DOI: 10.17469/O2102SLI000007
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
La costruzione ““prendere e V” nell’italiano
contemporaneo
L’articolo analizza nel dettaglio la costruzione “prendere
“
e V” (es. l’istinto è
di prendere e mollare tutto su due piedi) tramite una metodologia mista che
unisce un’analisi strutturale e funzionale basata su dati tipologici a un’indagine sperimentale basata su corpora e dati elicitati tramite questionario. Sulla
base dei risultati dell’indagine, proponiamo di considerare la costruzione
in esame come un caso di pseudo-coordinazione che veicola una semantica sia aspettuale che di “sorpresa”, e quindi come una marca di miratività.
Nell’italiano contemporaneo, ““prendere e V” si rivela una costruzione emergente, probabilmente in evoluzione: sebbene al momento il suo uso da parte
dei parlanti sia non omogeneo e la sua diffusione incerta, la sua presenza nei
corpora testimonia una certa produttività e vitalità che potrebbe portare a
un’ulteriore espansione della costruzione.
Parole chiave: aspettualità, italiano, miratività, pseudo-coordinazione, verbi
leggeri.
1. Introduzione1
Lo scopo di questo contributo è analizzare nel dettaglio una costruzione dell’italiano contemporaneo ancora poco descritta e codificata, ovvero la costruzione ““prendere e V”, formata dal lessema prendere
(ma, come vedremo, anche pigliare), dalla congiunzione e e da un secondo verbo, che risulta flesso come prendere. Vediamo alcuni esempi
di questa costruzione tratti dal corpus di italiano scritto contemporaneo CORIS2 (grassetto nostro):
1
Desideriamo ringraziare i partecipanti al LII Congresso SLI di Berna per gli utili commenti. L’articolo è il frutto della stretta collaborazione tra gli autori. Ai fini
dell’accademia italiana, Francesca Masini è responsabile dei paragrafi 1.1, 2.3, 2.4,
3, 4, 4.2, 5, mentre Simone Mattiola dei paragrafi 1, 1.2, 2, 2.1, 2.2, 3.1, 4.1. A Greta
Vecchi va attribuita la sistemazione dei dati elicitati tramite questionario.
2
Cfr. § 3 per dettagli sul corpus CORIS.
116
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
(1) Ha aggiunto che da un po’ di tempo c’erano problemi, e che la
situazione fra loro due era un po’ tesa, e che a volte capitava che
sua moglie dopo una litigata particolarmente violenta dicesse che
adesso si era stufata sul serio, prendesse e andasse via per un paio
di giorni. Ma poi torna sempre, ha aggiunto. Purtroppo.
(2) E poi gli orsi non sono animali migratori, non assomigliano per
niente alle rondini. Gli orsi vagabondano, sono animali erranti.
Prendono e partono,
o e non è affatto detto che ritornino.
(3) Io e mio marito si litiga, chiaro, come tutte le coppie sposate di questo
mondo. E ogni tanto salta la pazienza, anche perché l’ultima delle
pensate che ha avuto, vero, lasciamo perdere. Ci siamo fatti ridere
dietro da tutto il paese. E io ho preso e sono andata per i fatti miei.
L’unione di prenderee con il secondo verbo (V
V2) non ha l’effetto semantico di enumerazione e/o sequenzialità che ci potremmo aspettare data
la struttura coordinativa della costruzione. L’esempio in (2) che abbiamo appena visto, ad esempio, non denota due eventi consecutivi – uno
di ‘prendere’ e uno di ‘partire’ – ma un evento unico: gli orsi, infatti,
non prendono alcunché, ciò che fanno è piuttosto partire (in un determinato modo). Siamo quindi di fronte a una discrepanza di forma
e funzione.
1.1 Studi precedenti
Cenni a questa costruzione pluriverbale nella lingua italiana compaiono già in Rohlfs (1969 [1954]: 134-135; grassetti nostri), che osserva quanto segue: “Un aspetto incoativo sta anche alla base dell’uso
pleonastico di ‘pigliare’, che unito a un altro verbo esprime intensità
o vivacità. Questa costruzione perifrastica si ha particolarmente nei
dialetti dell’Italia meridionale [ma] non è sconosciuto più a settentrione”. Rohlfs (1969 [1954]: 134-135) riporta alcuni esempi, tra cui
quelli in (4):
(4) a. pigghiau e cci detti lu gaddu
‘gli diede il gallo’
b. ora se v’un la smettete, e’’ piglio e me ne vo
c. Va ciapà su e l’è nà via
‘ha pigliato su ed è andato via’
(siciliano)
(fiorentino)
(trentino)
Successivamente, il lavoro seminale di Eugenio Coseriu (1977
[1966]) offrirà una trattazione interlinguistica più ampia e approfon-
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
117
dita di questa specifica costruzione. Coseriu parte dalla costruzione
“TOMAR Y” in spagnolo (5) e poi identifica strutture equivalenti
in 32 lingue europee, sia indoeuropee (germaniche, slave, romanze,
baltiche, più albanese e greco) che ugrofinniche, offrendo anche un
dettagliato stato dell’arte dello studio di questa costruzione nelle varie
tradizioni linguistiche. Si veda ad esempio l’espressione russa in (6)
(Coseriu 1977 [1966]: 124 nota 35).
(5) Spagnolo
Tomo
y
prendere.1sg.prs
e
‘Prendo e me ne vado’
me
1sg.refl
voy.
andare.1sg.prs
(6) Russo
vzjal
i
zagovoril
prendere.3sg.m.pst e
cominciare_a_parlare.3sg.m.pst
‘Prese e cominciò a parlare’
Coseriu considera “TOMAR Y” una “costruzione paratattica” con
valore di “globalità dell’azione” (ovvero, tutta l’azione è realizzata);
non attribuisce, dunque, un valore propriamente incoativo a questa
costruzione, come sostenuto da Rohlfs per l’italiano e i suoi dialetti e
da altri autori per altre lingue3.
Lo studio di Coseriu si sofferma anche sulle possibili origini di
questa costruzione, che è attestata in molte lingue nell’area europea:
lo studioso sostiene che avrebbe origine dal greco antico (ipotesi monogenetica). Tale ipotesi è stata messa in discussione da Ross (2017),
che, discutendo proprio il saggio di Coseriu, identifica la costruzione
“TOMAR Y” in oltre 60 lingue: oltre a quelle già citate da Coseriu,
aggiunge altre lingue indoeuropee (es. armeno, vafsi, persiano) ma
anche non-indoeuropee e non-ugrofinniche parlate sempre in zona
euroasiatica (es. basco, maltese, turco, cumucco, ciuvascio, tataro),
nonché l’arabo della Mauritania.
Per quanto riguarda più precisamente l’italiano e i suoi dialetti,
Coseriu non aggiunge molto a quanto osservato da Rohlfs, al quale
sostanzialmente si rifà, limitandosi a osservare che l’uso di prendere (o
pigliare, a Roma) in questa costruzione è proprio dell’uso colloquiale.
3
Dalla rassegna di Coseriu emergono alcuni valori ricorrenti attribuiti a “TOMAR
Y” nelle varie lingue, tra cui: espletivo, ingressivo/incoativo, perfettivizzante, azione
rapida e inattesa, risoluzione del soggetto, ecc.
118
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
1.2 Il contributo del presente studio
Da questa breve introduzione emerge come questa costruzione generi
più di un interrogativo, dall’estensione effettiva della sua diffusione
alla sua origine, dalla sua natura ai suoi valori semantici. Il presente
articolo vuole contribuire a questo filone di ricerca proponendo uno
studio mirato di questa costruzione nell’italiano contemporaneo.
In particolare, cercheremo dapprima di definire le caratteristiche
della costruzione ““prendere e V” e di definirne la natura, anche in relazione ad altre strutture simili a livello intra- e inter-linguistico (§
2). Dopodiché ci concentreremo sul suo comportamento e uso nell’italiano contemporaneo, con particolare riferimento alla semantica.
A questo scopo, illustreremo i dati ricavati da un’indagine basata su
corpora (§ 3), nonché alcuni risultati di una seconda indagine basata
su dati elicitati tramite questionario (§ 4). Nel paragrafo finale (§ 5)
trarremo alcune conclusioni.
2. “Prendere e V
V”: caratteristiche e classificazione
Che tipo di costruzione è ““prendere e V”? Come già accennato nell’introduzione, si tratta di una struttura di natura coordinativa – due verbi
flessi nello stesso modo uniti tra loro dal connettivo e – che presenta
però caratteristiche particolari dal punto di vista semantico, poiché non
veicola una sequenza o somma di due eventi, bensì un unico evento
complesso. Le due forme verbali sono generalmente consecutive, ovvero
non interrotte da altro materiale lessicale (es. avverbi). Nel complesso, le
sue caratteristiche strutturali e semantiche la rendono simile ad almeno
tre tipi di costruzioni pluriverbali note a livello interlinguistico: le perifrasi verbali (§ 2.1), i verbi seriali (§ 2.2) e la pseudo-coordinazione (§
2.3). Nei prossimi sottoparagrafi esamineremo differenze e somiglianze
di ““prendere e V” con questi tre tipi di costruzioni, per cercare di capire
a quale si possa ricondurre.
2.1 Perifrasi verbali
Le perifrasi verbali sono caratterizzate dall’unione di un verbo “leggero”, spesso desemantizzato e portatore di valori aspettuali o modali,
e un verbo lessicale pieno, il cui significato complessivo non è strettamente riconducibile alla somma del significato delle parti (Cerruti
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
119
2011). Nella costruzione “prendere
“
e V” non riusciamo in effetti a
identificare un vero e proprio evento di ‘prendere’ che si sommi all’evento veicolato dal secondo verbo. Piuttosto, prendere sembrerebbe
apportare un significato di tipo aspettuale, o meglio azionale, di inizio
e/o imminenza dell’azione, come illustrato in (7):
(7) [...] l’istinto è di prendere e mollare tutto su due piedi [...]
Del resto, prenderee veicola incoatività in altre costruzioni dell’italiano, incluse proprio le perifrasi, come quella del tipo “prendere
“
a V”
(8a), ma anche le costruzioni a verbo supporto (8b):
(8) a. prendere a correre (=cominciare a correre)
b. prendere coraggio (=cominciare ad avere coraggio)
Accanto al valore azionale, però, ““prendere e V” sembra veicolare anche una semantica di “sorpresa”, caratterizzando l’evento denotato dal
secondo verbo come inatteso, improvviso, subitaneo o comunque
non neutro dal punto di vista dell’affect,
t come testimoniato dall’esempio che abbiamo appena visto in (7). Già Coseriu (1977 [1966]) notava come il valore di azione inattesa che genera sorpresa o irritazione
si ritrovi spesso nella letteratura su “TOMAR Y” (cfr. § 1.1 e nota 3).
La costruzione ““prendere e V”, dunque, presenta delle similarità funzionali con le perifrasi verbali italiane, ma anche alcune specificità. Le
differenze più marcate si riscontrano però a livello formale: nelle perifrasi verbali italiane, infatti, troviamo tipicamente i due verbi in sequenza diretta (es. stare + VGERUNDIO: sta mangiando) oppure i due verbi uniti
da una preposizione (es. continuare a VINFINITO: continuare a mangiare),
mentre nella costruzione in esame i due verbi presentano gli stessi tratti
grammaticali e sono uniti da una marca di coordinazione.
2.2 Verbi seriali
La natura coordinativa della costruzione e il fatto che i due verbi denotino semanticamente un unico evento ci ricordano la serializzazione verbale. Tra le caratteristiche principali dei verbi seriali c’è proprio
quella di denotare generalmente un evento unico (complesso), anche
se talvolta possiamo trovare realizzata una relazione di causa-effetto
tra primo e secondo verbo (Aikhenvald 2006: 14-16). Da un punto di
vista formale, nelle costruzioni a verbo seriale i due verbi compaiono
tipicamente nella stessa forma (Aikhenvald 2006: 8-10).
120
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
Tra le funzioni tipiche dei verbi seriali troviamo, tra gli altri, valori
direzionali/locativi (9), funzioni relative alla realizzazione argomentale (transitivi, comitativi, strumentali, ecc.; cfr. es. (10)), e valori relativi a tempo-aspetto-modo (11).
(9) Tariana
phia-nihka
phita
pi-thaketa
tu-rec.pst.infer 2sg+prendere 2sg-attraversare+caus
pi-eme
ha-ne-na
2sg-mettere_dritto+caus
dem-distal-cl:vertical
hyapa-na-nuku
ha-ne-ɾiku-ma-se
ɾ
colle-cl:vertical-top.non.a/s
dem-distal-cl:loc-cl:pair-loc
‘Sei tu che hai portato quella montagna attraverso (lett. prendere-attraversare-mettere dritto) (il fiume) dall’altra parte?’
(adattato da Aikhenvald 2006: 2)
(10) Saramaccano
Kófi bi
bái
dí búku dá
dí muyé
Kofi tempo comprare il libro dare la donna
‘Kofi ha comprato il libro alla donna’ (adattato da Aikhenvald
2006: 26)
(11) Kristang
kora
yo ja
chegá
nalí eli ja kaba bai
quando 1sg prf arrivare lì
3sg prf finire andare
‘Quando arrivai lì, lui se n’era andato’ (adattato da Baxter 1988:
213, citato in Aikhenvald 2006: 23)
Tuttavia, i verbi seriali sono caratterizzati dall’assenza di marcatori
espliciti di coordinazione, contrariamente alla nostra costruzione.
2.3 Pseudo-coordinazione
La presenza di una marca di coordinazione esplicita sembrerebbe
invece avvicinare ““prendere e V” a un terzo tipo di fenomeno spesso
chiamato “pseudo-coordinazione”, sebbene il termine non sia universalmente usato dagli studiosi. Riportiamo in (12) una definizione
recente:
(12) canonical verbal pseudocoordination
“a two-verb complex predicate involving a light verb and a main
verb, connected by a particle originating/grammaticalized from
the coordinating conjunction ‘and’.” (Ross 2016a: 228)
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
121
Basandoci sulla panoramica interlinguistica fornita da Ross (2016a),
notiamo come nei casi di pseudo-coordinazione da lui identificati (con ‘prendere’ ma anche con altri verbi, specialmente di moto) i
due verbi compaiano tipicamente nella stessa forma flessa (una sola
eccezione rilevata) e denotino un unico evento complesso. Inoltre, la
pseudo-coordinazione può veicolare una semantica di tipo aspettuale
nonché una semantica di “sorpresa”. Come già accennato nel § 2.1,
il significato di “sorpresa” (inteso come evento inatteso, improvviso,
subitaneo) emerge da lavori su lingue diverse, come testimoniato dai
seguenti esempi in spagnolo (13) e svedese (14) (rimandiamo a Ross
2016b per una panoramica completa).
(13) Spagnolo
Ramón fue
y se
cayó
Ramon andare.3sg.pst e refl
cadere.3sg.pst
‘Ramon cadde improvvisamente’ (adattato da Arnaiz &
Camacho 1999: 318)
(14) Svedese
Ragna tog
och läste
en bok.
Ragna prendere.3sg.pst e leggere.3sg.pst un libro
‘≈ (Inaspettatamente, improvvisamente) Ragna lesse un libro’
(adattato da Wiklund 2008: 165)
Lo stesso vale per i significati di tipo aspettuale e azionale (incoativo,
cfr. (15)-(17), ma anche durativo, cfr. (18)), che vengono identificati
come valori della costruzione pseudo-coordinante in tutta una serie
di lingue:
(15) Basso tedesco
He güng
bi un schreev
dat
op.
lui andare.3sg.pst a e scrivere.3sg.pst quello su
‘(Lui) cominciò a scriverlo’ (adattato da Höder 2011: 177)
(16) Norvegese
Så
tar
Oscar og forteller
così prendere.3sg.prs Oscar e
raccontare.3sg.prs
oss
hele
livet sitt.
a_noi tutta
vita
sua
‘E così Oscar prende e ci racconta tutta la sua vita’ (adattato da
Jørgensen 2003: 56)
122
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
(17) Siciliano di Modicaa4
Jemu
a mmanciamu.
andare.1pl a mangiare.1pl
‘Andiamo a mangiare (adattato da Manzini & Savoia 2005:
688-701, citato in Di Caro & Giusti 2015: 396)
(18) Cahuilla
ne-ñáš
man ne-ŋáaŋ-qal
1sg-sedere e
1sg-piangere-dur
‘Me ne stavo lì (seduto) a piangere’ (adattato da Seiler 1977:
184, citato in Ross 2016a: 227)
Valori di tipo aspettuale sono veicolati anche da una struttura dell’odia (lingua indoaria) che Lemmens & Sahoo (2019) chiamano “light verb construction”: tale costruzione è formata da un verbo pesante, un elemento di raccordo -i- e un verbo leggero (V-i-V). Poiché
la natura di -i- non è meglio specificata, tecnicamente potrebbe non
trattarsi di pseudo-coordinazione; tuttavia, questa costruzione è
molto simile a quelle che abbiamo appena visto e alla nostra costruzione con ““prendere e V”. I verbi leggeri che possono entrare nella
costruzione V-i-V sono una decina (principalmente verbi di moto)
e hanno la funzione di “modulate the interpretation of the event encoded by the main verb by adding a particular aspectuall (i.e., phasal)
l
profile on the event, profiling the onset, duration or completion of the event” (Lemmens & Sahoo 2019: 125, enfasi nell’originale). Il tipo di valore aspettuale veicolato varia a seconda del
verbo leggero utilizzato: ad esempio, -uʈʈh ‘salire/alzarsi’ (glossato
come ‘rise’ dagli autori) (V-i-uʈʈh) esprime incoatività, -bas ‘sedere/
sedersi’ (V-i-bas) esprime duratività, -ne ‘prendere’ (V-i-ne) esprime
completezza dell’azione. Alcuni di questi verbi leggeri veicolano,
in aggiunta, anche “sorpresa”: esprimono, cioè, l’idea che l’evento
sia in qualche modo inatteso. Tra questi c’è -uʈʈh ‘salire/alzarsi’, che
esprime sia incoatività sia “sorpresa”:
4
Questo tipo di strutture sono state particolarmente investigate per le varietà italo-romanze meridionali (oltre ai riferimenti citati in (17), si vedano anche Cardinaletti &
Giusti 2001, 2003). L’elemento di raccordo a è generalmente considerato come derivante o dalla preposizione latina AD ‘to’ (Manzini & Savoia 2005) o dalla congiunzione AC ‘and’ (Rohlfs 1969: § 761; Cardinaletti & Giusti 2001). Se si trattasse di
una preposizione, allora non saremmo di fronte a un caso di pseudo-coordinazione,
bensì a un altro tipo di costruzione più prossima alle perifrasi verbali (cfr. § 2.1).
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
123
(19) Odia
ghare
pashu pashu se
haʈʈhāt̪t
gitt̪ a
casa.loc entrare entrare lui improvvisamente canzone
gā-i-uʈ
u hilā
cantare-lnk-salire/alzarsi.
k
3sg.pst
‘Mentre entrava in casa, improvvisamente cominciò a cantare
una canzone’ (Lemmens & Sahoo 2019: 133)
Questa osservazione ha indotto gli autori a considerare queste costruzioni come marche di “miratività” (DeLancey 1997; Peterson 2015),
e più precisamente marche di miratività “non-parasitic” (nel senso
di Peterson 2017), un fatto significativo se consideriamo che le marche di miratività non-parassitarie sono piuttosto rare nelle lingue del
mondo.
2.4 Riassumendo
La Tabella 1 riassume i risultati della discussione appena conclusa,
incrociando le caratteristiche formali e funzionali della costruzione
““prendere e V” con quelle (generalmente riconosciute) delle perifrasi
verbali, dei verbi seriali e della pseudo-coordinazione.
Tabella 1 - Che tipo di costruzione è?
Costruzione “prendere e V”
Perifrasi verbali
Verbi seriali
Pseudo-coordinazione
+
–
–
+
–
±
+
+
+
+
+
–
±
±
–
+
±
±
Forma
Unione di due V
Connettivo AND
Stessa forma per i due V
Funzione
Denotazione unico evento
Semantica aspettuale
Semantica di “sorpresa”
Come si può notare, la nostra costruzione condivide una parte delle
caratteristiche con perifrasi e verbi seriali, mentre mostra una compatibilità pressoché totale con la pseudo-coordinazione. Ci sembra,
dunque, di poter affermare che “prendere
“
e V” possa essere considerata
come un caso di pseudo-coordinazione.
124
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
3. Dati da corpora: risultati e analisi
Nel paragrafo precedente abbiamo visto come le caratteristiche di
““prendere e V” consentano di collocarla, con relativa sicurezza, nel dominio della pseudo-coordinazione. Una volta chiarita la questione classificatoria, possiamo passare a investigare quale sia lo statuto di questa
costruzione nell’italiano contemporaneo, in termini di presenza, uso,
diffusione. Come anticipato nel § 1, per rispondere a queste domande
abbiamo effettuato uno studio basato su corpora. I corpora utilizzati
sono: (i) il già citato CORIS (Rossini Favretti et al.l 2002), un corpus di
italiano scritto contemporaneo, bilanciato per generi testuali, composto attualmente da circa 150 milioni di parole (URL: http://corpora.
dslo.unibo.it/TCORIS/); (ii) itWaC (Baroni et al.l 2009), un corpus di
italiano scritto del web, composto da circa 1 miliardo e mezzo di parole, consultato tramite la piattaforma SketchEngine (https://www.
sketchengine.eu/). Come corollario di tale indagine, abbiamo poi aggiunto dati elicitati tramite questionario, per i quali rimandiamo al § 4.
3.1 La costruzione ““prendere e V” nei corpora CORIS e itWaC
La ricerca nei due corpora utilizzati è stata effettuata tramite un’estrazione semi-automatica dei dati. Dapprima, abbiamo ricercato tutte le
stringhe così composte:
(20) lemma prenderee o pigliaree + particella su (opzionale) + uno o
due clitici (opzionali) + congiunzione e + qualsiasi verbo
Come risulta evidente dalla stringa, questa ricerca ci ha permesso di
estrarre la costruzione in esame nella sua configurazione “semplice”
(21a) e in alcune varianti: in alcuni casi (poco numerosi) al posto di
prendere troviamo pigliare (21b) (cfr. § 1); in altri, a prendere o pigliare
si accompagna anche la particella su (21c-d), formando di fatto un
verbo sintagmatico (Masini 2005; Iacobini & Masini 2017). A questi
casi si aggiungono quelli in cui il secondo verbo è preceduto da uno
(21e)o due (21f ) clitici.
(21) a. Non mi fa paura lasciare il paesello natio, sono uno che ogni tot
prende e cambia tutto [...]
b. Una notte, saranno state le due o le tre di notte, piglia e va al
Castagno [...]
c. [...] ogni tanto qualcuno chiama per un intervento e allora prendo
p
su e vado a fare il mio dovere
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
125
d. Vedi, Han Shan era uno studioso cinese che si stufò della grande
città e del mondo e pigliò
p g su e andò a nascondersi sulle montagne.
e. Ma magari prendo
p
e mi vado a cercare una stanza in città
f. Quando vado a trovare i miei nipoti, lui prende
p
e se ne va.
I risultati ottenuti sono stati controllati e ripuliti manualmente dagli
autori del presente contributo e sono stati successivamente annotati
secondo i seguenti parametri:
• Fonte (CORIS o itWaC)
• Fonte_bis (sottocorpus del CORIS)
• Lemma_v1 (prendere
(
e o pigliare)
• Su (presenza o assenza della particella su)
• Lemma_v2 (lemma del secondo verbo)
• Lemma_v3 (lemma dell’eventuale terzo verbo; cfr. infra)
• Movimento (appartenenza o meno di v2 ai verbi di moto)
• Note (eventuali)
La base di dati finale ammonta a 329 esempi reali: 55 dal CORIS e
274 da itWaC. Considerando la diversa dimensione dei due corpora
(itWaC è dieci volte più grande di CORIS), l’incidenza della presenza
della costruzione ““prendere e V” è maggiore nel CORIS. In quest’ultimo corpus, come mostrato nel Grafico 1, ““prendere e V” si trova soprattutto nella narrativa e nei “monitor corpora”, ovvero testi aggiunti
periodicamente (l’ultimo aggiornamento è del 2016), successivamente alla prima pubblicazione della risorsa nel 2001.
Grafico 1 - Distribuzione nel CORIS (sottocorpora)
126
FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
Per quanto riguarda la configurazione della costruzione, i dati rivelano che questa si presenta abbastanza stabilmente nella sua forma
‘canonica’, ovvero con il lemma prendere (anziché pigliare) e senza la
particella su. Nello specifico, la variante con pigliare compare in 28
casi contro i 301 di prendere, mentre la particella su segue il primo
verbo in soli 17 casi su 329.
Per quanto concerne invece il secondo verbo (lemma_v2), abbiamo un totale di 106 lemmi5, alcuni dei quali hanno una notevole token
frequency (andare, andarsene, partire, fare, andare via)6, mentre altri
compaiono poche volte (cfr. Grafico 2); ben 75 verbi (baciare, copiare,
fiondarsi, mandare al diavolo, suonare, volare, e molti altri) occorrono
una sola volta nella nostra base di dati.
Grafico 2 - Token frequency di lemma_v2 ( frequenza >1)
5
I verbi multiparola (andare via, girare al largo, ecc.) sono stati lemmatizzati come
lemmi a sé stanti. Per quanto riguarda i verbi con il si, se questi compaiono nei nostri
dati solo con il si (es. illuminarsi) allora sono stati lemmatizzati con il si, se invece
compaiono con e senza il si con il medesimo significato (es. cancellaree e cancellarsi)
sono stati lemmatizzati senza il si. Laddove la presenza del si determini una differenza
di significato rispetto alla base (mettersi nel senso di ‘cominciare (a)’ vs. mettere), la
forma è stata lemmatizzata a parte, con il si.
6
Nel ripulire i risultati ci siamo imbattuti in diversi esempi dell’espressione prendere (su) e portare a casa (27 in totale), una locuzione dal significato idiomatico che
abbiamo escluso dalla nostra base di dati, essendo più interessati a investigare gli usi
produttivi della costruzione in esame.
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
127
Dunque, sebbene la costruzione presenti una nicchia di verbi (essenzialmente verbi di moto, come vedremo a breve) con cui occorre con
maggior frequenza, essa è aperta a molti altri verbi appartenenti ad
altre classi semantiche, con i quali occorre in genere poche volte, a
testimonianza della produttività della costruzione.
Come si può notare dal Grafico 2 (che illustra, per motivi di spazio, solo i lemmi con frequenza maggiore di 1), la presenza di verbi di
moto (inclusi i verbi di moto causato, es. buttare via) è decisamente
cospicua: oltre ai verbi già citati, troviamo soprattutto verbi di moto
direzionali (come scappare, salire, uscire), ma anche alcuni verbi di
moto di maniera (come correre e volare).
La Tabella 2 riassume la presenza dei verbi di moto (compresi
quelli di moto causato) all’interno dei due corpora utilizzati.
Tabella 2 - Presenza dei verbi di moto
CORIS
Verbi di moto (causato)
Altre classi di verbi
Totale
n.
46
9
55
%
83,6
16,4
itWaC
n.
185
89
274
%
67,5
32,5
CORIS+itWaC
n.
231
98
329
%
70,2
29,8
Vediamo come l’incidenza dei verbi di moto sia più significativa nel
CORIS rispetto a itWaC, dove circa un terzo (32,5%) dei verbi appartiene ad altre classi semantiche, un dato che potremmo interpretare come un segno di “espansione” della costruzione verso domini
diversi rispetto a quello puramente spaziale, considerando che il corpus itWaC rappresenta, complessivamente, una varietà di lingua più
recente e “meno controllata” rispetto a quella del CORIS.
Relativamente alla massiccia presenza di verbi di moto nella nostra
costruzione, è doveroso osservare che l’altissima incidenza di andare
è dovuta anche al fatto che in diversi casi (17 su 74) andare regge un
terzo verbo (lemma_v3), che contribuisce in maniera significativa alla
designazione dell’evento, ad esempio:
(22) a. Io presi e andai a iscrivermi a lettere.
b. Sarò egoista ma prendereii e andreii a ballare a Cuba Topic [...]
Lo stesso succede con altri verbi, aspettuali (come cominciare, iniziare,
mettersi, partire, cfr. (23a)) o causativi, come faree (23b):
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FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
(23) a. A volte prende e inizia a ridere da solo...
b. [...] ma non mi sembra così ovvio prendere e far partire due aerei
da aviano e bombardare l’iran ...
Infine, sebbene la nostra indagine si sia concentrata su due corpora di
italiano scritto di ampie dimensioni come CORIS e itWaC, nel tentativo di ottenere dati quantitativi significativi su una costruzione non
particolarmente frequente, vale la pena riportare che uno spoglio del
LIP (De Mauro et al.l 1993) ha dato risultati esigui circa la presenza
di ““prendere e V”. Abbiamo infatti trovato solo tre esempi della nostra
costruzione, riportati di seguito:
(24) a. abbiamo organizzato proprio una sfilata di intimo maschile nel
senso ci sono questi eh questi otto modelli che prendono e sfilano
insomma fanno vedere questi capi di questa ditta [FE7]
b. voglio dire gli eserciti forse a un certo punto prenderanno e se
ne torneranno e_ i giornalisti pure sicuramente mentre invece le
centinaia di migliaia di persone che sono state direttamente colpite
dal conflitto rimarranno li’ [MC9]
c. allora ho preso e me ne so’ andato via alle nove eh alle otto e
mezza [RB1]
Da un lato, la nostra costruzione dovrebbe avere carattere colloquiale
(§ 1.1), quindi ci aspetteremmo di vederla ben attestata nel parlato;
dall’altro il LIP è un corpus di dimensioni decisamente più piccole
rispetto agli altri due, pertanto la scarsità di risultati è prevedibile.
Ulteriori indagini su corpora di parlato più recenti sarebbero auspicabili per verificare la vitalità di ““prendere e V”.
4. Dati elicitati: risultati e analisi
Per testare meglio la diffusione della costruzione ““prendere e V” abbiamo elaborato un questionario tramite GoogleForm e lo abbiamo
sottoposto attraverso vari canali7 via internet, ottenendo un totale di
1421 risposte da parte di parlanti nativi.
Il questionario è composto da esempi reali (frasi estrapolate dai
corpora e all’occorrenza manipolate) e si compone di tre parti:
7
Ringraziamo tutti i parlanti che ci hanno voluto fornire le loro intuizioni e, in particolare, i Gruppi Facebook Linguistica in pillolee e Linguistica@UNIBO per aver diffuso il questionario.
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
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• Parte 1: Giudizi di accettabilità delle frasi presentate (10 stimoli di cui 3 distrattori/frasi di controllo)
• Parte 2: Tipo di emozione veicolata dalle frasi presentate (8
stimoli di cui 3 distrattori/frasi di controllo)
• Parte 3: (Eventuale) differenza tra coppie di frasi con e senza
prendere e (8 stimoli di cui 3 distrattori/frasi di controllo)
Forniamo innanzitutto alcuni metadati relativi ai parlanti che hanno risposto ai quesiti. I parlanti sono di età variabile, ma la fascia più
rappresentata è decisamente quella tra i 21 e i 30 anni (Grafico 3). Il
genere è sbilanciato: le parlanti femmine sono infatti 1087, mentre i
parlanti maschi solo 334. Per la maggior parte, i soggetti sono lavoratori e studenti, come illustrato nel Grafico 4.
La quasi totalità dei soggetti ha dichiarato di parlare o capire il
dialetto (Grafico 5), specificando quale.
Questa parte dei risultati del questionario è stata rielaborata manualmente: abbiamo infatti suddiviso i dialetti in 4 macro-aree (nord,
centro, sud, Sardegna), per ridurre la frammentazione dell’informazione. Come mostrato nel Grafico 6, la metà dei soggetti parla/capisce un dialetto meridionale, poi abbiamo, in successione, le varietà del
nord e quelle del centro.
Grafico 3 - Età dei parlanti
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FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
Grafico 4 - Occupazione dei parlanti
Grafico 5 - Sai il dialetto?
Grafico 6 - Quale dialetto?
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
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Nei sottoparagrafi che seguono discutiamo una parte dei risultati del
questionario, ritenuti significativi per l’analisi.
4.1 Giudizi di accettabilità
La prima parte del questionario contiene giudizi di accettabilità su
frasi in cui la nostra costruzione compare in varie configurazioni (cfr.
(21), § 3.1). Le risposte possibili erano SI (accettabile) e NO (non accettabile). Come è facile aspettarsi, le frasi con il su (es. La cosa migliore che un lettore possa fare è prendere su e andare nei luoghi di cui parlo)
sono state ritenute molto meno accettabili (i NO superano abbondantemente i SI) rispetto a quelle senza il su: l’uso dei verbi sintagmatici può infatti variare molto a livello sociolinguistico. Lo stesso vale
(se pur in misura minore) per l’impiego di pigliare anziché prendere
(es. Non sapevo dove andare, allora piglio e chiedo a lei), a conferma
che la configurazione ‘standard’ è quella prendere+e+V
V2.
Vediamo uno degli stimoli di quest’ultimo tipo:
(25) Sara ha l’assillante tentazione di prendere e andarsene per la
propria strada
Grafico 7 - Giudizi di accettabilità e dialetti: esempio (25)
La frase è stata ritenuta accettabile da circa due terzi dei soggetti: abbiamo infatti il 69% di SI e il 31% di NO. Incrociando i giudizi con
le variabili sociolinguistiche a disposizione (età, genere, occupazione)
non emergono dati particolarmente significativi, le proporzioni non
cambiano in maniera significativa. Se prendiamo in considerazione i
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FRANCESCA MASINI, SIMONE MATTIOLA, GRETA VECCHI
dialetti, notiamo che al ‘sud’ c’è una maggiore incidenza dei NO sui SI
rispetto a ‘nord’ e ‘centro’ per la frase (25), un dato interessante considerando che la pseudo-coordinazione dovrebbe essere particolarmente presente nelle varietà meridionali secondo Rohlfs (1969 [1954])
(cfr. § 1.1). Si osservi a proposito il Grafico 7.
Un secondo stimolo è quello che troviamo in (26):
(26) Il significato del sogno era che Nora dovesse prendere e andare in
un posto che nessuno conosceva
La frase viene ritenuta accettabile da poco più della metà dei soggetti: 45% NO vs. 55% SI. I soggetti nella fascia 21-40 anni hanno una
percentuale di accettabilità leggermente maggiore rispetto al totale.
Se consideriamo i dialetti, per ‘sud’ e ‘Sardegna’ i NO superano i SI,
diversamente da ‘nord’ e ‘centro’, come mostrato nel Grafico 8.
Grafico 8 - Giudizi di accettabilità e dialetti: esempio (26)
4.2 Emozione veicolata
In questa seconda parte del questionario si è cercato di identificare
il tipo di ‘emozione’ (affect) comunicata dalla costruzione in esame
per confermare (o meno) ciò che è stato notato in letteratura (cfr.
§§ 2.1 e 2.3). Anche in questo caso ai soggetti sono stati sottoposti
esempi reali, che in alcuni casi sono stati lievemente manipolati per
eliminare marche di affect. Le risposte possibili erano: SORPRESA,
FASTIDIO, NESSUNA, ALTRO.
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
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Vediamo un paio di stimoli ((27) e (28)) e i relativi risultati
(Grafici 9 e 10, rispettivamente). Come si può notare, la maggior parte dei parlanti segnala che le frasi in questione veicolano sorpresa o
fastidio.
(27) Avevamo deciso di non dirlo a nessuno, poi lui [...] prende e fa un
numero di telefono
Grafico 9 - Tipo di emozione: esempio (27)
(28) Una notte, saranno state le due o le tre di notte, piglia e va al
Castagno; scassina la porta della Sagrestia, sale sul campanile
della chiesa e ci mette un grammofono
Grafico 10 - Tipo di emozione: esempio (28)
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Chi ha selezionato la risposta ALTRO, ha potuto esplicitare le
proprie intuizioni in un campo aperto: per quanto riguarda (27),
diversi parlanti hanno specificato che la frase veicola sia sorpresa
che fastidio, altri hanno aggiunto proprietà quali l’incredulità, la
subitaneità (azione veloce, improvvisa) o il disappunto; a proposito di (28), invece, sono stati rilevati valori quali divertimento,
enfasi/intensità/partecipazione, subitaneità, risolutezza del soggetto.
Allo scopo di investigare ulteriormente questo aspetto, abbiamo sottoposto i parlanti a un’ultima batteria di esempi (terza parte
del questionario), questa volta in coppia. Ad esempio, a fronte di
stimoli come i seguenti:
(29) (A) Troppo facile prendere e andare via,
a come fanno tutti
(B) Troppo facile andare via,
a come fanno tutti
(30) (A) Ero stanca, ho preso e sono andata per i fatti miei
(B) Ero stanca, sono andata per i fatti miei
abbiamo chiesto ai parlanti se reputavano (A) e (B) ‘equivalenti’.
In questi casi, abbiamo registrato una (non troppo marcata) maggioranza di SI: nel caso di (29) abbiamo il 61% di SI vs. il 39% di
NO, mentre per (30) abbiamo il 57,3% di SI vs. il 42,7% di NO.
Questi risultati da un lato confermano che la frase con prendere
viene percepita come una specie di ‘variante’ della versione con
verbo singolo, in cui prendere non introduce un evento separato
da quello denotato dal secondo verbo. Al contempo, abbiamo una
percentuale non trascurabile di parlanti che segnala la non equivalenza delle due versioni. Chi ha risposto NO nel caso di (29)
nel campo libero ha specificato, ad esempio, che la frase in (A):
è più incisiva/enfatica/espressiva; denota un evento improvviso/
inatteso; esprime fastidio/rabbia/disappunto; è più colloquiale/
informale rispetto a (B), che suona invece più neutra.
Questi dati e i precedenti sembrerebbero confermare la semantica di “sorpresa” (in senso ampio, positivo o negativo) della costruzione ““prendere e V” nella lingua italiana.
LA COSTRUZIONE ““PRENDERE E V” NELL’ITALIANO CONTEMPORANEO
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5. Conclusioni
In questo contributo abbiamo analizzato, tramite una metodologia
mista, la costruzione ““prendere e V” nell’italiano contemporaneo.
Dal punto di vista strutturale, la costruzione in esame presenta
caratteristiche (unione di due verbi flessi allo stesso modo e uniti da
una congiunzione) che la collocano nel dominio della pseudo-coordinazione.
Dal punto di vista funzionale, oltre a denotare un evento unico,
““prendere e V” veicola una semantica sia aspettuale che di “sorpresa”,
piuttosto diffusa nella pseudo-coordinazione a livello interlinguistico. Essa potrebbe quindi essere considerata come una marca di mirativitàà (DeLancey 1997; Peterson 2015, 2017), come proposto anche
da Ross (2016b) e Lemmens & Sahoo (2019) per strutture pseudo-coordinative in altre lingue.
Dal punto di vista dell’uso, la nostra indagine mostra come ““prendere e V” sia una costruzione emergente, o comunque in evoluzione:
la sua presenza nei corpora è certamente non trascurabile, ma non
è (ancora?) usata in maniera omogenea dai parlanti. In particolare,
i dati del questionario evidenziano una situazione piuttosto incerta,
con tassi di accettabilità variabili (la costruzione sembrerebbe essere
più accettata da parlanti di varietà non meridionali). I dati da corpora
d’altro canto mostrano una certa produttività di ““prendere e V” e una
tendenza a unirsi a classi di verbi diverse rispetto alla nicchia di elezione (verbi di moto), che sembrerebbe indicare una fase di espansione
della costruzione.
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