Nicola Severino
Gnomonica
Kircheriana
ovvero
l’estensione del Cielo negli
Orologi Solari
Prima edizione
Roccasecca 1995
Prima ristampa 2011
1
2
Nicola Severino
GNOMONICA
KIRCHERIANA
3
4
Prefazione
Questa ristampa della Gnomonica Kircheriana, rende abbastanza
fedelmente l’originale della prima edizione, pubblicata a
Roccasecca (FR), nel 1995 in fotocopia e presentata per la prima
volta nel 1996 al Seminario Nazionale di Gnomonica tenutosi a
Bocca di Magra (La Spezia). Le immagini, possono risultare in
una definizione inferiore, ma il contenuto e l’impaginazione è
identica. Si è cercato di contenere al massimo errori ortografici e
sviste, presenti nella prima edizione e mi è parso conveniente e
logico unire i due volumi, prima separati, della Gnomonica
Kircheriana e del Dizionario di Gnomonica Kircheriana. In
quanto a quest’ultimo, vorrei aggiungere che, sebbene siano
trascorsi un bel po di anni, esso rimane ancora un’opera unica,
nel tentativo di catalogare e ripristinare l’antico lessico
gnomonica che era andato perduto nei secoli. Kircher, forse
involontariamente, lo aveva fatto attenendosi ai vocaboli che gli
parvero i più vicini ed adatti a definire orologi gli solari. Alcuni
di questi sono così strani e complicati che era quasi impossibile
in tempi moderni classificarli con una o due parole! Per quanto
riguarda la gnomonica vera e propria, invece, credo che nessun
argomento gnomonico oggi riesca a rendere più chiaro di come
fece Kircher, il significato di ciò che potrebbe definirsi una
”estensione del Cielo” nei quadranti solari, nel senso di far
mostrare agli orologi solari una quantità di informazioni che altri
autori non avevano mai neppure immaginato.
A dire il vero, i quadranti solari che siamo abituati a vedere
hanno sì l’estensione del cielo, ma solo relativamente all’astro
principale, cioè il Sole. Come vedremo, invece, nella Gnomonica
Kircheriana si scoprirà che tale estensione riguarda tutta la sfera
del “Primo Mobile”, cioè il Sole, la Luna ed i pianeti conosciuti
dall’antichità.
Kircher dedicò molto del suo tempo migliore alla Gnomonica,
ottenendo risultati unici e depositando alla memoria splendide
opere di cui una sarà l’oggetto di questo studio.
Sarà bene mettere subito in evidenza il fatto che Kircher intese
sfruttare al massimo, in alcuni suoi studi, la grande erudizione di
5
cui era in possesso e la genialità di sintesi e di intuizione che in
certi casi lo condussero a preparare la strada ad altri studiosi per
alcune conquiste culturali importantissime, come per esempio
quella della decifrazione dei geroglifici da parte di Champollion.
Non ci si deve meravigliare, quindi, se la sua Gnomonica fu una
sorta di “rivoluzione” già ai suoi tempi soprattutto sotto il
profilo artistico e simbolico: la Luna, i pianeti e le stelle in
qualche modo, spesso solo figurativamente, rientrano nel
discorso dell’estensione del Cielo, probabilmente anche per
ampliare e cogliere più in profondità quel sentimento cosmico
che lega l’orologio solare all’animo dell’uomo.
Lo gnomonista teorico potrà chiedersi quale possa essere
l’orologio solare che “sfrutta l’ombra dei pianeti o delle stelle” e
quali i metodi per riportarne il percorso sul piano del quadrante
al solo fine di conoscere l’ora che, d’altra parte, ci è fornita con
tanta grazia dal nostro abbagliante Sole.
Naturalmente non esistono quadranti solari di questo genere,
semplicemente perchè i pianeti e le stelle non “gettano” ombre
sulla Terra (anche se si è sentito dire che qualcuno abbia “visto”
Sirio e Venere proiettare una leggera ombra stilare in alcuni
punti della Terra e nei momenti di massima luminosità, ma anche
se fosse non può essere certo utile ai fini pratici della
gnomonica).
Nella Gnomonica Kircheriana, l’estensione del Cielo è vista in
un altro modo, in una dimensione più umana che riesce però,
nella mentalità dell’epoca, a coinvolgere aspetti sociali e
sentimentali della vita quotidiana. Essa trova peraltro la sua
giustificazione, per quei significati che oggi ci appaiono
irrazionali, nell’ambito di una cultura rinascimentale che pur
avviandosi allo sviluppo del metodo scientifico galileiano, vive
pur sempre, e a qualsiasi livello sociale, l’esperienza
ombrosamente mistica dell’Astrologia, dell’Alchimia e via
dicendo.
Come si sa, la Gnomonica ha da sempre avuto come principale
compito quello di misurare il tempo a mezzo dell’ombra del Sole
proiettata da uno gnomone su un piano. Gli “utenti”, attraverso le
meridiane, o quadranti solari, riuscivano (nelle giornate di Sole)
a conoscere l’ora con una precisione che fino al XVI secolo, ed
6
oltre, gli orologi meccanici non riuscivano a dare.
Insieme alla lettura dell’ora, come è noto, in un orologio solare si
possono ricavare altre informazioni, a seconda della complessità
del tracciato orario e degli altri elementi come le curve di
declinazione, ecc. Per fare un esempio, un orologio solare, sia
esso verticale che orizzontale, ad ore Italiche, Babiloniche ed
Astronomiche, con relativo tracciato delle curve di declinazione,
fornisce una buona quantità di informazioni: le ore nei tre
sistemi, misurate dal tramonto, dall’alba del Sole e dalla
mezzanotte (sistema “alla francese”), l’ora del sorgere e
tramontare dal Sole, la durata del giorno, il numero di ore
trascorse dal sorgere del Sole, il numero di ore che devono
trascorrere fino al tramonto.
Nella gnomonica attuale, un orologio solare come quello
descritto rappresenta uno strumento tra i più completi; ma già un
qualcosa di più o di diverso si può avere negli orologi solari detti
“Planetari”, o ad “ore Planetarie”. Sono questi dei normali
quadranti che riportano il tracciato delle ore Temporarie, come in
uso anticamente, altrimenti dette Planetarie, e tra le rette orarie
venivano riportate le simbologie astrali dei pianeti per indicarne
il relativo influsso sulle singole ore. In genere tali orologi erano
integrati con una tavola della “dei Reggenti” in cui vi erano
rappresentate le “Case Celesti” ed il relativo dominio dei pianeti.
Questi orologi Planetari sono oggi rarissimi, ma ne esistono vari
esemplari sulle antiche mura di castelli medievali e ville
rinascimentali Tra i più significativi si ricorda quello di S.
Benigno Canavese (TO), la meridiana della chiesa di S. Caterina
a Oppenheim sul Reno e quello della farmacia di Gorliz in
Slesia.
Quanto detto finora servirà anche a capire in che misura le
innovazioni di Kircher potrebbero fornire agli gnomonisti di oggi
indicazioni preziose su nuove forme artistiche di progettazione e
disegno degli orologi solari.
7
Come è nato questo lavoro
Nell’estate del 1993 venni casualmente a conoscenza
dell’esistenza di quattro tavole in ardesia, sulle quali erano incisi
vari orologi solari, conservate nel Museo Astronomico e
Copernicano dell’Osservatorio Astronomico di Monte Porzio
Catone (Roma). Il loro fascino avrebbe incantato qualsiasi
appassionato di storia della scienza e in special modo gli
gnomonisti. Decisi di ritornare in quel luogo per una visita più
approfondita, nel maggio del 1994.
Il conservatore del museo, dott. Giuseppe Monaco, mi illustrò
quanto aveva potuto scoprire sulle tavole e discutemmo a lungo
sul significato delle simbologie rappresentate dai dipinti e degli
orologi solari che vi erano incisi. Le tavole, in quel periodo, si
pensava di attribuirle a Kircher, ma non c’era nessuna
documentazione che confermasse tale ipotesi.
Oggi posso dire che la documentazione c’è, ed è quella che si
trova in questo volume. Inoltre, l’analisi del significato delle
simbologie e degli orologi solari effettuata dal dott. Monaco è
giustissima.
Per uno studioso di gnomonica è una sorpresa trovarsi di fronte
le tavole di Kircher e rendersi conto di guardare degli orologi
solari di cui, all’impronta, si capisce ben poco. Le didascalie
incise sull’ardesia, erose dal tempo, aiutano solo in parte
l’interpretazione del significato gnomonico cercato, mentre
alcune di quelle leggibili possono ulteriormente aumentare la
confusione del visitatore.
L’unica cosa da fare era quella di cercare se di un tale progetto
fosse rimasto qualche traccia nelle opere pubblicate da Kircher.
E volentieri presi questo impegno, incoraggiato da nulla se non
dalla passione stessa per la ricerca. Sapevo che molte delle opere
di Kircher sono conservate nella Biblioteca Nazionale di Roma e
perciò decisi di cominciare a cercare in quel luogo. Sapevo anche
che il libro Ars Magna Lucis et Umbrae conteneva molti studi
sulla gnomonica del grande gesuita, ma non ero a conoscenza del
suo contenuto.
8
Con mia grande sorpresa, dovetti faticare non poco per riuscire a
consultare il volume sotto sorveglianza e per poco tempo. Ebbi
modo, comunque, di scoprire che l’argomento gnomonico delle
tavole del museo di M. Porzio, erano in realtà la realizzazione
pratica delle teorie contenute in un intero libro del volume di
Kircher. Inoltre, mi fu subito chiaro che il contenuto dell’intera
opera era pressoché sconosciuto alla maggior parte degli studiosi
moderni e agli stessi gnomonisti. E a questo proposito rimando il
lettore al paragrafo successivo.
Quando mi fu chiara l’esistenza di una tale lacuna che non
riguarda solo la gnomonica, ma la storia della scienza in
generale, decisi di analizzare meglio, per quanto possibile,
l’opera di Kircher: ma in che modo? I regolamenti delle
biblioteche pubbliche che vietano la riproduzione in fotocopia
dei libri antichi, anche se in buono stato, è di per se un’arma
letale contro la ricerca. Per analizzare anche sommariamente il
libro, avrei dovuto trascorrere almeno trecento giorni (i
manoscritti alla Biblioteca Nazionale di Roma possono essere
consultati solo di mattina) rinchiuso nella sala lettura del reparto
manoscritti. E questo solo per capire il senso, non fare una
traduzione dal latino, di due o tre pagine al giorno su oltre mille
pagine, di cui più di 700 di pura gnomonica.
Un’impresa impossibile per un impiegato come me che deve
sacrificare le proprie ferie per trascorrere qualche giornata in
biblioteca. Ma, come si dice, la fortuna aiuta gli audaci, e così
sono capitato sulla pista giusta dopo mesi di vani tentativi. Devo
dire che in questo la bella capitale d’Italia non mi è stata di alcun
aiuto. In effetti, ho constatato che le biblioteche hanno degli
accordi con fotografi professionisti per fare i microfilm di libri
non fotocopiabili, ma purtroppo in alcuni casi i preventivi
superavano l’incredibile somma del milione di lire!
La sorte ha voluto invece che dopo alcuni mesi trovassi una
persona tanto intelligente, quanto sensibile a questi problemi la
quale, considerato lo scopo della ricerca e lo stato di
conservazione del volume originale, mi ha permesso di ricavare
una riproduzione integrale in fotocopia, rispondendo alla mia
espressione di stupore in questo modo: “E’ la prima volta, in
venticinque anni che lavoro in questa biblioteca, che mi viene
9
chiesto questo libro. Se ora glielo negassi a cosa servirebbe
questa istituzione culturale?”. Roma era ormai lontana, ed io ero
felice di aver trovato in montagna la mia soluzione.
Ora posso dire con tutta sincerità che è grazie a quella persona
che mi è stato possibile effettuare questo lavoro preliminare sulla
gnomonica kircheriana; di dimostrare che le tavole di
Monteporzio furono realmente concepite e realizzate da Kircher;
che il lavoro di analisi delle tavole fatto dal dott. Monaco è tutto
giusto e, infine, che nella gnomonica moderna si reintegra una
fetta della sua storia poco prima sconosciuta.
E’ tanto importante il lavoro effettuato da Kircher che ha
permesso addirittura di compilare un dizionario di gnomonica, il
quale risulta ad oggi il più approfondito, in cui sono presenti
molti termini che potrebbero aiutare a correggere alcune
imperfezioni lessicali moderne relative alle fasi progettuali degli
orologi solari ed alla nomenclatura in generale.
E’ anche per questo motivo che ho preferito raccogliere in un
unico volume la Gnomonica Kircheriana, e il Dizionario di
Gnomonica utilizzando per entrambi un’unica iconografia
derivata quasi esclusivamente dall’opera di Kircher.
Infine, vorrei scusarmi con i lettori ai quali chiedo tutta la
comprensione, se qualche volta posso aver male interpretato
questo o quel significato, o il funzionamento di un orologio.
Anche se il latino di Kircher è più immediato rispetto a quello di
Clavio, le difficoltà non sono certo mancate nel tentativo di
capire il senso dei testi, senza avere a disposizione un’accurata
traduzione.
I luoghi comuni sull’Ars Magna
Vorrei chiarire, o meglio sfatare, alcuni luoghi comuni della
letteratura gnomonica che danno una falsa immagine dell’opera
qui presa in esame. Credo che il più importante sia quello dovuto
all’autorevole R. Rohr, nel suo libro “Die Sonnenuhr”, tradotto
in diverse lingue e da pochi anni anche in italiano col titolo
“Meridiane”, Ulisse edizioni, Torino 1988, testo che ha, peraltro,
10
indotto altri autori a trascrivere, in piena fiducia, gli stessi errori.
Vorrei far presente, comunque, che l’inesattezza delle
informazioni storiche contenute nel libro di Rohr non si fermano
all’opera di Kircher, ma valgono anche per Beda il Venerabile ed
altre cose ancora, ma di questo ho già parlato nella mia Storia
della Gnomonica.
A pagina 160 dell’edizione italiana è riportato letteralmente:
“...Il gesuita tedesco Athanase Kircher...(...)...fece pubblicare a
Roma un grande volume di circa 600 pagine, in latino, il cui
titolo copre parecchie righe e inizia con le parole Ars Magna
Lucis et Umbrae...(...)... vi si trova qui riunito tutti ciò che
riguarda la gnomonica dell’epoca. Si tratta in modo particolare
di una meridiana monumentale del pastore, ma a colonna
fissa...”. Già da queste poche righe si evince immediatamente
che Rohr non ha mai consultato l’opera originale di Kircher,
soprattutto la prima edizione, quella del 1646 stampata a Roma.
Infatti, come il lettore stesso potrà rendersi conto, le pagine non
sono 600, bensì poco superiori alle 1000; il titolo non copre
parecchie righe, ma è proprio Ars Magna Lucis et Umbrae quello
che viene dopo è solo una specifica sintetica del contenuto; non
vi si trova riunita tutta la gnomonica dell’epoca, bensì quasi
esclusivamente quella da lui inventata e sperimentata. Infatti, la
gnomonica dell’epoca è quella fatta da Clavio, Pini, Muzio,
Munster, ed altri, le cui pubblicazioni hanno tutte gran parte
degli argomenti in comune, mentre in Kircher vale esattamente
l’opposto. Una affermazione del genere potrebbe indurre a
pensare che Rohr non conosca bene la gnomonica
rinascimentale, ma siccome ciò è poco probabile, si deve
desumere che l’inesattezza sia da attribuirsi al fatto che egli
abbia forse preso la notizia da un’altra fonte. Resta comunque il
fatto che il noto autore di gnomonica moderna non ha avuto
neanche lo scrupolo di controllare l’esattezza delle sue fonti;
Kircher, inoltre, non tratta in modo particolare della meridiana
del pastore (termine peraltro ignorato dal gesuita!). Descrive
accuratamente il cilindro orario in tre o quattro pagine, ma non è
certo l’argomento principale dell’opera. In seguito, Rohr
asserisce che nell’Ars Magna si trova l’origine del termine
“meridiana a cappello filtrante”. Anche questa appare come
11
un’informazione gratuita e inesatta. Kircher descive lo gnomone
a “cappello filtrante” citato da Rohr in questo modo: “Stylus in
modum pectinis dentatus”, perciò niente “cappelli filtranti”.
A pagina 193 (sempre dell’edizione italiana) Rohr dà indicazioni
ancora più sbagliate e fantasiose, dopo aver accusato l’opera di
Kircher come “talvolta un po' fantasiosa”. Ecco quanto si
riporta:”...Per 68 pagine si parla di meridiane a riflessione, che
utilizzano il raggio di Sole riflesso a mezzo di uno specchietto
fisso, installato sul davanzale di una finestra rivolta a Sud, per
proiettare sui muri e sui soffitti interni le indicazioni più
disparate...”. La cosa che stupisce di più è la precisione del dato:
68 pagine, proprio come se fossero state contate una ad una. Ciò
farebbe pensare al lettore che l’opera sia stata accuratamente
esaminata. A meno che Rohr abbia avuto tra le mani un’edizione
francese a tutti sconosciuta dell’Ars Magna (cosa impensabile), a
me risulta che tutte queste informazioni, date per buone, sono
tutte inesatte. Kircher parla delle meridiane anacamptiche (cioè a
riflessione) per circa 90 pagine, comprendendo tutta la teoria
della riflessione dei raggi luminosi per mezzo di specchi e
sistemi di specchi in tutti i possibili orientamenti. Di queste circa
90 pagine, 35 sono dedicate specificamente agli orologi a
riflessione, e perfino di quelli portatili, mentre non descrive gli
orologi a riflessione col tracciato orario sul soffitto di stanze.
Accenna solo all’opera di Maignan eseguita nel Palazzo Spada a
Roma.
Da quanto detto, il lettore può farsi un’idea delle lacune che
gravitano intorno alla storia della gnomonica e come sia facile,
sulla scorta di fonti a volte inattendibili, commettere errori ed
inesattezze che però vanno a discapito, come è nel nostro caso, di
opere e monumenti letterari davvero importanti della gnomonica
e che per questo vengono spesso dimenticati, trascurati, o
peggio, giudicati “fantasiosi”.
Spero perciò che questo mio volume sia un incentivo anche per
eliminare i dubbi che talvolta restano e si tramandano per molti
anni attraverso la superficialità della ricerca sulla
documentazione storica.
12
Introduzione
La gnomonica kircheriana si sviluppa in un periodo di
transizione molto importante per la storia degli orologi solari. Il
libro Ars Magna Lucis et Umbrae fu pubblicato per la prima
volta nel 1646. Poco più di mezzo secolo prima Cristoforo
Clavio aveva lasciato in eredità un volume sugli orologi solari
che ancora oggi risulta essere il più voluminoso ed approfondito
trattato sull’argomento, le cui metodologie, però, pare siano
rimaste in gran parte sconosciute agli studiosi a causa delle
difficoltà di lettura del testo e dell’apparato iconografico. Persino
in una enciclopedia del XVIII secolo gli autori lamentavano
ancora l’inintelligibilità del trattato di Clavio in cui la
meticolosità del metodo geometrico soffocava ineluttabilmente
la creatività artistica. E probabilmente ciò non accadde solo con
la Gnomonica di Clavio, ma anche con le opere di molti altri
autori, anche se in misura nettamente inferiore al primo.
Tuttavia, bisogna rilevare che questa necessità di studi teorici al
limite della comprensibilità interessava soprattutto le
pubblicazioni; infatti, nell’atto pratico si conservano, del periodo
Rinascimentale, ricchissime collezioni di strumenti matematici
ed orologi solari di pregevolissima fattura che lasciano pensare
ad un’operosità artistica senza precedenti. Sicuramente, quindi,
c’erano come due correnti distinte: due scuole, una teorica,
l’altra artigianale. Da una parte gli studiosi teorici come Clavio
(di cui vorrei sottolineare il paradosso che nonostante ci abbia
lasciato grandi monumenti letterari, ivi compresi quelli sulla
gnomonica, pare che non ci abbia lasciato invece strumenti da
egli stesso costruiti), dall’altra gli artisti gnomonisti ed artigiani
che infaticabili, nei loro laboratori,producevano una
interminabile serie di pregevoli strumenti.
In definitiva, la gnomonica descritta nei testi del XVI secolo e
nei primi decenni del XVII, rimane sostanzialmente la stessa
nelle metodologie costruttive e soprattutto si nota una grande
sterilità nell’inventare nuovi strumenti e nuove forme di orologi
solari. L’unica eccezione riguarda coloro che trattarono dei primi
metodi trigonometrici, o “col concorso delle tangenti”, per la
13
costruzione degli orologi solari.
Oronzio Fineo, F. Maurolico, E. Danti, G.B. Benedetti, C.
Clavio, S. Munster, F. Vimercato, V. Pini, G. Galluccio e molti
altri, trattarono essenzialmente tutti gli stessi argomenti, gli stessi
orologi (naturalmente, di tanto in tanto, con qualche
innovazione), ma nulla di veramente diverso, soprattutto
artisticamente, emerge dai loro libri.
Clavio, prima della sua scomparsa, fece appena in tempo a
pubblicare qualche studio sulle applicazioni della trigonometria
nella costruzione di orologi solari, ma bisogna attendere gli inizi
del secolo XVIII per le “analogie” generalizzate pubblicate da
Ozanam.
Tutto sommato, la gnomonica del ‘600 è molto più ricca di
quanto possa sembrare in un primo momento. Dagli studi
bibliografici questo risulta subito chiaro. Fra le innovazioni
principali che si conoscono può ricordare il primo studio
effettuato sulla gnomonica “catottrica” del tedesco Shoemberg in
un libro pubblicato nel 1622. Anche se forse furono diversi gli
studiosi che lavorarono contemporaneamente sulla gnomonica
catottrica, fra cui E. Maignan erroneamente considerato oggi
l’inventore di questo ramo della gnomonica, la prima
pubblicazione che si conosca sugli orologi solari a specchi è
quella di Schoemberg.
Ma non mancarono altri autori con idee nuove, come Oddi
Muzio da Urbino che propose nel suo libro De gl’Horologi
Solari, del 1614, un metodo empirico per la realizzazione di un
orologio solare a rifrazione, realizzato nella superficie interna di
una coppa che funzionasse correttamente solo quando questa
fosse ricolma d’acqua. E tutto ciò quando non erano ancora state
trovate le leggi della rifrazione!
E’ evidente che in un fermento gnomonico simile, anche Kircher
lavorava in proprio su tali argomenti e non potrebbe essere
diversamente perchè ciò che egli pubblica nella sua Ars Magna
del 1646, sono i risultati e la riorganizzazione degli appunti e
studi effettuati, come egli stesso scrive, nei decenni precedenti. E
le “tavole sciateriche” in ardesia conservate nel Museo
Astronomico e Copernicano dell’Osservatorio Astronomico di
Monteporzio Catone (Roma) ne sono la migliore prova, essendo
14
datate 1636, cioè dieci anni prima della pubblicazione del libro, e
contenendo tutti gli elementi teorici e pratici dell’intero capitolo
dedicato alla Gnomonica Physico-Astrologica.
Ho avuto modo di constatare che molti gnomonisti moderni
hanno male interpretato il messaggio contenuto nell’Ars Magna
e, soprattutto, nelle tavole sciateriche predette di cui avremo
modo di dire in questo volume, essendo state considerate, in
qualche caso estremo, come strumenti per volgari farse
astrologiche solo perchè esse mostrano delle bellissime immagini
dipinte con simbologie astrali. Mi dispiacerebbe che il prezioso
lavoro di Kircher venisse male interpretato a causa di
ingiustificati atteggiamenti pregiudizievoli nei confronti invece
di ciò che una volta era saldamente creduto, soprattutto se si
considera che la sua gnomonica è fermamente costruita sulle
solide basi della geometria euclidea e tutta la prima parte del suo
libro verte sulle proposizioni ed assunti di Apollonio, Teodosio,
Tolomeo, ecc.
E’ forse vero che egli pubblicò studi in cui sfruttò al massimo le
sue doti di intuizione, forzando ipotesi e conclusioni (come nel
Mundus Subterraneus); che il suo sapere enciclopedico lo spinse
a scrivere su tutti ( o quasi) gli argomenti dello scibile umano e
che i suoi libri sono impregnati anche di sapori esoterici; che
l’arcano era come una specie di seconda pelle per cui la sua
fantasia, a volte, si librava in spazi inaccessibili al pragmatismo
razionale: ma tutto sommato queste cose riguardano ben poco (o
per niente) la Gnomonica.
I suoi orologi solari sono sempre descritti secondo le rigorose
metodologie geometriche in uso in quell’epoca. Alla base di tutto
vi è sempre un raggio di luce che parte dal Sole per essere
intercettato dalla punta di uno stilo, o dal piccolo piano di uno
specchio, o catturato da un piccolo foro, per essere poi
trasformato in ombra, o in punto luce e proiettato sul tracciato
orario sulla superficie dell’orologio solare. Il cuore della
gnomonica, ovvero lo gnomone, è il pezzo più importante e nella
sua sfrenata fantasia qualsiasi cosa può trasformarsi in gnomone:
stili di ferro, spigoli di lettere, di solidi geometrici, spade, uncini,
becchi o zampe di volatili, specchi, lenti e persino gusci di uova
di gallina. Tutto serve per trasformare un sottile raggio di luce
15
nella preziosa informazione dell’ora.
Gnomonica classica e Canoni gnomonici
Direi quindi che egli ben segue i “canoni” della Gnomonica
“classica”; ma quali sono questi “canoni” e qual è la “gnomonica
classica”? Vorrei dimostrare che forse è erroneo parlare di
gnomonica “classica” quando si è in presenza di due fattori
fortemente fuorvianti dalla definizione stessa che oggi alcuni
autori danno per scontata.
Come è evidente, le necessità degli uomini, e quindi il loro stile
di vita, cambiano col tempo. Già la gnomonica stessa, se alla
maggior parte di noi oggi serve solo per diletto, in tempi antichi,
quando la misurazione del tempo non era facilitata dal possedere
tutti un comodo ed economico orologio al quarzo, era una
necessità primaria in tutti i ceti sociali. Innumerevoli sono gli
esempi (validi fino agli inizi di questo secolo) di contadini che si
autocostruivano la loro rozza ma funzionante meridiana sulle
facciate delle loro fattorie.
La gnomonica resta sostanzialmente la stessa attraverso i secoli,
però cambiano forse i modi di viverla, di applicarla, di insegnarla
e di interpretarla. E’ facile notare che in un orologio solare
rinascimentale la lettura del dominio di un pianeta nella
rispettiva ora, la conoscenza delle “case celesti”, la consultazione
delle “tavole dei Reggenti” ed altre cose similari non poteva
essere molto meno importante di leggere l’ora italica, o
babilonica, o la declinazione del Sole. Informazioni, le prime,
che per il loro carattere e significato prettamente astrologico, ci
appaiono oggi risibili e perfettamente inutili agli scopi della
misurazione del tempo.
Ma questo non vuol dire che la gnomonica di quei tempi non sia
stata in linea con i “canoni” e le metodologie “classiche”
generalmente accettate anche oggi. Semplicemente, bisogna
considerare che a quei tempi anche Keplero seguiva l’astrologia
e credeva nell’oroscopo; così bisogna anche accettare negli
orologi solari di allora la presenza di elementi astrologici, poco
attinenti ai “canoni” moderni della gnomonica, ma che tuttavia
16
erano largamente applicati da autori come Giovanni
Regiomontano e Giovanni da Campano da cui Kircher ha tratto i
metodi per descrivere alcuni tipi di orologi solari planetari (oggi
sconosciuti), senza numerazione oraria, che indicano solo la
ripartizione delle Case Celesti.
Man mano che queste informazioni sono cadute in desuetudine,
gli autori hanno rivolto la loro attenzione quasi esclusivamente
alla realizzazione di orologi solari semplici che riportano solo i
tracciati orari astronomico, italico e babilonico e qualche volta
quello delle ore temporarie. Mentre il “calendario” resta quello
formato dalle classiche sette curve diurne.
L’abbandono delle informazioni a carattere astrologico negli
orologi solari viene rafforzato dalle pubblicazioni settecentesche
di autorevoli personaggi come C. Wolff che presenta i suoi
“canoni gnomonici” in una forma che ricorda quella del codice
civile. Così, i lavori di Kircher, S.M. Magdleine ed altri vengono
presto dimenticati o “filtrati” per essere adattati ai nuovi
“canoni” della gnomonica. Canoni che, a quanto pare, non sono
mai stati definiti una volta per tutte considerato che ognuno, nel
tempo, ha ritenuto opportuno modificare, aggiungere, sottrarre,
interpretare la gnomonica secondo la mentalità epocale e
attraverso gli usi e costumi delle varie nazioni.
Personalmente ritengo che oggi sia possibile stabilire i canoni
della gnomonica solo relativamente alle leggi matematiche che
regolano le fasi progettuali degli orologi solari, ma non per
quanto riguarda il senso artistico ed il significato intrinseco delle
informazioni che essi possono fornire. Sulla base di ciò si può
dire che la gnomonica “classica”, o i canoni elementari che
stanno alla base della gnomonica, potrebbero essere quelli
definiti dall’insieme delle leggi matematiche che regolano la
progettazione e la costruzione degli orologi solari: metodi
geometrici, trigonometrici, empirici basati sull’osservazione di
fenomeni naturali (come nel caso dell’orologio a rifrazione di
Oddi Muzio). E’ ovvio che tale semplice definizione non può
influire sul significato delle informazioni fornite e sullo stile
artistico. In base a ciò, un orologio solare che indichi le ore
temporarie e il cui tracciato sia stato regolarmente calcolato con
metodi geometrici, che presenta una tavola dei Reggenti e le
17
simbologie per la corretta lettura degli influssi dei pianeti nelle
singole ore, come in uso nel ‘600, non può non far parte della
gnomonica “classica”.
Allo stesso modo, molti orologi solari concepiti da Kircher e
progettati con rigorose regole geometriche, ma aventi significati
simbolici e stili artistici diversi, fanno lo stesso parte della
gnomonica classica e non vanno assolutamente esclusi da questa
materia, come alcuni vorrebbero, per almeno due buone ragioni.
La prima perchè è un dovere del ricercatore salvaguardare
elementi di storia della scienza di cui la gnomonica fa parte; la
seconda, perchè dalla storia c’è sempre da imparare e, in questo
caso, abbiamo molte cosa da imparare dalla gnomonica
kircheriana.
Innanzitutto la semplicità. Egli riusciva ad inventare strumenti
perfettamente funzionanti, di uso praticissimo e semplicissimo,
che offrivano una quantità di informazioni incredibili, riunendo
in una volta sola pregevoli soluzioni artistiche nelle realizzazioni
e sintesi fra diverse materie.
Attraverso un modo ingegnoso di concepire il “calendario
gnomonico” denominato spazio “Eliodromico”, cioè lo spazio
del tracciato orario compreso fra le due curve solstiziali, Kircher
riusciva a concentrare nei suoi orologi solari calendariali i segni
zodiacali, l’ora del crepuscolo, la durata del giorno, la durata
della notte, l’ora del sorgere e del tramontare del Sole,
l’amplitudine ortiva e occidua, la declinazione del Sole, il nome
dei mesi, l’ascensione retta e obliqua, le “Case Celesti” e molte
altre cose.
Un siffatto orologio solare probabilmente riesce meglio a
rafforzare quel rapporto con il cosmo, l’estensione del cielo di
cui parla l’amico Morra, nell’essenza della semplicità.
Oggi, probabilmente, si è abituati di più a scrutare la gnomonica
nei suoi aspetti tecnici, ma si corre il rischio di porsi in una
condizione di osservazione superficiale che non permette di
esplorare a fondo tutto ciò che appartiene invece allo stato
artistico, storico e soprattutto ai significati sociali che l’orologio
solare ha avuto nel corso dei secoli.
Per concludere il discorso sulla gnomonica “classica”, vorrei far
rilevare che allo stato attuale solo una percentuale insignificante
18
di libri è stata studiata dell’intera produzione letteraria
gnomonica che conta sicuramente decine e decine di migliaia di
volumi sparsi in tutti i grandi centri culturali d’Europa.
La mia sola Bibliografia 1 elenca più di 2000 titoli di cui solo
qualche decina sono stati analizzati dagli studiosi. E’ lecito,
quindi, ipotizzare che molti altri volumi contengano invenzioni,
innovazioni e capitoli di gnomonica a noi completamente
sconosciuti.
E’ logico che una tale lacuna non può metterci in condizione di
stabilire quali possano essere i “limiti” della gnomonica e quale
il suo preciso “significato”. Non ha senso quindi parlare di
gnomonica “classica” se non nell’ambito di quei procedimenti
matematici assimilati nel tempo e “canonizzati”.
La gnomonica classica degli antichi era quella costruita
sull’analemma di Vitruvio e di Tolomeo; la gnomonica classica
degli Arabi si basava su procedimenti geometrici e
trigonometrici; la gnomonica classica della Rinascenza verteva
essenzialmente su nuovi procedimenti geometrici
e
sull’analemma; la gnomonica classica dell’Illuminismo tendeva
all’abbandono della maggior parte dei metodi geometrici per
dare spazio ai nuovi e comodi metodi trigonometrici; la
gnomonica classica dell’’800 tendeva a riunire di nuovo le due
metodologie: geometrica e trigonometrica; infine, da qualche
anno, si va facendo strada una nuova gnomonica che,
probabilmente, fra non molto tempo, potrebbe divenire anch’essa
“classica”: quella che si pratica con il computer. Questa nuova
tendenza potrebbe portare all’abbandono pressoché totale delle
metodologie di progettazione degli orologi solari, e saranno in
tanti i professionisti e gli artigiani che realizzeranno decine di
orologi solari digitando semplicemente qualche tasto sulla
tastiera del computer (grazie ad un programma elaborato da uno
di quei rari gnomonisti veri...) senza neppure immaginare cosa
contengono i libri di Clavio, Kircher, Wolff e Pasini. In
compenso è probabile che le future meridiane rassomiglino
sempre più agli sterili disegni, simili a quelli che offre il video
del computer dopo averne calcolato le dimensioni, mentre opere
1
N. Severino, Bibliografia della Gnomonica, Roccasecca 1994
19
irripetibili come le Tavole Sciateriche di Kircher, l’astrolabio
anacamptico (alias orologio solare catottrico) di Maignan nel
Palazzo Spada e tanti altri monumenti gnomonici di tale levatura
artistica, restino solo un vago ricordo di una gnomonica fuori dai
tempi che corre il rischio di esser giudicata non più classica e
che forse, secondo i futuri gnomonisti, non lo è mai stata!
Oggi nessuno si sognerebbe di realizzare delle opere
gnomoniche simili alle Tavole Sciateriche di Kircher,
essenzialmente a causa dei significati astrologici che ci appaiono
oggi irrazionali e fuori tema. Ma ciò non vuol dire che questi
strumenti non debbano essere presi in considerazione almeno dal
punto di vista storico ed artistico. Essendo innegabile il fascino
che essi comunque suscitano nell’osservatore, sarebbe
auspicabile che tale stile possa essere ripreso almeno dal punto di
vista artistico dagli gnomonisti moderni.
Athanasius Kircher, notizie biografiche
Viene citato in qualsiasi enciclopedia come “erudito tedesco”,
nato a Geisa, un piccolo borgo presso Fulda, il 2 maggio del
1602 e morto a Roma il 27 novembre del 1680. Egli insegnava
pressoché tutto: filosofia, matematica e lingue orientali a
Würzburg, ma in Germania infuriava la guerra dei Trent’anni,
con le conseguenti vittorie degli Svedesi, lo videro costretto a
chiedere rifugio in Francia, nella famosa Avignone (Avenione) e
quindi a Vienna. Dal 1618, quando aveva sedici anni, era entrato
a far parte della Compagnia di Gesù, mentre nel 1635 ebbe
l’importante incarico di professore di matematica nel prestigioso
Collegio Romano. Ma pare che non vi durò molto a lungo perchè
“inclinatissimo com’era ad ogni genere d’indagini, ebbe libertà
di applicarvisi”.(2) Mentre da un’altra parte si legge: “Ingegno
veramente enciclopedico, se non universale, poiché se accanto
all’ampiezza delle cognizioni gli mancarono lo spirito critico e la
facoltà di sintesi superiore, seppe tuttavia contribuire al
2
Enciclopedia Italiana Treccani, voce “Kircher, A.”
20
progresso delle molte discipline a cui si dedicò...”(3)
Le uniche critiche negative quindi riguardano il suo spirito
critico: “Ma nel Kircher la vastità dell’erudizione e l’acume
dell’ingegno non furono sempre congiunte con la sodezza della
critica...”(4). Ed è probabilmente questa la causa per cui Kircher
non fu mai un vero scienziato alla pari di Galileo, a discapito
anche della sua stessa popolarità. Ma come si è visto, l’accordo è
unanime nel dire che egli in qualche modo contribuì in quasi
tutte le discipline del sapere umano e una di queste è senz’altro
la gnomonica. Data la sua vasta erudizione, non ci si deve
sorprendere se la gnomonica kircheriana è intrisa di elementi
astrologici ed esoterici, frutto del tentativo di sintesi di varie
culture come quella Egizia, Greca, Latina e Araba. Anche se la
sua fantasia a volte ha dato vita a ricerche e conclusioni erronee,
molte delle sue intuizioni sono davvero geniali. I suoi lavori sulla
lingua copta (Prodromus Coptus, Roma 1636 e Lingua
aegyptiaca restituta, Roma 1643, Rituale ecclesiae Aegyptiacae
(1647), Oedipus Aegyptiacus, Roma 1652) sono stati
fondamentali per gli studi di Champollion sulla decifrazione dei
geroglifici.
Mentre un’altra intuizione, questa volta gnomonica, la condivise
insieme al Masi e riguarda l’orologio solare di Augusto posto in
Campo Marzio. A quei tempi tutti gli altri sostenevano che si
trattava non di un orologio solare completo di tutto il tracciato
orario, ma solo della linea meridiana sulla quale l’ombra
dell’obelisco indicava il mezzodì; si ipotizzava inoltre che la
linea meridiana doveva avere delle tacche che indicassero il
calendario con i rispettivi segni zodiacali. E’ curioso notare che
in alcuni testi, persino del ‘700, viene raffigurato questo orologio
con un tracciato orario all’Italiana!
Tali convinzioni sono rimaste fino ai primi decenni di questo
secolo. Infatti gli studiosi, depistati dall’Historia di Plinio, erano
del parere che si trattasse di un obelisco che faceva da gnomone
alla sola linea meridiana: “...Se si fosse trattato di orologio(...)
sarebbe occorso tutto uno spazio semicircolare, come appunto
3
4
Dizionario enciclopedico UTET, voce “Kirchera A.”
Enciclopedia Italiana Treccani, come sopra.
21
falsamente interpretarono il Masi ed il Kircher, non tenendo
conto del testo pliniano...” è quanto riporta padre Giuseppe
Boffito nell’articolo “Scienza Romana alla mostra Augustea”,
scritto per Sapere n. 92 di qualche decennio fa.
Kircher, invece, intuì, insieme al Masi, che il celebre obelisco
egiziano doveva essere lo gnomone di un vero e proprio orologio
solare gigantesco con un tracciato delle ore temporarie, linee
diurne solstiziali e linea meridiana calendariale. Egli ne fece pure
un ottimo disegno, praticamente identico a quelli ottenuti
secondo le più recenti ricerche dell’archeologo tedesco Buchner,
pubblicato in “Obeliscus Pamphilius”.
Curò moltissimo le relazioni epistolari con i dotti del suo tempo
dai quali, a sua volta, fu sommerso di lettere. Infatti,
nell’archivio dell’Università Gregoriana si conservano 114
volumi di lettere inviate a Kircher da eminenti studiosi. Si sa, per
esempio, che egli era in stretto contatto con Galileo e che gli fu
vicino soprattutto nei momenti più difficili della vita dello
scienziato. Inoltre, ho scoperto che in Ars Magna Lucis et
Umbrae, Kircher tratta del fenomeno della “librazione” lunare la
cui scoperta è attribuita a Galileo che ne diede comunicazione il
20 febbraio del 1637 in una lettera all’Antonini. Ma se si tiene
conto che Kircher curò la stesura dell’Ars Magna dieci anni
prima della sua effettiva pubblicazione, cioè nel 1636-1637, si
evince che probabilmente in quel periodo Galileo gli diede
comunicazione dell’avvenuta scoperta del fenomeno della
librazione.
Scrisse di
teologia, filosofia, matematica, gnomonica,
astronomia, scienze naturali, medicina, musica, glottologia,
archeologia, numerologia ecc. A lui spetta il merito di aver
delineato il primo abbozzo di carta delle correnti marine, di aver
richiamato l’attenzione sui fenomeni oggi detti carsici e di aver
dato alla luce opere di indole storico-geografica molto utili,
come il Latium del 1671. Mentre le sue ricerche sulla civiltà
cinese, pubblicate nella China monumentis qua sacria qua
profanis...illustrata (Roma 1667) è tutt’oggi un volume
indispensabile per gli studiosi di questo argomento. Altre
curiosità riguardano le macchine futuristiche che egli immaginò
ai suoi tempi delle quali alcune sono state realmente realizzate,
22
come la macchina da scrivere.
Inoltre egli organizzò a Roma una raccolta di antichità classiche,
cristiane, americane, orientali, ecc., in cui vi erano molti orologi
solari. Tale raccolta andò a costituire il Museo Kircheriano (oggi
disperso in vari istituti).
Tra le altre opere di Kircher ricordiamo:, Ars Magnesia (1631)
Specula Melitensis encyclica (1638), Magnes, sive de arte
magnetica (1641) in cui vi è una buona parte di interesse
gnomonico, Ars Magna Lucis et Umbrae (1646), Rituale
Ecclesiae aegyptiacae (1647), Musurgia universalis (1650)
Itinerarum Extaticum (1655) ), Iter Extaticum secundum (1657),
Scrutinium physico-medicum contagiosae luis... (1658)
Polygraphia (1663), Mundus Subterraneus (1665), Magneticum
naturae regnum (1667), Organum mathematicum (1668)
Phonurgia nova (1673). (5)
Durante gli ultimi anni di vita Kircher eresse sui colli sabini un
santuario mariano detto della “Mentorella” dove fu poi collocato
il suo cuore.
Prima di concludere questa introduzione vorrei richiamare per un
attimo l’attenzione sull’Ars Magna come lavoro gnomonico che
deve farci riflettere soprattutto sulla inutilità di stabilire un
confine, porre dei limiti, alla gnomonica “classica”. Kircher volle
misurare non solo il fluire del tempo, ma qualcosa di più. Volle
vedere e raffigurare nelle sue meridiane il complesso rapporto tra
macrocosmo e microcosmo; le affinità tra le molteplici attività
dell’uomo e il percorso degli astri sulla sfera celeste, quasi alla
5
Vorrei far notare che nella la più approfondita biografia
di Kircher pubblicata in italiano, e cioè quella curata da
Celestino Testore - edita dall’Enciclopedia Cattolica - che consta
di 63 righe, il libro Ars Magna Lucis et Umbrae viene presentato
come un libro di fisica e la gnomonica non viene neppure
menzionata!
23
ricerca di un’unità cosmica perfettamente raggiungibile, nella
sua sintesi filosofica, attraverso il nobile orologio solare sul cui
piano il tempo scorre: egli cercava, in due parole, l’Estensione
del Cielo.
24
25
Il Libro
Lo gnomonista moderno, abituato a sfogliare libri sugli orologi
solari in cui traboccano file di formule analitiche e complicate
figure geometriche, probabilmente resterà stupito di trovare, nel
libro di Kircher, due qualità essenziali della divulgazione che lo
rendono intelligibile anche a chi non conosce il latino: la qualità
della stampa e la chiarezza di esposizione.
Due elementi questi che non si ritrovano nella “Gnomonices” di
Cristoforo Clavio che, in fin dei conti e stando a quanto
affermato in una enciclopedia del ‘700, forse nessuno, all’infuori
dello stesso autore, lo ha mai letto per intero.
Al contrario, l’Ars Magna si sfoglia pagina dopo pagina con
piacere e lo si legge con vero gusto, rimanendo affascinati
dall’enciclopedica erudizione del gesuita e dalle geniali
innovazioni gnomoniche.
Sono occorse oltre mille pagine, rilegate in un volume di grande
formato, per lasciare alla memoria dei posteri originali studi sulla
“fisiologia della luce”, sulla “Sciasophia”, sull’”arte cromatica”
(cioè dei colori), sull’”Ecosophia”, sulla dottrina “Conotomica”
ed altre cose ancora e, naturalmente, sulla gnomonica: quella
“classica”, nel senso della gnomonica tradizionale in cui
vengono descritte le metodologie costruttive dei principali
orologi solari; quella “curiosa” che tratta di stranissimi orologi
solari e degli altri “aspetti” di questa disciplina che vedremo in
seguito.
L’opera fu pubblicata nella sua prima edizione (almeno quella di
cui sono in possesso) a Roma, nel 1646. Si compone di dieci
libri, di cui sono di interesse prettamente gnomonico il III-IV-VVI-VII-VIII-IX e la prima parte del X. Nei primi due si tratta
della teoria della luce in generale, del “photismo” animale, cioè
della “luce” che emanano o che riflettono gli animali, del
“photismo” dei minerali e dell’acqua; della “Sciasophia” e
“Sciagnomica” come studio delle ombre; dell’arte cromatica e lo
studio della colorazione degli oggetti e degli animali.
26
Il secondo libro tratta dello studio della radiazione
(“Actinobolismis”), della luce dei corpi e dei principi dell’ottica.
Il terzo libro si divide in due parti. La prima sull’”Astronomia
Sciaterica”, cioè gli elementi dell’Astronomia Sferica che
trovano largo impiego nella gnomonica; nella seconda parte
viene descritta la gnomonica “diretta”, ovvero quella che
potremmo dire “classica”, e il calcolo per le tavole gnomoniche.
Nel libro quarto è compresa l’”Horographia varia”, cioè la
descrizione dei “normali” orologi solari e nel quinto libro
l’”Ouranographia Gnomonica” che tratta della costruzione,
utilità e applicabilità del triangolo dei segni, detto “Radio
Orario”; dell’Analemma per descrivere le sezioni coniche; della
“Rete”, strumento per descrivere gli azimut e gli almucantarat
negli orologi solari di tutte le specie e in qualsiasi piano e
orientamento; della teoria delle “Case Celesti” e via dicendo.
Conclude il quinto libro la “Geographia Gnomonica” che è
nient’altro quella che si occupa degli orologi solari con
indicazioni di dati geografici come longitudini, latitudini e ore
dei diversi luoghi della Terra.
Nel libro sesto tratta di orologi solari universali e particolari,
come i concavi, portatili su croci, “letterali” (sulla superficie di
lettere), su coni, prismi, piramidi, ecc. La parte terza di questo
libro, che è forse la più interessante, riguarda la Gnomonica
“Physico-Astrologica” di cui tratteremo più avanti
approfonditamente.
Il libro settimo spiega i canoni della gnomonica oggi detta
“catottrica”, o a riflessione ed il libro ottavo della gnomonica
“rifratta”, cioè a rifrazione, che realizza gli orologi in cui viene
utilizzata l’ombra dello gnomone rifratta nell’acqua.
Il libro nono tratta della “cosmometria” gnomonica, cioè
dell’utilità dei metodi gnomonici nel misurare rilievi terrestri e
misure celesti (distanza del Sole, della Luna, ecc.).
Il libro decimo reca di interesse gnomonico solo la prima parte
intitolata “Magia Horographica” in cui vengono descritti orologi
solari tanto curiosi e strani che sembrano davvero
funzionare...per magia.
27
Gnomonica e Horographia
Vorrei fare una considerazione sul termine Horographia,
continuamente usato dal Kircher in questo ed in altri libri.
Sebbene oggi si usino normalmente i termini “gnomonica” e più
raramente “sciaterica”, la parola “Horographia” la si ritrova
spesso nei libri antichi sugli orologi solari e, a quanto mi risulta,
è rimasta in uso con il significato di studio grafico delle ore su un
piano, persino in alcune enciclopedie del ‘700 e fino alla fine
dell’’800, quando è comparsa per l’ultima volta nel libro sugli
orologi solari di P. Biagio La Leta.
L’insistente comparire di questo termine nei volumi antichi e
persino nei manoscritti, mi porta a credere che non può trattarsi
di un errore di stampa o di superficialità da parte dei diversi
autori che ne hanno fatto uso, ma che questa parola si riferisca
(almeno a quei tempi) veramente all’arte di progettare gli orologi
solari.
La mia opinione in merito è la seguente:
“Orographia” deriva la sua etimologia dal composto dotto del
greco “oros”, che significa “monte” e “gràphein” che significa
“descrivere”. Almeno così riporta un buon dizionario
etimologico italiano che ho appositamente consultato. D’altra
parte, il termine “Horographia”, ha la sua etimologia antica che
deriva da “Hora” e “graphia”, che insieme indicano propriamente
il disegno delle ore in un piano.
Probabilmente la confusione deriva dal fatto che i due termini
sono somiglianti, ma diversi: Orographia è una cosa e
Horographia è un’altra cosa. Il primo comincia con “Oro” ed il
secondo con “Horo” ad indicare propriamente l’ora, solo che
nell’italiano moderno i due termini si scrivono e si pronunciano
nello stesso modo, e per il secondo senza la H iniziale.
Inoltre, l’orografia, benché avesse radici etimologiche tanto
antiche, solo nel XVII-XVIII secolo cominciò ad assumere
importanza scientifica grazie alla realizzazione di strumenti di
precisione per lo studio dei rilievi terrestri.
28
Vorrei far notare, infine, che il problema dell’uso dei due termini
per le diverse discipline l’ho riscontrato anche nel Dizionario
Etimologico di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, edito da
Zanichelli, ove alla voce “Orografia” si riporta che viene
descritta da Bonaventura nel 1821 come “l’arte di fare orologi
solari”. Ciò dimostra che la confusione lessicale esisteva
realmente e le perplessità non sono mancate neppure tra gli
gnomonisti moderni.
Credo che ora sia abbastanza chiaro il significato di entrambi i
termini e spero che il termine Horographia venga emendato al
più presto nel lessico della gnomonica (magari rimanendone
inalterata la scrittura in Horografia per non fare confusione con
l’altro sinonimo) al quale è sempre appartenuto fin dall’antichità.
Riporto di seguito la parte dell’indice dell’Ars Magna che
riguarda la Gnomonica, cominciando quindi dal libro terzo.
Naturalmente ho esemplificato al massimo la traduzione, non
letterale, saltando le ripetizioni e interpretando laddove si è reso
necessario.
LIBRO TERZO
Parte prima
Gnomonica Curiosa
1. I fondamenti dell’Astronomia Sciaterica
2. Definizioni dei circoli celesti che si usano nell’Horografia.
3. Su quattro generi di orologi.
4. Della varietà dei piani, o superfici horografiche.
5. Della composizione della Livella.
6. Di vari orologi e degli orologi cosmocentrici.
7. Le dieci proposizioni della dottrina sulle sezioni coniche.
Parte seconda
Del calcolo astronomico ad uso della gnomonica diretta con
dieci tavole
gnomoniche.
2. La proiezione delle sezioni coniche, circoli, ellissi, iperbole,
29
parabole su un piano.
3. Della proiezione in piano dei corpi con superfici circolari
4. Metodo geometrico per assegnare la rispettiva retta di un dato
arco.
LIBRO QUARTO
Parte prima
Degli orologi astronomici o dal mezzogiorno e dalla mezzanotte.
1. Introduzione
2. Horografia Analemmatico-geometrica.
3. Degli orologi declinanti dal mezzogiorno, o verticali primari.
4. Sfera gnomonica, l’uso nell’horografia.
5. Costruzione esemplificata “per osservazione” degli orologi di
ogni genere.
6. Della Regola Sciaterica ed il suo uso nell’orografia.
Parte seconda
Degli orologi Italici e Babilonici.
1. Degli orologi ab Ortu e ab Occasu e relativa costruzione.
2. Descrizione delle ore ineguali o Planetarie in un dato piano.
LIBRO QUINTO
Ouranographia Gnomonica
1. Descrizione del Trigono dei segni
2. Descrizione della quantità del giorno e della notte col trigono
dei segni.
3. Costruzione dell’Analemma per descrivere le sezioni coniche.
4. Descrizione della Rete, strumento per gli Almucantarat e gli
Azimut.
5. Descrizione in piano verticale di Almucantarat e Azimut.
6. Proiezione in piano delle “linee diurne” (archi dello zodiaco),
o Zodiaco Gnomonico.
30
7. Ibidem nel piano polare.
8. Ibidem nel piano meridiano.
9. Ibidem nel piano orizzontale.
10. Ibidem nel piano verticale.
11. Ibidem in un piano declinante.
12. Ibidem in un piano inclinato sull’orizzonte.
13. Ibidem in un piano declinante dall’orizzonte.
14. Anacephalaeoticum, o metodo universale per inscrivere in
piano un arco dato.
15. Descrizione meccanica degli archi dei segni (zodiaco) con un
nuovo strumento inventato da un autore.
16. Descrizione in un dato piano degli Almucantarat ed azimut.
17. Della posizione dei circoli, o delle dodici case celesti in un
dato piano
18. Descrizione delle case celesti in un dato piano con lo
strumento tiretico.
19. Determinare in un dato piano lo zodiaco gnomonico.
20. Descrizione in un piano orizzontale di alcune stelle fisse.
21. Descrizione di tutto il sistema delle stelle fisse in un dato
piano.
Geografia Gnomonica
1. Descrizione del circolo meridiano in piano orizzontale.
2. Mecografia, per conoscere le longitudini e l’ora degli altri
luoghi della Terra rispetto ad un dato luogo.
3. Spazio Eliodromon, o zona torrida: descrizione in un piano
dato.
4. Descrizione dei paralleli degli archi diurni in qualunque piano.
5. Descrizione di tutte le latitudini delle principali città della
Terra.
6. Riportare in piano orizzontale i paralleli per le singole
declinazioni del Sole.
31
LIBRO SESTO
Astrolabiografia.
Parte prima
Degli Orologi Universali
1. Definizione di orologio universale.
2. Orologio universale semplice e multiplo che sulla stessa
superficie mostra un orologio orizzontale e uno verticale, con
un nuovo e finora ignoto metodo costruttivo.
3. Orologio universale concavo-cilindrico.
4. Altri orologi universali.
5. Orologio sferico universale.
6. Di alcuni particolari orologi universali portatili e per primo
l’emiciclo.
7. Descrizione di ogni genere di ore e circoli celesti in qualunque
corpo concavo.
8. Costruzione dello Scafio.
9. Costruzione dell’orologio cubico.
10. Orologi solari poliedrici irregolari.
11. Orologio su un cilindro concavo.
12. Orologio su un cono concavo.
13. Orologio nell’interno di un cubo.
14. Orologio su una piramide concava.
15. Costruzione dello strumento Tiretico per delineare qualunque
tipo di orologio concavo.
16. Orologio su una colonna tetracicla.
Parte seconda
Degli orologi equinoziali
1. Degli orologi universali.
2. Orologio equinoziale tetraciclo.
3. Orologio su croce.
4. Orologio equinoziale sul nome IESV
5. Orologio su un’Aquila.
6. Orologio universale sul piano polare.
7. Anello universale.
32
8. Della mobilità di alcuni particolari orologi
9. Globo gnomonico con stilo.
10. Globo gnomonico con stilo a cappello.
11. Paradosso matematico.
12. Orologio simulacro costruito con il Tiretico.
13. Del “Pantamorphis” portatile.
14. Orologio su colomba.
15. Diversi orologi fra cui quello a forma di tartaruga.
16. Orologio cilindrico.
17. Nuovo metodo per descrivere un orologio in piano
orizzontale.
Parte terza
Congiunzione di Gnomonica e Fisisa, o Gnomonica Fisicoastrologica
1. Dell’anno gnomonico e le sue parti.
2. Hemerologium Ecclesiasticum in forma di Aquila imperiale.
3. Dei vari effetti del Sole e della Luna nello Zodiaco e delle
elezioni che servono negli orologi solari.
4. Sciathericon Iatro-georgico-oeconomicum in forma di
colomba con le
relative elezioni.
5. Sciathericum Botanologicum.
6. Orologio planetario.
7. Orologio dei moti planetari o Planetografia sciaterica.
8. Orologio con gli ascendenti e discendenti dei segni zodiacali.
9. Orologio geografico che mostra le ore dei vari collegi IESV
del Mondo.
10. Astroscopia, o Sciaterica Selenica, o notturna.
LIBRO SETTIMO
Arte Anacamptica, o Astronomia riflessa.
1. Della riflessione dei raggi luminosi nella zona torrida,
temperata e frigida.
2. Degli effetti della riflessione dei raggi luminosi sull’aria,
33
piante ed animali.
3. Delle cause delle mutazioni sotto diverse latitudini.
4. Dell’Orografia riflessa in piani regolari.
5. Astrolabiografia anacamptica.
6. Astrolabiografia anacamptica relativa agli orologi portatili.
LIBRO OTTAVO
Arte Anaclastica, o Astronomia rifratta.
1. Etimologia e natura della rifrazione.
2. Computo delle tavole anaclastiche.
3. Computo delle tavole per la rifrazione.
4. Varie Tavole
5. Strumento mesoptico anaclastico.
6. Tavola anaclastica per il Vino, Olio e il vetro con osservazioni
di diversi autori.
7. Della rifrazione atmosferica. Tavola.
8. Quadrante anaclastico.
9. Rete anaclastica.
10. Astrolabio anaclastico orizzontale (Orologio orizzontale)
11. Orologio anaclastico verticale.
12. Gnomonica anaclastica.
13. Orologio di Achaz, o emiciclo, o emisfero concavo.
14. Cilindro concavo anaclastico.
15. Cono concavo anaclastico.
16. Orologio anaclastico in un vaso tetraedro.
17. Colonna triangolare anclastica.
18. Gli orologi anaclastici in qualunque corpo concavo.
19. Orologio anaclastico con stilo fuoriuscente dall’acqua.
20. Orologio anacamptico-anaclastico, o riflesso-rifratto.
21. Orologio diretto-riflesso-rifratto.
LIBRO NONO
Cosmometria gnomonica
34
1. Dell’utilità delle ombre nella cosmometria gnomonica.
2. Ombra retta e versa.
3. Paradosso dell’ombra del Sole e della Luna.
(.....)
4. Orologio geometrico.
5. Geometria catottrica.
(...)
6. Strumento pantometrico-catottrico
(...)
LIBRO DECIMO
Magia Lucis & Umbrae
1. Dell’horografia arcana.
2. Uovo “horodicticum”.
3. Orologio “horodictico” con figure di morti.
4. Orologio “horodictico” con le figure dei pianeti.
5. Orologio anacamptico arcano.
6. Statua anacamptica.
7. Orologio senza stilo.
8. Orologio fantastico.
9. Orologio nel centro di un cristallo.
10. Orologi anaclastici prodigiosi.
11. Orologio anaclastico in una sfera vitrea.
12. Orologio dato da una Statua subacquea.
13. Sirena con specchio
14. “Horoscopium mirabile confuso-ordinatum”.
15. Orologi catottrici.
(...)
16. Eolo sopra una colonna sciaterica con anemoscopio.
17. Degli orologi eliocaustici
18. Orologio eliocaustico solare-ustorio.
19. Degli orologi magnetici
(....)
Segue, non di interesse gnomonico, la “Magia Parastatica”,
“Magia catottrica”, “Cryptologia nova”, “Steganographia
Catottrica” e la “Sphaera Mystica” o “Tropologia Lucis &
Umbrae”.
35
Gnomonica Kircheriana
Vorrei descrivere in questa sede alcuni dei principali orologi
solari proposti da Kircher -preferendo magari quelli che sono
probabilmente meno noti, o addirittura sconosciuti -senza
tuttavia darne i dettagli per la costruzione, e questo per due
motivi: primo perchè occorrerebbero troppe pagine; secondo
perchè molti dei metodi usati dall’autore utilizzano alcuni
strumenti gnomonici che sono tutt’ora sconosciuti, come la
“Regola Gnomonica”, il “Catatereticon”, l’”Horometro”,
l’”Hectemorion” ed altri che rendono spesso molto difficile la
comprensione del procedimento costruttivo, già penalizzata dal
testo in latino. Anzi, vorrei cogliere l’occasione per scusarmi
con il lettore se a volte, interpretando liberamente in quei punti
meno chiari, fossi incorso in qualche errore.
Cominciamo col dire che Kircher fu uno dei pochissimi autori
che trattarono con qualche particolare degli inizi e della storia
degli orologi solari. Ma le sue notizie in merito sono purtroppo le
stesse che già si conoscono: gli Egizi, Achaz, Anassimene ed
Anassimandro, i Greci, Vitruvio e qualche storiella in più.
Tuttavia, egli aggiunge alcuni particolari che potrebbero rivelarsi
preziosi in futuro.
Interessanti, nella prima parte, le definizioni iniziali tra cui 1)
l’anno gnomonico; 2) il mese gnomonico; 3) il giorno
gnomonico; 4) l’ora gnomonica; 5) il triangolo gnomonico; 6)
l’astrolabio gnomonico. Il loro significato è semplice riferendosi,
rispettivamente, allo spazio sul piano dell’orologio solare
compreso tra le due curve solstiziali, tra una curva e la
successiva, tra la prima e l’ultima ora (equivalente
all’illuminazione del piano, cioè l’arco di tempo per il quale
l’orologio è illuminato e funziona), tra una linea oraria e la
successiva, uno strumento di costruzione, il tracciato completo
36
delle linee orarie e diurne.
Tutte cose scontate, se si vuole, ma che ci dicono in che misura
Kircher si fosse preoccupato, al contrario dei suoi colleghi, di
curare una terminologia adeguata e mirata probabilmente alla
costituzione di un vocabolario inesistente anche a quell’epoca
che consentisse di scrivere con più chiarezza i trattati di
gnomonica. Una iniziativa questa legittimata, come si rende
chiaro,
dalla necessità di facilitare le descrizioni dei
procedimenti di costruzione degli orologi solari.
Alcuni Strumenti
Livella Gnomonica
Gli strumenti gnomonici descritti da Kircher e usati per la
costruzione degli orologi solari sono molteplici. Vorrei ricordare
brevemente la Livella Gnomonica o (libellae), di estrema utilità
nel trovare gli angoli di inclinazione, declinazione e reclinazione
dei piani e nella tracciatura delle linee orizzontali e verticali,
soprattutto per quei casi che presentano piani inclinati.
E’ uno strumento estremamente semplice, composto da due
righelli congiunti per un lato e formanti un angolo retto come
una L. Nell’angolo viene disposta un’altra squadra a forma di L
con un goniometro ed un filo a piombo per la lettura degli angoli.
L’uso pratico di questa livella è reso oltremodo chiaro dalla fig.
1.
Abaco combinatorio horografico
E’ una tabella che permette di leggere la corrispondenza tra le
ore dei tre sistemi orari Astronomico, Italico e Babilonico.
Partendo da una qualsiasi ora di uno di questi tre sistemi, si
ricava sull’abaco le corrispondenti ore degli altri due sistemi (fig.
2)
37
Fig. 1 Livella triangolare e i vari usi
38
Fig. 2 Abaco combinatorio orografico
39
Horometro
E’ uno strumento inventato da Cristoforo Clavio e descritto in un
libro sconosciuto citato da Kircher, dal titolo “Libello de fabrica,
et usu instrumenti cuiusdam Horometri”. Si compone di una
tavoletta di qualche centimetro di spessore e 20-30 di lato,
40
incavata internamente su un lato, come in fig. 3, per i cui
estremi sono applicati due sottili fili tesi e sovrapposti
orizzontalmente e distanti uno o due centimetri. Lo scopo
principale di questo strumento è quello di individuare con una
certa precisione e con estrema facilità la linea meridiana e
l’altezza del Polo (latitudine).
Ciclotetragono
E’ uno strumento geometrico che serve a trasformare il valore di
un dato arco nella rispettiva retta (fig. 4)
Quadrante Horografico o Mirifico
E’ uno speciale quadrante denominato Horografico perchè
permette di riportare qualsiasi tracciato orario su ogni superficie.
Come si vede in fig. 5, si compone di una tavoletta AIKL; della
quarta di cerchio IK suddivisa in 90 gradi da altrettanti segmenti
con origine in A e di altri segmenti e semicircoli. Lo strumento
serve anche come “tavole delle tangenti e secanti”; come tavola
delle ombre “rette” e “verse”; per tracciare le linee diurne negli
orologi; per trovare l’altezza del Sole e la relativa ora; per
realizzare ogni genere di orologi portatili e con superfici
declinanti, inclinate, concave e via dicendo.
Triangolo Gnomonico
E’ uno strumento molto importante nella costruzione degli
orologi solari perchè permette facilmente di impiantare lo
gnomone rispettando le condizioni essenziali quali la giusta
lunghezza, l’ortogonalità alla superficie o il parallelismo con
l’asse terrestre, a seconda della latitudine del luogo. Si tratta
quindi sostanzialmente di un triangolo graduato (fig.6)
41
Enclitico o Declinatorio
Si tratta di un complesso apparato di tavole e meccanismi che
serve per misurare correttamente la declinazione, l’inclinazione o
la reclinazione di un piano (fig. 7).
Regola Sciaterica o Horografica
Descritta da Clavio e da Voellus, è un regolo di legno con
diverse graduazioni che permette di tracciare empiricamente le
linee orarie a seconda della latitudine del luogo (fig. 8).
Strumento Catatereticon (χατατερετιχον), o Osservatorio
Gnomonico
Sembra trattarsi di un vero
e
proprio
“banco
gnomonico” di lavoro. E’
composto da una grande
tavola ABCD (fig. 9)
impiantata su uno snodo a
globo (NS) e dotata su un
lato di un goniometro con
filo a piombo per misurare
l’inclinazione
rispetto
all’orizzontale, e dall’altra
di una tavoletta supplementare E sulla quale
sono tracciati tutti i sistemi
orari e la cui linea meridiana, prolungata sulla tavola principale,
serve come riferimento fisso.
42
Fig. 5 Quadrante mirifico
Fig. 6-7.Triangolo gnomonico; Declinatorio enclitico
Fig. 8-8. Regola gnomonica e strumento “tiretico”
43
HOROLABIUM PASSIONIBUS
Alla gnomonica “classica” Kircher attribuisce gli orologi
poliedrici e descrive i seguenti:
- orologio tetraedro, composto da quattro facce triangolari;
- orologio cubico, a sei facce quadrate;
- orologio ottaedro, a otto facce triangolari;
- orologio dodecaedro, a dodici facce pentagonali;
- orologio icoesaedro, a venti facce triangolari.
Egli tratta inoltre di un orologio realizzato sulla superficie di una
piramide, su di un parallelepipedo e su un prisma ottagonale.
La particolarità di quest’ultimo è che il tracciato orario non è
limitato ad ogni singola faccia, ma si estende per intero su
quattro facce, assumendo una forma che ricorda quella di una
ragnatela (fig. 10).
44
Orologi Planetari
Nell’Ars
Magna
Kircher
descrive i metodi geometrici
per costruire orologi solari
planetari che riportano solo la
posizione delle “Case Celesti”
secondo le due tradizioni
generalmente
accettate
all’epoca: quella di Giovanni
da Campano e quella di
Giovanni Muller, più famoso
come Regiomontano.
L’esempio rivolto a chiarire le
due metodologie riguarda il
caso di un orologio solare
orizzontale. Ma egli estende
per la prima volta il discorso anche all’orologio verticale,
meridiano orientale e occidentale, polare, equinoziale ed in
qualunque piano irregolare la cui costruzione si fa tramite lo
strumento “catatereticon” predetto.
45
I due metodi si differenziano nel fatto che, al modo di Giovanni
da Campano i punti di costruzione vengono trovati sulla retta
oggi detta “alba-tramonto”, cioè l’orizzontale passante per il
46
piede dello stilo (circulos positionum per communes
intersectiones horizontis, et meridiani, et singulos gradus
verticalis primarij); in Regiomontano tali punti vengono presi
sulla retta equinoziale (per easdem horizontis, et meridiani
intersectiones, et aequatoris singula parted circulos describit)
fig. 11.
La suddivisione duodenaria delle Case Celesti (cioè il tracciato
che si vede nella figura) non è quella delle ore Temporarie, ma è
ricavata tenendo conto degli angoli (come per gli angoli orari
delle ore nell’orologio orizzontale) tra una Casa Celeste e la
successiva. Il tracciato finale viene numerato a numeri romani da
VII a XII.
Vorrei far rilevare che attualmente questi tipi di orologi sono
sconosciuti, così come sembra che nessun esemplare del genere
ci sia pervenuto.
Orologio Solare Orizzontale Universale
Kircher descrive un modo di rendere universale un orologio
solare orizzontale portatile che non sia un analemmatico (perchè
non era stato ancora inventato).
Si tratta di realizzare dapprima una Scala da applicare alla
Regola Gnomonica che lui chiama “Regola Espansa”, fatta di
materia solida e di forma rettangolare (fig. 12) ABKH e, secondo
la sua grandezza, si costruisce lo spazio KHCD il cui lato KC è
uguale a KH o AB. Di eguale misura si costruisce lo spazio
EAFC. Questa “Regola” costituisce lo stilo o gnomone
dell’orologio, e serve per trovare i punti orari sulla linea
equinoziale CD perpendicolare alla linea meridiana AB della fig.
13, semplicemente facendo coincidere il punto K sul punto V e
riportando i punti 1,2,3,4,... della scala su CD, a destra e a
sinistra.
Poi questa “Regola” viene fissata in K nel punto V (fig. 13 bis)
in modo però che possa avere un movimento di rotazione attorno
ad esso che serve per rendere il lato D6 parallelo all’asse polare,
a qualsiasi latitudine.
47
Fig. 13. Applicazione della regola espansa
Nella fig. 14 si nota che la “regola” permette di “orientare”
l’assostilo D6 premendo sul suo lato in direzione di X. Sul lato
H6 si vedono alcuni valori di latitudini. ne segue che H6 è una
porzione dell’asse polare; V6 la linea meridiana; HI l’ortostilo
del triangolo stilare VH6.
48
Orologio Concavo-Cilindrico
E’ l’archetipo della “meridiana Cozza” e sarebbe quasi identico
se non fosse stato per l’impiego di un diverso stilo. La
“meridiana Cozza” infatti utilizza un foro gnomonico a luce
(foro eliotropico) come punto di proiezione gnomonico; quello di
Kircher adotta due stili: uno fisso e l’altro mobile per due tipi
diversi dello stesso orologio.
Si vede nella fig. 15 il corpo concavo-cilindrico ABCD
dell’orologio con la parte semicircolare EFG; nella fig. 16 si
vede la costruzione
e lo sviluppo orario in piano del
semicilindro con i segni zodiacali relativi alle sette curve diurne
riportate. Dal punto X, mediano in AB, si ricava una
suddivisione in 90 gradi di un ipotetico semicircolo XBY e lo
stesso si fa sull’altro lato XAY. Lo stilo in Y è orizzontale e il
vertice coincide con il circolo equinoziale.
49
50
Orologio Solare in un Cubo
Molti sono gli orologi realizzati sulle superfici esterne di un cubo
(orologi poliedrici). In questo caso invece vengono sfruttate le
superfici interne del cubo.
Con riferimento alla fig. 17, il lato BEC è rivolto a Sud, BMA a
Est, CLD a Ovest, AFD a Nord. Per ogni superficie interna, la
lunghezza del rispettivo gnomone è GE, GM, GL, GF e quindi
hanno tutte in comune l’apice G dello gnomone. I tracciati orari
si costruiscono nel modo normale che si conosce per gli orologi
australe, meridiano orientale, meridiano occidentale, boreale.
Nuovi Orologi Portatili
Nel capitolo dedicato agli orologi portatili troviamo, oltre al
comune “cilindro orario”, impropriamente detto “meridiana del
pastore”, per il quale Kircher offre la descrizione di tutti gli
51
elementi di un orologio solare , come le ore Astronomiche,
Italiche, Babiloniche, gli azimut e gli almucantarat, le curve
solstiziali e l’equinoziale, le ore Temporarie e anche le posizioni
delle “Case Celesti”, troviamo due portatili simili, ma differenti
nella forma geometrica. Uno è un cono “capovolto”, cioè col
vertice in giù (fig. 18) e con la base in alto. Il secondo è una
“piramide” rovesciata, cioè con il vertice in basso.
In entrambi i casi i tracciati orari sono riportati sulla superficie
interna e nel primo orologio fa da gnomone il labbro della base
alta del cono e nel secondo uno degli spigoli della base del
prisma.
Una variante del primo caso riguarda lo gnomone che prevede
l’impianto di un piccolo vetro, o specchio, che riflette il raggio di
luce sul tracciato orario interno del cono, diventando così un
orologio portatile “catottrico” a riflessione.
Ancora tra gli orologi portatili Kircher descrive altri cinque
esemplari sconosciuti alla gnomonica tradizionale. Questi sono:
1. Colonna tetracicla. fig. 19
2. Piramide tetracicla. fig. 20
3. Prisma pentaciclo. fig. 21
4. Piramide tetraedra. fig. 22
5. Cono stellato.
fig. 23
Il primo orologio è l’unico ad avere un “gemello” analogo
realizzato nella pratica e giunto integro fino a noi. Si tratta del
noto orologio (senza nome) che, attenendoci ora a Kircher,
chiameremo “colonna tetracicla”, realizzato nel giardino del
Quirinale dal Giureconsulto Romano e Matematico Pontificio,
Teodosio Rubeo da Priverno.
Il secondo è realizzato su una piramide tetracicla, con un piccolo
gnomone per ogni facciata concava; il terzo ha come variante la
sola forma geometrica che è un prisma con cinque facce
concave.
La piramide tetraedra può essere realizzata con i tracciati orari
sia internamente che esternamente alle superfici dei quattro lati;
ulteriore variante è il “cono stellato” per il quale ogni spigolo di
lato fa da gnomone alla sua superficie.
52
Nella piramide tetraedra lo sviluppo del tracciato orario interno,
occupa tre superfici (nella fig. 22 sono la 1, la 2, e la 4) e si vede
la linea equinoziale spezzata in tre segmenti e le ore dalle 4 alle 8
numerate sulla curva solstiziale. Lo gnomone per questo
tracciato (a cui è aggiunto quello delle “Case Celesti”, è il
piccolo foro che si trova sul bordo in alto della superficie 3.
Fig. 18 Orologi portatili a forma di cilindro, cono e piramidi
53
OROLOGI SOLARI EQUINOZIALI
Anche con gli orologi solari equinoziali Kircher non finisce di
stupire. Questi sono:
54
1. Orologio equinoziale tetraciclo;
2. Croce tetracicla. fig. 24
3. Orologio equinoziale su nome IESV;
4. Aquila equinoziale.
Essendo noto l’orologio su croce, vedremo brevemente quelli
che risultano sconosciuti alla gnomonica tradizionale.
In questo capitolo Kircher ricorda che vengono chiamati
“tetracicli” tutti quei corpi solidi che presentano quattro facce
incavate nelle quali sono tracciate le ore.
Fig. 24
Orologio Equinoziale Tetraciclo (fig. 25)
E’ composto da quattro pezzi di legno, o altro materiale solido,
di forma triangolare chiamati singolarmente “Radius Solidus”.
Ognuno di questi corpi presenta il lato della base incavato nel cui
centro è impiantato uno gnomone a forma di tavoletta
55
rettangolare.
I quattro pezzi sono impiantati per il vertice ad una colonna larga
e bassa, e lo spigolo di ogni “radio” funge da gnomone per gli
ulteriori tracciati orari che essi presentano su un lato. Per l’uso
basta collocare l’orologio nel piano equatoriale, mentre le ore
vengono lette sia sui lati dei “Raggi Solidi” che sulla loro faccia
convessa.
Fig. 25
Orologio Equinoziale Letterale su nome IESV
E’ spettacolare per vari motivi. Innanzitutto per la devozione alla
Compagnia di Gesù che Kircher ha più volte voluto ricordare
56
nelle sue mirabolanti peripezie gnomoniche, ma che in questo
caso raggiunge il massimo, riuscendo a ricavare un orologio
solare tra le lettere della sigla IHS. L’idea stessa di ricavare un
orologio solare su alcune lettere dell’alfabeto è alquanto bizzarra,
innovativa e, quel che più conta, funzionale!
Esattamente un secolo prima, nel 1545, fu pubblicata la
“Geographia” di Tolomeo che conteneva le capolettera in stile
miniato con raffigurati strumenti ed orologi solari, ma è una
cosa diversa.
Nel caso di Kircher, l’orologio solare è la stessa lettera la quale
funge, nello stesso tempo da gnomone per se stessa e per la
lettera seguente. L’osservazione della fig. 26 renderà tutto subito
chiaro, anche perchè il concetto base è alquanto elementare.
Anche qui si ha il supporto che è un pezzo di legno circolare alto
approssimativamente 5-10 centimetri. Come si vede, tutto
57
intorno ci sono dei “Crassities Radiorum”, cioè dei grossi
triangoli, impiantati, al contrario dell’orologio precedente, per la
base e non per il vertice, poiché in questo caso il vertice di
ognuno fa da gnomone per il tracciato orario fatto sul “Radio”
seguente. La sigla IHS, con la croce, ha lo stesso funzionamento:
gli spigoli delle lettere e della Croce sono gli gnomoni che
proiettano la loro ombra sui loro stessi lati o di quelli delle lettere
seguenti. Per l’uso basta posizionarlo sul piano equatoriale; la
lettera I va orientata ad Est, la S ad Ovest, così che quando il
Sole sorge, il Radio in alto (A), dopo un’ora, fa ombra sul vertice
del Radio D segnando l’ora 7 e così via.
Orologio Equinoziale su un’Aquila
Questo strumento è stupefacente. E’ difficile dire a prima vista
quanti minuscoli orologi solari nasconda un tale sistema
“gnomonico”. Qui siamo già nel campo dell’insolito, se si vuole,
ma un insolito pur sempre realizzabile senza troppe difficoltà e
perfettamente funzionale. Il progetto prevede la costruzione di
un’aquila imperiale a due teste, in legno, o altro materiale solido,
come si vede in fig. 27. Il Disegno delle “penne” del volatile
deve essere fatto in modo che ognuna di esse sia leggermente
distante dalle altre e che e loro estremità siano abbastanza
spuntate per fungere da gnomone. Un’attenta osservazione della
figura rivela che al centro vi è effigiato uno scudo con un
normale orologio equinoziale che indica i tre sistemi orari
Astronomico, Italico e Babilonico.
Complessivamente si contano 25 orologi solari: cinque nelle
singole lettere della parola “FERDI”, sei nelle lettere della
parola “NANDVS”, uno al centro, due che hanno come gnomoni
la punta del becco delle due teste, quattro sulle “penne” di
sinistra che hanno come gnomoni l’estremità di ciascuna penna,
e cinque sulle “penne” di destra (rispetto a chi guarda la figura).
L’orologio si posiziona nel piano equinoziale (equatore) offrendo
indicazioni dell’ora con i diversi orologi.
58
59
OROLOGI PORTATILI
Kircher descrive dodici tipi di orologi “in loco mobilibus”, cioè
portatili, che definisce “particolari”, e in effetti lo sono. Quasi
tutti risultano sconosciuti, anche se si tratta in qualche caso solo
di “varianti” sul tema principale.
I dodici orologi, per alcuni dei quali è difficile assegnare un
nome ben preciso, sono:
- Globo gnomonico (fig. 28 ) a doppio stilo, denominato
διβραχιων (dibrachion).E’ simile alla classica “meridiana
sferica”, o “a forma di globo”, con la particolarità che le ore
vengono indicate ( e costruite) a seconda della lunghezza di uno
stilo tangente nel suo punto centrale alla sfera nel polo superiore.
Questo stilo viene chiamato da Kircher “dibrachion” che
significa appunto “doppio braccio”. Le linee orarie sono circoli
verticali.
- Cono Gnomonico, realizzato sulla superficie di un cono con un
stilo “dibrachion” che può essere costituito da una statuetta che
sorregge due lance, come si vede in fig. 29.
- Cilindro Orario, che è quello normale, detto anche “meridiana
del pastore”.
E poi vengono la Piramide “dibrachion” (fig. 30) che è una
normale piramide oraria con lo stilo a doppio braccio. Come si
vede Kircher propone diversi modi di realizzare lo stilo
“dibrachion”, con figure di omini, statue, uccelli e altri animali.
Vi sono poi quattro varianti di questi orologi che riguardano solo
lo stilo. Kircher fu il primo autore ad introdurre lo stilo “a
pettine”, cioè uno stilo fatto in forma circolare, con intagli
esterni equidistanti di qualche millimetro di spessore. Lo scopo
di questi intagli è quello di definire con una certa precisione il
vertice della curva d’ombra proiettata dalla sezione semicircolare
del “cappello” gnomone. Ma questa soluzione sembra sia stata
criticata da autori moderni perchè presenterebbe l’inconveniente
dell’”intermittenza” dovuta al fatto che il Sole non si trova
60
sempre attorno alla verticale del cilindro.6
Vorrei far rilevare come un autore moderno, di grande levatura,
abbia trattato di Kircher con estrema superficialità e
probabilmente sulla scorta di notizie inesatte. Infatti, in un suo
6
Si veda R. Rohr, “Meridiane”, Ulisse Ed., Torino, 1988, pag. 160-161
61
libro sulle meridiane (di grande successo internazionale) egli
accenna all’opera Ars Magna Lucis et Umbrae, di cui dice essere
un volume di circa 600 pagine, che vi si trova riunita quasi tutta
la gnomonica dell’epoca, che si tratta in modo particolare di una
meridiana monumentale del pastore, ecc. Possedendo l’opera in
questione posso accertare che si tratta di un volume composto da
oltre mille pagine, che vi si trova tutto, meno che la gnomonica
di quel tempo, intesa come fu descritta da Clavio; che non si
tratta in particolare di nessuna “meridiana del pastore” (Kircher
non ha mai usato questo termine perchè fu coniato molto tempo
dopo) monumentale. La descrive, anzi, nel capitolo degli orologi
portatili e non gli assegna nessuna importanza particolare. Tanto
meno ha mai usato il termine “cappello filtrante”. Infatti, egli ha
introdotto il termine “Stylus in modum pectinis dentatus”(7),
tradotto forse da qualche altro autore fantasioso in “cappello
filtrante”.
Con questo nuovo gnomone Kircher descrive il Globo
Gnomonico (fig. 31), in cui le linee orarie sono degli archi di
cerchi orari passanti per i poli con la linea delle 12 verticale; lo
stesso discorso vale per la nuova piramide e il cono (figg. 32-33).
Allo stesso modo egli propone la soluzione dello stilo a pettine
dentato per un orologio a colonnetta, uguale al cilindro orario, e
per un plinto (figg. 34-35. ). Mentre la fig. 36 raffigura un
orologio “simulacro” ove le due stelle in alto sono congiunte per
un vertice che fa da punto gnomonico e poggiano su una base
circolare sorretta da un prisma. Sotto si trova una stella a otto
punte di cui ognuna è un singolo gnomone che serve per i
tracciati orari posti sulle superfici verticali (spessore) della stella.
Lo stesso vale per l’ultimo corpo a forma di stella che fa da base.
L’orologio Simulacro misto è composto dal globo gnomonico,
dal cilindro e un plinto tutti forniti di stilo a pettine. Da notare,
nel plinto, la soluzione che adotta lo stesso stilo ma di forma
rettangolare (fig. 37).
7
A. Kircher, Ars Magna Lucis et Umbrae, Romae, 1646, pag. 502, Lib. VI,
Protei Pars II, problema VIII.
62
Orologi portatili particolari
Orologio su manico di coltello (manubrio cultri)
Questo strumento (fig. 38 ) orario era in uso presso gli Arabi già
nel XII secolo. Aboul Hhassan al-Marrakushi ne descrisse due
esemplari (8), uno a stilo fisso, e un’altro a stilo mobile,
entrambi con il nome di Sakhe al Jeradah che significa
letteralmente “zampa di cavalletta”.
Il “quadro” dell’orologio è composto da quattro
“parallelogrammi” (come li chiama Kircher) in ognuno dei quali
è riportato la porzione del tracciato delle ore astronomiche
relativa a quattro periodi dell’anno. Nella parte sinistra (H), in
basso, si notano i nomi dei segni del Toro., Gemelli, Leone e
Cancro; seguono il Capricorno e il Sagittario, l’Acquario e lo
Scorpione, i Pesci e la Bilancia; l’ultimo spazio a destra riporta
l’Ariete e la Vergine.
Come si vede il tracciato orario del periodo estivo, trattandosi di
un orologio d’altezza, si estende più in giù delle altre “porzioni”
e la linea oraria delle 12 arriva poco sopra la lettera I. Nella parte
superiore si notano i quattro fori dove, a seconda del periodo
dell’anno in cui si effettua la misurazione, si applica lo stilo
immobile ortogonale al piano dell’orologio.
Orologio in un quadrante concavo
Si tratta di un orologio ricavato in una porzione di semicilindro
(esattamente un quarto di semicilindro) installata internamente
ad un cubo vuoto. Con riferimento alla fig. 39, il tracciato orario
è descritto sulla porzione di semicilindro EFCD, trasversalmente
ai paralleli dei segni zodiacali. Lungo la linea equinoziale si nota
la numerazione delle ore. Lo gnomone è dato dal filo AB e il
punto gnomonico indicatore, dalla perlina che sta al centro.
8
J.J. Sédillot, “Traité des instruments astronomique des Arabes”, Paris, 1834
63
Orologio Testuggine
Ecco un orologio insolito e sconosciuto a forma di testuggine. E’
un orologio verticale d’altezza e viene realizzato con un metodo
usatissimo in quell’epoca e che era già attuato dagli Arabi nel
XIII secolo. In pratica, le linee orarie sono costruite per mezzo di
una tavola delle ombre “rette” e “verse”. Dato un circolo di
grandezza arbitraria, si suddivide in dodici parti uguali; ogni
suddivisione viene prolungata fino al centro N (fig. 40) e tramite
la tavola delle ombre “verse” si riportano, su ogni linea dal punto
N a cominciare da NE i valori dell’ombra “versa” relativi alla
lunghezza dello stilo scelta a piacere (in figura è CA).
In pratica, i punti orari sui paralleli di declinazione vengono
trovati con il regolo ABC di cui AC è la lunghezza dello stilo
scelta a piacere; AVC è il quadrante suddiviso in 90°; il lato AB
viene applicato dal centro N lungo le linee dei paralleli sulle
quali si prende il valore della relativa ombra “versa”
Come si vede, il tracciato orario prende la strana configurazione
del rivestimento corneo della tartaruga al quale, aggiungendo le
dovute decorazioni, si ottiene appunto l’orologio a forma di
testuggine.
Per l’uso, si sospende l’orologio verticalmente in modo che la
testa “gnomone” della tartaruga si trovi nella parte superiore.
Come si vede, la linea delle ore 12 è quella che si trova più in
basso ove è attaccata la coda della tartaruga.
E’ interessante notare che questo orologio è all’incirca identico
(se non per la forma dell’animale) ad un orologio solare arabo
sconosciuto e denominato “Elica”, descritto sempre da Aboul
Hhassan nel XIII secolo (si veda la nota 3).
Lo stesso strumento può essere realizzato in piano orizzontale se
la costruzione delle linee orarie viene fatta con le ombre “rette”
anziché “verse”.
Orologio d’altezza su piastra verticale
E’ l’orologio che si vede nella fig. 41. Si tratta di una piastra di
ottone circolare ABCD in cui, nella parte ACD, vi sono riportati
i paralleli di declinazione, cioè i sette semicircoli compresi fra le
64
lettere FMH e ISG, e le ore astronomiche numerate da 5 a 12.
Come si vede, la linea oraria delle 12 è una retta verticale e
coincide con il diametro AD del cerchio. Nella parte ABC vi è
riportato lo zodiaco dei segni. Nel centro E vi è applicata
un’alidada che reca anch’essa le suddivisioni dei segni zodiacali
65
Fig. 43 cilindro orario
e nella parte alta di questa è impiantato uno stiletto
perpendicolare mobile sulla scala zodiacale.
Il tutto assomiglia molto ad un classico astrolabio. Per l’uso si
sospende lo strumento per l’apposito anello sospensorio, appunto
come un astrolabio e, posizionata l’alidada e lo stilo mobile alla
66
data corrente e al segno zodiacale corrispondente, si può vedere
l’ombra del piccolo stilo proiettarsi sui paralleli di declinazione e
sulla relativa ora sul lato ADC dello strumento.
Il V libro termina con la descrizione di due quadranti d’altezza.
Uno è un clinometro simile a quello detto di Regiomontano (fig.
42) che si usa allo stesso modo tramite il piccolo braccio
pieghevole a cui è applicato il pendolino installato in E. L’unica
differenza è che esso riporta anche le ore Italiche, Babiloniche e
Planetarie.
Segue quindi una dettagliata descrizione della costruzione di un
cilindro orario universale, ovvero una “meridiana del pastore”
universale ed una tavola per la correlazione delle ore dei diversi
paesi del mondo (fig. 43)
GNOMONICA PHYSICO-ASTROLOGICA
Nella prefazione a questa parte terza del sesto libro, Kircher
definisce la gnomonica “fisico- astrologica” semplicemente
come la “scientia” in cui attraverso lo gnomone è possibile
conoscere, oltre alle normali informazioni astronomiche e
calendariali, anche le connessioni tra i moti celesti e i loro
influssi sulle cose terrestri. In pratica le connessioni tra il
microcosmo dell’uomo (termine che tra l’altro usa anche
Kircher) e il macrocosmo dell’Universo, di cui si è già
ampiamente discusso nella prima parte di questo volume.
Dovendo trattare di alcuni casi di esclusiva pertinenza
astrologica, troviamo in questo capitolo paragrafi sull’influsso
dei segni, sui quattro elementi, sulle “Case Planetarie”, sul
“trigono”, sull’”Esaltazione Planetaria”, sulle “Elezioni” relative
agli influssi planetari ed altre cose che vedremo tra poco.
Vorrei intanto ancora ribadire che l’associazione tra gnomonica e
astrologia inventata da Kircher deve essere considerata
nell’ambito della mentalità di quel tempo. Egli non propone
orologi solari che non funzionano, ma strumenti realizzati nel
67
rispetto più profondo della gnomonica tradizionale. In ognuno di
essi c’è sempre uno stilo la cui ombra, prodotta dal raggio solare,
fornisce determinate indicazioni. Queste sono, nei casi semplici,
le ore e il calendario; nei casi degli orologi “astrologici”, anche
le ore “planetarie” e gli “influssi dei pianeti” sul corpo umano e i
rimedi medici derivati dall’astroiatria.
A noi resta il facile compito di “filtrare” gli elementi che si
ritengono spuri da quelli prettamente gnomonici, e quindi di
essere scettici sulla giustezza delle indicazioni astrologiche
poiché esse, alla luce delle conquiste intellettuali degli ultimi
secoli, sono ormai un rimasuglio di credenze e superstizioni da
tempo superate.
Tuttavia, abbiamo il dovere di prendere in considerazione
l’aspetto puramente tecnico degli strumenti e l’uso, tanto
sorprendente quanto inatteso per noi, che Kircher ha fatto della
Gnomonica.
Visto con questa nuova ottica, il capitolo che segue può
quantomeno indicare nuovi percorsi artistici ai costruttori di
orologi solari.
Nell’introduzione vengono definiti l’Anno Gnomonico, le sue
parti e lo spazio eliodromon (ηλιοδροµον) che abbiamo già
visto all’inizio. Segue il primo orologio denominato
Sciathericon astronomico Hemerologium Ecclesiasticum
oppure
Sciathericon Astronomicum physicum totius motus primi
mobilis
Un’aquila imperiale (fig. 44) a due teste “sostiene” lo spazio
eliodromo, cioè lo spazio compreso fra le sette curve di
declinazione del Sole. In esso è assente qualsiasi tracciato orario;
in tal modo lo strumento perderebbe, nella sua interezza, le
qualità proprie dell’orologio divenendo un vero e proprio
calendario, ma le due zampe inferiori dell’aquila trattengono due
scettri che fungono da gnomoni per due orologi solari che
segnano le ore Italiche (a sinistra) e Babiloniche (a destra).
68
Fig. 44 Gnomonica Pgysico-astrologica.
69
Nello spazio eliodromo sono riportate ben dieci diverse
informazioni. A cominciare dall’esterno si ha: il nome dei mesi,
le effemeridi dei Santi, la declinazione del Sole, i segni zodiacali,
l’ora del crepuscolo, la durata del giorno e della notte, l’ora del
sorgere e del tramontare del Sole, l’amplitudine ortiva e occidua
del Sole, l’ascensione retta e “obliqua”, le “case” planetarie.
Kircher riporta l’uso di questo orologio orizzontale, peraltro
facilmente deducibile dall’osservazione del disegno, attraverso i
versi che seguono:
Quisquis amat varios Solis, Linaeque labores,
Is videat, cyclis quid notet umbra suis.
Signa dies, menses, occasum haec Solis, et ortum,
Nox sit, quanta dies, quanta crepuscula docet.
Sol quantum medio declinet ab orbe, leventur
Tempore quo quaevis sydera, quove cadant.
Hìc noctis mediae, medij mensura diei
Nomen ab astronomis quod tenet, hora datur.
Achaz quas quondam, et veteres docuere Magistri,
Hasce fuis horas indicat umbra cyclis.
Horas, quas numerat Babylonia Solis ab ortu,
Quas et ab occasu Terra Latina docet.
Cuncta Aquilae Austriadum haec vasto dominantis in orbe
Luc-umbri in campo mystica sceptra notant
Sciatericum Iatrico-Georgico-Oeconomicum
Questo secondo strumento fu concepito appositamente per avere
indicazioni sulle elezioni nel campo della medicina e di varie
attività agricole. Per fare questo egli si serve sempre dello
zodiaco gnomonico, ovvero lo spazio eliodromo, senza tracciato
orario, che viene diviso in otto spazi, come si vede in fig. 45 e
nella parte alta sono riportate le varie elezioni, una per ogni
spazio.
Il funzionamento è sempre lo stesso: lo stilo dell’orologio grande
indica per mezzo dell’ombra la lettera della casella, relativa al
70
periodo dell’anno in cui si effettua l’osservazione, e che
corrisponde all’elezione riportata in alto. Le lettere stanno ad
indicare se il periodo è favorevole per compiere la relativa
elezione (lettera B= Bonum), se è svaforevole (lettera M=
Malum) o se l’azione resta indifferente (lettera I= Indifferentia).
Gli otto spazi sullo Zodiaco sono così suddivisi:
1) Il segno zodiacale relativo al periodo dell’anno;
2) Elezioni flebotomiche, cioè quando è tempo dei “salassi”;
3) Medicamenti medici;
4) Tempo dei “Balnea”, cioè di frequentare le stazioni termali;
5) Tempo di costruzioni edilizie;
6) Tempo di pescare e cacciare selvaggina;
7) Tagliare legna per fabbricare;
8) Tempo di seminare, piantare ed altre attività agricole.
Questo orologio-calendario funziona anche di notte con l’ombra
prodotta dalla luce lunare; Intorno alla testa della colomba vi
sono due orologi solari per le ore astronomiche. La colomba
“mistica” con il ramoscello di olivo rappresenta lo stemma
gentilizio di Innocenzo X, Pontefice Romano.
Anche per questo orologio Kircher inventa la seguente simpatica
tetrastica:
Quo quaevis facienda tibi sit adoptio rerum
Tempore nosse cupis; quid notet umbra vide.
Qua Lunae vacuanda phasi sit sanguine vena,
Queis sumenda cyclis sit medicina, notat.
Quo tutò mandanda tibi sint semina terrae,
Queis sit agendum horis insitionid opus.
Lignaque quo Lunae caedenda perennia vultu,
Cuncta haec Oeconomoc Umbra magistra docet.
Seguono alcune diquisizioni fisiche e i Canoni GeorgiciOeconomici concernenti le attività agricole. Essi ricalcano in
pratica la saggezza delle antiche tradizioni popolari; i Canoni
Iatrici con disquisizioni astrologiche sulla flebotomia sono
nozioni che preparano il lettore per la comprensione del
71
significato del prossimo orologio.
Fig. 45 Sciatericum Iatro-Georgico-Oeconomicum
72
Botanologia Sciaterica
Il capitolo VIII di questo libro VI è dedicato alla Botanologia
Sciaterica. L’orologio descritto, lo “Sciathericon botanodicticum”, si basa sullo stesso principio gnomonico dei
precedenti. Sullo spazio eliodromo, rappresentato dalle classiche
sette curve diurne, vengono riportate in questo caso le
informazioni relative ai rimedi per alcune malattie dell’uomo e
l’uso delle apposite erbe medicinali. Il vertice dell’ombra dello
gnomone, percorrendo durante l’anno le curve diurne, indica le
erbe “di stagione”, cioè relative al periodo di osservazione, che
servono a curare le patologie riportate per ogni spazio. Potrebbe
essere considerato un piccolo prontuario erboristico
“gnomonico”; un libro che si legge alla luce del Sole, per mezzo
dell’ombra gnomonica.
Kircher si dilunga naturalmente in alcune considerazioni sul
significato astrologico di questa botanologia sciaterica e
soprattutto sulle proprietà delle erbe e piante medicinali, senza
tralasciare le antiche tradizioni e la saggezza popolare. Anzi a tal
proposito egli cita un detto dell’antico filosofo dell’Accademia
ateniese, Polemone, che recita così: “Tacitam quandam
responsionem praebet de singulis natura, dum loquitur signis,
quibus virtutes uniuscuiusque manifestet”. Pare che questo
proverbio abbia qualche attinenza con le nascoste virtù delle
piante la cui forma, in qualche modo, corrisponde, o somiglia,
all’aspetto di alcune stelle o costellazioni e che questi
“fondamenti” siano noti ai compilatori dell’Erbario Celeste.
E’ ovvio che tali considerazioni fanno parte della storia
dell’astrologia e nulla hanno a che fare con la gnomonica vera e
propria. Tuttavia, di tali cose ci appaiono interessanti i risvolti
artistici che possono essere innovativi nelle creazioni degli
gnomonisti moderni.
La descrizione dell’orologio (fig. 46) è alquanto semplice.
73
Costruito lo zodiaco gnomonico si riportano i segni zodiacali, sei
da una parte e sei dall’altra, e lo si suddivide in quattro spazi
uguali. Nel primo spazio, si riportano, appunto, i segni dello
zodiaco; nel secondo e terzo i “medicamenti” semplici, cioè i
nomi delle piante medicinali; nel quarto i nomi delle malattie,
sempre relativamente al periodo dell’anno corrispondente alle
curve diurne; al centro si vede l’immagine di un uomo e di
alcune parti interne del suo corpo. Le stelline nere ai lati
visualizzano, con delle rette tratteggiate, le parti del corpo colpite
dal morbo e le corrispondenti piante da utilizzare come rimedio
medico. L’ombelico della figura umana serve come centro per
tracciare gli almucantarat che in questo caso sono rappresentati
da sette cerchi concentrici, corrispondenti nella simbologia ai
sette Re di Roma e ai sette pianeti principali.
Nelle altre “disquisizioni” astrologiche che seguono sui rapporti
tra aspetto del cielo e l’influsso sull’agricoltura, vorrei riportare,
solo per una curiosità, due piccole tabelle che mostrano in una le
piante corrispondenti ai dodici segni zodiacali, e nell’altra le
“sette erbe planetarie”, secondo le credenze degli antichi.
Plantae 12. Signis correspondentes ex opinione Veterum
E Ελελισϕαχος
F Περιςερεϖν ορϑος
G Περιςερεων ιπτιος
H ριϕοτον
I Cyclaminus
J Calamantha
74
K
L
M
N
O
P
Scorpiurus
Artemisia
Anagallis
Lapathus
Dracontea
Aristolochia
Fig. 46. Botanologia Sciaterica
75
Orologio Planetario
E’ questo un normale orologio per le ore Temporarie a cui è
abbinata una simbologia che indica gli influssi dei singoli pianeti
nelle singole ore. La tavola realizzata da Kircher (fig. 47) mostra
una fascia di forma ovale con sette orologi solari orizzontali, uno
per ogni giorno della settimana, a ore temporarie che diventano
altrettanti orologi a ore Planetarie grazie al fatto che recano i
simboli dei pianeti in corrispondenza delle ore in cui questi,
secondo le credenze astrologiche, hanno maggiore influsso sulle
attività umane.
Al centro si vede la classica figura dell’uomo con il solito
zodiaco gnomonico delle sette curve diurne, suddiviso, da una
parte e dall’altra, in sette spazi uguali. In ognuno di essi viene
riportata una lettera corrispondente ad una parte del corpo su cui,
evidentemente, influisce il pianeta riportato sulla prima curva
diurna in alto. I sette orologi planetari sono dedicati ognuno ad
un giorno della settimana in cui domina la prima ora il pianeta
che da il nome al giorno. Agli estremi della tavola si vedono i
riquadri con il significato delle singole lettere.
Si può dire che nella storia della gnomonica mai un semplice
orologio ad ore temporarie, generalmente molto spartano, e ad
ore planetarie era stato concepito in tal modo, con uno spiccato
senso artistico rivolto principalmente alla valorizzazione anche
degli orologi che in apparenza rifuggono dall’estro artistico degli
gnomonisti.
Anche qui conclude il capitolo la simpatica tetrastica che segue:
Abdita dives opum quioquid Machaonis Arca,
Gnomonis hoc vario schemate monstrat opex.
Quo quaevis medicina tibi sumenda sit astro,
Qua quaevis hora, quae vaga stella regat.
Signorumque physes habituscue ad corporis artus,
Quos megacosmus habet, quos microcosmus habet.
Tempore quo facienda tibi sit adoptio rerum,
Lucis et Umbra i perdocet artis opus.
76
Fig. 47 Orologi Planetari
77
Planetografia Sciaterica
La Planetografia Sciaterica rappresenta il culmine dell’inventiva
di Kircher, mirata ad escogitare nuovi metodi, o meglio nuovi
modi di concepire la lettura di informazioni sugli orologi solari.
Usando lo zodiaco delle sette linee di declinazione come fosse
una sorta di calendario gnomonico perpetuo, Kircher riesce ad
ottenere graficamente, grazie all’ombra dello stilo, la posizione
dei pianeti nei segni zodiacali per un arco di tempo di 10, 20 o
più anni.
In questo modo, un semplice orologio solare si trasforma in
effemeride astronomica grafica direttamente consultabile alla
“luce del Sole”!
Nella fig. 48 si vedono tre planetografie gnomoniche. La prima,
in alto, è quella relativa a
Saturno. Realizzato lo spazio eliodromo, lo si suddivide in trenta
spazi (prendendo trenta punti equidistanti sulla linea equinoziale)
e a cominciare dalla curva diurna del cancro si congiungono, da
una parte e dall’altra delle curve solstiziali, le 30 linee di
suddivisione tramite i piccoli archi A,B,D, come si vede nella
figura, che formano una specie di lunga serpentina. Su ogni arco
superiore vi sono riportati gli anni dal 1644 al 1657. Lungo la
prima linea che passa per A, per B e fino a C, vi è riportato il
moto di Saturno per 365 giorni; proseguendo, lungo la linea
CDE vi è riportato il moto di Saturno per l’anno 1645 e via
dicendo.
La lettura di un siffatto orologio è molto semplice: l’ombra dello
stilo, percorrendo le linee di declinazione e toccando l’anno
desiderato, consente di individuare il simbolo della costellazione
zodiacale dove è visibile il pianeta.
Come si vede, lungo la prima serpentina incontriamo il segno
dell’Ariete e, scendendo in giù, i gradi della stessa costellazione
entro cui si “muove” il pianeta, giorno per giorno. E la lettera D
indica che il moto è “diretto”; oltrepassata la prima curva (la
serpentina si legge linearmente in giù e in su), il pianeta si
muove con moto retrogrado (indicato dalla lettera R) dal grado 8,
78
scalando al 7,6, fino al 2 per riprendere di nuovo il moto
“diretto” e passare attraverso la curva superiore dall’anno 1643
al 1644. Dal 2° grado, sempre dell’Ariete, resta con moto diretto
fino alla curva B, cioè per tutto l’inverno del 1644, fino al
solstizio d’estate per poi risalire con moto retrogrado. Nell’anno
1645, vediamo che con moto diretto percorre le sette curve
diurne per 29° e quindi entra nella costellazione del Toro e vi
rimane fino a maggio del 1647, quando fa il suo ingresso nella
costellazione dei Gemelli.
Addirittura, Kircher consiglia di perforare i punti ove sono posti i
gradi e di inserirci dei piccoli bottoncini con su scritto il numero
in modo che, trascorsi i trenta anni per i quali l’orologio è valido,
si tolgono i bottoncini vecchi e si inseriscono quelli nuovi
relativi alle effemeridi del pianeta nel corso dei successivi 30
anni, utilizzando quindi lo stesso zodiaco gnomonico come base.
Generalizzando questo metodo, Kircher descrive anche un
orologio che con l’ombra del Sole indica, allo stesso modo della
planetografia, le eclissi di Sole e di Luna. Lungo le serpentine
possono essere riportate le figure dipinte del Sole e della Luna
nei giorni in cui si verificheranno le eclissi, indicando anche se
queste saranno totali o parziali.
Per esempio, nella fig. 49 Kircher riporta l’eclisse parziale di
Sole del 21 agosto 1645 e quella totale di Luna del 30 febbraio
dello stesso anno; riporta infine un’altra sola eclisse parziale di
Sole, quella del 4 novembre del 1649. Così, l’orologio solare non
solo indica il giorno in cui accadrà il fenomeno, ma indica pure
come sarà l’eclisse e se di Sole o di Luna.
Bisogna convenire che questo geniale estro gnomonico è
veramente degno di un personaggio come Kircher in grado di
adottare soluzioni gnomoniche semplici eppure impensabili oggi,
impenetrabili al nostro modo di concepire la gnomonica, e
tuttavia funzionanti.
79
Fig. 48 Planetographia Sciaterica
80
Fig. 49. Orologio solare che indica nel calendario Eliodromon le
date delle eclissi di Sole dal 1645 al 1650
Orologio degli Ascendenti e Discendenti
L’orologio detto “degli Ascendenti e Discendenti” è, nella
produzione kircheriana, quello forse più attinente l’astrologia.
L’intero capitolo VI è dedicato al significato astrologico di
“Ascendenti” e “Discendenti” dei segni zodiacali, e l’uso non
propriamente gnomonico di questo strumento resta non di facile
interpretazione per chi è a digiuno di astrologia.
L’orologio, come si vede in fig. 50, è orizzontale e riporta il
tracciato delle “Case Celesti”. Sovrapposte a questo vi sono le
linee degli “Ascendenti” e dei “Discendenti” dei segni zodiacali
delimitate dalle stelline. Come è ovvio, tali stelline (e quindi le
linee) sono delimitate da una parte e dall’altra dalle curve dei
solstizi. L’orologio superiore riporta le linee degli “Ascendenti”
dei segni per la prima parte dell’anno, cioè con il Sole che si
sposta dal tropico del Capricorno a quello del Cancro; quello
inferiore per i “Discendenti” con il Sole che si muove dal
Tropico del Cancro a quello del Capricorno, perciò serve per la
seconda metà dell’anno.
81
Tavola degli orologi degli Ascendenti e Discendenti
82
Le tavole sciateriche di Monteporzio Catone
Nel Museo Astronomico e Copernicano dell’Osservatorio
Astronomico di Monteporzio Catone sono conservate quattro
tavole di ardesia che, grazie alla gentilezza del Dott. Giuseppe
Monaco, Conservatore del Museo, ho potuto vedere da vicino.
Queste tavole1 rappresentano una sorta di studio sperimentale di
tutto ciò che sarà poi pubblicato nel libro al capitolo VI, e cioè
tutta la gnomonica “fisico-astrologica” che abbiamo visto, ed
altre cose ancora.
Possiamo dire questo in base al fatto che le tavole recano la data
in cui furono costruite, il 1636, ovvero ben dieci anni prima della
pubblicazione dell’Ars Magna e che esse servirono
probabilmente anche per scopi didattici, e per gli insegnamenti di
astronomia, matematica e gnomonica che Kircher teneva
regolarmente per gli allievi del Collegio Romano sul cui terrazzo
queste tavole erano installate.
1
Si veda N. Severino, Il Mondo sulla punta di uno stilo, Astronomia UAI,
Mar-Apr. 1995
83
Ogni tavola ha una superficie di circa un metro quadrato e uno
spessore di circa 3 centimetri. Anche se mancano tutti gli
gnomoni, restano ben visibili i fori nei quali erano impiantati e si
può calcolare la loro altezza, relativa ad orologi di diverse
dimensioni, che varia da 3,5 a 9 cm. Sono inoltre presenti
splendide decorazioni ad olio dei simboli zodiacali e di figure
umane. Gli orologi sono gli stessi di cui abbiamo appena trattato
e quindi ci limiteremo ad osservare alcune differenze tra la
composizione delle tavole e i disegni originali pubblicati nel
libro.
La tavola intitolata Sciathericon totius motus primi mobilis
(fig.51) è simile allo Sciathericon Hemerologium Ecclesiasticum
e la suddivisione dello zodiaco gnomonico riporta 11 spazi
invece che 10, come nel libro: il nome dei mesi, la declinazione
del Sole, la durata del giorno, l’ora dell’ortus del Sole, la durata
84
del crepuscolo, le effemeridi dei Santi, l’ora del tramonto del
Sole, i nomi degli uomini illustri della Compagnia di Gesù (che è
lo spazio aggiunto) attraverso il riporto della linea diurna
corrispondente alla declinazione del Sole nei giorni a loro
dedicati, la durata della notte, i segni zodiacali, i gradi da 0 a 30
all’interno di ciascun segno.
Sovrastante a questo orologio, ve ne è un’altro, basato sempre
sullo stesso funzionamento, che riporta i vari aspetti della Luna e
le indicazioni calendariali sullo zodiaco gnomonico della
congiunzione, sestile, quartile, trino, opposizione e le epatte
correnti da 1 a 29.
Infine, vi sono due settori circolari che riportano i numeri base
del calendario: la lettera domenicale, il numero aureo, l’epatta, il
ciclo solare e l’indizione.
La seconda tavola, intitolata Sciathericon duodecim quavis hora
ascendentium et descendentium (fig. 52), riunisce in un unico
orologio i due schemi pubblicati nel libro. Si nota la disposizione
diversa delle “Case Celesti” che nella tavola sono riportate a
parte, sotto il tracciato degli Ascendenti e Discendenti. Nella
parte superiore vi è raffigurato il Trigono dei Segni, ben noto
agli astrologi, mentre nella fascia circolare sono riportati 24
85
orologi solari ad ore astronomiche che indicano ognuno l’ora
relativa ad un determinato meridiano della Terra allo scopo di
ottenere indicazioni relative allo sfasamento orario tra varie
nazioni del mondo. Negli angoli inferiori vi sono dei cataloghi di
stelle e costellazioni con relative simbologie.
La terza tavola è la Planetografia Sciaterica (fig. 53). Oltre ai
sette orologi solari calendariali relativi ai sette pianeti, con le
effemeridi che vanno dal 1636 al 1646, e l’orologio per le eclissi
di Sole e di Luna, riporta anche gli orologi solari a ore
temporarie e Planetarie, uno per ogni giorno della Settimana; poi
vi sono raffigurati uno schema delle eclissi, il sistema ticonico
adottato dai gesuiti, l’eccentricità delle orbite celesti e uno
schema astrologico del dominio dei pianeti sui metalli, sulle
pietre e sugli animali.
Si può notare che l’orologio relativo a Saturno reca una
suddivisione dello zodiaco gnomonico pari a 60 spazi, anziché
30, come descritto invece nel libro. Tale suddivisione è stata
scelta allo scopo di ottenere le effemeridi del pianeta per un
periodo maggiore di anni che va dal 1636 al 1665.
Si vede anche la precisa corrispondenza, tra la tavola e il disegno
del libro, dei simboli zodiacali in cui è visibile il pianeta. Per
esempio, in prossimità dell’anno 1643, si nota in entrambe le
figure il simbolo dell’Ariete appena sotto la linea equinoziale.
Allo stesso modo, si vede la corrispondenza anche con i simboli
86
riportati sull’orologio relativo a Giove e Marte. E ciò dimostra
pure che le figure nel libro sono state realizzate con la dovuta
cura.
Fig. 54
La quarta tavola (fig. 54) è dedicata alla medicina celeste ed è
intitolata Sciathericon physico-medico-matematico. Vi è un
grande orologio solare costituito dallo zodiaco gnomonico e dal
tracciato per le ore temporarie, al cui centro domina una figura
unama.
E’
questo
l’orologio
detto
“Sciathericum
87
Botanologicum” che abbiamo già visto. E’ riportato poi uno
“Sciathericum geometricum” che fa parte della “Cosmometria
Gnomonica”. Si tratta di uno schema per le ombre “rette” e
“verse”, relative a diversi gnomoni, che serve oltre a conoscere
l’ora anche per calcolare l’altezza degli oggetti. Sono riportati i
circoli verticali e orizzontali, mentre negli angoli inferiori vi
sono due orologi solari: uno ad ore planetarie e l’altro ( a
sinistra) è identico allo “Sciathericon Iatro-GeorgicoOeconomicum” già visto.
Come si vede, le quattro tavole (figg. 55-56-57-58-59-60-61-6263-64 - particolari) del Museo di Monte Porzio Catone
contengono tutti gli elementi principali della gnomonica
“physico-astrologica” di Kircher. Il fatto che esse siano state
realizzate dieci anni prima della pubblicazione del libro fa
pensare che tali metodologie gnomoniche Kircher le avesse
concepite ancor prima, forse nel secondo decennio del XVII
secolo. Inoltre, le tavole, davvero pregevoli e oltretutto uniche al
mondo, sono una valida testimonianza che al Collegio Romano,
quando Kircher vi insegnava, la gnomonica era una disciplina
fiorente.
Fig. 55
Penso che per gli gnomonisti
moderni, il disfacimento del
Museo Kircheriano e la relativa
dislocazione dei pezzi in vari
musei (ma sembra che la
maggior parte del materiale sia
attualmente conservato in
decine di casse nei sotterranei
dell’Osservatorio di Monte
Mario a Roma), rappresenti di
fatto una gravissima perdita per
la gnomonica. Infatti, nel
capitolo VII Kircher descrive
un orologio “geografico” che
mostra la differenza di ore tra
alcune principali sedi della Compagnia di Gesù sparse nel
mondo.
88
Egli stesso scrive che costruì un siffatto orologio, che tutti
potevano ammirare nel suo Museo, il quale offriva uno
spettacolo visivo mai visto essendo grande oltre tre metri e
disposto in forma di Croce,. Filippo Bonanni, nella sua
introduzione al catalogo del 1702, ricorda infatti che il museo
kircheriano era ricco di orologi solari a luce diretta e a
riflessione. E sicuramente vi erano conservati molti dei modelli
che abbiamo visto in questo libro.
Fig. 56
89
90
91
92
Astroscopia - Sciaterica Selenica
Nella Sciaterica Selenica, o Horoscopia Selenica, Kircher
raggruppa alcuni strumenti gnomonici usati per la misurazione
del tempo di notte, sfruttando l’ombra data dalla luce della Luna,
oppure per mezzo dell’osservazione diretta della posizione delle
stelle sulla sfera celeste. Egli descrive sicuramente solo alcuni
esemplari e probabilmente quelli che risultano nuovi alla
letteratura gnomonica.
Tali strumenti sono:
1) Un orologio orizzontale lunare (fig. 65) di forma circolare
che reca solo due suddivisioni, una sul bordo esterno in 30 parti
uguali per il ciclo lunare e l’altra nel semicerchio interno,
corrispondente a due identici tracciati orari per le ore
astronomiche.
2) Un orologio verticale lunare.
3) Un orologio lunare in piano equinoziale che reca due tracciati
orari, uno superiore quando la Luna ha una declinazione boreale,
e uno inferiore utilizzato quando la Luna ha declinazione
australe.
4) Un orologio lunare orizzontale “espanso” che presenta in un
circolo ovale 28 piccoli orologi lunari corrispondenti ciascuno ad
una fase dell’età della Luna.
5) Una tabella che consente di ottenere il periodo di luce lunare a
seconda della sua età.
6) La descrizione dei segni zodiacali e dei paralleli di
declinazione della Luna nell’ orologio lunare.
7) La descrizione delle “Case Celesti” nell’orologio lunare.
8) La descrizione degli almucantarat e degli azimut lunari
nell’orologio lunare.
9) Un astrolabio.
10) Una tavola notturna per conoscere l’ora di notte attraverso
l’ascensione retta del Sole e delle stelle.
11) Un nuovo strumento astronomico per conoscere l’ora di
notte.
93
Fig. 65 Astroscopia Selenica. Orologio orizzontale Lunare
94
Gnomonica Anacamptica
Il libro VII è interamente dedicato all’”Ars Anacamptica” o
“Astronomia Reflexa”. Come è evidente, Kircher adotta con cura
la terminologia con la quale descrive i fenomeni fisici e le
procedure progettuali gnomoniche. A noi resta quindi il compito
di tenere in maggior conto il particolare lessico contenuto in
quest’opera. All’inizio di questo volume ho fatto l’esempio di
Ozanam che definisce infelicemente “gnomonica rompue” quella
parte della gnomonica che si occupa della costruzione degli
orologi solari che funzionano per mezzo della rifrazione del
raggio solare. Vorrei quindi ancora una volta richiamare
l’attenzione del lettore su questo problema e fare una riflessione
sulla necessità di “riesumare”, dove il singolo caso lo rendesse
necessario, quei termini che Kircher adotta e che meglio si
adeguano al lessico gnomonico per una più corretta e seria
terminologia scientifica; termini che abbiamo già visto ed altri
che vedremo in seguito, come “spazio eliodromo”, “zodiaco
gnomonico”, “gnomonica anacamptica”, ecc., la cui utilità è
oltremodo chiara e dimostrata, attendono di essere riconsiderati
ed emendati.
In questo libro Kircher non propone solo orologi solari a
riflessione, ma tutta una serie di esperimenti che, come dice egli
stesso nella prefazione, effettuava quotidianamente per studiare
il maggior numero di fenomeni possibili relativi alla natura della
riflessione della luce solare. La maggior parte di questi studi
furono pubblicati in un libro sulla gnomonica catottrica
pubblicato ad Avignone circa dieci anni prima dell’Ars Magna.
La definizione di Gnomonica Anacamptica deriva dal greco
αναχαµπτιος che significa “riflesso”, con riferimento, nel caso
gnomonico, al raggio del Sole riflesso per mezzo di uno
specchio. Il libro comincia con 13 definizioni che sono alla base
della catottrica e tre postulati. Prosegue nell’illustrare vari
fenomeni di riflessione, la teoria degli angoli d’incidenza e di
95
riflessione e varie altre cose.
Nella parte quarta comincia ad occuparsi della gnomonica
anacamptica e vediamo quali orologi descrive.
Orologio Anacamptico Astronomico Orizzontale
E’ quello che si vede in fig.
66
dove
l’orologio
orizzontale AGE, su sfondo
nero,
è
ovviamente
“inverso” rispetto ad un
normale
orologio
orizzontale con triangolo
stilare.
Il punto gnomonico di
proiezione è rappresentato
dallo
specchio
piano
posizionato in R sulla
parete bianca verticale. E’
ovvio che tale punto
occupa il vertice dell’ortostilo e dell’assostilo dell’orologio
orizzontale, e l’altezza dello specchio determina pure le sue
dimensioni.
Il funzionamento è così semplice che non ha bisogno di essere
spiegato. Infatti, lo si intuisce subito osservando la figura.
Inoltre, sulla parete EF è riportato una porzione di tracciato per
un orologio “meridiano”, volgarmente detto “orientale”.
Nel corollario a questo paragrafo Kircher rammenta che in un
siffatto orologio è possibile riportare le ore Italiche, Babiloniche,
Temporarie ed altre cose ancora.
Orologio Anacamptico Astronomico Verticale
Si potrebbe definire come un normale orologio verticale
rovesciato, cioè con la linea solstiziale estiva in alto e quella
invernale in basso. L’osservazione della fig. 67 rende assai
chiaro il concetto e l’uso di questo orologio il cui punto
96
gnomonico è rappresentato dallo specchio posto sul piano CEF
orizzontale e che occupa l’ipotetico vertice di un ortostilo e di un
assostilo dell’orologio verticale normale, rappresentato in figura
dal piano CGHE sottostante lo specchio.
Alla
stessa
maniera
Kircher
descrive
l’Orologio Anacamptico
Orientale Meridiano, con
lo specchio disposto nel
punto occupato dall’apice
dell’ortostilo del normale
orologio
meridiano;
l’Orologio
Polare
Anacamptico, nei piani
orientale ed occidentale
in quanto l’orologio
polare riflesso non può
costruirsi nel suo piano
originario perchè lo specchio essendo opposto alla direzione dei
raggi solari, impedisce la riflessione; l’Orologio Anacamptico
Equinoziale, superiore ed inferiore con lo specchio che occupa
l’apice dello stilo nel normale orologio equinoziale; infine, c’è
l’Orologio Anacamptico
Verticale Declinante.
Nel caso in cui l’orologio
anacamptico si costruisce
su un piano diverso da
quelli finora visti e che
può essere inclinato o
costituito da superfici
miste
variamente
orientate,
bisogna
ricorrere all’uso di vari
strumenti (sconosciuti) di
cui i principali sono:
Fig. 67 Orologio anacamptico verticale.
97
1) strumento σιµβοηθγντα ed è visibile nella fig. 68. Si vede un
semicircolo AS che reca un normale tracciato orario
(corrispondente alla latitudine in cui si opera e ad uno stilo di
lunghezza nota) e un altro semicircolo RO, due quadranti
entrambi suddivisi in 90° e disposti perpendicolarmente alla
tavoletta base. Il triangolo MTV serve per tracciare le linee
diurne di declinazione.
2) Strumento per la descrizione degli azimut negli orologi
anacamptici, costituito da una tavola circolare ABCD (fig. 69)
suddivisa in 360° e in quattro quadranti da 90° ciascuno e dal
semicircolo MCN suddiviso in 180° e in due quadranti da 90°.
3) Strumento ottico (fig. 70) per la descrizione delle linee diurne
negli orologi anacamptici. E’ costituito da una base B che regge
verticalmente l’asta AB alla quale è ancorata nel punto E un
dado (cursore) mobile di legno GSEH. Su questo è attaccata
l’asta DC nel punto NS attorno a cui può ruotare. Le piccole aste
installate lungo l’alidada (o linea di fiducia come Kircher la
chiama) sono disposte nei punti di proiezione delle linee diurne.
L’uso di questo strumento si intuisce in parte osservando la fig.
71 dove si vede il modo di proiettare i raggi solari con lo
specchio disposto nel punto S.
In seguito Kircher parla anche di come descrivere, per mezzo
degli strumenti visti, gli almucantarat, le “case celesti”,
l’orologio Italico, Babilonico e Temporario anacamptico con il
98
tracciato degli “Ascendenti e Discendenti”.
Un altro strumento di nuova concezione è il “Mesoptico” (fig,
72) che vuol dire “mezzo ottico” col quale gli orologi “inversi”,
come pure quelli “diretti”, erano facilmente realizzabili
attraverso la sola osservazione.
Orologi Anacamptici Portatili
Nel capitolo III del libro IV, troviamo addirittura orologi
anacamptici portatili, come quello Concavo (fig. 73). Esso
presenta un tracciato identico agli “hemisphaerium” antichi.
Nella figura NKO è il circolo equinoziale e AV è la linea
meridiana. Il tracciato è realizzato nella parte opposta del vaso,
rispetto all’orologio normale, in quanto il punto di proiezione,
cioè lo specchio, essendo disposto nel punto gnomonico normale
(vertice dello stilo verticale) riflette i raggi solari nella parte
opposta dell’emisfero a quella in cui normalmente cadeva
l’ombra dello stilo normale.
99
Segue il Cilindro Concavo
anacamptico (fig. 74) con lo
specchio,
piccolissimo,
collocato nel punto terminale
del normale gnomone; il
Cono rovescio (fig. 75) il cui
specchio è collocato sul
vertice dell’asse del cono; il
Cubo anacamptico (. fig. 76)
con lo specchio disposto nel
piano del primo verticale in
G, equidistante dalle superfici
del cubo il quale proietta il
raggio di luce sul tracciato
orario
ricavato
sulla
superficie boreale DCIK;
infine viene la Piramide
anacamptica realizzata nel
modo del “Cono”.
Fig. 72 Strumento Mesoptico
100
Tra le curiosità gnomoniche troviamo l’Armilla catottrica, fatta
di un sistema di cerchi somigliante ad una sfera armillare, che
riflettono la luce del sole e sui quali è possibile leggere l’ora con
la sola riflessione della luce.
101
Orologi solari a rifrazione, ovvero,
GNOMONICA ANACLASTICA
Il libro VIII dell’Ars Magna è dedicato agli orologi solari a
rifrazione, cioè che indicano l’ora giusta solo per mezzo della
rifrazione dell’ombra dello stilo nell’acqua. Un classico orologio
di questo tipo, realizzato empiricamente in una coppa a cono, fu
descritto da Oddi Muzio in un libro del 1614. Kircher sviluppa
questo studio, che chiama “ars anaclastica” o “astronomia
refracta”, o ancora “astronomia anaclastica”, sulla base di
sperimentazioni quotidiane e di presupposti scientifici. Analizza
con cura le diverse “capacità di rifrazione” dei liquidi, dei vetri,
102
la natura stessa della rifrazione e quella delle stelle per arrivare,
con definizioni e pronunciati, alle leggi che governano il
fenomeno.
Strumenti
Col metodo trigonometrico Kircher calcola
le “Tavole anaclastiche”
degli angoli di rifrazione
della luce nell’acqua e
nell’aria, anche sulla
scorta degli studi di
Keplero, utili per la
costruzione
degli
orologi
solari
che
vedremo.
Gli strumenti descritti
sono
il
“Mesottico
Anaclastico”,
consistente in un vaso
emisferico (fig. 77)
CED; uno stilo verticale EB e un quadrante ED suddiviso in 90°
a cominciare da E. Il quadrante COB, suddiviso in 90°, deve
poter ruotare liberamente sull’orizzonte CVD.
L’uso di questo strumento è rivolto a ricercare direttamente sul
fondo del vaso il “punto orario” causato dalla rifrazione, tramite
l’osservazione diretta che avviene per mezzo della cannula GB.
Sui due quadranti graduati è possibile anche conoscere
direttamente il valore in gradi della rifrazione.
Altri strumenti sono il Quadrante anaclastico, detto
“mesoptotos”, consistente in due quadranti opposti (fig. 78) di
cui quello superiore è suddiviso in 90° e quello inferiore riporta
la suddivisione relativa ai valori reali della rifrazione:
individuando il grado d’incidenza del raggio, si conosce
direttamente nel sottoposto quadrante la posizione del punto
ombra rifratto dello stilo EC.
Infine si ricorda la Rete orizzontale anaclastica che viene
103
ricavata dallo strumento precedente.
Fig. 77 Strumento mesottico anaclastico
Orologi Anaclastici
E’ bene ricordare ancora una volta l’accurata terminologia scelta
da Kircher per alcuni soggetti gnomonici che, pur essendo stati
spesso al centro dell’attenzione degli gnomonisti, non hanno mai
ricevuto un nome confacente alle proprie caratteristiche. Ed è
così che si trovano nella letteratura gnomonica termini impropri
come “quadrante solare”, “meridiana del pastore” , “ meridiana a
cappello”, ecc.
Il lessico di Kircher è derivato direttamente dalla letteratura
classica ed anche per questo l’appellativo di Gnomonica
Anaclastica, adottato per gli orologi a rifrazione, mi sembra più
appropriato che non quello di “Gnomonique Rompue” coniato
da Ozanam; infatti,
anaclastico deriva dal verbo greco
αναχλαστιχµ che appunto significa “rifrangere”.
Attraverso la rete orizzontale anaclastica, Kircher descrive
l’orologio orizzontale anaclastico (fig. 79), realizzato sul fondo
di una vaschetta orizzontale e funzionante solo quando questa
104
viene riempita d’acqua; l’orologio verticale anaclastico è
realizzato in un recipiente cubico che viene poi riempito d’acqua
fino all’estremità dello stilo centrale. Usando il cubo, si ha la
possibilità di sfruttare una delle pareti interne verticali. Nel caso
della fig. 80 questa è ABQD e le linee che si vedono raffigurate
sono quelle degli azimut (linee verticali) e degli almucantarat
(linee curve). In tutti gli orologi anaclastici è importante che il
vertice dello stilo si trovi di poco al di sotto del livello
dell’acqua. Nei corollari Kircher spiega che tale procedimento
può essere applicato anche nei casi riguardanti gli orologi
inclinati e declinanti.
Fig. 79 Orologio orizzontale anaclastico
Fig. 80. Orologio verticale analclastico
105
Nella seconda parte vengono descritti gli orologi anaclastici
“portatili”, seguendo modelli già visti precedentemente e questi
sono:
L’Emisfero concavo (fig. 81) che curiosamente Kircher crede di
identificare con quello di Achaz e tenta di dare la spiegazione
della retrocessione dell’ombra per mezzo della rifrazione; il
Cilindro anaclastico, con stio VS, asse del cilindro (fig. 82); il
Cono anaclastico (fig. 83), con stilo MN, asse del cono; la
Piramide anaclastica (fig. 84), con stilo AC , asse della
piramide; la Colonna triangolare anaclastica (fig. 84 bis), il
Prisma, il Pentagono, l’Esagono (fig. 85), ecc.
Infine, viene preso in esame il caso in cui in un orologio
anaclastico il vertice dello stilo fuoriesca dall’acqua.
Gli ultimi due orologi appartenenti a questa categoria sono
combinati:
Fig. 81 Orologio anaclastico concavo-emisferico
106
Fig. 82-83-84. Rispettivamente: Cilindro, Cono e Piramide
anaclastica. Nella parte destra dell’immagine si vedono gli
orologi (fig 85 del testo): Colonna triangolare (A), Prisma (B),
Pentagono (C), Esagono (D).
107
1) Orologio anaclastico-anacamptico, ed è quello che si vede in
fig. 86, costituito da un vaso ABCD. Nella parte ADC, rivolta a
Nord, si realizza l’orologio anaclastico semplice che ha come
stilo DC. Nel punto C, sopra il vertice dello stilo, si applica un
piccolissimo specchietto disposto nel piano del Primo Verticale.
Esso riflette i raggi del Sole nella parte CBD del vaso che è
rivolta a Sud, ove è costruito l’orologio anacamptico.
2) Orologio diretto-riflesso-rifratto che è identico al precedente,
con la variante dell’aggiunta di uno gnomone supplementare a
forma di uccello per un orologio normale, ovvero “diretto”.
Il Libro IX non è di grande
interesse per la gnomonica.
Esso
tratta
della
Cosmometria Gnomonica,
intesa come lo studio dei
rilievi
topografici
e
dell’altezza degli oggetti
per mezzo dell’ombra dello
stilo. Infatti, il titolo di
questo libro recita:
“Cosmometria Gnomonica
id est De Mundanarum
partium situ, magnitudine,
quantitate
luci-umbri
ratiocinio investiganda”.
Qui si tratta estesamente
delle ombre rette e ombre
verse e di alcuni strumenti sconosciuti per costruire “regoli
calcolatori” di queste ombre, come lo strumento detto
Photosciometricum; si tratta di come conoscere l’ora del giorno
con le tavole di dette ombre tramite un filo verticale suddiviso in
12 parti; delle osservazioni di Eratostene fatte con un orologio
“scafio” per calcolare il raggio terrestre; dello strumento
Pantometrico-catottrico per i rilievi di costruzioni terrestri; delle
distanze dei corpi celesti e del diametro del Sole e della Luna,
insieme a molte altre cose, tra cui uno “Sciatericum
108
geometricum” (fig. 87) del tipo realizzato in una delle tavole
dell’Osservatorio Astronomico di Monte Porzio viste prima.
Fig. 87 Sciatericum Geometricum
109
Magia Horografica
L’ultimo libro dell’Ars Magna, il decimo, contiene solo la prima
parte sulla gnomonica. Poco più di una trentina di pagine che
tuttavia sono sufficienti a sbalordire anche il più avvezzo
studioso di curiosità gnomoniche. Kircher ha intitolato questo
capitolo “Magia Horographica sive de Horologijs prodigiosis” e
nelle definizioni iniziali sottolinea che qui vengono descritti
orologi solari interessanti non tanto per i sistemi orari o per le
cose che indicano, ma per il modo e i mezzi coi quali essi
funzionano e per gli effetti visivi che essi producono.
Nel corso delle descrizioni che seguono (sebbene spesso
sommarie ma che comunque rendono chiaro il modo in cui
funzionano tali strumenti), si potrà vedere che Kircher non senza
ragione ha voluto intitolare questo capitolo “Magia horografica”,
beninteso che le teorie esposte non hanno nulla a che fare con la
“magia” del “praeternaturalis”. Gli orologi che seguono sono
basati sui principi della gnomonica diretta, anaclastica e
anacamptica e di conseguenza i modelli possono essere orologi
“diretti”, “riflessi” e “rifratti”, oppure “misti”.
Gli orologi qui presentati sono, a volte, stranissimi eppure
teoricamente e praticamente fattibili, tranne forse in alcuni casi.
Sono interessanti le soluzioni gnomoniche escogitate che
testimoniano, a tratti, la genialità dell’autore e l’amore per questa
disciplina, non inferiore a quello per l’Astronomia o la
Matematica.
Orologio su un’uovo
Il primo degli orologi descritti da Kircher presenta già nella
forma gli elementi per essere considerato uno “strumento”
almeno stravagante. Sembra impossibile, eppure egli riesce ad
ottenere su un normale uovo di gallina, meglio se di struzzo, un
simpatico ed originalissimo orologio solare “fotosciaterico”, cioè
“a luce”, con foro gnomonico. Ancora una volta il
funzionamento è semplicissimo. Si potrebbe dire: bastava
pensarlo! Eppure nessuno l’ha mai pensato.
110
Più sarà grande l’uovo, meglio verrà l’orologio. Ma per fare in
modo che esso resti un orologio “portatile”, sarà bene scegliere
un uovo non proprio gigantesco. Andrà bene quello di una
papera o di uno struzzo. La fig. 88 illustra l’orologio “uovo”
ABCD di Kircher che va perforato (senza farlo rompere!) nei
punti C e D in modo che possa liberarsi dell’albume e del tuorlo.
La linea CD rappresenta la retta equinoziale dell’orologio. Il
tracciato orario, come si vede, è quello polare e si ottiene tramite
la suddivisione in dodici parti dei semicircoli EBA e ABF. Le
rette occulte tirate dai punti di suddivisione al punto A,
determinano sull’equinoziale i punti orari per i quali passeranno
le rette orarie che sono fra loro parallele. Le curve diurne si
fanno come nel normale orologio polare.
L’uso di questo orologio “admirabile est”, dice Kircher. Il foro
gnomonico, o foro eliotropico, va fatto nel punto A che si trova
sul guscio dell’uovo nella parte opposta al tracciato orario e al
centro della linea CD. L’autore consiglia di effettuare
l’osservazione in prossimità di una finestra illuminata, posta in
un luogo, o una stanza, piuttosto buia, per facilitare la visione
del punto luce gnomonico sul fondo scuro del guscio d’uovo
attraverso un adeguato contrasto di luce.
L’uovo-orologio va orientato in modo che la linea CD (retta
equinoziale) giace nel piano dell’equatore (come per gli orologi
polari). Il raggio solare penetra nel foro gnomonico e si rende
visibile nella parte opposta dell’uovo come un piccolo cerchietto
di luce bianca che scorrendo sul tracciato orario indica l’ora.
Detto da Kircher: “...sive linea CD, in ovo situm habeat in ipso
plano equatoris: Continget, ut valuis clausis, obscuratoque
cubiculo, Solis radius foramen immissus in opposita partet
illuminati ovi lucidissimam quandam stelulam, veluti in lucida
umbra faculam efformet, que toto die inter circulos currens,
tempus horasque demonstrer summo inventium stupore...”.
Sebbene ingegnosa ed originalissima, una tale soluzione però
comporta non pochi problemi. Per prima cosa c’è da considerare
la fragilità del guscio di un uovo che certamente non può essere
trasportato in giro con comodità; in secondo luogo, la
costruzione del tracciato orario non è facile come sembra perchè
111
il guscio è ovale e non piano. Tuttavia non dovrebbe comportare
grandi difficoltà disegnare delle linee parallele a quella verticale
del mezzodì. La realizzazione del foro gnomonico deve essere
fatta con estrema attenzione, badando alle dimensioni, non
troppo grandi, e alla sfericità. Tuttavia, a causa dell’impossibilità
di rendere perfettamente orientato un siffatto orologio, la lettura
dell’ora non potrà che essere molto approssimativa.
Kircher nel corollario a questo problema, osserva che allo stesso
modo si possono realizzare altri modelli di orologi con lo stesso
funzionamento, come un piccolo cubo di materia trasparente alla
luce.
Sullo stesso principio si basano altri tre orologi. Il primo (fig. 89)
è formato da un Cilindro di carta ABCE. La figura di un morto
DG (scheletro) con una falce, fatto di cartoncino, è esposto al
Sole e funge da gnomone. La sua ombra viene proiettata
all’interno del cilindro ove è possibile vederla per trasparenza
sovrapporsi al tracciato orario.
Allo stesso modo funzionano il Cubo illustrato nella Fig. 90 e
l’Aquila nella fig. 91nel cui petto vi è il foro gnomonico.
Orologio in un luogo discontinuo
La fig. 92 mostra l’orologio “in loco discontinuo”, costituito da
pareti di forma ineguale su cui si realizza il tracciato orario a
mezzo dello strumento “mesoptico”. La descrizione resta
ambigua per la mancanza di un’adeguata traduzione del testo che
è molto lungo.
Astrolabio Anacamptico
Si tratta di uno strumento a forma di anello che posto in mano ad
una statua indica, per riflessione (su un piano), le ore e le curve
di declinazione. Tale “annulo” è fatto con specchi e purtroppo la
mancanza di una figura rende molto problematica
l’interpretazione del suo funzionamento. Oltretutto Kircher fa
anche riferimento ad una leggenda ebraica secondo la quale, in
112
un libro intitolato Schiltegibborim, Salomone pose una statua in
una regione ombrosa del Libano i cui occhi “lanciavano” dei
raggi luminosi che mostravano tutto il “corso celeste”.
Probabilmente doveva trattarsi di una statua i cui occhi erano
stati sostituiti con degli specchi in modo da riflettere i raggi del
Sole su un qualche tracciato orario, o su un tracciato dei circoli
celesti principali. Kircher cerca di dimostrare che al di là della
favola, questa storia potrebbe essere vera in quanto non sarebbe
poi così difficile realizzare una statua con degli specchi al posto
degli occhi che proiettano i raggi di luce su un orologio solare
orizzontale. La storia della gnomonica si arricchisce di una
nuova preziosa informazione che potrebbe permettere di datare
ad un’epoca tanto antica “l’invenzione” della gnomonica
anacamptica e degli orologi solari a riflessione!
Del resto, l’indicazione del sito come “regione ombrosa” sta
appunto a dimostrare la necessità di sfruttare un luogo al riparo
da una forte e piatta illuminazione (adatto per il tracciato orario)
in cui sia possibile distinguere bene il cono, o i coni di luce
proiettati dalla statua (che a sua volta doveva essere abbastanza
alta da avere il punto gnomonico di proiezione, forse con gli
specchi posti negli occhi esposti al Sole) sull’orologio
orizzontale sottostante.
Orologio in una sfera di cristallo
Il globo di cristallo che si vede in fig. 93 viene tagliato in due
emisferi. In uno dei due piani emisferici che Kircher definisce
“orthoptici”, si descrive un orologio solare verticale o, come in
figura, polare i cui gnomoni sono GF per il primo, e SI per il
secondo, introdotti nell’apposito canaletto scavato.
L’orologio che si realizza nel piano interno deve essere
comunque costruito attenendosi ad un metodo pratico per
osservazione in quanto la sfera di cristallo determina una
rifrazione sensibile del raggio solare, causando la deviazione
dell’ombra dello gnomone sul piano dell’orologio. Naturalmente
più è denso il materiale vitreo della sfera, più sarà elevato il
fenomeno della rifrazione.
113
Un altro modo di costruire un orologio solare in un globo di
cristallo è il seguente.
Con riferimento alla fig. 94, si taglia il globo cristallino in due
emisferi AD e sui due piani di scavano le porzioni di semisfera
BC, in modo da poter contenere, una volta unite le due parti, la
piccola sfera EL. Questa a sua volta è suddivisa in 12 circoli
meridiani ripartiti sul circolo equinoziale in 24 ore. Lo stilo è
costituito dall’asse della sfera EL che sarà un filo in oro lucente
o argento. Per l’uso, si adatta il globo alla propria latitudine in
modo che lo stilo sia parallelo all’asse terrestre e che il circolo
meridiano delle ore 12 coincida con il circolo meridiano reale
della sfera celeste.
Orologio in un cilindro di cristallo
Si tratta di un cilindro di vetro EFGH (fig. 95) ove all’interno,
centralmente, viene inserita una tavoletta di vetro sottilissima
ABCD che viene fatta costruire, in genere, agli esperti vetrai di
Venezia. Un sottile foglio di carta che riporta il tracciato
dell’orologio viene applicato alla tavoletta di vetro inserita poi
verticalmente nel cilindro. Come stilo viene assunto un foro
gnomonico nell’estremità superiore della superficie del cilindro e
quindi le ore vengono lette a mezzo del punto luce gnomonico.
Orologio Cilindrico “a colori”
Con riferimento alla fig. 96, sia il cilindro di vetro A con le
sezioni EFGHI ricoperte di carta, o altro materiale trasparente,
che sarà dipinta con diverse sfumature di colori. Sopra al cilindro
si costruiscono i circoli della sfera celeste.
Il cilindro trasparente proietterà nel piano orizzontale i circoli
azimutali EFGHI, tutti di diversi colori. Le ore saranno segnate
dal cerchio sopra il cilindro posto nel piano meridiano.
Naturalmente il tracciato orario avrà le dimensioni proporzionali
all’altezza del cilindro che occupa il posto dell’ortostilo.
114
115
L’orologio sul guscio di un uovo!
L’orologio “macabro”, in cui lo gnomone è costituito dalla falce
dello scheletro…
116
Gli orologi con “gnomone proiettante”
Fig. 93-94 orologi nella sfera di cristallo e in un globo di cristallo
117
Fig. 95 Orologio in un cilindro di cristallo
Fig. 96 Orologio cilindrico “a colori”
Orologi Anaclastici
1) Sfera di vetro
Al centro di una grande sfera di vetro trasparente ABCD (fig. 97)
viene installato un piccolo globo sostenuto da un filo verticale
attaccato per i due poli. BC rappresenta il circolo orizzontale;
DC la porzione di circolo orario sul quale insiste il punto
d’ombra E proiettato dal globo G. Nell’emisfero CBDG si
delineano i circoli orari tenendo presente l’angolo di rifrazione.
Infatti, il globo g, tenuto fermo dal filo verticale, galleggia sulla
superficie dell’acqua che riempie per metà la sfera vitrea.
Kircher dice che questo strumento indica i giorni in cui ci
saranno le eclissi di Luna. In pratica, se si dipinge sulla
118
superficie della sfera vitrea l’immagine della Luna piena, in
corrispondenza della curva di declinazione relativa al giorno in
cui le effemeridi danno l’eclisse, accade che in quel giorno, ad
una certa ora, l’immagine d’ombra del globo G si sovrappone
lentamente all’immagine della Luna piena, riproducendo
suggestivamente il fenomeno dell’eclisse sulla superficie
dell’orologio; un effetto simile si ritrova in alcuni orologi
analogici moderni che indicano le fasi della Luna e talvolta le
eclissi per sovrapposizione delle immagini del Sole e della Luna
e viceversa.
Fig. 97 Orologio in un globo di vetro
E’ da dire che è questo un effetto gnomonico davvero notevole in
un orologio solare, sia a rifrazione che per uno strumento
normale e sarebbe veramente auspicabile che venisse
riconsiderato sotto il profilo artistico come una suggestiva
“innovazione” anche nei moderni orologi solari murali.
119
2) Orologio con pescatore
Kircher non descrive questo strumento per il quale rimando il
lettore alla consultazione del suo libro “De Arte Magnetica”;
tuttavia, dal solo titolo si riesce a capire che si tratta di un grande
vaso riempito d’acqua e con il tracciato orario dipinto sul fondo
tenendo conto della rifrazione. Lo stilo è composto
artisticamente da una barchetta con in “poppa” la statua di un
pescatore e lo gnomone che indica l’ora è l’amo attaccato alla
lenza della canna del pescatore.
Fig. 98
3) Sirena con specchio
Per questo orologio si veda
la fig. 98. Nel vaso AB si
tracciano le linee orarie per
l’orologio anaclastico nella
parte opposta allo specchio
M. Tale specchio è sorretto
da
una
statua
che
rappresenta la sirena L. Lo
specchio è forato al centro e
posto verticalmente in
modo che i raggi solari
possono
arrivare
sul
tracciato orario per rifrazione (raggio di luce penetrato nel foro
dello specchio) e per riflessione.
La statua è tenuta ferma sull’acqua per mezzo di un magnete D
applicato sul fondo del vaso CD riempito d’acqua.
4) Eolo orario
E’ un sistema di diversi orologi su colonna ottocicla sormontata
dalla statua di Eolo (fig. 99).
La colonna ottocicla è CDEF. Eolo è posto in groppa a un
delfino B e tiene in mano la verga tridente, l’indice dei venti e
120
dei diversi orologi solari. Ogni vento è rappresentato dal nome e
dalla rispettiva figura a statua posta per ogni orologio. Ognuna
delle sezioni semicircolari della colonna ha un tracciato orario
diverso. Nella parte G, le ore Astronomiche; in H le ore Italiche
e Babiloniche; in I le ore Planetarie; in K le linee delle “Case
Celesti”. La statua di Eolo non è fissa e può ruotare (per mezzo
di un foro praticato sotto il delfino) liberamente attorno alla
colonna. La statua indica quindi l’ora sul tracciato orario
corrispondente al vento dominante al momento della lettura.
Fig. 99 Eolo Orario
Orologio Solare
Eliocaustico
A
questa
categoria
appartengono gli orologi
solari che indicano l’ora per
mezzo di un segnale acustico,
o visivo, provocato dalla
concentrazione dei raggi
solari da parte di una piccola
lente convergente o di uno
specchio parabolico.
E’ noto il cannoncino solare
di cui se ne conoscono
diversi esemplari costruiti nei
secoli addietro: una lente
convergente
disposta
perpendicolarmente al piano
equatoriale concentra i raggi
solari, nel momento del
mezzodì quando il Sole
transita sul piano della lente, su di una miccia che prendendo
fuoco fa sparare il cannoncino.
In questo caso, l’effetto risultante, trattandosi di uno sparo, è più
acustico che visivo. Nell’orologio eliocaustico di Kircher si
riproducono entrambi gli effetti, anche se forse in modo meno
121
vistoso.
Fig. 100 Orologio solare eliocaustico (in basso); fig. 101,
orologio solare magnetico (in alto)
Questo tipo di orologio, detto anche solare ustorio, è costituito da
122
una conca sferica o da un emisfero LMNO (fig. 100) in cui
viene delineato il classico zodiaco gnomonico con le ore
astronomiche. Al centro dell’emisfero si erge uno stilo verticale
sulla cui sommità è posta una pallina di cristallo o, in assenza, da
una pallina di vetro piena d’acqua. Affinché si riproduca
l’effetto desiderato è necessario che sia ben calcolata la distanza
che avrà la pallina di cristallo dalla superficie interna del vaso.
Infatti, le linee orarie devono necessariamente trovarsi alla
“distanza focale” giusta dalla pallina, ovvero la parte del piano
del vaso che contiene le linee orarie e in cui si vuole il
desiderato effetto, deve giacere nel piano focale della pallina di
cristallo (piano focale dove si concentrano i raggi solari.
Per questo motivo, la grandezza della pallina, proprio come lo
stilo nei ormali orologi solari, determina anche le dimensioni del
vaso e quindi dell’intero orologio. Le linee orarie sono incise
nella superficie interna del vaso ed hanno una profondità di
qualche millimetro in modo da poterci inserire della polvere
pirica. Inoltre, nel mezzo di ogni linea oraria si scava un piccolo
canaletto, probabilmente dello spessore del vaso, che contiene
oltre alla detta polvere anche dei mortaretti e, nel fondo, un
minuscolo campanellino.
Durante l’uso succede che la lente, o pallina di cristallo,
concentra i raggi solari sulla superficie ove si trova il tracciato
orario e quando il raggio solare, focalizzato nel punto B, che
corrisponde al punto gnomonico indicatore, passa sulle linee
orarie eccita la polvere pirica ivi contenuta la quale arriva al
canaletto e fa esplodere i mortaretti con conseguente rumore del
campanellino. Il tutto provoca quindi un effetto visivo, dato
dall’incendio della polvere e dal fumo, e sonoro, dato dallo
scoppio dei mortaretti e dal suono del campanellino.
Nel disegno è stato scelto il sistema delle ore Italiche il cui
tracciato all’interno della conca, rende bene l’idea di come viene
realizzato tale orologio.
E’ da notare che un tale strumento ha bisogno di quotidiana
manutenzione dovendo sostituire ogni giorno la polvere nei
canaletti e rimpiazzare i mortaretti; un lavoro, tuttavia, che in un
giardino reale non creava certo alcun problema. Infatti, sembra
che un orologio del genere sia stato appositamente concepito per
123
il divertimento di principi e personaggi illustri. Purtroppo
Kircher non specifica le dimensioni di questo orologio, ma si può
credere che esso fosse abbastanza grande per provocare effetti
sonori e visivi suggestivi.
Nei corollari che seguono il capitolo IV, Kircher accenna
brevemente a qualche altro esemplare di orologio eliocaustico
come, per esempio, quello che indica le ore per mezzo
dell’accensione di candele o lampade sulfuree, causata con un
metodo simile a quello escogitato per quello appena visto.
Orologi solari magnetici
Kircher è considerato l’inventore degli orologi magnetici. Egli li
descrisse per la prima volta nel libro II del “De Arte Magnetica”
e nell’Ars Magna riporta solo alcuni nuovi modelli.
Quelli che interessano direttamente la gnomonica sono
l’Astrolabio magnetico e il Cilindro magnetico.
Il primo ha l’aspetto di un vero e proprio astrolabio, realizzato su
di una piastra nel modo che si vede nella fig. 101. Nei quattro
spicchi A,B,C,D, che si trovano nella parte superiore, vi sono
riportati i quattro tracciati orari: nello spicchio A le ore Italiche,
in B le ore Astronomiche, in C le ore Planetarie e in D le “Case
Celesti”. Al centro P è installato un ago magnetico MN.
Orientato lo strumento in
modo che la linea meridiana
sia rivolta verso il Sole, si
legge l’ora sui tracciato
orario in corrispondenza
dell’ago
magnetico
che
mantiene costantemente la
direzione del Nord.
Questo nuovo astrolabio può
funzionare anche senza ago
magnetico, semplicemente
sostituendo questo con uno
gnomone
di
adeguata
lunghezza,
messo
124
ortogonalmente al piano nel centro P.
Il secondo orologio magnetico è un cilindro composto come in
fig. 102 con uno gnomone VS perpendicolare al cilindro, l’ago
magnetico AB e dall’indice orario DX.
Nella fig. 103 si vedono gli ultimi modelli di orologi meccanicomagnetici descritti da Kircher di cui quello al centro presenta
sette sfere corrispondenti ai sette pianeti e mostra le ore
Planetarie; l’orologio sulla destra mostra le ore per mezzo del
movimento ascendente e discendente della piccola lucertola.
Il libro X continua, nella seconda parte, su argomenti non
attinenti la gnomonica come la Magia Parastatica che contiene
comunque studi interessanti sui miraggi ottici, come quello
famoso della “fata Morgana”. Ma le nostre curiosità gnomoniche
sono ormai soddisfatte e perciò ci fermiamo qui, nella speranza
di aver stimolato l’interesse del lettore verso quest’opera di
Kircher che pur essendo nota ai bibliofili presenta un contenuto
ricco di spunti che risulta praticamente sconosciuto anche agli
specialisti.
Lo scopo principale di questo volume era quello di rendere
chiaro il significato e i pregi degli anni di lavoro che Kircher
aveva dedicato alla Gnomonica, senza tuttavia l’ambizione o la
pretesa di curare un’edizione moderna integrale dell’opera, cosa
che tra l’altro varrebbe veramente la pena fare e che mi auguro
possa essere compiuta da una equipe di esperti in varie
discipline.
Spero quindi di essere riuscito almeno nel tentativo di portare a
conoscenza degli appassionati dell’esistenza di una gnomonica
(almeno quella che abbiamo visto) tutto sommato nuova, diversa
per certi aspetti, stravagante per altri e bizzarra, se si vuole, per
alcune soluzioni, ma pur sempre una gnomonica genuina,
fondata su criteri geometrici che sono ancora alla base di chi,
oggi, vuole cimentarsi a progettare orologi solari senza l’ausilio
del computer. In definitiva, una gnomonica innovativa, almeno
dal punto di vista artistico, che svela molti degli antichi segreti
125
dei costruttori di orologi solari, insieme ad una gamma di
strumenti finora sconosciuti che hanno l’importante ruolo storico
di farci capire in che modo operavano i vecchi cadraniers.
Abbiamo visto come Kircher abbia inserito nella gnomonica
126
elementi di tradizioni culturali differenti, come abbia rinnovato
ed aggiunto nuovi elementi artistici e decorativi che fanno dei
suoi orologi solari degli esemplari unici nella storia della
gnomonica: elementi questi che dimostrando soprattutto come
l’orologio solare non sia solo il risultato di un mero calcolo
aritmetico e di procedure geometriche, ma uno strumento
universale di comunicazione per mezzo del quale l’artista
appende al muro il suo ego e lascia alla sua creazione il compito
di trasportarlo nel tempo e di consegnarlo a chi verrà.
A distanza quindi di tre secoli e mezzo, penso sia giunto il
momento di assegnare nella storia della gnomonica il posto di
tutto rilievo che merita il grande ed appassionato lavoro di
Kircher sugli orologi solari.
127
Nicola Severino
LE PAROLE DELLA GNOMONICA
Dizionario di Gnomonica Kircheriana
Il primo dizionario scientifico di Gnomonica
128
Premessa
In questo secondo libro voglio inserire, a coronamento del primo,
un dizionario di gnomonica che spero resti utile al lettore almeno
sotto due aspetti: a) soddisfare la comodità di un riscontro
immediato del significato dei molti termini inusuali coniati da
Kircher nella sua opera di cui si è trattato nel libro primo; b)
soddisfare l’esigenza del lettore neofita di avere un dizionario, o
prontuario lessicale, di rapida consultazione, per quei termini
“gnomonici” che derivano dall’Astronomia, dalla Geometria e
dalle diverse metodologie costruttive degli orologi solari
adottate nel tempo dagli gnomonisti.
Il lettore si ravvederà facilmente che molti termini fanno parte
del lessico utilizzato da Kircher e che è mia intenzione integrare,
per i motivi esposti nel libro primo, nella moderna terminologia
gnomonica e quindi nel presente dizionario. D’altra parte, come
si fa a non tenere conto di un lavoro tanto vasto quanto diverso,
per gli argomenti e per le soluzioni gnomoniche tecniche ed
artistiche, come quello dell’Ars Magna...?
Per i termini antichi che rappresentano, al contrario di quanto si
potrebbe credere, la maggio parte del lessico gnomonico anche
moderno, ho attinto dalle fonti più autorevoli della Rinascenza:
C. Clavio, O. Fineo, F. Maurolico, F. Vimercato, V. Pini; ma non
ho tralasciato i grandi trattati del “secolo dei lumi”: da quelli
fondamentali di Magdleine, Ozanam e Bion, alle opere di C.
Wolff e Pappiani, fino alle Enciclopedie Metodiche e, in primis,
il “Dictionnaire” di D’Alembert e Diderot.
Quel poco che la gnomonica del XIX e XX secolo ha da
aggiungere al grande arcobaleno storico l’ho attinto dai noti
trattatisti G. Bellavitis, La Leta, Barzizza, Pasini, Garnier e via
dicendo.
Anche per questo lavoro mi sono avvalso della collaborazione di
amici e colleghi che hanno messo a disposizione la propria
129
esperienza teorica e pratica acquisita in lunghi anni di ricerche
nella gnomonica e nella sperimentazione di nuove metodologie
costruttive degli orologi solari.
Nicola Severino
Roccasecca, Giugno 1995
Introduzione
Il presente lavoro costituisce un primo tentativo di
riorganizzare, attraverso l'analisi delle fonti storiche disponibili,
il lessico gnomonico che si è andato delineando nei secoli, con le
diverse classificazioni degli orologi solari escogitati dagli autori
e costruttori di strumenti scientifici, ed in particolare degli
strumenti gnomonici, con maggiore riferimento al periodo
rinascimentale ed illuministico.
Si è cercato qui di recuperare nel gran pentolone della storia
quei termini e modi di dire che hanno caratterizzato la letteratura
gnomonica dell'antichità e della Rinascenza e che,
sfortunatamente, rischiano oggi di restare nell'oblìo totale,
soprattutto se si considera che attualmente anche una disciplina
quale la gnomonica è stata catturata dagli artigli dell'informatica
che ne ha sconvolto totalmente la tradizionale metodologia di
progettazione con la programmazione software del calcolo di
tutti gli elementi di un orologio solare.
Tuttavia, una ristretta élite di appassionati, già da tempo ha
messo in evidenza l'importanza di un sollecito recupero delle
fonti storiche relative alla gnomonica e quanto ci sia ancora da
lavorare in questa piccola fetta di cultura. La gnomonica ellenica,
di cui sappiamo solo delle citazioni di Vitruvio su alcuni orologi
solari; la gnomonica dell'alto medioevo, che rappresenta un vero
buco nero della storia, non solo di questa materia, ma dell'intera
storia degli strumenti scientifici; la gnomonica araba, che solo
130
recentemente ha conquistato l’interesse degli studiosi e
gnomonisti italiani.
Queste lacune della storia della scienza, direi più che della sola
storia della gnomonica, possono benissimo offrire lo stimolo
principale per intraprendere un serio lavoro di ricerca. Ed è
collateralmente all'iniziativa di analizzare le fonti storiche utili
ad eliminare tali lacune che nasce questa semplice idea di tentare
un primo approccio alla riorganizzazione e recupero del lessico
gnomonico usato dagli gnomonisti di tutti i tempi. Naturalmente
questo tentativo è limitato alle fonti disponibili che sono poche,
anzi pochissime, rispetto alla produzione sparsa nei ricettacoli
delle varie istituzioni culturali dell'Europa. Valga sempre, e
comunque, come stimolo ad un maggiore approfondimento per
gli autori che, avendo maggiori e migliori possibilità, vorranno
dedicarvisi con più zelo.
I termini essenziali
Già la parola stessa "Gnomonica" è stata sostituita, se non
alterata, fin dall'antichità con altri appellativi. Gnomonica deriva
dal verbo greco "gnomon" (gnomone) adottato in base al fatto
che lo gnomone, o stilo, si fa interprete (indagatore, conoscitore,
giudice), per la lettura dell'ora sul quadrante solare. Tale
"gnomon indagator umbrae" si riscontra, tuttavia, nella
letteratura in tempi non più antichi di Vitruvio. E' molto
probabile che fino ad allora il termine in uso fosse "sciaterica", o
"scioterica", adottato in base al fatto che gli strumenti che
mostravano le ore a mezzo dell'ombra del Sole (e
presumibilmente questo discorso è ristretto ai soli strumenti di
modeste dimensioni o addirittura portatili) erano appunto
denominati "scioteri", termine che deriva da "scio" che significa
ombra e "tereo" che significa catturare, con evidente riferimento
al piano stesso dell'orologio solare sul quale lo stilo "catturava
l'ombra" del Sole (9).
9
Si veda N. Severino, Storia della Gnomonica, Roccasecca
1992
131
Esichio, grammatico greco del V sec. d.C. e autore di un
importante lessico greco, cita invece il termine "sciotereo" che
significa "osservo le ombre".
Sempre nell'antichità la gnomonica viene appellata anche
"sciografia" (Clemente Alessandrino, II sec. d.C.). Ma le varianti
dei nomi addebitati a questa disciplina vengono modificati o
aggiustati nel corso dei secoli da parte degli studiosi. "Scioterica"
viene anche modificata in "Sciateras" e "Gnomonica" in
"Gnomicen" e "Gnomica" (Francesco Maurolico, sec. XVI),
mentre in qualche luogo si legge addirittura "Sciomachia" che
curiosamente significa "combattimento di ombre".
Lo Gnomone
In tempi relativamente recenti si sono adottati per brevi
periodi i termini di "Horographia" e "Horologiographia", mentre
un
termine
veramente
inusuale
è
"Fotosciaterica"
(Photosciatherica) che l'astronomo C. Wolff nel XVII secolo
introduce in una sua opera per descrivere le grandi meridiane a
"luce" e i nuovi orologi solari che sfruttano, per la lettura
dell'ora, un raggio di luce al posto della classica ombra.
Anche lo gnomone, o stilo, è stato sicuramente ribattezzato più
volte anche se poi ha assunto definitivamente tale appellativo
riferito al semplice bastone, o asta che può essere impiantato in
diversi modi in un orologio solare, mentre non sappiamo con
certezza cosa fosse il "Polos" tanto citato nell'antichità. Anche se
Erodoto, in una sua citazione, sembra distinguerlo dallo
gnomone per mezzo di una congiunzione (...polon et
gnomonem...), non possiamo escludere la possibilità che il
termine "Polos" indicasse anche semplicemente uno gnomone
posto parallelamente all'asse terrestre, ma purtroppo non si è in
grado di dimostrare se gli antichi fossero o no a conoscenza
dell'assostilo.
E' probabile che in seguito lo gnomone abbia assunto nuovi
vocaboli, come per esempio "verunculum" (Plinio il Vecchio e
132
Vegezio), mentre nel Rinascimento, lo "gnomone" trova nuove
categorie di espressioni quando viene adottato lo "stilo
triangolare", cioè lo stilo principale inclinato sul piano
dell’orologio e parallelo all'asse terrestre, e i due lati che
formano con esso un triangolo denominato "triangolo stilare". I
tre lati furono detti "base", "cateco" e "hypotenusa" che
corrispondono rispettivamente (nella moderna nomenclatura) al
"Substilo" (che dà origine alla Substilare, o Sottostilare, o
Sustilare), "Ortostilo" ed "Assostilo" (dal francese "Style-axe").
Classificazione degli orologi solari.
La terminologia gnomonica adottata fin dall'antichità è stata
soggetta, come è evidente, ad una lenta ma inarrestabile
evoluzione lessicale, soprattutto per l'influsso che il progresso
scientifico e tecnologico imponeva ai costruttori di orologi solari,
veri e propri artigiani ormai già nel IV secolo a.C., nella
realizzazione di modelli concettualmente diversi dai precedenti.
I metodi costruttivi, e forse anche i modelli (si pensi agli
orologi monumentali), potevano essere così differenti per
tradizione, da un paese all'altro, che potremmo correre il rischio
oggi di trovarci di fronte anche a diversi termini gnomonici,
senza pensare magari che essi potessero indicare tutti uno stesso
strumento. E' difficile dire con quale termine gli Egiziani
usassero indicare il metodo di computare i momenti (attenzione,
non le ore!) della giornata attraverso l'osservazione del
movimento dell'ombra delle Piramidi (come riferisce Tolomeo)
(10) o, più probabilmente degli obelischi. Ancor peggio sono i
dubbi sull'orologio di Achaz che codici antichi riportano con il
termine "mahalot" (gradi), nella Vulgata gratuitamente tradotto
con orologio solare, o peggio "quadrante solare".
Allo stesso modo non si hanno elementi certi per poter
10
Ma cone fa giustamente rilevare il Dott. Edmondo Marianeschi, le piramidi
egizie sono costruzioni troppo tozze per evitare che l’ombra, per diverse ore
del giorno, cada entro la base, anche perchè per la maggior parte dell’anno, in
quei luoghi il Sole èresta sempre piuttosto alto nel cielo.
133
classificare con sicurezza gli orologi solari della Grecia antica,
cioè del periodo che va da Anassimandro (VI sec. a.C.) a Beroso
Caldeo (III sec. a.C.). E mentre Vitruvio Pollione, nella sua
Architettura (I sec. a.C.), ci regala alcune pagine di gnomonica
con un elenco di artigiani e di orologi solari (pur senza darne una
precisa descrizione) in uso ai suoi tempi, nessuna fonte invece ci
è pervenuta a far luce sulla lontana epoca (VI sec. a.C.) in cui
ebbe inizio la gnomonica ellenica.
Così, sempre restando nel campo della pura ipotesi, possiamo
provare almeno a ricordare i termini di strumenti gnomonici che
grazie agli antichi compilatori e i manipolatori delle antiche
scritture, sono giunti fino al medioevo, e attraverso gli eruditi
dell'Umanesimo e della Rinascenza sono arrivati fino a noi.
Come è stato dimostrato dai ritrovamenti archeologici, già nel
1500 a.C. in Egitto venivano normalmente impiegati per la
misura del tempo gli orologi solari portatili. Segno questo che
dovevano essere in uso anche orologi solari più grandi, sebbene
di semplice realizzazione. Passare poi dal gigantesco obelisco ad
un'asta che su di un piccolo piano servisse allo stesso scopo, non
dovette essere particolarmente complicato.
E' facile quindi supporre che gli orologi solari piani dovettero
esistere già nell'antico Egitto. Per questo, credo personalmente
che Anassimandro ( a cui viene generalmente attribuita
l'"invenzione" degli orologi solari insieme al suo discepolo
Anassimene) non abbia fatto un grande sforzo per adottare uno
strumento che probabilmente era assimilabile al classico orologio
orizzontale: un piano orizzontale, con uno gnomone
perpendicolare, sul quale aveva individuato la proiezione
dell'equatore, dei solstizi e forse delle 12 ore naturali.
Tale orologio solare viene denominato dagli autori con il
termine "Sciotericon", "Horoscopion", "Gnomonem comparavit
at dignoscendas conversiones Solis" ed "Heliotropion". E'
interessante notare che si ha un analogo di circa 1500 anni dopo,
cioè quando nel 1033 circa il monaco tedesco Ermanno Contratto
descrive lo "gnomone girevole da viaggio" che noi oggi siamo
abituati a denominare "orologio cilindrico", o "meridiana del
pastore".
Così, forse un orologio solare con linee solstiziali, equinoziali
134
e divisione oraria, poteva essere denominato all'epoca di
Anassimandro "gnomone idoneo a catturare le ombre attraverso
le "conversioni" del Sole".
Come è evidente, risulta praticamente impossibile effettuare
una classificazione degli orologi solari pre-vitruviani in quanto
non si hanno elementi sufficienti per poterli identificare
singolarmente. Lo "gnomone", "l'eliotropio", "l'oroscopo" o
"vasa horoscopi", il "polos", sono tutti termini che possono
alludere ad altrettanti orologi solari, ma potrebbero anche essere
sinonimi di uno stesso strumento denominato in modi diversi
dagli scrittori.
La mia opinione è che i primi strumenti, lo gnomone e
l'eliotropio, fossero da identificare con un orologio solare in
piano orizzontale in cui vi sono descritti i circoli solstiziali,
equinoziali e le 12 ore temporarie; l'"oroscopo", o "vasi
oroscopi", credo di averli identificati, grazie alle fonti storiche, in
uno strumento simile al precedente, ma arricchito di schemi e
simbologie astrali, secondo le antiche tradizioni astrologiche, che
veniva usato, oltre alla normale lettura dell'ora, per rilevare
l'oroscopo alla nascita di una persona, dato fondamentale nella
tradizione della cultura astroiatrica dell'antichità; il "polos" è,
molto probabilmente, l'orologio solare che nei secoli successivi
venne chiamato semplicemente "scafio" (scaphen), citato da
Vitruvio come "Hemisphaerium".
L'Elenco di Vitruvio.
L'opera di Vitruvio, l'Architettura, ci è giunta in molte versioni
in codici, ben manipolati da copisti e traduttori dall'antichità ad
oggi. In base alle più recenti traduzioni, si è tentato di abolire
alcuni termini che invece vennero usati da quasi tutti gli autori
della Rinascenza e fino alla prima metà di questo secolo. Sicché,
nei moderni testi di gnomonica non si leggono più questi nomi.
E' mio intento emendare (come ho già fatto nella "Storia della
Gnomonica") tali termini. Nella tabella che segue riporto l'elenco
135
completo degli orologi solari citati da Vitruvio, così come si
leggono nelle traduzioni erudite di autorevoli studiosi del
Rinascimento; traduzioni effettuate, peraltro, sulla scorta di
codici antichi che oggi potrebbero non esserci più.
OROLOGI CITATI DA VITRUVIO
- Hemicyclium
- Scaphen o Hemisphaerium
- Discum in Planitia
- Arachnen
- Plinthium sive lacunar
- Pros ta istoroumena
- Pros pan klima
- Pelecinon (da emendare in Pelignum)
- Conum
- Pharetram
- Gonarchen
- Engonaton
- Antiboraeum
- Viatoria pensilia
I termini che rischiano di essere aboliti sono Gonarchen ed
Engonaton sul cui significato si rimanda al Dizionario di
Gnomonica che segue.
La Classificazione degli orologi solari in Cristoforo Clavio.
Cristoforo Clavio è stato uno dei maggiori gnomonisti di
tutti i tempi. Mi pare di qualche interesse quindi vedere in che
modo egli effettuava una classificazione degli orologi solari in
uso ai suoi tempi, secondo i canoni scientifici da lui adottati nella
stesura del grande libro "Gnomonices libri octo" edito nel 1586.
Egli distingue gli orologi solari a seconda della posizione del
piano adottato rispetto ai punti cardinali e ai circoli celesti
primari:
136
1) Orologio orizzontale (equidistante dall'orizzonte).
2) Orologio verticale rivolto a sud.
3) Orologio verticale rivolto a Nord (Boreale).
4) Orologio meridiano orientale (verticale ad est).
5) Orologio meridiano occidentale (verticale ad ovest).
6) Orologio polare superiore.
7) Orologio polare inferiore.
8) Orologio equinoziale superiore.
9) Orologio equinoziale inferiore.
10) Orologio declinante dal sud a est.
11) Orologio declinante dal nord (Borea) a nord-est.
12) Orologio declinante dall'orizzonte superiore rivolto verso
lo zenit (orientale).
13) Orologio declinante dall'orizzonte inferiore rivolto verso
il nadir (orientale).
14) Orologio declinante inclinato sull'orizzonte superiore rivolto
allo zenit.
15) Orologio declinante inclinato sull'orizzonte inferiore
rivolto al nadir.
16) Orologio declinante-inclinato superiore.
17) Orologio declinante-inclinato inferiore.
Questi sono i principali orologi solari classificati da Clavio e
possiamo dire che si tratta senz'altro di una delle primissime
classificazioni moderne degli orologi solari se si esclude che nel
mondo arabo, dove la gnomonica conobbe livelli eccezionali già
nel X secolo, si registravano classificazioni di orologi solari
secondo criteri che sorprenderebbero oggi i più avvezzi
gnomonisti.
Classificazione dei piani di costruzione degli orologi solari in
Athanasius Kircher.
Kircher fa un elenco, o catalogo, di tutti i possibili piani sui quali
possono essere tracciati gli orologi solari. Lo riportiamo in
originale, nel suo latino scorrevole, come egli lo propose nella
sua opera “Ars Magna Lucis et Umbrae” del 1646.
137
Libratum
1. Horizontale.
Verticalia seu ad horizontem recta
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
Verticale ad Meridiem.
Verticale ad Septentrionem.
Meridianum Orientale.
Meridianum Occidentale.
Declinans à Meridie in Ortum.
Declinans à Meridie in Occasum.
Declinans à Septentrione in Ortum.
Declinans à Septenrione in Occasum.
Inclinata ad horizontem
10. Aequinoctiale superius, sive Boreale.
11. Aequinoctiale inferius, sive Australe.
12. Inclinatum ad horizontem inferius ad Austrum, et
aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra
punctum aequinoctiale.
13. Inclinatum ad horizontem superius ad Septentrionem, et
aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra
punctum aequinoctiale.
14. Inclinatum ad horizontem inferius ad Austrum, et
aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat supra
punctum aequinoctiale.
15. Inclinatum ad horizontem superius ad Septentrionem, et
aequidistans circulo maximo qui Meridianum secat supra
punctum aequinoctiale.
16. Polare superius, sive ad Zenith.
17. Polare inferius, sive ad Nadir.
18. Inclinatum ad horizontem inferius ad Septentrionem, et
aequidistans circulo maximo
secanti Meridianum infra Polum.
19. Inclinatum ad horizontem superius ad Austrum, et
aequidistans circulo maximo secanti Meridianum infra Polum.
20. Inclinatum ad horizontem inferius ad Septenrionem, et
138
aequidistans circulo maximo secanti Meridianum supra Polum.
21. Inclinatum ad horizontem superius ad Austrum, et
aequidistans circulo maximo secanti Meridianum supra Polum.
Declinantia ab horizonte
22. Declinans ab horizonte inferius ad Ortum.
23. Declinans ab horizonte superius ad Occasum.
24. Declinans ab horizonte inferius ad Occasum.
25. Declinans ab horizonte superius ad Ortum.
Inclinata simul et Declinantia
26. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum inferius, et
aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat in eodem
puncto cum aequinoctiali.
27. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Occasum
superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat
in eodem puncto cum aequinoctiali.
28. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum inferius, et
aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat infra
punctum aequinoctiale.
29. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Occasum
superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat
infra punctum aequinoctiale.
30. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum inferius, et
aequidistans circolo maximo, qui meridianum secat supra
punctum aequinoctiale.
31. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Ortum
superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat
supra punctum aequinoctiale.
32. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum inferius,
et aequidistans circulo maximo, qui meridianum secat in eodem
puncto cum aequinoctiali.
33. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Ortum
superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat
in eodem puncto cum aequinoctiali.
139
34. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum inferius,
et aequidistans circulo maximo, qui meridianum secat infra
punctum aequinoctiale.
35. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Ortum
superius, aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
infra punctum aequinoctiale.
36. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum
inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
supra punctum aequinoctiale.
37. Inclinatum simul et declinans à Septentrionem in Ortum
superius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
supra punctum aequinoctiale.
38. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum
inferius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat
per Polos.
39. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum
superius, et equidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
per polos.
40. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum
inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
infra polum arctimum.
41. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum
superius, et equidistans circolo maximo, qui Meridianum
secatinfra polum arcticum.
42. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum
inferius, et aequidistans circulo
maximo, qui Meridianum secat supra polum arcticum.
43. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum
superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat
supra polum arcticum.
44. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Occasum
inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
per polos.
45. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum superius, et
aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat per polos.
46. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum
inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secant
infra polum arcticum.
140
47. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum superius, et
aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra polum
arcticum.
48. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Occasum
inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat
infra polum arcticum.
49. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum superius, et
equidistans circolo maximo, qui Meridianum secat supra polum
arcticum.
Questo elenco prevede, per i piani inclinati, il caso di una parete
il cui angolo di inclinazione è minore dell’angolo di inclinazione
dell’Equatore; la stessa parete con angolo di inclinazione
maggiore del complemento della latitudine; per una parete il cui
angolo di inclinazione è minore della latitudine; la stessa parete
con inclinazione maggiore della latitudine.
La classificazione degli orologi solari nell'Enciclopedia del
secolo "dei lumi".
L'"Encyclopédie", o "Dictionnaire reisonné des sciences, des
arts et des métiers", di Diderot e D'Alembert, nota come
l'enciclopedia dei "lumi" e di cui il primo volume fu pubblicato
nel 1751, insieme al supplemento pubblicato successivamente,
contiene alla voce "cadran solaire" un primo sunto efficace della
gnomonica di quei tempi e l'occasione per presentare alcuni studi
speciali, nel supplemento, sugli strumenti solari portatili
d'altezza.
Una prima distinzione degli orologi solari è la seguente (11):
- Orologi equinoziali, orizzontali, verticali, polari, diretti,
elevati declinanti, inclinati, reclinati, cilindrici, ecc.
Gli orologi solari vengono qui distinti in due specie. Nella
prima specie sono classificati quelli costruiti sul piano
orizzontale e verticale. Di seconda specie sono quelli costruiti su
11
Enciclopédie raisonné... Tome II, p. 499 ed. del 1773, voce
"cadran solaire".
141
piani declinanti, inclinati o reclinanti. I quadranti equinoziali
pare costituissero una specie a parte se sono stati definiti al di
fuori di queste categorie.
Quasi ogni categoria di questi principali orologi solari ha dei
sottogruppi che possiamo così specificare andando quindi a
delineare il quadro generalmente accettato anche in tempi
moderni della classificazione di quasi tutte le categorie di orologi
solari:
Nello specificare le varie categorie di "quadranti solari", come
generalmente i francesi denominano tutti gli orologi solari,
142
l'Encyclopédie di Diderot dà largo spazio alle definizioni di ogni
parte degli orologi con alcune particolarità, a dire il vero, mai
riscontrate nella letteratura gnomonica che in genere resta molto
superficiale sul lessico e molto riguardevole per le cose
descrittive.
Per esempio, a pagina 501 del tomo II (si veda la nota 2) si
specifica che i "quadranti il cui piano è rivolto esattamente sui
punti cardinali dell'orizzonte, si chiamano "quadranti diretti", da
cui deriverebbe anche la definizione di "Gnomonica diretta". In
particolare, se il piano dei quadranti diretti è perpendicolare
all'orizzonte, questi vengono chiamati "quadranti retti". Per
esempio, un orologio "orientale" si chiamerebbe "quadrante retto
meridionale", o settentrionale e via dicendo. L'orologio verticale
meridionale, o australe, cioè comunemente rivolto a Sud, viene
denominato precisamente "quadrante retto direttamente
meridionale" o settentrionale.
Jacques Ozanam.
A questo punto, e per terminare questa prima parte che precede
il dizionario, è interessante riportare quanto scrive il grande J.
Ozanam in merito a tali definizioni nel suo articolo
"Gnomonique" del Dictionnaire Mathematique pubblicato a
Parigi nel 1691:
"Il quadrante, o orologio solare, è la rappresentazione dei circoli
della Sfera su un Piano, per mezzo dei Raggi che partono
direttamente dal Sole, o per mezzo della loro Riflessione, o
ancora Rifrazione; per questo motivo la Gnomonica si divide in
"Diretta", in "Riflessa" e in "Rompue".
- La Gnomonica "diretta" è quella che si pratica per mezzo dei
Raggi inviati direttamente dal centro del Sole sulla punta dello
stilo (oggi diremmo quadranti diretti, o direzionali, quelli che per
la lettura dell'ora sfruttano l'angolo orario del Sole).
- La Gnomonica Riflessa è quella che si pratica per mezzo della
riflessione dei Raggi del Sole.
143
- La Gnomonica Rompue (un appellativo davvero inusitato) è
quella che si pratica per mezzo della rifrazione. E per questa
valga l'esempio dell'orologio solare a rifrazione ricavato
empiricamente nell'interno di una coppa riempita d'acqua,
descritto da Oddi Muzio nel suo libro "Orologi solari", edito nel
1614, quando non erano ancora state trovate le leggi
matematiche della rifrazione.
Il piccolo e concentrato articolo di Ozanam ci regala qualche
altra definizione, specificando che esse appartengono alla
gnomonica diretta.
Oltre all'"orizzonte del piano" del quadrante, l'"asse del
quadrante", i vari piani del quadrante, la sustilare e l'equinoziale,
egli definisce la "Linea delle sei ore", comune sezione del
"Cerchio delle sei ore" e del piano del quadrante; il "Cerchio
delle sei ore" che è un cerchio orario ed è perpendicolare al
Meridiano e di conseguenza taglia l'orizzonte nei punti cardinali
Est ed Ovest; il "Centro divisore" che è un punto nel piano del
quadrante che rappresenta il Centro del Mondo e serve a
suddividere in gradi la rappresentazione di un cerchio massimo
della sfera. Per esempio, la proiezione sul quadro del vertice
dell'assostilo rappresenta il punto detto "centro divisore" della
sustilare, mentre la proiezione ortogonale del piede del triangolo
stilare (piede dell'assostilo) nel piano del quadro, rappresenta il
"centro divisore" della linea dell'orizzonte, altrimenti detta oggi
"retta alba-tramonto" (per tutte queste definizioni si veda il
Dizionario più avanti).
Infine, tutti i "punti divisori" delle rette orarie sono
equidistanti dal Centro dell'orologio. E così, egli seguita a
specificare nuove definizioni, come il "Centro dell'Equatore", il
"Raggio dell'Equatore", il "Verticale del Piano", lo "zenit del
piano" che dà luogo alla "faccia superiore ed inferiore del piano",
l'"Arco dell'equatore" ed altri termini ormai perduti nel moderno
lessico gnomonico.
L'importanza di un recupero lessicale nella Gnomonica è data
144
in parte dal tentativo di salvare una tradizione antica che
costituisce il vocabolario dello scheletro geometrico della
gnomonica, in parte perchè ciò che resta degli antichi metodi
geometrici per la costruzione degli orologi solari, vengono oggi
presentati senza questa importante nomenclatura dando
l'apparenza di cose appena inventate, senza appunto una
tradizione storica. Faccio un esempio. Nell'apprendere molti
metodi geometrici costruttivi sui libri che vanno dalla metà del
1800 ad oggi, sono rimasto colpito da questa totale assenza di un
vocabolario gnomonico adeguato che definisca tutte le fasi nel
procedimento di progettazione degli orologi solari. Ogni
procedimento viene sempre descritto come "prendere il
segmento...tirare la perpendicolare alla linea AB... congiungere i
punti orari della linea EF con...”, e via dicendo. Mentre invece
una corretta descrizione del metodo geometrico dovrebbe tener
conto della nomenclatura in uso anticamente.
Un altro esempio è dato da Francesco Vimercato che nel libro
"Diaolgo de gl'horologi solari" (Venezia 1586, il primo libro in
italiano sugli orologi solari) definisce le ore italiche "ore
peregrine" e nella costruzione geometrica degli orologi solari
verticali e orizzontali definisce la "Linea della contingenza" che
è niente altro che la linea sulla quale si riportano le suddivisioni
orarie da congiungere col centro dell'orologio.
"Queste linee della contingenza mi piacciono molto - scrive
Vimercato - poiché rappresentando in sé la superficie
Equinottiale, per le linee dal centro del circolo Equinottiale in se
terminante contengono la ragione di mandar di novo da esse
terminatione le linee horarie proportionatamente alli centri di
circoli de gli Horologi di Base, et Cateco, secondo l'altezza del
Polo composti".
Le linee della contingenza le ritroviamo anche in Wolff negli
"Elementa Gnomonicae" del 1717, in Kircher e in altri autori.
Allora, da oggi in poi, nelle costruzioni geometriche si dirà
correttamente che le suddivisioni orarie si otterranno
congiungendo i punti orari sulla linea della contingenza col
145
centro dell'orologio.
Ancora, Vimercato descrive il "Raggidico Solare", lo
strumento classico della Gnomonica, usato fino al secolo scorso
e chiamato "Trigono dei segni", termine adottato dal lessico
francese "Trigone des signes".
In conclusione, i "nuovi" termini che abbiamo visto finora
fanno parte di un vocabolario gnomonico tutto da rifare se non lo
si vuole perdere. Leggendo un'opera erudita sulla gnomonica,
come quella di Claudio Pasini, "Orologi Solari" del 1900, si può
constatare come tutti questi vocaboli siano caduti
ingiustificatamente in desuetudine.
Per questo motivo, con questo articolo e il Dizionario che
segue, spero di aver in parte contribuito al recupero di questa
antica terminologia e di aver soprattutto sensibilizzato e
stimolato il lettore a muoversi nelle sue ricerche anche in questo
senso.
DIZIONARIO DI GNOMONICA
Per la consultazione:
I termini sono esplicati in ordine alfabetico.
Non sono riportate le lettere H e U per mancanza di termini con
queste iniziali.
Dove indicato R. F. leggasi Riferimento Figura n°---- del Libro
Primo (Gnomonica Kircheriana)
- Abaco combinatorio orografico:
è un abaco che riporta la successione numerica e la
corrispondenza tra i sistemi orari Astronomico, Babilonico e
Italico. Con esso era possibile leggere all’istante la
corrispondente ora tra un sistema ed un’altro. Fu descritto da
Kircher nella sua opera principale di Gnomonica “Ars Magna
Lucis et Umbrae” (R.F. 2)
146
- Alba-tramonto (retta):
è l'intersezione del piano dell'orizzonte con il Primo Verticale.
Nel caso di orologi non declinanti, essa è contenuta nel Primo
Verticale. E’ sempre perpendicolare alla linea meridiana.
- Almucantarat:
cerchio minore della sfera celeste parallelo all'Orizzonte. Sono
chiamati anche Cerchi di Altezza e venivano spesso rappresentati
negli orologi solari nei secoli XVII e XVIII.
- Altezza dell'assostilo:
è rappresentata dalla distanza tra il vertice, apice o punta dello
stilo e il "piede" (v. "piede") dello stesso stilo. Oppure si può
definire come l'angolo che forma lo stilo inclinato (assostilo) e la
sua proiezione ortogonale sul piano, che dà origine alla
"sustilare" (vedi).
- Altezza dell'ortostilo:
è rappresentata dalla distanza dal
perpendicolare al piano ed il suo "piede".
vertice
dello
stilo
- Analemma:
è il primo enunciato teorico della gnomonica e si trova nel quarto
libro dell'Architettura di Vitruvio. Si tratta di una proiezione
ortografica, cioè perpendicolare, del moto apparente del Sole
(analemma semplice) sul piano del Meridiano di un qualsiasi
luogo.
- Analemma Chatolicum (Universale):
viene detta così da Kircher la rappresentazione in piano del
triangolo dei segni e dei circoli principali della sfera. E’ noto che
il trigono dei segni (v.) è uno strumento molto usato
nell’antichità. Kircher aggiunge l’aggettivo “conotomica” per
descrivere le proiezioni dei segni zodiacali .
- Analemma generalizzato:
sistema grafico di realizzazione degli orologi solari per
147
ribaltamento dei piani di proiezione dell'equatore, cerchi orari e
cerchi di declinazione del Sole.
- Analemma (rosa degli): è una figura ricavata da Luigi Ronca
(Gnomonica sulla sfera ed analemma di Vitruvio, Atti
dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1976) per
visualizzare graficamente tutti i piani di ribaltamento della sfera
celeste, compresi tutti i cerchi orari, che consentono di avere una
visione completa degli elementi principali che compongono un
orologio solare murale.
- Analemma (grafico): (vedi "lemniscata")
- Analemmatico: (vedi orologio analemmatico).
- Analogie:
sono gli enunciati di Jacques Ozanam, insigne matematico e
gnomonista del sec. XVIII, relativi ai primi metodi
trigonometrici trovati per costruire gli orologi solari “per punti”.
E’ da notare che tali analogie erano già note ed in uso presso gli
astronomi arabi già nel XIII secolo. Ecco un esempio preso da
Ozanam, valido per la costruzione di un orologio solare
orizzontale: “Come il seno del complemento della distanza oraria
sta al seno della distanza oraria, così il seno dell’elevazione del
polo (latitudine) sta alla tangente dell’angolo orario”.
- Anello Astronomico: (vedi orologio ad anello).
- Anello Universale: (vedi orologio ad anello)
- Angolo Orario:
Coordinata celeste del sistema equatoriale. Secondo la
convezione astronomica è misurato sull’equatore, è contato dal
transito del Sole al meridiano, è positivo dopo il transito.
- Angolo orario nell'orologio solare:
è l'angolo compreso tra la linea oraria e la linea sustilare (v.)
148
- Anno Gnomonico:
è definito come lo spazio, percorso dall’ombra dello gnomone
(vertice dello stilo), compreso tra i punti d’intersezione della
linea meridiana con le curve diurne del tropico del Cancro e del
Capricorno, naturalmente in senso discendente ed ascendente.
- Arco diurno:
è il percorso apparente che effettua un corpo celeste sulla sfera
celeste, dal suo sorgere al suo tramontare. Sull'orologio solare si
riporta la proiezione ortografica di tale arco, che individua sul
piano le cosiddette "curve" di declinazione del Sole.
- Arco dell'Equatore:
è la parte dell'Equatore compresa tra il meridiano del luogo e il
meridiano del piano declinante.
- Arco dei Segni: (v. Radio Orario)
- Armilla Catottrica:
Strumento sconosciuto assimilabile ad una sfera armillare di tipo
catottrica descritta da Kircher e funzionante per mezzo della
riflessione dei raggi del Sole sui cerchi che compongono lo
strumento.
- Armillare (sfera):
Strumento astronomico molto antico (risale probabilmente ad
Ipparco) per mezzo del quale è possibile raffigurare la sfera
celeste con tutti i suoi circoli. Serve per risolvere problemi di
computo del tempo e di svariati calcoli di astronomia di
posizione.
- Asse del Mondo:
detto anche Asse Polare, Asse Terrestre, Asse di rotazione della
Terra, è rappresentato da una linea retta immaginaria che passa
per i due poli del mondo Nord e Sud.
- Asse del quadrante:
è una linea retta condotta dal Centro del quadrante (v.) e per la
149
punta o vertice dello stilo. Tale è la definizione di C. Ozanam
che per Asse intende l'Assostile.
- Assostile: (vedi Gnomone).
- Astrolabio:
uno dei principali strumenti astronomici in uso dall'antichità e
fino alla fine della Rinascenza. L'astrolabio planisferico è il
modello classico, basato sulla proiezione stereografica della sfera
celeste su di un piano orizzontale. Il termine "astrolabio"
significa letteralmente "prendere le stelle" ed è servito ad
astronomi e navigatori nei calcoli di astronomia di posizione e
per la misurazione del tempo.
- Astrolabio Anacamptico:
Kircher indica con questo termine il famoso strumento
gnomonico catottrico realizzato nella galleria del Palazzo Spada
a Roma per mano di Emanuele Maignan.
- Astrolabiografia figurata:
è ciò che A. Kircher denomina pure "Proteus sciathericus"., quasi
ad indicare le direzioni da lui scelte per apportare indelebili
innovazioni all’arida gnomonica geometrica. Tutto il libro VI
dell’Ars Magna Lucis et Umbrae contiene questa
Astrolabiografia che sembra davvero operare una sorta di
metamorfosi della gnomonica, che in effetti avviene per
esempio nelle idee geniali di “congiungere”, per usare un suo
stesso termine, la Gnomonica con l’Astrologia, con la
Matematica, con l’Astronomia, con l’arcano.
- Astrolabio Gnomonico:
definito da A. Kircher come lo strumento, o “organum”, nel
quale si rappresenta tutta la “dottrina del primo mobile”, cioè le
proiezioni dei circoli della sfera celeste, attraverso l’ombra dello
gnomone.
- Astrolabio Gnomonico Sferico:
è un globo (R.F. 28) sul quale vengono tracciati vari sistemi
150
orari, cerchi azimutali ed almucantarat. E’ provvisto di un doppio
stilo detto “duplici brachio”, cioè a doppio braccio (v.).
- Astroscopia:
e la parte della gnomonica che si occupa di realizzare orologi
lunari (v.). Viene detta anche "Sciaterica-Selenica", “Horoscopia
Seleniaca” o "Sciatherica nocturna" (Kircher).
- Australe:
Sinonimo di Meridionale, Sud, Mezzogiorno, Austro.
- Austro: (vedi Australe).
- Azimut (del quadro):
Coordinata celeste del sistema altazimutale. Secondo la
convenzione astronomica è misurato lungo l’orizzonte; è zero in
corrispondenza della direzione Sud, è positivo verso Nord,
passando per Ovest. L’azimut viene a volte adottato nella
misurazione dell’angolo di declinazione della parete sul quale si
costruisce l’orologio e, secondo alcuni autori, viene contato a
partire dal Nord verso Sud, passando per l’Est.
- Basamento triangolare:
è uno strumento gnomonico in
uso nell’antichità descritto da
P.S.M. Magdleine. Si tratta di un
basamento (fig. 2) in forma di
triangolo equilatero di legno ben
stagionato di circa un piede di
diametro e di due pollici di
spessore, che poggia su tre viti
(come si vede nella figura).
Questo strumento serve per
prendere con facilità la declinazione e l’inclinazione delle facce
degli orologi da realizzare su poliedri.
- Beroso (caldeo):
sacerdote caldeo che probabilmente introdusse per primo
151
nell’Ellade importanti innovazioni negli orologi solari allora in
uso. Famoso è appunto l’Hemicyclium citato da Vitruvio nella
sua Architettura (Lib. IX, cap. IX) al quale Beroso operò il
significativo taglio “ad enclima”, cioè secondo l’angolo di
latitudine del luogo che permise di dare non solo un volto nuovo
a questo orologio solare e uno stile più sobrio ed elegante, ma
soprattutto la comodità derivante dall’aver tolto un grosso pezzo
di pietra molto pesante, a beneficio di una maggiore
maneggevolezza e trasportabilità.
- Bifilare: (vedi orologio bifilare).
- Boreale:
Sinonimo di Borea che sta ad indicare l’emisfero Nord del Globo
Terrestre e della Sfera Celeste.
- Boreale (orologio): (vedi orologio boreale).
- Botanologia Sciaterica: (v. Gnomonica Botanologica)
- Bussola:
strumento di orientamento composto da un ago magnetico
sospeso che indica sempre il Nord (magnetico). E' stata spesso
utilizzata come supporto per moltissimi orologi solari portatili
del passato.
- Bussola solare:
Strumento gnomonico in grado di definire, in un determinato
luogo, l’orientamento, cioè la direzione del meridiano geografico
del luogo e così la direzione Nord. Le bussole solari sono
meridiane orizzontali usate “a rovescio”, cioè data l’ora vera del
momento, in quel luogo, vengono fatte ruotare attorno
all’ortostilo, fino a che quest’ora coincide con quella indicata
dall’ombra stilare: la retta oraria XII indica la direzione Nord del
meridiano. Ve ne sono di vari tipi, alcune delle quali, più precise,
tengono conto della latitudine e longitudine del luogo e facilitano
la stima dell’ora vera locale a partire da quella civile media del
fuso, che è segnata dai nostri normali orologi. Le applicazioni
152
moderne delle bussole solari sono: ricerca dell’orientamento in
zone desertiche da parte di unità militari che non possono usare
bussole magnetiche perchè disturbate da masse ferrose (armi);
esecuzione dei cosiddetti “giri di bussola” per la compensazione
che le bussole magnetiche navali debbono subire in conseguenza
del disturbo che le medesime subiscono per la presenza di masse
magnetiche a bordo.
- Catottriche (meridiane): (vedi orologi catottrici).
- Centro del Quadrante:
E' il punto nel piano del quadrante dove convergono tutte le linee
orarie (Ozanam). Questo centro rappresenta sempre il Polo del
Mondo, che è elevato sull'Orizzonte del Piano (v.)
- Centro Divisore:
è un punto nel piano del quadrante che rappresenta il centro del
Mondo e che serve per dividere in gradi la rappresentazione del
grande cerchio della Sfera. Con riferimento alla figura 2, il punto
D è il centro divisore della sustilare CL ed il punto F è il centro
divisore dell'orizzontale AB. Tutti i centri divisori delle linee
orarie sono egualmente distanziati dal centro C del quadrante
(Ozanam).
153
- Centro dell'Equatore:
è il centro divisore della linea equinoziale. Nella fig. 2 è K che si
prende sempre sulla sustilare CL e che è distante dall'Equinoziale
della quantità del Raggio dell'Equatore (v.).
- Cerchi Orari:
sono l’intersezione dei piani orari con la volta celeste. I piani
orari (e i cerchi) sono solo quelli che passano per i poli Nord e
Sud e contengono l’Asse del Mondo (asse orario). Tutti i cerchi
orari sono massimi. Il solo piano orario verticale è il piano
meridiano che, a sua volta, è perpendicolare al Primo Verticale.
Il Primo Verticale non passa per i Poli, ne segue che non è un
cerchio orario; passa per lo Zenit e il Nadir, quindi è un cerchio
massimo.
- Cerchio delle Sei ore:
è un cerchio orario che è perpendicolare al cerchio meridiano e
di conseguenza taglia l'orizzonte nei punti del vero oriente (Est)
e del vero occidente (Ovest). Questo cerchio delle sei ore, e
quindi la linea delle Sei ore, definita così da C. Ozanam nel XVII
secolo, è quella che oggi viene detta retta "alba-tramonto" (v.).
- Ciclotetragono (strumento):
strumento inventato da Kircher che serve per trasformare il
valore in gradi di un arco nella rispettiva retta. Per esempio: Dati
gli archi di 40, 80, 90, 120, 180, 200 gradi, assegnare le
rispettive rette uguali (R.F. 4)
- Cilindro orario: (vedi Orologio cilindrico, Meridiana del
pastore).
- Correzione del fuso:
è la differenza di longitudine tra un determinato luogo di
osservazione ed il Meridiano Centrale del Fuso al quale il paese
appartiene.
- Cozza (meridiana): Vedi Orologio solare Cozza.
154
- Declinante:
si dice declinante, un orologio solare realizzato su di un piano
che declina dal Primo Verticale (v.) (vedi pure Declinazione).
- Declinatorio:
è lo strumento in uso nel Rinascimento che permetteva di
calcolare con facilità la declinazione di una parete o di un piano
comunque orientato. Kircher lo denomina pure "istrumentum
encliticum" ed il Bion lo chiama anche “Indeclinatorio” (R.F. 7).
- Declinazione gnomonica:
è definita generalmente come l'angolo, misurato in gradi in senso
antiorario, che il piano sul quale si costruisce l'orologio fa con il
piano del Primo Verticale (v.). Essa può assumere valori positivi
se la parete declina verso Est, o negativi se declina verso Ovest.
- Declinazione (linea di)
E’ la proiezione ortografica sul piano del quadrante del cerchio
descritto dal Sole in corrispondenza di una determinata
declinazione. Questo cerchio, necessariamente parallelo
all’equatore celeste, è sempre minore, salvo agli equinozi in cui
il cerchio diventa massimo. Le linee di declinazione sono delle
coniche; di solito negli orologi solari se ne segnano sette,
corrispondenti agli ingressi del Sole nei rispettivi segni zodiacali.
- Diottra Gnomonica (o Alidada Gnomonica):
è uno strumento gnomonico descritto da P.S.M. Magdleine con
due pinnule di cui se ne ignora l’uso (fig.4).
155
- Direttorio:
strumento gnomonico citato da
P.S.M. Magdleine. E’ formato da
una tavoletta orizzontale (fig. 5)
sulla
quale
si
applica
perpendicolarmente un “equerre”,
o squadra, alto tre pollici per gli
orologi
piccoli
e
proporzionatamente per quelli più
grandi. Serve unicamente ad
impiantare correttamente lo stilo sul piano del muro. Un esempio
d’applicazione di questo strumento si vede in Giovanni
Galluccio nel libro “Nova fabricandi Horaria” del 1596.
- Distanza sustilare:
è la distanza angolare, sul piano del quadrante declinante, tra la
linea meridiana e la sustilare.
- Elevazione del Polo sul piano:
è l'angolo dell'Asse del quadrante (v.) con la Sustilare (v.).
- Eliodromo - ηλι′οδροµον:
è definito da Kircher come lo spazio, o superficie gnomonica,
negli orologi solari concavi compreso tra le proiezioni dei due
tropici, ovvero lo spazio compreso tra le due curve diurne
corrispondenti al solstizio estivo e al solstizio invernale. Tale
spazio viene volgarmente denominato “zona torrida”.
Fig. 6 Eliodromon
- Enclitico (strumento): (v. Declinatorio)
156
- Equatoriale, orologio: (vedi orologio equatoriale).
- Equatoriale, piano:
si rappresenta sul piano del quadrante attraverso la proiezione
ortogonale del piano dell'equatore celeste. Nell'orologio diventa
la retta (perchè cerchio massimo) equinoziale (v.)
- Equazione del tempo:
è la differenza tra il tempo solare vero ed il tempo medio. Essa si
rappresenta negli orologi solari attraverso il grafico sinusoidale
dell'E.T., oppure con la "lemniscata" (v.) del tempo medio.
- Equerre (doppio):
strumento gnomonico descritto
da P.S.M. Magdleine. E’ come
una doppia squadra. Su una
tavoletta disposta verticalmente
(fig. 7) si applicano due
“equerre”, cioè due squadre
distanziate tra loro. Serve per
aggiustare la posizione dell’asse,
o parte dell’assostilo nei grandi orologi solari da parete,
specialmente in quelli molto declinanti o inclinati.
- Equinoziale, Linea:
intersezione del piano equatoriale celeste col piano di
costruzione dell'orologio solare. Essendo l'equatore celeste un
cerchio massimo, la linea equinoziale sarà una retta.
- Estremità dello stilo:
vertice, o punta dello stilo impiegato in un orologio solare. E' in
ogni caso o il vertice dell'assostilo, o l'estremità della punta
dell'ortostilo.
- Foro gnomonico (o foro eliotropico):
o “gnomone fotosciaterico”, è un piccolo foro con un diametro
delle dimensioni pari a circa 1/250 (Garnier) della lunghezza
dell’”assostilo” (v.), praticato in genere su una piastrina
157
metallica rotonda. Il foro coincidendo con il vertice
dell'assostilo, diventa lo “foro gnomonico” indicatore dell'ora. Le
meridiane "a luce" sono tutte costituite da un foro gnomonico.
- Fotosciaterica:
termine con il quale, nel secolo XVIII, venne chiamato il ramo
della Gnomonica che si occupa dello studio e realizzazione degli
orologi solari che sfruttano come elemento per la lettura dell'ora
non più l'ombra dello stilo, ma un raggio di luce (da cui photosciaterica), come nelle meridiane "a luce" all'interno delle
cattedrali. Tale termine, rarissimo, non si ritrova in testi anteriori
al XVIII secolo. Citato da C. Wolff e da un'enciclopedia
dell'epoca.
- Giorno Gnomonico:
è definito come lo spazio percorso dall’ombra dello gnomone
(vertice dello stilo) sul quadro dell’orologio dal sorgere del sole
(inizio illuminazione del piano) al suo tramonto.
- Gnomica:
non si tratta di un errore di stampa, come di solito si ritiene. E’ il
curioso appellativo dato alla Gnomonica da alcuni autori del
Passato, tra cui Francesco Maurolico. Il termine ricorre anche in
certi manoscritti del XVII secolo. E’ da considerarsi solo come
un inusitato diminutivo del termine gnomonica.
- Gnomone:
Gnomone deriva dal greco "gnomon", che vuol dire indagatore,
conoscitore, giudice. Lo gnomone è quindi, in generale,
l'elemento per mezzo del quale si conoscono le ore e le altre
informazioni su un quadrante solare. Il più antico gnomone
poteva essere costituito da un semplice bastone piantato
verticalmente nel suolo, ma in questo caso la direzione
dell'ombra non è sempre uguale durante l'anno. Sono occorsi più
di due millenni alla gnomonica per adottare definitivamente uno
stilo (v.) parallelo all'asse terrestre che elimina tale
inconveniente. Riferendoci ad un quadrante solare murale
verticale non declinante, possiamo definire l'Assostile come lo
158
stilo impiantato parallelamente all'asse terrestre; l'ortostilo,
impiantato perpendicolarmente al piano nel punto d'intersezione
tra la retta "alba-tramonto" (v.) e la linea meridiana che
costituisce il "piede" (v.) dell'ortostilo; il Substilo, che è la retta
sul piano del quadrante condotta dal centro del quadrante (v.) al
piede dell'ortostilo. Questi tre elementi formano un triangolo
detto "triangolo gnomonico", o "triangolo stilare" (v.) e
anticamente
venivano
denominati,
rispettivamente,
"hypotenusa", "cateco" e "base" del triangolo stilare. E' da
rilevare che la direzione dell'ombra dell'assostilo serve per la
lettura dell'ora, mentre solo il suo vertice permette di leggere le
indicazioni calendariali. Dell'ortostilo, solo il vertice d'ombra
serve per la lettura dell'ora e del calendario in un orologio solare.
Si ricorda infine la distinzione fatta da Kircher che prevede lo
“stilo retto” come gnomone vero e proprio (verticale); lo “stilo
obliquo” per gli orologi equinoziali e gli orologi astronomici ove
lo stilo si presenta obliquo; “stilo trasversale” equivalente
all’assostilo.
- Gnomonica:
è il termine con il quale, fin dall'antichità, fu designata l'arte di
realizzare orologi solari. In epoca pre-Vitruviana, la G. era
denominata, probabilmente, con l'appellativo di "Sciaterica", o
"Scioterica", che deriva dal greco, il cui significato è "catturo le
ombre", con riferimento al piano sul quale venivano realizzati gli
orologi solari che appunto "catturavano" l'ombra del Sole per
mezzo della quale si effettuava il computo del tempo. In seguito,
la G. fu denominata anche "Horographia" e "Horologiographia".
Per Kircher la Gnomonica è detta anche “Astronomia
Sciaterica”.
- Gnomonica Anacamptica:
il termine deriva dal greco αναχαµπτιχος che significa
“riflesso”. Kircher la denomina pure “Astronomia Riflessa”. In
effetti, Gnomonica Anacamptica è il giusto termine con cui si
identifica quella parte della materia che tratta degli orologi solari
di qualsiasi specie funzionanti per mezzo della riflessione del
raggio del Sole. La G.A. viene anche detta “Gnomonica
159
Catottrica” (v.) in quanto gli orologi solari a riflessione vengono
volgarmente chiamati “catottrici”.
- Gnomonica "Anaclastica":
si occupa della costruzione degli orologi solari che funzionano
per mezzo della rifrazione dei raggi del Sole. Ozanam la chiamò
“Gnomonica Rompue” (v.), corrispettivo di “gnomonica rotta”,
riferendosi ai raggi del Sole spezzati dalla rifrazione nell’acqua.
Con tutto il rispetto per l’autorità di Ozanam, tuttavia
l’appellativo indicato da Kircher ci sembra molto più adeguato.
Il termine anaclastico deriva dal verbo greco αναχλαςτων che
significa appunto rifrangere.
- Gnomonica Analemmatico-Geometrica:
Così Kircher denomina il metodo di costruire orologi solari
verticali, orizzontali, equinoziali e polari con l’ausilio del solo
Triangolo Gnomonico (v.)
- Gnomonica Arcana:
è quella che prevede, secondo Kircher,
la fusione tra
Astronomia, Astrologia con altri elementi esoterici.
- Gnomonica Botanologica (Botanologia Sciatherica):
si occupa della costruzione di orologi solari calendariali che
indicano l’influsso delle erbe e piante medicinali sul corpo
umano, secondo le antiche regole dell’erboristeria e della
medicina. Fa parte della Gnomonica Fisico-Astrologica (v.) di
Kircher.
- Gnomonica Catottrica:
si occupa della costruzione degli orologi solari “catottrici”, cioè
funzionanti a mezzo della riflessione dei raggi solari, anziché
dell’ombra. Viene chiamata anche “Gnomonica Anacamptica”
(v.)
- Gnomonica, Cosmometria (Kircher), "sive de mundanorum
partium situ, magnitudine quantitate, altitudine, luc-umbri
ratiocinio investiganda". E’ la definizione di Kircher. In effetti,
160
egli include in questa sezione tutti i problemi relativi a
rilevamenti topografici con metodi che sfruttano la luce diretta,
l’ombra, la riflessione e la rifrazione.
- Gnomonica "Diretta":
è quella che si pratica per mezzo dei raggi inviati direttamente
dal centro del Sole sulla punta dello stilo (Ozanam). Più in
generale, la gnomonica diretta dà vita agli orologi solari
"direzionali" che sfruttano, per la lettura dell'ora, l'angolo orario
del sole.
- Gnomonica Fisico-astrologica:
Kircher la definisce come la scienza (usa proprio questo termine)
che si occupa della costruzione di orologi solari che per mezzo
dello gnomone indicano tutte quelle cose fisiche che hanno
qualche connessione con i moti celesti dei pianeti, del Sole e
della Luna come l’influenza che i corpi celesti possono avere
sull’agricoltura, sul corpo umano, effemeridi astronomiche, ecc.
Uno di questi orologi è l”Hemerologion Ecclesiasticum” (v.) e
l’”Hemerologion astronomicum” (v.) (R.F.44)
- Gnomonica, Geografia:
Con il termine "Geographia Gnomonica", A. Kircher definisce,
nel secolo XVII, le metodologie di descrizione degli elementi
geografici (latitudine, longitudine, ecc.) nel piano dell'orologio.
- Gnomonica Riflessa:
è quella che si pratica per mezzo della riflessione dei raggi del
Sole. Da questa derivano gli orologi a riflessione (v.).
- Gnomonica "Rompue":
è quella che si pratica per mezzo della Rifrazione dei raggi del
Sole. Da questa derivano gli orologi a rifrazione (v.) come quello
ricavato in un vaso ricolmo d'acqua. L'aggettivo "rompue" è stato
dato da C. Ozanam nel XVII secolo.
- Gnomonica Selenica: (vedi Astroscopia).
161
- Gnomonista:
è lo studioso di gnomonica teorica, della sua storia, o l'artista che
realizza esemplari di orologi solari.
- Grue di Valentino Pini:
V. Pini, nel suo trattato “Fabrica de gl’horologi solari” del 1598,
un orologio solare tenuto da una statua che regge anche lo stilo,
il tutto poggiato sulla base di una colonna molto alta. Su un’altra
colonna uguale, poggia un’altra statua che mostra il vento. Così
Pini descrive il suo progetto: “Grue che col rostro mostra l’hore.
Fanciullo che con una bacchetta mostra l’hore. Statua che nel
spirare del vento sona una tromba et mostra il vento, che
domina”.
- Illuminazione del Piano:
è il calcolo che a volte si esegue, nella costruzione di un orologio
solare, per conoscere per quante ore, alle varie date dell'anno, il
quadro dell'orologio riceve la luce del Sole, condizione
essenziale perchè funzioni.
- Inclinato (orologio): (vedi orologio inclinato).
- Inclinatorio:
è lo strumento gnomonico per misurare l’inclinazione di un
piano o muro sul quale costruire l’orologio solare inclinato.
- Inclinazione (del piano):
l'I. del piano dell'orologio è l'angolo formato tra il piano del
quadrante ed il piano dell'orizzonte. Ozanam definisce l'I. del
piano come il più piccolo arco di un verticale perpendicolare al
piano, compreso entro il piano e l'orizzonte.
- Lemniscata:
in gnomonica è la caratteristica curva a forma di "8" che avvolge
la retta oraria del mezzodì, o anche delle altre linee orarie, che
rappresenta graficamente la correzione del tempo medio. Nelle
province del basso Lazio si trovano esempi di lemniscate
costruite sulla retta del mezzodì di Roma, invece che per il
162
mezzodì locale, per poter leggere così anche il tempo medio di
Roma.
- Linea delle Sei ore:
è la comune sezione del Cerchio delle sei ore (v.) e del piano
dell'orologio.
- Livello triangolare:
strumento gnomonico citato da P.S.M. Magdleine in uso nel
XVII secolo per il tracciamento della linea parallela all’orizzonte
e della perpendicolare a questa. Era fornito di un filo a piombo.
In Kircher (libellae) vengono descritti il suo uso specialmente
per livellare ed orientare orologi multipli a più piani, orizzontali,
declinanti ed inclinati (fig. 8).
- Magia Orografica: (seu Horologijs prodigiosis)
con queste parole Kircher volle indicare un pagina speciale della
sua Gnomonica. Orologi solari che sfiorano l’impossibile, i più
curiosi, i più impensabili. Ripercorrendo il suo lavoro, viene
davvero da esclamare “è una magia”, appunto una magia
orografica. Ma tutto è, come sempre, rigorosamente valido,
rigorosamente geometrico. Gli orologi descritti da Kircher in
questa sezione sono citati in questo dizionario alla voce Orologi.
- Mediclinium:
si chiamava anticamente lo gnomone degli astrolabi normali. Il
163
termine veniva a volte usato anche in Gnomonica.
- Meridiana (linea):
termine con il quale si indica genericamente, ma
impropriamente, gran parte degli orologi solari. La meridiana
vera e propria è costituita dalla linea meridiana (o dalla
“lemniscata” (v.)) che è l'intersezione con il piano del quadrante
del circolo verticale meridiano: Essendo un cerchio massimo, la
linea meridiana è in ogni caso un retta.
- Meridiana Calendariale:
E' costituita dalla semplice linea meridiana, incisa su un quadro
di intonaco della lunghezza che varia da 50 cm a 2 m., e di
larghezza di circa 20-30 cm.. Essa viene intagliata con tacche
corrispondenti alle intersezioni delle linee di declinazione e ad
altre linee riferite a particolari date del calendario. Viene
abbellita con segni zodiacali dipinti e a volte da una "lemniscata"
(v.).
- Meridiana del tempo medio:
è un tipo di orologio solare che indica il tempo medio anziché
quello vero solare. Può essere calcolata per indicare il tempo
medio locale, il tempo medio di un meridiano diverso da quello
locale o il tempo medio del fuso (T.M.E.C.).
- Meridiano:
Piano verticale passante per l’asse della Terra (asse del Mondo).
Anche una intersezione di questo piano con un altro qualsiasi
piano (orizzonte, piano del quadrante, ecc.), però in questo caso
si parla, meglio, di linea meridiana. Anche l’intersezione del
piano meridiano con la volta celeste (cerchio meridiano, che
interseca l’orizzonte nei punti Nord e Sud).
- Merket:
con questo termine si denomina, in genere, uno strumento molto
simile ad un orologio solare, ed un complesso di strumenti di
osservazione, probabilmente usati per rilevamenti astronomici. Il
merket era in uso presso gli antichi Egizi, attorno all’epoca del
164
Faraone Tutmosis III (1500 a.C.). IL Merket come orologio
solare, fu identificato tale da L. Borchardt dopo averne data una
descrizione in base ad un modello trovato in scavi archeologici.
E’ composto di due aste di pietra disposte in forma di T e
orientato in piano orizzontale, in direzione del Sole (uno
strumento d’altezza quindi). L’asta piccola proiettava la sua
ombra sull’asta grande che reca una graduazione con intagli
ancora sconosciuta.
- Mese Gnomonico:
è definito come lo spazio percorso dall’ombra dello gnomone
(vertice dello stilo) da un parallelo al successivo, ovvero da una
curva diurna corrispondente ad un segno dello zodiaco, a quella
successiva relativa al segno zodiacale che segue.
- Nadir:
Punto della sfera celeste diametralmente opposto allo Zenit. Si
trova sulla verticale dell'osservatore.
- Notturnale:
o Notturlabio, è il classico orologio notturno, in uso soprattutto
presso i naviganti. Esso permetteva di avere l’ora con buona
approssimazione dall’osservazione dell’Orsa Maggiore le cui
stelle α e β prendono il posto di una vera e propria lancetta di
un grande orologio che ogni giorno fa il giro intorno alla Stella
Polare. I primi notturnali ed il loro uso furono divulgati
ampiamente nelle bellissime opere di Pietro Apiano (sec. XVI).
- Obelisco:
monolito di pietra di varia altezza e dimensioni usato in tempi
antichi e soprattutto dagli Egiziani, i quali se ne servirono, oltre a
scopi religiosi, anche per misurare lo spostamento dell’ombra del
sole sul suolo. E’ ovvio supporre che da tali misure essi
ricavassero anche informazioni relative alla misurazione del
tempo. L’O. è probabilmente uno dei più antichi gnomoni usati
dall’uomo. E’ doveroso rammentare l’O. di Campo Marzio, oggi
visibile nella Piazza Montecitorio a Roma, prelevato dai Romani
ad Eliopolis e fatto innalzare dal divo Augusto per servire da
165
gigantesco gnomone di un orologio solare orizzontale ad ore
temporarie e con indicazioni calendariali.
- ab occasu (ore):
Termine latino che indica il sistema di computo del tempo detto
Italico (v.).
- Ombra Retta e Versa:
l’ombra “retta” è quella data da uno stilo perpendicolare ad un
piano orizzontale; l’ombra “versa”, è quella data da uno stilo
perpendicolare ad un piano verticale. La prima è quella che che
si vede negli orologi orizzontali; la seconda negli orologi
verticali.
- Ora Gnomonica:
è l’angolo descritto dall’ombra dello gnomone (vertice dello
stilo) da una linea oraria a quella successiva.
- Orarie (linee):
sono le comuni sezioni dei cerchi orari e del piano del quadrante
(Ozanam).
- Ore Babiloniche: (vedi ore eguali).
- Ore Canoniche:
Sistema di computo delle ore Ineguali (v.) adottato dalla Chiesa
Romana ed Ebraica, ed in seguito perfezionato da S. Benedetto e
dai monaci benedettini. Ebbe un periodo di largo uso attorno ai
secoli IX-XII, fino a quando le "campane" scandirono il tempo
sia ai chierici che ai laici.
- Ore Eguali, si dividono in Equinoziali, denominate anche
"Comuni", “Europee", "Volgari", "Oltramontane", "Francesi",
"Tedesche", "Moderne", "di Napoleone". Si contano da una
mezzanotte all'altra. "Astronomiche", da un Mezzogiorno al
successivo. "Babilonesi", o "della Boemia", "ab Ortu", si contano
da un'alba (ora 0) alla successiva (ore 24). "Italiche", dette anche
"Peregrine" (Vimercato), "ab Occasu", "Vespertine", "dell'Ave",
166
si contano da un tramonto del Sole (ora 0) al successivo (ore 24).
- Ore Equinoziali: (vedi ore eguali).
- Ore Ineguali, sono dette anche Temporali, Temporarie,
Antiche, Naturali, Ebraiche, Giudaiche, Bibliche, Canoniche,
Planetarie, ecc. Esse sono le più antiche e si computano a partire
dall'alba del Sole, al tramonto dividendo l'arco diurno sempre in
dodici parti uguali. Ne consegue che esse sono più corte
d'inverno e più lunghe d'estate.
- Ore Italiche: (vedi ore eguali)
- Ore Planetarie:
Le O.P. sono la stessa cosa delle ore Ineguali, o Temporarie. La
caratteristica che le contraddistingue da queste ultime è quella di
ricavare elementi utili nelle cose dell'astrologia. Alle ore
Temporarie vennero così accoppiate le simbologie astrali, e sugli
orologi solari comparivano regolarmente le cosiddette "Tavole
dei Reggenti" che indicavano, in successione, il dominio di ogni
singolo pianeta per ogni singola ora del giorno per tutta la
settimana. La "Hebdomas", ovvero la Settimana astrologica,
veniva quindi rappresentata attraverso le tavole delle ore
Planetarie. Secondo lo storico Diocassio, lo schema dell'influsso
dei pianeti, cioè le tavole planetarie, fu divulgato da Dione
oratore e moralista greco, detto "crisostomo" che visse nel I sec.
d.C.
- Ore Vespertine:
sono così chiamate anche le ore pomeridiane.
- Orientale, Orologio: (Vedi orologio orientale).
- Oriente:
Arco di orizzonte ove sorge il Sole.
- Orizzonte (nel piano dell'orologio):
E' l'intersezione del piano orizzontale con il quadro dell'orologio.
167
Determina la retta "alba-tramonto" perpendicolare alla linea
meridiana.
- Orografia:
E' un termine con il quale è stata definita, non di rado, la
gnomonica da qualche autore del passato (vedere Libro Primo).
- Orografia Anacamptica: (v. Gnomonica Anacamptica).
- Orografia analemmatico-geometrica:
definita da A. Kircher come la parte della gnomonica che si
occupa della costruzione degli orologi solari con metodi di
applicazione dell'analemma e dei metodi geometrici.
- Orologio di Achaz:
orologio solare molto antico citato in Isaia, appartenuto al Re di
Giudea Achaz e passato poi ad Ezechia (VII sec. a.C.). E’ noto
per il miracolo della retrogradazione dell’ombra che, come
raccontano le Sacre Scritture, Isaia operò per dimostrare al suo re
il segno che Dio avrebbe mantenuto la promessa di guarigione.
Tale fenomeno ha dato luogo ad una letteratura vastissima, ma
allo stato attuale, nulla di preciso si sa sulla sua forma o che tipo
di strumento solare fosse. Le ipotesi vanno dai quadranti piani
orizzontali, a quelli a forma di scala e quindi di altare. Nel 1994,
è stato presentato il più approfondito lavoro di ricerca mai
effettuato su tale argomento (E. Marianeschi, N. Severino in
“Atti del VI Seminario Nazionale di Gnomonica” - S. Benedetto
del Tronto, 1994).
- Orologi d'Altezza:
sono quelli che per la lettura dell'ora sfruttano l'altezza del Sole
sopra l'orizzonte. Orologi solari "d'altezza" erano in uso in Egitto
già nel 1500 a.C. Ne è un esempio il "Merkhet" (v.), l'orologio
d'altezza "a gradini" (v.). Qualche secolo più tardi, nella Grecia
era in uso il sistema degli orologi d'altezza detti "a passo", o più
precisamente "decempedalis" (v.).
Gli orologi d'altezza, quasi tutti portatili (v.), sono moltissimi.
Una buona parte sono citati in questo dizionario.
168
- Orologio d’altezza Triens di Apiano:
Triens significa “terzo cerchio” e probabilmente si riferisce
anche alle dimensioni dello strumento che sono pari a circa un
terzo del cerchio intero, al posto del comune quadrante che
indica una quarta di cerchio su cui sono rappresentati quasi tutti i
quadranti d’altezza che si conoscono. Si tratta sempre di una
meridiana di altezza a proiezione stereografica.
- Orologio Anacamptico Astronomico Orizzontale:
è un orologio “catottrico” (v.) realizzato applicando uno specchio
al posto dello gnomone che riflette il raggio luminoso su un
tracciato orario astronomico orizzontale (R.F. 66). Lo specchio
va però disposto, nel caso di questo orologio e come descritto dai
due soli autori che ne hanno trattato (Kircher e Ozanam), su un
piano, o muro, verticale la cui base passa ( o è prossima) per il
“piede” o “base” dell’ortostilo. Si ricorda della stessa famiglia
l’anacamptico verticale, descritto similmente con lo specchio sul
piano orizzontale, l’anacamptico polare, equinoziale ed in
qualsiasi piano irregolare.
- Orologio Anacamptico concavo:
a questa categoria appartengono alcuni strumenti (R.F. 73)
portatili descritti da Kircher: 1) un vaso concavo in forma di
emiciclo con uno specchio posizionato sul fondo in luogo del
classico stilo. Vi sono descritte le ore astronomiche, babiloniche
e italiche, le ore planetarie, gli azimut e gli almucantarat, inoltre
riposta anche le “case celesti”. 2) Cilindro anacamptico; 3) Cubo
anacamptico, ove i tracciati orari vengono descritti all’interno
delle superfici e lo specchio viene posizionato al centro del lato
orizzontale superiore, di modo che si trovi equidistante dai lati
rivolti a Nord e a Sud. 4) Piramide anacamptica.
- Orologio Anaclastico:
sono gli orologi descritti dalla Gnomonica Anaclastica (v.). Si
ricorda quello descritto da Oddi Muzio nel 1614, in un vaso
riempito d’acqua, sebbene stando a quanto egli scrisse, già
Regiomontano ne costruì degli esemplari. Kircher ne tratta
169
ampiamente nella sua “Gnomonica Anaclastica” e descrive
(R.F. 76-84) 1) l’orologio anaclastico orizzontale, con le curve
diurne e il tracciato orario sul fondo di una vasca contenente
acqua; 2) l’orologio verticale anaclastico, descritto (sempre con
l’aiuto della rete anaclastica) sulla parete interna di una scatola
cubica riempita d’acqua; 3) Orologio Anaclastico Concavo
(Hemisphaerio concavo), che è un semplice emisferico con stilo
centrale verticale (che si crede di identificarlo con il “polos”
degli antichi), e riempito d’acqua. Il tracciato orario, comprese le
curve diurne, tiene conto degli angoli di rifrazione dei raggi
luminosi nell’acqua. Peraltro Kircher crede i aver identificato
tale orologio con quello di Achaz, famoso per la retrocessione
dell’ombra operata da Isaia. Gli orologi concavi o scavati, come
quelli che seguono, appartengono alla Sphaerographia
Anaclastica; 4) Orologio Anaclastico Cilindrico, che Kircher
denomina “Cyatho cylindraceo”, cioè una ciotola, o bicchiere di
forma cilindrica; 5) Cyatho conico, ovvero il cono anaclastico, il
suo asse è lo gnomone; 6) Piramide Anaclastica (tetraedra); 7)
Colonna Triangolare Anaclastica (prisma). Infine viene
presentato il caso in cui l’apice dello stilo, o gnomone, verticale
di questi orologi fuoriesce di una certa lunghezza dall’acqua.
- Orologio Anaclastico a Globo in sfera di vetro:
“Horoscopium prodigiosum” venne chiamato da Kircher che ne
è l’inventore e ne diede una descrizione in Ars Magna Lucis et
Umbrae. L’orologio (R.F. 97) è composto da una sfera di vetro
che rappresenta il globo terrestre attaccata ad un filo collegato ai
due vertici nell’interno di un globo o sfera di vetro trasparente e
richiudibile come un mappamondo. Sulla sfera di vetro
trasparente vengono descritti i circoli orari e i tropici, quindi si
riempie per metà di acqua in modo tale che il piccolo globo
all’interno resti fermo sulla superficie e funga da vertice di uno
gnomone eretto come nel caso degli orologi emisferici. A questo
punto, la forte luce solare penetra nella sfera di vetro e il piccolo
globo proietta la sua ombra rifratta nell’acqua sulla superficie
vitrea opposta della sfera. Kircher aggiunge che tale strumento
non solo fornisce l’ora, ma mostra anche i giorni in cui si
avranno eclissi di Luna con il suggestivo spettacolo che si
170
riproduce all’interno della sfera. Infatti, se si conosce il giorno in
cui avviene l’eclisse, si può disegnare sulla sfera la relativa
curva diurna e, sovrapposta a questa, l’immagine della luna
piena. In quel giorno, l’ombra del globo, quindi della Terra,
percorrendo quella linea diurna, si sovrappone lentamente
all’immagine della Luna mostrando in modo “gnomonico” il
fenomeno dell’eclisse.
- Orologio Anaclastico-Anacamptico:
cioè
che funziona per riflessione e per rifrazione
contemporaneamente. Si tratta di una coppa riempita d’acqua
con uno stilo verticale ed uno specchietto (R.F. 86 ). Il primo
serve a produrre l’ombra rifratta in una parte della coppa; l’altro
serve per riflettere il raggio di luce nell’acqua nel lato opposto
della
coppa.
- Orologio analemmatico:
Tipo di orologio orizzontale azimutale (v.) con stilo mobile la cui
ora si legge dall'incontro dell'ombra dello stilo perpendicolare
posizionato sulla data del giorno in cui si effettua l'osservazione
ed un'ellisse graduata. Lo stilo si muove su una scala delle
declinazioni solari (calendario). L'O.A. viene generalmente
attribuito a Vaulezard che verso la metà del XVII secolo ne diede
una dimostrazione. Il nome "analemmatico" è improprio per
questo orologio perchè "analemmatico" si riferisce all'analemma
di Vitruvio (v.) che è invece la proiezione ortografica del moto
del sole sul piano meridiano.
Varianti dell'orologio analemmatico:
sono molte. Le principali sono:
- Analemmatici orizzontali.
- Analemmatici Verticali.
- Analemmatici inclinati.
- Analemmatici con stilo mobile posizionato in diversi modi
rispetto al piano dell'orologio.
- Analemmatico a "stilo umano": si tratta del normale orologio
171
analemmatico ove la funzione dello stilo mobile viene svolta
dall'osservatore stesso che si posiziona sulla data relativa
all'osservazione.
- Analemmatico circolare sul piano equatoriale.
- Analemmatico di Foster-Lambert:
Foster (1680) e Lambert (1777) dimostrarono che inclinando
opportunamente lo stilo rispetto al piano dell'orologio, l'ellisse
delle ore diventa una circonferenza con i punti orari distanziati
regolarmente.
- Analemmatico di Parent: prende il nome dal suo inventore,
Parent, nel 1701. Si compone di un piano semicircolare disposto
verticalmente sull'orizzonte. Sulle facciate est ed ovest si trovano
due orologi normali verticale "orietale" e "occidentale" sui quali
si sovrappone l'orologio analemmatico "rettilineo" perchè
l'ellisse oraria, in questo modo, si riduce ad una retta.
- Analemmatico di Parent universale: un siffatto orologio,
grazie alla graduazione del semicerchio verticale può essere
regolato per diverse latitudini diventando un orologio universale.
- Orologio ad Anello:
è un tipo di orologio solare d'altezza già in uso ai tempi di
Vitruvio (I sec. a.C.). Ha la particolare forma di un anello nel cui
interno si trova il tracciato orario. Esistono vari tipi di orologio
ad anello. Abbiamo la descrizione di Padre Angelo Secchi di un
O. ad anello a "foro gnomonico" (v.) risalente al 189 d.C. Ma
questo strumento ha la particolarità unica che il tracciato orario
non è sulla superficie interna dell'anello, bensì su un fondo che
chiude l'anello facendone una scatola rotonda.
L'"anello astronomico" vero e proprio fu conosciuto nel
Rinascimento grazie soprattutto al matematico Gemma Frisio.
Questo orologio può essere locale ed universale, se si aggiunge
un'asta per la regolazione della latitudine.
172
- Orologio su un’Aquila:
descritto da Kircher sul petto di un’aquila imperiale a due teste
(R.F.27 ). Si tratta di un orologio equinoziale universale per le
ore astronomiche, italiche e babiloniche e altri quattro orologi di
cui due descritti sul collo delle due teste dell’aquila con gnomoni
i rispettivi becchi e gli altri due sulle teste con gnomoni le
rispettive ultime due penne delle ali.
- Orologio Armillare:
è costruito sulla superficie interna di un tronco di cilindro
perpendicolare al piano dell'equatore. Lo stilo è parallelo all'asse
terrestre. Questo strumento si chiama anche "Cilindro
Equatoriale" perchè il tracciato orario è ricavato appunto
all'interno della superficie di un cilindro disposto parallelamente
all'asse terrestre.
In questo caso le linee “diurne” sono tutte circonferenze parallele
fra loro.
- Orologio con Ascendenti e Discendenti:
è un tipo di orologio solare che ebbe successo nel Rinascimento,
fin verso la fine del XVII secolo. Si tratta di normali orologi
solari (R.F. 50) che riportano, le curve di declinazione principali
corrispondenti all’ingresso del Sole nei segni zodiacali ed il
tracciato astrologico per conoscere la corrispondenza fra
Ascendenti e Discendenti. Fu descritto da Clavio, Kircher,
Magdleine, ed altri.
- Orologio azimutale:
E' un orologio solare che, per la lettura dell'ora, sfrutta
direttamente l'azimut del Sole, cioè l'angolo sul piano orizzontale
che fa la direzione Osservatore-Sole con la direzione Nord-Sud.
Tali orologi sono anche detti "direzionali".
Gli orologi azimutali si distinguono in:
- azimutale a stilo fisso;
- azimutale a stilo mobile, o analemmatico (v.)
- azimutale orizzontale;
- azimutale verticale
- azimutale orizzontale di Oughtred a proiezione stereografica
173
nel piano dell’orizzonte
- Orologio Babilonico:
è quello che mostra le ore babiloniche (v.).
- Orologio Bifilare:
ideato da Michnik, prevede di utilizzare due fili orizzontali posti
ad una certa altezza dal piano dell’orologio orizzontale e disposti
uno in senso Est-Ovest, l’altro in senso Nord-Sud. Il punto
d’intersezione delle ombre dei due fili è il punto gnomonico che
permette la lettura dell’ora.
- Orologio calendariale:
E’ quello che riporta le curve diurne relative al calendario solare.
Le curve possono riferirsi a qualsiasi giorno e periodo dell’anno,
oppure solo all’ingresso del Sole nei segni zodiacali. Inoltre, si
possono riportare le curve diurne relative a particolari giorni,
quali onomastici, compleanni, celebrazioni religiosi, ecc.
A volte si realizzano orologi solari calendariali costituiti solo
dalla linea delle ore 12 sulla quale si riportano i punti
corrispondenti alle curve diurne normali.
- Orologio a "calice":
è realizzato nell'interno di un calice. Se ne usavano alcuni tipi nel
Rinascimento. Lo gnomone è verticale.
- Orologio "Cannone":
è un orologio orizzontale dotato di un cannoncino vero che spara
un colpo nel momento del mezzogiorno solare vero per mezzo di
una miccia che viene accesa da una lente d'ingrandimento
orientata verso il Sole.
- Orologio a “Cappello filtrante”:
si tratta sostanzialmente di un orologio ricavato sulla superficie
esterna di un cilindro verticale sulla cui testa vi era una sorta di
cappello circolare che gettava un’ombra, sul cilindro, di tipo
parabolico. Le ore venivano segnate dal vertice di questa curva
d’ombra. Ma esisteva il problema che il vertice d’ombra non era
174
facilmente individuabile. A. Kircher propose, nel XVII secolo, di
praticare dei tagli radiali ravvicinati nel cappello gnomone per
distinguere più nettamente il punto di lettura dell’ora. Tale
soluzione avrebbe dato vita allo “Stilo a Pettine” (v.).
- Orologio "Cappuccino":
è un orologio d'altezza "rettilineo" perchè le linee orarie sono
tutte delle rette, la cui origine è un pò misteriosa. Alcuni lo
rimettono al monaco francese P. De Saint Rigaud nel XVII
secolo, altri sostengono che derivi dalla "Navicella Veneziana",
altri ancora ipotizzano che risalga ancora più indietro nel tempo.
Venne chiamato "cappuccino" molto probabilmente per la forma
del tracciato orario, simile (se si vuole) al cappuccio dei frati.
- Orologio "Cilindrico":
è quello che viene generalmente ed impropriamente denominato
"meridiana del pastore". E' questo un orologio d'altezza rettilineo
divulgato nell'Occidente Cristiano per la prima volta dal monaco
tedesco Ermanno Contratto, attorno al 1020. La sua descrizione
si trova nel "De Mensura Astrolabii Liber" che scrisse a
quell'epoca. L'appellativo usato da Contratto è "Gnomone
girevole da viaggio" in quanto lo gnomone, perpendicolare al
cilindro, si posizione sulla data corrispondente all'osservazione
dell'ora girando sulla testa del cilindro. Il termine "meridiana del
pastore" è generico ed è entrato a far parte del lessico gnomonico
forse nel tardo Rinascimento, forse per il fatto che era un
orologio comunemente in uso presso i pastori e sulle zone
montagnose.
- Orologio su Cilindro Incavato:
è la realizzazione della meridiana cilindrica senza stilo. Le ore
venivano segnate all’interno della superficie cava tagliata in due
nel senso del suo asse formando un semicilindro. Da stilo
fungevano gli spigoli dell’intaglio.
175
- Orologio Cilindrico Orizzontale:
si tratta di un normale cilindro disposto orizzontalmente e
ruotabile attorno al suo asse. Lo gnomone è quindi fisso, ma il
principio è lo stesso dell’orologio del Pastore (v.). Risulta che
questo orologio era in uso presso i popoli arabi, già nel XII-XIII
176
secolo. Il Gesuita A. Kircher diede il modo di costruire un
orologio solare su un cilindro fisso posto perpendicolarmente
all’orizzonte, ma senza spiegare nulla sullo stilo di questo
orologio che, come detto, all’inizio era fisso. Notizie in proposito
si trovano invece in una lettera di J.B. Benedictus, ove insegna
la costruzione di questo orologio e prescrive la lunghezza dello
stilo, o addirittura di tre gnomoni uguali. Questa pluralità di
gnomoni parve incomoda a Padre Quenet che sostituì,
ingegnosamente, con un cerchio posto intorno al cilindro che
funziona similmente al cilindro a “cappello filtrante”.
- Orologio su Colonna Tertracicla (Columna tetracycla):
è un orologio solare (R.F. 20 ) descritto da Kircher e ricavato su
quattro semicilindri posti su una colonna. Quattro gnomoni a
forma di tavoletta funzionano per le parti concave, mentre lo
spigolo di ogni semicilindro fa da gnomone e proietta la propria
ombra sulla parte piana del semicilindro successivo. I pezzi
attaccati alla colonna vengono chiamati “Radius Solidus”. Nel
descrivere questo orologio Kircher richiama l’opera gnomonica
di Theodosius Rubeus Privernas che ancora oggi si vede nel
giardino del Quirinale. In effetti è un orologio molto simile.
Kircher rammenta che lo stesso orologio può essere realizzato su
una colonna “hesacycla”, “heptacycla”, ecc.
- Orologio su colonna ottocicla:
Orologio formato da una colonna a otto facce incavate
(octocyclae), sulla quale sono disposte le figure dei venti con i
nomi (R.F. 99), Eolo con una verga tridente seduto su un delfino
che funge da indice dei venti. Negli emicicli cilindrici sono
descritte, in G (vedi figura) le ore astronomiche; in H le ore
Italiche e Babiloniche; in I le ore Planetarie; in K le linee del
dominio delle “Case Celesti”. In questo orologio lo stilo per le
ore è il vertice della verga tridente di Eolo che ruota sulla testa
della colonna.
- Orologio su Coltello:
in uso nel Rinascimento, il “coltello gnomonico” è in effetti un
orologio solare d’altezza rettilineo, realizzato sul manico di un
177
coltello. Un prima descrizione in italiano, con bellissime
incisioni, fu data da Valentino Pini nel suo libro “Fabrica de
gl’horologi Solari”, nell’edizione del 1591.
- Orologio "Columbam universale":
si tratta di un orologio portatile inventato da A. Kircher nel XVII
secolo, che ha appunto la forma di una colomba (fig. 8 ). E'
comunque uno strumento molto simile alla "navicella veneziana"
(v.).
- Orologio Conico:
è quello che si fa sulla superficie di un cono.
- Orologio su Conchiglia:
unico esempio di questo orologio solare, il cui tracciato orario fu
eseguito nel guscio interno di una conchiglia di mare, fu dato da
P.S.M. Magdleine nella sua “Horlogiographie” del 1691.
- Orologio solare “Cozza”:
Dal nome dell’inventore Prof. Conte Enrico Cozza, 1903. E’ un
orologio solare polare con quadrante cilindrico concavo e punto
gnomonico a foro sistemato sull’asse del cilindro. Le linee
orarie, sistemate su due quadranti contigui sovrapposti, sono
semi-lemniscate del tempo medio: sono tutte uguali ed
equidistanti. Le linee diurne sono circonferenze direttrici della
superficie cilindrica, tutte parallele. Un nonio frazionale facilita
l’interpolazione delle letture fuori delle ore intere e dei quarti
d’ora. E’ una meridiana universale perchè può essere usata in
ogni punto della Terra.
- Orologio su Croce:
si realizza sulla superficie di una croce. Per questo è detto anche
"croce gnomonica". Fa parte della gnomonica "anaclastica" (v.)
- Orologio Cubico:
tipo di orologio poliedrico a forma di cubo. Vengono utilizzate 5
facce sulle quali si trovano un orologio orizzontale e 4 verticali
tra cui uno orientale, occidentale e settentrionale.
178
- Orologio su Cubo Concavo:
Kircher, nelle sue invenzioni gnomoniche, inserisce quelle
relative alla descrizione del “Planisphaerium sciathericum”, cioè
dei tracciati orari e dei circoli celesti, anche per le superfici di
corpi poligonali concavi. Il Cubo concavo è uno di questi (fig.
10).
Fig. 10 Orologio su cubo concavo
- Orologio in un Cubo Scavato:
Kircher descrive un orologio che chiama “quadrante concavo”
(R.F. 39 ). Si tratta di un orologio realizzato su una superficie
concava scavata all’interno di un cubo, come si vede nella figura.
Lo stilo è il filo AB (per il funzionamento si veda il Libro
Primo).
- Orologio "Decempedalis":
metodo di computo del tempo, per mezzo dell'altezza del Sole, in
uso nell'antica Grecia. Si misurava la lunghezza dell'ombra del
proprio corpo (statura) stando in piedi con una misura che si
chiamava "piede". Tale metodo è citato da vari autori come
Menandro, Aristofane, Polluce, Ebulo, Ateneo, ecc. Tale metodo
potrebbe essere stato denominato anche "Stoicheion", come cita
Aristofane. Un fatto singolare è che tutte le citazioni degli autori
antichi di questo "orologio" è in relazione con l'indicare i
momenti del pranzo o, più specificatamente, della cena serale.
- Orologio Declinante:
è l'orologio realizzato su un piano verticale, perpendicolare
all'orizzonte, ma declinante dal piano del Primo Verticale (v.).
179
- Orologio declinante dall’Orizzonte:
fu descritto da P.S.M. Magdleine in questo modo: “La superficie
di questi orologi solari è girata ed inclinata direttamente
all’Oriente, oppure ad Occidente; due verso il Cielo e due verso
la Terra”. Di questi piani si prende la loro inclinazione rispetto al
verticale.
- Orologio solare Direzionale:
appartengono a tale categoria gli orologi nei quali per ricavare
l’ora viene utilizzato l’angolo orario del Sole, cioè l’angolo
compreso tra il meridiano del luogo e il punto della sfera celeste
occupato dal Sole nel momento in cui si effettua la misurazione.
- Orologio "Dittico":
si tratta di un orologio portatile realizzato su due tavole di legno,
avorio o altro materiale, ortogonali tra di loro e chiudibili su di
un lato per mezzo di una cerniera. Sulle superfici interne
venivano realizzati orologi orizzontali e verticali a ore
astronomiche, italiche, babiloniche, orologi concavi, con
aggiunta di bussola ed ornamenti vari, e non di rado anche tavole
per la lettura delle "ore planetarie" (v.) Questi orologi possono
essere adatti per una sola latitudine o per varie latitudini (dittici
universali).
- Orologio Eliocaustico:
è un orologio che mostra le ore per mezzo del rumore prodotto
dallo scoppio della polvere. Si ricorda per esempio il noto
“cannoncino solare” che nel momento del mezzodì, i raggi del
Sole (al meridiano) arrivano a perpendicolo sul piano di una
lente che li concentra nel piano focale ove brucia una miccia
provocando lo sparo del cannoncino. L’orologio eliocaustico
descritto da Kircher, invece, è completamente diverso. Si tratta
di un vaso emisferico (R.F. 100) in cui siano state descritte le
ore Italiche. Al centro del vaso si erge uno stilo sul cui apice è
apposto una sfera cristallina che funge da lente focale. Le linee
orarie intere sono state scavate, ottenendo dei piccoli canaletti
riempiti di polvere pirica. Quando i raggi del Sole focalizzati
dalla lente passano su tali canaletti bruciano la polvere
180
provocando rumore e fumo. Kircher lo denominò pure orologio
“Solare-ustorium”.
- Orologio Ellittico:
è un orologio universale in cui i cerchi di latitudine sono
rappresentati da ellissi.
- Orologio emisferico ad ore italiche:
è un esemplare unico trovato in scavi archeologici ad Istanbul,
nel 1978, nei pressi della famosa chiesa di S. Irene. Ha, però, la
particolarità di avere incisa la numerazione oraria in modo
errato, ma potrebbe trattarsi di un ritocco apportato in tempi
successivi da qualche curioso. E’ comunque un pezzo molto
importante per le indagini storiche sulla gnomonica bizantina. E’
attualmente custodito a Topkapi.
- Orologio Equatoriale (o Equinoziale):
ha il quadro orario circolare disposto parallelamente al piano
dell'equatore celeste. Si distingue in:
- Orologio Equatoriale Inferiore, il cui tracciato orario si trova
nella parte inferiore del quadro.
- Orologio Equatoriale di Mayr, costituito da tre orologi
cilindrici con tracciato sulla superficie interna, recanti sistemi
orari italico, babilonico, astronomico.
- Orologio Equatoriale di Penther;
- Orologio Equatoriale Superiore, il cui tracciato orario si trova
sulla parte superiore del quadro, rivolto verso il Polo Nord.
- Orologio Equatoriale universale.
- Orologio Equinoziale ad ore Italiche:
è il normale orologio equatoriale con il tracciato per le ore
italiche. Piuttosto raro, fu descritto ultimamente da P.Biagio La
Leta alla fine del secolo scorso.
- Orologio a Filo di Perle:
è uno strumento composto da un filo (fig. 10) suddiviso da
dodici perline che disposto verticalmente proietta la sua ombra
sul piano orizzontale.
L’ora può ricavarsi misurando la
181
lunghezza dell’ombra orizzontale e confrontandola con quella
calcolata nelle tavole delle ombre “rette”.
Fig. 11 Orologio con filo e perline
- Orologio Floreale:
è un orologio non solare, formato da
piante di fiori che si dischiudono a
ore stabilite che messe in un certo
ordine danno approssimativamente la
successione oraria diurna e notturna.
Fu inventato e utilizzato dal botanico
Linneo nel XVIII secolo.
- Orologi "Geografici":
sono in genere degli orologi solari
murali verticali sul cui quadro viene
tracciata una mappa del mondo con
tutti i riferimenti geografici. Serve,
principalmente, a fornire l'ora locale
delle varie ed importanti città del
mondo. Per curiosità si ricorda l’orologio geografico di Kircher
denominato “Horoscopium Geographicum universale Societatis
Iesu” che serviva per conoscere l’ora locale dei vari collegi
gesuiti sparsi nel mondo. Un simile strumento, a forma di croce,
Kircher lo espose nel suo Museo.
- Orologio giudaico:
è quello che mostra le ore antiche, giudaiche, o temporali (v.).
- Orologio a Globo:
viene detto anche "Meridiana sferica", si realizza sulla superficie
di un globo (vedi orologio naturale). Kircher descrisse il globo
gnomonico o Astrolabio gnomonico sferico, con uno stilo a
“pettine” (v.) e con stilo a doppio braccio (v.).
182
- Orologio a Globo in una Sfera di cristallo:
descritto da Kircher nella “Magia Horographica”, è una piccola
sfera di vetro sulla quale vengono riportati i circoli celesti. Viene
adagiata al centro della sfera grande di cristallo, divisa a metà,
ove è stato scavato l’apposito alloggio. Lo stilo è un filo aureo, o
d’argento (R.F. 94).
- Orologio a "gradini":
è un antico orologio solare d'altezza, di cui se ne è trovato uno
splendido esempio in Egitto, risalente al 1500 a.C. circa. E'
simile ad un altare con due scalinate, a destra e a sinistra e con
una piattaforma centrale. Gli studiosi ipotizzano che un orologio
simile potrebbe essere appartenuto al re Achaz e sul quale Isaia
operò la "retrogradazione" (v.) dell'ombra.
- Orologio “Hemerologium Ecclesiasticum- Astronomicum”:
E’ uno speciale orologio orizzontale senza tracciato orario,
recante solo le curve di declinazione diurne corrispondenti ai
segni zodiacali. Negli spazi tra le curve diurne vengono riportate
le effemeridi dei santi mentre nelle altre parti rimanenti sono
riportati dati astronomici come la declinazione del Sole, durata
del giorno, i crepuscoli ecc. Appartiene alla gnomonica
Kircheriana (fig. ).
- Orologio “Sciathericum Iatrico-Georgico-Oeconomicum”:
fa parte della Gnomonica Fisico-Astrologica (v.) di Kircher. Si
tratta di uno “Zodiaco Gnomonico” (v.) suddiviso in otto spazi
senza tracciati orari. Il primo spazio contiene i segni zodiacali,
seguono in ordine le lettere delle “elezioni” flebotomiche, cioè il
tempo idoneo per i salassi; le medicazioni; i “balnea” depuranti,
ecc. Naturalmente tutte queste indicazioni sono puramente di
tipo calendariale.
- Orologio Inclinato:
è l'orologio ricavato su di un piano inclinato. La linea orizzontale
non passa mai per il Piede dello Stilo (v.) (Ozanam).
Gli orologi inclinati possono essere orientati verso Sud e verso
Nord, e si chiamano Orologi Inclinati Meridiani e Settentrionali.
183
Ancora essi possono essere rivolti ad Est o ad Ovest prendendo il
nome di Inclinati orientali e Inclinati Occidentali.
Inoltre, gli orologi inclinati verticali possono essere anche
declinanti.
- Orologio Iperbolico:
è un quadrante universale in cui le linee orarie sono
rappresentate da iperboli (Ozanam) (fig. 12 sotto ).
- Orologi Irregolari:
nel secolo XVIII venivano definiti Orologi Irregolari quelli il cui
piano è declinante o reclinante rispetto al piano dell’orizzonte o
del verticale.
- Orologio Italico:
è quello che mostra le ore italiche (v.).
- Orologio su lettere:
detto anche “caratteristico” o “su caratteri”: Kircher descrisse
due orologi del genere uno ideato per la sigla della Compagnia di
Gesù: IHS, l’altro per il nome di Ferdinando al quale il libro era
dedicato (R.F. 26-27 ). Il primo orologio prevede la scritta IHS
con una croce sulla H in cui le ore sono segnate sui bordi interni
ed esterni delle lettere e gli gnomoni sono gli spigoli delle lettere
stesse. Si usa come un orologio equinoziale.
- Orologio Lunare:
utilizza l'ombra della Luna al posto dell'ombra del Sole. Il
184
tracciato orario quindi viene costruito in funzione del moto
apparente della Luna.
- Orologi "Magnetici":
sono particolari tipi di orologi azimutali portatili descritti dal
gesuita A. Kircher nel suo libro “De Arte Magnetica” e
perfezionati in “Ars Magna Lucis et Umbrae”. Uno di questi,
bellissimo (R.F. 101-102-103 ), è fatto su di un disco circolare e
reca in quattro diversi e separati spazi le ore astronomiche,
italiche, Babiloniche, planetarie, il dominio delle “Case Celesti”
e gli “Ascendenti e Discendenti”. Un altro modello è ricavato
sulla superficie di un cilindro verticale.
Un altro noto modello è denominato "orologio magnetico di
Dieppe", inventato da C. Bloud nella metà del XVII secolo.
- Orologio a “marea”:
speciale orologio nautico che permetteva di determinare il ritardo
della Luna sul Sole e la lettura del valore dell’ora di porto. La
somma di queste due grandezze dava l’ora dell’alta marea.
- Orologio "Merkhet":
nome attribuito ad uno strumento trovato in Egitto e risalente al
1500 a.C. circa che ha la forma di una T con delle tacche incise.
In effetti, non si conosce l'esatta denominazione di questo
strumento, mentre il termine "merkhet", secondo gli egittologi,
dovrebbe indicare una più complessa apparecchiatura, con la
quale operano almeno due persone, che serve per misurazioni di
astronomia di posizione e quindi anche per la misura del tempo.
- Orologio Monumentale:
vanno sotto questo nome tutti gli orologi solari di grandi
dimensioni, realizzati per impianti gnomonici pubblici. Sono
monumentali gli orologi murali grandi, gli equatoriali degli
osservatori astronomici all’aperto, o quelli installati in giardini
pubblici. Una categoria molto importante degli O. monumentali
è quella a cui appartengono le meridiane a “luce” (v.) realizzate
nei grandi templi religiosi, come quella della basilica di S. Sofia,
di S. Petronio, di S. Maria degli Angeli e via dicendo.
185
- Orologio Multiforme:
e' un complesso di piccoli orologi solari realizzati su diversi
piani e superfici raggruppati in un solo strumento. Un classico
esempio ci viene da O. Fineo che ce ne propone uno simile con
orologi di varie forme.
- Orologio Naturale:
è quello che si fa sulla superficie di un Globo e che mostra le ore
senza alcuno stilo (Ozanam). (Vedi pure orologio a Globo).
- Orologio "Navicella Veneziana"
denominata "Navicula de Venetiis" nelle descrizioni che si
conoscono in codici del XIII e XIV secolo. E' un orologio solare
d'altezza rettilineo intagliato a forma di navicella. In alcuni
codici latini del XIV secolo venne denominato, senza nome,
come "strumento matematico a forma di nave".
- Orologi "Notturni" stellari:
vengono denomitati "Notturnali" o "Notturlabi" e sono strumenti
portatili che utilizzano la posizione delle stelle sulla sfera celeste
per ricavare l'ora durante la notte. Nel XVI secolo conobbero la
loro maggiore diffusione.
- Orologio Occidentale:
viene detto anche "Occaso", "Meridiano", è realizzato su una
superficie che giace nel piano meridiano, nella parte rivolta ad
occidente.
- Orologio Orientale:
viene detto anche "ortivo", "meridiano", è l'orologio solare
realizzato su una superficie che giace nel piano meridiano nella
parte rivolta ad Est. La linea sustilare è verticale e coincide con
la retta oraria del mezzogiorno.
- Orologio Orizzontale:
E' il classico orologio solare realizzato su un piano orizzontale,
parallelo quindi al piano dell'orizzonte.
186
- Orologio Orizzontale Ellittico Universale:
denominato ellittico perchè si costruisce in base ai principi della
proiezione ortografica della sfera e in cui i Circoli non sono più
perpendicolari al Piano di Proiezione, ma si rappresentano con
delle ellissi (Ozanam) (fig. 13 sotto).
Orologio Orizzontale
Geografico:
e’ un orologio orizzontale
calcolato per una data
latitudine, ma con un tracciato
orario speciale idoneo a
mostrare l’ora di tutti i luoghi
della Terra (Ozanam).
Orologio Orizzontale
Iperbolico Universale:
Si chiama in questo modo un
orologio in cui le linee orarie
sono delle iperboli e le linee
delle latitudini sono delle rette
(Ozanam).
- Orologio Orizzontale Mobile:
E’ composto da due tavole di materiale duro applicate l’una
sull’altra e congiunte nel centro per mezzo di un piolo o chiodo
tondo. Il piano dell’orologio orizzontale può essere regolato in
latitudine facendolo scorrere su una scala graduata a forma di
quarta di cerchio. Questo strumento serve per tracciare orologi
solari su tutte le sorte di piani (Bion).
- Orologio Orizzontale Parabolico Universale:
Si chiama in questo modo un orologio universale in cui le linee
orarie sono delle parabole e le linee delle latitudini delle linee
187
rette (Ozanam) (fig. 14 sotto ).
- Orologio Orizzontale per Riflessione:
Fu descritto per la prima volta da Kircher e ripreso da J. Ozanam
nel suo “Traité de Gnomonique” del 1699. Prevede un piccolo
specchio predisposto a ricevere i raggi del sole nel punto
occupato dal vertice dell’assostile.
- Orologio del pastore: (v. orologio cilindrico).
- Orologio su piramide tetraedra:
è un orologio portatile a forma di piramide tetraedra (R.F. 22, 30
). Kircher prevede l’applicazione di diversi stili a questo orologio
come per esempio la piramide con stilo a doppio braccio (v.) a
forma di animale o a forma di lance tenute da una piccola
statuetta posta sulla sommità della piramide. Ancora lo stilo può
essere a “pettine” (v.), sia su piramide che su cono.
- Orologio Planetario:
non di rado si osservano sui muri di ville antiche, soprattutto di
epoca rinascimentale, degli orologi solari con riferimenti ai
pianeti e simbologie astrali varie. Ognuno di questi orologi
riporta il tracciato delle ore temporarie, dette anche planetarie,
appunto perchè, abbinate ad una speciale tavola astrale detta “dei
Reggenti”, è possibile stabilire, secondo le antiche credenze,
l’influsso astrologico che ogni pianeta ha nelle singole ore della
giornata per i singoli giorni della settimana. L’orologio
188
planetario è quindi un semplice orologio ad ore temporarie. La
“Tavola dei Reggenti”, permette di leggere l’influsso di ogni
pianeta nelle ore della giornata. I simboli dei pianeti sono
riportati anche lungo il tracciato orario.
Nella tavola seguente si riportano i tracciati delle “case celesti”
secondo i metodi di Giovanni da Campano e Giovanni
Regiomontano.
- Orologio Polare:
ha il piano rivolto a Sud, la linea orizzontale che interseca i punti
Est ed Ovest ed è rialzato sull'orizzonte Nord di un angolo pari
alla latitudine del luogo. Lo stilo è perpendicolare al piano.
- Orologio Polare Declinante:
descritto per la prima volta da P.S.M. Magdleine come un
orologio che si costruisce molto di rado e solo per grandi “mostre
di pietra”, cioè su grandi manufatti in pietra tagliati in più piani
ed in particolare in quelli che consistono in due grandi cerchi
della sfera, tagliati in forma di ottagono, cioè vale a dire a 8 piani
e solo sulla superficie esterna di questi.
- Orologio Polare Universale:
si tratta di un orologio polare descritto su una croce (v. orologio
a croce) la quale, opportunamente inclinata a seconda delle
latitudini, può rendere l’orologio stesso universale (Ozanam).
- Orologi Poliedrici:
sono quelli realizzati su solidi poliedrici a più facce. In questo
modo, possono raggrupparsi in un solo strumento quasi tutte le
varietà di orologi solari sui più diversi piani. Si ricorda l'orologio
poliedrico di Stefano Bonsignori, del 1570 e molti altri esemplari
simili, molto più gradi, realizzati per giardini reali nei secoli
XVIII-XIX, che possono presentare diverse decine di facciate,
per centinaia di orologi raggruppati in un solo strumento.
Magdleine distingue quelli sul cubo, l’Ottaedro che consiste in
due piramidi, l’una sull’altra, base contro base, quelli ottagonali,
esagonali e via dicendo. I poliedri a 26 facce ospitano 6 orologi
ottagonali, 8 esagonali e dodici quadrati. Ci sono i poliedri a
189
dodici piramidi quadrangolari che fanno 48 facce triangolari di
lati uguali.
- Orologio portatile:
è un orologio solare di piccole dimensioni che può essere portato
ovunque. Esso può essere locale, valido entro una piccola fascia
di latitudine, oppure universale (v.).
- Orologio su Prisma esagonale concavo:
descritto da Kircher è un orologio descritto sulle superfici
concave di un prisma esagonale.
- Orologio su Prisma Ottagonale:
è un orologio il cui tracciato orario è esteso sulle superfici di un
prisma a otto facce (R.F. 10).
- Orologio su Prisma Pentacyclo:
è un orologio ideato da Kircher su un prisma pentagonale con
facce concave (R.F. 21).
- Orologio "Prosciutto" (a forma di):
si tratta di un esemplare unico ed eccezionale per la sua peculiare
forma a coscia di prosciutto. Fu rinvenuto l'11 giugno del 1755
ad Ercolano. Una descrizione completa e precisa fu data nelle
Antiche Pitture d'Ercolano, pubblicate nel 1762. Si tratta sempre
di un orologio solare d'altezza con il tracciato orario calcolato
per una superficie non piana (appunto quella di un prosciutto) e
che ha per gnomone un pezzo della "coda" del prosciutto.
- Orologi su quarta di cerchio:
sono i classici "quadranti", così denominati semplicemente
perchè sono realizzato su una quarta di cerchio graduata da 0 a
90 gradi.
Si capisce quindi come sia improprio oggi il termine "quadrante"
solare col quale vengono generalmente ed erroneamente
denominati tutti i tipi di orologi solari esistenti.
Di orologi a "quadranti" ne esistono moltissimi tipi, a cominciare
dal "quadrante" d'altezza vero e proprio che ha anche la funzione
190
di orologio solare utilizzando sul "dorso" un tracciato orario.
Questi strumenti furono sviluppati dagli Arabi insieme agli
astrolabi (v.)
- Orologi Reclinanti:
sono quelli che si tracciano su dei piani che non sono verticali,
ma inclinati dallo Zenit verso il Polo Nord con un angolo
maggiore o minore di quello del piano equatoriale. In pratica
sono orologi costruiti su piani il cui lato superiore è più distante
dall'osservatore rispetto al lato inferiore.
- Orologi Regolari:
nel secolo XVIII era in uso definire gli Orologi Regolari quelli il
cui piano è equidistante dall’orizzonte (Orizzontale, Equinoziale,
Polare, Verticale, Meridionale, ecc.), per differenziarli da quelli
Irregolari il cui piano rispetto all’orizzonte è inclinato o reclinato
(Alberto Pappiani, “Della Sfera Armillare”, 1745.
- Orologio Rettilineo:
è quello in cui tutto ciò che è necessario per conoscere le ore è
rappresentato da linee rette (Ozanam).
- Orologio Rettilineo di Regiomontano:
è il primo orologio rettilineo universale dell’Occidente Cristiano.
Inventato quasi sicuramente da Giovanni Muller detto
Regiomontano verso la fine del XV secolo.
- Orologio a Riflessione:
inventato nel XVII secolo, molto probabilmente da Georg
Schoenberg che ne diede una dimostrazione nel suo libro
"Demonstratio et Constructio Horologiorum novorum. Radio
recto; refracto in Acqua; reflexo in speculo; solo magnete horas
astronomicas, italicas, babylonicas indicatium", pubblicato nel
1622, cioè 25 anni prima che E. Maignan pubblicasse il libro in
cui parla di questi orologi riflessi. Questi nuovi orologi "solari"
hanno dato vita a quella che venne chiamata, da allora in poi, la
"Gnomonica Riflessa" (v.).
191
- Orologi a Rifrazione:
si tratta di speciali orologi solari concepiti per funzionare in vasi
riempiti d'acqua e per mezzo della rifrazione dei raggi solari.
Una prima descrizione e metodo di costruzione, sebbene
empirico, fu data da Oddi Muzio nel libro "Trattato de
gl'Horologi Solari" del 1614, quando ancora le leggi della
rifrazione dovevano essere pronunciate in forma matematica
definitiva. Le origini di questo strano orologio, ci informa
Muzio, risalgono a Regiomontano che ne costruì alcuni
esemplari. Il tracciato orario, in questi orologi, tiene conto
dell'angolo di rifrazione dei raggi solari. In genere venivano
realizzato in coppe, vasi e recipienti concavi.
- Orologio "Sciathericum Botanologicum":
fa parte della Gnomonica Fisico-Astrologica di Kircher. E’ un
orologio solare orizzontale (R.F. 46) che riporta lo “Zodiaco
Gnomonico” (v.) senza tracciato orario. Al centro dell’
“Zodiaco” domina una grande figura umana. Ai lati dello
“Zodiaco” le curve diurne sono divise in vari settori ognuno dei
quali riporta le piante, i medicinali e le cure per le relative
malattie, o sintomi patologici. Quindi è un orologio che indica a
mezzo dell’ombra del sole, quali piante ed erbe sono utili per
curare le malattie del corpo ed il quale periodo vanno utilizzate.
- Orologio “Sciathericum Geometricum”:
è uno speciale strumento (R.F. 87) che serve come orologio
solare orizzontale e a trovare l’altezza e la grandezza degli
oggetti con l’osservazione dell’ombra dello stilo divisa in dodici
parti.
- Orologio Settentrionale:
è realizzato su di una superficie verticale che giace nel piano del
Primo Verticale, nella parte direttamente rivolta al Nord. E' un
tipo di orologio molto raro perchè utile solo per brevi periodi
dell'anno. Lo stilo fa un angolo con la verticale pari al
complemento della latitudine.
192
- Orologio in una Sfera di cristallo:
è un orologio polare, con ortostilo, il cui piano è stato incollato
al centro di una sfera di cristallo tagliata in due parti e poi
ricongiunta (R.F. 93).
- Orologio Sferico a Globo:
è quello che si descrive sulla superficie convessa di un globo.
Strumento in uso fin dall’antichità. Si ricorda il globo di
Matelica e di Prosymna tra i più antichi.
- Orologio a Stella:
E’ un orologio solare a forma di stella disposto nel piano
dell’equatore.
Può essere composto da una meridiana
equatoriale superiore ed inferiore e di meridiane polari sui piani
esterni. Una meridiana famosa di questo genere è quella di Frate
Arsenio che realizzò sui bordi del lago di Annecy.
- Orologio Testuggine:
è un orologio solare inventato da Kircher che ha la strana forma
di una tartaruga (R.F. 40).
- Orologio Universale:
è un orologio che serve per diverse latitudini, in diverse località.
In genere è un orologio portatile, di piccole dimensioni.
- Orologio Fotosciaterico Polare su un Uovo di Gallina:
Nella “Magia Horographica”, ultimo capitolo di gnomonica che
chiude il libro Ars Magna Lucis et Umbrae, Kircher descrive
degli orologi solari davvero insoliti (R.F. 88 e seg.). Ne citiamo
alcuni per curiosità: 1) su un Uovo, è un orologio sì fragile, ma
davvero caratteristico in quanto viene descritto sulla superficie di
un uovo di gallina, meglio se di struzzo o simile. L’uovo viene
prima ripulito dell’albume e del tuorlo per mezzo di due fori
praticati alle due estremità della figura ellittica. Quindi, viene
realizzato un orologio polare astronomico con circoli celesti sulla
sua superficie (come nella figura). Praticato un foro nel piano
equatoriale, nella parte opposta, si dispone l’orologio come un
normale Polare, e l’osservatore retrostante può leggere l’ora per
193
mezzo della macchia di luce prodotta dal raggio luminoso entrato
dal foro nell’uovo; 2) su un Cilindro di Carta, trasparente, in
modo tale da proiettare sulla superficie opposta l’immagine di
uno scheletro che brandisce una falce in luogo dello gnomone; 3)
in un Cubo di materiale trasparente, su un lato vi è lo scheletro
con il coltello che funge da gnomone, sulla parte opposta il
tracciato orario sul quale si proietta l’immagine dello scheletro;
4) in “loco discontinuo”, cioè sulle pareti con piani diversi, su
superfici qualunque, negli antri dei palazzi; 5) In un Cilindro di
vetro, su un piano verticale disposto all’interno del cilindro e con
stilo il cappello del cilindro stesso.
- Orologio verticale:
E' l'orologio solare ricavato su una superficie che giace nel piano
verticale, perpendicolare quindi al piano dell'orizzonte. Sono i
noti orologi solari murali verticali. La linea orizzontale passa
sempre per il Piede dello Stilo (v.) e interseca la linea meridiana
sempre ad angolo retto.
L'orologio verticale può essere declinante (v.) e inclinato
declinante quando la sua superficie è nello stesso tempo inclinata
sull'orizzonte e declinante dal Primo Verticale; infine può essere
"reclinante" (v.).
- Orologio a Vetrata:
Nel Rinascimento era invalso l’uso di realizzare orologi solari di
grande pregio artistico sulle vetrate di abbazie e castelli. Lo stilo
era impiantato al di fuori, mentre l’ora si poteva leggere
dall’interno. A causa della loro fragilità, ne esistono oggi pochi
esemplari.
- Orologio su Zoccolo:
Si tratta di un vero e proprio orologio solare ricavato sul fondo di
un normale zoccolo. Fu presentato per la prima ed unica volta da
Oddi Muzio nel suo “Trattato de gl’horologi solari” del 1614.
- Orometro:
strumento descritto da Cristoforo Clavio in un libro manoscritto
sconosciuto dal titolo “Libello de fabrica, et usu instrumenti
194
cuiusdam Horometri”, citato da Kircher. Si tratta probabilmente
di uno strumento di osservazione per determinare la linea
meridiana sull’orizzonte e l’altezza del Polo. A questa scopo
servirono altri strumenti simili inventati da Pietro Nonio e
Christophoro Crienbergerio (R.F. 3).
- Orologi Vitruviani: (in ordine alfabetico relativamente alle
citazioni di Vitruvio):
Antiboreum:
L'unica ipotesi su tale strumento è che, probabilmente, si tratta di
un orologio del tipo "Boreale" (v.), o comunemente
"Settentrionale".
Arachnen:
Attribuito da Vitruvio ad Apollonio di Perge, si tratta
probabilmente di un orologio solare, su un piano orizzontale, con
il tracciato orario arricchito delle "curve diurne". In tal modo il
tracciato ricorda la forma della tela di ragno da cui deriverebbe
l'etimologia del nome arachnen.
Conarachnen:
potrebbe essere uno orologio solare realizzato sulla superficie di
un cono con le linee diurne che insieme al tracciato orario
formano la famosa "tela di ragno".
Conum:
attribuito a Dionisidoro, è senz'altro uno strumento realizzato
all'interno o all'esterno di una superficie conica. Nei reperti
archeologici ritrovari questi modelli hanno l'asse del cono
parallelo all'asse terrestre.
Discum in Planitia:
Attribuito sempre ad Aristarco di Samo, si tratta forse del
classico orologio solare orizzontale, appunto ricavato su un piano
(disco in piano) parallelo a quello dell'orizzonte.
195
Hemicyclium:
attribuito a Beroso Caldeo del III sec. a.C., è un orologio ricavato
in una semisfera scavata in un cubo e tagliata nella parte
inferiore di un angolo pari alla latitudine.
Pelecinum:
attribuito a Patrocle, vissuto nel III secolo a.C., il Pelecinum
viene identificato con un antico orologio a forma d'ascia.
Purtroppo, ultimamente sono emersi determinanti elementi a
favore di una diversa ipotesi che prevede un sicuro errore di
interpretazione del termine da parte dei compilatori e scrittori dei
primi secoli dell'era volgare. Con ogni probabilità il termine
Pelecinum è la storpiatura del termine originale Pelignum che
emerge in un manoscritto del IV secolo attribuito a Cezio
Faventino. Il pelecinum, per il quale non esiste una sola ipotesi
di qualche attendibilità, è quindi un'invenzione dei trascrittori.
L'orologio citato da Vitruvio è perciò il Pelignum (v.)
Pelignum:
tale termine entra a far parte della
storia della Gnomonica solo da
qualche anno e viene identificato
per la prima volta con l'orologio a
forma d'ascia che si vede nel
disegno del mosaico della "Villa
di
Treviri"
conservato
al
Landesmuseum, dall'autore di questo libro nell'opera "Storia
della Gnomonica" edita nel 1992. Il Pelignum è ben descritto nel
manoscritto di un anonimo attribuito a Cezio Faventino del IV
secolo. E' costituito da due lastre marmoree incernierate con uno
stilo al centro nella parte alta della giuntura. Una faccia serve per
la mattina, l'altra per il pomeriggio .
Pharetram:
il termine dovrebbe stare ad indicare un orologio fatto a forma di
faretra, cioè una forma simile al serbatoio delle frecce. Purtroppo
l'identificazione di questo strumento è trale più difficili della
196
gnomonica.
Plinthium:
attribuito a Scopinas di Siracusa (presumibile architetto), è forse
un orologio solare, o un complesso di orologi solari ricavati su di
un parallelepipedo marmoreo, appunto un plinto, di cui una
faccia (quella anteriore) potrebbe essere incavata. Questo
spiegherebbe il termine "plinthium sive lacunar".
Pros pan klima:
attribuito a Teodosio e Andrea, si tratterebbe del primo orologio
solare portatile universale. Infatti, il significato del termine è "per
ogni luogo" come ad indicare un orologio adattabile ad ogni
latitudine. Non si hanno certezze però circa la forma dello
strumento.
Pros ta istoroumena:
sempre della famiglia dei "viatoria pensilia", cioè degli orologi
solari pensili da viaggio, si tratterebbe forse di un orologio
portatile locale, adatto per una sola latitudine. Le ipotesi circa la
forma di questo orologio propendono a favore dell'anello
circolare a cassa, del tipo descritto da P. Angelo Secchi (vedi
orologio ad anello).
Scaphen o Hemisphaerium:
attribuito ad Aristarco di Samo. Si tratta dell'orologio emisferico
tradizionale, cioè di un orologio ricavato in una semisfera cava
orizzontale. Potrebbe essere identificato con l'antico "Polos" (v.).
Lo stilo si ipotizza disposto perpendicolare al piano orizzontale,
ma non è da escludere che nella tradizione antica esso fosse
posto inclinato, parallelamente all'asse terrestre e che uno
strumento simile potrebbe essere stato il vero "Polos", da cui ne
sarebbe derivata anche l'etimologia.
Ortografica (proiezione):
è alla base della metodologia costruttiva geometrica degli orologi
solari. Si tratta di rappresentare la sfera celeste con tutti i suoi
circoli, su di un piano che può essere comunque orientato.
197
Questo tipo di proiezione è "ortografica", cioè normale, o
perpendicolare al piano considerato.
- Ovest:
punto cardinale ove tramonta il Sole nel giorno degli equinozi.
- Parallelepipedo:
è uno strumento gnomonico di legno a forma di parallelepipedo
(P.S.M. Magdleine) che serviva per tracciare più comodamente
la linea meridiana.
- Piede dello stilo:
è detto "piede" dello stilo, la base dell'ortostilo (v.) che coincide
con il punto d'intersezione di una retta perpendicolare col piano,
passante per il vertice dell'assostio (v.).
- Planetografia Sciaterica:
è un orologio orizzontale calendariale realizzato da Kircher, che
mostra il percorso dei pianeti per vari anni (un orologio per ogni
pianeta) lungo una serpentina che attraversa lo Zodiaco
Gnomonico (v.). Questo orologio appartiene alla Gnomonica
Fisico-Astrologica (R.F.48 ).
- Primo Verticale:
Piano verticale perpendicolare al piano meridiano. Anche
l’intersezione di questo piano con la volta celeste (cerchio del
primo verticale) che interseca il cerchio dell’orizzonte nei punti
Est ed Ovest.
- Proiezione conotomica:
si dice proiezione conotomica dei segni zodiacali nell’analemma
universale (v.) la proiezione dei circoli zodiacali nell’analemma
tolemaico. Essa corrisponde alla porzione del triangolo dei segni
ove sono descritti i simboli zodiacali.
- Punteggiata dei Punti Orari:
equivale alla linea della Contingenza, cioè alla retta intersecata
dal fascio di linee che ha origine nel circolo dell’equinoziale
198
(Pasini).
- Quadrante
Termine con il quale, impropriamente, ci si riferisce agli orologi
solari in genere. Tale abitudine ha origini nel medioevo, quando i
comuni "quadranti" astronomici venivano regolarmente
impiegati per la misurazione del tempo. Nel gergo francese, da
allora, gli orologi solari vennero chiamati "cadrans solaires". Ma
è evidente che il termine quadrante si riferisce alla quarta di
cerchio, cioè alla quarta parte di un cerchio, eventualmente
graduata da 0 a 90 gradi, e non agli orologi solari in generale.
- Quadrante Astronomico:
E’ il classico quadrante d’altezza, o quarta di cerchio, in uso nel
medioevo, che reca il tracciato delle ore astronomiche.
- Quadrante Orografico, o Mirifico, od Orografo:
E’ uno speciale quadrante descritto da Kircher (R.F. 5). Il suo
uso nella Gnomonica geometrica è molto esteso. Si ricorda il suo
utilizzo per il tracciamento delle ore su molti orologi solari,
persino su quelli portatili e su superfici non piane.
- Quadrante senza centro:
è quello che non ha alcun centro, cioè è un quadrante il cui
centro cade al di fuori del piano.
- Quadrante “hectimorium”:
strumento gnomonico sconosciuto descritto da Kircher come una
quarta di cerchio recante suddivisioni in sei parti uguali,
corrispondenti a sei ore equinoziali, e un semicerchio suddiviso
in dodici ore equinoziali. Serviva, probabilmente, a ricavare con
qualche comodità le ore sulle superfici di orologi solari irregolari
come i “Tetracicli”.
- Quadrante inferiore:
è quello che si fa sulla superficie inferiore di un piano inclinato.
- Quadrante particolare:
è quello che viene fatto per una particolare latitudine.
199
- Quadrante regolare:
è quello che si fa sulla superficie di un piano esatta orientata
verso uno dei quattro punti cardinali (Ozanam).
- Quadrante dei Seni:
è uno speciale quadrante con una sorta di abaco che serve, per
mezzo di cerchi e funzioni trigonometriche, a eseguire calcoli
astronomici. Il Q. dei Seni veniva spesso realizzato sul dorso di
molti quadranti astronomici arabi.
- Quadrante superiore:
è quello che si fa sulla superficie superiore di un piano inclinato.
- Radio Orario (o Raggidico Solare, Trigono dei Segni):
è uno strumento gnomonico in uso soprattutto nel XVI e XVII
secolo. Si tratta, essenzialmente, di un triangolo che materializza,
nella pratica costruttiva degli orologi solari, soprattutto quelli
murali, la proiezione ortogonale sul piano dei circoli della sfera
relativi alle posizioni del Sole nello zodiaco. Rappresenta in
pratica, la materializzazione di una parte dell'analemma (v.).
Veniva realizzato per una sola latitudine e se opportunamente
montato su di un piedistallo regolabile su una quarta di cerchio,
serviva per più latitudini. Facendo coincidere il vertice del
triangolo con il vertice dell'assostilo, si prolungavano con un filo
le direzioni (rette) delle proiezioni dei tropici e dell'equatore,
ottenendo sul piano del quadrante i punti per i quali passano le
relative curve diurne e le rette orarie. La prima descrizione in
volgare di questo strumento fu data da G. Battista Vimercato nel
1586. Tale congegno, ha dato vita ad altri strumenti simili
elaborati dagli gnomonisti di quell'epoca, come lo strumento di
Giovanni Ferrerio Spagnolo (v.) e quelli presentati da N. Bion.
- Raggio dell'Equatore:
è una linea retta condotta per l'estremità dell'asse del quadrante
(v.), vale a dire per il Centro Divisore (v.) della Sustilare e
perpendicolarmente allo stesso asse. Nella fig. 3 di pag. 150 è DI
che passa sempre per l'intersezione I dell'Equinoziale e della
200
Sustilare e la cui lunghezza è uguale alla distanza IK dal centro
K dell'equatore all'equinoziale (Ozanam).
- Raggio orario:
è una linea retta condotta dal centro dell'Equatore per qualunque
punto della linea equinoziale.
- Regola Gnomonica, o Riga Sciaterica:
è uno strumento gnomonico (R.F. 8) descritto da Kircher, di
forma molto simile al nostro regolo calcolatore. Pare ne abbiano
parlato anche Clavio e Voellius, quest’ultima nella sua
Horologiographia.
- Regolo Gnomonico:
è la porzione di un semicerchio diviso in due volte 90 parti
uguali o solo di un quarto in 90 parti uguali (P.S. Magdleine).
Equivale ad una quarta di cerchio suddivisa due volte in 90 gradi
nel modo visibile nella fig. 19 . E’ uno strumento gnomonico
utile per tracciare le linee orarie in cerchi e quadranti.
- Sciatere (Sciaterre):
rappresenta un modello evoluto dello strumento di Giovanni
Ferrerio Spagnolo. Consiste in un semicerchio orario
equinoziale, montato su una quarta di cerchio, su cui vi è
installato il trigono dei segni. Anche questo strumento serve per
disegnare le linee orarie e le linee diurne degli orologi murali.
- Sciatere di Pardies:
è una modifica dello sciatere normale. Si compone di quattro
pezzi principali: una tavoletta orizzontale su cui vi è montato un
“piano
meridionale”,
cioè
una
tavola
disposta
perpendicolarmente alla prima, con filo a piombo che serve per
mettere lo strumento a livello. Un terzo pezzo è costituito da una
quarta di cerchio concava, divisa in 90 gradi; il quarto pezzo è un
cerchio diviso in 24 parti uguali che rappresentano le 24 ore.
Questo strumento è assemblato nel modo in cui si vede in figura,
e serve anch’esso per tracciare le linee orarie e diurne negli
orologi solari murali. Fu inventato dal gesuita Pardies.
201
Tavola di Nicolas Bion del XVIII secolo, in cui è raffigurato lo
sciatére di Pardies (in basso a destra).
- Sciaterica (o Scioterica):
è il nome con cui veniva denominata la Gnomonica nell'antica
Grecia. Deriva da Scio (catturare) e tereo (ombra) che insieme
202
significano catturare le ombre.
- Sciografia:
altro sinonimo di Gnomonica usato in tempi antichi nella Grecia.
Deriva da Skiografia, cioè "disegnare le ombre", la "grafia delle
ombre".
- Scioteri:
sono gli strumenti matematici, cioè gli orologi solari, idonei a
"catturare le ombre" su un piano per mezzo di uno stilo
(gnomone).
- Solarium:
termine col quale veniva denominato un orologio solare
nell’antichità (si veda anche scioteri).
- Spolvero:
Procedimento per trasportare disegni di orologi solari
(soprattutto quelli di grandi dimensioni) dalla carta alla parete. Si
fa il disegno su carta in scala piena (al naturale); si buca con uno
spillo il contorno delle linee; si applica il disegno alla parete,
fissandolo con nastro adesivo; si passa sopra al disegno un
sacchetto di polvere di carbone macinato fine. Tolta la carta,
rimarrà sulla parete lo “spolvero”, cioè la traccia determinata
dalla polvere di carbone passata attraverso i fori.
- Stilo:
è l'asta infissa nel piano del quadro la cui ombra determina la
lettura dell'ora e delle altre informazioni sull'orologio. Lo stilo
può essere parallelo all'asse terrestre (assostilo), o perpendicolare
al piano (ortostilo).
- Stilo a doppio braccio διβραχιων:
è uno stilo costituito da un’unica asta che termina da una parte e
dall’altra con due punte. Al centro vi è applicato un piccolo stilo
orientabile in modo da poterlo regolare per le diverse latitudini.
Denominato curiosamente “stylum versatilem”, proprio perchè si
presta per essere adattato alle altezze di polo.
203
- Stilo a “pettine”:
è lo stilo inventato da Kircher, costituito da un piano circolare
suddiviso in 360 gradi ed intagli a “pettine” di 1 o 2 gradi.
Veniva applicato sugli orologi a cilindro (a cappello filtrante) e,
nel caso di Kircher su Globi Gnomonici (Astrolabij gnomonici
sphaerici) e orologi su corpi piramidali (v.)
- Stilo triangolare:
è un triangolo elevato ad angoli retti sulla linea sustilare ed
avente un angolo acuto pari all'elevazione del polo (v.) sul piano
e disposto al centro del quadrante (Ozanam)
- Stoicheion: (Vedi " Orologio Decempedalis").
- Strumento Anacamptico:
è uno strumento gnomonico inventato da Kircher che definisce
volgarmente συµβοηθουντα cioè l’aiutante, o l’ausiliario (R.F.
68). Ha più o meno la stessa utilità del “Trigono Gnomonico” o
“Trigono dei Segni” (v.) e serve quindi per costruire facilmente
gli orologi solari anacamptici. Ne esistono due tipi, uno per il
tracciato orario e per le curve diurne, l’altro per descrivere gli
azimut.
- Strumento Mesoptico:
è uno speciale strumento (R.F. 72, 77) inventato da Kircher per
realizzare con facilità gli orologi anacamptici, ma a dire dello
stesso autore, pare che servisse meglio per gli orologi “diretti”:
“Hoc instrumentum non tantum reflexa, sed eadem facilitate
horologia directa describit”. Ne descrive anche una versione
anaclastica, insieme ad un’altro strumento denominato “rete”
anaclastica.
- Strumento Fotosciometrico:
è uno strumento composto di una tavola che si avvale di una
scala delle ombre “rette” e di una scala delle altitudini. Serve per
rilievi topografici a mezzo dell’osservazione dell’ombra.
204
- Strumento Pantometrico-Catottrico:
composto da due regole
parallelepipede graduate e
disposte a forma di croce.
Un
“baculo”,
ovvero
un’asta sulla cui sommità
vi è disposto uno specchio
piano orizzontale. Serviva
per rilevamenti topografici
a mezzo della riflessione
dei raggi luminosi.
- Superfici recettrici per tracciati orari secondo Kircher.
Kircher elenca le superfici recettrici in questo modo. Le
principali sono tre: piana, circolare e mista. Le superfici
circolari le classifica 1) intrinseca; 2) estrinseca. Intrinseca è la
superficie concava di alcuni corpi come gli “scafi” (Scaphen),
emicicli, cilindri e coni. Estrinseca è la superficie convessa dei
corpi come la sfera, il cilindro, il cono. Le superfici miste sono
piano-convesse, piano-concave, concavo-convesse, pianoconcavo-convesse.
- Sustilare (o Sostilare o Substilare o Sottostilare): proiezione
ortogonale dell’assostilo sul piano dell’orologio. In un orologio
rivolto perfettamente a Sud essa coincide con la linea meridiana.
Negli altri casi essa fa un angolo con la linea meridiana, detto
“distanza sustilare”, e un angolo con lo stilo, dal piano
dell’orologio, che viene chiamata “altezza sustilare”.
- Synopsi Gnomonica:
è una figura ideata da A. Kircher
nella quale si rappresenta i circoli dei
sistemi orari babilonico, italico,
astronomico.
205
- Tavola Anaclastica:
è una speciale tavola numerica composta appositamente per la
costruzione degli orologi solari anaclastici a rifrazione. Indica gli
angoli di rifrazione che corrisponde all’angolo di incidenza.
- Tetracyclum (corpo):
si chiamano in questo modo nella gnomonica kircheriana i corpi
solidi che hanno quattro facce scavate in modo di semicerchio e
nelle quali si descrivono le ore.
- Tiretico (strumento) χατατηρητιχον o Sistema Sciaterico:
strumento gnomonico, o meglio tavolo gnomonico (R.F.9),
inventato da Kircher. Si tratta essenzialmente di un tavolo
inclinabile per mezzo di uno snodo situato sul sostegno centrale,
sul quale sono applicati diversi strumenti (orologi poligolani,
globi, ecc.). Serviva per tracciare con qualche comodità le linee
orarie su diversi piani.
- Triangolo Gnomonico:
E’ uno speciale strumento a forma di triangolo che serve per
determinare il sito dello stilo, la sua distanza dal centro
dell’orologio, dal polo, dall’equinoziale in tutti gli orologi
orizzontali e verticali, declinanti o inclinati.
- Trigono con Alidada:
E’ un trigono dei Segni, o triangolo dei segni, montato su un
Regolo, o Alidada per tracciare gli archi dei segni (linee diurne)
sui grandi orologi solari da parete (Bion).
- Trigono degli Archi Diurni:
è la parte del trigono dei segni, un triangolo, ove sono descritti
appunto gli archi dei segni zodiacali.
- Trigono dei segni: (vedi Radio Orario).
- Tropici (proiezione dei):
negli orologi solari si riportano spesso le "curve di declinazione
", o "curve diurne", relative all'ingresso del Sole nei segni
206
zodiacali. Più facile è, invece, trovare le sole curve che
rappresentano la proiezione sul piano dell'orologio degli equinozi
e dei solstizi. La curva relativa all'inverno è detto Tropico del
Capricorno"; la curva relativa all'estate è detta "Tropico del
Cancro". Kircher Athanasius, nel XVII secolo, definisce anche lo
spazio "eliodromon", cioè la "zona torrida", da proiettare sul
piano dell'orologio.
- Venti (Torre dei):
è un famosissimo monumento gnomonico dell'antichità che ci è
pervenuto in buono stato. Si tratta di una torre ottagonale
costruita nell'agorà di Atene attorno al I secolo a.C. da
Andronico Cyrreste, per questo nota anche col nome di Torre di
Andronico. Su ogni lato della torre sono effigiati i simboli dei
venti e, si ritiene, che attorno al II secolo, furono aggiunti gli otto
orologi solari verticali che ancora si vedono con gli gnomoni
(ortostili) originali. All'interno doveva esserci un orologio ad
acqua ben congegnato. Gli otto orologi solari ivi realizzati
costituiscono gli unici esemplari di orologi solari verticali murali
dell'antichità pervenutici.
- Verticale del piano:
è la comune sezione del Piano del quadrante e del cerchio
verticale perpendicolare allo stesso piano. Questa linea passa
sempre per il piede dello stilo (v.) e per lo Zenit del Piano (v.)
- Zenit del piano:
è la rappresentazione dello zenit sul piano del quadrante, cioè il
punto ove il piano del quadrante è intersecato dalla retta dallo
Zenit al Nadir. Essa si estende dalla faccia superiore del piano
del quadrante alla faccia inferiore del piano, ove questo punto è
detto Nadir del piano.
- Zodiaco Gnomonico:
è lo spazio detto “eliodromon” - ηλιοδροµον - (v.) compreso tra
le curve di declinazioni corrispondenti al tropico del Cancro e al
tropico del Capricorno. Tale spazio viene percorso dall’ombra
dello gnomone in un “anno gnomonico” (v.)
207