Corpus de arquitectura jesuitica VR 134

BOLLETTINO DI ARCHEOLOGIA ON LINE, 2023

The aim of this research is to complete gradually the survey of the monumental complex of the Capitolo of San Lorenzo, still ongoing, with particular attention to the church, the attic, the upper courtyard and the lower one, including the hypogeal rooms of the Capitular Museum, where important and impressive ruins as a portion of Etruscan terracing walls are present. The complex is extremely articulated, so it was necessary to correlate external and hypogeal internal spaces located at different levels throught the coordinated and integrated use of geomatic techniques: detailed surveys performed with laser scanning, photogrammetry and precision GNSS positioning with the creation of a very articulated threedimensional geodetic network connecting the external GNSS vertices with the internal reference points and targets in order to assemble the single scans and local surveys into a unique georeferenced point cloud. The high-definition 3D model obtained allows to extract multiple information both structural and archaeological and to conduct studies with a multiscale approach, which may concern limited parts of rooms, individual objects, or the entire complex. Among the various aspects highlighted, it was possible to understand in more detail the conformation of the transept and the adjacent courtyard.

Il contributo si propone di illustrare un corpus di disegni, finora inedito, dell’architetto parigino Augustin-Théophile Quantinet, quasi tutti eseguiti tra il 1822 e il 1824 a Roma, dove fu residente presso l’Académie de France a Roma per partecipare al concorso avente per tema “Une École de Médicine”, vincendo il Second Grand Prix. Di seguito viaggiò in Italia a sue spese, con lunghe permanenze romane, almeno fino al 1824. Tornato in Francia si rivolse prima all’attività pubblica, ricoprendo il ruolo di architetto governativo e ispettore dei lavori dell’Arco di trionfo per l’Etoile degli Champs-Elysées (1824-30) e del Palais de Justice (1834-40), per poi dedicarsi alla committenza privata. In ossequio agli insegnamenti in voga all’École des Beaux-Arts di Parigi, dove Quantinet studiò con Th. Bienaimé, J.-N. Huyot e P.-F.-L. Fontaine, gli edifici romani da lui selezionati, in preponderanza case e palazzi romani, sono trattati prevalentemente secondo l’approccio analitico-architettonico tipico dell’École parigina messo a punto da Percier, con piante, prospetti, sezioni e dettagli strutturali e decorativi, resi con precisione e metodo. Non mancano, però, delicate vedute ad acquerello di cortili interni che ci restituiscono l’aspetto e l’atmosfera della Roma di primo Ottocento. Molti disegni consentono inoltre di recuperare la perduta fisionomia di edifici oggi non più esistenti o completamente trasformati dalle vicende edilizie successive. Le tavole stilate da Quantinet costituiscono un significativo e originale contributo allo sviluppo disciplinare del rilievo architettonico. Se alcuni suoi disegni costituiscono delle evidenti citazioni letarouilliane, altri elaborati se ne discostano per metodologie e tecniche. La puntuale trascrizione di quote in pianta-alzato e l’interesse per gli autentici caratteri architettonici, cromatici e spaziali degli edifici storici, mirano alla predisposizione di un diverso concetto di disegno, più “aderente” al vero, che, andando al di là delle tentazioni “regolarizzatrici” tipiche di altri suoi illustri colleghi, si articola in un insieme di “lezioni” utili anche al corretto progettare contemporaneo.

presso la quale si sono laureati. Sono invitati a tenere conferenze, seminari, workshop, in commissioni e quali visiting professor presso numerosi atenei europei e americani (sono già stati in particolare allo Iuav nell'edizione 2013 di WAVe). Hanno inoltre vinto numerosi concorsi di progettazione e premi di architettura e sono stati invitati a partecipare ad alcune tra le più importanti mostre di architettura internazionali, tra le quali la Biennale di Venezia.

Lezioni di Archeologia Cristiana, a cura di F. Bisconti, O. Brandt (Sussidi allo studio dell’Archeologia Cristiana, 27), Città del Vaticano 2014, pp. 361-443, 2014

Per quanto finora è noto, si deve giungere all'età costantiniana per poter disporre di resti tangibili di edifici progettati e costruiti in funzione di uno specifico ed esclusivo uso cultuale cristiano e quindi fino a quel momento non si può parlare di una vera e propria architettura cristiana. Ciò non vuol dire però che, prima di Costantino, i cristiani non potessero disporre di luoghi di riunione pur se ospitati in ambienti o edifici costruiti in gran parte dei casi con altre funzioni, per lo più abitative. Di queste strutture, che nei primi tempi cristiani furono utilizzate -spesso anche solo occasionalmente e comunque per concessione dei proprietari -per le pie assemblee dei fedeli, non conosciamo che rare testimonianze materiali, 1 ma molte fonti ci permettono di ricavare informazioni pur se generiche sulla natura e sull'evolversi di tali luoghi di culto. Si può in effetti stabilire, pur ammettendo ampie differenziazioni a seconda dell'area geografica, che, già nel corso del III secolo, essi divennero più stabili nella esclusiva destinazione cristiana e furono sempre più spesso proprietà specifica di una comunità cristiana. Possiamo poi constatare, in pochi ma concreti esempi, che già dal pieno III secolo furono talvolta inserite, nei preesistenti edifici acquisiti per il nuovo uso religioso, anche strutture interne specifiche e funzionali al culto, come mense o vasche battesimali; infine, in casi ancor più rari, abbiamo indicazioni sufficienti per ritenere che furono talvolta costruiti ex novo veri e propri edifici destinati già in fase progettuale al culto cristiano, pur se, in origine, di dimensioni certamente modeste. Tuttavia, dato che di questi ultimi abbiamo finora solo menzioni ricavabili da documenti e siamo dunque privi di qualunque tangibile testimonianza archeologica, non possiamo stabilire se essi avessero strutture connotabili e tali da costituire almeno 1 Solo in rarissimi casi sono giunti sino a noi edifici che, pur se nati con diversa destinazione, hanno conservato fino ad epoca moderna le tracce di una utilizzazione evidentemente cristiana di età precostantiniana. Inoltre, come vedremo, i casi in cui tale connotazione è risultata esplicita sono per ora riconducibili solo al III secolo e non prima.

Architettura delle chiese provvisorie, 2016

Quali sono le caratteristiche e le possibilità del provvisorio, in che termini l'architettura temporanea si pone all'interno del panorama culturale contemporaneo e quali sono le possibilità proprie dell’edificio liturgico cattolico se rapportato con una temporaneità, sono alcuni dei temi trattati in questa pubblicazione. A seguito del sisma che nel 2012 ha colpito l’Emilia è stata avviata una riflessione sull’architettura provvisoria delle chiese, nella volontà di superare una visione utilitaristica del costruire temporaneo per collocarlo all’interno di un discorso culturale di modifica del territorio e di apporto di codici di significato. Costruire una chiesa provvisoria significa entrare nel vivo del significato dell’architettura temporanea, evidenziando le particolarità relative alla costruzione del luogo liturgico con riferimento alle possibilità proprie degli spazi cattolici nel post-Concilio. Nel volume diversi capitoli sono dedicati all'analisi dei principali momenti dell’ultimo secolo in cui in Italia si sono costruite chiese provvisorie. Sono poi illustrati i temi e i progetti scaturiti dal 'Laboratorio di progettazione per le chiese provvisorie dell'Emilia' proposto nel 2012 dal 'Centro Studi per l'architettura sacra e la città' della Fondazione Lercaro di Bologna, al quale hanno partecipato ventisette professionisti che, a titolo gratuito, hanno proposto alle diocesi colpite dal sisma otto progetti di chiese provvisorie. La realizzazione di alcuni di questi progetti è stata l’occasione per approfondire un possibile 'modus operandi' per la costruzione di luoghi liturgici temporanei, oltre che approfondire in termini tecnici le possibilità costruttive degli edifici in legno.