INGENITA CURIOSITAS
STUDI SULL’ITALIA MEDIEVALE PER GIOVANNI VITOLO
TOMO PRIMO
a cura di
BRUNO FIGLIUOLO R OSALBA DI M EGLIO A NTONELLA AMBROSIO
ISBN 978-88-86854-68-9
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MARIA TERESA C ACIORGNA
LA DIOCESI DI TERRACINA
E IL VESCOVO SIMEONE ALL’INIZIO DEL DUECENTO
Ho scelto di concentrare l’attenzione su un vescovo di Terracina del
primo ventennio del ’200 che ha operato nella diocesi indirizzando la sua
azione in diversi settori sia riguardo all’organizzazione dell’ambito diocesano,
sia riguardo ai rapporti con gli enti ecclesiastici, chiese e monasteri. È un
tentativo di far emergere l’azione del vescovo nella pratica della sua azione
pastorale e civile, in un periodo di forti trasformazioni delle istituzioni ecclesiastiche 1. La scelta di trattare del vescovo Simeone (periodo di episcopato:
circa 1202 -1224) non è motivata soltanto da una maggiore disponibilità di
fonti, bensì dagli aspetti relativi all’organizzazione di una diocesi, dalla conformazione particolare e con caratteri specifici.
La diocesi dalla fine dell’XI secolo è il risultato dell’unione alla chiesa
di Terracina dei due piccoli episcopati di Priverno e Sezze2 . L’unione delle
diocesi aveva generato un diffuso e persistente risentimento nelle popolazioni e nel clero delle due chiese, che soltanto nel XVIII secolo hanno ottenuto soddisfazione in merito al riconoscimento della pari dignità di tutte e
1
Sulla complessità dei rapporti tra vescovo e città: M. RONZANI, Vescovi, Capitoli e
strategie famigliari nell’Italia comunale , in La Chiesa e il potere politico dal Medioevo
all’età contemporanea, a cura di G. C HITTOLINI - G. MICCOLI , Storia d’Italia. Annali 9, Torino, Einaudi, 1986, pp. 99-146.
2
Sul periodo dell’unione alla diocesi di Terracina degli episcopati di Priverno e di
Sezze non vi è concordia: Pierre Toubert ha optato per la seconda metà dell’XI secolo e
nello stesso momento quando era in atto da parte del Papato un rimodellamento della geografia diocesana [P. TOUBERT, Les structure di Latium médiéval. Le Latium méridional et la
Sabine du IX siècle à la fin du XII siècle, Roma, École française de Rome, 1973 (Bibliothèque
des Écoles françaises d’Athènes et de Rome, 221), pp. 795 -803], invece Enzo Petrucci ha
ritenuto che dapprima fosse stato unito l’episcopato di Priverno e successivamente quello
di Sezze [E. P ETRUCCI, Pievi e parrocchie del Lazio nel basso Medioevo. Note e osser vazioni, in Pievi e par rocchie nel basso Medioevo (secc. XIII-XV). Atti del VI Convegno di
storia della chiesa in Italia (Firenze, 21-25 settembre 1981), Roma, Herder, 1984, pp. 8931017, in particolare pp. 899-905]. Per una serie di considerazioni che ho espresso ormai
anni fa (M. T. C ACIORGNA, Marittima medievale, territori, società poteri , Roma, Il Calamo,
1996, pp. 307-310), cui ho aggiunto ulteriori argomenti nella ricerca sulla città di Terracina
credo ragionevole ritenere che entrambe le sedi siano state riunite nella seconda metà dell’XI
secolo, E AD., Una città di frontiera. Ter racina nei secoli XI-XIV, Roma, Viella, 2008, pp.
187-189.
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408
tre le chiese quale sede episcopale3 . Ma l’unione in uno stesso ambito
diocesano aveva rimesso in discussione i confini degli stessi tenimenta comunali. Le questione dei confini erano risolte per lo più in seguito all’intervento pontificio4, anche se i chierici dei capitoli continuavano a contrastare
l’esercizio delle prerogative dei vescovi di Terracina nella sfera giurisdizionale5 ; neppure è da escludere che essi rivendicassero la partecipazione alla
elezione del vescovo. Appare significativo in tal senso il privilegio del pontefice Alessandro III, del 22 febbraio 1178, indirizzato al vescovo e ai canonici di S. Cesareo, che contiene un preciso regolamento su tre aspetti dell’organizzazione della chiesa di Terracina. In primo luogo, si riservava l’elezione episcopale al capitolo di S. Cesareo, e ne veniva decretata così la preminenza rispetto alle chiese archipresbiterali di Priverno e di Sezze; in secondo luogo, il pontefice stabiliva il numero clausus di sedici canonici6; inoltre
il pontefice rinnovava il vincolo alla vita comune e dispensava il vescovo
dal fornire emolomentum a quei canonici che vivevano in domo propria 7.
Altro motivo di intervento dello stesso pontefice fu la difesa dei chierici
di Terracina dalle pretese dei Frangipane di sottoporrli al tribunale signorile,
senza rispettare quella libertas ecclesiae, divenuta, dall’XI secolo, il principio fondante delle relazioni tra episcopato e poteri laici, che riconosceva
l’indipendenza del clero dai poteri laici8 . Successivamente Lucio III prese
Le tre diocesi erano unite sotto un unico vescovo che è sempre definito nei documenti
esistenti episcopus Terracinensis, solo nel XVIII secolo in seguito al ricorso presso la Santa
Sede le tre diocesi sono dichiarate aeque principaliter. Sul problema D. GIORGI, Dissertatio
historica de cathedra episcopalis Setiae civitatis in Latio, Roma, Mainardi, 1727, pp. 160-167.
4
Il pontefice Alessandro III nel 1175 definì in maniera molto circostanziata il tenimentum
di Priverno, fu un atto importante che restò il riferimento obbligato nelle successive conferme dei confini, inserto nel 1398 in una definizione dei confini tra Sezze e Priverno, Archivio di Stato di Latina, Pergamene di Sezze, 47 D.
5
Diversi sono stati i tentativi messi in atto dalle chiese di Priverno e di Sezze di contrastare i controlli del vescovo e dei suoi procuratori, S. PAGLIAROLI, Il “castellum” di Priverno
nel Medioevo, Fossanova, Centro Studi Fossanovese ‘Tommaso d’Aquino’, 2011, pp. 195211.
6
In effetti sebbene il numero di sedici canonici venga confermato anche in seguito, nondimeno nei pochi elenchi di canonici pervenuti ne sono nominati soltanto dodici.
7
Biblioteca Apostolica Vaticana (d’ora in poi BAV), Pergamene di Terracina, VI, 263,
edito in D. A. CONTATORE, De historia Terracinensi libri quinque, Roma, Aloisio e Francesco
de Comitibus, 1706, pp. 370-372; P. F. KEHR, Regesta Pontificum Romanorum, Italia Pontificia II, Latium, Berolini, Weidmannos, 1907, p. 117; TOUBERT, Les structures cit., p. 832. Sulla
vita comune, C. VIOLANTE, La vita comune del clero nei secoli XI e XII, in ID., Studi sulla
cristianità medievale: società istituzioni, spiritualità, Milano, Vita e pensiero, 1975.
8
Nella lettera, il pontefice Alessandro III ordina ai Frangipane, Giacomo, Cencio e
Leone di proibire ai loro balivi presenti a Terracina di sottoporre a giustizia il clero, che
3
La diocesi di Terracina
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sotto la protectio pontificia l’arciprete e i canonici di S. Cesareo e non sembra di poter escludere che fosse causato da una volontà di difesa dai soprusi
dei Frangipane9 .
La scarsità di fonti non permette di conoscere il gruppo familiare e tantomeno di tracciare un profilo della formazione di Simeone: sappiamo solo
che era stato canonico della cattedrale di S. Cesareo e durante il canonicato
aveva avuto in beneficio la chiesa e il monastero di S. Silviano10. L’elezione
al soglio episcopale dovrebbe essere avvenuta secondo le norme stabilite da
Alessandro III, cioè direttamente dai canonici, senza interventi del pontefice Innocenzo III, che in Campagna e Marittima si limitò ad intervenire a
Ferentino. In questa provincia, infatti, era decisamente minore la necessità
di controllo delle elezioni vescovili rispetto ad altre diocesi vicine, ad esempio Gaeta, o più lontane, nell’Italia centro-settentrionale 11. A Terracina invece l’intervento di Innocenzo III fu decisivo per risolvere le questioni di carattere istituzionale e in primo luogo per comporre i contrasti tra il comune
di Terracina e i Frangipane, che da circa cinquant’anni esercitavano una signoria pesante sulla città12. I rapporti tra il ceto dirigente e i signori erano da
tempo conflittuali e nonostante i tentativi di conciliazione attraverso patti
concordati tra le parti, agli inizi del XIII secolo era esploso un più acceso
doveva rispondere solo al proprio vescovo. Per il principio della difesa della “libertas
ecclesiae” la lettera è entrata a far parte della Collectio canonum: E. FRIEDBERG , Die CanonesSammlungen zwischen Gratian und Berhard von Pavia , Leipzig, 1897, p. 60, v. anche P. F.
KEHR, Regesta pontificum romanorum, Italia pontificia, Roma I , p. 194; CONTATORE , De
historia Terracinensi cit., p. 365). Sul problema della “libertas ecclesiae” in ambito comunale cfr. M. P. ALBERZONI, Città, vescovi e papato nella Lombardia dei comuni, Novara,
Interlinea, 2001.
9
KEHR , Italia Pontificia, Latium II cit., p. 120; C ONTATORE, De historia Ter racinensi
cit., p. 399.
10
Le uniche informazioni sul vescovo Simeone sono contenute nel documento del 1227
con il quale il successore di Simeone, Gregorio procede all’assegnazione di beni alla mensa
canonicale e ricorda: «Ecclesiam totam Sancti Silviani cum casalibus et sediminibus com
vineis omnibus, sicut bone memorie Symeon noster habuit tempore canonicatus sui in
beneficium», cfr. CONTATORE, De historia Terracinensi cit., pp. 373, 375, 413.
11
A Gaeta in un delicato momento data la minorità di Federico II, Innocenzo III nominò come vescovo Egidio (1200-1217), suo esperto e fidato consigliere, che aveva avuto
diversi incarichi nella curia pontificia. Sulle nomine vescovili da parte di Innocenzo III, v .
F. ALLEGREZZA, I rappor ti di Innocenzo III con gli episcopati dello Stato pontificio tra esigenze politiche e legami personali, e P. M ONTAUBIN , Innocent III et les nominations
épiscopales en Italie, entrambi in Innocenzo III. Urbs et Orbis . Atti del Congresso internazionale (Roma, 9-15 sett. 1998), a cura di A. S OMMERLECHNER , 2 voll., Roma, ISIME, 2003,
pp. 749-777 e pp. 778-811.
12
CACIORGNA, Una città di frontiera cit., pp. 195-228.
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MARIA T ERESA CACIORGNA
scontro, acuito dal nuovo corso che il pontefice aveva impresso alle relazioni con le aristocrazie locali e con i comuni13. Avvalendosi di ingiunzioni
perentorie e moderate azioni diplomatiche Innocenzo III riuscì a ricondurre
la città alle dirette dipendenze della Sede Apostolica, a ridurre i diritti dei
signori e contestualmente a ricevere il giuramento di fedeltà nella forma
dell’omaggio ligio da parte del ceto dirigente e dei cives di Terracina, nonché dai signori14. I Terracinesi diventavano uomini ligi del pontefice, un legame stringente che avrebbe caratterizzato le vicende della diocesi e della
città, che fu sottoposta ad un controllo serrato essendo la città più meridionale del Patrimonio di S. Pietro, ma allo stesso tempo fu difesa dai vicini
potenti, dai senatori di Roma, dai rettori. D’altra parte, l’imparzialità e la
saggezza dei Terracinesi e del vescovo furono sollecitate dal pontefice Onorio
III per risolvere controversie per problemi di divisione patrimoniale tra gli
stessi Frangipane15. Inoltre, al vescovo Simeone faceva riferimento per appianare più gravi problemi politici; infatti nella rada del porto era alla fonda
una galea di un conte tedesco in contrasto con l’imperatore Federico II, e il
pontefice chiese che fosse acquistata da qualche mercante di Terracina16.
L’operato del vescovo Simeone si concretizzò in diversi aspetti della
vita diocesana, che potrebbero essere riassunti nella definizione del territorio dell’ambito diocesano, nelle relazioni con i capitoli delle chiese di
Priverno, Sezze, Sermoneta, nei rapporti con gli ordini monastici vecchi e
nuovi, nella gestione del patrimonio della Chiesa e nella definizione del sistema parrocchiale. Gli interventi in tanti settori costituiscono un chiaro indicatore della complessità della diocesi, che nel XIII secolo completava un
13
Oltre a ALBERZONI, Città, vescovi e papato cit., si veda L. BAIETTO, Il papa e le città.
Papato e comuni in Italia centro-settentrionale durante la prima metà del secolo XIII,
Spoleto, CISAM, 2007, pp. 4-12; per il Lazio, E. PETRUCCI, Innocenzo III e i comuni dello
Stato della Chiesa. Il potere centrale, in Società e istituzioni nell’Italia comunale: l’esempio di Perugia (secoli XII-XIV). Atti del Congresso storico internazionale (Perugia, 6-9
novembre 1985), Perugia, Deputazione di Storia Patria per l’Umbria, 1988, pp. 91-135.
14
Non ne abbiamo certezza ma il vescovo Simeone o la sua curia potrebbero aver prestato aiuto ai notai e giudici del comune nel comporre il lungo libellus che elencava i soprusi dei Frangipane, che i Terracinesi presentarono ad Innocenzo III nel 1203 circa. Il documento è edito in C ONTATORE, De historia cit., pp. 52-55; sulle vicende G. FALCO, I comuni
della Campagna e della Marittima nel Medioevo, in ID. Studi sulla storia del Lazio nel
Medioevo , 2 voll., Roma, Società Romana di Storia Patria, 1988, vol. 2, pp. 537-544;
C ACIORGNA, Una città di frontiera cit., pp. 216-220.
15
P. PRESSUTTI, Regesta Honorii papae III , Roma, Tip. Vaticana, 1888, 2 voll, II, n.
2203.
16
Ibid ., nn. 4465-4466.
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assetto che avrebbe avuto validità nei secoli seguenti. Su richiesta del vescovo Simeone il pontefice Onorio III confermò con una bolla l’unione alla
diocesi di Terracina dei due episcopati di Priverno e di Sezze. Si tratta di un
documento importante, rimasto testimonianza unica, in quanto sono andate
perdute le bolle dei pontefici che avevano proceduto all’unione, ricordati
nell’arenga: Alessandro II, Urbano II, Pasquale II, Celestino II, Alessandro
III, Celestino III e Innocenzo III, tutti papi che avevano agito a vario titolo
in città, nella chiesa e nella diocesi di Terracina. Come molti di questi lunghi
documenti di conferma, così il privilegio appare composto di un nucleo più
antico tratto da un atto precedente, lo mostrano i termini usati nel definire i
beni (fundi, coloniae, massae), che non rispecchiano il linguaggio usuale
all’inizio del XIII secolo; ad esso segue una seconda parte con il riferimento
a provvedimenti presi da Alessandro III; infine vi si trova l’elencazione dei
castelli (Sonnino, Rocca Secca, Roccagorga, Asprano, Maenza, Trevi, Sermoneta, Bassiano, Acquapuzza), tutti attestati dall’XI secolo, che componevano i due episcopati di Sezze e Priverno17. Il raccordo tra il vescovo e le
chiese del territorio era mantenuto attraverso il vicedominus, di solito l’arciprete della chiesa matrice, Sezze, Priverno, e anche di Sermoneta, che svolgeva diverse funzioni nelle chiese locali: distribuzione del crisma e dell’olio
santo, correzione di chierici e laici 18.
L’amministrazione della diocesi portava il vescovo, accompagnato dagli arcipreti o dai vicedomini, a diversi spostamenti nei castelli nei quali egli
celebrava cerimonie liturgiche nelle feste importanti e operava anche per
dirimere questioni tra le diverse chiese. Così a Sermoneta verteva un
contenzioso tra le chiese di S. Pietro in corte e di S. Maria per la primazia tra
le due chiese, e sebbene la risoluzione a favore di S. Maria sia avvenuta con
il successore di Simeone, Gregorio, nondimeno il processo era iniziato durante il suo episcopato 19. A Priverno si era recato per stabilire il numero di
cinque canonici della chiesa di S. Giovanni, confermato dal pontefice20. Non
mancavano spostamenti a Roma per seguire il concilio oppure nei centri
della Campagna in cui risiedeva la Curia pontificia nei mesi estivi21.
CONTAT ORE, De historia Terracinensi, pp. 202-203.
PAGLIAROLI , Il “castellum” di Priverno cit., pp. 195-21 1.
19
Il processo è riportato in parte da P. PANTANELLI, Notizie istoriche appartenenti alla
ter ra di Sermoneta, a cura L. CAETANI , Roma 1911 (rist. Roma, Bardi, 1972), pp. 175-184.
20
PRESSUTTI, Regesta Honorii III cit., vol. I, n. 3098 in data 14 febbraio 1221 (conferma), una seconda conferma il 7 ottobre 1223, ibid., vol. II, n. 4525.
21
Il vescovo Simeone prima di un viaggio a Roma per partecipare al IV concilio
Lateranense aveva ricevuto dal priore di S. Maria Basilice Nove di Terracina la somma di
17
18
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MARIA T ERESA CACIORGNA
Uno dei primi problemi affrontati riguardava i limiti dell’ambito diocesano: il vescovo agì nel settore meridionale cioè ai confini con la contea di
Fondi, che nella particolare situazione geo-politica non era soltanto un limite dei territori delle due entità, il comune di Terracina e la contea di Fondi,
ma era la frontiera tra due stati: il Regno e il Patrimonio di S. Pietro. In
seguito al riconoscimento dei diritti d’uso del Salto, una zona di confine
contesa con la comunità di Fondi 22, il vescovo Simeone si era impegnato
nell’edificazione di una chiesa dedicata a s. Leonardo, cui era annesso un
ospedale, vicina al lago di Fondi chiamato allora de Barchis. La chiesa e
l’ospedale, come è sottolineato dallo stesso vescovo, avevano trasformato
un luogo pericoloso, ricovero di latrones e malandrini, in un rifugio sicuro e
un asilo temporaneo per quanti passavano o sostavano nella fascia di frontiera 23. L’iniziativa del vescovo aveva un forte rilievo per la comunità di
Terracina, in quanto la costruzione dell’edificio di culto e dell’ospedale
concretizzava la stabilità della frontiera e la difesa di tutta l’area. Seguendo
l’esempio o le sollecitazioni del vescovo i cittadini agiati contribuirono a
costituire il patrimonio della chiesa con donazioni di terre, di case, di mulini24. Lo stesso vescovo ne assicurava il servizio pastorale, affidandone la
cura ai monaci cistercensi di S. Maria de Auricola del castello di San Lorenzo (oggi Amaseno)25. La permanenza dei monaci di S. Maria de Auricola
non durò a lungo in quanto, circa venti anni dopo, lo stesso vescovo Simeone
nel 1223 affidava loro il monastero di S. Salvatore di Mileto, nel territorio
del castello di Roccasecca, mentre la chiesa di S. Leonardo de Barchis, tornava nella disponibilità dell’episcopato, divenendo in seguito una porzione
dei beni della mensa episcopale26. Il vescovo Simeone intervenne anche nella parte opposta dell’ambito diocesano lungo la via Appia, ai confini con la
diocesi di Velletri, in quanto investì, beneficialiter canonice, il chierico
Fraiotta della chiesa di S. Leonardo de Strata (o de Silice), posta ai confini
«tres libras secundum quod ceteri priores ecclesiarum dederunt»: BAV, Per gamene di
Terracina, 237. Nel luglio 1213 si trovava a Segni, dove risiedeva la curia pontificia.
22
Nel 1190, il conte di Fondi Riccardo dell’Aquila aveva concesso in cambio di aiuto
militare l’uso del Salto: BAV, Vat. Lat., 12634, ff. 54 r-55r.
23
C ONTATORE, De historia Ter racinensi cit., pp. 335-6; CACIORGNA, Una città di frontiera cit., pp. 71-4.
24
BAV, Vat. Lat. 12632, f. 372, nn. 25, 26, 28.
25
Su S. Maria de Auricola e il castello di S. Lorenzo oggi Amaseno: G. TOMASSETTI,
Amaseno, Roma 1899.
26
ASV, Reg. Vat. 12, n. 230, f. 161. PRESSUTTI, Regesta Honorii papae III , II, n. 490.
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413
del territorio di Sermoneta e quindi della diocesi 27. I provvedimenti del vescovo per le due chiese S. Leonardo de Barchis e S. Leonardo de Strata
poste alle estremità del territorio diocesano miravano a sollecitare il
popolamento e ad offrire il servizio religioso nelle zone marginali, facendo
affidamento sul legame che si sarebbe creato tra il clero officiante e i fedeli.
La creazione di solidali rapporti tra gli officianti e la popolazione dei fedeli
si riscontra pure nella concessione della chiesa di S. Angelo del castello di
Campo di Mele 28 ai monaci cistercensi di Fossanova. Il legame tra i
Cistercensi e i vescovi di Terracina risaliva già al momento del loro insediamento nel monastero di Fossanova e rispondeva al progetto pontificio di
favorire un ordine in forte espansione29, coinvolgendo i monaci nella vita
della diocesi rinnovata: in particolare, veniva loro richiesto l’esercizio di
cura animarum. La chiesa di S. Angelo, chiesa del castrum di Campo della
Mele, fortemente depauperata dai patroni e dal clero locale, aveva trovato
nel cardinale di S. Pudenziana, Giordano da Ceccano, un solido sostegno
economico attraverso le donazioni e il restauro delle strutture edilizie. Inoltre, il cardinale aveva consigliato la scelta cistercense, non solo perché
memore del suo passato di abate di Fossanova, altresì per le strette relazioni
tra la famiglia da Ceccano e il monastero30. Nell’atto di concessione, il ve-
In effetti il vescovo confermò la concessione a Fraiotta, operata dal capitolo di S.
Maria di Sermoneta, della piccola chiesa rurale di S. Leonardo de Silice, PANTANELLI , Notizie istoriche cit., pp. 255-256. In periodo successivo si era appropriato di questa chiesa il
cardinale Riccardo Annibaldi che, nel 1273, la restituì alla chiesa archipresbiterale di
Sermoneta riservandosene lo ius patronatus (ibid., p. 309). Sulla chiesa, E. PARZIALE ,
Insediamenti e viabilità nel Medioevo tra Velletri e Ter racina. La via Appia, la via
Pedemontana e le vie secondarie nel tratto pontino, in Una strada nel Medioevo, a cura di
M. R IGHETTI, Roma, Campisano Editore, 2014, pp. 83-84.
28
La concessione di S. Angelo di Campo di Mele in F.UGHELLI , Italia sacra, X, Venezia
1722, coll. 1292-1293; E. PARZIALE, L’abbazia cistercense di Fossanova. Le dipendenze in
Marittima e l’influenza sulla produzione artistica locale tra XII e XIV secolo, Roma,
Campisano Editore, 2007.
29
G. BARONE, Il monastero cistercense di Marmosolio e la Chiesa di Roma a metà del
XII secolo , in Il potere dell’arte nel Medioevo. Studi in onore di Mario D’Onofrio, a cura di
M. G IANANDREA - F. GANGEMI - C. C OSTANTINI , Roma, Campisano Editore, 2014, pp. 331337; M. T. CACIORGNA, L’abbazia di Fossanova. Vicende e problemi di un’abbazia tra Stato
della Chiesa e Regno (secoli XII-XIII) , in Il monachesimo cistercense nella Marittima medievale. S toria e arte . Atti del Convegno (Abbazie di Fossanova e Valvisciolo, 24-25 settembre 1999), a cura di R. Castaldi, Casamari, Edizioni Casamari, 2002, pp. 91-128.
30
Su Giordano da Ceccano, cardinale di S. Pudenziana, V. PFAFF, Ceccano, Giordano
da, in Dizionario Biografico degli Italiani , vol. 23, Roma, Istituto della Enciclopedia Treccani, 1979, pp. 190-191. La concessione fu confermata da Onorio III, la clausola relativa al
27
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MARIA T ERESA CACIORGNA
scovo Simeone aveva introdotto una clausola significativa in quanto si richiedeva la presenza di monaci che fossero preti e si vietava esplicitamente
la trasformazione della chiesa con i suoi possedimenti “in grangia”. Il contributo dei monaci nella cura pastorale si rivelava necessario in ragione della scarsità del clero in una diocesi che si andava riorganizzando, e conferma
il consolidato rapporto con la struttura diocesana, base anche di successivi
affidamenti e in particolare del monastero di S. Salvatore di Mileto 31. Il servizio pastorale di una chiesa in uno spazio poco popolato realizzava l’aspirazione al desertum implicita nella scelta religiosa dei monaci, ma il vescovo avvertiva il pericolo che prevalesse l’interesse dei monaci alle attività
economiche trascurando quello che appare nei suoi intenti il fine precipuo,
consistente nel servizio liturgico32. Un’altra considerazione va fatta in merito alla dipendenza dal vescovo: l’abbazia di Fossanova forse non aveva l’esenzione e perciò il vescovo di Terracina era l’ordinario diocesano di riferimento, con il quale i monaci intrattenevano solidali rapporti, erano presenti tra il
seguito del vescovo e agivano da testimoni ad atti importanti nella diocesi33.
Nei quattro atti di concessione a noi giunti di chiese e ospedali ai monaci
bianchi si evidenzia un cambiamento nelle condizioni espresse nelle clausole finali, che negli atti più antichi prevedevano la messa in valore a fini
economici degli spazi concessi, mentre in quelli più tardi prevaleva la richiesta del servizio pastorale.
servizio liturgico recita: «(episcopus) investiens hoc modo, quatenus in supradicta ecclesia
S. Angeli semper sint duo clerici saeculares residentes, qui non desistant ibi celebrare
misteria, quorum unum sit sacerdos et alius alterius ordinis clericus, vel ambo sint
sacerdotes… qui mihi successoribusque meis Terracinensibus ecclesiae episcopis de officiis
suis, sicut suis episcopis respondere teneantur. Ad hec predicta Ecclesia nullo tempore in
formam Grangie instituetur»: UGHELLI, Italia sacra cit., coll. 1292-1293.
31
PRESSUTTI , Regesta Honorii papae III cit., vol. II, n. 4790; sul monastero O. BUCARELLI,
Insediamenti monastici nella media valle del fiume Amaseno in Le valli dei monaci. Atti
del convegno internazionale di studio (Roma-Subiaco, 17-19 maggio 2010, a cura di L.
PANI E RMINI, Spoleto, Cisam, 2012, pp. 909-940.
32
La peculiare struttura della proprietà di Fossanova, una abbazia non sorta in ordine è
stata sottolineata anche da R. COMBA, Le scelte economiche dei monaci bianchi nel Regno
di Sicilia (XII-XIII secolo): un modello cistercense?, in I Cistercensi nel Mezzogiorno medioevale, a cura di H. HOUBEN - B. VETERE, Lecce, Congedo 1994, pp. 117-164.
33
Il favore dei pontefici nei confronti del monastero si manifesta nella concessione di
beni e diritti d’uso nel territorio ma non risulta alcuna concessione di esenzione, esenzione
che invece era sta già concessa a numerosi monasteri dell’Italia settentrionale, G. CARIBONI,
Esenzione cistercense e formazione del Privilegium commune. Osservazioni a partire dai
cenobi dell’Italia settentrionale in Papato e monachesimo ‘esente’ nei secoli centrali del
Medioevo, a cura di N. D’ACUNTO, Firenze, University Press, 2003, pp. 65-109.
La diocesi di Terracina
415
Altro aspetto rilevante nel quale s’impegnò il vescovo Simeone fu la
strutturazione del sistema parrocchiale, che era stata sollecitata dal IV Concilio Lateranense. Si trattava di un passaggio importante anche per la funzione civile, in quanto i comuni modellavano sulla territorialità ecclesiastica la divisione urbana dei quartieri 34. Il vescovo Simeone stabilì che le decime
canoniche spettavano soltanto alle chiese parrocchiali e battesimali. Infatti,
il vescovo attraverso il suo procuratore aveva sequestrato le decime riscosse
dalla chiesa di S. Nicola fuori Porta Maia, una chiesa dipendente da Montecassino. Il priore di S. Nicola, Benedetto Dente, aveva energicamente protestato, ma non era riuscito a soddisfare la richiesta del vescovo di presentare
documenti idonei che provassero che la chiesa era battesimale e parrocchia35.
Per risolvere la questione, nel pronunciamento giudiziario, il vescovo si richiamava al rilievo della chiesa nel quadro dei luoghi di culto urbani e sottolineava che essa non aveva i requisiti per fruire delle decime canoniche: la
chiesa di S. Nicola svolgeva il servizio pastorale per le funzioni liturgiche
quotidiane e domenicali. Pertanto le parrocchie di Terracina all’inizio del
XIII secolo erano, oltre alla cattedrale di S. Cesareo, la chiesa dei Santi
Quattro, la chiesa di S. Maria di Posterla, S. Lorenzo, forse S. Maria Basilice
Nove posta fuori città, ma nel corso dello stesso secolo la situazione sarebbe
cambiata.
Un altro problema concerneva la divisione della mensa episcopale e
canonicale che a Terracina inizia presto rispetto ad altre diocesi del Lazio
meridionale. Se già Alessandro III aveva ammonito il clero a mantenere la
vita comune, in seguito il vescovo Tedelgario cominciò a fare delle concessioni ai canonici per soddisfare le loro richieste36 ed evitare la separazione,
fortemente invisa al papato. Nondimeno le spinte verso la spartizione del
patrimonio della Chiesa di Terracina continuano durante il periodo di
Simeone, sono testimoniate offerte e donazioni di terre fatte in favore della
mensa vescovile, che comincia ad incamerare beni e redditi di chiese del
territorio 37. Ciò nonostante il processo è procrastinato e soltanto il successo34
PETRUCCI , Pievi e parrocchie cit., p. 1011-1014; G. M. VARANINI, Comuni cittadini italiani e istituzioni ecclesiastiche in I comuni di Jean-Claude Maire Vigueur, a cura di M.T.
C ACIORGNA - S. CAROCCI - A. ZORZI, Roma, Viella, 2013, pp. 305-325 (317-18). A Terracina in
questo periodo i quartieri erano chiamati regiones, prendevano i loro nomi dalle chiese principali, da un albero, da resti antichi: CACIORGNA , Una città di frontiera cit., pp. 99-134.
35
CONTAT ORE, De historia Terracinesi , pp. 351-352.
36
Ibid., pp. 381-3.
37
Nel 1221 Leone Puppa miles fece una donazione di terre situate verso il Circeo al
vescovo Simeone e al capitolo di S. Cesareo, ibid ., pp. 383-384; nel 1224 il pontefice Onorio
416
MARIA T ERESA CACIORGNA
re di Simeone, il vescovo Gregorio, nel 1227, fece delle concessioni assegnando a una nuova mensa capitolare un certo numero di beni, ma
contestualmente rinnovava i vincoli dei canonici alla vita comune38.
Il sentimento religioso della popolazione, che aveva avuto chiare espressioni nel XII secolo39 nella formazione di associazioni di laici, i quali attraverso la fondazioni di chiese con annessi ospedali e con atti di oblazione
verso la chiesa di S. Cesareo esprimevano la convergenza ideale con il clero
locale, conserva la sua vitalità nel XIII. Intorno all’azione del vescovo
Simeone convergono alcuni laici esponenti del ceto dirigente comunale, legati tra loro da relazioni parentali, i quali effettuano donazioni alla chiesa di
S. Leonardo de Barchis40; espressione di una religiosità popolare vissuta sono
anche le offerte a S. Donato, una chiesa con annesso ospedale, edificata nel
XII secolo, da parte di laici41, ed ancora oggetto di oblazione da parte di un
artigiano42. La cattedrale di S. Cesareo e il vescovo Simeone serbano un
posto di rilievo nella devozione popolare e continuano a ricevere non solo
donazioni di terre e case, ma viene loro richiesto di accogliere laici fedeli
come oblati. Molto sentito era il viaggio a S. Giacomo di Compostella, praticato da chierici43 e da laici: è significativo il caso di Alvara, che prima di
III confermò la permuta avvenuta della chiesa di S. Maria di Auricola con il monastero di S.
Salvatore di Mileto con la condizione che «abbas vero et fratres de Auricula cedunt ecclesiam
Sancti Leonardi de Barcis ut videlicet medietas proventuum ipsius ecclesiae ac Sancti
Silviniani de Pede Montis Ferronis ad supplementum mensae episcopalis, reliqua vero
medietas in communem canonicorum mensam destinentur»: PRESSUTTI, Regesta Honorii
papae III cit., n. 4790 .
38
C ONTATORE, De historia Ter racinensi, pp. 373-377; una divisione più completa nel
1248, confermata dal pontefice Clemente IV nel 1267. Il problema della vita comune del
clero oggetto di numerosi studi, per la diocesi di Anagni è stato af frontato da P. MONTAUBIN,
Entre gloire curiale et vie comune: le chapitr e cathédral d’Anagni au XIII siècle, in
«Mélanges de l’Ecole Française de Rome», 109/2 (1997), pp. 303-442, qui 340-349.
39
Al 1166 risale la testimonianza di una fraterna clericorum Sancti Cesarii (BAV, Pergamene di Terracina, cart. 3, n 106). Sull’emergere del laicato e la funzione aggregante
dalla metà del XII secolo della vita canonicale, TOUBERT, Les structures cit., pp. 932-936.
40
Vedi supra, nota 21.
41
La chiesa di S. Donato, che si trovava nella parte bassa della città, era stata edificata
a partire dal 1140 e soltanto alla fine del secolo era completata, per le diverse donazioni e
atti di oblazione, BAV, Pergamene di Terracina, cart. 1, n. 15, cart. 2 n. 69. L’elenco completo dei beni della chiesa venne stilato forse nel 1248 quando fu inglobata tra i beni della
mensa del capitolo di S. Cesareo, cart. 1 n. 31. Sulla chiesa di S. Donato, C ACIORGNA, Una
città di frontiera cit., pp. 113-115.
42
BAV, Pergamene di Ter racina, cart. 3 n. 134 (atto di oblazione di Gregorius
molendinarius del 1201).
43
Un prete di Sermoneta testimonia di essere stato assente in quanto «scilicet ultra
mare ad Sanctum Iacobum»: P ANTANELLI, Notizie istoriche cit., p. 176.
La diocesi di Terracina
417
intraprendere il pellegrinaggio, alla presenza del vescovo, dona i propri beni
al marito. Al ritorno dalla Galizia, Alvara con il suo coniuge Marco offrono
se stessi e i propri averi alla chiesa di S. Cesareo e al vescovo Simeone
promettendo di restare al servizio della chiesa durante la loro vita; dal canto
suo il vescovo, secondo un uso consolidato, s’impegna a mantenerli, difenderli e alimentarli nel corso della loro esistenza44.
Sono consapevole che la documentazione pervenuta è decisamente troppo esigua per permettere un quadro approfondito della realtà sociale e soprattutto parrocchiale della diocesi di Terracina. Ciò nonostante appaiono
chiariti alcuni aspetti significativi della complessità dei rapporti con gli enti
monastici, benedettini e cistercensi, le tendenze centrifughe alla vita canonicale – che in effetti a Terracina e a Veroli si consolida prima che in altre
diocesi del Lazio –, ma anche un vivace sentimento religioso dei fedeli laici.
Non sembra che nelle relazioni tra il vescovo e i ceti dirigenti comunali vi
siano stati quei contrasti che in tanti comuni dell’Italia centro-settentrionale
hanno comportato l’intervento del Papato per la difesa della libertas ecclesiae,
cioè i diritti dei vescovi. Certamente il dominio dei Frangipane, e l’esercizio
da parte loro di diritti in campo giurisdizionale erano causa allo stesso tempo del debole sviluppo comunale e dei limitati poteri dei vescovi.
Il viaggio di Alvara era stato intrapreso nel 1221 e doveva essere durato circa due
anni, in quanto l’atto di oblazione risale al 3 febbraio 1224: BAV, Vat. Lat ., 12632, f. 360;
Pergamene di Ter racina, cart. 2, n. 55.
44
INDICE
TOMO PRIMO
B RUNO FIGLIUOLO, L’ingenita curiositas di Giovanni Vitolo
p.
5
Bibliografia di Giovanni Vitolo, a cura di F RANCESCO LI P IRA
»
13
GIUSEPPE S ERGI, Aggiornamenti sul Medioevo per l’interpretazione del
»
cambiamento climatico
31
P AOLO GOLINELLI, Agiografia e realtà storica: su di un ignoto terremo»
to padano del 1066
39
S ANDRO C AROCCI, Fondi 1179
»
47
GIAN MARIA VARANINI, Dalla nobiltà al patriziato: un caso veronese.
»
La famiglia Aleardi (secoli XII-XIV)
61
R OBERTO GRECI, Tracce di vita e di dinamiche corporative in atti notarili
»
piacentini (XIII-XIV secolo)
87
E. IGOR MINEO, Riferimenti al popolo nella Cancelleria pontificia fra
»
XIII e XIV secolo
111
KRISTJAN TOOMASPOEG, Il confine terrestre del Regno di Sicilia: conflitti e collaborazioni, forze centrali, locali e trasversali (XII-XV
»
secolo)
125
F RANCESCO SOMAINI, Chi pagò (e come) la “svolta angioina” di Giacomo Piccinino? Le indagini veneziane di due ambasciatori
»
sforzeschi (1459-1460)
145
ELISABETTA SCARTON , Sulle tracce dei Turchi in Friuli. Frammenti di
»
un’inquisitio per sciacallaggio nell’estate del 1478
179
AMBIENTE , TERRITORIO , ISTITUZIONI POLITICHE E
SOCIALI
I STITUZIONI ECCLESIASTICHE E VITA RELIGIOSA
TERESA PISCITELLI, Paolino di Nola tra Gerolamo, Agostino e Pelagio »
195
C ARLO EBANISTA , Spatiosa altaria: le installazioni liturgiche paleo»
cristiane e medievali del santuario di Cimitile
215
PAOLO DELOGU, Theologia picta: Giovanni VII e l’adorazione del Crocefisso in Santa Maria Antiqua di Roma
»
259
C LAUDIO AZZARA, Patriarchi contro. Aquileia, Grado e il concilio di
Mantova dell’827
»
287
ANNA BENVENUTI, Sargassi agiografici: santa Reparata e i resti di altri naufragi
»
299
C RISTINA ANDENNA, Dissimulare e simulare nelle vite di due vescovi
tedeschi nell’età della riforma della Chiesa: Bennone II di
Osnabrück e Alberone di Treviri
»
319
AMALIA GALDI, Strategie politiche e furta sacra in Italia meridionale
(secc. VIII-XIII)
»
341
GRADO GIOVANNI MERLO , «Eresie ed eretici» del Medioevo. Verso il
superamento di un’identità storiografica?
»
357
TOMMASO DI CARPEGNA FALCONIERI, La vita monastica come modello
condiviso o contestato per la riforma della Chiesa (metà XI-XII
secolo)
»
371
UMBERTO LONGO , Santi e mondo comunale: alcune considerazioni sulle origini della santità civica (secoli XI-XIII)
»
385
GIULIA B ARONE, Rileggendo il Catalogo di Torino
»
397
MARIA TERESA CACIORGNA, La diocesi di Terracina e il vescovo Simeone
all’inizio del Duecento
»
407
MARIA G RAZIA DEL FUOCO , Per una cronotassi episcopale teatina (secc.
V-XII)
»
419
LUIGI P ELLEGRINI, Da S. Spirito del Morrone alla “provincia” di Terra
di Lavoro
»
433
R OSALBA DI M EGLIO, Esperienze religiose femminili e reclusione urbana nel Mezzogiorno medievale
»
447
FRANCESCO P ANARELLI, Capitolo e Cattedrale: il caso di Matera tra
XII e XV secolo
»
469
NOËL COULET , Un Calabrais archevêque d’Aix-en-Provence au temps
du roi René (1447-1460). Aperçus nouveaux sur Roberto Damiani
di San Marco
»
485
A LFONSO TOR TORA , Una difficile eredità per la Riforma elveticostrasburghese: i Valdesi del Mezzogiorno d’Italia
»
499
TOMO SECONDO
CITTÀ, COMUNITÀ RURALI, POTERI SIGNORILI
ALESSANDRO DI MURO, Alle origini della città medievale. Il Mezzogiorno longobardo (secoli VIII-IX)
»
515
NICOLANGELO D’A CUNTO, Alle origini della civitas. Un documento del»
l’Archivio di S. Rufino in Assisi (1140)
543
FRANCO FRANCESCHI, Mestieri, botteghe e apprendisti nelle imbreviature
di Matteo di Biliotto, notaio fiorentino dell’età di Dante
»
553
GIOVANNA PETTI B ALBI, Memoria e religione civica a Genova: i cata»
loghi festali tra XIII e XV secolo
573
GABRIELLA P ICCINNI, Pieni e vuoti nelle città italiane, prima e dopo la
peste del 1348 e le successive epidemie trecentesche
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591
GIULIANO P INTO , Dal Castelducale di Gualtieri di Brienne al castrum
»
fiorentino di San Casciano (1343-1357)
609
MAURO RONZANI, Il testamento di Nino Visconti, Giudice di Gallura
(26 luglio 1296)
»
623
B RUNO FIGLIUOLO, Sulle origini del castello di Montaione e sul più
»
antico (e inedito) documento ivi rogato
643
MARIA GRAZIA NICO O TTAVAINI, Città e contado. Orvieto, i Montemarte
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e il castello di Montegabbione (secoli XIII-XV)
657
MASSIMO DELLA MISERICORDIA, Sotiantes crucem. Processioni e croci
processionali nelle Alpi lombarde alla fine del Medioevo
»
675
GIULIANA ALBINI, Lo spedale de’ Poveri di Milano nello sguardo dei
»
cittadini e dei forestieri (secc. XV-XVII)
697
CULTURA, ARTE, MENTALITÀ
LUCA ARCARI, Il IV Esdra nel codice Sangermanensis XVII. Dalla “riattualizzazione” visionaria alla “scritturalizzazione” normativa »
717
EDUARDO FEDERICO , Ano Capri, Annacrapa, Donnacrapa, Anacapri.
Senso, derive e ritorno di un toponimo greco
»
737
C ARMELINA URSO, Mulieres (…) plagas (…) plus crudeliter quam viri
exercuerunt. La violenza femminile nella società altomedievale »
751
MARINO ZABBIA , Incontri tra storici nell’Italia del basso Medioevo
»
767
GIANCARLO A BBAMONTE, Il concetto di dignitas tra teoria e prassi nel
pensiero storiografico di Bartolomeo Facio
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779
ANDREA G AMBERINI, Leonardo Bruni traduttore militante. Echi della
polemica anti-signorile nei Politicorum libri octo
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805
ANNA ESPOSITO , Studiare in collegio a Roma nel tardo Quattrocento e
primi decenni del ‘500
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819
I VANA AIT , Dalla mercatura allo Studium Pisanae urbis: i Massimi nella
Roma del Rinascimento
»
837
GIUSEPPE PETRALIA , Reti d’affari, di amici e d’affetti: epistolari e vita
mercantile del secolo XV
»
855
PINUCCIA FRANCA S IMBULA, Arte e galee reali nel tardo Medioevo
»
871
GIUSEPPA Z. Z ANICHELLI, I più antichi testimoni decorati del Chronicon
di Romualdo Guarna e lo scriptorium della cattedrale di Salerno »
889
ALESSANDRA PERRICCIOLI SAGGESE, Un codice per Roberto d’Angiò: le
Vitae Patrum della Pierpont Morgan library
»
907
VALENTINO PACE , «Un marmo di tanta stupenda biancheza e fineza».
La “Sigilgaita” di Ravello
»
915
GENNARO TOSCANO , Les sarcophages antiques de la cathédrale de
Salerne d’après les notes d’Aubin-Louis Millin et les dessins de »
Franz-Ludwig Catel (mai 1812)
C AROLINE BRUZELIUS, The Tramezzo of Sta. Chiara: Hypotheses and »
Proposals
931
951
FRANCESCO ACETO, Ill mecenatismo artistico di Filippo I d’Angiò (12761331), principe di Taranto e imperatore di Costantinopoli
»
965
GIOVANNI MUTO , Naturalisti, musici e cavalieri a Napoli tra Quattrocento e Cinquecento
»
987
TOMO TERZO
FILOLOGIA, PALEOGRAFIA , D IPLOMATICA
F ILIPPO D’ORIA, ’En ¥stei Khrklar…ou
» 1009
P AOLO CHERUBINI, La cattura di Ugo Malmozzetto: realtà o finzione?
» 1027
HORST E NZENSBERGER, Nuove pergamene dalla Biblioteca Comunale
di Palermo: S. Maria della Scala a Paternò
» 1041
C RISTINA C ARBONETTI V ENDITTELLI, I falsi del registro di Federico II
degli anni 1239-1240
» 1059
GIOVANNI ARALDI, Vecchio e nuovo nella diplomatica vescovile del
Duecento. L’esempio di Benevento
» 1083
TERESA COLAMARCO , Pergamene del fondo Documents Italy della
Columbia University di New York (secc. X-XVI)
» 1109
ARNOLD ESCH, La storia del Regno nel riflesso dei piccoli destini. I
registri delle suppliche della Penitenzieria Apostolica come fonte storica (c. 1440-1500)
» 1133
ANTONELLA A MBROSIO, L’edizione critica digitale dei documenti medievali. Le forme degli atti di Octavianus notarius
» 1153
ENRICA S ALVATORI, La strategia documentaria del vescovo di Luni
Guglielmo: considerazioni a margine di un’edizione digitale
» 1175
ATTILIO BARTOLI LANGELI - E LEONORA RAVA, A proposito dell’uso dei
testamenti: i transunti in volgare della Pia Casa della Misericordia di Pisa (XV secolo)
» 1191
P ASQUALE CORDASCO , Domenico Morea tra ricerca, storiografia ed
impegno civile
» 1249
I L MEZZOGIORNO DAI NORMANNI AGLI A RAGONESI
C ARMINE CARLONE, Il castrum Rotunda e le tappe del viaggio del
Guiscardo verso Salerno
» 1263
VERA VON F ALKENHAUSEN, Testo e contesto: un katonÒma inedito della
contessa Adelasia per il monastero di Bagnara (settembre 1111)
» 1273
GIANCARLO ANDENNA, La contessa Berta di Loritello e la creazione di
un’area religiosa a Chatillon in Val d’Aosta (secolo XII)
» 1291
PIETRO DALENA, Enrico VII lo “sciancato”, figlio ribelle o instrumentum imperii di Federico II?
» 1303
JEAN -PAUL BOYER, Dante dénonçait-il les Angevins de Naples à Monarchia, II, I 2-3?
» 1319
B ERARDO PIO, Aspetti dell’evoluzione del possesso feudale in Abruzzo nella prima età angioina
» 1345
MARIO GAGLIONE, Tra esenzioni ed immunità nelle bolle pontificie di
S. Chiara e S. Maria Donnaregina a Napoli
» 1359
GIULIANA VITALE , Le secrezie nella prima età angioina: qualche notazione
» 1373
MARIA CASTELLANO, Nobiles, populares et villani: la società sorrentina
nel Medioevo
» 1387
C ARMELA MASSARO, Uomini e poteri signorili nelle piccole comunità
rurali del principato di Taranto nella prima metà del Quattrocento
» 1403
MARIA RITA B ERARDI, Il maestro dei padiglioni e la committenza del
Comune dell’Aquila per la venuta di re Alfonso
» 1431
FULVIO DELLE DONNE, I detti memorabili del re. Riscritture di un discorso di Alfonso il Magnanimo al figlio Ferrante
» 1445
FRANCESCO S ENATORE , Nella corte e nella vita di Orso Orsini, conte
di Nola e duca d’Ascoli
» 1459
FRANCESCO STORTI, Ideali cavallereschi e disciplinamento sociale nella
Napoli aragonese
» 1485
FRANCESCO VIOLANTE, Un quaderno contabile per una masseria in
Capitanata (1478)
» 1503
B ENIGNO C ASALE, Alcune note sul commercio dello zucchero nella
seconda metà del XV secolo
» 1521
AURELIO MUSI, Caratteri delle istituzioni politiche nel Mezzogiorno
medievale e moderno
» 1535
ABSTRACTS
» 1557