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Gli articoli degli «Annali» dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa sono preliminarmente sottoposti ad un giudizio di referaggio nel rispetto dell'anonimato sia dell'autore che dei revisori. La valutazione è affidata a due esperti del tema trattato, designati dal Direttore degli «Annali» anche fra i componenti del Comitato scientifico, che rivestano, o abbiano rivestito, la posizione di professore universitario di ruolo nelle Università italiane o posizione equivalente nelle Università straniere. I revisori giudicano, entro 30 giorni dal ricevimento dell' elaborato, sull' opportunità di accogliere il lavoro scientifico tenendo conto dei paramentri valutativi di cui alla vigente legislazione, formulando un giudizio motivato -senza modifiche o previo apporto di modifiche -di accoglimento o di rigetto. Nel caso di giudizio discordante fra i due revisori, la decisione finale è assunta dal Direttore. Il Direttore, infine, su propria responsabilità, può decidere di non assoggettare a revisione i lavori di particolare pregio o di autori di particolare prestigio. ISSN 2281-3241 (on-line) ISSN 2037-5867 (press) Tutti i diritti riservati Università degli Studi Suor Orsola Benincasa 80135 Napoli, via Suor Orsola 10 Sommario 07 ELISABETTA DI MINICO, Il viaggio di Mussolini in Germania nel 1937: giochi di potere tra propaganda, rappresentanza e mise en scène 47 MARIA GRAZIA GARGIULO -CARMELA PACELLI, L'impegno del SAAD per l'accessibilità del patrimonio culturale nella prospettiva inclusiva 69 ANTONIO GIORGIO, La conferenza di servizi tra semplificazione e coordinamento amministrativo 101 ANTONIO LUONGO, Crisi e ragioni filosofico-giuridiche dello Stato costituzionale. Giuseppe Capograssi 115 LIDIA MARINARO -EMILIA NAPOLITANO, Laboratorio "Crescere danzando". Nuove metodologie per una società più inclusiva 141 SALVATORE MAZZAMUTO, Tullio Ascarelli e Piero Calamandrei. Contrappunto novecentesco 213 GIANNICOLA PALADINO, L'incertezza della verità: riflessioni giuridiche a margine di Rashōmon di Akira Kurosawa 253 PAOLO PISCITELLO, Riflessioni sui rapporti tra metodo scientifico ed itinerari didattici nelle discipline privatistiche 265 ANDREA PITASI, Kant o della Tirannia di una Maggioranza in Condizione di Minorità 299 NUNZIO RUGGIERO, Tra Città e Nazione. Per una storia della cultura napoletana del secondo Ottocento 309 VITTORIO SARNELLI -VIRGINIA SANTORO -VINCENZO DE SIMONE -FLAVIA DE SIMONE -SIMONA COLLINA, Analisi dei fattori di distrazione in differenti postazioni di una catena di montaggio 319 STEFANIA TONDO, «E se dovesse rinascere, cosa le piacerebbe di più essere?»: Jella Lepman, una voce per sempre 343 VALERIA VERDE, La natura e gli effetti del lodo dal codice del 1865 ad oggi 6 Sommario Riflessioni in tempo di pandemia 357 LUCIO d'ALESSANDRO, Cronache di Ateneo ai tempi del COVID 373 FRANCESCO M. DE SANCTIS, Dal ritiro 387 DANIELA CARDONE, Street art e spazio urbano tra funzione e destinazione d'uso. Sul 'caso' Banksy in tempo di COVID 405 CLELIA CASTELLANO, Il grimaldello dell'urgenza: diritto, educazione e società ai tempi del Coronavirus 413 RAFFAELLA CRISTIANO, Solidarietà e leale collaborazione, valori emergenti nella sfida all'epidemia da Coronavirus 427 STEFANIA FERRARO, COVID-19 e DAD. Appunti per un'analisi sociologica del fare lezione in emergenza 445 PAOLA GIORDANO, Considerazioni in tema di eccezione, responsabilità, diritto 459 GIUSEPPE PERTA, Da Quanzhou alla Mecca: pandemia, contagi e devozioni nell'itinerario di Ibn Battuta (1346-1349) 465 PASQUALE ROSSI, A lezione con Renzo Piano 471 FABRIZIO MANUEL SIRIGNANO, Pedagogia delle emergenze educative e lifelong learning nel contesto della crisi globale. Il modello dell'Alta formazione dell'Università degli Studi Suor Orsola Benincasa 487 NATASCIA VILLANI, La didattica all'Unisob al tempo del Coronavirus. Un esempio organizzativo
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1. Pianta generale di Catania, con indicazione dei principali monumenti antichi. (da Branciforti 2003) L'apoikia caLcidese daLLa fondazione aLLa conquista di ierone (729-476 a.c.) La documentazione archeologica relativa alla Katane dell'età arcaica, per lungo tempo limitata a pochi vasi del VI secolo a.C. provenienti da scavi mal documentati, si è andata progressivamente arricchendo nel corso dell'ultimo cinquantennio. La scoperta più sensazionale è tuttora rappresentata dalla ricchissima stipe votiva rinvenuta in Piazza S. Francesco nel 1959 (fig. 1); dal 1978 in avanti, inoltre, sono stati messi in luce piccoli lembi dell'abitato, risalenti ai primi anni di vita dell'insediamento, e alcuni tratti della cinta muraria, di case e di tombe del VI secolo 1 . Allo stato attuale, le testimonianze più antiche dell'apoikia, fondata secondo Tucidide da un gruppo di Calcidesi provenienti da Naxos nel 729/728 a.C. 2 , sono venute alla luce in due settori circoscritti, che ricadono entrambi entro i limiti del centro storico della città moderna: le aree di Piazza Dante, del monastero dei Benedettini e dell'ex Reclusorio della Purità, sulla collina di Montevergine, e il Castello Ursino, costruito nel XIII secolo su di un promontorio posto a Sud dell'insenatura del porto, la cui linea di costa fu profondamente sconvolta dall'eruzione del 1669. Già negli anni Venti del secolo scorso, numerosi frammenti ceramici della fine dell'VIII e del VII secolo erano stati rinvenuti in occasione di lavori all'interno dell'allora palazzo della Questura, sul lato meridionale di Piazza Dante 3 . Nel 1959, durante uno scavo condotto nella piazza, di fronte all'ingresso del monastero dei Benedettini, furono recuperati altri frammenti ceramici, perlopiù protocorinzi, ma anche locali, databili tra la seconda metà dell'VIII e il VII secolo 4 . Le successive indagini, condotte dal 1978 all'interno del muro di cinta e nel cortile orientale del monastero, hanno sostanzialmente confermato come la sommità della collina sia stata occupata dai primi coloni, grazie soprattutto al suo carattere di acropoli naturale, da cui era visibile tanto l'hinterland a Nord e a Ovest, quanto l'area pianeggiante a Sud-Est, attraversata dall'Amenano e caratterizzata da un importante scalo portuale 5 . Gli ampi contatti del giovane insediamento coloniale con il resto del mondo greco sono confermati dai frammenti ceramici, rinvenuti negli strati più profondi -coppe del tipo di Thapsos, kotylai protocorinzie, anfore commerciali attiche del tipo SOS, ceramiche euboiche e rodie. Le strutture dell'abitato, messe in luce presso l'angolo Sud-Est del monastero, si limitano purtroppo a tre muri di blocchi basaltici, forse dotati in origine di un alzato in mattoni crudi, tutti orientati in senso Nord-Est/ Sud-Ovest, in consonanza con il pendio naturale della collina. Tracce dell'insediamento dei primi coloni sono state rinvenute anche nel corso dei recenti scavi nell'ex Reclusorio della Purità, presso il margine Nord della collina di Montevergine, e al Castello Ursino 6 . Nel primo caso, è stato individuato un breve tratto di un muro, datato al VII secolo sulla base del rinvenimento di ceramica dell'ultimo quarto dell'VIII secolo tra le sue fondazioni 7 . Nell'ala Nord del Castello Ursino, è stato messo in luce un lungo muro orientato in senso Est-Ovest, al quale si ammorsano alcuni muri ortogonali. Si tratterebbe di "un impianto regolare di vani forse di alcune unità abitative" 8 , realizzato alla fine dell'VIII secolo, al quale si sarebbero sovrapposte strutture del VI e del IV secolo. Il carattere di tali ambienti, vista anche la posizione rispetto all'antica linea di costa, alla foce dell'Amenano e al verosimile scalo portuale connesso, merita di essere indagato in futuro, in relazione all'estensione e all'organizzazione dell'abitato nel pieno VI secolo. L'individuazione di un lembo dell'abitato tardo geometrico e protoarcaico pone anche per Katane, non diversamente dalle altre apoikiai siceliote, il problema del rapporto con i gruppi indigeni preesistenti all'impianto coloniale 9 . Nel corso degli scavi sulla collina di Montevergine, è stato possibile individuare tracce di una lunga frequentazione umana compresa tra la Tarda Età del Rame (facies di Malpasso) e la Media Età del Bronzo Lo sviLuPPo urBano di Catania daLLa fondazione deLL'apoikia aLLa fine deL v seCoLo d.C. * Santo privitera c a t a n i a l'identità urbana dall'antichità al settecento 2. un tratto della cinta muraria d'età arcaica in opera poligonale, documentato in una gouache di J. Houel 3. Pianta di Catania, con indicazione del tracciato del fiume amenano, del Lago di nicito e dell'antica linea di costa (da tortorici 2002) (facies di Thapsos). Dopo un intervallo di tempo di alcuni secoli, tuttavia, essa sembra riprendere solamente in un'epoca di poco precedente l'epoca della colonizzazione, grazie al rinvenimento di un paio di frammenti di scodelloni, attribuibili alle facies di Pantalica Sud e del Finocchito (ca. metà del IX-metà del VII secolo) . In realtà, si tratta di dati piuttosto poveri, che non sono sufficienti a ipotizzare la presenza di un villaggio siculo sulla collina di Montevergine, dato che ceramica di produzione indigena può essere stata utilizzata con verosimiglianza dai primi coloni. Le informazioni a nostra disposizione si fanno più numerose per il periodo compreso tra lo scorcio del VII e l'inizio del V secolo, quello in cui la città, che sembra aver mantenuto uno stretto legame con la metropolis Naxos, sarebbe stata amministrata secondo le norme dettate dal legislatore Caronda 11 . In questa fase, sono conosciuti alcuni edifici abitativi, brevi tratti della cinta muraria e diversi gruppi di tombe. Il principale punto fermo della topografia cittadina, ad ogni modo, è rappresentato dal santuario arcaico individuato presso Piazza S. Francesco d'Assisi. Negli scavi del monastero dei Benedettini sono stati messi in luce i resti di alcune abitazioni, che appartengono con verosimiglianza ad una pianificazione urbanistica più ampia, datata al pieno VI secolo 12 . In generale, si tratta di costruzioni modeste, realizzate con muri di blocchi lavici sbozzati in modo grossolano e dotate di semplici pavimenti in terra battuta o ciottoli. Il tetto, ad uno o due spioventi, era del tipo 'siciliano', con tegole piatte e coppi a sezione semicircolare o poligonale; gli unici elementi decorativi consistono in lastre di terracotta e antefisse a palmetta, forse impiegate sulla fronte degli edifici. L'orientamento riprende costantemente quello del pendio naturale della collina, da Sud-Ovest verso Nord-Est, con lo scopo evidente di favorire il deflusso delle acque meteoriche attraverso gli stretti passaggi tra gli edifici. Le strutture meglio note (Case 1 e 2) sembrano essere state costruite intorno alla metà del VI secolo ed esser state in uso fino al primo quarto del V secolo, quando subirono una violenta distruzione, come indicano le tracce di fuoco visibili su tegole e pietre e i grumi di argilla cotti, pertinenti al rivestimento delle pareti e alle coperture. Tale incendio è stato messo in relazione con la conquista della città da parte di Ierone di Siracusa, nel 476/475 a.C. 13 . La scoperta di alcuni tratti della cinta muraria arcaica della città ( ) può essere considerata come la più significativa acquisizione degli scavi degli ultimi anni, dato che permette di definire su nuove basi, anche se in modo parziale, il problema dei limiti dell'insediamento calcidese. Allo stato attuale, i tratti noti sono stati individuati nel settore Nord della collina di Montevergine, rispettivamente nell'area dell'ex Reclusorio della Purità e della Chiesa di Sant'Agata al Carcere, nel settore a ridosso del prospetto Nord del teatro romano, subito ad Est dell'ambulacro superiore e, infine, al di sotto di un ampio salone del XVI secolo, che chiude sul lato Nord il chiostro occidentale del monastero dei Benedettini 14 . Al reclusorio della Purità è stato messa in luce un muro a doppia cortina in opera poligonale di grandi blocchi basaltici, orientato in senso Nord-Sud e spesso m 3,15 circa; i materiali rinvenuti all'interno del riempimento del muro permettono di datarne la costruzione nella prima metà del VI secolo. Grazie a tali rinvenimenti, si può individuare con certezza il limite orientale dell'insediamento, di poco arretrato ad Ovest rispetto al netto salto di quota, coincidente grossomodo con il percorso di via Crociferi, che segna il limite Est del plateau della collina di Montevergine 15 . Gli altri limiti dell'insediamento arcaico, al contrario, non possono essere determinati con la stessa sicurezza. Quello settentrionale potrebbe essere rappresentato dal tratto iniziale dell'attuale via Plebiscito, che corre alla base della collina e che, secondo una recente ipotesi di E. Tortorici ( ), coinciderebbe con la riva meridionale del lago di Nicito, il bacino lacustre connesso con il corso dell'Amenano 16 . Il fatto che tanto il tratto rinvenuto presso la Chiesa di Sant'Agata al Carcere, quanto quello dell'ex Reclusorio della Purità, siano orientati in senso Nord-Sud, induce a credere che il percorso settentrionale della cinta non fosse rettilineo, ma si articolasse mediante rentrants per adattarsi alla geomorfologia della collina. Ad Ovest, il tratto di muro di cinta rinvenuto nel monastero dei Benedettini rende sicuro l'inserimento della sommità della collina di Montevergine entro i limiti dell'abitato. Del tutto incerto, infine, il limite meridionale della città, per localizzare il quale è necessario fare riferimento a scoperte isolate, pertinenti a diversi nuclei funerari dell'età arcaica. I luoghi in cui gli abitanti della Katane arcaica seppellivano i propri morti sono conosciuti in modo estremamente frammentario. Allo stato attuale, diverse aree di sepoltura possono essere localizzate presso l'Orto Botanico e a Cibali, presso l'ex Reclusorio della Purità e, con verosimiglianza, a Sud della collina di...
di Giovanni Padrone-Il primo contatto con l'ambiente avviene tramite la madre quando il feto è nel ventre materno ed ha sviluppato un apparato cerebrale efficiente, intorno alla quarta / quinta settimana dal concepimento. Tramite le interconnessioni neurali poste nel cordone ombelicale avvengono, infatti, i primi scambi di informazione attraverso i quali la madre trasmette le proprie esperienze agli embrioni. Queste esperienze possono portare a eventi piacevoli o spiacevoli e, perciò, se la madre sarà ben equilibrata potrà inviare ai propri figli i giusti input, se invece avrà problemi a relazionarsi con l'ambiente trasmetterà informazioni deformate che potrebbero portare i cuccioli una volta cresciuti ad avere le medesime reazioni nei confronti degli stessi stimoli. Esperimenti di laboratorio hanno portato ad osservazioni in cui è evidente che dopo uno stress mostrato dalla madre, nei 30 minuti successivi i feti producono comportamenti sostitutivi, come la presa orale del cordone ombelicale o di un arto. A maggior ragione, madri con soglie di stress molto basse producono in maniera sovrabbondante ormoni quali il cortisolo, la noradrenalina e l'adrenalina. Il tutto è regolato dall'amigdala, una ghiandola a forma di mandorla (dal greco αμύγδαλο – amigdala) posta nella parte più antica (rettiliana) del cervello. Questa ha un ruolo molto importante nella risposta allo stress. Ciò che viene trasmesso dagli organi di senso arriva direttamente all'amigdala la quale crea una sorta di corto circuito nella corteccia cerebrale, quella parte, cioè, evolutivamente più giovane (mammaliana) nella quale, anche nel cane come in altri mammiferi, avvengono le elaborazioni dei processi superiori come il ragionamento; soprattutto se i dati ambientali arrivano in maniera deformata o abnorme. Le informazioni sensoriali giungono anche alla corteccia cerebrale, ma l'amigdala è la prima a riceverle per cui accade che sia questa a dare gli input di risposta a situazioni di pericolo reali o presunte molto prima che l'individuo abbia compreso cosa realmente stia accadendo. Mentre la parte superiore del cervello sta ancora elaborando i dati acquisiti, l'amigdala ha già provveduto a rispondere emettendo segnali chimici (gli ormoni da stress) che attivano tutta una serie di reazioni sia a livello cerebrale che in tutto l'organismo. Probabilmente si tratta di un residuo evolutivo che era ed è utile nelle specie che hanno preceduto i mammiferi moderni, incluso il genere umano. Non dimentichiamoci che i nostri progenitori erano a tutti gli effetti 300 milioni di anni fa dei rettili, anche se con 'doti' particolari, doti che più tardi acquisirono anche alcune specie di dinosauri che diedero origine agli uccelli.
Indice 10. Jacopo della Quercia e Domenico di Bartolomeo Pardini maestri di pietra su e giù per l'Appenino tosco-emiliano-Paolo Cova .......... pag. 163 11. Circolazione di immagini, circolazione di beni: il caso dei tessuti riprodotti nelle croci dipinte umbro-toscane del XIII secolo-Silvia Battistini .
Excavations, Surveys and Heritage Management in Victoria
Language in Society, 1998
ENVIRONMENT. TECHNOLOGIES. RESOURCES. Proceedings of the International Scientific and Practical Conference
Kwara state college of education Technical Lafiagi , 2024
Frontiers in Education
İSTANBUL ÜNİVERSİTESİ SOSYAL BİLİMLER ENSTİTÜSÜ SOSYOLOJİ ANABİLİM DALI - DOKTORA TEZİ, 2024
HAL (Le Centre pour la Communication Scientifique Directe), 2022
Annals of the New York Academy of Sciences, 1998
Emotional and Behavioural Difficulties, 2019
Revista Mexicana De Sociologia, 2014
Indian Journal of Pediatrics
Oman Chapter of Arabian Journal of Business and Management Review, 2013
European Journal of Medicinal Chemistry, 2011