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LANDAUER Per la storia dell'evoluzione dell'individuo

2017, LANDAUER Per la storia dell'evoluzione dell'individuo

Gustav Landauer, Per la storia dell’evoluzione dell’individuo, Castelvecchi, Roma 2017. Italian translation of: Zur Entwicklungsgeschichte des Individuums. Foreword: pp. 5-11.Reviews: Ferruccio Andolfi (La società degli individui).

Eliche Titolo originale: Zur Entwicklungsgeschichte des Individuums 1895-96 Traduzione dal tedesco di Francesco Ferrari I edizione: settembre 2017 © 2017 Lit Edizioni Srl Tutti i diritti riservati Castelvecchi è un marchio di Lit Edizioni Srl Sede operativa: Via Isonzo 34, 00198 Roma Tel. 06.8412007 – fax 06.85358676 info@castelvecchieditore.com www.castelvecchieditore.com ristampa 87654321 anno 2017 2018 2019 2020 Gustav Landauer PER LA STORIA DELL’EVOLUZIONE DELL’INDIVIDUO A cura di Francesco Ferrari Introduzione C’è stato in Germania, al tempo della sua massima lontananza da Dio, un uomo che, come nessun altro in questo Paese in quest’ora, chiamò al rivolgimento radicale. Combatté contro la disumanità nella quale era costretto a vivere, a favore di un’umanità a venire… Martin Buber, Landauer e la rivoluzione1 Gustav Landauer (Karlsruhe 1870 – Monaco di Baviera 1919)2 è stato un pensatore e militante libertario tedesco di origine ebraica, figura portante dell’anarchismo di epoca guglielmina. Ammiratore di Kropotkin, acuto critico del marxismo, profondamente affascinato da Meister Eckhart e dal chassidismo, traduttore di Shakespeare, Étienne de La Boétie e di Oscar Wilde, caporedattore del periodico «Der Sozialist», egli fu uomo non solo di lettere, ma anche d’azione. Prese parte attivamente alla Repubblica dei Consigli costituitasi in Baviera nell’immediato primo dopoguerra, trovando in essa tragicamente la morte, trucidato dalle milizie controrivoluzionarie dei Freikorps. In Italia, è noto soprattutto per il suo saggio Die Revolution M. Buber, Landauer e la rivoluzione, in G. Landauer, La rivoluzione, a cura di F. Andolfi, Diabasis, Reggio Emilia, 2009, pp. 131-145. 2 Per una biografia intellettuale e politica di Landauer si veda G. Ragona, Gustav Landauer. Anarchico, ebreo, tedesco, Editori Riuniti, Roma, 2010. 1 6 GUSTAV LANDAUER (1907)3, pubblicato su invito dell’amico Martin Buber4 all’interno della serie di monografie Die Gesellschaft. Il suo pensiero costituisce una singolare sintesi di anarchismo e mistica, socialismo e comunitarismo5, e si situa paradigmaticamente al crocevia tra la stagione declinante del positivismo e quella montante del neoromanticismo. Il testo che viene presentato in questa sede, Zur Entwicklungsgeschichte des Individuums, fu redatto da un Landauer venticinquenne tra il novembre 1895 e il febbraio 1896, alla vigilia dunque della Seconda Internazionale che sancì, a Londra, l’espulsione definitiva degli anarchici dalla medesima. Il saggio contiene in nuce diversi tratti peculiari della riflessione dell’autore, tanto da un punto di vista tematico, quanto da uno stilistico. Prende le mosse da una feconda analogia tra i termini atomo e individuo. Entrambi, considerati nel loro signi- G. Landauer, La rivoluzione, cit. Cfr. F. Ferrari, Gustav Landauer. Fisiopatologia della rivoluzione, in S. Baranzoni, P. Vignola (a cura di), La salute della filosofia. Sintomatologie e politiche della cura tra l’antica Grecia e il contemporaneo, Aracne, Roma, 2014, pp. 65-79. Si veda quindi l’antologia G. Landauer, La comunità anarchica. Scritti politici, a cura di G. Ragona, Eleuthera, Milano, 2012. 4 Sul sodalizio intellettuale tra i due si veda S. Wolf, Il vero luogo è la comunità. Landauer e Buber, in A. Bertolo (a cura di), L’anarchico e l’ebreo. Storia di un incontro, Eleuthera, Milano, 2001, pp. 77-96. Sul rapporto di «affinità elettiva» tra ebraismo e anarchismo, cfr. M. Löwy, Redenzione e utopia. Figure della cultura ebraica mitteleuropea, traduzione di D. Bidussa, Bollati Boringhieri, Torino, 1992. 5 Un testo chiave a riguardo è la conferenza risalente al 1900 tenuta presso Neue Gemeinschaft: G. Landauer, Attraverso la separazione verso la comunità, a cura di G. Ragona, in La società degli individui, X/30 (2007), pp. 123-140. 3 PER LA STORIA DELL’EVOLUZIONE DELL’INDIVIDUO 7 ficato letterale, designano l’indivisibile. Landauer è fortemente critico nei confronti di una indivisibilità supposta come insuperabile. Presagisce come all’affermazione della medesima corrisponda fatalmente l’ipostatizzazione di un Io isolato, centro del pensiero di Stirner e dei suoi seguaci. L’anarchico di Karlsruhe, di contro, definisce l’individuo e l’Io come un ideale regolativo, che può aiutare nella comprensione della realtà, ma che finisce per essere un ostacolo a tal fine, financo un idolo, nel caso venga considerato come qualcosa in sé sussistente. Un dualismo fondamentale inerisce invece, a suo avviso, all’individuo. Da un lato, esso gli appare come un che di intero, coeso e capace di governarsi da sé; dall’altro, esso si dà come qualcosa di infinitamente divisibile e articolato. La mediazione tra questi due poli è garantita da un principio motore che, distinguendo l’individuo da qualsivoglia aggregato meccanico, ne garantisce al tempo stesso l’unità: la vita. Essa, tanto nelle sue connotazioni più social-darwinistiche quanto in quelle più nietzschiane, costituisce un Leitmotiv che segna con forza lo scritto di Landauer non meno che l’atmosfera culturale in cui esso si situa6. Attraversato, costituito, unificato dalla vita, l’individuo viene rettamente compreso solamente in quanto organismo. Tale nozione indica, per definizione, un In un suo scritto del 1928 riconosceva acutamente Helmut Plessner: «Ogni epoca trova la sua parola redentrice. La terminologia del XVIII secolo culmina nel concetto di Ragione, quella del XIX nel concetto di Evoluzione, l’attuale nel concetto di Vita. La Ragione mette in risalto ciò che è senza tempo e vincola ogni cosa; l’Evoluzione ciò che diviene e si sviluppa senza sosta; la Vita il gioco demoniaco e la creazione inconsapevole. Eppure tutte le epoche vogliono catturare la stessa cosa» (H. Plessner, I gradi dell’organico e l’uomo, a cura di V. Rasini, Bollati Boringhieri, Torino, 2006, p. 27). 6 8 GUSTAV LANDAUER insieme articolato di parti, retto da un principio ordinatore comune. Landauer istituisce quindi un’analogia. Con esplicito riferimento a Darwin, pone botanica, zoologia e fisiologia in stretta connessione con la storia dell’evoluzione (Entwicklungsgeschichte) di piante e animali. Definendo come questa attesti «il sorgere di una forma dall’altra», analogamente, egli desidera svolgere una trattazione evoluzionistica dell’individuo-organismo, considerando in prima battuta i processi e le forze psichiche che lo caratterizzano come Io-isolato, determinando quindi il singolo essere umano quale membro di una comunità. L’individuo isolato e il correlato egoismo, celebrato dal pensiero di autori come Stirner o Ommerborn (contro il quale si dispiega nelle presenti pagine una serrata polemica), non può essere il fine ultimo dell’anarchia secondo Landauer. Essa è per lui indivisibile dal socialismo. Se la prima è da questi definita come l’autocrazia dell’individuo, il secondo costituisce d’altro canto l’ordinamento del singolo nella comunità degli esseri umani. Entrambi non possono prescindere l’uno dall’altra, e hanno il loro luogo di realizzazione nella comunità. Questa, ben lungi dall’essere la mera somma di individualità isolate o un gruppo ristretto ed esclusivo, è un principio motore e unificatore, analogamente a quello della vita pocanzi ricordato. Come la vita è il principio che fa dell’individuo un organismo, così la comunità è il principio organico che istituisce ed espleta una fondamentale coappartenenza di natura. A un’analisi più approfondita, il principio che regge la comunità è sempre e ancora la vita, nella fattispecie attraverso il fatto dell’ereditarietà e i fili invisibili della continuità delle generazioni. Con essa Landauer intende affermare un legame tanto presente quanto ancestrale, attraverso la stretta continuità del singolo uomo con i suoi antenati, risa- PER LA STORIA DELL’EVOLUZIONE DELL’INDIVIDUO 9 lendo, nel solco tracciato da Darwin medesimo, fino alle grandi scimmie ominidi. La comunità costituisce una «connessione indistruttibile» che, nell’unione con l’altro, garantisce l’immortalità del singolo individuo. Mediante tale congiunzione avviene il superamento di esso nel senso più stretto del termine, così come, proprio definendo la più profonda dimensione dell’individuo-organismo nella coappartenenza istituita dalla comunità, si mostra come la dicotomia egoismo/altruismo proposta da Ommerborn sia in ultima istanza un falso problema. Non esistono infatti, secondo Landauer, individui isolati. Tanto quello che gli organi di senso percepiscono come un corpo separato, quanto quello che la cultura occidentale ha definito come anima individuale, esiste piuttosto come un grande intero coeso, come una grande comunità indivisibile e universale. In questo senso è possibile, per Landauer, cogliere coerentemente una comune umanità, al di là delle differenze nazionali, culturali o di epoca storica. La comunità, intesa in senso diacronico quanto spaziale, costituisce in ultima istanza l’apriori di coappartenenza in cui può essere accolta ogni affermazione individuale. Veemente è allora il tono con cui Landauer avversa le tesi di chi sostiene che l’uomo preceda la società, per cui questa sarebbe una mera invenzione umana. Secondo il pensatore libertario, l’uomo, per come noi oggi lo intendiamo (ovvero, come individuo) è, per riprendere una celebre sentenza di Foucault, un’invenzione recente7. Nelle pagine di Zur Entwicklungsgeschichte des Individuums Landauer pone la tesi per cui «la società era già presente da molto tempo, Cfr. M. Foucault, Le parole e le cose. Un’archeologia delle scienze umane, traduzione di E. Panaitescu, Rizzoli, Milano 2010, p. 13. 7 10 GUSTAV LANDAUER prima che “l’individuo” fosse nato». Anche l’Io risulta coerentemente, in particolare riferimento a un supposto Io-originario, l’ultimo idolo del nostro tempo. La comunità, di contro, costituisce una coappartenenza insuperabile, che, istituita dal legame dell’amore, permane attraverso la continuità delle generazioni, e non può essere vinta nemmeno dalla morte. Con fierezza, chiosa l’autore: «Tutto ciò che vive, vive per sempre». Non è l’individuo il senso ultimo dell’anarco-socialismo landaueriano, bensì l’individualità, nella sua polarità indissociabile di autonomia e relazione. Nel pieno dispiegamento di essa, il singolo uomo si ricongiunge alla originaria coappartenenza a una umanità comune, di cui si fa, in tal modo, il rappresentante più compiuto e più degno. Francesco Ferrari Il curatore desidera ringraziare Ferruccio Andolfi, Vincenzo Pinto, Gianfranco Ragona e Siegbert Wolf.