caso d’immaturità, patologia o perversione,
con l’orgasmo, soprattutto quando l’altra persona si trasforma in puro strumento del mio piacere. 30 Il desiderio sessuale è sempre desiderio del desiderio dell’altro. Ed è qui che si scopre l’importanza della diferenza sessuale. In
quanto l’uomo desidera il desiderio che la donna ha verso di lui come altro
e viceversa. In questo gioco di scoperte, riconoscimenti e nuove scoperte del
desiderio di sé e dell’altro, il desiderio cresce ino a portare l’uomo e la donna
all’unione afettiva, isica e spirituale di due soggetti che si desiderano reciprocamente secondo le loro condizioni sessuate. Perciò, senza la diferenza
sessuale non c’è l’unione dei due in una sola carne anche quando si tenta d’imitarla, come senza l’unione non c’è la generazione delle persone ; certo, la
si può imitare mediante la tecnica ma essa non genera, può solo produrre. Il
desiderio sessuale è, dunque, ciò che a partire dalla propria condizione sessuata permette di uscire da sé verso l’altro per poter giungere all’unione con lui,
potendo così entrambi diventare generativi.
Certamente, nel desiderio, non solo c’è il sentirsi attratti sessualmente, ma
anche la ricerca di quelle che Kant chiama le tre passioni umane fondamentali : possesso, potere e stima. Infatti, il desiderio tende a essere possessivo, a
stabilire giochi di forza fra gli amanti. Comunque, quando vengono ricono27 Secondo Lévinas c’è una relazione stretta fra l’Altro e il logos (cfr. E. Lévinas, Totalità
e Ininito. Sagio sull’esteriorità, Jaca Book, Milano 1990, pp. 60-61).
28 Anche se riiuta il desiderio perché lo ritiene sempre egoistico e strumentale, Kant si
rende conto che fra gli oggetti che hanno un prezzo di mercato e il soggetto che non ha
prezzo ma dignità si trova una categoria di oggetti che non hanno prezzo e, sebbene non
abbiano dignità perché sono oggetti, hanno valore, ossia un prezzo d’afezione (cfr. I. Kant,
Fondamenti della metaisica dei costumi, Laterza, Bari 2010, p. 127). Mi sembra che la sessualità,
secondo Kant, apparterrebbe a questa categoria di oggetto, che ha un prezzo d’afezione.
29 R. Scruton, Sexual desire, cit., p. 200.
30 Cfr. P. Ricoeur, L’uomo fallibile, cit., p. 109.
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sciute e integrate, queste tendenze, lungi dall’essere un ostacolo per giungere
all’unione con l’altro, sono il motore che porta alla trasformazione di se stessi
mediante l’altro, per l’altro e con l’altro. L’integrazione è possibile mediante
un desiderio che si apre al dono totale di sé sia nel matrimonio sia nel celibato,
ossia un desiderio informato dalla castità ; l’astinenza o la semplice continenza
non equivalgono all’integrazione della sessualità, poiché in esse mancano la
formalità e la inalità proprie dell’amore.
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4. La donazione
Nel cammino che va dal desiderio all’amore ci sono due tappe : il progetto di
vita in comune e il perfezionamento del desiderio nell’amore coniugale. Gli
sguardi e lo scoprirsi mutuo portano con sé l’intimità degli innamorati, che
esclude gli sguardi altrui, per cui essi cercano la separazione da tutti e la solitudine a due. In quest’ambiente, nasce e si sviluppa l’intimità della coppia,
in cui si realizzano progetti in comune, il più importante dei quali è mettere
su famiglia. Questo progetto si realizza naturalmente nell’amore coniugale.
Intimità isica e afettiva, desiderio e amore s’integrano solo mediante il dono di sé, altrimenti essi possono facilmente degradarsi e trasformarsi nei loro
contrari : autoerotismo a due, voyeurismo, esibizionismo.
A diferenza del desiderio, il dono di sé coinvolge non solo sentimenti e ini,
ma anche progetti, valutazioni razionali, impegno e sacriicio di sé per l’altro.
Perciò, si può, ad esempio, sentire attrazione e desiderio nei confronti di una
persona che non si stima, ma che è molto bella, intelligente o simpatica. Ma
se non la si stima o non si ha iducia in essa, non la si potrà amare. Ciò non
vuol dire che l’amore sia stima o iducia. Infatti, la stima è solo la condizione
per amare, ma non è ancora amore sessuato, giacché quest’ultimo è una specie di attenzione, apprezzamento e cura isica-psichica-spirituale nei confronti
dell’altro come uomo o donna.
Ciò potrebbe spiegare perché Freud confonde la relazione genitoriale di cura del bambino con l’amore sessuale, soprattutto da parte di quest’ultimo.
Infatti, a un primo sguardo sembrerebbe che l’essenza dell’amore sessuale sia
la cura, in realtà non è una cura qualsiasi bensì un tipo determinato di cura :
la cura dell’altro in quanto marito o moglie, cioè carne della propria carne. È
vero che dall’esterno non è facile distinguere fra le carezze e i baci dei genitori
al iglio e quelli fra gli sposi, perché la diferenza non si trova nella isicità di
questi atti, né nella loro Gestalt o igura, bensì nella relazione dalla quale essi
scaturiscono per esprimerla e raforzarla. Le espressioni di amore sono sempre le stesse, sebbene possano essere modiicate in parte dalle culture, non invece l’intenzione che dovrebbe essere adeguata alla relazione : il bacio al iglio,
alla madre, allo sposo, all’amico dovrebbero essere diferenti perché nascono
da diferenti relazioni.
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antonio malo
Da questa prospettiva si capisce perché l’uso della sessualità non implica necessariamente amore né viceversa (il non fare uso della sessualità non implica
mancanza d’amore, anzi a volte ne è l’espressione più alta) ; ciò nonostante, nella cultura occidentale contemporanea si tende a farli coincidere ino a
usarli quasi come sinonimi, ad esempio nell’espressione fare l’amore. Invece,
in tutte le relazioni, tranne quella coniugale, l’atto sessuale o è contrario al
tipo d’amore che dovrebbe caratterizzare queste diverse relazioni, come nel
caso dell’incesto che è contrario all’amore parentale, dell’omosessualità che è
contraria all’amicizia, dell’adulterio che è contrario alla fedeltà degli sposi, o è
contrario alla dignità della persona, come nella prostituzione, o addirittura è
disumano come nello stupro.
Il carattere sessuato della persona non è, dunque, orientato di per sé all’attualizzazione della potenza generativa o relazionale con l’altro sesso ma in
un’altra direzione : alla risposta alla chiamata al dono di sé. La dualità umana
maschile e femminile, dal punto di vista personale, è la forma che esprime
originariamente tale chiamata. Non è quindi solo la generazione biologica
a essere sorgente della paternità e della maternità umane, ma soprattutto la
donazione di sé in quanto maschio o femmina secondo due modalità : quella riguardante la relazione coniugale e quella riguardante il celibato. Tutt’e
due hanno in comune la possibilità di generare in senso ampio, nel caso del
matrimonio anche dal punto di vista isico, poiché il dono di sé, in virtù della
partecipazione del corpo, è fecondo anche in senso isico. Di qui che la generazione della persona non dovrebbe essere slegata dalla donazione reciproca
dei genitori, la quale, lungi dall’essere una funzione della specie, rappresenta
per coloro che hanno ricevuto questa vocazione la massima individualizzazione nell’ambito personale. Nel caso dei celibi, tale generazione è spirituale. La
maturità del dono di sé personale, quindi, è all’origine della paternità e della
maternità e, in un senso ampio, di tutte le relazioni umane, a cominciare da
quelle che costituiscono la famiglia.
Quindi, l’atto sessuale umano dovrebbe essere espressione di una relazione
e di un amore unici : un dono di sé come marito o moglie. Sicché se fosse realizzato fra un uomo e una donna che si desiderano mutuamente ma non sono
sposati o sono sposati con altri, esso diventa falso, in quanto esprime qualcosa
che non esiste o non esiste ancora, per mancanza di progetto comune o d’impegno a darsi totalmente e per sempre all’altro o perché la persona si è già
data a un altro e, quindi, non si appartiene più.
La donazione di sé nella relazione coniugale, dunque, dovrebbe essere intesa come l’atto che realizza una possibilità decisiva per la persona nella sua
condizione sessuata : l’atto di donazione di sé come marito/moglie e possibile
padre/madre, in cui si dà un’integrazione della propria condizione sessuata
secondo la coniugalità. Il vincolo coniugale, quindi, consiste nella nascita di
una relazione, la quale non è solo inclinazione ma vero possesso di sé secondo
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tendenza sessuata, eros e donazione
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la propria condizione sessuata e donazione all’altro come marito o moglie.
Per questo motivo il dono di sé, una volta accettato dall’altro, fonda la fedeltà
nei confronti dell’altro coniuge e della propria identità la quale, a partire dal
consenso, è legata intimamente all’altro. Ecco perché l’oggetto del consenso
matrimoniale è la relazione coniugale con l’altro. Infatti, il marito non solo
vuole darsi a quella donna come marito ; egli vuole anche che quella donna lo
accetti come marito, ma questa seconda parte della sua volizione non dipende
da lui. Il consenso matrimoniale, dunque, a diferenza degli altri consensi, non
può essere compreso a partire dalla struttura tipica dell’azione umana : ogni
soggetto ha un’intenzionalità propria che dipende solo da lui, per cui l’unione
fra due atti di due soggetti si realizza solo nel volere uno stesso oggetto. Nel
consenso matrimoniale, invece, l’unione non si dà nel volere un oggetto, bensì nel volere con una stessa intenzionalità, cioè nel voler essere amato dall’altro come marito o moglie, ovvero nella relazione coniugale con l’altro.
L’unione di due atti di volontà con una stessa intenzionalità fa emergere
nella condizione sessuata una nuova realtà, la relazione coniugale che, per il
fatto di essere basata sulla relazione naturale di reciprocità (prospettiva, tendenza, desiderio e dono di sé) fra le condizioni sessuate di due persone, esula
dal potere delle volontà che l’hanno posta in essere ; anzi essa non è più revocabile da nessuna volontà umana. Nel consenso matrimoniale scopriamo così
qualcosa di trascendente : la persona umana, oltre ad essere in grado di darsi a
un’altra persona che può riceverla, è capace di avere come intenzione del suo
volere la relazione per sempre con un’altra persona, come suo marito o sua
moglie e ciò, lungi dal portare all’alienazione dalla propria libertà, dà luogo a
una realtà assolutamente nuova e perfezionante delle persone, la relazione coniugale. Ecco perché, in virtù del consenso, il rapporto desiderativo reciproco
fra due persone di distinta condizione sessuata diventa relazione coniugale. La
promessa del dono di sé e la fedeltà alla relazione con l’altro costituiscono così
l’essenza dell’amore coniugale.
Perciò, la fedeltà può e deve crescere sempre. Questo è il solo modo di evitare la scomparsa dell’amore e con esso la rottura della relazione coniugale.
Poiché, sebbene la fedeltà sia un abito essenziale, può scomparire facilmente.
E la tentazione della sua perdita è contenuta nel desiderio stesso, « nell’elemento di generalità che ci tenta sempre a sperimentare, veriicare, separarci
da ciò che è troppo familiare a favore dell’eccitazione e del rischio. Il desiderio
virtuoso è fedele ; ma il desiderio virtuoso è anche una costruzione, resa possibile da un processo di educazione morale che in realtà non capiamo in tutta
la sua complessità ». 31
Infatti, se la virtù della castità rende possibile che la persona giunga alla maturità sessuale integrando il desiderio, quella della fedeltà rende possibile che i
31 R. Scruton, Sexual desire, cit., p. 268.
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coniugi maturino nella loro relazione coniugale. Perciò la fedeltà non ha una
sola manifestazione, ma una pluralità secondo i diversi momenti attraversati
dalla relazione : a volte essa si manifesta come desiderio appassionato ; a volte
come sacriicio dei propri gusti per amore dell’altro ; a volte, come pentimento o perdono.
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5. Conclusione
La sessualità umana non va compresa né come qualcosa di puramente naturale (genetica, ormonale e organica) né come il risultato di una costruzione
socio-culturale o di una scelta, bensì come una condizione sessuata, ossia una
struttura composta da una pluralità di elementi da integrare (prospettiva, tendenza sessuata, desiderio), il cui ine è il dono di sé come uomo o donna sia
nel matrimonio sia nel celibato.
Nella condizione sessuata, dunque, si deve distinguere fra il sentire e percepire l’altro (proprio della prospettiva e della tendenza sessuata), l’intenzione conscia del sentirsi attirati dalla persona di un’altra condizione sessuata
(l’eros), e l’amore per l’altro nei modi e nei tempi adeguati ai diversi tipi di
relazione. Questa distinzione dipende dal livello dal quale provengono i diversi elementi. Infatti, a diferenza della prospettiva che è originariamente
soggettiva e inconscia, la tendenza è aperta all’altro, nel senso che trascende
intenzionalmente – non realmente – la propria soggettività ; il desiderio, inine, si trova fra la tendenza sessuata e l’amore personale. Il desiderio contiene
così una sua logica, che si manifesta nell’intenzionalità conscia verso l’altro
di diferente condizione sessuata e nella comunicazione della propria intenzionalità all’altro, perché anche lui entri in risonanza. Perciò si può afermare
che il desiderio sessuale umano è desiderio del desiderio di un altro che in qualche
modo ci appartiene. Il corpo dell’altro nella sua diferente condizione sessuata
è il simbolo di questa mutua appartenenza : dell’altro in me e di me nell’altro,
il che implica un paradosso o, meglio ancora, un enigma. 32 Ciò fa sì che il
desiderio sia la base di importanti passioni umane, come la gelosia, l’invidia,
l’ambizione, ecc. Da questa prospettiva è particolarmente interessante l’idolatria amorosa, poiché mostra l’orizzonte ininito cui è rivolto l’eros. Infatti,
solo l’essere che è capace di avere un desiderio d’ininito (di compiutezza
esistenziale o felicità) può riversarlo su altre cose e soprattutto su un altro,
trasformandoli in un falso ininito. Quando ciò accade, da immagine dell’Ininito l’altro diventa idolo che lo sostituisce, sfumandosi così il suo il carattere
simbolico e con esso l’apertura del desiderio alla trascendenza. Se il desiderio
dell’uomo o della donna – sia nel matrimonio sia nel celibato – si apre all’a32 Sulla relazione-distinzione fra paradossi ed enigmi si veda P.P. Donati, L’enigma della
relazione, Mimesis, Milano 2015, p. 20.
tendenza sessuata, eros e donazione
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more e alla comunione con l’altro, diventa allora massimamente generativo
e gioioso.
Abstract : This essay examines the anthropological character of human sexuality. For this
purpose there is, irst, a review of the two most current ways of understanding sexuality :
naturalistic and constructivist. Afterwards, the author shows how both ways reduce the anthropological signiicance of human sexuality, that should not be understood neither as something completely given nor as the result of a social construction or of an arbitrary choice,
but as a structure composed of a plurality of elements that are to be integrated, that is, the
sexual condition (condizione sessuata). In addition to the body, the psyche and the spirit,
the sexual condition takes account of generation, the experience of childhood with its periods
of identiication and diferentiation respect to parental igures, interpersonal relationships,
especially with persons belonging to the ‘other sexual condition’, and the call to self-giving in
marriage and in celibacy. Therefore, the sexual condition is presented here as a key that allows us to understand the diferent phenomena related to human sexuality (modesty, shame,
idolatry, jealousy, chastity, idelity). In order to demonstrate this thesis, the author examines
in detail the sexual desire, that contains implicitly the diferent elements that make up the
sexual condition.
Keywords : tendency, desire, sex, gender, integration, self-giving, marriage, idelity.
c omp osto in car atter e s e r r a d an t e d al l a
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tip ografia di agn an o, agna n o p i s a n o ( p i s a ) .
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Luglio 2016
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(cz 2 · fg 3)