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Gnomonica Kircheriana

Per la prima volta nella storia viene esaminata l'opera gnomonica del grande gesuita Athanasius Kircher.

Nicola Severino Gnomonica Kircheriana ovvero l’estensione del Cielo negli Orologi Solari Prima edizione Roccasecca 1995 Prima ristampa 2011 1 2 Nicola Severino GNOMONICA KIRCHERIANA 3 4 Prefazione Questa ristampa della Gnomonica Kircheriana, rende abbastanza fedelmente l’originale della prima edizione, pubblicata a Roccasecca (FR), nel 1995 in fotocopia e presentata per la prima volta nel 1996 al Seminario Nazionale di Gnomonica tenutosi a Bocca di Magra (La Spezia). Le immagini, possono risultare in una definizione inferiore, ma il contenuto e l’impaginazione è identica. Si è cercato di contenere al massimo errori ortografici e sviste, presenti nella prima edizione e mi è parso conveniente e logico unire i due volumi, prima separati, della Gnomonica Kircheriana e del Dizionario di Gnomonica Kircheriana. In quanto a quest’ultimo, vorrei aggiungere che, sebbene siano trascorsi un bel po di anni, esso rimane ancora un’opera unica, nel tentativo di catalogare e ripristinare l’antico lessico gnomonica che era andato perduto nei secoli. Kircher, forse involontariamente, lo aveva fatto attenendosi ai vocaboli che gli parvero i più vicini ed adatti a definire orologi gli solari. Alcuni di questi sono così strani e complicati che era quasi impossibile in tempi moderni classificarli con una o due parole! Per quanto riguarda la gnomonica vera e propria, invece, credo che nessun argomento gnomonico oggi riesca a rendere più chiaro di come fece Kircher, il significato di ciò che potrebbe definirsi una ”estensione del Cielo” nei quadranti solari, nel senso di far mostrare agli orologi solari una quantità di informazioni che altri autori non avevano mai neppure immaginato. A dire il vero, i quadranti solari che siamo abituati a vedere hanno sì l’estensione del cielo, ma solo relativamente all’astro principale, cioè il Sole. Come vedremo, invece, nella Gnomonica Kircheriana si scoprirà che tale estensione riguarda tutta la sfera del “Primo Mobile”, cioè il Sole, la Luna ed i pianeti conosciuti dall’antichità. Kircher dedicò molto del suo tempo migliore alla Gnomonica, ottenendo risultati unici e depositando alla memoria splendide opere di cui una sarà l’oggetto di questo studio. Sarà bene mettere subito in evidenza il fatto che Kircher intese sfruttare al massimo, in alcuni suoi studi, la grande erudizione di 5 cui era in possesso e la genialità di sintesi e di intuizione che in certi casi lo condussero a preparare la strada ad altri studiosi per alcune conquiste culturali importantissime, come per esempio quella della decifrazione dei geroglifici da parte di Champollion. Non ci si deve meravigliare, quindi, se la sua Gnomonica fu una sorta di “rivoluzione” già ai suoi tempi soprattutto sotto il profilo artistico e simbolico: la Luna, i pianeti e le stelle in qualche modo, spesso solo figurativamente, rientrano nel discorso dell’estensione del Cielo, probabilmente anche per ampliare e cogliere più in profondità quel sentimento cosmico che lega l’orologio solare all’animo dell’uomo. Lo gnomonista teorico potrà chiedersi quale possa essere l’orologio solare che “sfrutta l’ombra dei pianeti o delle stelle” e quali i metodi per riportarne il percorso sul piano del quadrante al solo fine di conoscere l’ora che, d’altra parte, ci è fornita con tanta grazia dal nostro abbagliante Sole. Naturalmente non esistono quadranti solari di questo genere, semplicemente perchè i pianeti e le stelle non “gettano” ombre sulla Terra (anche se si è sentito dire che qualcuno abbia “visto” Sirio e Venere proiettare una leggera ombra stilare in alcuni punti della Terra e nei momenti di massima luminosità, ma anche se fosse non può essere certo utile ai fini pratici della gnomonica). Nella Gnomonica Kircheriana, l’estensione del Cielo è vista in un altro modo, in una dimensione più umana che riesce però, nella mentalità dell’epoca, a coinvolgere aspetti sociali e sentimentali della vita quotidiana. Essa trova peraltro la sua giustificazione, per quei significati che oggi ci appaiono irrazionali, nell’ambito di una cultura rinascimentale che pur avviandosi allo sviluppo del metodo scientifico galileiano, vive pur sempre, e a qualsiasi livello sociale, l’esperienza ombrosamente mistica dell’Astrologia, dell’Alchimia e via dicendo. Come si sa, la Gnomonica ha da sempre avuto come principale compito quello di misurare il tempo a mezzo dell’ombra del Sole proiettata da uno gnomone su un piano. Gli “utenti”, attraverso le meridiane, o quadranti solari, riuscivano (nelle giornate di Sole) a conoscere l’ora con una precisione che fino al XVI secolo, ed 6 oltre, gli orologi meccanici non riuscivano a dare. Insieme alla lettura dell’ora, come è noto, in un orologio solare si possono ricavare altre informazioni, a seconda della complessità del tracciato orario e degli altri elementi come le curve di declinazione, ecc. Per fare un esempio, un orologio solare, sia esso verticale che orizzontale, ad ore Italiche, Babiloniche ed Astronomiche, con relativo tracciato delle curve di declinazione, fornisce una buona quantità di informazioni: le ore nei tre sistemi, misurate dal tramonto, dall’alba del Sole e dalla mezzanotte (sistema “alla francese”), l’ora del sorgere e tramontare dal Sole, la durata del giorno, il numero di ore trascorse dal sorgere del Sole, il numero di ore che devono trascorrere fino al tramonto. Nella gnomonica attuale, un orologio solare come quello descritto rappresenta uno strumento tra i più completi; ma già un qualcosa di più o di diverso si può avere negli orologi solari detti “Planetari”, o ad “ore Planetarie”. Sono questi dei normali quadranti che riportano il tracciato delle ore Temporarie, come in uso anticamente, altrimenti dette Planetarie, e tra le rette orarie venivano riportate le simbologie astrali dei pianeti per indicarne il relativo influsso sulle singole ore. In genere tali orologi erano integrati con una tavola della “dei Reggenti” in cui vi erano rappresentate le “Case Celesti” ed il relativo dominio dei pianeti. Questi orologi Planetari sono oggi rarissimi, ma ne esistono vari esemplari sulle antiche mura di castelli medievali e ville rinascimentali Tra i più significativi si ricorda quello di S. Benigno Canavese (TO), la meridiana della chiesa di S. Caterina a Oppenheim sul Reno e quello della farmacia di Gorliz in Slesia. Quanto detto finora servirà anche a capire in che misura le innovazioni di Kircher potrebbero fornire agli gnomonisti di oggi indicazioni preziose su nuove forme artistiche di progettazione e disegno degli orologi solari. 7 Come è nato questo lavoro Nell’estate del 1993 venni casualmente a conoscenza dell’esistenza di quattro tavole in ardesia, sulle quali erano incisi vari orologi solari, conservate nel Museo Astronomico e Copernicano dell’Osservatorio Astronomico di Monte Porzio Catone (Roma). Il loro fascino avrebbe incantato qualsiasi appassionato di storia della scienza e in special modo gli gnomonisti. Decisi di ritornare in quel luogo per una visita più approfondita, nel maggio del 1994. Il conservatore del museo, dott. Giuseppe Monaco, mi illustrò quanto aveva potuto scoprire sulle tavole e discutemmo a lungo sul significato delle simbologie rappresentate dai dipinti e degli orologi solari che vi erano incisi. Le tavole, in quel periodo, si pensava di attribuirle a Kircher, ma non c’era nessuna documentazione che confermasse tale ipotesi. Oggi posso dire che la documentazione c’è, ed è quella che si trova in questo volume. Inoltre, l’analisi del significato delle simbologie e degli orologi solari effettuata dal dott. Monaco è giustissima. Per uno studioso di gnomonica è una sorpresa trovarsi di fronte le tavole di Kircher e rendersi conto di guardare degli orologi solari di cui, all’impronta, si capisce ben poco. Le didascalie incise sull’ardesia, erose dal tempo, aiutano solo in parte l’interpretazione del significato gnomonico cercato, mentre alcune di quelle leggibili possono ulteriormente aumentare la confusione del visitatore. L’unica cosa da fare era quella di cercare se di un tale progetto fosse rimasto qualche traccia nelle opere pubblicate da Kircher. E volentieri presi questo impegno, incoraggiato da nulla se non dalla passione stessa per la ricerca. Sapevo che molte delle opere di Kircher sono conservate nella Biblioteca Nazionale di Roma e perciò decisi di cominciare a cercare in quel luogo. Sapevo anche che il libro Ars Magna Lucis et Umbrae conteneva molti studi sulla gnomonica del grande gesuita, ma non ero a conoscenza del suo contenuto. 8 Con mia grande sorpresa, dovetti faticare non poco per riuscire a consultare il volume sotto sorveglianza e per poco tempo. Ebbi modo, comunque, di scoprire che l’argomento gnomonico delle tavole del museo di M. Porzio, erano in realtà la realizzazione pratica delle teorie contenute in un intero libro del volume di Kircher. Inoltre, mi fu subito chiaro che il contenuto dell’intera opera era pressoché sconosciuto alla maggior parte degli studiosi moderni e agli stessi gnomonisti. E a questo proposito rimando il lettore al paragrafo successivo. Quando mi fu chiara l’esistenza di una tale lacuna che non riguarda solo la gnomonica, ma la storia della scienza in generale, decisi di analizzare meglio, per quanto possibile, l’opera di Kircher: ma in che modo? I regolamenti delle biblioteche pubbliche che vietano la riproduzione in fotocopia dei libri antichi, anche se in buono stato, è di per se un’arma letale contro la ricerca. Per analizzare anche sommariamente il libro, avrei dovuto trascorrere almeno trecento giorni (i manoscritti alla Biblioteca Nazionale di Roma possono essere consultati solo di mattina) rinchiuso nella sala lettura del reparto manoscritti. E questo solo per capire il senso, non fare una traduzione dal latino, di due o tre pagine al giorno su oltre mille pagine, di cui più di 700 di pura gnomonica. Un’impresa impossibile per un impiegato come me che deve sacrificare le proprie ferie per trascorrere qualche giornata in biblioteca. Ma, come si dice, la fortuna aiuta gli audaci, e così sono capitato sulla pista giusta dopo mesi di vani tentativi. Devo dire che in questo la bella capitale d’Italia non mi è stata di alcun aiuto. In effetti, ho constatato che le biblioteche hanno degli accordi con fotografi professionisti per fare i microfilm di libri non fotocopiabili, ma purtroppo in alcuni casi i preventivi superavano l’incredibile somma del milione di lire! La sorte ha voluto invece che dopo alcuni mesi trovassi una persona tanto intelligente, quanto sensibile a questi problemi la quale, considerato lo scopo della ricerca e lo stato di conservazione del volume originale, mi ha permesso di ricavare una riproduzione integrale in fotocopia, rispondendo alla mia espressione di stupore in questo modo: “E’ la prima volta, in venticinque anni che lavoro in questa biblioteca, che mi viene 9 chiesto questo libro. Se ora glielo negassi a cosa servirebbe questa istituzione culturale?”. Roma era ormai lontana, ed io ero felice di aver trovato in montagna la mia soluzione. Ora posso dire con tutta sincerità che è grazie a quella persona che mi è stato possibile effettuare questo lavoro preliminare sulla gnomonica kircheriana; di dimostrare che le tavole di Monteporzio furono realmente concepite e realizzate da Kircher; che il lavoro di analisi delle tavole fatto dal dott. Monaco è tutto giusto e, infine, che nella gnomonica moderna si reintegra una fetta della sua storia poco prima sconosciuta. E’ tanto importante il lavoro effettuato da Kircher che ha permesso addirittura di compilare un dizionario di gnomonica, il quale risulta ad oggi il più approfondito, in cui sono presenti molti termini che potrebbero aiutare a correggere alcune imperfezioni lessicali moderne relative alle fasi progettuali degli orologi solari ed alla nomenclatura in generale. E’ anche per questo motivo che ho preferito raccogliere in un unico volume la Gnomonica Kircheriana, e il Dizionario di Gnomonica utilizzando per entrambi un’unica iconografia derivata quasi esclusivamente dall’opera di Kircher. Infine, vorrei scusarmi con i lettori ai quali chiedo tutta la comprensione, se qualche volta posso aver male interpretato questo o quel significato, o il funzionamento di un orologio. Anche se il latino di Kircher è più immediato rispetto a quello di Clavio, le difficoltà non sono certo mancate nel tentativo di capire il senso dei testi, senza avere a disposizione un’accurata traduzione. I luoghi comuni sull’Ars Magna Vorrei chiarire, o meglio sfatare, alcuni luoghi comuni della letteratura gnomonica che danno una falsa immagine dell’opera qui presa in esame. Credo che il più importante sia quello dovuto all’autorevole R. Rohr, nel suo libro “Die Sonnenuhr”, tradotto in diverse lingue e da pochi anni anche in italiano col titolo “Meridiane”, Ulisse edizioni, Torino 1988, testo che ha, peraltro, 10 indotto altri autori a trascrivere, in piena fiducia, gli stessi errori. Vorrei far presente, comunque, che l’inesattezza delle informazioni storiche contenute nel libro di Rohr non si fermano all’opera di Kircher, ma valgono anche per Beda il Venerabile ed altre cose ancora, ma di questo ho già parlato nella mia Storia della Gnomonica. A pagina 160 dell’edizione italiana è riportato letteralmente: “...Il gesuita tedesco Athanase Kircher...(...)...fece pubblicare a Roma un grande volume di circa 600 pagine, in latino, il cui titolo copre parecchie righe e inizia con le parole Ars Magna Lucis et Umbrae...(...)... vi si trova qui riunito tutti ciò che riguarda la gnomonica dell’epoca. Si tratta in modo particolare di una meridiana monumentale del pastore, ma a colonna fissa...”. Già da queste poche righe si evince immediatamente che Rohr non ha mai consultato l’opera originale di Kircher, soprattutto la prima edizione, quella del 1646 stampata a Roma. Infatti, come il lettore stesso potrà rendersi conto, le pagine non sono 600, bensì poco superiori alle 1000; il titolo non copre parecchie righe, ma è proprio Ars Magna Lucis et Umbrae quello che viene dopo è solo una specifica sintetica del contenuto; non vi si trova riunita tutta la gnomonica dell’epoca, bensì quasi esclusivamente quella da lui inventata e sperimentata. Infatti, la gnomonica dell’epoca è quella fatta da Clavio, Pini, Muzio, Munster, ed altri, le cui pubblicazioni hanno tutte gran parte degli argomenti in comune, mentre in Kircher vale esattamente l’opposto. Una affermazione del genere potrebbe indurre a pensare che Rohr non conosca bene la gnomonica rinascimentale, ma siccome ciò è poco probabile, si deve desumere che l’inesattezza sia da attribuirsi al fatto che egli abbia forse preso la notizia da un’altra fonte. Resta comunque il fatto che il noto autore di gnomonica moderna non ha avuto neanche lo scrupolo di controllare l’esattezza delle sue fonti; Kircher, inoltre, non tratta in modo particolare della meridiana del pastore (termine peraltro ignorato dal gesuita!). Descrive accuratamente il cilindro orario in tre o quattro pagine, ma non è certo l’argomento principale dell’opera. In seguito, Rohr asserisce che nell’Ars Magna si trova l’origine del termine “meridiana a cappello filtrante”. Anche questa appare come 11 un’informazione gratuita e inesatta. Kircher descive lo gnomone a “cappello filtrante” citato da Rohr in questo modo: “Stylus in modum pectinis dentatus”, perciò niente “cappelli filtranti”. A pagina 193 (sempre dell’edizione italiana) Rohr dà indicazioni ancora più sbagliate e fantasiose, dopo aver accusato l’opera di Kircher come “talvolta un po' fantasiosa”. Ecco quanto si riporta:”...Per 68 pagine si parla di meridiane a riflessione, che utilizzano il raggio di Sole riflesso a mezzo di uno specchietto fisso, installato sul davanzale di una finestra rivolta a Sud, per proiettare sui muri e sui soffitti interni le indicazioni più disparate...”. La cosa che stupisce di più è la precisione del dato: 68 pagine, proprio come se fossero state contate una ad una. Ciò farebbe pensare al lettore che l’opera sia stata accuratamente esaminata. A meno che Rohr abbia avuto tra le mani un’edizione francese a tutti sconosciuta dell’Ars Magna (cosa impensabile), a me risulta che tutte queste informazioni, date per buone, sono tutte inesatte. Kircher parla delle meridiane anacamptiche (cioè a riflessione) per circa 90 pagine, comprendendo tutta la teoria della riflessione dei raggi luminosi per mezzo di specchi e sistemi di specchi in tutti i possibili orientamenti. Di queste circa 90 pagine, 35 sono dedicate specificamente agli orologi a riflessione, e perfino di quelli portatili, mentre non descrive gli orologi a riflessione col tracciato orario sul soffitto di stanze. Accenna solo all’opera di Maignan eseguita nel Palazzo Spada a Roma. Da quanto detto, il lettore può farsi un’idea delle lacune che gravitano intorno alla storia della gnomonica e come sia facile, sulla scorta di fonti a volte inattendibili, commettere errori ed inesattezze che però vanno a discapito, come è nel nostro caso, di opere e monumenti letterari davvero importanti della gnomonica e che per questo vengono spesso dimenticati, trascurati, o peggio, giudicati “fantasiosi”. Spero perciò che questo mio volume sia un incentivo anche per eliminare i dubbi che talvolta restano e si tramandano per molti anni attraverso la superficialità della ricerca sulla documentazione storica. 12 Introduzione La gnomonica kircheriana si sviluppa in un periodo di transizione molto importante per la storia degli orologi solari. Il libro Ars Magna Lucis et Umbrae fu pubblicato per la prima volta nel 1646. Poco più di mezzo secolo prima Cristoforo Clavio aveva lasciato in eredità un volume sugli orologi solari che ancora oggi risulta essere il più voluminoso ed approfondito trattato sull’argomento, le cui metodologie, però, pare siano rimaste in gran parte sconosciute agli studiosi a causa delle difficoltà di lettura del testo e dell’apparato iconografico. Persino in una enciclopedia del XVIII secolo gli autori lamentavano ancora l’inintelligibilità del trattato di Clavio in cui la meticolosità del metodo geometrico soffocava ineluttabilmente la creatività artistica. E probabilmente ciò non accadde solo con la Gnomonica di Clavio, ma anche con le opere di molti altri autori, anche se in misura nettamente inferiore al primo. Tuttavia, bisogna rilevare che questa necessità di studi teorici al limite della comprensibilità interessava soprattutto le pubblicazioni; infatti, nell’atto pratico si conservano, del periodo Rinascimentale, ricchissime collezioni di strumenti matematici ed orologi solari di pregevolissima fattura che lasciano pensare ad un’operosità artistica senza precedenti. Sicuramente, quindi, c’erano come due correnti distinte: due scuole, una teorica, l’altra artigianale. Da una parte gli studiosi teorici come Clavio (di cui vorrei sottolineare il paradosso che nonostante ci abbia lasciato grandi monumenti letterari, ivi compresi quelli sulla gnomonica, pare che non ci abbia lasciato invece strumenti da egli stesso costruiti), dall’altra gli artisti gnomonisti ed artigiani che infaticabili, nei loro laboratori,producevano una interminabile serie di pregevoli strumenti. In definitiva, la gnomonica descritta nei testi del XVI secolo e nei primi decenni del XVII, rimane sostanzialmente la stessa nelle metodologie costruttive e soprattutto si nota una grande sterilità nell’inventare nuovi strumenti e nuove forme di orologi solari. L’unica eccezione riguarda coloro che trattarono dei primi metodi trigonometrici, o “col concorso delle tangenti”, per la 13 costruzione degli orologi solari. Oronzio Fineo, F. Maurolico, E. Danti, G.B. Benedetti, C. Clavio, S. Munster, F. Vimercato, V. Pini, G. Galluccio e molti altri, trattarono essenzialmente tutti gli stessi argomenti, gli stessi orologi (naturalmente, di tanto in tanto, con qualche innovazione), ma nulla di veramente diverso, soprattutto artisticamente, emerge dai loro libri. Clavio, prima della sua scomparsa, fece appena in tempo a pubblicare qualche studio sulle applicazioni della trigonometria nella costruzione di orologi solari, ma bisogna attendere gli inizi del secolo XVIII per le “analogie” generalizzate pubblicate da Ozanam. Tutto sommato, la gnomonica del ‘600 è molto più ricca di quanto possa sembrare in un primo momento. Dagli studi bibliografici questo risulta subito chiaro. Fra le innovazioni principali che si conoscono può ricordare il primo studio effettuato sulla gnomonica “catottrica” del tedesco Shoemberg in un libro pubblicato nel 1622. Anche se forse furono diversi gli studiosi che lavorarono contemporaneamente sulla gnomonica catottrica, fra cui E. Maignan erroneamente considerato oggi l’inventore di questo ramo della gnomonica, la prima pubblicazione che si conosca sugli orologi solari a specchi è quella di Schoemberg. Ma non mancarono altri autori con idee nuove, come Oddi Muzio da Urbino che propose nel suo libro De gl’Horologi Solari, del 1614, un metodo empirico per la realizzazione di un orologio solare a rifrazione, realizzato nella superficie interna di una coppa che funzionasse correttamente solo quando questa fosse ricolma d’acqua. E tutto ciò quando non erano ancora state trovate le leggi della rifrazione! E’ evidente che in un fermento gnomonico simile, anche Kircher lavorava in proprio su tali argomenti e non potrebbe essere diversamente perchè ciò che egli pubblica nella sua Ars Magna del 1646, sono i risultati e la riorganizzazione degli appunti e studi effettuati, come egli stesso scrive, nei decenni precedenti. E le “tavole sciateriche” in ardesia conservate nel Museo Astronomico e Copernicano dell’Osservatorio Astronomico di Monteporzio Catone (Roma) ne sono la migliore prova, essendo 14 datate 1636, cioè dieci anni prima della pubblicazione del libro, e contenendo tutti gli elementi teorici e pratici dell’intero capitolo dedicato alla Gnomonica Physico-Astrologica. Ho avuto modo di constatare che molti gnomonisti moderni hanno male interpretato il messaggio contenuto nell’Ars Magna e, soprattutto, nelle tavole sciateriche predette di cui avremo modo di dire in questo volume, essendo state considerate, in qualche caso estremo, come strumenti per volgari farse astrologiche solo perchè esse mostrano delle bellissime immagini dipinte con simbologie astrali. Mi dispiacerebbe che il prezioso lavoro di Kircher venisse male interpretato a causa di ingiustificati atteggiamenti pregiudizievoli nei confronti invece di ciò che una volta era saldamente creduto, soprattutto se si considera che la sua gnomonica è fermamente costruita sulle solide basi della geometria euclidea e tutta la prima parte del suo libro verte sulle proposizioni ed assunti di Apollonio, Teodosio, Tolomeo, ecc. E’ forse vero che egli pubblicò studi in cui sfruttò al massimo le sue doti di intuizione, forzando ipotesi e conclusioni (come nel Mundus Subterraneus); che il suo sapere enciclopedico lo spinse a scrivere su tutti ( o quasi) gli argomenti dello scibile umano e che i suoi libri sono impregnati anche di sapori esoterici; che l’arcano era come una specie di seconda pelle per cui la sua fantasia, a volte, si librava in spazi inaccessibili al pragmatismo razionale: ma tutto sommato queste cose riguardano ben poco (o per niente) la Gnomonica. I suoi orologi solari sono sempre descritti secondo le rigorose metodologie geometriche in uso in quell’epoca. Alla base di tutto vi è sempre un raggio di luce che parte dal Sole per essere intercettato dalla punta di uno stilo, o dal piccolo piano di uno specchio, o catturato da un piccolo foro, per essere poi trasformato in ombra, o in punto luce e proiettato sul tracciato orario sulla superficie dell’orologio solare. Il cuore della gnomonica, ovvero lo gnomone, è il pezzo più importante e nella sua sfrenata fantasia qualsiasi cosa può trasformarsi in gnomone: stili di ferro, spigoli di lettere, di solidi geometrici, spade, uncini, becchi o zampe di volatili, specchi, lenti e persino gusci di uova di gallina. Tutto serve per trasformare un sottile raggio di luce 15 nella preziosa informazione dell’ora. Gnomonica classica e Canoni gnomonici Direi quindi che egli ben segue i “canoni” della Gnomonica “classica”; ma quali sono questi “canoni” e qual è la “gnomonica classica”? Vorrei dimostrare che forse è erroneo parlare di gnomonica “classica” quando si è in presenza di due fattori fortemente fuorvianti dalla definizione stessa che oggi alcuni autori danno per scontata. Come è evidente, le necessità degli uomini, e quindi il loro stile di vita, cambiano col tempo. Già la gnomonica stessa, se alla maggior parte di noi oggi serve solo per diletto, in tempi antichi, quando la misurazione del tempo non era facilitata dal possedere tutti un comodo ed economico orologio al quarzo, era una necessità primaria in tutti i ceti sociali. Innumerevoli sono gli esempi (validi fino agli inizi di questo secolo) di contadini che si autocostruivano la loro rozza ma funzionante meridiana sulle facciate delle loro fattorie. La gnomonica resta sostanzialmente la stessa attraverso i secoli, però cambiano forse i modi di viverla, di applicarla, di insegnarla e di interpretarla. E’ facile notare che in un orologio solare rinascimentale la lettura del dominio di un pianeta nella rispettiva ora, la conoscenza delle “case celesti”, la consultazione delle “tavole dei Reggenti” ed altre cose similari non poteva essere molto meno importante di leggere l’ora italica, o babilonica, o la declinazione del Sole. Informazioni, le prime, che per il loro carattere e significato prettamente astrologico, ci appaiono oggi risibili e perfettamente inutili agli scopi della misurazione del tempo. Ma questo non vuol dire che la gnomonica di quei tempi non sia stata in linea con i “canoni” e le metodologie “classiche” generalmente accettate anche oggi. Semplicemente, bisogna considerare che a quei tempi anche Keplero seguiva l’astrologia e credeva nell’oroscopo; così bisogna anche accettare negli orologi solari di allora la presenza di elementi astrologici, poco attinenti ai “canoni” moderni della gnomonica, ma che tuttavia 16 erano largamente applicati da autori come Giovanni Regiomontano e Giovanni da Campano da cui Kircher ha tratto i metodi per descrivere alcuni tipi di orologi solari planetari (oggi sconosciuti), senza numerazione oraria, che indicano solo la ripartizione delle Case Celesti. Man mano che queste informazioni sono cadute in desuetudine, gli autori hanno rivolto la loro attenzione quasi esclusivamente alla realizzazione di orologi solari semplici che riportano solo i tracciati orari astronomico, italico e babilonico e qualche volta quello delle ore temporarie. Mentre il “calendario” resta quello formato dalle classiche sette curve diurne. L’abbandono delle informazioni a carattere astrologico negli orologi solari viene rafforzato dalle pubblicazioni settecentesche di autorevoli personaggi come C. Wolff che presenta i suoi “canoni gnomonici” in una forma che ricorda quella del codice civile. Così, i lavori di Kircher, S.M. Magdleine ed altri vengono presto dimenticati o “filtrati” per essere adattati ai nuovi “canoni” della gnomonica. Canoni che, a quanto pare, non sono mai stati definiti una volta per tutte considerato che ognuno, nel tempo, ha ritenuto opportuno modificare, aggiungere, sottrarre, interpretare la gnomonica secondo la mentalità epocale e attraverso gli usi e costumi delle varie nazioni. Personalmente ritengo che oggi sia possibile stabilire i canoni della gnomonica solo relativamente alle leggi matematiche che regolano le fasi progettuali degli orologi solari, ma non per quanto riguarda il senso artistico ed il significato intrinseco delle informazioni che essi possono fornire. Sulla base di ciò si può dire che la gnomonica “classica”, o i canoni elementari che stanno alla base della gnomonica, potrebbero essere quelli definiti dall’insieme delle leggi matematiche che regolano la progettazione e la costruzione degli orologi solari: metodi geometrici, trigonometrici, empirici basati sull’osservazione di fenomeni naturali (come nel caso dell’orologio a rifrazione di Oddi Muzio). E’ ovvio che tale semplice definizione non può influire sul significato delle informazioni fornite e sullo stile artistico. In base a ciò, un orologio solare che indichi le ore temporarie e il cui tracciato sia stato regolarmente calcolato con metodi geometrici, che presenta una tavola dei Reggenti e le 17 simbologie per la corretta lettura degli influssi dei pianeti nelle singole ore, come in uso nel ‘600, non può non far parte della gnomonica “classica”. Allo stesso modo, molti orologi solari concepiti da Kircher e progettati con rigorose regole geometriche, ma aventi significati simbolici e stili artistici diversi, fanno lo stesso parte della gnomonica classica e non vanno assolutamente esclusi da questa materia, come alcuni vorrebbero, per almeno due buone ragioni. La prima perchè è un dovere del ricercatore salvaguardare elementi di storia della scienza di cui la gnomonica fa parte; la seconda, perchè dalla storia c’è sempre da imparare e, in questo caso, abbiamo molte cosa da imparare dalla gnomonica kircheriana. Innanzitutto la semplicità. Egli riusciva ad inventare strumenti perfettamente funzionanti, di uso praticissimo e semplicissimo, che offrivano una quantità di informazioni incredibili, riunendo in una volta sola pregevoli soluzioni artistiche nelle realizzazioni e sintesi fra diverse materie. Attraverso un modo ingegnoso di concepire il “calendario gnomonico” denominato spazio “Eliodromico”, cioè lo spazio del tracciato orario compreso fra le due curve solstiziali, Kircher riusciva a concentrare nei suoi orologi solari calendariali i segni zodiacali, l’ora del crepuscolo, la durata del giorno, la durata della notte, l’ora del sorgere e del tramontare del Sole, l’amplitudine ortiva e occidua, la declinazione del Sole, il nome dei mesi, l’ascensione retta e obliqua, le “Case Celesti” e molte altre cose. Un siffatto orologio solare probabilmente riesce meglio a rafforzare quel rapporto con il cosmo, l’estensione del cielo di cui parla l’amico Morra, nell’essenza della semplicità. Oggi, probabilmente, si è abituati di più a scrutare la gnomonica nei suoi aspetti tecnici, ma si corre il rischio di porsi in una condizione di osservazione superficiale che non permette di esplorare a fondo tutto ciò che appartiene invece allo stato artistico, storico e soprattutto ai significati sociali che l’orologio solare ha avuto nel corso dei secoli. Per concludere il discorso sulla gnomonica “classica”, vorrei far rilevare che allo stato attuale solo una percentuale insignificante 18 di libri è stata studiata dell’intera produzione letteraria gnomonica che conta sicuramente decine e decine di migliaia di volumi sparsi in tutti i grandi centri culturali d’Europa. La mia sola Bibliografia 1 elenca più di 2000 titoli di cui solo qualche decina sono stati analizzati dagli studiosi. E’ lecito, quindi, ipotizzare che molti altri volumi contengano invenzioni, innovazioni e capitoli di gnomonica a noi completamente sconosciuti. E’ logico che una tale lacuna non può metterci in condizione di stabilire quali possano essere i “limiti” della gnomonica e quale il suo preciso “significato”. Non ha senso quindi parlare di gnomonica “classica” se non nell’ambito di quei procedimenti matematici assimilati nel tempo e “canonizzati”. La gnomonica classica degli antichi era quella costruita sull’analemma di Vitruvio e di Tolomeo; la gnomonica classica degli Arabi si basava su procedimenti geometrici e trigonometrici; la gnomonica classica della Rinascenza verteva essenzialmente su nuovi procedimenti geometrici e sull’analemma; la gnomonica classica dell’Illuminismo tendeva all’abbandono della maggior parte dei metodi geometrici per dare spazio ai nuovi e comodi metodi trigonometrici; la gnomonica classica dell’’800 tendeva a riunire di nuovo le due metodologie: geometrica e trigonometrica; infine, da qualche anno, si va facendo strada una nuova gnomonica che, probabilmente, fra non molto tempo, potrebbe divenire anch’essa “classica”: quella che si pratica con il computer. Questa nuova tendenza potrebbe portare all’abbandono pressoché totale delle metodologie di progettazione degli orologi solari, e saranno in tanti i professionisti e gli artigiani che realizzeranno decine di orologi solari digitando semplicemente qualche tasto sulla tastiera del computer (grazie ad un programma elaborato da uno di quei rari gnomonisti veri...) senza neppure immaginare cosa contengono i libri di Clavio, Kircher, Wolff e Pasini. In compenso è probabile che le future meridiane rassomiglino sempre più agli sterili disegni, simili a quelli che offre il video del computer dopo averne calcolato le dimensioni, mentre opere 1 N. Severino, Bibliografia della Gnomonica, Roccasecca 1994 19 irripetibili come le Tavole Sciateriche di Kircher, l’astrolabio anacamptico (alias orologio solare catottrico) di Maignan nel Palazzo Spada e tanti altri monumenti gnomonici di tale levatura artistica, restino solo un vago ricordo di una gnomonica fuori dai tempi che corre il rischio di esser giudicata non più classica e che forse, secondo i futuri gnomonisti, non lo è mai stata! Oggi nessuno si sognerebbe di realizzare delle opere gnomoniche simili alle Tavole Sciateriche di Kircher, essenzialmente a causa dei significati astrologici che ci appaiono oggi irrazionali e fuori tema. Ma ciò non vuol dire che questi strumenti non debbano essere presi in considerazione almeno dal punto di vista storico ed artistico. Essendo innegabile il fascino che essi comunque suscitano nell’osservatore, sarebbe auspicabile che tale stile possa essere ripreso almeno dal punto di vista artistico dagli gnomonisti moderni. Athanasius Kircher, notizie biografiche Viene citato in qualsiasi enciclopedia come “erudito tedesco”, nato a Geisa, un piccolo borgo presso Fulda, il 2 maggio del 1602 e morto a Roma il 27 novembre del 1680. Egli insegnava pressoché tutto: filosofia, matematica e lingue orientali a Würzburg, ma in Germania infuriava la guerra dei Trent’anni, con le conseguenti vittorie degli Svedesi, lo videro costretto a chiedere rifugio in Francia, nella famosa Avignone (Avenione) e quindi a Vienna. Dal 1618, quando aveva sedici anni, era entrato a far parte della Compagnia di Gesù, mentre nel 1635 ebbe l’importante incarico di professore di matematica nel prestigioso Collegio Romano. Ma pare che non vi durò molto a lungo perchè “inclinatissimo com’era ad ogni genere d’indagini, ebbe libertà di applicarvisi”.(2) Mentre da un’altra parte si legge: “Ingegno veramente enciclopedico, se non universale, poiché se accanto all’ampiezza delle cognizioni gli mancarono lo spirito critico e la facoltà di sintesi superiore, seppe tuttavia contribuire al 2 Enciclopedia Italiana Treccani, voce “Kircher, A.” 20 progresso delle molte discipline a cui si dedicò...”(3) Le uniche critiche negative quindi riguardano il suo spirito critico: “Ma nel Kircher la vastità dell’erudizione e l’acume dell’ingegno non furono sempre congiunte con la sodezza della critica...”(4). Ed è probabilmente questa la causa per cui Kircher non fu mai un vero scienziato alla pari di Galileo, a discapito anche della sua stessa popolarità. Ma come si è visto, l’accordo è unanime nel dire che egli in qualche modo contribuì in quasi tutte le discipline del sapere umano e una di queste è senz’altro la gnomonica. Data la sua vasta erudizione, non ci si deve sorprendere se la gnomonica kircheriana è intrisa di elementi astrologici ed esoterici, frutto del tentativo di sintesi di varie culture come quella Egizia, Greca, Latina e Araba. Anche se la sua fantasia a volte ha dato vita a ricerche e conclusioni erronee, molte delle sue intuizioni sono davvero geniali. I suoi lavori sulla lingua copta (Prodromus Coptus, Roma 1636 e Lingua aegyptiaca restituta, Roma 1643, Rituale ecclesiae Aegyptiacae (1647), Oedipus Aegyptiacus, Roma 1652) sono stati fondamentali per gli studi di Champollion sulla decifrazione dei geroglifici. Mentre un’altra intuizione, questa volta gnomonica, la condivise insieme al Masi e riguarda l’orologio solare di Augusto posto in Campo Marzio. A quei tempi tutti gli altri sostenevano che si trattava non di un orologio solare completo di tutto il tracciato orario, ma solo della linea meridiana sulla quale l’ombra dell’obelisco indicava il mezzodì; si ipotizzava inoltre che la linea meridiana doveva avere delle tacche che indicassero il calendario con i rispettivi segni zodiacali. E’ curioso notare che in alcuni testi, persino del ‘700, viene raffigurato questo orologio con un tracciato orario all’Italiana! Tali convinzioni sono rimaste fino ai primi decenni di questo secolo. Infatti gli studiosi, depistati dall’Historia di Plinio, erano del parere che si trattasse di un obelisco che faceva da gnomone alla sola linea meridiana: “...Se si fosse trattato di orologio(...) sarebbe occorso tutto uno spazio semicircolare, come appunto 3 4 Dizionario enciclopedico UTET, voce “Kirchera A.” Enciclopedia Italiana Treccani, come sopra. 21 falsamente interpretarono il Masi ed il Kircher, non tenendo conto del testo pliniano...” è quanto riporta padre Giuseppe Boffito nell’articolo “Scienza Romana alla mostra Augustea”, scritto per Sapere n. 92 di qualche decennio fa. Kircher, invece, intuì, insieme al Masi, che il celebre obelisco egiziano doveva essere lo gnomone di un vero e proprio orologio solare gigantesco con un tracciato delle ore temporarie, linee diurne solstiziali e linea meridiana calendariale. Egli ne fece pure un ottimo disegno, praticamente identico a quelli ottenuti secondo le più recenti ricerche dell’archeologo tedesco Buchner, pubblicato in “Obeliscus Pamphilius”. Curò moltissimo le relazioni epistolari con i dotti del suo tempo dai quali, a sua volta, fu sommerso di lettere. Infatti, nell’archivio dell’Università Gregoriana si conservano 114 volumi di lettere inviate a Kircher da eminenti studiosi. Si sa, per esempio, che egli era in stretto contatto con Galileo e che gli fu vicino soprattutto nei momenti più difficili della vita dello scienziato. Inoltre, ho scoperto che in Ars Magna Lucis et Umbrae, Kircher tratta del fenomeno della “librazione” lunare la cui scoperta è attribuita a Galileo che ne diede comunicazione il 20 febbraio del 1637 in una lettera all’Antonini. Ma se si tiene conto che Kircher curò la stesura dell’Ars Magna dieci anni prima della sua effettiva pubblicazione, cioè nel 1636-1637, si evince che probabilmente in quel periodo Galileo gli diede comunicazione dell’avvenuta scoperta del fenomeno della librazione. Scrisse di teologia, filosofia, matematica, gnomonica, astronomia, scienze naturali, medicina, musica, glottologia, archeologia, numerologia ecc. A lui spetta il merito di aver delineato il primo abbozzo di carta delle correnti marine, di aver richiamato l’attenzione sui fenomeni oggi detti carsici e di aver dato alla luce opere di indole storico-geografica molto utili, come il Latium del 1671. Mentre le sue ricerche sulla civiltà cinese, pubblicate nella China monumentis qua sacria qua profanis...illustrata (Roma 1667) è tutt’oggi un volume indispensabile per gli studiosi di questo argomento. Altre curiosità riguardano le macchine futuristiche che egli immaginò ai suoi tempi delle quali alcune sono state realmente realizzate, 22 come la macchina da scrivere. Inoltre egli organizzò a Roma una raccolta di antichità classiche, cristiane, americane, orientali, ecc., in cui vi erano molti orologi solari. Tale raccolta andò a costituire il Museo Kircheriano (oggi disperso in vari istituti). Tra le altre opere di Kircher ricordiamo:, Ars Magnesia (1631) Specula Melitensis encyclica (1638), Magnes, sive de arte magnetica (1641) in cui vi è una buona parte di interesse gnomonico, Ars Magna Lucis et Umbrae (1646), Rituale Ecclesiae aegyptiacae (1647), Musurgia universalis (1650) Itinerarum Extaticum (1655) ), Iter Extaticum secundum (1657), Scrutinium physico-medicum contagiosae luis... (1658) Polygraphia (1663), Mundus Subterraneus (1665), Magneticum naturae regnum (1667), Organum mathematicum (1668) Phonurgia nova (1673). (5) Durante gli ultimi anni di vita Kircher eresse sui colli sabini un santuario mariano detto della “Mentorella” dove fu poi collocato il suo cuore. Prima di concludere questa introduzione vorrei richiamare per un attimo l’attenzione sull’Ars Magna come lavoro gnomonico che deve farci riflettere soprattutto sulla inutilità di stabilire un confine, porre dei limiti, alla gnomonica “classica”. Kircher volle misurare non solo il fluire del tempo, ma qualcosa di più. Volle vedere e raffigurare nelle sue meridiane il complesso rapporto tra macrocosmo e microcosmo; le affinità tra le molteplici attività dell’uomo e il percorso degli astri sulla sfera celeste, quasi alla 5 Vorrei far notare che nella la più approfondita biografia di Kircher pubblicata in italiano, e cioè quella curata da Celestino Testore - edita dall’Enciclopedia Cattolica - che consta di 63 righe, il libro Ars Magna Lucis et Umbrae viene presentato come un libro di fisica e la gnomonica non viene neppure menzionata! 23 ricerca di un’unità cosmica perfettamente raggiungibile, nella sua sintesi filosofica, attraverso il nobile orologio solare sul cui piano il tempo scorre: egli cercava, in due parole, l’Estensione del Cielo. 24 25 Il Libro Lo gnomonista moderno, abituato a sfogliare libri sugli orologi solari in cui traboccano file di formule analitiche e complicate figure geometriche, probabilmente resterà stupito di trovare, nel libro di Kircher, due qualità essenziali della divulgazione che lo rendono intelligibile anche a chi non conosce il latino: la qualità della stampa e la chiarezza di esposizione. Due elementi questi che non si ritrovano nella “Gnomonices” di Cristoforo Clavio che, in fin dei conti e stando a quanto affermato in una enciclopedia del ‘700, forse nessuno, all’infuori dello stesso autore, lo ha mai letto per intero. Al contrario, l’Ars Magna si sfoglia pagina dopo pagina con piacere e lo si legge con vero gusto, rimanendo affascinati dall’enciclopedica erudizione del gesuita e dalle geniali innovazioni gnomoniche. Sono occorse oltre mille pagine, rilegate in un volume di grande formato, per lasciare alla memoria dei posteri originali studi sulla “fisiologia della luce”, sulla “Sciasophia”, sull’”arte cromatica” (cioè dei colori), sull’”Ecosophia”, sulla dottrina “Conotomica” ed altre cose ancora e, naturalmente, sulla gnomonica: quella “classica”, nel senso della gnomonica tradizionale in cui vengono descritte le metodologie costruttive dei principali orologi solari; quella “curiosa” che tratta di stranissimi orologi solari e degli altri “aspetti” di questa disciplina che vedremo in seguito. L’opera fu pubblicata nella sua prima edizione (almeno quella di cui sono in possesso) a Roma, nel 1646. Si compone di dieci libri, di cui sono di interesse prettamente gnomonico il III-IV-VVI-VII-VIII-IX e la prima parte del X. Nei primi due si tratta della teoria della luce in generale, del “photismo” animale, cioè della “luce” che emanano o che riflettono gli animali, del “photismo” dei minerali e dell’acqua; della “Sciasophia” e “Sciagnomica” come studio delle ombre; dell’arte cromatica e lo studio della colorazione degli oggetti e degli animali. 26 Il secondo libro tratta dello studio della radiazione (“Actinobolismis”), della luce dei corpi e dei principi dell’ottica. Il terzo libro si divide in due parti. La prima sull’”Astronomia Sciaterica”, cioè gli elementi dell’Astronomia Sferica che trovano largo impiego nella gnomonica; nella seconda parte viene descritta la gnomonica “diretta”, ovvero quella che potremmo dire “classica”, e il calcolo per le tavole gnomoniche. Nel libro quarto è compresa l’”Horographia varia”, cioè la descrizione dei “normali” orologi solari e nel quinto libro l’”Ouranographia Gnomonica” che tratta della costruzione, utilità e applicabilità del triangolo dei segni, detto “Radio Orario”; dell’Analemma per descrivere le sezioni coniche; della “Rete”, strumento per descrivere gli azimut e gli almucantarat negli orologi solari di tutte le specie e in qualsiasi piano e orientamento; della teoria delle “Case Celesti” e via dicendo. Conclude il quinto libro la “Geographia Gnomonica” che è nient’altro quella che si occupa degli orologi solari con indicazioni di dati geografici come longitudini, latitudini e ore dei diversi luoghi della Terra. Nel libro sesto tratta di orologi solari universali e particolari, come i concavi, portatili su croci, “letterali” (sulla superficie di lettere), su coni, prismi, piramidi, ecc. La parte terza di questo libro, che è forse la più interessante, riguarda la Gnomonica “Physico-Astrologica” di cui tratteremo più avanti approfonditamente. Il libro settimo spiega i canoni della gnomonica oggi detta “catottrica”, o a riflessione ed il libro ottavo della gnomonica “rifratta”, cioè a rifrazione, che realizza gli orologi in cui viene utilizzata l’ombra dello gnomone rifratta nell’acqua. Il libro nono tratta della “cosmometria” gnomonica, cioè dell’utilità dei metodi gnomonici nel misurare rilievi terrestri e misure celesti (distanza del Sole, della Luna, ecc.). Il libro decimo reca di interesse gnomonico solo la prima parte intitolata “Magia Horographica” in cui vengono descritti orologi solari tanto curiosi e strani che sembrano davvero funzionare...per magia. 27 Gnomonica e Horographia Vorrei fare una considerazione sul termine Horographia, continuamente usato dal Kircher in questo ed in altri libri. Sebbene oggi si usino normalmente i termini “gnomonica” e più raramente “sciaterica”, la parola “Horographia” la si ritrova spesso nei libri antichi sugli orologi solari e, a quanto mi risulta, è rimasta in uso con il significato di studio grafico delle ore su un piano, persino in alcune enciclopedie del ‘700 e fino alla fine dell’’800, quando è comparsa per l’ultima volta nel libro sugli orologi solari di P. Biagio La Leta. L’insistente comparire di questo termine nei volumi antichi e persino nei manoscritti, mi porta a credere che non può trattarsi di un errore di stampa o di superficialità da parte dei diversi autori che ne hanno fatto uso, ma che questa parola si riferisca (almeno a quei tempi) veramente all’arte di progettare gli orologi solari. La mia opinione in merito è la seguente: “Orographia” deriva la sua etimologia dal composto dotto del greco “oros”, che significa “monte” e “gràphein” che significa “descrivere”. Almeno così riporta un buon dizionario etimologico italiano che ho appositamente consultato. D’altra parte, il termine “Horographia”, ha la sua etimologia antica che deriva da “Hora” e “graphia”, che insieme indicano propriamente il disegno delle ore in un piano. Probabilmente la confusione deriva dal fatto che i due termini sono somiglianti, ma diversi: Orographia è una cosa e Horographia è un’altra cosa. Il primo comincia con “Oro” ed il secondo con “Horo” ad indicare propriamente l’ora, solo che nell’italiano moderno i due termini si scrivono e si pronunciano nello stesso modo, e per il secondo senza la H iniziale. Inoltre, l’orografia, benché avesse radici etimologiche tanto antiche, solo nel XVII-XVIII secolo cominciò ad assumere importanza scientifica grazie alla realizzazione di strumenti di precisione per lo studio dei rilievi terrestri. 28 Vorrei far notare, infine, che il problema dell’uso dei due termini per le diverse discipline l’ho riscontrato anche nel Dizionario Etimologico di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, edito da Zanichelli, ove alla voce “Orografia” si riporta che viene descritta da Bonaventura nel 1821 come “l’arte di fare orologi solari”. Ciò dimostra che la confusione lessicale esisteva realmente e le perplessità non sono mancate neppure tra gli gnomonisti moderni. Credo che ora sia abbastanza chiaro il significato di entrambi i termini e spero che il termine Horographia venga emendato al più presto nel lessico della gnomonica (magari rimanendone inalterata la scrittura in Horografia per non fare confusione con l’altro sinonimo) al quale è sempre appartenuto fin dall’antichità. Riporto di seguito la parte dell’indice dell’Ars Magna che riguarda la Gnomonica, cominciando quindi dal libro terzo. Naturalmente ho esemplificato al massimo la traduzione, non letterale, saltando le ripetizioni e interpretando laddove si è reso necessario. LIBRO TERZO Parte prima Gnomonica Curiosa 1. I fondamenti dell’Astronomia Sciaterica 2. Definizioni dei circoli celesti che si usano nell’Horografia. 3. Su quattro generi di orologi. 4. Della varietà dei piani, o superfici horografiche. 5. Della composizione della Livella. 6. Di vari orologi e degli orologi cosmocentrici. 7. Le dieci proposizioni della dottrina sulle sezioni coniche. Parte seconda Del calcolo astronomico ad uso della gnomonica diretta con dieci tavole gnomoniche. 2. La proiezione delle sezioni coniche, circoli, ellissi, iperbole, 29 parabole su un piano. 3. Della proiezione in piano dei corpi con superfici circolari 4. Metodo geometrico per assegnare la rispettiva retta di un dato arco. LIBRO QUARTO Parte prima Degli orologi astronomici o dal mezzogiorno e dalla mezzanotte. 1. Introduzione 2. Horografia Analemmatico-geometrica. 3. Degli orologi declinanti dal mezzogiorno, o verticali primari. 4. Sfera gnomonica, l’uso nell’horografia. 5. Costruzione esemplificata “per osservazione” degli orologi di ogni genere. 6. Della Regola Sciaterica ed il suo uso nell’orografia. Parte seconda Degli orologi Italici e Babilonici. 1. Degli orologi ab Ortu e ab Occasu e relativa costruzione. 2. Descrizione delle ore ineguali o Planetarie in un dato piano. LIBRO QUINTO Ouranographia Gnomonica 1. Descrizione del Trigono dei segni 2. Descrizione della quantità del giorno e della notte col trigono dei segni. 3. Costruzione dell’Analemma per descrivere le sezioni coniche. 4. Descrizione della Rete, strumento per gli Almucantarat e gli Azimut. 5. Descrizione in piano verticale di Almucantarat e Azimut. 6. Proiezione in piano delle “linee diurne” (archi dello zodiaco), o Zodiaco Gnomonico. 30 7. Ibidem nel piano polare. 8. Ibidem nel piano meridiano. 9. Ibidem nel piano orizzontale. 10. Ibidem nel piano verticale. 11. Ibidem in un piano declinante. 12. Ibidem in un piano inclinato sull’orizzonte. 13. Ibidem in un piano declinante dall’orizzonte. 14. Anacephalaeoticum, o metodo universale per inscrivere in piano un arco dato. 15. Descrizione meccanica degli archi dei segni (zodiaco) con un nuovo strumento inventato da un autore. 16. Descrizione in un dato piano degli Almucantarat ed azimut. 17. Della posizione dei circoli, o delle dodici case celesti in un dato piano 18. Descrizione delle case celesti in un dato piano con lo strumento tiretico. 19. Determinare in un dato piano lo zodiaco gnomonico. 20. Descrizione in un piano orizzontale di alcune stelle fisse. 21. Descrizione di tutto il sistema delle stelle fisse in un dato piano. Geografia Gnomonica 1. Descrizione del circolo meridiano in piano orizzontale. 2. Mecografia, per conoscere le longitudini e l’ora degli altri luoghi della Terra rispetto ad un dato luogo. 3. Spazio Eliodromon, o zona torrida: descrizione in un piano dato. 4. Descrizione dei paralleli degli archi diurni in qualunque piano. 5. Descrizione di tutte le latitudini delle principali città della Terra. 6. Riportare in piano orizzontale i paralleli per le singole declinazioni del Sole. 31 LIBRO SESTO Astrolabiografia. Parte prima Degli Orologi Universali 1. Definizione di orologio universale. 2. Orologio universale semplice e multiplo che sulla stessa superficie mostra un orologio orizzontale e uno verticale, con un nuovo e finora ignoto metodo costruttivo. 3. Orologio universale concavo-cilindrico. 4. Altri orologi universali. 5. Orologio sferico universale. 6. Di alcuni particolari orologi universali portatili e per primo l’emiciclo. 7. Descrizione di ogni genere di ore e circoli celesti in qualunque corpo concavo. 8. Costruzione dello Scafio. 9. Costruzione dell’orologio cubico. 10. Orologi solari poliedrici irregolari. 11. Orologio su un cilindro concavo. 12. Orologio su un cono concavo. 13. Orologio nell’interno di un cubo. 14. Orologio su una piramide concava. 15. Costruzione dello strumento Tiretico per delineare qualunque tipo di orologio concavo. 16. Orologio su una colonna tetracicla. Parte seconda Degli orologi equinoziali 1. Degli orologi universali. 2. Orologio equinoziale tetraciclo. 3. Orologio su croce. 4. Orologio equinoziale sul nome IESV 5. Orologio su un’Aquila. 6. Orologio universale sul piano polare. 7. Anello universale. 32 8. Della mobilità di alcuni particolari orologi 9. Globo gnomonico con stilo. 10. Globo gnomonico con stilo a cappello. 11. Paradosso matematico. 12. Orologio simulacro costruito con il Tiretico. 13. Del “Pantamorphis” portatile. 14. Orologio su colomba. 15. Diversi orologi fra cui quello a forma di tartaruga. 16. Orologio cilindrico. 17. Nuovo metodo per descrivere un orologio in piano orizzontale. Parte terza Congiunzione di Gnomonica e Fisisa, o Gnomonica Fisicoastrologica 1. Dell’anno gnomonico e le sue parti. 2. Hemerologium Ecclesiasticum in forma di Aquila imperiale. 3. Dei vari effetti del Sole e della Luna nello Zodiaco e delle elezioni che servono negli orologi solari. 4. Sciathericon Iatro-georgico-oeconomicum in forma di colomba con le relative elezioni. 5. Sciathericum Botanologicum. 6. Orologio planetario. 7. Orologio dei moti planetari o Planetografia sciaterica. 8. Orologio con gli ascendenti e discendenti dei segni zodiacali. 9. Orologio geografico che mostra le ore dei vari collegi IESV del Mondo. 10. Astroscopia, o Sciaterica Selenica, o notturna. LIBRO SETTIMO Arte Anacamptica, o Astronomia riflessa. 1. Della riflessione dei raggi luminosi nella zona torrida, temperata e frigida. 2. Degli effetti della riflessione dei raggi luminosi sull’aria, 33 piante ed animali. 3. Delle cause delle mutazioni sotto diverse latitudini. 4. Dell’Orografia riflessa in piani regolari. 5. Astrolabiografia anacamptica. 6. Astrolabiografia anacamptica relativa agli orologi portatili. LIBRO OTTAVO Arte Anaclastica, o Astronomia rifratta. 1. Etimologia e natura della rifrazione. 2. Computo delle tavole anaclastiche. 3. Computo delle tavole per la rifrazione. 4. Varie Tavole 5. Strumento mesoptico anaclastico. 6. Tavola anaclastica per il Vino, Olio e il vetro con osservazioni di diversi autori. 7. Della rifrazione atmosferica. Tavola. 8. Quadrante anaclastico. 9. Rete anaclastica. 10. Astrolabio anaclastico orizzontale (Orologio orizzontale) 11. Orologio anaclastico verticale. 12. Gnomonica anaclastica. 13. Orologio di Achaz, o emiciclo, o emisfero concavo. 14. Cilindro concavo anaclastico. 15. Cono concavo anaclastico. 16. Orologio anaclastico in un vaso tetraedro. 17. Colonna triangolare anclastica. 18. Gli orologi anaclastici in qualunque corpo concavo. 19. Orologio anaclastico con stilo fuoriuscente dall’acqua. 20. Orologio anacamptico-anaclastico, o riflesso-rifratto. 21. Orologio diretto-riflesso-rifratto. LIBRO NONO Cosmometria gnomonica 34 1. Dell’utilità delle ombre nella cosmometria gnomonica. 2. Ombra retta e versa. 3. Paradosso dell’ombra del Sole e della Luna. (.....) 4. Orologio geometrico. 5. Geometria catottrica. (...) 6. Strumento pantometrico-catottrico (...) LIBRO DECIMO Magia Lucis & Umbrae 1. Dell’horografia arcana. 2. Uovo “horodicticum”. 3. Orologio “horodictico” con figure di morti. 4. Orologio “horodictico” con le figure dei pianeti. 5. Orologio anacamptico arcano. 6. Statua anacamptica. 7. Orologio senza stilo. 8. Orologio fantastico. 9. Orologio nel centro di un cristallo. 10. Orologi anaclastici prodigiosi. 11. Orologio anaclastico in una sfera vitrea. 12. Orologio dato da una Statua subacquea. 13. Sirena con specchio 14. “Horoscopium mirabile confuso-ordinatum”. 15. Orologi catottrici. (...) 16. Eolo sopra una colonna sciaterica con anemoscopio. 17. Degli orologi eliocaustici 18. Orologio eliocaustico solare-ustorio. 19. Degli orologi magnetici (....) Segue, non di interesse gnomonico, la “Magia Parastatica”, “Magia catottrica”, “Cryptologia nova”, “Steganographia Catottrica” e la “Sphaera Mystica” o “Tropologia Lucis & Umbrae”. 35 Gnomonica Kircheriana Vorrei descrivere in questa sede alcuni dei principali orologi solari proposti da Kircher -preferendo magari quelli che sono probabilmente meno noti, o addirittura sconosciuti -senza tuttavia darne i dettagli per la costruzione, e questo per due motivi: primo perchè occorrerebbero troppe pagine; secondo perchè molti dei metodi usati dall’autore utilizzano alcuni strumenti gnomonici che sono tutt’ora sconosciuti, come la “Regola Gnomonica”, il “Catatereticon”, l’”Horometro”, l’”Hectemorion” ed altri che rendono spesso molto difficile la comprensione del procedimento costruttivo, già penalizzata dal testo in latino. Anzi, vorrei cogliere l’occasione per scusarmi con il lettore se a volte, interpretando liberamente in quei punti meno chiari, fossi incorso in qualche errore. Cominciamo col dire che Kircher fu uno dei pochissimi autori che trattarono con qualche particolare degli inizi e della storia degli orologi solari. Ma le sue notizie in merito sono purtroppo le stesse che già si conoscono: gli Egizi, Achaz, Anassimene ed Anassimandro, i Greci, Vitruvio e qualche storiella in più. Tuttavia, egli aggiunge alcuni particolari che potrebbero rivelarsi preziosi in futuro. Interessanti, nella prima parte, le definizioni iniziali tra cui 1) l’anno gnomonico; 2) il mese gnomonico; 3) il giorno gnomonico; 4) l’ora gnomonica; 5) il triangolo gnomonico; 6) l’astrolabio gnomonico. Il loro significato è semplice riferendosi, rispettivamente, allo spazio sul piano dell’orologio solare compreso tra le due curve solstiziali, tra una curva e la successiva, tra la prima e l’ultima ora (equivalente all’illuminazione del piano, cioè l’arco di tempo per il quale l’orologio è illuminato e funziona), tra una linea oraria e la successiva, uno strumento di costruzione, il tracciato completo 36 delle linee orarie e diurne. Tutte cose scontate, se si vuole, ma che ci dicono in che misura Kircher si fosse preoccupato, al contrario dei suoi colleghi, di curare una terminologia adeguata e mirata probabilmente alla costituzione di un vocabolario inesistente anche a quell’epoca che consentisse di scrivere con più chiarezza i trattati di gnomonica. Una iniziativa questa legittimata, come si rende chiaro, dalla necessità di facilitare le descrizioni dei procedimenti di costruzione degli orologi solari. Alcuni Strumenti Livella Gnomonica Gli strumenti gnomonici descritti da Kircher e usati per la costruzione degli orologi solari sono molteplici. Vorrei ricordare brevemente la Livella Gnomonica o (libellae), di estrema utilità nel trovare gli angoli di inclinazione, declinazione e reclinazione dei piani e nella tracciatura delle linee orizzontali e verticali, soprattutto per quei casi che presentano piani inclinati. E’ uno strumento estremamente semplice, composto da due righelli congiunti per un lato e formanti un angolo retto come una L. Nell’angolo viene disposta un’altra squadra a forma di L con un goniometro ed un filo a piombo per la lettura degli angoli. L’uso pratico di questa livella è reso oltremodo chiaro dalla fig. 1. Abaco combinatorio horografico E’ una tabella che permette di leggere la corrispondenza tra le ore dei tre sistemi orari Astronomico, Italico e Babilonico. Partendo da una qualsiasi ora di uno di questi tre sistemi, si ricava sull’abaco le corrispondenti ore degli altri due sistemi (fig. 2) 37 Fig. 1 Livella triangolare e i vari usi 38 Fig. 2 Abaco combinatorio orografico 39 Horometro E’ uno strumento inventato da Cristoforo Clavio e descritto in un libro sconosciuto citato da Kircher, dal titolo “Libello de fabrica, et usu instrumenti cuiusdam Horometri”. Si compone di una tavoletta di qualche centimetro di spessore e 20-30 di lato, 40 incavata internamente su un lato, come in fig. 3, per i cui estremi sono applicati due sottili fili tesi e sovrapposti orizzontalmente e distanti uno o due centimetri. Lo scopo principale di questo strumento è quello di individuare con una certa precisione e con estrema facilità la linea meridiana e l’altezza del Polo (latitudine). Ciclotetragono E’ uno strumento geometrico che serve a trasformare il valore di un dato arco nella rispettiva retta (fig. 4) Quadrante Horografico o Mirifico E’ uno speciale quadrante denominato Horografico perchè permette di riportare qualsiasi tracciato orario su ogni superficie. Come si vede in fig. 5, si compone di una tavoletta AIKL; della quarta di cerchio IK suddivisa in 90 gradi da altrettanti segmenti con origine in A e di altri segmenti e semicircoli. Lo strumento serve anche come “tavole delle tangenti e secanti”; come tavola delle ombre “rette” e “verse”; per tracciare le linee diurne negli orologi; per trovare l’altezza del Sole e la relativa ora; per realizzare ogni genere di orologi portatili e con superfici declinanti, inclinate, concave e via dicendo. Triangolo Gnomonico E’ uno strumento molto importante nella costruzione degli orologi solari perchè permette facilmente di impiantare lo gnomone rispettando le condizioni essenziali quali la giusta lunghezza, l’ortogonalità alla superficie o il parallelismo con l’asse terrestre, a seconda della latitudine del luogo. Si tratta quindi sostanzialmente di un triangolo graduato (fig.6) 41 Enclitico o Declinatorio Si tratta di un complesso apparato di tavole e meccanismi che serve per misurare correttamente la declinazione, l’inclinazione o la reclinazione di un piano (fig. 7). Regola Sciaterica o Horografica Descritta da Clavio e da Voellus, è un regolo di legno con diverse graduazioni che permette di tracciare empiricamente le linee orarie a seconda della latitudine del luogo (fig. 8). Strumento Catatereticon (χατατερετιχον), o Osservatorio Gnomonico Sembra trattarsi di un vero e proprio “banco gnomonico” di lavoro. E’ composto da una grande tavola ABCD (fig. 9) impiantata su uno snodo a globo (NS) e dotata su un lato di un goniometro con filo a piombo per misurare l’inclinazione rispetto all’orizzontale, e dall’altra di una tavoletta supplementare E sulla quale sono tracciati tutti i sistemi orari e la cui linea meridiana, prolungata sulla tavola principale, serve come riferimento fisso. 42 Fig. 5 Quadrante mirifico Fig. 6-7.Triangolo gnomonico; Declinatorio enclitico Fig. 8-8. Regola gnomonica e strumento “tiretico” 43 HOROLABIUM PASSIONIBUS Alla gnomonica “classica” Kircher attribuisce gli orologi poliedrici e descrive i seguenti: - orologio tetraedro, composto da quattro facce triangolari; - orologio cubico, a sei facce quadrate; - orologio ottaedro, a otto facce triangolari; - orologio dodecaedro, a dodici facce pentagonali; - orologio icoesaedro, a venti facce triangolari. Egli tratta inoltre di un orologio realizzato sulla superficie di una piramide, su di un parallelepipedo e su un prisma ottagonale. La particolarità di quest’ultimo è che il tracciato orario non è limitato ad ogni singola faccia, ma si estende per intero su quattro facce, assumendo una forma che ricorda quella di una ragnatela (fig. 10). 44 Orologi Planetari Nell’Ars Magna Kircher descrive i metodi geometrici per costruire orologi solari planetari che riportano solo la posizione delle “Case Celesti” secondo le due tradizioni generalmente accettate all’epoca: quella di Giovanni da Campano e quella di Giovanni Muller, più famoso come Regiomontano. L’esempio rivolto a chiarire le due metodologie riguarda il caso di un orologio solare orizzontale. Ma egli estende per la prima volta il discorso anche all’orologio verticale, meridiano orientale e occidentale, polare, equinoziale ed in qualunque piano irregolare la cui costruzione si fa tramite lo strumento “catatereticon” predetto. 45 I due metodi si differenziano nel fatto che, al modo di Giovanni da Campano i punti di costruzione vengono trovati sulla retta oggi detta “alba-tramonto”, cioè l’orizzontale passante per il 46 piede dello stilo (circulos positionum per communes intersectiones horizontis, et meridiani, et singulos gradus verticalis primarij); in Regiomontano tali punti vengono presi sulla retta equinoziale (per easdem horizontis, et meridiani intersectiones, et aequatoris singula parted circulos describit) fig. 11. La suddivisione duodenaria delle Case Celesti (cioè il tracciato che si vede nella figura) non è quella delle ore Temporarie, ma è ricavata tenendo conto degli angoli (come per gli angoli orari delle ore nell’orologio orizzontale) tra una Casa Celeste e la successiva. Il tracciato finale viene numerato a numeri romani da VII a XII. Vorrei far rilevare che attualmente questi tipi di orologi sono sconosciuti, così come sembra che nessun esemplare del genere ci sia pervenuto. Orologio Solare Orizzontale Universale Kircher descrive un modo di rendere universale un orologio solare orizzontale portatile che non sia un analemmatico (perchè non era stato ancora inventato). Si tratta di realizzare dapprima una Scala da applicare alla Regola Gnomonica che lui chiama “Regola Espansa”, fatta di materia solida e di forma rettangolare (fig. 12) ABKH e, secondo la sua grandezza, si costruisce lo spazio KHCD il cui lato KC è uguale a KH o AB. Di eguale misura si costruisce lo spazio EAFC. Questa “Regola” costituisce lo stilo o gnomone dell’orologio, e serve per trovare i punti orari sulla linea equinoziale CD perpendicolare alla linea meridiana AB della fig. 13, semplicemente facendo coincidere il punto K sul punto V e riportando i punti 1,2,3,4,... della scala su CD, a destra e a sinistra. Poi questa “Regola” viene fissata in K nel punto V (fig. 13 bis) in modo però che possa avere un movimento di rotazione attorno ad esso che serve per rendere il lato D6 parallelo all’asse polare, a qualsiasi latitudine. 47 Fig. 13. Applicazione della regola espansa Nella fig. 14 si nota che la “regola” permette di “orientare” l’assostilo D6 premendo sul suo lato in direzione di X. Sul lato H6 si vedono alcuni valori di latitudini. ne segue che H6 è una porzione dell’asse polare; V6 la linea meridiana; HI l’ortostilo del triangolo stilare VH6. 48 Orologio Concavo-Cilindrico E’ l’archetipo della “meridiana Cozza” e sarebbe quasi identico se non fosse stato per l’impiego di un diverso stilo. La “meridiana Cozza” infatti utilizza un foro gnomonico a luce (foro eliotropico) come punto di proiezione gnomonico; quello di Kircher adotta due stili: uno fisso e l’altro mobile per due tipi diversi dello stesso orologio. Si vede nella fig. 15 il corpo concavo-cilindrico ABCD dell’orologio con la parte semicircolare EFG; nella fig. 16 si vede la costruzione e lo sviluppo orario in piano del semicilindro con i segni zodiacali relativi alle sette curve diurne riportate. Dal punto X, mediano in AB, si ricava una suddivisione in 90 gradi di un ipotetico semicircolo XBY e lo stesso si fa sull’altro lato XAY. Lo stilo in Y è orizzontale e il vertice coincide con il circolo equinoziale. 49 50 Orologio Solare in un Cubo Molti sono gli orologi realizzati sulle superfici esterne di un cubo (orologi poliedrici). In questo caso invece vengono sfruttate le superfici interne del cubo. Con riferimento alla fig. 17, il lato BEC è rivolto a Sud, BMA a Est, CLD a Ovest, AFD a Nord. Per ogni superficie interna, la lunghezza del rispettivo gnomone è GE, GM, GL, GF e quindi hanno tutte in comune l’apice G dello gnomone. I tracciati orari si costruiscono nel modo normale che si conosce per gli orologi australe, meridiano orientale, meridiano occidentale, boreale. Nuovi Orologi Portatili Nel capitolo dedicato agli orologi portatili troviamo, oltre al comune “cilindro orario”, impropriamente detto “meridiana del pastore”, per il quale Kircher offre la descrizione di tutti gli 51 elementi di un orologio solare , come le ore Astronomiche, Italiche, Babiloniche, gli azimut e gli almucantarat, le curve solstiziali e l’equinoziale, le ore Temporarie e anche le posizioni delle “Case Celesti”, troviamo due portatili simili, ma differenti nella forma geometrica. Uno è un cono “capovolto”, cioè col vertice in giù (fig. 18) e con la base in alto. Il secondo è una “piramide” rovesciata, cioè con il vertice in basso. In entrambi i casi i tracciati orari sono riportati sulla superficie interna e nel primo orologio fa da gnomone il labbro della base alta del cono e nel secondo uno degli spigoli della base del prisma. Una variante del primo caso riguarda lo gnomone che prevede l’impianto di un piccolo vetro, o specchio, che riflette il raggio di luce sul tracciato orario interno del cono, diventando così un orologio portatile “catottrico” a riflessione. Ancora tra gli orologi portatili Kircher descrive altri cinque esemplari sconosciuti alla gnomonica tradizionale. Questi sono: 1. Colonna tetracicla. fig. 19 2. Piramide tetracicla. fig. 20 3. Prisma pentaciclo. fig. 21 4. Piramide tetraedra. fig. 22 5. Cono stellato. fig. 23 Il primo orologio è l’unico ad avere un “gemello” analogo realizzato nella pratica e giunto integro fino a noi. Si tratta del noto orologio (senza nome) che, attenendoci ora a Kircher, chiameremo “colonna tetracicla”, realizzato nel giardino del Quirinale dal Giureconsulto Romano e Matematico Pontificio, Teodosio Rubeo da Priverno. Il secondo è realizzato su una piramide tetracicla, con un piccolo gnomone per ogni facciata concava; il terzo ha come variante la sola forma geometrica che è un prisma con cinque facce concave. La piramide tetraedra può essere realizzata con i tracciati orari sia internamente che esternamente alle superfici dei quattro lati; ulteriore variante è il “cono stellato” per il quale ogni spigolo di lato fa da gnomone alla sua superficie. 52 Nella piramide tetraedra lo sviluppo del tracciato orario interno, occupa tre superfici (nella fig. 22 sono la 1, la 2, e la 4) e si vede la linea equinoziale spezzata in tre segmenti e le ore dalle 4 alle 8 numerate sulla curva solstiziale. Lo gnomone per questo tracciato (a cui è aggiunto quello delle “Case Celesti”, è il piccolo foro che si trova sul bordo in alto della superficie 3. Fig. 18 Orologi portatili a forma di cilindro, cono e piramidi 53 OROLOGI SOLARI EQUINOZIALI Anche con gli orologi solari equinoziali Kircher non finisce di stupire. Questi sono: 54 1. Orologio equinoziale tetraciclo; 2. Croce tetracicla. fig. 24 3. Orologio equinoziale su nome IESV; 4. Aquila equinoziale. Essendo noto l’orologio su croce, vedremo brevemente quelli che risultano sconosciuti alla gnomonica tradizionale. In questo capitolo Kircher ricorda che vengono chiamati “tetracicli” tutti quei corpi solidi che presentano quattro facce incavate nelle quali sono tracciate le ore. Fig. 24 Orologio Equinoziale Tetraciclo (fig. 25) E’ composto da quattro pezzi di legno, o altro materiale solido, di forma triangolare chiamati singolarmente “Radius Solidus”. Ognuno di questi corpi presenta il lato della base incavato nel cui centro è impiantato uno gnomone a forma di tavoletta 55 rettangolare. I quattro pezzi sono impiantati per il vertice ad una colonna larga e bassa, e lo spigolo di ogni “radio” funge da gnomone per gli ulteriori tracciati orari che essi presentano su un lato. Per l’uso basta collocare l’orologio nel piano equatoriale, mentre le ore vengono lette sia sui lati dei “Raggi Solidi” che sulla loro faccia convessa. Fig. 25 Orologio Equinoziale Letterale su nome IESV E’ spettacolare per vari motivi. Innanzitutto per la devozione alla Compagnia di Gesù che Kircher ha più volte voluto ricordare 56 nelle sue mirabolanti peripezie gnomoniche, ma che in questo caso raggiunge il massimo, riuscendo a ricavare un orologio solare tra le lettere della sigla IHS. L’idea stessa di ricavare un orologio solare su alcune lettere dell’alfabeto è alquanto bizzarra, innovativa e, quel che più conta, funzionale! Esattamente un secolo prima, nel 1545, fu pubblicata la “Geographia” di Tolomeo che conteneva le capolettera in stile miniato con raffigurati strumenti ed orologi solari, ma è una cosa diversa. Nel caso di Kircher, l’orologio solare è la stessa lettera la quale funge, nello stesso tempo da gnomone per se stessa e per la lettera seguente. L’osservazione della fig. 26 renderà tutto subito chiaro, anche perchè il concetto base è alquanto elementare. Anche qui si ha il supporto che è un pezzo di legno circolare alto approssimativamente 5-10 centimetri. Come si vede, tutto 57 intorno ci sono dei “Crassities Radiorum”, cioè dei grossi triangoli, impiantati, al contrario dell’orologio precedente, per la base e non per il vertice, poiché in questo caso il vertice di ognuno fa da gnomone per il tracciato orario fatto sul “Radio” seguente. La sigla IHS, con la croce, ha lo stesso funzionamento: gli spigoli delle lettere e della Croce sono gli gnomoni che proiettano la loro ombra sui loro stessi lati o di quelli delle lettere seguenti. Per l’uso basta posizionarlo sul piano equatoriale; la lettera I va orientata ad Est, la S ad Ovest, così che quando il Sole sorge, il Radio in alto (A), dopo un’ora, fa ombra sul vertice del Radio D segnando l’ora 7 e così via. Orologio Equinoziale su un’Aquila Questo strumento è stupefacente. E’ difficile dire a prima vista quanti minuscoli orologi solari nasconda un tale sistema “gnomonico”. Qui siamo già nel campo dell’insolito, se si vuole, ma un insolito pur sempre realizzabile senza troppe difficoltà e perfettamente funzionale. Il progetto prevede la costruzione di un’aquila imperiale a due teste, in legno, o altro materiale solido, come si vede in fig. 27. Il Disegno delle “penne” del volatile deve essere fatto in modo che ognuna di esse sia leggermente distante dalle altre e che e loro estremità siano abbastanza spuntate per fungere da gnomone. Un’attenta osservazione della figura rivela che al centro vi è effigiato uno scudo con un normale orologio equinoziale che indica i tre sistemi orari Astronomico, Italico e Babilonico. Complessivamente si contano 25 orologi solari: cinque nelle singole lettere della parola “FERDI”, sei nelle lettere della parola “NANDVS”, uno al centro, due che hanno come gnomoni la punta del becco delle due teste, quattro sulle “penne” di sinistra che hanno come gnomoni l’estremità di ciascuna penna, e cinque sulle “penne” di destra (rispetto a chi guarda la figura). L’orologio si posiziona nel piano equinoziale (equatore) offrendo indicazioni dell’ora con i diversi orologi. 58 59 OROLOGI PORTATILI Kircher descrive dodici tipi di orologi “in loco mobilibus”, cioè portatili, che definisce “particolari”, e in effetti lo sono. Quasi tutti risultano sconosciuti, anche se si tratta in qualche caso solo di “varianti” sul tema principale. I dodici orologi, per alcuni dei quali è difficile assegnare un nome ben preciso, sono: - Globo gnomonico (fig. 28 ) a doppio stilo, denominato διβραχιων (dibrachion).E’ simile alla classica “meridiana sferica”, o “a forma di globo”, con la particolarità che le ore vengono indicate ( e costruite) a seconda della lunghezza di uno stilo tangente nel suo punto centrale alla sfera nel polo superiore. Questo stilo viene chiamato da Kircher “dibrachion” che significa appunto “doppio braccio”. Le linee orarie sono circoli verticali. - Cono Gnomonico, realizzato sulla superficie di un cono con un stilo “dibrachion” che può essere costituito da una statuetta che sorregge due lance, come si vede in fig. 29. - Cilindro Orario, che è quello normale, detto anche “meridiana del pastore”. E poi vengono la Piramide “dibrachion” (fig. 30) che è una normale piramide oraria con lo stilo a doppio braccio. Come si vede Kircher propone diversi modi di realizzare lo stilo “dibrachion”, con figure di omini, statue, uccelli e altri animali. Vi sono poi quattro varianti di questi orologi che riguardano solo lo stilo. Kircher fu il primo autore ad introdurre lo stilo “a pettine”, cioè uno stilo fatto in forma circolare, con intagli esterni equidistanti di qualche millimetro di spessore. Lo scopo di questi intagli è quello di definire con una certa precisione il vertice della curva d’ombra proiettata dalla sezione semicircolare del “cappello” gnomone. Ma questa soluzione sembra sia stata criticata da autori moderni perchè presenterebbe l’inconveniente dell’”intermittenza” dovuta al fatto che il Sole non si trova 60 sempre attorno alla verticale del cilindro.6 Vorrei far rilevare come un autore moderno, di grande levatura, abbia trattato di Kircher con estrema superficialità e probabilmente sulla scorta di notizie inesatte. Infatti, in un suo 6 Si veda R. Rohr, “Meridiane”, Ulisse Ed., Torino, 1988, pag. 160-161 61 libro sulle meridiane (di grande successo internazionale) egli accenna all’opera Ars Magna Lucis et Umbrae, di cui dice essere un volume di circa 600 pagine, che vi si trova riunita quasi tutta la gnomonica dell’epoca, che si tratta in modo particolare di una meridiana monumentale del pastore, ecc. Possedendo l’opera in questione posso accertare che si tratta di un volume composto da oltre mille pagine, che vi si trova tutto, meno che la gnomonica di quel tempo, intesa come fu descritta da Clavio; che non si tratta in particolare di nessuna “meridiana del pastore” (Kircher non ha mai usato questo termine perchè fu coniato molto tempo dopo) monumentale. La descrive, anzi, nel capitolo degli orologi portatili e non gli assegna nessuna importanza particolare. Tanto meno ha mai usato il termine “cappello filtrante”. Infatti, egli ha introdotto il termine “Stylus in modum pectinis dentatus”(7), tradotto forse da qualche altro autore fantasioso in “cappello filtrante”. Con questo nuovo gnomone Kircher descrive il Globo Gnomonico (fig. 31), in cui le linee orarie sono degli archi di cerchi orari passanti per i poli con la linea delle 12 verticale; lo stesso discorso vale per la nuova piramide e il cono (figg. 32-33). Allo stesso modo egli propone la soluzione dello stilo a pettine dentato per un orologio a colonnetta, uguale al cilindro orario, e per un plinto (figg. 34-35. ). Mentre la fig. 36 raffigura un orologio “simulacro” ove le due stelle in alto sono congiunte per un vertice che fa da punto gnomonico e poggiano su una base circolare sorretta da un prisma. Sotto si trova una stella a otto punte di cui ognuna è un singolo gnomone che serve per i tracciati orari posti sulle superfici verticali (spessore) della stella. Lo stesso vale per l’ultimo corpo a forma di stella che fa da base. L’orologio Simulacro misto è composto dal globo gnomonico, dal cilindro e un plinto tutti forniti di stilo a pettine. Da notare, nel plinto, la soluzione che adotta lo stesso stilo ma di forma rettangolare (fig. 37). 7 A. Kircher, Ars Magna Lucis et Umbrae, Romae, 1646, pag. 502, Lib. VI, Protei Pars II, problema VIII. 62 Orologi portatili particolari Orologio su manico di coltello (manubrio cultri) Questo strumento (fig. 38 ) orario era in uso presso gli Arabi già nel XII secolo. Aboul Hhassan al-Marrakushi ne descrisse due esemplari (8), uno a stilo fisso, e un’altro a stilo mobile, entrambi con il nome di Sakhe al Jeradah che significa letteralmente “zampa di cavalletta”. Il “quadro” dell’orologio è composto da quattro “parallelogrammi” (come li chiama Kircher) in ognuno dei quali è riportato la porzione del tracciato delle ore astronomiche relativa a quattro periodi dell’anno. Nella parte sinistra (H), in basso, si notano i nomi dei segni del Toro., Gemelli, Leone e Cancro; seguono il Capricorno e il Sagittario, l’Acquario e lo Scorpione, i Pesci e la Bilancia; l’ultimo spazio a destra riporta l’Ariete e la Vergine. Come si vede il tracciato orario del periodo estivo, trattandosi di un orologio d’altezza, si estende più in giù delle altre “porzioni” e la linea oraria delle 12 arriva poco sopra la lettera I. Nella parte superiore si notano i quattro fori dove, a seconda del periodo dell’anno in cui si effettua la misurazione, si applica lo stilo immobile ortogonale al piano dell’orologio. Orologio in un quadrante concavo Si tratta di un orologio ricavato in una porzione di semicilindro (esattamente un quarto di semicilindro) installata internamente ad un cubo vuoto. Con riferimento alla fig. 39, il tracciato orario è descritto sulla porzione di semicilindro EFCD, trasversalmente ai paralleli dei segni zodiacali. Lungo la linea equinoziale si nota la numerazione delle ore. Lo gnomone è dato dal filo AB e il punto gnomonico indicatore, dalla perlina che sta al centro. 8 J.J. Sédillot, “Traité des instruments astronomique des Arabes”, Paris, 1834 63 Orologio Testuggine Ecco un orologio insolito e sconosciuto a forma di testuggine. E’ un orologio verticale d’altezza e viene realizzato con un metodo usatissimo in quell’epoca e che era già attuato dagli Arabi nel XIII secolo. In pratica, le linee orarie sono costruite per mezzo di una tavola delle ombre “rette” e “verse”. Dato un circolo di grandezza arbitraria, si suddivide in dodici parti uguali; ogni suddivisione viene prolungata fino al centro N (fig. 40) e tramite la tavola delle ombre “verse” si riportano, su ogni linea dal punto N a cominciare da NE i valori dell’ombra “versa” relativi alla lunghezza dello stilo scelta a piacere (in figura è CA). In pratica, i punti orari sui paralleli di declinazione vengono trovati con il regolo ABC di cui AC è la lunghezza dello stilo scelta a piacere; AVC è il quadrante suddiviso in 90°; il lato AB viene applicato dal centro N lungo le linee dei paralleli sulle quali si prende il valore della relativa ombra “versa” Come si vede, il tracciato orario prende la strana configurazione del rivestimento corneo della tartaruga al quale, aggiungendo le dovute decorazioni, si ottiene appunto l’orologio a forma di testuggine. Per l’uso, si sospende l’orologio verticalmente in modo che la testa “gnomone” della tartaruga si trovi nella parte superiore. Come si vede, la linea delle ore 12 è quella che si trova più in basso ove è attaccata la coda della tartaruga. E’ interessante notare che questo orologio è all’incirca identico (se non per la forma dell’animale) ad un orologio solare arabo sconosciuto e denominato “Elica”, descritto sempre da Aboul Hhassan nel XIII secolo (si veda la nota 3). Lo stesso strumento può essere realizzato in piano orizzontale se la costruzione delle linee orarie viene fatta con le ombre “rette” anziché “verse”. Orologio d’altezza su piastra verticale E’ l’orologio che si vede nella fig. 41. Si tratta di una piastra di ottone circolare ABCD in cui, nella parte ACD, vi sono riportati i paralleli di declinazione, cioè i sette semicircoli compresi fra le 64 lettere FMH e ISG, e le ore astronomiche numerate da 5 a 12. Come si vede, la linea oraria delle 12 è una retta verticale e coincide con il diametro AD del cerchio. Nella parte ABC vi è riportato lo zodiaco dei segni. Nel centro E vi è applicata un’alidada che reca anch’essa le suddivisioni dei segni zodiacali 65 Fig. 43 cilindro orario e nella parte alta di questa è impiantato uno stiletto perpendicolare mobile sulla scala zodiacale. Il tutto assomiglia molto ad un classico astrolabio. Per l’uso si sospende lo strumento per l’apposito anello sospensorio, appunto come un astrolabio e, posizionata l’alidada e lo stilo mobile alla 66 data corrente e al segno zodiacale corrispondente, si può vedere l’ombra del piccolo stilo proiettarsi sui paralleli di declinazione e sulla relativa ora sul lato ADC dello strumento. Il V libro termina con la descrizione di due quadranti d’altezza. Uno è un clinometro simile a quello detto di Regiomontano (fig. 42) che si usa allo stesso modo tramite il piccolo braccio pieghevole a cui è applicato il pendolino installato in E. L’unica differenza è che esso riporta anche le ore Italiche, Babiloniche e Planetarie. Segue quindi una dettagliata descrizione della costruzione di un cilindro orario universale, ovvero una “meridiana del pastore” universale ed una tavola per la correlazione delle ore dei diversi paesi del mondo (fig. 43) GNOMONICA PHYSICO-ASTROLOGICA Nella prefazione a questa parte terza del sesto libro, Kircher definisce la gnomonica “fisico- astrologica” semplicemente come la “scientia” in cui attraverso lo gnomone è possibile conoscere, oltre alle normali informazioni astronomiche e calendariali, anche le connessioni tra i moti celesti e i loro influssi sulle cose terrestri. In pratica le connessioni tra il microcosmo dell’uomo (termine che tra l’altro usa anche Kircher) e il macrocosmo dell’Universo, di cui si è già ampiamente discusso nella prima parte di questo volume. Dovendo trattare di alcuni casi di esclusiva pertinenza astrologica, troviamo in questo capitolo paragrafi sull’influsso dei segni, sui quattro elementi, sulle “Case Planetarie”, sul “trigono”, sull’”Esaltazione Planetaria”, sulle “Elezioni” relative agli influssi planetari ed altre cose che vedremo tra poco. Vorrei intanto ancora ribadire che l’associazione tra gnomonica e astrologia inventata da Kircher deve essere considerata nell’ambito della mentalità di quel tempo. Egli non propone orologi solari che non funzionano, ma strumenti realizzati nel 67 rispetto più profondo della gnomonica tradizionale. In ognuno di essi c’è sempre uno stilo la cui ombra, prodotta dal raggio solare, fornisce determinate indicazioni. Queste sono, nei casi semplici, le ore e il calendario; nei casi degli orologi “astrologici”, anche le ore “planetarie” e gli “influssi dei pianeti” sul corpo umano e i rimedi medici derivati dall’astroiatria. A noi resta il facile compito di “filtrare” gli elementi che si ritengono spuri da quelli prettamente gnomonici, e quindi di essere scettici sulla giustezza delle indicazioni astrologiche poiché esse, alla luce delle conquiste intellettuali degli ultimi secoli, sono ormai un rimasuglio di credenze e superstizioni da tempo superate. Tuttavia, abbiamo il dovere di prendere in considerazione l’aspetto puramente tecnico degli strumenti e l’uso, tanto sorprendente quanto inatteso per noi, che Kircher ha fatto della Gnomonica. Visto con questa nuova ottica, il capitolo che segue può quantomeno indicare nuovi percorsi artistici ai costruttori di orologi solari. Nell’introduzione vengono definiti l’Anno Gnomonico, le sue parti e lo spazio eliodromon (ηλιοδροµον) che abbiamo già visto all’inizio. Segue il primo orologio denominato Sciathericon astronomico Hemerologium Ecclesiasticum oppure Sciathericon Astronomicum physicum totius motus primi mobilis Un’aquila imperiale (fig. 44) a due teste “sostiene” lo spazio eliodromo, cioè lo spazio compreso fra le sette curve di declinazione del Sole. In esso è assente qualsiasi tracciato orario; in tal modo lo strumento perderebbe, nella sua interezza, le qualità proprie dell’orologio divenendo un vero e proprio calendario, ma le due zampe inferiori dell’aquila trattengono due scettri che fungono da gnomoni per due orologi solari che segnano le ore Italiche (a sinistra) e Babiloniche (a destra). 68 Fig. 44 Gnomonica Pgysico-astrologica. 69 Nello spazio eliodromo sono riportate ben dieci diverse informazioni. A cominciare dall’esterno si ha: il nome dei mesi, le effemeridi dei Santi, la declinazione del Sole, i segni zodiacali, l’ora del crepuscolo, la durata del giorno e della notte, l’ora del sorgere e del tramontare del Sole, l’amplitudine ortiva e occidua del Sole, l’ascensione retta e “obliqua”, le “case” planetarie. Kircher riporta l’uso di questo orologio orizzontale, peraltro facilmente deducibile dall’osservazione del disegno, attraverso i versi che seguono: Quisquis amat varios Solis, Linaeque labores, Is videat, cyclis quid notet umbra suis. Signa dies, menses, occasum haec Solis, et ortum, Nox sit, quanta dies, quanta crepuscula docet. Sol quantum medio declinet ab orbe, leventur Tempore quo quaevis sydera, quove cadant. Hìc noctis mediae, medij mensura diei Nomen ab astronomis quod tenet, hora datur. Achaz quas quondam, et veteres docuere Magistri, Hasce fuis horas indicat umbra cyclis. Horas, quas numerat Babylonia Solis ab ortu, Quas et ab occasu Terra Latina docet. Cuncta Aquilae Austriadum haec vasto dominantis in orbe Luc-umbri in campo mystica sceptra notant Sciatericum Iatrico-Georgico-Oeconomicum Questo secondo strumento fu concepito appositamente per avere indicazioni sulle elezioni nel campo della medicina e di varie attività agricole. Per fare questo egli si serve sempre dello zodiaco gnomonico, ovvero lo spazio eliodromo, senza tracciato orario, che viene diviso in otto spazi, come si vede in fig. 45 e nella parte alta sono riportate le varie elezioni, una per ogni spazio. Il funzionamento è sempre lo stesso: lo stilo dell’orologio grande indica per mezzo dell’ombra la lettera della casella, relativa al 70 periodo dell’anno in cui si effettua l’osservazione, e che corrisponde all’elezione riportata in alto. Le lettere stanno ad indicare se il periodo è favorevole per compiere la relativa elezione (lettera B= Bonum), se è svaforevole (lettera M= Malum) o se l’azione resta indifferente (lettera I= Indifferentia). Gli otto spazi sullo Zodiaco sono così suddivisi: 1) Il segno zodiacale relativo al periodo dell’anno; 2) Elezioni flebotomiche, cioè quando è tempo dei “salassi”; 3) Medicamenti medici; 4) Tempo dei “Balnea”, cioè di frequentare le stazioni termali; 5) Tempo di costruzioni edilizie; 6) Tempo di pescare e cacciare selvaggina; 7) Tagliare legna per fabbricare; 8) Tempo di seminare, piantare ed altre attività agricole. Questo orologio-calendario funziona anche di notte con l’ombra prodotta dalla luce lunare; Intorno alla testa della colomba vi sono due orologi solari per le ore astronomiche. La colomba “mistica” con il ramoscello di olivo rappresenta lo stemma gentilizio di Innocenzo X, Pontefice Romano. Anche per questo orologio Kircher inventa la seguente simpatica tetrastica: Quo quaevis facienda tibi sit adoptio rerum Tempore nosse cupis; quid notet umbra vide. Qua Lunae vacuanda phasi sit sanguine vena, Queis sumenda cyclis sit medicina, notat. Quo tutò mandanda tibi sint semina terrae, Queis sit agendum horis insitionid opus. Lignaque quo Lunae caedenda perennia vultu, Cuncta haec Oeconomoc Umbra magistra docet. Seguono alcune diquisizioni fisiche e i Canoni GeorgiciOeconomici concernenti le attività agricole. Essi ricalcano in pratica la saggezza delle antiche tradizioni popolari; i Canoni Iatrici con disquisizioni astrologiche sulla flebotomia sono nozioni che preparano il lettore per la comprensione del 71 significato del prossimo orologio. Fig. 45 Sciatericum Iatro-Georgico-Oeconomicum 72 Botanologia Sciaterica Il capitolo VIII di questo libro VI è dedicato alla Botanologia Sciaterica. L’orologio descritto, lo “Sciathericon botanodicticum”, si basa sullo stesso principio gnomonico dei precedenti. Sullo spazio eliodromo, rappresentato dalle classiche sette curve diurne, vengono riportate in questo caso le informazioni relative ai rimedi per alcune malattie dell’uomo e l’uso delle apposite erbe medicinali. Il vertice dell’ombra dello gnomone, percorrendo durante l’anno le curve diurne, indica le erbe “di stagione”, cioè relative al periodo di osservazione, che servono a curare le patologie riportate per ogni spazio. Potrebbe essere considerato un piccolo prontuario erboristico “gnomonico”; un libro che si legge alla luce del Sole, per mezzo dell’ombra gnomonica. Kircher si dilunga naturalmente in alcune considerazioni sul significato astrologico di questa botanologia sciaterica e soprattutto sulle proprietà delle erbe e piante medicinali, senza tralasciare le antiche tradizioni e la saggezza popolare. Anzi a tal proposito egli cita un detto dell’antico filosofo dell’Accademia ateniese, Polemone, che recita così: “Tacitam quandam responsionem praebet de singulis natura, dum loquitur signis, quibus virtutes uniuscuiusque manifestet”. Pare che questo proverbio abbia qualche attinenza con le nascoste virtù delle piante la cui forma, in qualche modo, corrisponde, o somiglia, all’aspetto di alcune stelle o costellazioni e che questi “fondamenti” siano noti ai compilatori dell’Erbario Celeste. E’ ovvio che tali considerazioni fanno parte della storia dell’astrologia e nulla hanno a che fare con la gnomonica vera e propria. Tuttavia, di tali cose ci appaiono interessanti i risvolti artistici che possono essere innovativi nelle creazioni degli gnomonisti moderni. La descrizione dell’orologio (fig. 46) è alquanto semplice. 73 Costruito lo zodiaco gnomonico si riportano i segni zodiacali, sei da una parte e sei dall’altra, e lo si suddivide in quattro spazi uguali. Nel primo spazio, si riportano, appunto, i segni dello zodiaco; nel secondo e terzo i “medicamenti” semplici, cioè i nomi delle piante medicinali; nel quarto i nomi delle malattie, sempre relativamente al periodo dell’anno corrispondente alle curve diurne; al centro si vede l’immagine di un uomo e di alcune parti interne del suo corpo. Le stelline nere ai lati visualizzano, con delle rette tratteggiate, le parti del corpo colpite dal morbo e le corrispondenti piante da utilizzare come rimedio medico. L’ombelico della figura umana serve come centro per tracciare gli almucantarat che in questo caso sono rappresentati da sette cerchi concentrici, corrispondenti nella simbologia ai sette Re di Roma e ai sette pianeti principali. Nelle altre “disquisizioni” astrologiche che seguono sui rapporti tra aspetto del cielo e l’influsso sull’agricoltura, vorrei riportare, solo per una curiosità, due piccole tabelle che mostrano in una le piante corrispondenti ai dodici segni zodiacali, e nell’altra le “sette erbe planetarie”, secondo le credenze degli antichi. Plantae 12. Signis correspondentes ex opinione Veterum E Ελελισϕαχος F Περιςερεϖν ορϑος G Περιςερεων ιπτιος H ριϕοτον I Cyclaminus J Calamantha 74 K L M N O P Scorpiurus Artemisia Anagallis Lapathus Dracontea Aristolochia Fig. 46. Botanologia Sciaterica 75 Orologio Planetario E’ questo un normale orologio per le ore Temporarie a cui è abbinata una simbologia che indica gli influssi dei singoli pianeti nelle singole ore. La tavola realizzata da Kircher (fig. 47) mostra una fascia di forma ovale con sette orologi solari orizzontali, uno per ogni giorno della settimana, a ore temporarie che diventano altrettanti orologi a ore Planetarie grazie al fatto che recano i simboli dei pianeti in corrispondenza delle ore in cui questi, secondo le credenze astrologiche, hanno maggiore influsso sulle attività umane. Al centro si vede la classica figura dell’uomo con il solito zodiaco gnomonico delle sette curve diurne, suddiviso, da una parte e dall’altra, in sette spazi uguali. In ognuno di essi viene riportata una lettera corrispondente ad una parte del corpo su cui, evidentemente, influisce il pianeta riportato sulla prima curva diurna in alto. I sette orologi planetari sono dedicati ognuno ad un giorno della settimana in cui domina la prima ora il pianeta che da il nome al giorno. Agli estremi della tavola si vedono i riquadri con il significato delle singole lettere. Si può dire che nella storia della gnomonica mai un semplice orologio ad ore temporarie, generalmente molto spartano, e ad ore planetarie era stato concepito in tal modo, con uno spiccato senso artistico rivolto principalmente alla valorizzazione anche degli orologi che in apparenza rifuggono dall’estro artistico degli gnomonisti. Anche qui conclude il capitolo la simpatica tetrastica che segue: Abdita dives opum quioquid Machaonis Arca, Gnomonis hoc vario schemate monstrat opex. Quo quaevis medicina tibi sumenda sit astro, Qua quaevis hora, quae vaga stella regat. Signorumque physes habituscue ad corporis artus, Quos megacosmus habet, quos microcosmus habet. Tempore quo facienda tibi sit adoptio rerum, Lucis et Umbra i perdocet artis opus. 76 Fig. 47 Orologi Planetari 77 Planetografia Sciaterica La Planetografia Sciaterica rappresenta il culmine dell’inventiva di Kircher, mirata ad escogitare nuovi metodi, o meglio nuovi modi di concepire la lettura di informazioni sugli orologi solari. Usando lo zodiaco delle sette linee di declinazione come fosse una sorta di calendario gnomonico perpetuo, Kircher riesce ad ottenere graficamente, grazie all’ombra dello stilo, la posizione dei pianeti nei segni zodiacali per un arco di tempo di 10, 20 o più anni. In questo modo, un semplice orologio solare si trasforma in effemeride astronomica grafica direttamente consultabile alla “luce del Sole”! Nella fig. 48 si vedono tre planetografie gnomoniche. La prima, in alto, è quella relativa a Saturno. Realizzato lo spazio eliodromo, lo si suddivide in trenta spazi (prendendo trenta punti equidistanti sulla linea equinoziale) e a cominciare dalla curva diurna del cancro si congiungono, da una parte e dall’altra delle curve solstiziali, le 30 linee di suddivisione tramite i piccoli archi A,B,D, come si vede nella figura, che formano una specie di lunga serpentina. Su ogni arco superiore vi sono riportati gli anni dal 1644 al 1657. Lungo la prima linea che passa per A, per B e fino a C, vi è riportato il moto di Saturno per 365 giorni; proseguendo, lungo la linea CDE vi è riportato il moto di Saturno per l’anno 1645 e via dicendo. La lettura di un siffatto orologio è molto semplice: l’ombra dello stilo, percorrendo le linee di declinazione e toccando l’anno desiderato, consente di individuare il simbolo della costellazione zodiacale dove è visibile il pianeta. Come si vede, lungo la prima serpentina incontriamo il segno dell’Ariete e, scendendo in giù, i gradi della stessa costellazione entro cui si “muove” il pianeta, giorno per giorno. E la lettera D indica che il moto è “diretto”; oltrepassata la prima curva (la serpentina si legge linearmente in giù e in su), il pianeta si muove con moto retrogrado (indicato dalla lettera R) dal grado 8, 78 scalando al 7,6, fino al 2 per riprendere di nuovo il moto “diretto” e passare attraverso la curva superiore dall’anno 1643 al 1644. Dal 2° grado, sempre dell’Ariete, resta con moto diretto fino alla curva B, cioè per tutto l’inverno del 1644, fino al solstizio d’estate per poi risalire con moto retrogrado. Nell’anno 1645, vediamo che con moto diretto percorre le sette curve diurne per 29° e quindi entra nella costellazione del Toro e vi rimane fino a maggio del 1647, quando fa il suo ingresso nella costellazione dei Gemelli. Addirittura, Kircher consiglia di perforare i punti ove sono posti i gradi e di inserirci dei piccoli bottoncini con su scritto il numero in modo che, trascorsi i trenta anni per i quali l’orologio è valido, si tolgono i bottoncini vecchi e si inseriscono quelli nuovi relativi alle effemeridi del pianeta nel corso dei successivi 30 anni, utilizzando quindi lo stesso zodiaco gnomonico come base. Generalizzando questo metodo, Kircher descrive anche un orologio che con l’ombra del Sole indica, allo stesso modo della planetografia, le eclissi di Sole e di Luna. Lungo le serpentine possono essere riportate le figure dipinte del Sole e della Luna nei giorni in cui si verificheranno le eclissi, indicando anche se queste saranno totali o parziali. Per esempio, nella fig. 49 Kircher riporta l’eclisse parziale di Sole del 21 agosto 1645 e quella totale di Luna del 30 febbraio dello stesso anno; riporta infine un’altra sola eclisse parziale di Sole, quella del 4 novembre del 1649. Così, l’orologio solare non solo indica il giorno in cui accadrà il fenomeno, ma indica pure come sarà l’eclisse e se di Sole o di Luna. Bisogna convenire che questo geniale estro gnomonico è veramente degno di un personaggio come Kircher in grado di adottare soluzioni gnomoniche semplici eppure impensabili oggi, impenetrabili al nostro modo di concepire la gnomonica, e tuttavia funzionanti. 79 Fig. 48 Planetographia Sciaterica 80 Fig. 49. Orologio solare che indica nel calendario Eliodromon le date delle eclissi di Sole dal 1645 al 1650 Orologio degli Ascendenti e Discendenti L’orologio detto “degli Ascendenti e Discendenti” è, nella produzione kircheriana, quello forse più attinente l’astrologia. L’intero capitolo VI è dedicato al significato astrologico di “Ascendenti” e “Discendenti” dei segni zodiacali, e l’uso non propriamente gnomonico di questo strumento resta non di facile interpretazione per chi è a digiuno di astrologia. L’orologio, come si vede in fig. 50, è orizzontale e riporta il tracciato delle “Case Celesti”. Sovrapposte a questo vi sono le linee degli “Ascendenti” e dei “Discendenti” dei segni zodiacali delimitate dalle stelline. Come è ovvio, tali stelline (e quindi le linee) sono delimitate da una parte e dall’altra dalle curve dei solstizi. L’orologio superiore riporta le linee degli “Ascendenti” dei segni per la prima parte dell’anno, cioè con il Sole che si sposta dal tropico del Capricorno a quello del Cancro; quello inferiore per i “Discendenti” con il Sole che si muove dal Tropico del Cancro a quello del Capricorno, perciò serve per la seconda metà dell’anno. 81 Tavola degli orologi degli Ascendenti e Discendenti 82 Le tavole sciateriche di Monteporzio Catone Nel Museo Astronomico e Copernicano dell’Osservatorio Astronomico di Monteporzio Catone sono conservate quattro tavole di ardesia che, grazie alla gentilezza del Dott. Giuseppe Monaco, Conservatore del Museo, ho potuto vedere da vicino. Queste tavole1 rappresentano una sorta di studio sperimentale di tutto ciò che sarà poi pubblicato nel libro al capitolo VI, e cioè tutta la gnomonica “fisico-astrologica” che abbiamo visto, ed altre cose ancora. Possiamo dire questo in base al fatto che le tavole recano la data in cui furono costruite, il 1636, ovvero ben dieci anni prima della pubblicazione dell’Ars Magna e che esse servirono probabilmente anche per scopi didattici, e per gli insegnamenti di astronomia, matematica e gnomonica che Kircher teneva regolarmente per gli allievi del Collegio Romano sul cui terrazzo queste tavole erano installate. 1 Si veda N. Severino, Il Mondo sulla punta di uno stilo, Astronomia UAI, Mar-Apr. 1995 83 Ogni tavola ha una superficie di circa un metro quadrato e uno spessore di circa 3 centimetri. Anche se mancano tutti gli gnomoni, restano ben visibili i fori nei quali erano impiantati e si può calcolare la loro altezza, relativa ad orologi di diverse dimensioni, che varia da 3,5 a 9 cm. Sono inoltre presenti splendide decorazioni ad olio dei simboli zodiacali e di figure umane. Gli orologi sono gli stessi di cui abbiamo appena trattato e quindi ci limiteremo ad osservare alcune differenze tra la composizione delle tavole e i disegni originali pubblicati nel libro. La tavola intitolata Sciathericon totius motus primi mobilis (fig.51) è simile allo Sciathericon Hemerologium Ecclesiasticum e la suddivisione dello zodiaco gnomonico riporta 11 spazi invece che 10, come nel libro: il nome dei mesi, la declinazione del Sole, la durata del giorno, l’ora dell’ortus del Sole, la durata 84 del crepuscolo, le effemeridi dei Santi, l’ora del tramonto del Sole, i nomi degli uomini illustri della Compagnia di Gesù (che è lo spazio aggiunto) attraverso il riporto della linea diurna corrispondente alla declinazione del Sole nei giorni a loro dedicati, la durata della notte, i segni zodiacali, i gradi da 0 a 30 all’interno di ciascun segno. Sovrastante a questo orologio, ve ne è un’altro, basato sempre sullo stesso funzionamento, che riporta i vari aspetti della Luna e le indicazioni calendariali sullo zodiaco gnomonico della congiunzione, sestile, quartile, trino, opposizione e le epatte correnti da 1 a 29. Infine, vi sono due settori circolari che riportano i numeri base del calendario: la lettera domenicale, il numero aureo, l’epatta, il ciclo solare e l’indizione. La seconda tavola, intitolata Sciathericon duodecim quavis hora ascendentium et descendentium (fig. 52), riunisce in un unico orologio i due schemi pubblicati nel libro. Si nota la disposizione diversa delle “Case Celesti” che nella tavola sono riportate a parte, sotto il tracciato degli Ascendenti e Discendenti. Nella parte superiore vi è raffigurato il Trigono dei Segni, ben noto agli astrologi, mentre nella fascia circolare sono riportati 24 85 orologi solari ad ore astronomiche che indicano ognuno l’ora relativa ad un determinato meridiano della Terra allo scopo di ottenere indicazioni relative allo sfasamento orario tra varie nazioni del mondo. Negli angoli inferiori vi sono dei cataloghi di stelle e costellazioni con relative simbologie. La terza tavola è la Planetografia Sciaterica (fig. 53). Oltre ai sette orologi solari calendariali relativi ai sette pianeti, con le effemeridi che vanno dal 1636 al 1646, e l’orologio per le eclissi di Sole e di Luna, riporta anche gli orologi solari a ore temporarie e Planetarie, uno per ogni giorno della Settimana; poi vi sono raffigurati uno schema delle eclissi, il sistema ticonico adottato dai gesuiti, l’eccentricità delle orbite celesti e uno schema astrologico del dominio dei pianeti sui metalli, sulle pietre e sugli animali. Si può notare che l’orologio relativo a Saturno reca una suddivisione dello zodiaco gnomonico pari a 60 spazi, anziché 30, come descritto invece nel libro. Tale suddivisione è stata scelta allo scopo di ottenere le effemeridi del pianeta per un periodo maggiore di anni che va dal 1636 al 1665. Si vede anche la precisa corrispondenza, tra la tavola e il disegno del libro, dei simboli zodiacali in cui è visibile il pianeta. Per esempio, in prossimità dell’anno 1643, si nota in entrambe le figure il simbolo dell’Ariete appena sotto la linea equinoziale. Allo stesso modo, si vede la corrispondenza anche con i simboli 86 riportati sull’orologio relativo a Giove e Marte. E ciò dimostra pure che le figure nel libro sono state realizzate con la dovuta cura. Fig. 54 La quarta tavola (fig. 54) è dedicata alla medicina celeste ed è intitolata Sciathericon physico-medico-matematico. Vi è un grande orologio solare costituito dallo zodiaco gnomonico e dal tracciato per le ore temporarie, al cui centro domina una figura unama. E’ questo l’orologio detto “Sciathericum 87 Botanologicum” che abbiamo già visto. E’ riportato poi uno “Sciathericum geometricum” che fa parte della “Cosmometria Gnomonica”. Si tratta di uno schema per le ombre “rette” e “verse”, relative a diversi gnomoni, che serve oltre a conoscere l’ora anche per calcolare l’altezza degli oggetti. Sono riportati i circoli verticali e orizzontali, mentre negli angoli inferiori vi sono due orologi solari: uno ad ore planetarie e l’altro ( a sinistra) è identico allo “Sciathericon Iatro-GeorgicoOeconomicum” già visto. Come si vede, le quattro tavole (figg. 55-56-57-58-59-60-61-6263-64 - particolari) del Museo di Monte Porzio Catone contengono tutti gli elementi principali della gnomonica “physico-astrologica” di Kircher. Il fatto che esse siano state realizzate dieci anni prima della pubblicazione del libro fa pensare che tali metodologie gnomoniche Kircher le avesse concepite ancor prima, forse nel secondo decennio del XVII secolo. Inoltre, le tavole, davvero pregevoli e oltretutto uniche al mondo, sono una valida testimonianza che al Collegio Romano, quando Kircher vi insegnava, la gnomonica era una disciplina fiorente. Fig. 55 Penso che per gli gnomonisti moderni, il disfacimento del Museo Kircheriano e la relativa dislocazione dei pezzi in vari musei (ma sembra che la maggior parte del materiale sia attualmente conservato in decine di casse nei sotterranei dell’Osservatorio di Monte Mario a Roma), rappresenti di fatto una gravissima perdita per la gnomonica. Infatti, nel capitolo VII Kircher descrive un orologio “geografico” che mostra la differenza di ore tra alcune principali sedi della Compagnia di Gesù sparse nel mondo. 88 Egli stesso scrive che costruì un siffatto orologio, che tutti potevano ammirare nel suo Museo, il quale offriva uno spettacolo visivo mai visto essendo grande oltre tre metri e disposto in forma di Croce,. Filippo Bonanni, nella sua introduzione al catalogo del 1702, ricorda infatti che il museo kircheriano era ricco di orologi solari a luce diretta e a riflessione. E sicuramente vi erano conservati molti dei modelli che abbiamo visto in questo libro. Fig. 56 89 90 91 92 Astroscopia - Sciaterica Selenica Nella Sciaterica Selenica, o Horoscopia Selenica, Kircher raggruppa alcuni strumenti gnomonici usati per la misurazione del tempo di notte, sfruttando l’ombra data dalla luce della Luna, oppure per mezzo dell’osservazione diretta della posizione delle stelle sulla sfera celeste. Egli descrive sicuramente solo alcuni esemplari e probabilmente quelli che risultano nuovi alla letteratura gnomonica. Tali strumenti sono: 1) Un orologio orizzontale lunare (fig. 65) di forma circolare che reca solo due suddivisioni, una sul bordo esterno in 30 parti uguali per il ciclo lunare e l’altra nel semicerchio interno, corrispondente a due identici tracciati orari per le ore astronomiche. 2) Un orologio verticale lunare. 3) Un orologio lunare in piano equinoziale che reca due tracciati orari, uno superiore quando la Luna ha una declinazione boreale, e uno inferiore utilizzato quando la Luna ha declinazione australe. 4) Un orologio lunare orizzontale “espanso” che presenta in un circolo ovale 28 piccoli orologi lunari corrispondenti ciascuno ad una fase dell’età della Luna. 5) Una tabella che consente di ottenere il periodo di luce lunare a seconda della sua età. 6) La descrizione dei segni zodiacali e dei paralleli di declinazione della Luna nell’ orologio lunare. 7) La descrizione delle “Case Celesti” nell’orologio lunare. 8) La descrizione degli almucantarat e degli azimut lunari nell’orologio lunare. 9) Un astrolabio. 10) Una tavola notturna per conoscere l’ora di notte attraverso l’ascensione retta del Sole e delle stelle. 11) Un nuovo strumento astronomico per conoscere l’ora di notte. 93 Fig. 65 Astroscopia Selenica. Orologio orizzontale Lunare 94 Gnomonica Anacamptica Il libro VII è interamente dedicato all’”Ars Anacamptica” o “Astronomia Reflexa”. Come è evidente, Kircher adotta con cura la terminologia con la quale descrive i fenomeni fisici e le procedure progettuali gnomoniche. A noi resta quindi il compito di tenere in maggior conto il particolare lessico contenuto in quest’opera. All’inizio di questo volume ho fatto l’esempio di Ozanam che definisce infelicemente “gnomonica rompue” quella parte della gnomonica che si occupa della costruzione degli orologi solari che funzionano per mezzo della rifrazione del raggio solare. Vorrei quindi ancora una volta richiamare l’attenzione del lettore su questo problema e fare una riflessione sulla necessità di “riesumare”, dove il singolo caso lo rendesse necessario, quei termini che Kircher adotta e che meglio si adeguano al lessico gnomonico per una più corretta e seria terminologia scientifica; termini che abbiamo già visto ed altri che vedremo in seguito, come “spazio eliodromo”, “zodiaco gnomonico”, “gnomonica anacamptica”, ecc., la cui utilità è oltremodo chiara e dimostrata, attendono di essere riconsiderati ed emendati. In questo libro Kircher non propone solo orologi solari a riflessione, ma tutta una serie di esperimenti che, come dice egli stesso nella prefazione, effettuava quotidianamente per studiare il maggior numero di fenomeni possibili relativi alla natura della riflessione della luce solare. La maggior parte di questi studi furono pubblicati in un libro sulla gnomonica catottrica pubblicato ad Avignone circa dieci anni prima dell’Ars Magna. La definizione di Gnomonica Anacamptica deriva dal greco αναχαµπτιος che significa “riflesso”, con riferimento, nel caso gnomonico, al raggio del Sole riflesso per mezzo di uno specchio. Il libro comincia con 13 definizioni che sono alla base della catottrica e tre postulati. Prosegue nell’illustrare vari fenomeni di riflessione, la teoria degli angoli d’incidenza e di 95 riflessione e varie altre cose. Nella parte quarta comincia ad occuparsi della gnomonica anacamptica e vediamo quali orologi descrive. Orologio Anacamptico Astronomico Orizzontale E’ quello che si vede in fig. 66 dove l’orologio orizzontale AGE, su sfondo nero, è ovviamente “inverso” rispetto ad un normale orologio orizzontale con triangolo stilare. Il punto gnomonico di proiezione è rappresentato dallo specchio piano posizionato in R sulla parete bianca verticale. E’ ovvio che tale punto occupa il vertice dell’ortostilo e dell’assostilo dell’orologio orizzontale, e l’altezza dello specchio determina pure le sue dimensioni. Il funzionamento è così semplice che non ha bisogno di essere spiegato. Infatti, lo si intuisce subito osservando la figura. Inoltre, sulla parete EF è riportato una porzione di tracciato per un orologio “meridiano”, volgarmente detto “orientale”. Nel corollario a questo paragrafo Kircher rammenta che in un siffatto orologio è possibile riportare le ore Italiche, Babiloniche, Temporarie ed altre cose ancora. Orologio Anacamptico Astronomico Verticale Si potrebbe definire come un normale orologio verticale rovesciato, cioè con la linea solstiziale estiva in alto e quella invernale in basso. L’osservazione della fig. 67 rende assai chiaro il concetto e l’uso di questo orologio il cui punto 96 gnomonico è rappresentato dallo specchio posto sul piano CEF orizzontale e che occupa l’ipotetico vertice di un ortostilo e di un assostilo dell’orologio verticale normale, rappresentato in figura dal piano CGHE sottostante lo specchio. Alla stessa maniera Kircher descrive l’Orologio Anacamptico Orientale Meridiano, con lo specchio disposto nel punto occupato dall’apice dell’ortostilo del normale orologio meridiano; l’Orologio Polare Anacamptico, nei piani orientale ed occidentale in quanto l’orologio polare riflesso non può costruirsi nel suo piano originario perchè lo specchio essendo opposto alla direzione dei raggi solari, impedisce la riflessione; l’Orologio Anacamptico Equinoziale, superiore ed inferiore con lo specchio che occupa l’apice dello stilo nel normale orologio equinoziale; infine, c’è l’Orologio Anacamptico Verticale Declinante. Nel caso in cui l’orologio anacamptico si costruisce su un piano diverso da quelli finora visti e che può essere inclinato o costituito da superfici miste variamente orientate, bisogna ricorrere all’uso di vari strumenti (sconosciuti) di cui i principali sono: Fig. 67 Orologio anacamptico verticale. 97 1) strumento σιµβοηθγντα ed è visibile nella fig. 68. Si vede un semicircolo AS che reca un normale tracciato orario (corrispondente alla latitudine in cui si opera e ad uno stilo di lunghezza nota) e un altro semicircolo RO, due quadranti entrambi suddivisi in 90° e disposti perpendicolarmente alla tavoletta base. Il triangolo MTV serve per tracciare le linee diurne di declinazione. 2) Strumento per la descrizione degli azimut negli orologi anacamptici, costituito da una tavola circolare ABCD (fig. 69) suddivisa in 360° e in quattro quadranti da 90° ciascuno e dal semicircolo MCN suddiviso in 180° e in due quadranti da 90°. 3) Strumento ottico (fig. 70) per la descrizione delle linee diurne negli orologi anacamptici. E’ costituito da una base B che regge verticalmente l’asta AB alla quale è ancorata nel punto E un dado (cursore) mobile di legno GSEH. Su questo è attaccata l’asta DC nel punto NS attorno a cui può ruotare. Le piccole aste installate lungo l’alidada (o linea di fiducia come Kircher la chiama) sono disposte nei punti di proiezione delle linee diurne. L’uso di questo strumento si intuisce in parte osservando la fig. 71 dove si vede il modo di proiettare i raggi solari con lo specchio disposto nel punto S. In seguito Kircher parla anche di come descrivere, per mezzo degli strumenti visti, gli almucantarat, le “case celesti”, l’orologio Italico, Babilonico e Temporario anacamptico con il 98 tracciato degli “Ascendenti e Discendenti”. Un altro strumento di nuova concezione è il “Mesoptico” (fig, 72) che vuol dire “mezzo ottico” col quale gli orologi “inversi”, come pure quelli “diretti”, erano facilmente realizzabili attraverso la sola osservazione. Orologi Anacamptici Portatili Nel capitolo III del libro IV, troviamo addirittura orologi anacamptici portatili, come quello Concavo (fig. 73). Esso presenta un tracciato identico agli “hemisphaerium” antichi. Nella figura NKO è il circolo equinoziale e AV è la linea meridiana. Il tracciato è realizzato nella parte opposta del vaso, rispetto all’orologio normale, in quanto il punto di proiezione, cioè lo specchio, essendo disposto nel punto gnomonico normale (vertice dello stilo verticale) riflette i raggi solari nella parte opposta dell’emisfero a quella in cui normalmente cadeva l’ombra dello stilo normale. 99 Segue il Cilindro Concavo anacamptico (fig. 74) con lo specchio, piccolissimo, collocato nel punto terminale del normale gnomone; il Cono rovescio (fig. 75) il cui specchio è collocato sul vertice dell’asse del cono; il Cubo anacamptico (. fig. 76) con lo specchio disposto nel piano del primo verticale in G, equidistante dalle superfici del cubo il quale proietta il raggio di luce sul tracciato orario ricavato sulla superficie boreale DCIK; infine viene la Piramide anacamptica realizzata nel modo del “Cono”. Fig. 72 Strumento Mesoptico 100 Tra le curiosità gnomoniche troviamo l’Armilla catottrica, fatta di un sistema di cerchi somigliante ad una sfera armillare, che riflettono la luce del sole e sui quali è possibile leggere l’ora con la sola riflessione della luce. 101 Orologi solari a rifrazione, ovvero, GNOMONICA ANACLASTICA Il libro VIII dell’Ars Magna è dedicato agli orologi solari a rifrazione, cioè che indicano l’ora giusta solo per mezzo della rifrazione dell’ombra dello stilo nell’acqua. Un classico orologio di questo tipo, realizzato empiricamente in una coppa a cono, fu descritto da Oddi Muzio in un libro del 1614. Kircher sviluppa questo studio, che chiama “ars anaclastica” o “astronomia refracta”, o ancora “astronomia anaclastica”, sulla base di sperimentazioni quotidiane e di presupposti scientifici. Analizza con cura le diverse “capacità di rifrazione” dei liquidi, dei vetri, 102 la natura stessa della rifrazione e quella delle stelle per arrivare, con definizioni e pronunciati, alle leggi che governano il fenomeno. Strumenti Col metodo trigonometrico Kircher calcola le “Tavole anaclastiche” degli angoli di rifrazione della luce nell’acqua e nell’aria, anche sulla scorta degli studi di Keplero, utili per la costruzione degli orologi solari che vedremo. Gli strumenti descritti sono il “Mesottico Anaclastico”, consistente in un vaso emisferico (fig. 77) CED; uno stilo verticale EB e un quadrante ED suddiviso in 90° a cominciare da E. Il quadrante COB, suddiviso in 90°, deve poter ruotare liberamente sull’orizzonte CVD. L’uso di questo strumento è rivolto a ricercare direttamente sul fondo del vaso il “punto orario” causato dalla rifrazione, tramite l’osservazione diretta che avviene per mezzo della cannula GB. Sui due quadranti graduati è possibile anche conoscere direttamente il valore in gradi della rifrazione. Altri strumenti sono il Quadrante anaclastico, detto “mesoptotos”, consistente in due quadranti opposti (fig. 78) di cui quello superiore è suddiviso in 90° e quello inferiore riporta la suddivisione relativa ai valori reali della rifrazione: individuando il grado d’incidenza del raggio, si conosce direttamente nel sottoposto quadrante la posizione del punto ombra rifratto dello stilo EC. Infine si ricorda la Rete orizzontale anaclastica che viene 103 ricavata dallo strumento precedente. Fig. 77 Strumento mesottico anaclastico Orologi Anaclastici E’ bene ricordare ancora una volta l’accurata terminologia scelta da Kircher per alcuni soggetti gnomonici che, pur essendo stati spesso al centro dell’attenzione degli gnomonisti, non hanno mai ricevuto un nome confacente alle proprie caratteristiche. Ed è così che si trovano nella letteratura gnomonica termini impropri come “quadrante solare”, “meridiana del pastore” , “ meridiana a cappello”, ecc. Il lessico di Kircher è derivato direttamente dalla letteratura classica ed anche per questo l’appellativo di Gnomonica Anaclastica, adottato per gli orologi a rifrazione, mi sembra più appropriato che non quello di “Gnomonique Rompue” coniato da Ozanam; infatti, anaclastico deriva dal verbo greco αναχλαστιχµ che appunto significa “rifrangere”. Attraverso la rete orizzontale anaclastica, Kircher descrive l’orologio orizzontale anaclastico (fig. 79), realizzato sul fondo di una vaschetta orizzontale e funzionante solo quando questa 104 viene riempita d’acqua; l’orologio verticale anaclastico è realizzato in un recipiente cubico che viene poi riempito d’acqua fino all’estremità dello stilo centrale. Usando il cubo, si ha la possibilità di sfruttare una delle pareti interne verticali. Nel caso della fig. 80 questa è ABQD e le linee che si vedono raffigurate sono quelle degli azimut (linee verticali) e degli almucantarat (linee curve). In tutti gli orologi anaclastici è importante che il vertice dello stilo si trovi di poco al di sotto del livello dell’acqua. Nei corollari Kircher spiega che tale procedimento può essere applicato anche nei casi riguardanti gli orologi inclinati e declinanti. Fig. 79 Orologio orizzontale anaclastico Fig. 80. Orologio verticale analclastico 105 Nella seconda parte vengono descritti gli orologi anaclastici “portatili”, seguendo modelli già visti precedentemente e questi sono: L’Emisfero concavo (fig. 81) che curiosamente Kircher crede di identificare con quello di Achaz e tenta di dare la spiegazione della retrocessione dell’ombra per mezzo della rifrazione; il Cilindro anaclastico, con stio VS, asse del cilindro (fig. 82); il Cono anaclastico (fig. 83), con stilo MN, asse del cono; la Piramide anaclastica (fig. 84), con stilo AC , asse della piramide; la Colonna triangolare anaclastica (fig. 84 bis), il Prisma, il Pentagono, l’Esagono (fig. 85), ecc. Infine, viene preso in esame il caso in cui in un orologio anaclastico il vertice dello stilo fuoriesca dall’acqua. Gli ultimi due orologi appartenenti a questa categoria sono combinati: Fig. 81 Orologio anaclastico concavo-emisferico 106 Fig. 82-83-84. Rispettivamente: Cilindro, Cono e Piramide anaclastica. Nella parte destra dell’immagine si vedono gli orologi (fig 85 del testo): Colonna triangolare (A), Prisma (B), Pentagono (C), Esagono (D). 107 1) Orologio anaclastico-anacamptico, ed è quello che si vede in fig. 86, costituito da un vaso ABCD. Nella parte ADC, rivolta a Nord, si realizza l’orologio anaclastico semplice che ha come stilo DC. Nel punto C, sopra il vertice dello stilo, si applica un piccolissimo specchietto disposto nel piano del Primo Verticale. Esso riflette i raggi del Sole nella parte CBD del vaso che è rivolta a Sud, ove è costruito l’orologio anacamptico. 2) Orologio diretto-riflesso-rifratto che è identico al precedente, con la variante dell’aggiunta di uno gnomone supplementare a forma di uccello per un orologio normale, ovvero “diretto”. Il Libro IX non è di grande interesse per la gnomonica. Esso tratta della Cosmometria Gnomonica, intesa come lo studio dei rilievi topografici e dell’altezza degli oggetti per mezzo dell’ombra dello stilo. Infatti, il titolo di questo libro recita: “Cosmometria Gnomonica id est De Mundanarum partium situ, magnitudine, quantitate luci-umbri ratiocinio investiganda”. Qui si tratta estesamente delle ombre rette e ombre verse e di alcuni strumenti sconosciuti per costruire “regoli calcolatori” di queste ombre, come lo strumento detto Photosciometricum; si tratta di come conoscere l’ora del giorno con le tavole di dette ombre tramite un filo verticale suddiviso in 12 parti; delle osservazioni di Eratostene fatte con un orologio “scafio” per calcolare il raggio terrestre; dello strumento Pantometrico-catottrico per i rilievi di costruzioni terrestri; delle distanze dei corpi celesti e del diametro del Sole e della Luna, insieme a molte altre cose, tra cui uno “Sciatericum 108 geometricum” (fig. 87) del tipo realizzato in una delle tavole dell’Osservatorio Astronomico di Monte Porzio viste prima. Fig. 87 Sciatericum Geometricum 109 Magia Horografica L’ultimo libro dell’Ars Magna, il decimo, contiene solo la prima parte sulla gnomonica. Poco più di una trentina di pagine che tuttavia sono sufficienti a sbalordire anche il più avvezzo studioso di curiosità gnomoniche. Kircher ha intitolato questo capitolo “Magia Horographica sive de Horologijs prodigiosis” e nelle definizioni iniziali sottolinea che qui vengono descritti orologi solari interessanti non tanto per i sistemi orari o per le cose che indicano, ma per il modo e i mezzi coi quali essi funzionano e per gli effetti visivi che essi producono. Nel corso delle descrizioni che seguono (sebbene spesso sommarie ma che comunque rendono chiaro il modo in cui funzionano tali strumenti), si potrà vedere che Kircher non senza ragione ha voluto intitolare questo capitolo “Magia horografica”, beninteso che le teorie esposte non hanno nulla a che fare con la “magia” del “praeternaturalis”. Gli orologi che seguono sono basati sui principi della gnomonica diretta, anaclastica e anacamptica e di conseguenza i modelli possono essere orologi “diretti”, “riflessi” e “rifratti”, oppure “misti”. Gli orologi qui presentati sono, a volte, stranissimi eppure teoricamente e praticamente fattibili, tranne forse in alcuni casi. Sono interessanti le soluzioni gnomoniche escogitate che testimoniano, a tratti, la genialità dell’autore e l’amore per questa disciplina, non inferiore a quello per l’Astronomia o la Matematica. Orologio su un’uovo Il primo degli orologi descritti da Kircher presenta già nella forma gli elementi per essere considerato uno “strumento” almeno stravagante. Sembra impossibile, eppure egli riesce ad ottenere su un normale uovo di gallina, meglio se di struzzo, un simpatico ed originalissimo orologio solare “fotosciaterico”, cioè “a luce”, con foro gnomonico. Ancora una volta il funzionamento è semplicissimo. Si potrebbe dire: bastava pensarlo! Eppure nessuno l’ha mai pensato. 110 Più sarà grande l’uovo, meglio verrà l’orologio. Ma per fare in modo che esso resti un orologio “portatile”, sarà bene scegliere un uovo non proprio gigantesco. Andrà bene quello di una papera o di uno struzzo. La fig. 88 illustra l’orologio “uovo” ABCD di Kircher che va perforato (senza farlo rompere!) nei punti C e D in modo che possa liberarsi dell’albume e del tuorlo. La linea CD rappresenta la retta equinoziale dell’orologio. Il tracciato orario, come si vede, è quello polare e si ottiene tramite la suddivisione in dodici parti dei semicircoli EBA e ABF. Le rette occulte tirate dai punti di suddivisione al punto A, determinano sull’equinoziale i punti orari per i quali passeranno le rette orarie che sono fra loro parallele. Le curve diurne si fanno come nel normale orologio polare. L’uso di questo orologio “admirabile est”, dice Kircher. Il foro gnomonico, o foro eliotropico, va fatto nel punto A che si trova sul guscio dell’uovo nella parte opposta al tracciato orario e al centro della linea CD. L’autore consiglia di effettuare l’osservazione in prossimità di una finestra illuminata, posta in un luogo, o una stanza, piuttosto buia, per facilitare la visione del punto luce gnomonico sul fondo scuro del guscio d’uovo attraverso un adeguato contrasto di luce. L’uovo-orologio va orientato in modo che la linea CD (retta equinoziale) giace nel piano dell’equatore (come per gli orologi polari). Il raggio solare penetra nel foro gnomonico e si rende visibile nella parte opposta dell’uovo come un piccolo cerchietto di luce bianca che scorrendo sul tracciato orario indica l’ora. Detto da Kircher: “...sive linea CD, in ovo situm habeat in ipso plano equatoris: Continget, ut valuis clausis, obscuratoque cubiculo, Solis radius foramen immissus in opposita partet illuminati ovi lucidissimam quandam stelulam, veluti in lucida umbra faculam efformet, que toto die inter circulos currens, tempus horasque demonstrer summo inventium stupore...”. Sebbene ingegnosa ed originalissima, una tale soluzione però comporta non pochi problemi. Per prima cosa c’è da considerare la fragilità del guscio di un uovo che certamente non può essere trasportato in giro con comodità; in secondo luogo, la costruzione del tracciato orario non è facile come sembra perchè 111 il guscio è ovale e non piano. Tuttavia non dovrebbe comportare grandi difficoltà disegnare delle linee parallele a quella verticale del mezzodì. La realizzazione del foro gnomonico deve essere fatta con estrema attenzione, badando alle dimensioni, non troppo grandi, e alla sfericità. Tuttavia, a causa dell’impossibilità di rendere perfettamente orientato un siffatto orologio, la lettura dell’ora non potrà che essere molto approssimativa. Kircher nel corollario a questo problema, osserva che allo stesso modo si possono realizzare altri modelli di orologi con lo stesso funzionamento, come un piccolo cubo di materia trasparente alla luce. Sullo stesso principio si basano altri tre orologi. Il primo (fig. 89) è formato da un Cilindro di carta ABCE. La figura di un morto DG (scheletro) con una falce, fatto di cartoncino, è esposto al Sole e funge da gnomone. La sua ombra viene proiettata all’interno del cilindro ove è possibile vederla per trasparenza sovrapporsi al tracciato orario. Allo stesso modo funzionano il Cubo illustrato nella Fig. 90 e l’Aquila nella fig. 91nel cui petto vi è il foro gnomonico. Orologio in un luogo discontinuo La fig. 92 mostra l’orologio “in loco discontinuo”, costituito da pareti di forma ineguale su cui si realizza il tracciato orario a mezzo dello strumento “mesoptico”. La descrizione resta ambigua per la mancanza di un’adeguata traduzione del testo che è molto lungo. Astrolabio Anacamptico Si tratta di uno strumento a forma di anello che posto in mano ad una statua indica, per riflessione (su un piano), le ore e le curve di declinazione. Tale “annulo” è fatto con specchi e purtroppo la mancanza di una figura rende molto problematica l’interpretazione del suo funzionamento. Oltretutto Kircher fa anche riferimento ad una leggenda ebraica secondo la quale, in 112 un libro intitolato Schiltegibborim, Salomone pose una statua in una regione ombrosa del Libano i cui occhi “lanciavano” dei raggi luminosi che mostravano tutto il “corso celeste”. Probabilmente doveva trattarsi di una statua i cui occhi erano stati sostituiti con degli specchi in modo da riflettere i raggi del Sole su un qualche tracciato orario, o su un tracciato dei circoli celesti principali. Kircher cerca di dimostrare che al di là della favola, questa storia potrebbe essere vera in quanto non sarebbe poi così difficile realizzare una statua con degli specchi al posto degli occhi che proiettano i raggi di luce su un orologio solare orizzontale. La storia della gnomonica si arricchisce di una nuova preziosa informazione che potrebbe permettere di datare ad un’epoca tanto antica “l’invenzione” della gnomonica anacamptica e degli orologi solari a riflessione! Del resto, l’indicazione del sito come “regione ombrosa” sta appunto a dimostrare la necessità di sfruttare un luogo al riparo da una forte e piatta illuminazione (adatto per il tracciato orario) in cui sia possibile distinguere bene il cono, o i coni di luce proiettati dalla statua (che a sua volta doveva essere abbastanza alta da avere il punto gnomonico di proiezione, forse con gli specchi posti negli occhi esposti al Sole) sull’orologio orizzontale sottostante. Orologio in una sfera di cristallo Il globo di cristallo che si vede in fig. 93 viene tagliato in due emisferi. In uno dei due piani emisferici che Kircher definisce “orthoptici”, si descrive un orologio solare verticale o, come in figura, polare i cui gnomoni sono GF per il primo, e SI per il secondo, introdotti nell’apposito canaletto scavato. L’orologio che si realizza nel piano interno deve essere comunque costruito attenendosi ad un metodo pratico per osservazione in quanto la sfera di cristallo determina una rifrazione sensibile del raggio solare, causando la deviazione dell’ombra dello gnomone sul piano dell’orologio. Naturalmente più è denso il materiale vitreo della sfera, più sarà elevato il fenomeno della rifrazione. 113 Un altro modo di costruire un orologio solare in un globo di cristallo è il seguente. Con riferimento alla fig. 94, si taglia il globo cristallino in due emisferi AD e sui due piani di scavano le porzioni di semisfera BC, in modo da poter contenere, una volta unite le due parti, la piccola sfera EL. Questa a sua volta è suddivisa in 12 circoli meridiani ripartiti sul circolo equinoziale in 24 ore. Lo stilo è costituito dall’asse della sfera EL che sarà un filo in oro lucente o argento. Per l’uso, si adatta il globo alla propria latitudine in modo che lo stilo sia parallelo all’asse terrestre e che il circolo meridiano delle ore 12 coincida con il circolo meridiano reale della sfera celeste. Orologio in un cilindro di cristallo Si tratta di un cilindro di vetro EFGH (fig. 95) ove all’interno, centralmente, viene inserita una tavoletta di vetro sottilissima ABCD che viene fatta costruire, in genere, agli esperti vetrai di Venezia. Un sottile foglio di carta che riporta il tracciato dell’orologio viene applicato alla tavoletta di vetro inserita poi verticalmente nel cilindro. Come stilo viene assunto un foro gnomonico nell’estremità superiore della superficie del cilindro e quindi le ore vengono lette a mezzo del punto luce gnomonico. Orologio Cilindrico “a colori” Con riferimento alla fig. 96, sia il cilindro di vetro A con le sezioni EFGHI ricoperte di carta, o altro materiale trasparente, che sarà dipinta con diverse sfumature di colori. Sopra al cilindro si costruiscono i circoli della sfera celeste. Il cilindro trasparente proietterà nel piano orizzontale i circoli azimutali EFGHI, tutti di diversi colori. Le ore saranno segnate dal cerchio sopra il cilindro posto nel piano meridiano. Naturalmente il tracciato orario avrà le dimensioni proporzionali all’altezza del cilindro che occupa il posto dell’ortostilo. 114 115 L’orologio sul guscio di un uovo! L’orologio “macabro”, in cui lo gnomone è costituito dalla falce dello scheletro… 116 Gli orologi con “gnomone proiettante” Fig. 93-94 orologi nella sfera di cristallo e in un globo di cristallo 117 Fig. 95 Orologio in un cilindro di cristallo Fig. 96 Orologio cilindrico “a colori” Orologi Anaclastici 1) Sfera di vetro Al centro di una grande sfera di vetro trasparente ABCD (fig. 97) viene installato un piccolo globo sostenuto da un filo verticale attaccato per i due poli. BC rappresenta il circolo orizzontale; DC la porzione di circolo orario sul quale insiste il punto d’ombra E proiettato dal globo G. Nell’emisfero CBDG si delineano i circoli orari tenendo presente l’angolo di rifrazione. Infatti, il globo g, tenuto fermo dal filo verticale, galleggia sulla superficie dell’acqua che riempie per metà la sfera vitrea. Kircher dice che questo strumento indica i giorni in cui ci saranno le eclissi di Luna. In pratica, se si dipinge sulla 118 superficie della sfera vitrea l’immagine della Luna piena, in corrispondenza della curva di declinazione relativa al giorno in cui le effemeridi danno l’eclisse, accade che in quel giorno, ad una certa ora, l’immagine d’ombra del globo G si sovrappone lentamente all’immagine della Luna piena, riproducendo suggestivamente il fenomeno dell’eclisse sulla superficie dell’orologio; un effetto simile si ritrova in alcuni orologi analogici moderni che indicano le fasi della Luna e talvolta le eclissi per sovrapposizione delle immagini del Sole e della Luna e viceversa. Fig. 97 Orologio in un globo di vetro E’ da dire che è questo un effetto gnomonico davvero notevole in un orologio solare, sia a rifrazione che per uno strumento normale e sarebbe veramente auspicabile che venisse riconsiderato sotto il profilo artistico come una suggestiva “innovazione” anche nei moderni orologi solari murali. 119 2) Orologio con pescatore Kircher non descrive questo strumento per il quale rimando il lettore alla consultazione del suo libro “De Arte Magnetica”; tuttavia, dal solo titolo si riesce a capire che si tratta di un grande vaso riempito d’acqua e con il tracciato orario dipinto sul fondo tenendo conto della rifrazione. Lo stilo è composto artisticamente da una barchetta con in “poppa” la statua di un pescatore e lo gnomone che indica l’ora è l’amo attaccato alla lenza della canna del pescatore. Fig. 98 3) Sirena con specchio Per questo orologio si veda la fig. 98. Nel vaso AB si tracciano le linee orarie per l’orologio anaclastico nella parte opposta allo specchio M. Tale specchio è sorretto da una statua che rappresenta la sirena L. Lo specchio è forato al centro e posto verticalmente in modo che i raggi solari possono arrivare sul tracciato orario per rifrazione (raggio di luce penetrato nel foro dello specchio) e per riflessione. La statua è tenuta ferma sull’acqua per mezzo di un magnete D applicato sul fondo del vaso CD riempito d’acqua. 4) Eolo orario E’ un sistema di diversi orologi su colonna ottocicla sormontata dalla statua di Eolo (fig. 99). La colonna ottocicla è CDEF. Eolo è posto in groppa a un delfino B e tiene in mano la verga tridente, l’indice dei venti e 120 dei diversi orologi solari. Ogni vento è rappresentato dal nome e dalla rispettiva figura a statua posta per ogni orologio. Ognuna delle sezioni semicircolari della colonna ha un tracciato orario diverso. Nella parte G, le ore Astronomiche; in H le ore Italiche e Babiloniche; in I le ore Planetarie; in K le linee delle “Case Celesti”. La statua di Eolo non è fissa e può ruotare (per mezzo di un foro praticato sotto il delfino) liberamente attorno alla colonna. La statua indica quindi l’ora sul tracciato orario corrispondente al vento dominante al momento della lettura. Fig. 99 Eolo Orario Orologio Solare Eliocaustico A questa categoria appartengono gli orologi solari che indicano l’ora per mezzo di un segnale acustico, o visivo, provocato dalla concentrazione dei raggi solari da parte di una piccola lente convergente o di uno specchio parabolico. E’ noto il cannoncino solare di cui se ne conoscono diversi esemplari costruiti nei secoli addietro: una lente convergente disposta perpendicolarmente al piano equatoriale concentra i raggi solari, nel momento del mezzodì quando il Sole transita sul piano della lente, su di una miccia che prendendo fuoco fa sparare il cannoncino. In questo caso, l’effetto risultante, trattandosi di uno sparo, è più acustico che visivo. Nell’orologio eliocaustico di Kircher si riproducono entrambi gli effetti, anche se forse in modo meno 121 vistoso. Fig. 100 Orologio solare eliocaustico (in basso); fig. 101, orologio solare magnetico (in alto) Questo tipo di orologio, detto anche solare ustorio, è costituito da 122 una conca sferica o da un emisfero LMNO (fig. 100) in cui viene delineato il classico zodiaco gnomonico con le ore astronomiche. Al centro dell’emisfero si erge uno stilo verticale sulla cui sommità è posta una pallina di cristallo o, in assenza, da una pallina di vetro piena d’acqua. Affinché si riproduca l’effetto desiderato è necessario che sia ben calcolata la distanza che avrà la pallina di cristallo dalla superficie interna del vaso. Infatti, le linee orarie devono necessariamente trovarsi alla “distanza focale” giusta dalla pallina, ovvero la parte del piano del vaso che contiene le linee orarie e in cui si vuole il desiderato effetto, deve giacere nel piano focale della pallina di cristallo (piano focale dove si concentrano i raggi solari. Per questo motivo, la grandezza della pallina, proprio come lo stilo nei ormali orologi solari, determina anche le dimensioni del vaso e quindi dell’intero orologio. Le linee orarie sono incise nella superficie interna del vaso ed hanno una profondità di qualche millimetro in modo da poterci inserire della polvere pirica. Inoltre, nel mezzo di ogni linea oraria si scava un piccolo canaletto, probabilmente dello spessore del vaso, che contiene oltre alla detta polvere anche dei mortaretti e, nel fondo, un minuscolo campanellino. Durante l’uso succede che la lente, o pallina di cristallo, concentra i raggi solari sulla superficie ove si trova il tracciato orario e quando il raggio solare, focalizzato nel punto B, che corrisponde al punto gnomonico indicatore, passa sulle linee orarie eccita la polvere pirica ivi contenuta la quale arriva al canaletto e fa esplodere i mortaretti con conseguente rumore del campanellino. Il tutto provoca quindi un effetto visivo, dato dall’incendio della polvere e dal fumo, e sonoro, dato dallo scoppio dei mortaretti e dal suono del campanellino. Nel disegno è stato scelto il sistema delle ore Italiche il cui tracciato all’interno della conca, rende bene l’idea di come viene realizzato tale orologio. E’ da notare che un tale strumento ha bisogno di quotidiana manutenzione dovendo sostituire ogni giorno la polvere nei canaletti e rimpiazzare i mortaretti; un lavoro, tuttavia, che in un giardino reale non creava certo alcun problema. Infatti, sembra che un orologio del genere sia stato appositamente concepito per 123 il divertimento di principi e personaggi illustri. Purtroppo Kircher non specifica le dimensioni di questo orologio, ma si può credere che esso fosse abbastanza grande per provocare effetti sonori e visivi suggestivi. Nei corollari che seguono il capitolo IV, Kircher accenna brevemente a qualche altro esemplare di orologio eliocaustico come, per esempio, quello che indica le ore per mezzo dell’accensione di candele o lampade sulfuree, causata con un metodo simile a quello escogitato per quello appena visto. Orologi solari magnetici Kircher è considerato l’inventore degli orologi magnetici. Egli li descrisse per la prima volta nel libro II del “De Arte Magnetica” e nell’Ars Magna riporta solo alcuni nuovi modelli. Quelli che interessano direttamente la gnomonica sono l’Astrolabio magnetico e il Cilindro magnetico. Il primo ha l’aspetto di un vero e proprio astrolabio, realizzato su di una piastra nel modo che si vede nella fig. 101. Nei quattro spicchi A,B,C,D, che si trovano nella parte superiore, vi sono riportati i quattro tracciati orari: nello spicchio A le ore Italiche, in B le ore Astronomiche, in C le ore Planetarie e in D le “Case Celesti”. Al centro P è installato un ago magnetico MN. Orientato lo strumento in modo che la linea meridiana sia rivolta verso il Sole, si legge l’ora sui tracciato orario in corrispondenza dell’ago magnetico che mantiene costantemente la direzione del Nord. Questo nuovo astrolabio può funzionare anche senza ago magnetico, semplicemente sostituendo questo con uno gnomone di adeguata lunghezza, messo 124 ortogonalmente al piano nel centro P. Il secondo orologio magnetico è un cilindro composto come in fig. 102 con uno gnomone VS perpendicolare al cilindro, l’ago magnetico AB e dall’indice orario DX. Nella fig. 103 si vedono gli ultimi modelli di orologi meccanicomagnetici descritti da Kircher di cui quello al centro presenta sette sfere corrispondenti ai sette pianeti e mostra le ore Planetarie; l’orologio sulla destra mostra le ore per mezzo del movimento ascendente e discendente della piccola lucertola. Il libro X continua, nella seconda parte, su argomenti non attinenti la gnomonica come la Magia Parastatica che contiene comunque studi interessanti sui miraggi ottici, come quello famoso della “fata Morgana”. Ma le nostre curiosità gnomoniche sono ormai soddisfatte e perciò ci fermiamo qui, nella speranza di aver stimolato l’interesse del lettore verso quest’opera di Kircher che pur essendo nota ai bibliofili presenta un contenuto ricco di spunti che risulta praticamente sconosciuto anche agli specialisti. Lo scopo principale di questo volume era quello di rendere chiaro il significato e i pregi degli anni di lavoro che Kircher aveva dedicato alla Gnomonica, senza tuttavia l’ambizione o la pretesa di curare un’edizione moderna integrale dell’opera, cosa che tra l’altro varrebbe veramente la pena fare e che mi auguro possa essere compiuta da una equipe di esperti in varie discipline. Spero quindi di essere riuscito almeno nel tentativo di portare a conoscenza degli appassionati dell’esistenza di una gnomonica (almeno quella che abbiamo visto) tutto sommato nuova, diversa per certi aspetti, stravagante per altri e bizzarra, se si vuole, per alcune soluzioni, ma pur sempre una gnomonica genuina, fondata su criteri geometrici che sono ancora alla base di chi, oggi, vuole cimentarsi a progettare orologi solari senza l’ausilio del computer. In definitiva, una gnomonica innovativa, almeno dal punto di vista artistico, che svela molti degli antichi segreti 125 dei costruttori di orologi solari, insieme ad una gamma di strumenti finora sconosciuti che hanno l’importante ruolo storico di farci capire in che modo operavano i vecchi cadraniers. Abbiamo visto come Kircher abbia inserito nella gnomonica 126 elementi di tradizioni culturali differenti, come abbia rinnovato ed aggiunto nuovi elementi artistici e decorativi che fanno dei suoi orologi solari degli esemplari unici nella storia della gnomonica: elementi questi che dimostrando soprattutto come l’orologio solare non sia solo il risultato di un mero calcolo aritmetico e di procedure geometriche, ma uno strumento universale di comunicazione per mezzo del quale l’artista appende al muro il suo ego e lascia alla sua creazione il compito di trasportarlo nel tempo e di consegnarlo a chi verrà. A distanza quindi di tre secoli e mezzo, penso sia giunto il momento di assegnare nella storia della gnomonica il posto di tutto rilievo che merita il grande ed appassionato lavoro di Kircher sugli orologi solari. 127 Nicola Severino LE PAROLE DELLA GNOMONICA Dizionario di Gnomonica Kircheriana Il primo dizionario scientifico di Gnomonica 128 Premessa In questo secondo libro voglio inserire, a coronamento del primo, un dizionario di gnomonica che spero resti utile al lettore almeno sotto due aspetti: a) soddisfare la comodità di un riscontro immediato del significato dei molti termini inusuali coniati da Kircher nella sua opera di cui si è trattato nel libro primo; b) soddisfare l’esigenza del lettore neofita di avere un dizionario, o prontuario lessicale, di rapida consultazione, per quei termini “gnomonici” che derivano dall’Astronomia, dalla Geometria e dalle diverse metodologie costruttive degli orologi solari adottate nel tempo dagli gnomonisti. Il lettore si ravvederà facilmente che molti termini fanno parte del lessico utilizzato da Kircher e che è mia intenzione integrare, per i motivi esposti nel libro primo, nella moderna terminologia gnomonica e quindi nel presente dizionario. D’altra parte, come si fa a non tenere conto di un lavoro tanto vasto quanto diverso, per gli argomenti e per le soluzioni gnomoniche tecniche ed artistiche, come quello dell’Ars Magna...? Per i termini antichi che rappresentano, al contrario di quanto si potrebbe credere, la maggio parte del lessico gnomonico anche moderno, ho attinto dalle fonti più autorevoli della Rinascenza: C. Clavio, O. Fineo, F. Maurolico, F. Vimercato, V. Pini; ma non ho tralasciato i grandi trattati del “secolo dei lumi”: da quelli fondamentali di Magdleine, Ozanam e Bion, alle opere di C. Wolff e Pappiani, fino alle Enciclopedie Metodiche e, in primis, il “Dictionnaire” di D’Alembert e Diderot. Quel poco che la gnomonica del XIX e XX secolo ha da aggiungere al grande arcobaleno storico l’ho attinto dai noti trattatisti G. Bellavitis, La Leta, Barzizza, Pasini, Garnier e via dicendo. Anche per questo lavoro mi sono avvalso della collaborazione di amici e colleghi che hanno messo a disposizione la propria 129 esperienza teorica e pratica acquisita in lunghi anni di ricerche nella gnomonica e nella sperimentazione di nuove metodologie costruttive degli orologi solari. Nicola Severino Roccasecca, Giugno 1995 Introduzione Il presente lavoro costituisce un primo tentativo di riorganizzare, attraverso l'analisi delle fonti storiche disponibili, il lessico gnomonico che si è andato delineando nei secoli, con le diverse classificazioni degli orologi solari escogitati dagli autori e costruttori di strumenti scientifici, ed in particolare degli strumenti gnomonici, con maggiore riferimento al periodo rinascimentale ed illuministico. Si è cercato qui di recuperare nel gran pentolone della storia quei termini e modi di dire che hanno caratterizzato la letteratura gnomonica dell'antichità e della Rinascenza e che, sfortunatamente, rischiano oggi di restare nell'oblìo totale, soprattutto se si considera che attualmente anche una disciplina quale la gnomonica è stata catturata dagli artigli dell'informatica che ne ha sconvolto totalmente la tradizionale metodologia di progettazione con la programmazione software del calcolo di tutti gli elementi di un orologio solare. Tuttavia, una ristretta élite di appassionati, già da tempo ha messo in evidenza l'importanza di un sollecito recupero delle fonti storiche relative alla gnomonica e quanto ci sia ancora da lavorare in questa piccola fetta di cultura. La gnomonica ellenica, di cui sappiamo solo delle citazioni di Vitruvio su alcuni orologi solari; la gnomonica dell'alto medioevo, che rappresenta un vero buco nero della storia, non solo di questa materia, ma dell'intera storia degli strumenti scientifici; la gnomonica araba, che solo 130 recentemente ha conquistato l’interesse degli studiosi e gnomonisti italiani. Queste lacune della storia della scienza, direi più che della sola storia della gnomonica, possono benissimo offrire lo stimolo principale per intraprendere un serio lavoro di ricerca. Ed è collateralmente all'iniziativa di analizzare le fonti storiche utili ad eliminare tali lacune che nasce questa semplice idea di tentare un primo approccio alla riorganizzazione e recupero del lessico gnomonico usato dagli gnomonisti di tutti i tempi. Naturalmente questo tentativo è limitato alle fonti disponibili che sono poche, anzi pochissime, rispetto alla produzione sparsa nei ricettacoli delle varie istituzioni culturali dell'Europa. Valga sempre, e comunque, come stimolo ad un maggiore approfondimento per gli autori che, avendo maggiori e migliori possibilità, vorranno dedicarvisi con più zelo. I termini essenziali Già la parola stessa "Gnomonica" è stata sostituita, se non alterata, fin dall'antichità con altri appellativi. Gnomonica deriva dal verbo greco "gnomon" (gnomone) adottato in base al fatto che lo gnomone, o stilo, si fa interprete (indagatore, conoscitore, giudice), per la lettura dell'ora sul quadrante solare. Tale "gnomon indagator umbrae" si riscontra, tuttavia, nella letteratura in tempi non più antichi di Vitruvio. E' molto probabile che fino ad allora il termine in uso fosse "sciaterica", o "scioterica", adottato in base al fatto che gli strumenti che mostravano le ore a mezzo dell'ombra del Sole (e presumibilmente questo discorso è ristretto ai soli strumenti di modeste dimensioni o addirittura portatili) erano appunto denominati "scioteri", termine che deriva da "scio" che significa ombra e "tereo" che significa catturare, con evidente riferimento al piano stesso dell'orologio solare sul quale lo stilo "catturava l'ombra" del Sole (9). 9 Si veda N. Severino, Storia della Gnomonica, Roccasecca 1992 131 Esichio, grammatico greco del V sec. d.C. e autore di un importante lessico greco, cita invece il termine "sciotereo" che significa "osservo le ombre". Sempre nell'antichità la gnomonica viene appellata anche "sciografia" (Clemente Alessandrino, II sec. d.C.). Ma le varianti dei nomi addebitati a questa disciplina vengono modificati o aggiustati nel corso dei secoli da parte degli studiosi. "Scioterica" viene anche modificata in "Sciateras" e "Gnomonica" in "Gnomicen" e "Gnomica" (Francesco Maurolico, sec. XVI), mentre in qualche luogo si legge addirittura "Sciomachia" che curiosamente significa "combattimento di ombre". Lo Gnomone In tempi relativamente recenti si sono adottati per brevi periodi i termini di "Horographia" e "Horologiographia", mentre un termine veramente inusuale è "Fotosciaterica" (Photosciatherica) che l'astronomo C. Wolff nel XVII secolo introduce in una sua opera per descrivere le grandi meridiane a "luce" e i nuovi orologi solari che sfruttano, per la lettura dell'ora, un raggio di luce al posto della classica ombra. Anche lo gnomone, o stilo, è stato sicuramente ribattezzato più volte anche se poi ha assunto definitivamente tale appellativo riferito al semplice bastone, o asta che può essere impiantato in diversi modi in un orologio solare, mentre non sappiamo con certezza cosa fosse il "Polos" tanto citato nell'antichità. Anche se Erodoto, in una sua citazione, sembra distinguerlo dallo gnomone per mezzo di una congiunzione (...polon et gnomonem...), non possiamo escludere la possibilità che il termine "Polos" indicasse anche semplicemente uno gnomone posto parallelamente all'asse terrestre, ma purtroppo non si è in grado di dimostrare se gli antichi fossero o no a conoscenza dell'assostilo. E' probabile che in seguito lo gnomone abbia assunto nuovi vocaboli, come per esempio "verunculum" (Plinio il Vecchio e 132 Vegezio), mentre nel Rinascimento, lo "gnomone" trova nuove categorie di espressioni quando viene adottato lo "stilo triangolare", cioè lo stilo principale inclinato sul piano dell’orologio e parallelo all'asse terrestre, e i due lati che formano con esso un triangolo denominato "triangolo stilare". I tre lati furono detti "base", "cateco" e "hypotenusa" che corrispondono rispettivamente (nella moderna nomenclatura) al "Substilo" (che dà origine alla Substilare, o Sottostilare, o Sustilare), "Ortostilo" ed "Assostilo" (dal francese "Style-axe"). Classificazione degli orologi solari. La terminologia gnomonica adottata fin dall'antichità è stata soggetta, come è evidente, ad una lenta ma inarrestabile evoluzione lessicale, soprattutto per l'influsso che il progresso scientifico e tecnologico imponeva ai costruttori di orologi solari, veri e propri artigiani ormai già nel IV secolo a.C., nella realizzazione di modelli concettualmente diversi dai precedenti. I metodi costruttivi, e forse anche i modelli (si pensi agli orologi monumentali), potevano essere così differenti per tradizione, da un paese all'altro, che potremmo correre il rischio oggi di trovarci di fronte anche a diversi termini gnomonici, senza pensare magari che essi potessero indicare tutti uno stesso strumento. E' difficile dire con quale termine gli Egiziani usassero indicare il metodo di computare i momenti (attenzione, non le ore!) della giornata attraverso l'osservazione del movimento dell'ombra delle Piramidi (come riferisce Tolomeo) (10) o, più probabilmente degli obelischi. Ancor peggio sono i dubbi sull'orologio di Achaz che codici antichi riportano con il termine "mahalot" (gradi), nella Vulgata gratuitamente tradotto con orologio solare, o peggio "quadrante solare". Allo stesso modo non si hanno elementi certi per poter 10 Ma cone fa giustamente rilevare il Dott. Edmondo Marianeschi, le piramidi egizie sono costruzioni troppo tozze per evitare che l’ombra, per diverse ore del giorno, cada entro la base, anche perchè per la maggior parte dell’anno, in quei luoghi il Sole èresta sempre piuttosto alto nel cielo. 133 classificare con sicurezza gli orologi solari della Grecia antica, cioè del periodo che va da Anassimandro (VI sec. a.C.) a Beroso Caldeo (III sec. a.C.). E mentre Vitruvio Pollione, nella sua Architettura (I sec. a.C.), ci regala alcune pagine di gnomonica con un elenco di artigiani e di orologi solari (pur senza darne una precisa descrizione) in uso ai suoi tempi, nessuna fonte invece ci è pervenuta a far luce sulla lontana epoca (VI sec. a.C.) in cui ebbe inizio la gnomonica ellenica. Così, sempre restando nel campo della pura ipotesi, possiamo provare almeno a ricordare i termini di strumenti gnomonici che grazie agli antichi compilatori e i manipolatori delle antiche scritture, sono giunti fino al medioevo, e attraverso gli eruditi dell'Umanesimo e della Rinascenza sono arrivati fino a noi. Come è stato dimostrato dai ritrovamenti archeologici, già nel 1500 a.C. in Egitto venivano normalmente impiegati per la misura del tempo gli orologi solari portatili. Segno questo che dovevano essere in uso anche orologi solari più grandi, sebbene di semplice realizzazione. Passare poi dal gigantesco obelisco ad un'asta che su di un piccolo piano servisse allo stesso scopo, non dovette essere particolarmente complicato. E' facile quindi supporre che gli orologi solari piani dovettero esistere già nell'antico Egitto. Per questo, credo personalmente che Anassimandro ( a cui viene generalmente attribuita l'"invenzione" degli orologi solari insieme al suo discepolo Anassimene) non abbia fatto un grande sforzo per adottare uno strumento che probabilmente era assimilabile al classico orologio orizzontale: un piano orizzontale, con uno gnomone perpendicolare, sul quale aveva individuato la proiezione dell'equatore, dei solstizi e forse delle 12 ore naturali. Tale orologio solare viene denominato dagli autori con il termine "Sciotericon", "Horoscopion", "Gnomonem comparavit at dignoscendas conversiones Solis" ed "Heliotropion". E' interessante notare che si ha un analogo di circa 1500 anni dopo, cioè quando nel 1033 circa il monaco tedesco Ermanno Contratto descrive lo "gnomone girevole da viaggio" che noi oggi siamo abituati a denominare "orologio cilindrico", o "meridiana del pastore". Così, forse un orologio solare con linee solstiziali, equinoziali 134 e divisione oraria, poteva essere denominato all'epoca di Anassimandro "gnomone idoneo a catturare le ombre attraverso le "conversioni" del Sole". Come è evidente, risulta praticamente impossibile effettuare una classificazione degli orologi solari pre-vitruviani in quanto non si hanno elementi sufficienti per poterli identificare singolarmente. Lo "gnomone", "l'eliotropio", "l'oroscopo" o "vasa horoscopi", il "polos", sono tutti termini che possono alludere ad altrettanti orologi solari, ma potrebbero anche essere sinonimi di uno stesso strumento denominato in modi diversi dagli scrittori. La mia opinione è che i primi strumenti, lo gnomone e l'eliotropio, fossero da identificare con un orologio solare in piano orizzontale in cui vi sono descritti i circoli solstiziali, equinoziali e le 12 ore temporarie; l'"oroscopo", o "vasi oroscopi", credo di averli identificati, grazie alle fonti storiche, in uno strumento simile al precedente, ma arricchito di schemi e simbologie astrali, secondo le antiche tradizioni astrologiche, che veniva usato, oltre alla normale lettura dell'ora, per rilevare l'oroscopo alla nascita di una persona, dato fondamentale nella tradizione della cultura astroiatrica dell'antichità; il "polos" è, molto probabilmente, l'orologio solare che nei secoli successivi venne chiamato semplicemente "scafio" (scaphen), citato da Vitruvio come "Hemisphaerium". L'Elenco di Vitruvio. L'opera di Vitruvio, l'Architettura, ci è giunta in molte versioni in codici, ben manipolati da copisti e traduttori dall'antichità ad oggi. In base alle più recenti traduzioni, si è tentato di abolire alcuni termini che invece vennero usati da quasi tutti gli autori della Rinascenza e fino alla prima metà di questo secolo. Sicché, nei moderni testi di gnomonica non si leggono più questi nomi. E' mio intento emendare (come ho già fatto nella "Storia della Gnomonica") tali termini. Nella tabella che segue riporto l'elenco 135 completo degli orologi solari citati da Vitruvio, così come si leggono nelle traduzioni erudite di autorevoli studiosi del Rinascimento; traduzioni effettuate, peraltro, sulla scorta di codici antichi che oggi potrebbero non esserci più. OROLOGI CITATI DA VITRUVIO - Hemicyclium - Scaphen o Hemisphaerium - Discum in Planitia - Arachnen - Plinthium sive lacunar - Pros ta istoroumena - Pros pan klima - Pelecinon (da emendare in Pelignum) - Conum - Pharetram - Gonarchen - Engonaton - Antiboraeum - Viatoria pensilia I termini che rischiano di essere aboliti sono Gonarchen ed Engonaton sul cui significato si rimanda al Dizionario di Gnomonica che segue. La Classificazione degli orologi solari in Cristoforo Clavio. Cristoforo Clavio è stato uno dei maggiori gnomonisti di tutti i tempi. Mi pare di qualche interesse quindi vedere in che modo egli effettuava una classificazione degli orologi solari in uso ai suoi tempi, secondo i canoni scientifici da lui adottati nella stesura del grande libro "Gnomonices libri octo" edito nel 1586. Egli distingue gli orologi solari a seconda della posizione del piano adottato rispetto ai punti cardinali e ai circoli celesti primari: 136 1) Orologio orizzontale (equidistante dall'orizzonte). 2) Orologio verticale rivolto a sud. 3) Orologio verticale rivolto a Nord (Boreale). 4) Orologio meridiano orientale (verticale ad est). 5) Orologio meridiano occidentale (verticale ad ovest). 6) Orologio polare superiore. 7) Orologio polare inferiore. 8) Orologio equinoziale superiore. 9) Orologio equinoziale inferiore. 10) Orologio declinante dal sud a est. 11) Orologio declinante dal nord (Borea) a nord-est. 12) Orologio declinante dall'orizzonte superiore rivolto verso lo zenit (orientale). 13) Orologio declinante dall'orizzonte inferiore rivolto verso il nadir (orientale). 14) Orologio declinante inclinato sull'orizzonte superiore rivolto allo zenit. 15) Orologio declinante inclinato sull'orizzonte inferiore rivolto al nadir. 16) Orologio declinante-inclinato superiore. 17) Orologio declinante-inclinato inferiore. Questi sono i principali orologi solari classificati da Clavio e possiamo dire che si tratta senz'altro di una delle primissime classificazioni moderne degli orologi solari se si esclude che nel mondo arabo, dove la gnomonica conobbe livelli eccezionali già nel X secolo, si registravano classificazioni di orologi solari secondo criteri che sorprenderebbero oggi i più avvezzi gnomonisti. Classificazione dei piani di costruzione degli orologi solari in Athanasius Kircher. Kircher fa un elenco, o catalogo, di tutti i possibili piani sui quali possono essere tracciati gli orologi solari. Lo riportiamo in originale, nel suo latino scorrevole, come egli lo propose nella sua opera “Ars Magna Lucis et Umbrae” del 1646. 137 Libratum 1. Horizontale. Verticalia seu ad horizontem recta 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Verticale ad Meridiem. Verticale ad Septentrionem. Meridianum Orientale. Meridianum Occidentale. Declinans à Meridie in Ortum. Declinans à Meridie in Occasum. Declinans à Septentrione in Ortum. Declinans à Septenrione in Occasum. Inclinata ad horizontem 10. Aequinoctiale superius, sive Boreale. 11. Aequinoctiale inferius, sive Australe. 12. Inclinatum ad horizontem inferius ad Austrum, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra punctum aequinoctiale. 13. Inclinatum ad horizontem superius ad Septentrionem, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra punctum aequinoctiale. 14. Inclinatum ad horizontem inferius ad Austrum, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat supra punctum aequinoctiale. 15. Inclinatum ad horizontem superius ad Septentrionem, et aequidistans circulo maximo qui Meridianum secat supra punctum aequinoctiale. 16. Polare superius, sive ad Zenith. 17. Polare inferius, sive ad Nadir. 18. Inclinatum ad horizontem inferius ad Septentrionem, et aequidistans circulo maximo secanti Meridianum infra Polum. 19. Inclinatum ad horizontem superius ad Austrum, et aequidistans circulo maximo secanti Meridianum infra Polum. 20. Inclinatum ad horizontem inferius ad Septenrionem, et 138 aequidistans circulo maximo secanti Meridianum supra Polum. 21. Inclinatum ad horizontem superius ad Austrum, et aequidistans circulo maximo secanti Meridianum supra Polum. Declinantia ab horizonte 22. Declinans ab horizonte inferius ad Ortum. 23. Declinans ab horizonte superius ad Occasum. 24. Declinans ab horizonte inferius ad Occasum. 25. Declinans ab horizonte superius ad Ortum. Inclinata simul et Declinantia 26. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum inferius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat in eodem puncto cum aequinoctiali. 27. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Occasum superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat in eodem puncto cum aequinoctiali. 28. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat infra punctum aequinoctiale. 29. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Occasum superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra punctum aequinoctiale. 30. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui meridianum secat supra punctum aequinoctiale. 31. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Ortum superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat supra punctum aequinoctiale. 32. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum inferius, et aequidistans circulo maximo, qui meridianum secat in eodem puncto cum aequinoctiali. 33. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Ortum superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat in eodem puncto cum aequinoctiali. 139 34. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum inferius, et aequidistans circulo maximo, qui meridianum secat infra punctum aequinoctiale. 35. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Ortum superius, aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat infra punctum aequinoctiale. 36. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat supra punctum aequinoctiale. 37. Inclinatum simul et declinans à Septentrionem in Ortum superius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat supra punctum aequinoctiale. 38. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum inferius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat per Polos. 39. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum superius, et equidistans circolo maximo, qui Meridianum secat per polos. 40. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat infra polum arctimum. 41. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum superius, et equidistans circolo maximo, qui Meridianum secatinfra polum arcticum. 42. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum inferius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat supra polum arcticum. 43. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Occasum superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat supra polum arcticum. 44. Inclinatum simul et declinans à Septentrione in Occasum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat per polos. 45. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum superius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat per polos. 46. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Ortum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secant infra polum arcticum. 140 47. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum superius, et aequidistans circulo maximo, qui Meridianum secat infra polum arcticum. 48. Inclinatum simul et declinans à Septenrione in Occasum inferius, et aequidistans circolo maximo, qui Meridianum secat infra polum arcticum. 49. Inclinatum simul et declinans à Meridie in Ortum superius, et equidistans circolo maximo, qui Meridianum secat supra polum arcticum. Questo elenco prevede, per i piani inclinati, il caso di una parete il cui angolo di inclinazione è minore dell’angolo di inclinazione dell’Equatore; la stessa parete con angolo di inclinazione maggiore del complemento della latitudine; per una parete il cui angolo di inclinazione è minore della latitudine; la stessa parete con inclinazione maggiore della latitudine. La classificazione degli orologi solari nell'Enciclopedia del secolo "dei lumi". L'"Encyclopédie", o "Dictionnaire reisonné des sciences, des arts et des métiers", di Diderot e D'Alembert, nota come l'enciclopedia dei "lumi" e di cui il primo volume fu pubblicato nel 1751, insieme al supplemento pubblicato successivamente, contiene alla voce "cadran solaire" un primo sunto efficace della gnomonica di quei tempi e l'occasione per presentare alcuni studi speciali, nel supplemento, sugli strumenti solari portatili d'altezza. Una prima distinzione degli orologi solari è la seguente (11): - Orologi equinoziali, orizzontali, verticali, polari, diretti, elevati declinanti, inclinati, reclinati, cilindrici, ecc. Gli orologi solari vengono qui distinti in due specie. Nella prima specie sono classificati quelli costruiti sul piano orizzontale e verticale. Di seconda specie sono quelli costruiti su 11 Enciclopédie raisonné... Tome II, p. 499 ed. del 1773, voce "cadran solaire". 141 piani declinanti, inclinati o reclinanti. I quadranti equinoziali pare costituissero una specie a parte se sono stati definiti al di fuori di queste categorie. Quasi ogni categoria di questi principali orologi solari ha dei sottogruppi che possiamo così specificare andando quindi a delineare il quadro generalmente accettato anche in tempi moderni della classificazione di quasi tutte le categorie di orologi solari: Nello specificare le varie categorie di "quadranti solari", come generalmente i francesi denominano tutti gli orologi solari, 142 l'Encyclopédie di Diderot dà largo spazio alle definizioni di ogni parte degli orologi con alcune particolarità, a dire il vero, mai riscontrate nella letteratura gnomonica che in genere resta molto superficiale sul lessico e molto riguardevole per le cose descrittive. Per esempio, a pagina 501 del tomo II (si veda la nota 2) si specifica che i "quadranti il cui piano è rivolto esattamente sui punti cardinali dell'orizzonte, si chiamano "quadranti diretti", da cui deriverebbe anche la definizione di "Gnomonica diretta". In particolare, se il piano dei quadranti diretti è perpendicolare all'orizzonte, questi vengono chiamati "quadranti retti". Per esempio, un orologio "orientale" si chiamerebbe "quadrante retto meridionale", o settentrionale e via dicendo. L'orologio verticale meridionale, o australe, cioè comunemente rivolto a Sud, viene denominato precisamente "quadrante retto direttamente meridionale" o settentrionale. Jacques Ozanam. A questo punto, e per terminare questa prima parte che precede il dizionario, è interessante riportare quanto scrive il grande J. Ozanam in merito a tali definizioni nel suo articolo "Gnomonique" del Dictionnaire Mathematique pubblicato a Parigi nel 1691: "Il quadrante, o orologio solare, è la rappresentazione dei circoli della Sfera su un Piano, per mezzo dei Raggi che partono direttamente dal Sole, o per mezzo della loro Riflessione, o ancora Rifrazione; per questo motivo la Gnomonica si divide in "Diretta", in "Riflessa" e in "Rompue". - La Gnomonica "diretta" è quella che si pratica per mezzo dei Raggi inviati direttamente dal centro del Sole sulla punta dello stilo (oggi diremmo quadranti diretti, o direzionali, quelli che per la lettura dell'ora sfruttano l'angolo orario del Sole). - La Gnomonica Riflessa è quella che si pratica per mezzo della riflessione dei Raggi del Sole. 143 - La Gnomonica Rompue (un appellativo davvero inusitato) è quella che si pratica per mezzo della rifrazione. E per questa valga l'esempio dell'orologio solare a rifrazione ricavato empiricamente nell'interno di una coppa riempita d'acqua, descritto da Oddi Muzio nel suo libro "Orologi solari", edito nel 1614, quando non erano ancora state trovate le leggi matematiche della rifrazione. Il piccolo e concentrato articolo di Ozanam ci regala qualche altra definizione, specificando che esse appartengono alla gnomonica diretta. Oltre all'"orizzonte del piano" del quadrante, l'"asse del quadrante", i vari piani del quadrante, la sustilare e l'equinoziale, egli definisce la "Linea delle sei ore", comune sezione del "Cerchio delle sei ore" e del piano del quadrante; il "Cerchio delle sei ore" che è un cerchio orario ed è perpendicolare al Meridiano e di conseguenza taglia l'orizzonte nei punti cardinali Est ed Ovest; il "Centro divisore" che è un punto nel piano del quadrante che rappresenta il Centro del Mondo e serve a suddividere in gradi la rappresentazione di un cerchio massimo della sfera. Per esempio, la proiezione sul quadro del vertice dell'assostilo rappresenta il punto detto "centro divisore" della sustilare, mentre la proiezione ortogonale del piede del triangolo stilare (piede dell'assostilo) nel piano del quadro, rappresenta il "centro divisore" della linea dell'orizzonte, altrimenti detta oggi "retta alba-tramonto" (per tutte queste definizioni si veda il Dizionario più avanti). Infine, tutti i "punti divisori" delle rette orarie sono equidistanti dal Centro dell'orologio. E così, egli seguita a specificare nuove definizioni, come il "Centro dell'Equatore", il "Raggio dell'Equatore", il "Verticale del Piano", lo "zenit del piano" che dà luogo alla "faccia superiore ed inferiore del piano", l'"Arco dell'equatore" ed altri termini ormai perduti nel moderno lessico gnomonico. L'importanza di un recupero lessicale nella Gnomonica è data 144 in parte dal tentativo di salvare una tradizione antica che costituisce il vocabolario dello scheletro geometrico della gnomonica, in parte perchè ciò che resta degli antichi metodi geometrici per la costruzione degli orologi solari, vengono oggi presentati senza questa importante nomenclatura dando l'apparenza di cose appena inventate, senza appunto una tradizione storica. Faccio un esempio. Nell'apprendere molti metodi geometrici costruttivi sui libri che vanno dalla metà del 1800 ad oggi, sono rimasto colpito da questa totale assenza di un vocabolario gnomonico adeguato che definisca tutte le fasi nel procedimento di progettazione degli orologi solari. Ogni procedimento viene sempre descritto come "prendere il segmento...tirare la perpendicolare alla linea AB... congiungere i punti orari della linea EF con...”, e via dicendo. Mentre invece una corretta descrizione del metodo geometrico dovrebbe tener conto della nomenclatura in uso anticamente. Un altro esempio è dato da Francesco Vimercato che nel libro "Diaolgo de gl'horologi solari" (Venezia 1586, il primo libro in italiano sugli orologi solari) definisce le ore italiche "ore peregrine" e nella costruzione geometrica degli orologi solari verticali e orizzontali definisce la "Linea della contingenza" che è niente altro che la linea sulla quale si riportano le suddivisioni orarie da congiungere col centro dell'orologio. "Queste linee della contingenza mi piacciono molto - scrive Vimercato - poiché rappresentando in sé la superficie Equinottiale, per le linee dal centro del circolo Equinottiale in se terminante contengono la ragione di mandar di novo da esse terminatione le linee horarie proportionatamente alli centri di circoli de gli Horologi di Base, et Cateco, secondo l'altezza del Polo composti". Le linee della contingenza le ritroviamo anche in Wolff negli "Elementa Gnomonicae" del 1717, in Kircher e in altri autori. Allora, da oggi in poi, nelle costruzioni geometriche si dirà correttamente che le suddivisioni orarie si otterranno congiungendo i punti orari sulla linea della contingenza col 145 centro dell'orologio. Ancora, Vimercato descrive il "Raggidico Solare", lo strumento classico della Gnomonica, usato fino al secolo scorso e chiamato "Trigono dei segni", termine adottato dal lessico francese "Trigone des signes". In conclusione, i "nuovi" termini che abbiamo visto finora fanno parte di un vocabolario gnomonico tutto da rifare se non lo si vuole perdere. Leggendo un'opera erudita sulla gnomonica, come quella di Claudio Pasini, "Orologi Solari" del 1900, si può constatare come tutti questi vocaboli siano caduti ingiustificatamente in desuetudine. Per questo motivo, con questo articolo e il Dizionario che segue, spero di aver in parte contribuito al recupero di questa antica terminologia e di aver soprattutto sensibilizzato e stimolato il lettore a muoversi nelle sue ricerche anche in questo senso. DIZIONARIO DI GNOMONICA Per la consultazione: I termini sono esplicati in ordine alfabetico. Non sono riportate le lettere H e U per mancanza di termini con queste iniziali. Dove indicato R. F. leggasi Riferimento Figura n°---- del Libro Primo (Gnomonica Kircheriana) - Abaco combinatorio orografico: è un abaco che riporta la successione numerica e la corrispondenza tra i sistemi orari Astronomico, Babilonico e Italico. Con esso era possibile leggere all’istante la corrispondente ora tra un sistema ed un’altro. Fu descritto da Kircher nella sua opera principale di Gnomonica “Ars Magna Lucis et Umbrae” (R.F. 2) 146 - Alba-tramonto (retta): è l'intersezione del piano dell'orizzonte con il Primo Verticale. Nel caso di orologi non declinanti, essa è contenuta nel Primo Verticale. E’ sempre perpendicolare alla linea meridiana. - Almucantarat: cerchio minore della sfera celeste parallelo all'Orizzonte. Sono chiamati anche Cerchi di Altezza e venivano spesso rappresentati negli orologi solari nei secoli XVII e XVIII. - Altezza dell'assostilo: è rappresentata dalla distanza tra il vertice, apice o punta dello stilo e il "piede" (v. "piede") dello stesso stilo. Oppure si può definire come l'angolo che forma lo stilo inclinato (assostilo) e la sua proiezione ortogonale sul piano, che dà origine alla "sustilare" (vedi). - Altezza dell'ortostilo: è rappresentata dalla distanza dal perpendicolare al piano ed il suo "piede". vertice dello stilo - Analemma: è il primo enunciato teorico della gnomonica e si trova nel quarto libro dell'Architettura di Vitruvio. Si tratta di una proiezione ortografica, cioè perpendicolare, del moto apparente del Sole (analemma semplice) sul piano del Meridiano di un qualsiasi luogo. - Analemma Chatolicum (Universale): viene detta così da Kircher la rappresentazione in piano del triangolo dei segni e dei circoli principali della sfera. E’ noto che il trigono dei segni (v.) è uno strumento molto usato nell’antichità. Kircher aggiunge l’aggettivo “conotomica” per descrivere le proiezioni dei segni zodiacali . - Analemma generalizzato: sistema grafico di realizzazione degli orologi solari per 147 ribaltamento dei piani di proiezione dell'equatore, cerchi orari e cerchi di declinazione del Sole. - Analemma (rosa degli): è una figura ricavata da Luigi Ronca (Gnomonica sulla sfera ed analemma di Vitruvio, Atti dell'Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1976) per visualizzare graficamente tutti i piani di ribaltamento della sfera celeste, compresi tutti i cerchi orari, che consentono di avere una visione completa degli elementi principali che compongono un orologio solare murale. - Analemma (grafico): (vedi "lemniscata") - Analemmatico: (vedi orologio analemmatico). - Analogie: sono gli enunciati di Jacques Ozanam, insigne matematico e gnomonista del sec. XVIII, relativi ai primi metodi trigonometrici trovati per costruire gli orologi solari “per punti”. E’ da notare che tali analogie erano già note ed in uso presso gli astronomi arabi già nel XIII secolo. Ecco un esempio preso da Ozanam, valido per la costruzione di un orologio solare orizzontale: “Come il seno del complemento della distanza oraria sta al seno della distanza oraria, così il seno dell’elevazione del polo (latitudine) sta alla tangente dell’angolo orario”. - Anello Astronomico: (vedi orologio ad anello). - Anello Universale: (vedi orologio ad anello) - Angolo Orario: Coordinata celeste del sistema equatoriale. Secondo la convezione astronomica è misurato sull’equatore, è contato dal transito del Sole al meridiano, è positivo dopo il transito. - Angolo orario nell'orologio solare: è l'angolo compreso tra la linea oraria e la linea sustilare (v.) 148 - Anno Gnomonico: è definito come lo spazio, percorso dall’ombra dello gnomone (vertice dello stilo), compreso tra i punti d’intersezione della linea meridiana con le curve diurne del tropico del Cancro e del Capricorno, naturalmente in senso discendente ed ascendente. - Arco diurno: è il percorso apparente che effettua un corpo celeste sulla sfera celeste, dal suo sorgere al suo tramontare. Sull'orologio solare si riporta la proiezione ortografica di tale arco, che individua sul piano le cosiddette "curve" di declinazione del Sole. - Arco dell'Equatore: è la parte dell'Equatore compresa tra il meridiano del luogo e il meridiano del piano declinante. - Arco dei Segni: (v. Radio Orario) - Armilla Catottrica: Strumento sconosciuto assimilabile ad una sfera armillare di tipo catottrica descritta da Kircher e funzionante per mezzo della riflessione dei raggi del Sole sui cerchi che compongono lo strumento. - Armillare (sfera): Strumento astronomico molto antico (risale probabilmente ad Ipparco) per mezzo del quale è possibile raffigurare la sfera celeste con tutti i suoi circoli. Serve per risolvere problemi di computo del tempo e di svariati calcoli di astronomia di posizione. - Asse del Mondo: detto anche Asse Polare, Asse Terrestre, Asse di rotazione della Terra, è rappresentato da una linea retta immaginaria che passa per i due poli del mondo Nord e Sud. - Asse del quadrante: è una linea retta condotta dal Centro del quadrante (v.) e per la 149 punta o vertice dello stilo. Tale è la definizione di C. Ozanam che per Asse intende l'Assostile. - Assostile: (vedi Gnomone). - Astrolabio: uno dei principali strumenti astronomici in uso dall'antichità e fino alla fine della Rinascenza. L'astrolabio planisferico è il modello classico, basato sulla proiezione stereografica della sfera celeste su di un piano orizzontale. Il termine "astrolabio" significa letteralmente "prendere le stelle" ed è servito ad astronomi e navigatori nei calcoli di astronomia di posizione e per la misurazione del tempo. - Astrolabio Anacamptico: Kircher indica con questo termine il famoso strumento gnomonico catottrico realizzato nella galleria del Palazzo Spada a Roma per mano di Emanuele Maignan. - Astrolabiografia figurata: è ciò che A. Kircher denomina pure "Proteus sciathericus"., quasi ad indicare le direzioni da lui scelte per apportare indelebili innovazioni all’arida gnomonica geometrica. Tutto il libro VI dell’Ars Magna Lucis et Umbrae contiene questa Astrolabiografia che sembra davvero operare una sorta di metamorfosi della gnomonica, che in effetti avviene per esempio nelle idee geniali di “congiungere”, per usare un suo stesso termine, la Gnomonica con l’Astrologia, con la Matematica, con l’Astronomia, con l’arcano. - Astrolabio Gnomonico: definito da A. Kircher come lo strumento, o “organum”, nel quale si rappresenta tutta la “dottrina del primo mobile”, cioè le proiezioni dei circoli della sfera celeste, attraverso l’ombra dello gnomone. - Astrolabio Gnomonico Sferico: è un globo (R.F. 28) sul quale vengono tracciati vari sistemi 150 orari, cerchi azimutali ed almucantarat. E’ provvisto di un doppio stilo detto “duplici brachio”, cioè a doppio braccio (v.). - Astroscopia: e la parte della gnomonica che si occupa di realizzare orologi lunari (v.). Viene detta anche "Sciaterica-Selenica", “Horoscopia Seleniaca” o "Sciatherica nocturna" (Kircher). - Australe: Sinonimo di Meridionale, Sud, Mezzogiorno, Austro. - Austro: (vedi Australe). - Azimut (del quadro): Coordinata celeste del sistema altazimutale. Secondo la convenzione astronomica è misurato lungo l’orizzonte; è zero in corrispondenza della direzione Sud, è positivo verso Nord, passando per Ovest. L’azimut viene a volte adottato nella misurazione dell’angolo di declinazione della parete sul quale si costruisce l’orologio e, secondo alcuni autori, viene contato a partire dal Nord verso Sud, passando per l’Est. - Basamento triangolare: è uno strumento gnomonico in uso nell’antichità descritto da P.S.M. Magdleine. Si tratta di un basamento (fig. 2) in forma di triangolo equilatero di legno ben stagionato di circa un piede di diametro e di due pollici di spessore, che poggia su tre viti (come si vede nella figura). Questo strumento serve per prendere con facilità la declinazione e l’inclinazione delle facce degli orologi da realizzare su poliedri. - Beroso (caldeo): sacerdote caldeo che probabilmente introdusse per primo 151 nell’Ellade importanti innovazioni negli orologi solari allora in uso. Famoso è appunto l’Hemicyclium citato da Vitruvio nella sua Architettura (Lib. IX, cap. IX) al quale Beroso operò il significativo taglio “ad enclima”, cioè secondo l’angolo di latitudine del luogo che permise di dare non solo un volto nuovo a questo orologio solare e uno stile più sobrio ed elegante, ma soprattutto la comodità derivante dall’aver tolto un grosso pezzo di pietra molto pesante, a beneficio di una maggiore maneggevolezza e trasportabilità. - Bifilare: (vedi orologio bifilare). - Boreale: Sinonimo di Borea che sta ad indicare l’emisfero Nord del Globo Terrestre e della Sfera Celeste. - Boreale (orologio): (vedi orologio boreale). - Botanologia Sciaterica: (v. Gnomonica Botanologica) - Bussola: strumento di orientamento composto da un ago magnetico sospeso che indica sempre il Nord (magnetico). E' stata spesso utilizzata come supporto per moltissimi orologi solari portatili del passato. - Bussola solare: Strumento gnomonico in grado di definire, in un determinato luogo, l’orientamento, cioè la direzione del meridiano geografico del luogo e così la direzione Nord. Le bussole solari sono meridiane orizzontali usate “a rovescio”, cioè data l’ora vera del momento, in quel luogo, vengono fatte ruotare attorno all’ortostilo, fino a che quest’ora coincide con quella indicata dall’ombra stilare: la retta oraria XII indica la direzione Nord del meridiano. Ve ne sono di vari tipi, alcune delle quali, più precise, tengono conto della latitudine e longitudine del luogo e facilitano la stima dell’ora vera locale a partire da quella civile media del fuso, che è segnata dai nostri normali orologi. Le applicazioni 152 moderne delle bussole solari sono: ricerca dell’orientamento in zone desertiche da parte di unità militari che non possono usare bussole magnetiche perchè disturbate da masse ferrose (armi); esecuzione dei cosiddetti “giri di bussola” per la compensazione che le bussole magnetiche navali debbono subire in conseguenza del disturbo che le medesime subiscono per la presenza di masse magnetiche a bordo. - Catottriche (meridiane): (vedi orologi catottrici). - Centro del Quadrante: E' il punto nel piano del quadrante dove convergono tutte le linee orarie (Ozanam). Questo centro rappresenta sempre il Polo del Mondo, che è elevato sull'Orizzonte del Piano (v.) - Centro Divisore: è un punto nel piano del quadrante che rappresenta il centro del Mondo e che serve per dividere in gradi la rappresentazione del grande cerchio della Sfera. Con riferimento alla figura 2, il punto D è il centro divisore della sustilare CL ed il punto F è il centro divisore dell'orizzontale AB. Tutti i centri divisori delle linee orarie sono egualmente distanziati dal centro C del quadrante (Ozanam). 153 - Centro dell'Equatore: è il centro divisore della linea equinoziale. Nella fig. 2 è K che si prende sempre sulla sustilare CL e che è distante dall'Equinoziale della quantità del Raggio dell'Equatore (v.). - Cerchi Orari: sono l’intersezione dei piani orari con la volta celeste. I piani orari (e i cerchi) sono solo quelli che passano per i poli Nord e Sud e contengono l’Asse del Mondo (asse orario). Tutti i cerchi orari sono massimi. Il solo piano orario verticale è il piano meridiano che, a sua volta, è perpendicolare al Primo Verticale. Il Primo Verticale non passa per i Poli, ne segue che non è un cerchio orario; passa per lo Zenit e il Nadir, quindi è un cerchio massimo. - Cerchio delle Sei ore: è un cerchio orario che è perpendicolare al cerchio meridiano e di conseguenza taglia l'orizzonte nei punti del vero oriente (Est) e del vero occidente (Ovest). Questo cerchio delle sei ore, e quindi la linea delle Sei ore, definita così da C. Ozanam nel XVII secolo, è quella che oggi viene detta retta "alba-tramonto" (v.). - Ciclotetragono (strumento): strumento inventato da Kircher che serve per trasformare il valore in gradi di un arco nella rispettiva retta. Per esempio: Dati gli archi di 40, 80, 90, 120, 180, 200 gradi, assegnare le rispettive rette uguali (R.F. 4) - Cilindro orario: (vedi Orologio cilindrico, Meridiana del pastore). - Correzione del fuso: è la differenza di longitudine tra un determinato luogo di osservazione ed il Meridiano Centrale del Fuso al quale il paese appartiene. - Cozza (meridiana): Vedi Orologio solare Cozza. 154 - Declinante: si dice declinante, un orologio solare realizzato su di un piano che declina dal Primo Verticale (v.) (vedi pure Declinazione). - Declinatorio: è lo strumento in uso nel Rinascimento che permetteva di calcolare con facilità la declinazione di una parete o di un piano comunque orientato. Kircher lo denomina pure "istrumentum encliticum" ed il Bion lo chiama anche “Indeclinatorio” (R.F. 7). - Declinazione gnomonica: è definita generalmente come l'angolo, misurato in gradi in senso antiorario, che il piano sul quale si costruisce l'orologio fa con il piano del Primo Verticale (v.). Essa può assumere valori positivi se la parete declina verso Est, o negativi se declina verso Ovest. - Declinazione (linea di) E’ la proiezione ortografica sul piano del quadrante del cerchio descritto dal Sole in corrispondenza di una determinata declinazione. Questo cerchio, necessariamente parallelo all’equatore celeste, è sempre minore, salvo agli equinozi in cui il cerchio diventa massimo. Le linee di declinazione sono delle coniche; di solito negli orologi solari se ne segnano sette, corrispondenti agli ingressi del Sole nei rispettivi segni zodiacali. - Diottra Gnomonica (o Alidada Gnomonica): è uno strumento gnomonico descritto da P.S.M. Magdleine con due pinnule di cui se ne ignora l’uso (fig.4). 155 - Direttorio: strumento gnomonico citato da P.S.M. Magdleine. E’ formato da una tavoletta orizzontale (fig. 5) sulla quale si applica perpendicolarmente un “equerre”, o squadra, alto tre pollici per gli orologi piccoli e proporzionatamente per quelli più grandi. Serve unicamente ad impiantare correttamente lo stilo sul piano del muro. Un esempio d’applicazione di questo strumento si vede in Giovanni Galluccio nel libro “Nova fabricandi Horaria” del 1596. - Distanza sustilare: è la distanza angolare, sul piano del quadrante declinante, tra la linea meridiana e la sustilare. - Elevazione del Polo sul piano: è l'angolo dell'Asse del quadrante (v.) con la Sustilare (v.). - Eliodromo - ηλι′οδροµον: è definito da Kircher come lo spazio, o superficie gnomonica, negli orologi solari concavi compreso tra le proiezioni dei due tropici, ovvero lo spazio compreso tra le due curve diurne corrispondenti al solstizio estivo e al solstizio invernale. Tale spazio viene volgarmente denominato “zona torrida”. Fig. 6 Eliodromon - Enclitico (strumento): (v. Declinatorio) 156 - Equatoriale, orologio: (vedi orologio equatoriale). - Equatoriale, piano: si rappresenta sul piano del quadrante attraverso la proiezione ortogonale del piano dell'equatore celeste. Nell'orologio diventa la retta (perchè cerchio massimo) equinoziale (v.) - Equazione del tempo: è la differenza tra il tempo solare vero ed il tempo medio. Essa si rappresenta negli orologi solari attraverso il grafico sinusoidale dell'E.T., oppure con la "lemniscata" (v.) del tempo medio. - Equerre (doppio): strumento gnomonico descritto da P.S.M. Magdleine. E’ come una doppia squadra. Su una tavoletta disposta verticalmente (fig. 7) si applicano due “equerre”, cioè due squadre distanziate tra loro. Serve per aggiustare la posizione dell’asse, o parte dell’assostilo nei grandi orologi solari da parete, specialmente in quelli molto declinanti o inclinati. - Equinoziale, Linea: intersezione del piano equatoriale celeste col piano di costruzione dell'orologio solare. Essendo l'equatore celeste un cerchio massimo, la linea equinoziale sarà una retta. - Estremità dello stilo: vertice, o punta dello stilo impiegato in un orologio solare. E' in ogni caso o il vertice dell'assostilo, o l'estremità della punta dell'ortostilo. - Foro gnomonico (o foro eliotropico): o “gnomone fotosciaterico”, è un piccolo foro con un diametro delle dimensioni pari a circa 1/250 (Garnier) della lunghezza dell’”assostilo” (v.), praticato in genere su una piastrina 157 metallica rotonda. Il foro coincidendo con il vertice dell'assostilo, diventa lo “foro gnomonico” indicatore dell'ora. Le meridiane "a luce" sono tutte costituite da un foro gnomonico. - Fotosciaterica: termine con il quale, nel secolo XVIII, venne chiamato il ramo della Gnomonica che si occupa dello studio e realizzazione degli orologi solari che sfruttano come elemento per la lettura dell'ora non più l'ombra dello stilo, ma un raggio di luce (da cui photosciaterica), come nelle meridiane "a luce" all'interno delle cattedrali. Tale termine, rarissimo, non si ritrova in testi anteriori al XVIII secolo. Citato da C. Wolff e da un'enciclopedia dell'epoca. - Giorno Gnomonico: è definito come lo spazio percorso dall’ombra dello gnomone (vertice dello stilo) sul quadro dell’orologio dal sorgere del sole (inizio illuminazione del piano) al suo tramonto. - Gnomica: non si tratta di un errore di stampa, come di solito si ritiene. E’ il curioso appellativo dato alla Gnomonica da alcuni autori del Passato, tra cui Francesco Maurolico. Il termine ricorre anche in certi manoscritti del XVII secolo. E’ da considerarsi solo come un inusitato diminutivo del termine gnomonica. - Gnomone: Gnomone deriva dal greco "gnomon", che vuol dire indagatore, conoscitore, giudice. Lo gnomone è quindi, in generale, l'elemento per mezzo del quale si conoscono le ore e le altre informazioni su un quadrante solare. Il più antico gnomone poteva essere costituito da un semplice bastone piantato verticalmente nel suolo, ma in questo caso la direzione dell'ombra non è sempre uguale durante l'anno. Sono occorsi più di due millenni alla gnomonica per adottare definitivamente uno stilo (v.) parallelo all'asse terrestre che elimina tale inconveniente. Riferendoci ad un quadrante solare murale verticale non declinante, possiamo definire l'Assostile come lo 158 stilo impiantato parallelamente all'asse terrestre; l'ortostilo, impiantato perpendicolarmente al piano nel punto d'intersezione tra la retta "alba-tramonto" (v.) e la linea meridiana che costituisce il "piede" (v.) dell'ortostilo; il Substilo, che è la retta sul piano del quadrante condotta dal centro del quadrante (v.) al piede dell'ortostilo. Questi tre elementi formano un triangolo detto "triangolo gnomonico", o "triangolo stilare" (v.) e anticamente venivano denominati, rispettivamente, "hypotenusa", "cateco" e "base" del triangolo stilare. E' da rilevare che la direzione dell'ombra dell'assostilo serve per la lettura dell'ora, mentre solo il suo vertice permette di leggere le indicazioni calendariali. Dell'ortostilo, solo il vertice d'ombra serve per la lettura dell'ora e del calendario in un orologio solare. Si ricorda infine la distinzione fatta da Kircher che prevede lo “stilo retto” come gnomone vero e proprio (verticale); lo “stilo obliquo” per gli orologi equinoziali e gli orologi astronomici ove lo stilo si presenta obliquo; “stilo trasversale” equivalente all’assostilo. - Gnomonica: è il termine con il quale, fin dall'antichità, fu designata l'arte di realizzare orologi solari. In epoca pre-Vitruviana, la G. era denominata, probabilmente, con l'appellativo di "Sciaterica", o "Scioterica", che deriva dal greco, il cui significato è "catturo le ombre", con riferimento al piano sul quale venivano realizzati gli orologi solari che appunto "catturavano" l'ombra del Sole per mezzo della quale si effettuava il computo del tempo. In seguito, la G. fu denominata anche "Horographia" e "Horologiographia". Per Kircher la Gnomonica è detta anche “Astronomia Sciaterica”. - Gnomonica Anacamptica: il termine deriva dal greco αναχαµπτιχος che significa “riflesso”. Kircher la denomina pure “Astronomia Riflessa”. In effetti, Gnomonica Anacamptica è il giusto termine con cui si identifica quella parte della materia che tratta degli orologi solari di qualsiasi specie funzionanti per mezzo della riflessione del raggio del Sole. La G.A. viene anche detta “Gnomonica 159 Catottrica” (v.) in quanto gli orologi solari a riflessione vengono volgarmente chiamati “catottrici”. - Gnomonica "Anaclastica": si occupa della costruzione degli orologi solari che funzionano per mezzo della rifrazione dei raggi del Sole. Ozanam la chiamò “Gnomonica Rompue” (v.), corrispettivo di “gnomonica rotta”, riferendosi ai raggi del Sole spezzati dalla rifrazione nell’acqua. Con tutto il rispetto per l’autorità di Ozanam, tuttavia l’appellativo indicato da Kircher ci sembra molto più adeguato. Il termine anaclastico deriva dal verbo greco αναχλαςτων che significa appunto rifrangere. - Gnomonica Analemmatico-Geometrica: Così Kircher denomina il metodo di costruire orologi solari verticali, orizzontali, equinoziali e polari con l’ausilio del solo Triangolo Gnomonico (v.) - Gnomonica Arcana: è quella che prevede, secondo Kircher, la fusione tra Astronomia, Astrologia con altri elementi esoterici. - Gnomonica Botanologica (Botanologia Sciatherica): si occupa della costruzione di orologi solari calendariali che indicano l’influsso delle erbe e piante medicinali sul corpo umano, secondo le antiche regole dell’erboristeria e della medicina. Fa parte della Gnomonica Fisico-Astrologica (v.) di Kircher. - Gnomonica Catottrica: si occupa della costruzione degli orologi solari “catottrici”, cioè funzionanti a mezzo della riflessione dei raggi solari, anziché dell’ombra. Viene chiamata anche “Gnomonica Anacamptica” (v.) - Gnomonica, Cosmometria (Kircher), "sive de mundanorum partium situ, magnitudine quantitate, altitudine, luc-umbri ratiocinio investiganda". E’ la definizione di Kircher. In effetti, 160 egli include in questa sezione tutti i problemi relativi a rilevamenti topografici con metodi che sfruttano la luce diretta, l’ombra, la riflessione e la rifrazione. - Gnomonica "Diretta": è quella che si pratica per mezzo dei raggi inviati direttamente dal centro del Sole sulla punta dello stilo (Ozanam). Più in generale, la gnomonica diretta dà vita agli orologi solari "direzionali" che sfruttano, per la lettura dell'ora, l'angolo orario del sole. - Gnomonica Fisico-astrologica: Kircher la definisce come la scienza (usa proprio questo termine) che si occupa della costruzione di orologi solari che per mezzo dello gnomone indicano tutte quelle cose fisiche che hanno qualche connessione con i moti celesti dei pianeti, del Sole e della Luna come l’influenza che i corpi celesti possono avere sull’agricoltura, sul corpo umano, effemeridi astronomiche, ecc. Uno di questi orologi è l”Hemerologion Ecclesiasticum” (v.) e l’”Hemerologion astronomicum” (v.) (R.F.44) - Gnomonica, Geografia: Con il termine "Geographia Gnomonica", A. Kircher definisce, nel secolo XVII, le metodologie di descrizione degli elementi geografici (latitudine, longitudine, ecc.) nel piano dell'orologio. - Gnomonica Riflessa: è quella che si pratica per mezzo della riflessione dei raggi del Sole. Da questa derivano gli orologi a riflessione (v.). - Gnomonica "Rompue": è quella che si pratica per mezzo della Rifrazione dei raggi del Sole. Da questa derivano gli orologi a rifrazione (v.) come quello ricavato in un vaso ricolmo d'acqua. L'aggettivo "rompue" è stato dato da C. Ozanam nel XVII secolo. - Gnomonica Selenica: (vedi Astroscopia). 161 - Gnomonista: è lo studioso di gnomonica teorica, della sua storia, o l'artista che realizza esemplari di orologi solari. - Grue di Valentino Pini: V. Pini, nel suo trattato “Fabrica de gl’horologi solari” del 1598, un orologio solare tenuto da una statua che regge anche lo stilo, il tutto poggiato sulla base di una colonna molto alta. Su un’altra colonna uguale, poggia un’altra statua che mostra il vento. Così Pini descrive il suo progetto: “Grue che col rostro mostra l’hore. Fanciullo che con una bacchetta mostra l’hore. Statua che nel spirare del vento sona una tromba et mostra il vento, che domina”. - Illuminazione del Piano: è il calcolo che a volte si esegue, nella costruzione di un orologio solare, per conoscere per quante ore, alle varie date dell'anno, il quadro dell'orologio riceve la luce del Sole, condizione essenziale perchè funzioni. - Inclinato (orologio): (vedi orologio inclinato). - Inclinatorio: è lo strumento gnomonico per misurare l’inclinazione di un piano o muro sul quale costruire l’orologio solare inclinato. - Inclinazione (del piano): l'I. del piano dell'orologio è l'angolo formato tra il piano del quadrante ed il piano dell'orizzonte. Ozanam definisce l'I. del piano come il più piccolo arco di un verticale perpendicolare al piano, compreso entro il piano e l'orizzonte. - Lemniscata: in gnomonica è la caratteristica curva a forma di "8" che avvolge la retta oraria del mezzodì, o anche delle altre linee orarie, che rappresenta graficamente la correzione del tempo medio. Nelle province del basso Lazio si trovano esempi di lemniscate costruite sulla retta del mezzodì di Roma, invece che per il 162 mezzodì locale, per poter leggere così anche il tempo medio di Roma. - Linea delle Sei ore: è la comune sezione del Cerchio delle sei ore (v.) e del piano dell'orologio. - Livello triangolare: strumento gnomonico citato da P.S.M. Magdleine in uso nel XVII secolo per il tracciamento della linea parallela all’orizzonte e della perpendicolare a questa. Era fornito di un filo a piombo. In Kircher (libellae) vengono descritti il suo uso specialmente per livellare ed orientare orologi multipli a più piani, orizzontali, declinanti ed inclinati (fig. 8). - Magia Orografica: (seu Horologijs prodigiosis) con queste parole Kircher volle indicare un pagina speciale della sua Gnomonica. Orologi solari che sfiorano l’impossibile, i più curiosi, i più impensabili. Ripercorrendo il suo lavoro, viene davvero da esclamare “è una magia”, appunto una magia orografica. Ma tutto è, come sempre, rigorosamente valido, rigorosamente geometrico. Gli orologi descritti da Kircher in questa sezione sono citati in questo dizionario alla voce Orologi. - Mediclinium: si chiamava anticamente lo gnomone degli astrolabi normali. Il 163 termine veniva a volte usato anche in Gnomonica. - Meridiana (linea): termine con il quale si indica genericamente, ma impropriamente, gran parte degli orologi solari. La meridiana vera e propria è costituita dalla linea meridiana (o dalla “lemniscata” (v.)) che è l'intersezione con il piano del quadrante del circolo verticale meridiano: Essendo un cerchio massimo, la linea meridiana è in ogni caso un retta. - Meridiana Calendariale: E' costituita dalla semplice linea meridiana, incisa su un quadro di intonaco della lunghezza che varia da 50 cm a 2 m., e di larghezza di circa 20-30 cm.. Essa viene intagliata con tacche corrispondenti alle intersezioni delle linee di declinazione e ad altre linee riferite a particolari date del calendario. Viene abbellita con segni zodiacali dipinti e a volte da una "lemniscata" (v.). - Meridiana del tempo medio: è un tipo di orologio solare che indica il tempo medio anziché quello vero solare. Può essere calcolata per indicare il tempo medio locale, il tempo medio di un meridiano diverso da quello locale o il tempo medio del fuso (T.M.E.C.). - Meridiano: Piano verticale passante per l’asse della Terra (asse del Mondo). Anche una intersezione di questo piano con un altro qualsiasi piano (orizzonte, piano del quadrante, ecc.), però in questo caso si parla, meglio, di linea meridiana. Anche l’intersezione del piano meridiano con la volta celeste (cerchio meridiano, che interseca l’orizzonte nei punti Nord e Sud). - Merket: con questo termine si denomina, in genere, uno strumento molto simile ad un orologio solare, ed un complesso di strumenti di osservazione, probabilmente usati per rilevamenti astronomici. Il merket era in uso presso gli antichi Egizi, attorno all’epoca del 164 Faraone Tutmosis III (1500 a.C.). IL Merket come orologio solare, fu identificato tale da L. Borchardt dopo averne data una descrizione in base ad un modello trovato in scavi archeologici. E’ composto di due aste di pietra disposte in forma di T e orientato in piano orizzontale, in direzione del Sole (uno strumento d’altezza quindi). L’asta piccola proiettava la sua ombra sull’asta grande che reca una graduazione con intagli ancora sconosciuta. - Mese Gnomonico: è definito come lo spazio percorso dall’ombra dello gnomone (vertice dello stilo) da un parallelo al successivo, ovvero da una curva diurna corrispondente ad un segno dello zodiaco, a quella successiva relativa al segno zodiacale che segue. - Nadir: Punto della sfera celeste diametralmente opposto allo Zenit. Si trova sulla verticale dell'osservatore. - Notturnale: o Notturlabio, è il classico orologio notturno, in uso soprattutto presso i naviganti. Esso permetteva di avere l’ora con buona approssimazione dall’osservazione dell’Orsa Maggiore le cui stelle α e β prendono il posto di una vera e propria lancetta di un grande orologio che ogni giorno fa il giro intorno alla Stella Polare. I primi notturnali ed il loro uso furono divulgati ampiamente nelle bellissime opere di Pietro Apiano (sec. XVI). - Obelisco: monolito di pietra di varia altezza e dimensioni usato in tempi antichi e soprattutto dagli Egiziani, i quali se ne servirono, oltre a scopi religiosi, anche per misurare lo spostamento dell’ombra del sole sul suolo. E’ ovvio supporre che da tali misure essi ricavassero anche informazioni relative alla misurazione del tempo. L’O. è probabilmente uno dei più antichi gnomoni usati dall’uomo. E’ doveroso rammentare l’O. di Campo Marzio, oggi visibile nella Piazza Montecitorio a Roma, prelevato dai Romani ad Eliopolis e fatto innalzare dal divo Augusto per servire da 165 gigantesco gnomone di un orologio solare orizzontale ad ore temporarie e con indicazioni calendariali. - ab occasu (ore): Termine latino che indica il sistema di computo del tempo detto Italico (v.). - Ombra Retta e Versa: l’ombra “retta” è quella data da uno stilo perpendicolare ad un piano orizzontale; l’ombra “versa”, è quella data da uno stilo perpendicolare ad un piano verticale. La prima è quella che che si vede negli orologi orizzontali; la seconda negli orologi verticali. - Ora Gnomonica: è l’angolo descritto dall’ombra dello gnomone (vertice dello stilo) da una linea oraria a quella successiva. - Orarie (linee): sono le comuni sezioni dei cerchi orari e del piano del quadrante (Ozanam). - Ore Babiloniche: (vedi ore eguali). - Ore Canoniche: Sistema di computo delle ore Ineguali (v.) adottato dalla Chiesa Romana ed Ebraica, ed in seguito perfezionato da S. Benedetto e dai monaci benedettini. Ebbe un periodo di largo uso attorno ai secoli IX-XII, fino a quando le "campane" scandirono il tempo sia ai chierici che ai laici. - Ore Eguali, si dividono in Equinoziali, denominate anche "Comuni", “Europee", "Volgari", "Oltramontane", "Francesi", "Tedesche", "Moderne", "di Napoleone". Si contano da una mezzanotte all'altra. "Astronomiche", da un Mezzogiorno al successivo. "Babilonesi", o "della Boemia", "ab Ortu", si contano da un'alba (ora 0) alla successiva (ore 24). "Italiche", dette anche "Peregrine" (Vimercato), "ab Occasu", "Vespertine", "dell'Ave", 166 si contano da un tramonto del Sole (ora 0) al successivo (ore 24). - Ore Equinoziali: (vedi ore eguali). - Ore Ineguali, sono dette anche Temporali, Temporarie, Antiche, Naturali, Ebraiche, Giudaiche, Bibliche, Canoniche, Planetarie, ecc. Esse sono le più antiche e si computano a partire dall'alba del Sole, al tramonto dividendo l'arco diurno sempre in dodici parti uguali. Ne consegue che esse sono più corte d'inverno e più lunghe d'estate. - Ore Italiche: (vedi ore eguali) - Ore Planetarie: Le O.P. sono la stessa cosa delle ore Ineguali, o Temporarie. La caratteristica che le contraddistingue da queste ultime è quella di ricavare elementi utili nelle cose dell'astrologia. Alle ore Temporarie vennero così accoppiate le simbologie astrali, e sugli orologi solari comparivano regolarmente le cosiddette "Tavole dei Reggenti" che indicavano, in successione, il dominio di ogni singolo pianeta per ogni singola ora del giorno per tutta la settimana. La "Hebdomas", ovvero la Settimana astrologica, veniva quindi rappresentata attraverso le tavole delle ore Planetarie. Secondo lo storico Diocassio, lo schema dell'influsso dei pianeti, cioè le tavole planetarie, fu divulgato da Dione oratore e moralista greco, detto "crisostomo" che visse nel I sec. d.C. - Ore Vespertine: sono così chiamate anche le ore pomeridiane. - Orientale, Orologio: (Vedi orologio orientale). - Oriente: Arco di orizzonte ove sorge il Sole. - Orizzonte (nel piano dell'orologio): E' l'intersezione del piano orizzontale con il quadro dell'orologio. 167 Determina la retta "alba-tramonto" perpendicolare alla linea meridiana. - Orografia: E' un termine con il quale è stata definita, non di rado, la gnomonica da qualche autore del passato (vedere Libro Primo). - Orografia Anacamptica: (v. Gnomonica Anacamptica). - Orografia analemmatico-geometrica: definita da A. Kircher come la parte della gnomonica che si occupa della costruzione degli orologi solari con metodi di applicazione dell'analemma e dei metodi geometrici. - Orologio di Achaz: orologio solare molto antico citato in Isaia, appartenuto al Re di Giudea Achaz e passato poi ad Ezechia (VII sec. a.C.). E’ noto per il miracolo della retrogradazione dell’ombra che, come raccontano le Sacre Scritture, Isaia operò per dimostrare al suo re il segno che Dio avrebbe mantenuto la promessa di guarigione. Tale fenomeno ha dato luogo ad una letteratura vastissima, ma allo stato attuale, nulla di preciso si sa sulla sua forma o che tipo di strumento solare fosse. Le ipotesi vanno dai quadranti piani orizzontali, a quelli a forma di scala e quindi di altare. Nel 1994, è stato presentato il più approfondito lavoro di ricerca mai effettuato su tale argomento (E. Marianeschi, N. Severino in “Atti del VI Seminario Nazionale di Gnomonica” - S. Benedetto del Tronto, 1994). - Orologi d'Altezza: sono quelli che per la lettura dell'ora sfruttano l'altezza del Sole sopra l'orizzonte. Orologi solari "d'altezza" erano in uso in Egitto già nel 1500 a.C. Ne è un esempio il "Merkhet" (v.), l'orologio d'altezza "a gradini" (v.). Qualche secolo più tardi, nella Grecia era in uso il sistema degli orologi d'altezza detti "a passo", o più precisamente "decempedalis" (v.). Gli orologi d'altezza, quasi tutti portatili (v.), sono moltissimi. Una buona parte sono citati in questo dizionario. 168 - Orologio d’altezza Triens di Apiano: Triens significa “terzo cerchio” e probabilmente si riferisce anche alle dimensioni dello strumento che sono pari a circa un terzo del cerchio intero, al posto del comune quadrante che indica una quarta di cerchio su cui sono rappresentati quasi tutti i quadranti d’altezza che si conoscono. Si tratta sempre di una meridiana di altezza a proiezione stereografica. - Orologio Anacamptico Astronomico Orizzontale: è un orologio “catottrico” (v.) realizzato applicando uno specchio al posto dello gnomone che riflette il raggio luminoso su un tracciato orario astronomico orizzontale (R.F. 66). Lo specchio va però disposto, nel caso di questo orologio e come descritto dai due soli autori che ne hanno trattato (Kircher e Ozanam), su un piano, o muro, verticale la cui base passa ( o è prossima) per il “piede” o “base” dell’ortostilo. Si ricorda della stessa famiglia l’anacamptico verticale, descritto similmente con lo specchio sul piano orizzontale, l’anacamptico polare, equinoziale ed in qualsiasi piano irregolare. - Orologio Anacamptico concavo: a questa categoria appartengono alcuni strumenti (R.F. 73) portatili descritti da Kircher: 1) un vaso concavo in forma di emiciclo con uno specchio posizionato sul fondo in luogo del classico stilo. Vi sono descritte le ore astronomiche, babiloniche e italiche, le ore planetarie, gli azimut e gli almucantarat, inoltre riposta anche le “case celesti”. 2) Cilindro anacamptico; 3) Cubo anacamptico, ove i tracciati orari vengono descritti all’interno delle superfici e lo specchio viene posizionato al centro del lato orizzontale superiore, di modo che si trovi equidistante dai lati rivolti a Nord e a Sud. 4) Piramide anacamptica. - Orologio Anaclastico: sono gli orologi descritti dalla Gnomonica Anaclastica (v.). Si ricorda quello descritto da Oddi Muzio nel 1614, in un vaso riempito d’acqua, sebbene stando a quanto egli scrisse, già Regiomontano ne costruì degli esemplari. Kircher ne tratta 169 ampiamente nella sua “Gnomonica Anaclastica” e descrive (R.F. 76-84) 1) l’orologio anaclastico orizzontale, con le curve diurne e il tracciato orario sul fondo di una vasca contenente acqua; 2) l’orologio verticale anaclastico, descritto (sempre con l’aiuto della rete anaclastica) sulla parete interna di una scatola cubica riempita d’acqua; 3) Orologio Anaclastico Concavo (Hemisphaerio concavo), che è un semplice emisferico con stilo centrale verticale (che si crede di identificarlo con il “polos” degli antichi), e riempito d’acqua. Il tracciato orario, comprese le curve diurne, tiene conto degli angoli di rifrazione dei raggi luminosi nell’acqua. Peraltro Kircher crede i aver identificato tale orologio con quello di Achaz, famoso per la retrocessione dell’ombra operata da Isaia. Gli orologi concavi o scavati, come quelli che seguono, appartengono alla Sphaerographia Anaclastica; 4) Orologio Anaclastico Cilindrico, che Kircher denomina “Cyatho cylindraceo”, cioè una ciotola, o bicchiere di forma cilindrica; 5) Cyatho conico, ovvero il cono anaclastico, il suo asse è lo gnomone; 6) Piramide Anaclastica (tetraedra); 7) Colonna Triangolare Anaclastica (prisma). Infine viene presentato il caso in cui l’apice dello stilo, o gnomone, verticale di questi orologi fuoriesce di una certa lunghezza dall’acqua. - Orologio Anaclastico a Globo in sfera di vetro: “Horoscopium prodigiosum” venne chiamato da Kircher che ne è l’inventore e ne diede una descrizione in Ars Magna Lucis et Umbrae. L’orologio (R.F. 97) è composto da una sfera di vetro che rappresenta il globo terrestre attaccata ad un filo collegato ai due vertici nell’interno di un globo o sfera di vetro trasparente e richiudibile come un mappamondo. Sulla sfera di vetro trasparente vengono descritti i circoli orari e i tropici, quindi si riempie per metà di acqua in modo tale che il piccolo globo all’interno resti fermo sulla superficie e funga da vertice di uno gnomone eretto come nel caso degli orologi emisferici. A questo punto, la forte luce solare penetra nella sfera di vetro e il piccolo globo proietta la sua ombra rifratta nell’acqua sulla superficie vitrea opposta della sfera. Kircher aggiunge che tale strumento non solo fornisce l’ora, ma mostra anche i giorni in cui si avranno eclissi di Luna con il suggestivo spettacolo che si 170 riproduce all’interno della sfera. Infatti, se si conosce il giorno in cui avviene l’eclisse, si può disegnare sulla sfera la relativa curva diurna e, sovrapposta a questa, l’immagine della luna piena. In quel giorno, l’ombra del globo, quindi della Terra, percorrendo quella linea diurna, si sovrappone lentamente all’immagine della Luna mostrando in modo “gnomonico” il fenomeno dell’eclisse. - Orologio Anaclastico-Anacamptico: cioè che funziona per riflessione e per rifrazione contemporaneamente. Si tratta di una coppa riempita d’acqua con uno stilo verticale ed uno specchietto (R.F. 86 ). Il primo serve a produrre l’ombra rifratta in una parte della coppa; l’altro serve per riflettere il raggio di luce nell’acqua nel lato opposto della coppa. - Orologio analemmatico: Tipo di orologio orizzontale azimutale (v.) con stilo mobile la cui ora si legge dall'incontro dell'ombra dello stilo perpendicolare posizionato sulla data del giorno in cui si effettua l'osservazione ed un'ellisse graduata. Lo stilo si muove su una scala delle declinazioni solari (calendario). L'O.A. viene generalmente attribuito a Vaulezard che verso la metà del XVII secolo ne diede una dimostrazione. Il nome "analemmatico" è improprio per questo orologio perchè "analemmatico" si riferisce all'analemma di Vitruvio (v.) che è invece la proiezione ortografica del moto del sole sul piano meridiano. Varianti dell'orologio analemmatico: sono molte. Le principali sono: - Analemmatici orizzontali. - Analemmatici Verticali. - Analemmatici inclinati. - Analemmatici con stilo mobile posizionato in diversi modi rispetto al piano dell'orologio. - Analemmatico a "stilo umano": si tratta del normale orologio 171 analemmatico ove la funzione dello stilo mobile viene svolta dall'osservatore stesso che si posiziona sulla data relativa all'osservazione. - Analemmatico circolare sul piano equatoriale. - Analemmatico di Foster-Lambert: Foster (1680) e Lambert (1777) dimostrarono che inclinando opportunamente lo stilo rispetto al piano dell'orologio, l'ellisse delle ore diventa una circonferenza con i punti orari distanziati regolarmente. - Analemmatico di Parent: prende il nome dal suo inventore, Parent, nel 1701. Si compone di un piano semicircolare disposto verticalmente sull'orizzonte. Sulle facciate est ed ovest si trovano due orologi normali verticale "orietale" e "occidentale" sui quali si sovrappone l'orologio analemmatico "rettilineo" perchè l'ellisse oraria, in questo modo, si riduce ad una retta. - Analemmatico di Parent universale: un siffatto orologio, grazie alla graduazione del semicerchio verticale può essere regolato per diverse latitudini diventando un orologio universale. - Orologio ad Anello: è un tipo di orologio solare d'altezza già in uso ai tempi di Vitruvio (I sec. a.C.). Ha la particolare forma di un anello nel cui interno si trova il tracciato orario. Esistono vari tipi di orologio ad anello. Abbiamo la descrizione di Padre Angelo Secchi di un O. ad anello a "foro gnomonico" (v.) risalente al 189 d.C. Ma questo strumento ha la particolarità unica che il tracciato orario non è sulla superficie interna dell'anello, bensì su un fondo che chiude l'anello facendone una scatola rotonda. L'"anello astronomico" vero e proprio fu conosciuto nel Rinascimento grazie soprattutto al matematico Gemma Frisio. Questo orologio può essere locale ed universale, se si aggiunge un'asta per la regolazione della latitudine. 172 - Orologio su un’Aquila: descritto da Kircher sul petto di un’aquila imperiale a due teste (R.F.27 ). Si tratta di un orologio equinoziale universale per le ore astronomiche, italiche e babiloniche e altri quattro orologi di cui due descritti sul collo delle due teste dell’aquila con gnomoni i rispettivi becchi e gli altri due sulle teste con gnomoni le rispettive ultime due penne delle ali. - Orologio Armillare: è costruito sulla superficie interna di un tronco di cilindro perpendicolare al piano dell'equatore. Lo stilo è parallelo all'asse terrestre. Questo strumento si chiama anche "Cilindro Equatoriale" perchè il tracciato orario è ricavato appunto all'interno della superficie di un cilindro disposto parallelamente all'asse terrestre. In questo caso le linee “diurne” sono tutte circonferenze parallele fra loro. - Orologio con Ascendenti e Discendenti: è un tipo di orologio solare che ebbe successo nel Rinascimento, fin verso la fine del XVII secolo. Si tratta di normali orologi solari (R.F. 50) che riportano, le curve di declinazione principali corrispondenti all’ingresso del Sole nei segni zodiacali ed il tracciato astrologico per conoscere la corrispondenza fra Ascendenti e Discendenti. Fu descritto da Clavio, Kircher, Magdleine, ed altri. - Orologio azimutale: E' un orologio solare che, per la lettura dell'ora, sfrutta direttamente l'azimut del Sole, cioè l'angolo sul piano orizzontale che fa la direzione Osservatore-Sole con la direzione Nord-Sud. Tali orologi sono anche detti "direzionali". Gli orologi azimutali si distinguono in: - azimutale a stilo fisso; - azimutale a stilo mobile, o analemmatico (v.) - azimutale orizzontale; - azimutale verticale - azimutale orizzontale di Oughtred a proiezione stereografica 173 nel piano dell’orizzonte - Orologio Babilonico: è quello che mostra le ore babiloniche (v.). - Orologio Bifilare: ideato da Michnik, prevede di utilizzare due fili orizzontali posti ad una certa altezza dal piano dell’orologio orizzontale e disposti uno in senso Est-Ovest, l’altro in senso Nord-Sud. Il punto d’intersezione delle ombre dei due fili è il punto gnomonico che permette la lettura dell’ora. - Orologio calendariale: E’ quello che riporta le curve diurne relative al calendario solare. Le curve possono riferirsi a qualsiasi giorno e periodo dell’anno, oppure solo all’ingresso del Sole nei segni zodiacali. Inoltre, si possono riportare le curve diurne relative a particolari giorni, quali onomastici, compleanni, celebrazioni religiosi, ecc. A volte si realizzano orologi solari calendariali costituiti solo dalla linea delle ore 12 sulla quale si riportano i punti corrispondenti alle curve diurne normali. - Orologio a "calice": è realizzato nell'interno di un calice. Se ne usavano alcuni tipi nel Rinascimento. Lo gnomone è verticale. - Orologio "Cannone": è un orologio orizzontale dotato di un cannoncino vero che spara un colpo nel momento del mezzogiorno solare vero per mezzo di una miccia che viene accesa da una lente d'ingrandimento orientata verso il Sole. - Orologio a “Cappello filtrante”: si tratta sostanzialmente di un orologio ricavato sulla superficie esterna di un cilindro verticale sulla cui testa vi era una sorta di cappello circolare che gettava un’ombra, sul cilindro, di tipo parabolico. Le ore venivano segnate dal vertice di questa curva d’ombra. Ma esisteva il problema che il vertice d’ombra non era 174 facilmente individuabile. A. Kircher propose, nel XVII secolo, di praticare dei tagli radiali ravvicinati nel cappello gnomone per distinguere più nettamente il punto di lettura dell’ora. Tale soluzione avrebbe dato vita allo “Stilo a Pettine” (v.). - Orologio "Cappuccino": è un orologio d'altezza "rettilineo" perchè le linee orarie sono tutte delle rette, la cui origine è un pò misteriosa. Alcuni lo rimettono al monaco francese P. De Saint Rigaud nel XVII secolo, altri sostengono che derivi dalla "Navicella Veneziana", altri ancora ipotizzano che risalga ancora più indietro nel tempo. Venne chiamato "cappuccino" molto probabilmente per la forma del tracciato orario, simile (se si vuole) al cappuccio dei frati. - Orologio "Cilindrico": è quello che viene generalmente ed impropriamente denominato "meridiana del pastore". E' questo un orologio d'altezza rettilineo divulgato nell'Occidente Cristiano per la prima volta dal monaco tedesco Ermanno Contratto, attorno al 1020. La sua descrizione si trova nel "De Mensura Astrolabii Liber" che scrisse a quell'epoca. L'appellativo usato da Contratto è "Gnomone girevole da viaggio" in quanto lo gnomone, perpendicolare al cilindro, si posizione sulla data corrispondente all'osservazione dell'ora girando sulla testa del cilindro. Il termine "meridiana del pastore" è generico ed è entrato a far parte del lessico gnomonico forse nel tardo Rinascimento, forse per il fatto che era un orologio comunemente in uso presso i pastori e sulle zone montagnose. - Orologio su Cilindro Incavato: è la realizzazione della meridiana cilindrica senza stilo. Le ore venivano segnate all’interno della superficie cava tagliata in due nel senso del suo asse formando un semicilindro. Da stilo fungevano gli spigoli dell’intaglio. 175 - Orologio Cilindrico Orizzontale: si tratta di un normale cilindro disposto orizzontalmente e ruotabile attorno al suo asse. Lo gnomone è quindi fisso, ma il principio è lo stesso dell’orologio del Pastore (v.). Risulta che questo orologio era in uso presso i popoli arabi, già nel XII-XIII 176 secolo. Il Gesuita A. Kircher diede il modo di costruire un orologio solare su un cilindro fisso posto perpendicolarmente all’orizzonte, ma senza spiegare nulla sullo stilo di questo orologio che, come detto, all’inizio era fisso. Notizie in proposito si trovano invece in una lettera di J.B. Benedictus, ove insegna la costruzione di questo orologio e prescrive la lunghezza dello stilo, o addirittura di tre gnomoni uguali. Questa pluralità di gnomoni parve incomoda a Padre Quenet che sostituì, ingegnosamente, con un cerchio posto intorno al cilindro che funziona similmente al cilindro a “cappello filtrante”. - Orologio su Colonna Tertracicla (Columna tetracycla): è un orologio solare (R.F. 20 ) descritto da Kircher e ricavato su quattro semicilindri posti su una colonna. Quattro gnomoni a forma di tavoletta funzionano per le parti concave, mentre lo spigolo di ogni semicilindro fa da gnomone e proietta la propria ombra sulla parte piana del semicilindro successivo. I pezzi attaccati alla colonna vengono chiamati “Radius Solidus”. Nel descrivere questo orologio Kircher richiama l’opera gnomonica di Theodosius Rubeus Privernas che ancora oggi si vede nel giardino del Quirinale. In effetti è un orologio molto simile. Kircher rammenta che lo stesso orologio può essere realizzato su una colonna “hesacycla”, “heptacycla”, ecc. - Orologio su colonna ottocicla: Orologio formato da una colonna a otto facce incavate (octocyclae), sulla quale sono disposte le figure dei venti con i nomi (R.F. 99), Eolo con una verga tridente seduto su un delfino che funge da indice dei venti. Negli emicicli cilindrici sono descritte, in G (vedi figura) le ore astronomiche; in H le ore Italiche e Babiloniche; in I le ore Planetarie; in K le linee del dominio delle “Case Celesti”. In questo orologio lo stilo per le ore è il vertice della verga tridente di Eolo che ruota sulla testa della colonna. - Orologio su Coltello: in uso nel Rinascimento, il “coltello gnomonico” è in effetti un orologio solare d’altezza rettilineo, realizzato sul manico di un 177 coltello. Un prima descrizione in italiano, con bellissime incisioni, fu data da Valentino Pini nel suo libro “Fabrica de gl’horologi Solari”, nell’edizione del 1591. - Orologio "Columbam universale": si tratta di un orologio portatile inventato da A. Kircher nel XVII secolo, che ha appunto la forma di una colomba (fig. 8 ). E' comunque uno strumento molto simile alla "navicella veneziana" (v.). - Orologio Conico: è quello che si fa sulla superficie di un cono. - Orologio su Conchiglia: unico esempio di questo orologio solare, il cui tracciato orario fu eseguito nel guscio interno di una conchiglia di mare, fu dato da P.S.M. Magdleine nella sua “Horlogiographie” del 1691. - Orologio solare “Cozza”: Dal nome dell’inventore Prof. Conte Enrico Cozza, 1903. E’ un orologio solare polare con quadrante cilindrico concavo e punto gnomonico a foro sistemato sull’asse del cilindro. Le linee orarie, sistemate su due quadranti contigui sovrapposti, sono semi-lemniscate del tempo medio: sono tutte uguali ed equidistanti. Le linee diurne sono circonferenze direttrici della superficie cilindrica, tutte parallele. Un nonio frazionale facilita l’interpolazione delle letture fuori delle ore intere e dei quarti d’ora. E’ una meridiana universale perchè può essere usata in ogni punto della Terra. - Orologio su Croce: si realizza sulla superficie di una croce. Per questo è detto anche "croce gnomonica". Fa parte della gnomonica "anaclastica" (v.) - Orologio Cubico: tipo di orologio poliedrico a forma di cubo. Vengono utilizzate 5 facce sulle quali si trovano un orologio orizzontale e 4 verticali tra cui uno orientale, occidentale e settentrionale. 178 - Orologio su Cubo Concavo: Kircher, nelle sue invenzioni gnomoniche, inserisce quelle relative alla descrizione del “Planisphaerium sciathericum”, cioè dei tracciati orari e dei circoli celesti, anche per le superfici di corpi poligonali concavi. Il Cubo concavo è uno di questi (fig. 10). Fig. 10 Orologio su cubo concavo - Orologio in un Cubo Scavato: Kircher descrive un orologio che chiama “quadrante concavo” (R.F. 39 ). Si tratta di un orologio realizzato su una superficie concava scavata all’interno di un cubo, come si vede nella figura. Lo stilo è il filo AB (per il funzionamento si veda il Libro Primo). - Orologio "Decempedalis": metodo di computo del tempo, per mezzo dell'altezza del Sole, in uso nell'antica Grecia. Si misurava la lunghezza dell'ombra del proprio corpo (statura) stando in piedi con una misura che si chiamava "piede". Tale metodo è citato da vari autori come Menandro, Aristofane, Polluce, Ebulo, Ateneo, ecc. Tale metodo potrebbe essere stato denominato anche "Stoicheion", come cita Aristofane. Un fatto singolare è che tutte le citazioni degli autori antichi di questo "orologio" è in relazione con l'indicare i momenti del pranzo o, più specificatamente, della cena serale. - Orologio Declinante: è l'orologio realizzato su un piano verticale, perpendicolare all'orizzonte, ma declinante dal piano del Primo Verticale (v.). 179 - Orologio declinante dall’Orizzonte: fu descritto da P.S.M. Magdleine in questo modo: “La superficie di questi orologi solari è girata ed inclinata direttamente all’Oriente, oppure ad Occidente; due verso il Cielo e due verso la Terra”. Di questi piani si prende la loro inclinazione rispetto al verticale. - Orologio solare Direzionale: appartengono a tale categoria gli orologi nei quali per ricavare l’ora viene utilizzato l’angolo orario del Sole, cioè l’angolo compreso tra il meridiano del luogo e il punto della sfera celeste occupato dal Sole nel momento in cui si effettua la misurazione. - Orologio "Dittico": si tratta di un orologio portatile realizzato su due tavole di legno, avorio o altro materiale, ortogonali tra di loro e chiudibili su di un lato per mezzo di una cerniera. Sulle superfici interne venivano realizzati orologi orizzontali e verticali a ore astronomiche, italiche, babiloniche, orologi concavi, con aggiunta di bussola ed ornamenti vari, e non di rado anche tavole per la lettura delle "ore planetarie" (v.) Questi orologi possono essere adatti per una sola latitudine o per varie latitudini (dittici universali). - Orologio Eliocaustico: è un orologio che mostra le ore per mezzo del rumore prodotto dallo scoppio della polvere. Si ricorda per esempio il noto “cannoncino solare” che nel momento del mezzodì, i raggi del Sole (al meridiano) arrivano a perpendicolo sul piano di una lente che li concentra nel piano focale ove brucia una miccia provocando lo sparo del cannoncino. L’orologio eliocaustico descritto da Kircher, invece, è completamente diverso. Si tratta di un vaso emisferico (R.F. 100) in cui siano state descritte le ore Italiche. Al centro del vaso si erge uno stilo sul cui apice è apposto una sfera cristallina che funge da lente focale. Le linee orarie intere sono state scavate, ottenendo dei piccoli canaletti riempiti di polvere pirica. Quando i raggi del Sole focalizzati dalla lente passano su tali canaletti bruciano la polvere 180 provocando rumore e fumo. Kircher lo denominò pure orologio “Solare-ustorium”. - Orologio Ellittico: è un orologio universale in cui i cerchi di latitudine sono rappresentati da ellissi. - Orologio emisferico ad ore italiche: è un esemplare unico trovato in scavi archeologici ad Istanbul, nel 1978, nei pressi della famosa chiesa di S. Irene. Ha, però, la particolarità di avere incisa la numerazione oraria in modo errato, ma potrebbe trattarsi di un ritocco apportato in tempi successivi da qualche curioso. E’ comunque un pezzo molto importante per le indagini storiche sulla gnomonica bizantina. E’ attualmente custodito a Topkapi. - Orologio Equatoriale (o Equinoziale): ha il quadro orario circolare disposto parallelamente al piano dell'equatore celeste. Si distingue in: - Orologio Equatoriale Inferiore, il cui tracciato orario si trova nella parte inferiore del quadro. - Orologio Equatoriale di Mayr, costituito da tre orologi cilindrici con tracciato sulla superficie interna, recanti sistemi orari italico, babilonico, astronomico. - Orologio Equatoriale di Penther; - Orologio Equatoriale Superiore, il cui tracciato orario si trova sulla parte superiore del quadro, rivolto verso il Polo Nord. - Orologio Equatoriale universale. - Orologio Equinoziale ad ore Italiche: è il normale orologio equatoriale con il tracciato per le ore italiche. Piuttosto raro, fu descritto ultimamente da P.Biagio La Leta alla fine del secolo scorso. - Orologio a Filo di Perle: è uno strumento composto da un filo (fig. 10) suddiviso da dodici perline che disposto verticalmente proietta la sua ombra sul piano orizzontale. L’ora può ricavarsi misurando la 181 lunghezza dell’ombra orizzontale e confrontandola con quella calcolata nelle tavole delle ombre “rette”. Fig. 11 Orologio con filo e perline - Orologio Floreale: è un orologio non solare, formato da piante di fiori che si dischiudono a ore stabilite che messe in un certo ordine danno approssimativamente la successione oraria diurna e notturna. Fu inventato e utilizzato dal botanico Linneo nel XVIII secolo. - Orologi "Geografici": sono in genere degli orologi solari murali verticali sul cui quadro viene tracciata una mappa del mondo con tutti i riferimenti geografici. Serve, principalmente, a fornire l'ora locale delle varie ed importanti città del mondo. Per curiosità si ricorda l’orologio geografico di Kircher denominato “Horoscopium Geographicum universale Societatis Iesu” che serviva per conoscere l’ora locale dei vari collegi gesuiti sparsi nel mondo. Un simile strumento, a forma di croce, Kircher lo espose nel suo Museo. - Orologio giudaico: è quello che mostra le ore antiche, giudaiche, o temporali (v.). - Orologio a Globo: viene detto anche "Meridiana sferica", si realizza sulla superficie di un globo (vedi orologio naturale). Kircher descrisse il globo gnomonico o Astrolabio gnomonico sferico, con uno stilo a “pettine” (v.) e con stilo a doppio braccio (v.). 182 - Orologio a Globo in una Sfera di cristallo: descritto da Kircher nella “Magia Horographica”, è una piccola sfera di vetro sulla quale vengono riportati i circoli celesti. Viene adagiata al centro della sfera grande di cristallo, divisa a metà, ove è stato scavato l’apposito alloggio. Lo stilo è un filo aureo, o d’argento (R.F. 94). - Orologio a "gradini": è un antico orologio solare d'altezza, di cui se ne è trovato uno splendido esempio in Egitto, risalente al 1500 a.C. circa. E' simile ad un altare con due scalinate, a destra e a sinistra e con una piattaforma centrale. Gli studiosi ipotizzano che un orologio simile potrebbe essere appartenuto al re Achaz e sul quale Isaia operò la "retrogradazione" (v.) dell'ombra. - Orologio “Hemerologium Ecclesiasticum- Astronomicum”: E’ uno speciale orologio orizzontale senza tracciato orario, recante solo le curve di declinazione diurne corrispondenti ai segni zodiacali. Negli spazi tra le curve diurne vengono riportate le effemeridi dei santi mentre nelle altre parti rimanenti sono riportati dati astronomici come la declinazione del Sole, durata del giorno, i crepuscoli ecc. Appartiene alla gnomonica Kircheriana (fig. ). - Orologio “Sciathericum Iatrico-Georgico-Oeconomicum”: fa parte della Gnomonica Fisico-Astrologica (v.) di Kircher. Si tratta di uno “Zodiaco Gnomonico” (v.) suddiviso in otto spazi senza tracciati orari. Il primo spazio contiene i segni zodiacali, seguono in ordine le lettere delle “elezioni” flebotomiche, cioè il tempo idoneo per i salassi; le medicazioni; i “balnea” depuranti, ecc. Naturalmente tutte queste indicazioni sono puramente di tipo calendariale. - Orologio Inclinato: è l'orologio ricavato su di un piano inclinato. La linea orizzontale non passa mai per il Piede dello Stilo (v.) (Ozanam). Gli orologi inclinati possono essere orientati verso Sud e verso Nord, e si chiamano Orologi Inclinati Meridiani e Settentrionali. 183 Ancora essi possono essere rivolti ad Est o ad Ovest prendendo il nome di Inclinati orientali e Inclinati Occidentali. Inoltre, gli orologi inclinati verticali possono essere anche declinanti. - Orologio Iperbolico: è un quadrante universale in cui le linee orarie sono rappresentate da iperboli (Ozanam) (fig. 12 sotto ). - Orologi Irregolari: nel secolo XVIII venivano definiti Orologi Irregolari quelli il cui piano è declinante o reclinante rispetto al piano dell’orizzonte o del verticale. - Orologio Italico: è quello che mostra le ore italiche (v.). - Orologio su lettere: detto anche “caratteristico” o “su caratteri”: Kircher descrisse due orologi del genere uno ideato per la sigla della Compagnia di Gesù: IHS, l’altro per il nome di Ferdinando al quale il libro era dedicato (R.F. 26-27 ). Il primo orologio prevede la scritta IHS con una croce sulla H in cui le ore sono segnate sui bordi interni ed esterni delle lettere e gli gnomoni sono gli spigoli delle lettere stesse. Si usa come un orologio equinoziale. - Orologio Lunare: utilizza l'ombra della Luna al posto dell'ombra del Sole. Il 184 tracciato orario quindi viene costruito in funzione del moto apparente della Luna. - Orologi "Magnetici": sono particolari tipi di orologi azimutali portatili descritti dal gesuita A. Kircher nel suo libro “De Arte Magnetica” e perfezionati in “Ars Magna Lucis et Umbrae”. Uno di questi, bellissimo (R.F. 101-102-103 ), è fatto su di un disco circolare e reca in quattro diversi e separati spazi le ore astronomiche, italiche, Babiloniche, planetarie, il dominio delle “Case Celesti” e gli “Ascendenti e Discendenti”. Un altro modello è ricavato sulla superficie di un cilindro verticale. Un altro noto modello è denominato "orologio magnetico di Dieppe", inventato da C. Bloud nella metà del XVII secolo. - Orologio a “marea”: speciale orologio nautico che permetteva di determinare il ritardo della Luna sul Sole e la lettura del valore dell’ora di porto. La somma di queste due grandezze dava l’ora dell’alta marea. - Orologio "Merkhet": nome attribuito ad uno strumento trovato in Egitto e risalente al 1500 a.C. circa che ha la forma di una T con delle tacche incise. In effetti, non si conosce l'esatta denominazione di questo strumento, mentre il termine "merkhet", secondo gli egittologi, dovrebbe indicare una più complessa apparecchiatura, con la quale operano almeno due persone, che serve per misurazioni di astronomia di posizione e quindi anche per la misura del tempo. - Orologio Monumentale: vanno sotto questo nome tutti gli orologi solari di grandi dimensioni, realizzati per impianti gnomonici pubblici. Sono monumentali gli orologi murali grandi, gli equatoriali degli osservatori astronomici all’aperto, o quelli installati in giardini pubblici. Una categoria molto importante degli O. monumentali è quella a cui appartengono le meridiane a “luce” (v.) realizzate nei grandi templi religiosi, come quella della basilica di S. Sofia, di S. Petronio, di S. Maria degli Angeli e via dicendo. 185 - Orologio Multiforme: e' un complesso di piccoli orologi solari realizzati su diversi piani e superfici raggruppati in un solo strumento. Un classico esempio ci viene da O. Fineo che ce ne propone uno simile con orologi di varie forme. - Orologio Naturale: è quello che si fa sulla superficie di un Globo e che mostra le ore senza alcuno stilo (Ozanam). (Vedi pure orologio a Globo). - Orologio "Navicella Veneziana" denominata "Navicula de Venetiis" nelle descrizioni che si conoscono in codici del XIII e XIV secolo. E' un orologio solare d'altezza rettilineo intagliato a forma di navicella. In alcuni codici latini del XIV secolo venne denominato, senza nome, come "strumento matematico a forma di nave". - Orologi "Notturni" stellari: vengono denomitati "Notturnali" o "Notturlabi" e sono strumenti portatili che utilizzano la posizione delle stelle sulla sfera celeste per ricavare l'ora durante la notte. Nel XVI secolo conobbero la loro maggiore diffusione. - Orologio Occidentale: viene detto anche "Occaso", "Meridiano", è realizzato su una superficie che giace nel piano meridiano, nella parte rivolta ad occidente. - Orologio Orientale: viene detto anche "ortivo", "meridiano", è l'orologio solare realizzato su una superficie che giace nel piano meridiano nella parte rivolta ad Est. La linea sustilare è verticale e coincide con la retta oraria del mezzogiorno. - Orologio Orizzontale: E' il classico orologio solare realizzato su un piano orizzontale, parallelo quindi al piano dell'orizzonte. 186 - Orologio Orizzontale Ellittico Universale: denominato ellittico perchè si costruisce in base ai principi della proiezione ortografica della sfera e in cui i Circoli non sono più perpendicolari al Piano di Proiezione, ma si rappresentano con delle ellissi (Ozanam) (fig. 13 sotto). Orologio Orizzontale Geografico: e’ un orologio orizzontale calcolato per una data latitudine, ma con un tracciato orario speciale idoneo a mostrare l’ora di tutti i luoghi della Terra (Ozanam). Orologio Orizzontale Iperbolico Universale: Si chiama in questo modo un orologio in cui le linee orarie sono delle iperboli e le linee delle latitudini sono delle rette (Ozanam). - Orologio Orizzontale Mobile: E’ composto da due tavole di materiale duro applicate l’una sull’altra e congiunte nel centro per mezzo di un piolo o chiodo tondo. Il piano dell’orologio orizzontale può essere regolato in latitudine facendolo scorrere su una scala graduata a forma di quarta di cerchio. Questo strumento serve per tracciare orologi solari su tutte le sorte di piani (Bion). - Orologio Orizzontale Parabolico Universale: Si chiama in questo modo un orologio universale in cui le linee orarie sono delle parabole e le linee delle latitudini delle linee 187 rette (Ozanam) (fig. 14 sotto ). - Orologio Orizzontale per Riflessione: Fu descritto per la prima volta da Kircher e ripreso da J. Ozanam nel suo “Traité de Gnomonique” del 1699. Prevede un piccolo specchio predisposto a ricevere i raggi del sole nel punto occupato dal vertice dell’assostile. - Orologio del pastore: (v. orologio cilindrico). - Orologio su piramide tetraedra: è un orologio portatile a forma di piramide tetraedra (R.F. 22, 30 ). Kircher prevede l’applicazione di diversi stili a questo orologio come per esempio la piramide con stilo a doppio braccio (v.) a forma di animale o a forma di lance tenute da una piccola statuetta posta sulla sommità della piramide. Ancora lo stilo può essere a “pettine” (v.), sia su piramide che su cono. - Orologio Planetario: non di rado si osservano sui muri di ville antiche, soprattutto di epoca rinascimentale, degli orologi solari con riferimenti ai pianeti e simbologie astrali varie. Ognuno di questi orologi riporta il tracciato delle ore temporarie, dette anche planetarie, appunto perchè, abbinate ad una speciale tavola astrale detta “dei Reggenti”, è possibile stabilire, secondo le antiche credenze, l’influsso astrologico che ogni pianeta ha nelle singole ore della giornata per i singoli giorni della settimana. L’orologio 188 planetario è quindi un semplice orologio ad ore temporarie. La “Tavola dei Reggenti”, permette di leggere l’influsso di ogni pianeta nelle ore della giornata. I simboli dei pianeti sono riportati anche lungo il tracciato orario. Nella tavola seguente si riportano i tracciati delle “case celesti” secondo i metodi di Giovanni da Campano e Giovanni Regiomontano. - Orologio Polare: ha il piano rivolto a Sud, la linea orizzontale che interseca i punti Est ed Ovest ed è rialzato sull'orizzonte Nord di un angolo pari alla latitudine del luogo. Lo stilo è perpendicolare al piano. - Orologio Polare Declinante: descritto per la prima volta da P.S.M. Magdleine come un orologio che si costruisce molto di rado e solo per grandi “mostre di pietra”, cioè su grandi manufatti in pietra tagliati in più piani ed in particolare in quelli che consistono in due grandi cerchi della sfera, tagliati in forma di ottagono, cioè vale a dire a 8 piani e solo sulla superficie esterna di questi. - Orologio Polare Universale: si tratta di un orologio polare descritto su una croce (v. orologio a croce) la quale, opportunamente inclinata a seconda delle latitudini, può rendere l’orologio stesso universale (Ozanam). - Orologi Poliedrici: sono quelli realizzati su solidi poliedrici a più facce. In questo modo, possono raggrupparsi in un solo strumento quasi tutte le varietà di orologi solari sui più diversi piani. Si ricorda l'orologio poliedrico di Stefano Bonsignori, del 1570 e molti altri esemplari simili, molto più gradi, realizzati per giardini reali nei secoli XVIII-XIX, che possono presentare diverse decine di facciate, per centinaia di orologi raggruppati in un solo strumento. Magdleine distingue quelli sul cubo, l’Ottaedro che consiste in due piramidi, l’una sull’altra, base contro base, quelli ottagonali, esagonali e via dicendo. I poliedri a 26 facce ospitano 6 orologi ottagonali, 8 esagonali e dodici quadrati. Ci sono i poliedri a 189 dodici piramidi quadrangolari che fanno 48 facce triangolari di lati uguali. - Orologio portatile: è un orologio solare di piccole dimensioni che può essere portato ovunque. Esso può essere locale, valido entro una piccola fascia di latitudine, oppure universale (v.). - Orologio su Prisma esagonale concavo: descritto da Kircher è un orologio descritto sulle superfici concave di un prisma esagonale. - Orologio su Prisma Ottagonale: è un orologio il cui tracciato orario è esteso sulle superfici di un prisma a otto facce (R.F. 10). - Orologio su Prisma Pentacyclo: è un orologio ideato da Kircher su un prisma pentagonale con facce concave (R.F. 21). - Orologio "Prosciutto" (a forma di): si tratta di un esemplare unico ed eccezionale per la sua peculiare forma a coscia di prosciutto. Fu rinvenuto l'11 giugno del 1755 ad Ercolano. Una descrizione completa e precisa fu data nelle Antiche Pitture d'Ercolano, pubblicate nel 1762. Si tratta sempre di un orologio solare d'altezza con il tracciato orario calcolato per una superficie non piana (appunto quella di un prosciutto) e che ha per gnomone un pezzo della "coda" del prosciutto. - Orologi su quarta di cerchio: sono i classici "quadranti", così denominati semplicemente perchè sono realizzato su una quarta di cerchio graduata da 0 a 90 gradi. Si capisce quindi come sia improprio oggi il termine "quadrante" solare col quale vengono generalmente ed erroneamente denominati tutti i tipi di orologi solari esistenti. Di orologi a "quadranti" ne esistono moltissimi tipi, a cominciare dal "quadrante" d'altezza vero e proprio che ha anche la funzione 190 di orologio solare utilizzando sul "dorso" un tracciato orario. Questi strumenti furono sviluppati dagli Arabi insieme agli astrolabi (v.) - Orologi Reclinanti: sono quelli che si tracciano su dei piani che non sono verticali, ma inclinati dallo Zenit verso il Polo Nord con un angolo maggiore o minore di quello del piano equatoriale. In pratica sono orologi costruiti su piani il cui lato superiore è più distante dall'osservatore rispetto al lato inferiore. - Orologi Regolari: nel secolo XVIII era in uso definire gli Orologi Regolari quelli il cui piano è equidistante dall’orizzonte (Orizzontale, Equinoziale, Polare, Verticale, Meridionale, ecc.), per differenziarli da quelli Irregolari il cui piano rispetto all’orizzonte è inclinato o reclinato (Alberto Pappiani, “Della Sfera Armillare”, 1745. - Orologio Rettilineo: è quello in cui tutto ciò che è necessario per conoscere le ore è rappresentato da linee rette (Ozanam). - Orologio Rettilineo di Regiomontano: è il primo orologio rettilineo universale dell’Occidente Cristiano. Inventato quasi sicuramente da Giovanni Muller detto Regiomontano verso la fine del XV secolo. - Orologio a Riflessione: inventato nel XVII secolo, molto probabilmente da Georg Schoenberg che ne diede una dimostrazione nel suo libro "Demonstratio et Constructio Horologiorum novorum. Radio recto; refracto in Acqua; reflexo in speculo; solo magnete horas astronomicas, italicas, babylonicas indicatium", pubblicato nel 1622, cioè 25 anni prima che E. Maignan pubblicasse il libro in cui parla di questi orologi riflessi. Questi nuovi orologi "solari" hanno dato vita a quella che venne chiamata, da allora in poi, la "Gnomonica Riflessa" (v.). 191 - Orologi a Rifrazione: si tratta di speciali orologi solari concepiti per funzionare in vasi riempiti d'acqua e per mezzo della rifrazione dei raggi solari. Una prima descrizione e metodo di costruzione, sebbene empirico, fu data da Oddi Muzio nel libro "Trattato de gl'Horologi Solari" del 1614, quando ancora le leggi della rifrazione dovevano essere pronunciate in forma matematica definitiva. Le origini di questo strano orologio, ci informa Muzio, risalgono a Regiomontano che ne costruì alcuni esemplari. Il tracciato orario, in questi orologi, tiene conto dell'angolo di rifrazione dei raggi solari. In genere venivano realizzato in coppe, vasi e recipienti concavi. - Orologio "Sciathericum Botanologicum": fa parte della Gnomonica Fisico-Astrologica di Kircher. E’ un orologio solare orizzontale (R.F. 46) che riporta lo “Zodiaco Gnomonico” (v.) senza tracciato orario. Al centro dell’ “Zodiaco” domina una grande figura umana. Ai lati dello “Zodiaco” le curve diurne sono divise in vari settori ognuno dei quali riporta le piante, i medicinali e le cure per le relative malattie, o sintomi patologici. Quindi è un orologio che indica a mezzo dell’ombra del sole, quali piante ed erbe sono utili per curare le malattie del corpo ed il quale periodo vanno utilizzate. - Orologio “Sciathericum Geometricum”: è uno speciale strumento (R.F. 87) che serve come orologio solare orizzontale e a trovare l’altezza e la grandezza degli oggetti con l’osservazione dell’ombra dello stilo divisa in dodici parti. - Orologio Settentrionale: è realizzato su di una superficie verticale che giace nel piano del Primo Verticale, nella parte direttamente rivolta al Nord. E' un tipo di orologio molto raro perchè utile solo per brevi periodi dell'anno. Lo stilo fa un angolo con la verticale pari al complemento della latitudine. 192 - Orologio in una Sfera di cristallo: è un orologio polare, con ortostilo, il cui piano è stato incollato al centro di una sfera di cristallo tagliata in due parti e poi ricongiunta (R.F. 93). - Orologio Sferico a Globo: è quello che si descrive sulla superficie convessa di un globo. Strumento in uso fin dall’antichità. Si ricorda il globo di Matelica e di Prosymna tra i più antichi. - Orologio a Stella: E’ un orologio solare a forma di stella disposto nel piano dell’equatore. Può essere composto da una meridiana equatoriale superiore ed inferiore e di meridiane polari sui piani esterni. Una meridiana famosa di questo genere è quella di Frate Arsenio che realizzò sui bordi del lago di Annecy. - Orologio Testuggine: è un orologio solare inventato da Kircher che ha la strana forma di una tartaruga (R.F. 40). - Orologio Universale: è un orologio che serve per diverse latitudini, in diverse località. In genere è un orologio portatile, di piccole dimensioni. - Orologio Fotosciaterico Polare su un Uovo di Gallina: Nella “Magia Horographica”, ultimo capitolo di gnomonica che chiude il libro Ars Magna Lucis et Umbrae, Kircher descrive degli orologi solari davvero insoliti (R.F. 88 e seg.). Ne citiamo alcuni per curiosità: 1) su un Uovo, è un orologio sì fragile, ma davvero caratteristico in quanto viene descritto sulla superficie di un uovo di gallina, meglio se di struzzo o simile. L’uovo viene prima ripulito dell’albume e del tuorlo per mezzo di due fori praticati alle due estremità della figura ellittica. Quindi, viene realizzato un orologio polare astronomico con circoli celesti sulla sua superficie (come nella figura). Praticato un foro nel piano equatoriale, nella parte opposta, si dispone l’orologio come un normale Polare, e l’osservatore retrostante può leggere l’ora per 193 mezzo della macchia di luce prodotta dal raggio luminoso entrato dal foro nell’uovo; 2) su un Cilindro di Carta, trasparente, in modo tale da proiettare sulla superficie opposta l’immagine di uno scheletro che brandisce una falce in luogo dello gnomone; 3) in un Cubo di materiale trasparente, su un lato vi è lo scheletro con il coltello che funge da gnomone, sulla parte opposta il tracciato orario sul quale si proietta l’immagine dello scheletro; 4) in “loco discontinuo”, cioè sulle pareti con piani diversi, su superfici qualunque, negli antri dei palazzi; 5) In un Cilindro di vetro, su un piano verticale disposto all’interno del cilindro e con stilo il cappello del cilindro stesso. - Orologio verticale: E' l'orologio solare ricavato su una superficie che giace nel piano verticale, perpendicolare quindi al piano dell'orizzonte. Sono i noti orologi solari murali verticali. La linea orizzontale passa sempre per il Piede dello Stilo (v.) e interseca la linea meridiana sempre ad angolo retto. L'orologio verticale può essere declinante (v.) e inclinato declinante quando la sua superficie è nello stesso tempo inclinata sull'orizzonte e declinante dal Primo Verticale; infine può essere "reclinante" (v.). - Orologio a Vetrata: Nel Rinascimento era invalso l’uso di realizzare orologi solari di grande pregio artistico sulle vetrate di abbazie e castelli. Lo stilo era impiantato al di fuori, mentre l’ora si poteva leggere dall’interno. A causa della loro fragilità, ne esistono oggi pochi esemplari. - Orologio su Zoccolo: Si tratta di un vero e proprio orologio solare ricavato sul fondo di un normale zoccolo. Fu presentato per la prima ed unica volta da Oddi Muzio nel suo “Trattato de gl’horologi solari” del 1614. - Orometro: strumento descritto da Cristoforo Clavio in un libro manoscritto sconosciuto dal titolo “Libello de fabrica, et usu instrumenti 194 cuiusdam Horometri”, citato da Kircher. Si tratta probabilmente di uno strumento di osservazione per determinare la linea meridiana sull’orizzonte e l’altezza del Polo. A questa scopo servirono altri strumenti simili inventati da Pietro Nonio e Christophoro Crienbergerio (R.F. 3). - Orologi Vitruviani: (in ordine alfabetico relativamente alle citazioni di Vitruvio): Antiboreum: L'unica ipotesi su tale strumento è che, probabilmente, si tratta di un orologio del tipo "Boreale" (v.), o comunemente "Settentrionale". Arachnen: Attribuito da Vitruvio ad Apollonio di Perge, si tratta probabilmente di un orologio solare, su un piano orizzontale, con il tracciato orario arricchito delle "curve diurne". In tal modo il tracciato ricorda la forma della tela di ragno da cui deriverebbe l'etimologia del nome arachnen. Conarachnen: potrebbe essere uno orologio solare realizzato sulla superficie di un cono con le linee diurne che insieme al tracciato orario formano la famosa "tela di ragno". Conum: attribuito a Dionisidoro, è senz'altro uno strumento realizzato all'interno o all'esterno di una superficie conica. Nei reperti archeologici ritrovari questi modelli hanno l'asse del cono parallelo all'asse terrestre. Discum in Planitia: Attribuito sempre ad Aristarco di Samo, si tratta forse del classico orologio solare orizzontale, appunto ricavato su un piano (disco in piano) parallelo a quello dell'orizzonte. 195 Hemicyclium: attribuito a Beroso Caldeo del III sec. a.C., è un orologio ricavato in una semisfera scavata in un cubo e tagliata nella parte inferiore di un angolo pari alla latitudine. Pelecinum: attribuito a Patrocle, vissuto nel III secolo a.C., il Pelecinum viene identificato con un antico orologio a forma d'ascia. Purtroppo, ultimamente sono emersi determinanti elementi a favore di una diversa ipotesi che prevede un sicuro errore di interpretazione del termine da parte dei compilatori e scrittori dei primi secoli dell'era volgare. Con ogni probabilità il termine Pelecinum è la storpiatura del termine originale Pelignum che emerge in un manoscritto del IV secolo attribuito a Cezio Faventino. Il pelecinum, per il quale non esiste una sola ipotesi di qualche attendibilità, è quindi un'invenzione dei trascrittori. L'orologio citato da Vitruvio è perciò il Pelignum (v.) Pelignum: tale termine entra a far parte della storia della Gnomonica solo da qualche anno e viene identificato per la prima volta con l'orologio a forma d'ascia che si vede nel disegno del mosaico della "Villa di Treviri" conservato al Landesmuseum, dall'autore di questo libro nell'opera "Storia della Gnomonica" edita nel 1992. Il Pelignum è ben descritto nel manoscritto di un anonimo attribuito a Cezio Faventino del IV secolo. E' costituito da due lastre marmoree incernierate con uno stilo al centro nella parte alta della giuntura. Una faccia serve per la mattina, l'altra per il pomeriggio . Pharetram: il termine dovrebbe stare ad indicare un orologio fatto a forma di faretra, cioè una forma simile al serbatoio delle frecce. Purtroppo l'identificazione di questo strumento è trale più difficili della 196 gnomonica. Plinthium: attribuito a Scopinas di Siracusa (presumibile architetto), è forse un orologio solare, o un complesso di orologi solari ricavati su di un parallelepipedo marmoreo, appunto un plinto, di cui una faccia (quella anteriore) potrebbe essere incavata. Questo spiegherebbe il termine "plinthium sive lacunar". Pros pan klima: attribuito a Teodosio e Andrea, si tratterebbe del primo orologio solare portatile universale. Infatti, il significato del termine è "per ogni luogo" come ad indicare un orologio adattabile ad ogni latitudine. Non si hanno certezze però circa la forma dello strumento. Pros ta istoroumena: sempre della famiglia dei "viatoria pensilia", cioè degli orologi solari pensili da viaggio, si tratterebbe forse di un orologio portatile locale, adatto per una sola latitudine. Le ipotesi circa la forma di questo orologio propendono a favore dell'anello circolare a cassa, del tipo descritto da P. Angelo Secchi (vedi orologio ad anello). Scaphen o Hemisphaerium: attribuito ad Aristarco di Samo. Si tratta dell'orologio emisferico tradizionale, cioè di un orologio ricavato in una semisfera cava orizzontale. Potrebbe essere identificato con l'antico "Polos" (v.). Lo stilo si ipotizza disposto perpendicolare al piano orizzontale, ma non è da escludere che nella tradizione antica esso fosse posto inclinato, parallelamente all'asse terrestre e che uno strumento simile potrebbe essere stato il vero "Polos", da cui ne sarebbe derivata anche l'etimologia. Ortografica (proiezione): è alla base della metodologia costruttiva geometrica degli orologi solari. Si tratta di rappresentare la sfera celeste con tutti i suoi circoli, su di un piano che può essere comunque orientato. 197 Questo tipo di proiezione è "ortografica", cioè normale, o perpendicolare al piano considerato. - Ovest: punto cardinale ove tramonta il Sole nel giorno degli equinozi. - Parallelepipedo: è uno strumento gnomonico di legno a forma di parallelepipedo (P.S.M. Magdleine) che serviva per tracciare più comodamente la linea meridiana. - Piede dello stilo: è detto "piede" dello stilo, la base dell'ortostilo (v.) che coincide con il punto d'intersezione di una retta perpendicolare col piano, passante per il vertice dell'assostio (v.). - Planetografia Sciaterica: è un orologio orizzontale calendariale realizzato da Kircher, che mostra il percorso dei pianeti per vari anni (un orologio per ogni pianeta) lungo una serpentina che attraversa lo Zodiaco Gnomonico (v.). Questo orologio appartiene alla Gnomonica Fisico-Astrologica (R.F.48 ). - Primo Verticale: Piano verticale perpendicolare al piano meridiano. Anche l’intersezione di questo piano con la volta celeste (cerchio del primo verticale) che interseca il cerchio dell’orizzonte nei punti Est ed Ovest. - Proiezione conotomica: si dice proiezione conotomica dei segni zodiacali nell’analemma universale (v.) la proiezione dei circoli zodiacali nell’analemma tolemaico. Essa corrisponde alla porzione del triangolo dei segni ove sono descritti i simboli zodiacali. - Punteggiata dei Punti Orari: equivale alla linea della Contingenza, cioè alla retta intersecata dal fascio di linee che ha origine nel circolo dell’equinoziale 198 (Pasini). - Quadrante Termine con il quale, impropriamente, ci si riferisce agli orologi solari in genere. Tale abitudine ha origini nel medioevo, quando i comuni "quadranti" astronomici venivano regolarmente impiegati per la misurazione del tempo. Nel gergo francese, da allora, gli orologi solari vennero chiamati "cadrans solaires". Ma è evidente che il termine quadrante si riferisce alla quarta di cerchio, cioè alla quarta parte di un cerchio, eventualmente graduata da 0 a 90 gradi, e non agli orologi solari in generale. - Quadrante Astronomico: E’ il classico quadrante d’altezza, o quarta di cerchio, in uso nel medioevo, che reca il tracciato delle ore astronomiche. - Quadrante Orografico, o Mirifico, od Orografo: E’ uno speciale quadrante descritto da Kircher (R.F. 5). Il suo uso nella Gnomonica geometrica è molto esteso. Si ricorda il suo utilizzo per il tracciamento delle ore su molti orologi solari, persino su quelli portatili e su superfici non piane. - Quadrante senza centro: è quello che non ha alcun centro, cioè è un quadrante il cui centro cade al di fuori del piano. - Quadrante “hectimorium”: strumento gnomonico sconosciuto descritto da Kircher come una quarta di cerchio recante suddivisioni in sei parti uguali, corrispondenti a sei ore equinoziali, e un semicerchio suddiviso in dodici ore equinoziali. Serviva, probabilmente, a ricavare con qualche comodità le ore sulle superfici di orologi solari irregolari come i “Tetracicli”. - Quadrante inferiore: è quello che si fa sulla superficie inferiore di un piano inclinato. - Quadrante particolare: è quello che viene fatto per una particolare latitudine. 199 - Quadrante regolare: è quello che si fa sulla superficie di un piano esatta orientata verso uno dei quattro punti cardinali (Ozanam). - Quadrante dei Seni: è uno speciale quadrante con una sorta di abaco che serve, per mezzo di cerchi e funzioni trigonometriche, a eseguire calcoli astronomici. Il Q. dei Seni veniva spesso realizzato sul dorso di molti quadranti astronomici arabi. - Quadrante superiore: è quello che si fa sulla superficie superiore di un piano inclinato. - Radio Orario (o Raggidico Solare, Trigono dei Segni): è uno strumento gnomonico in uso soprattutto nel XVI e XVII secolo. Si tratta, essenzialmente, di un triangolo che materializza, nella pratica costruttiva degli orologi solari, soprattutto quelli murali, la proiezione ortogonale sul piano dei circoli della sfera relativi alle posizioni del Sole nello zodiaco. Rappresenta in pratica, la materializzazione di una parte dell'analemma (v.). Veniva realizzato per una sola latitudine e se opportunamente montato su di un piedistallo regolabile su una quarta di cerchio, serviva per più latitudini. Facendo coincidere il vertice del triangolo con il vertice dell'assostilo, si prolungavano con un filo le direzioni (rette) delle proiezioni dei tropici e dell'equatore, ottenendo sul piano del quadrante i punti per i quali passano le relative curve diurne e le rette orarie. La prima descrizione in volgare di questo strumento fu data da G. Battista Vimercato nel 1586. Tale congegno, ha dato vita ad altri strumenti simili elaborati dagli gnomonisti di quell'epoca, come lo strumento di Giovanni Ferrerio Spagnolo (v.) e quelli presentati da N. Bion. - Raggio dell'Equatore: è una linea retta condotta per l'estremità dell'asse del quadrante (v.), vale a dire per il Centro Divisore (v.) della Sustilare e perpendicolarmente allo stesso asse. Nella fig. 3 di pag. 150 è DI che passa sempre per l'intersezione I dell'Equinoziale e della 200 Sustilare e la cui lunghezza è uguale alla distanza IK dal centro K dell'equatore all'equinoziale (Ozanam). - Raggio orario: è una linea retta condotta dal centro dell'Equatore per qualunque punto della linea equinoziale. - Regola Gnomonica, o Riga Sciaterica: è uno strumento gnomonico (R.F. 8) descritto da Kircher, di forma molto simile al nostro regolo calcolatore. Pare ne abbiano parlato anche Clavio e Voellius, quest’ultima nella sua Horologiographia. - Regolo Gnomonico: è la porzione di un semicerchio diviso in due volte 90 parti uguali o solo di un quarto in 90 parti uguali (P.S. Magdleine). Equivale ad una quarta di cerchio suddivisa due volte in 90 gradi nel modo visibile nella fig. 19 . E’ uno strumento gnomonico utile per tracciare le linee orarie in cerchi e quadranti. - Sciatere (Sciaterre): rappresenta un modello evoluto dello strumento di Giovanni Ferrerio Spagnolo. Consiste in un semicerchio orario equinoziale, montato su una quarta di cerchio, su cui vi è installato il trigono dei segni. Anche questo strumento serve per disegnare le linee orarie e le linee diurne degli orologi murali. - Sciatere di Pardies: è una modifica dello sciatere normale. Si compone di quattro pezzi principali: una tavoletta orizzontale su cui vi è montato un “piano meridionale”, cioè una tavola disposta perpendicolarmente alla prima, con filo a piombo che serve per mettere lo strumento a livello. Un terzo pezzo è costituito da una quarta di cerchio concava, divisa in 90 gradi; il quarto pezzo è un cerchio diviso in 24 parti uguali che rappresentano le 24 ore. Questo strumento è assemblato nel modo in cui si vede in figura, e serve anch’esso per tracciare le linee orarie e diurne negli orologi solari murali. Fu inventato dal gesuita Pardies. 201 Tavola di Nicolas Bion del XVIII secolo, in cui è raffigurato lo sciatére di Pardies (in basso a destra). - Sciaterica (o Scioterica): è il nome con cui veniva denominata la Gnomonica nell'antica Grecia. Deriva da Scio (catturare) e tereo (ombra) che insieme 202 significano catturare le ombre. - Sciografia: altro sinonimo di Gnomonica usato in tempi antichi nella Grecia. Deriva da Skiografia, cioè "disegnare le ombre", la "grafia delle ombre". - Scioteri: sono gli strumenti matematici, cioè gli orologi solari, idonei a "catturare le ombre" su un piano per mezzo di uno stilo (gnomone). - Solarium: termine col quale veniva denominato un orologio solare nell’antichità (si veda anche scioteri). - Spolvero: Procedimento per trasportare disegni di orologi solari (soprattutto quelli di grandi dimensioni) dalla carta alla parete. Si fa il disegno su carta in scala piena (al naturale); si buca con uno spillo il contorno delle linee; si applica il disegno alla parete, fissandolo con nastro adesivo; si passa sopra al disegno un sacchetto di polvere di carbone macinato fine. Tolta la carta, rimarrà sulla parete lo “spolvero”, cioè la traccia determinata dalla polvere di carbone passata attraverso i fori. - Stilo: è l'asta infissa nel piano del quadro la cui ombra determina la lettura dell'ora e delle altre informazioni sull'orologio. Lo stilo può essere parallelo all'asse terrestre (assostilo), o perpendicolare al piano (ortostilo). - Stilo a doppio braccio διβραχιων: è uno stilo costituito da un’unica asta che termina da una parte e dall’altra con due punte. Al centro vi è applicato un piccolo stilo orientabile in modo da poterlo regolare per le diverse latitudini. Denominato curiosamente “stylum versatilem”, proprio perchè si presta per essere adattato alle altezze di polo. 203 - Stilo a “pettine”: è lo stilo inventato da Kircher, costituito da un piano circolare suddiviso in 360 gradi ed intagli a “pettine” di 1 o 2 gradi. Veniva applicato sugli orologi a cilindro (a cappello filtrante) e, nel caso di Kircher su Globi Gnomonici (Astrolabij gnomonici sphaerici) e orologi su corpi piramidali (v.) - Stilo triangolare: è un triangolo elevato ad angoli retti sulla linea sustilare ed avente un angolo acuto pari all'elevazione del polo (v.) sul piano e disposto al centro del quadrante (Ozanam) - Stoicheion: (Vedi " Orologio Decempedalis"). - Strumento Anacamptico: è uno strumento gnomonico inventato da Kircher che definisce volgarmente συµβοηθουντα cioè l’aiutante, o l’ausiliario (R.F. 68). Ha più o meno la stessa utilità del “Trigono Gnomonico” o “Trigono dei Segni” (v.) e serve quindi per costruire facilmente gli orologi solari anacamptici. Ne esistono due tipi, uno per il tracciato orario e per le curve diurne, l’altro per descrivere gli azimut. - Strumento Mesoptico: è uno speciale strumento (R.F. 72, 77) inventato da Kircher per realizzare con facilità gli orologi anacamptici, ma a dire dello stesso autore, pare che servisse meglio per gli orologi “diretti”: “Hoc instrumentum non tantum reflexa, sed eadem facilitate horologia directa describit”. Ne descrive anche una versione anaclastica, insieme ad un’altro strumento denominato “rete” anaclastica. - Strumento Fotosciometrico: è uno strumento composto di una tavola che si avvale di una scala delle ombre “rette” e di una scala delle altitudini. Serve per rilievi topografici a mezzo dell’osservazione dell’ombra. 204 - Strumento Pantometrico-Catottrico: composto da due regole parallelepipede graduate e disposte a forma di croce. Un “baculo”, ovvero un’asta sulla cui sommità vi è disposto uno specchio piano orizzontale. Serviva per rilevamenti topografici a mezzo della riflessione dei raggi luminosi. - Superfici recettrici per tracciati orari secondo Kircher. Kircher elenca le superfici recettrici in questo modo. Le principali sono tre: piana, circolare e mista. Le superfici circolari le classifica 1) intrinseca; 2) estrinseca. Intrinseca è la superficie concava di alcuni corpi come gli “scafi” (Scaphen), emicicli, cilindri e coni. Estrinseca è la superficie convessa dei corpi come la sfera, il cilindro, il cono. Le superfici miste sono piano-convesse, piano-concave, concavo-convesse, pianoconcavo-convesse. - Sustilare (o Sostilare o Substilare o Sottostilare): proiezione ortogonale dell’assostilo sul piano dell’orologio. In un orologio rivolto perfettamente a Sud essa coincide con la linea meridiana. Negli altri casi essa fa un angolo con la linea meridiana, detto “distanza sustilare”, e un angolo con lo stilo, dal piano dell’orologio, che viene chiamata “altezza sustilare”. - Synopsi Gnomonica: è una figura ideata da A. Kircher nella quale si rappresenta i circoli dei sistemi orari babilonico, italico, astronomico. 205 - Tavola Anaclastica: è una speciale tavola numerica composta appositamente per la costruzione degli orologi solari anaclastici a rifrazione. Indica gli angoli di rifrazione che corrisponde all’angolo di incidenza. - Tetracyclum (corpo): si chiamano in questo modo nella gnomonica kircheriana i corpi solidi che hanno quattro facce scavate in modo di semicerchio e nelle quali si descrivono le ore. - Tiretico (strumento) χατατηρητιχον o Sistema Sciaterico: strumento gnomonico, o meglio tavolo gnomonico (R.F.9), inventato da Kircher. Si tratta essenzialmente di un tavolo inclinabile per mezzo di uno snodo situato sul sostegno centrale, sul quale sono applicati diversi strumenti (orologi poligolani, globi, ecc.). Serviva per tracciare con qualche comodità le linee orarie su diversi piani. - Triangolo Gnomonico: E’ uno speciale strumento a forma di triangolo che serve per determinare il sito dello stilo, la sua distanza dal centro dell’orologio, dal polo, dall’equinoziale in tutti gli orologi orizzontali e verticali, declinanti o inclinati. - Trigono con Alidada: E’ un trigono dei Segni, o triangolo dei segni, montato su un Regolo, o Alidada per tracciare gli archi dei segni (linee diurne) sui grandi orologi solari da parete (Bion). - Trigono degli Archi Diurni: è la parte del trigono dei segni, un triangolo, ove sono descritti appunto gli archi dei segni zodiacali. - Trigono dei segni: (vedi Radio Orario). - Tropici (proiezione dei): negli orologi solari si riportano spesso le "curve di declinazione ", o "curve diurne", relative all'ingresso del Sole nei segni 206 zodiacali. Più facile è, invece, trovare le sole curve che rappresentano la proiezione sul piano dell'orologio degli equinozi e dei solstizi. La curva relativa all'inverno è detto Tropico del Capricorno"; la curva relativa all'estate è detta "Tropico del Cancro". Kircher Athanasius, nel XVII secolo, definisce anche lo spazio "eliodromon", cioè la "zona torrida", da proiettare sul piano dell'orologio. - Venti (Torre dei): è un famosissimo monumento gnomonico dell'antichità che ci è pervenuto in buono stato. Si tratta di una torre ottagonale costruita nell'agorà di Atene attorno al I secolo a.C. da Andronico Cyrreste, per questo nota anche col nome di Torre di Andronico. Su ogni lato della torre sono effigiati i simboli dei venti e, si ritiene, che attorno al II secolo, furono aggiunti gli otto orologi solari verticali che ancora si vedono con gli gnomoni (ortostili) originali. All'interno doveva esserci un orologio ad acqua ben congegnato. Gli otto orologi solari ivi realizzati costituiscono gli unici esemplari di orologi solari verticali murali dell'antichità pervenutici. - Verticale del piano: è la comune sezione del Piano del quadrante e del cerchio verticale perpendicolare allo stesso piano. Questa linea passa sempre per il piede dello stilo (v.) e per lo Zenit del Piano (v.) - Zenit del piano: è la rappresentazione dello zenit sul piano del quadrante, cioè il punto ove il piano del quadrante è intersecato dalla retta dallo Zenit al Nadir. Essa si estende dalla faccia superiore del piano del quadrante alla faccia inferiore del piano, ove questo punto è detto Nadir del piano. - Zodiaco Gnomonico: è lo spazio detto “eliodromon” - ηλιοδροµον - (v.) compreso tra le curve di declinazioni corrispondenti al tropico del Cancro e al tropico del Capricorno. Tale spazio viene percorso dall’ombra dello gnomone in un “anno gnomonico” (v.) 207