STUDI E RICERCHE
DI ARCHEOLOGIA
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AMOENISSIMIS...AEDIFICIIS
GLI SCAVI DI PIAZZA MARCONI
A CREMONA
VOLUME I - LO SCAVO
A CURA DI LYNN
CON
ERMANNO
ARSLAN PITCHER
A. ARSLAN, PAUL BLOCKLEY, MARINA VOLONTÉ
COORDINAMENTO
SCIENTIFICO
Curatela e redazione scientifica
Lynn Arslan Pitcher, con Ermanno A. Arslan, Paul Blockley,
Marina Volonté
Impostazione grafica e impaginazione
Francesca Benetti - SAP Società Archeologica s.r.l.
Grafica della copertina
Edoardo Passi
Redazione
Elena Mariani, Giordana Ridolfi
Documentazione grafica e fotografica di scavo
Archivio topografico della già Soprintendenza Archeologica della
Lombardia
Rielaborazione della documentazione di scavo
Paul Blockley
Scavi
CAL Brescia (scavi 1983), RA.GA s.r.l. (scavi 2002-2008)
Fotografie dei materiali archeologici
Luigi Monopoli e Luciano Caldera - Soprintendenza Archeologia,
Belle Arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e
Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
Fotografie dei materiali architettonici
Archivio del Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’arte
dell’Università Cattolica di Milano
Fotografie dei materiali numismatici
Gabinetto Numismatico e Medagliere, Raccolte Artistiche del Castello
Sforzesco di Milano
Disegni e ricostruzioni
Ivan Bonardi, Silvia Carena, Laura Marchesini, Remo Rachini, Giulia
Sterpa
CON IL CONTRIBUTO DI
Roberto Giacomelli
Rotary Club Cremona
2017, © già Soprintendenza Archeologica della Lombardia,
per testo e immagini, ove non altrimenti specificato
© SAP Società Archeologica s.r.l.
Strada Fienili, 39a - 46020 Quingentole (Mantova)
Tel. 0376-42591
www.archeologica.it
ISBN: 978-88-99547-13-4
in copertina:
trapezoforo in marmo numidico dalla Domus del Ninfeo
Il titolo è una licenza letteraria. Si tratta di una citazione (Tacito Hist. III, 33) nella quale con il termine aedificiis si intendono
le ville suburbane e non le domus urbane.
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
indice
9
Storia, archeologia e tutela: un rapporto possibile
Carla Di Francesco
11
Uno scavo, un metodo, molte novità
Gemma Sena Chiesa
17
Premessa
Lynn Arslan Pitcher, Ermanno A. Arslan, Paul Blockley, Marina Volonté
PARTE I. VIVERE A CREMONA
25
Inquadramento storico
Federico Santangelo
39
Aspetti geomorfologici e urbanistici
Gianluca Mete
47
La trasformazione della città e dell’insula
Lynn Arslan Pitcher
PARTE II. CANCELLARE CREMONA
65
La guerra civile
Federico Santangelo
69
Un breve excursus di topografia militare
Gianluca Mete
73
La distruzione della città
Lynn Arslan Pitcher
PARTE III. RICOSTRUIRE CREMONA
81
Vespasiano: il rapporto con la città
Federico Santangelo
87
L’urbanistica
Gianluca Mete
91
La trasformazione della città e dell’insula
Lynn Arslan Pitcher
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
PARTE IV. LO SCAVO
101
L’intervento
Lynn Arslan Pitcher
L’ETÀ TARDO-REPUBBLICANA
- FASI I, IIA, IIB, IIC, III (METÀ II SEC. a.C.- 40/20 a.C.)
105
Dalla geomorfologia agli edifici: dal legno al mattone
Gianluca Mete
117
La bottega dei manufatti in osso e palco
Paolo Andreatta, Chiara Bianchi, Silvia Di Martino
121
La frutta e i semi
Elisabetta Castiglioni, Mauro Rottoli
123
Il cantiere
Lynn Arslan Pitcher, Paul Blockley
127
Un gruppo di terrecotte architettoniche
Furio Sacchi
133
Gli intonaci dipinti di I stile
Elena Mariani
L’ETÀ PROTOAUGUSTEA-PRIMO IMPERIALE
- FASI IVA, IVB, IVC (40 a.C. CIRCA - OTTOBRE 69 d.C.)
141
Le domus
Lynn Arslan Pitcher
159
L’architettura delle domus di piazza Marconi: spunti di riflessione
Furio Sacchi
167
Le pavimentazioni delle domus
Mari Mapelli, Fabrizio Slavazzi, Marina Volonté
179
I rivestimenti in pietra
Elena Baiguera
181
Sculture e arredi lapidei da interno e da esterno
Fabrizio Slavazzi
193
Riti di fondazione e propiziatori
Lynn Arslan Pitcher
199
La Domus del Ninfeo
Lynn Arslan Pitcher, Paul Blockley
215
Proposta ricostruttiva e interpretazioni planimetriche
Giulia Sterpa
222
Analisi statiche e di fattibilità
Andrea Bagni
225
La fase fantasma. Gli intonaci dipinti di II stile
Elena Mariani
241
Le dispense
Lynn Arslan Pitcher
257
Il peristilio
Lynn Arslan Pitcher
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
265
La stanza di Arianna
Elena Mariani, Marina Volonté
277
La decorazione musiva
Marina Volonté
281
Il cubiculum augusteo
Elena Mariani
291
Il giardino
Alberto Bacchetta
297
Il giardino dipinto
Elena Mariani
301
Decorazioni a intarsio
Elena Baiguera
303
Gli oscilla
Alberto Bacchetta
307
La Domus delle Buche Rosse
Lynn Arslan Pitcher, Paul Blockley
315
La Domus del Peristilio
Lynn Arslan Pitcher, Paul Blockley
LA DISTRUZIONE E LA BONIFICA
323
- FASE V
La dinamica della distruzione e il risanamento
Lynn Arslan Pitcher, Ivan Bonardi
DALL’ETÀ FLAVIA AL PERIODO TARDOANTICO
- FASI VI, VII (DECENNI CENTRALI I d.C.- V SEC. d.C.)
331
La ricostruzione dopo l’incendio e l’evoluzione del quartiere fino al V secolo
Nicoletta Cecchini, Giordana Ridolfi
347
Materiali litici di rivestimento
Elena Baiguera
DALLA FINE DELL’ETÀ TARDOANTICA ALL’ETÀ ALTOMEDIEVALE - FASI VIII-IX (FINE V-VIII SECOLO d.C.)
349
L’edificio absidato
Paul Blockley
351
Frequentazioni e sfruttamento dell’area: le strutture lignee e i canali
Gianluca Mete
353
La prima chiesa e la necropoli
Gianluca Mete
358
Abbreviazioni
359
Bibliografia
371
Autori
372
Ringraziamenti
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
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STORIA, ARCHEOLOGIA E TUTELA: UN RAPPORTO POSSIBILE
Chi ha avuto la possibilità di visitare lo scavo di piazza Marconi aperto in tutta la sua estensione e il deposito-laboratorio allestito nel Palazzo dell’Arte, ha avuto la certezza di trovarsi di fronte ad una impresa
straordinaria. Già solo uno sguardo alla voragine faceva comprendere che la storia di Cremona antica era tutta
lì, e che, compressa per secoli dagli strati archeologici più recenti, si stava finalmente svelando grazie al lavoro
instancabile dei tanti archeologi e specialisti impegnati nelle diverse operazioni di scavo, di documentazione,
di ricomposizione, catalogazione e conservazione delle migliaia di reperti ed oggetti rinvenuti.
L’inizio dello scavo estensivo, nel maggio 2005, era stato preceduto da una non semplice valutazione
della possibilità di costruire proprio in questa piazza un grande parcheggio sotterraneo a più piani, da anni
programmato dall’Amministrazione Comunale.
La richiesta di realizzare il parcheggio investiva, per quel che riguardava gli Uffici del Ministero per i beni
Culturali, principalmente due problemi: la tutela del luogo in quanto spazio urbano storico, anche se di non
particolare interesse rispetto ad altre piazze cittadine; ma soprattutto e in primo luogo la tutela dei depositi
archeologici, esplorati con uno scavo e carotaggi fin dal 1983. Si proponeva perciò il quesito: si può fare? e
se sì, con quali accortezze e condizioni?
Era stata proprio l’idea del parcheggio a rendere necessari, nel 2002, ulteriori carotaggi e saggi di approfondimento delle primissime indagini. Constatato che in una parte consistente dell’area eventi bellici, usi,
demolizioni dei secoli più recenti avevano distrutto il deposito più superficiale, la Soprintendenza Archeologica aveva prudenzialmente indicato come fattibile un parcheggio di un solo piano, contenente quindi un
numero di posti fortemente ridotto rispetto a quello che il Comune riteneva necessario. Con grande determinazione tuttavia proprio l’Amministrazione Comunale, abbandonate le iniziali polemiche, aveva deciso di
correre i rischi che sempre una operazione così incerta comporta, facendosi promotore dell’esecuzione dello
scavo stratigrafico, durato fino all’agosto 2008.
Questa avventura ha avuto una guida certa non solo sul piano scientifico ed organizzativo nella presenza
costante e continuativa di Lynn Arslan Pitcher, che ha diretto lo scavo per tutti gli anni intercorsi tra i saggi
e la chiusura; e che si è spesa generosamente per piazza Marconi anche negli anni successivi, impegnandosi,
assieme al gruppo scientifico coinvolto prima nelle operazioni sul campo e poi nello studio, nella complessa
opera di rilettura ed interpretazione dei dati archeologici, per consegnare alla comunità scientifica il risultato
dell’immenso, importantissimo lavoro svolto.
Il primo volume della pubblicazione dei dati, al quale è stato dato l’appropriato e suggestivo titolo di
“Amoenissimis... aedificiis” ci presenta con grande chiarezza, testimoniate direttamente dalle eccezionali evidenze
archeologiche, le vicende storiche dell’area in epoca romana, in particolare gli effetti di quella distruzione a
ferro e fuoco delle truppe di Vespasiano che nel 69 d.C. rasero al suolo la città. Le tracce del trattamento subito da Cremona rimasero indelebili nel sito. I crolli di pareti e solai, i mattoni e gli intonaci decorati combusti,
rinvenuti in migliaia di pezzi, parlano meglio di ogni testimonianza scritta; e le buche rosse scavate per accumulare i resti, livellando il suolo per la successiva ricostruzione, costituiscono un significativo discrimine
di prima e dopo nella storia dell’assetto urbano, quel punto di riferimento temporale che può essere assunto
solo dagli avvenimenti di importanza capitale.
L’archeologia ci ha fornito così la prova più drammatica ed evidente che conferma la distruzione della
città durante la guerra civile. Ma ciò che costituisce una sorprendente novità è la scoperta che in Cremona
si edificassero domus di tale raffinatezza ed eleganza da poter essere paragonate alle ricche dimore imperiali
e senatorie di Roma. Tra gli edifici di piazza Marconi, spicca in particolare la Domus del Ninfeo, che ad oggi
non ha possibili paragoni in Cisalpina, tanto che per comprenderne a fondo struttura, organizzazione, materiali, decorazioni bisogna direttamente fare riferimento a maestranze provenienti dal centro dell’Impero.
Forse più che i pavimenti in mosaico o marmo, è la varietà e la qualità formale delle decorazioni parietali ritrovate a destare meraviglia; nella Domus del Ninfeo, ad esempio, sia pure in minuscoli frammenti molto degradati si può leggere, grazie all’opera di prima ricomposizione dei restauratori, la presenza di un giardino
dipinto sull’esempio di quello della Villa di Livia a Prima Porta; o anche, di un cubiculum, dalle pareti intera-
10
Carla Di Francesco | Storia, archeologia e tutela: un rapporto possibile
mente dipinte a riquadri e fregi con scene della vita di Arianna. Sono qui presenti decorazioni marmoree ad
intarsio, e gli affreschi, anche assai raffinati, della cosiddetta fase fantasma, in quanto privi del contesto architettonico di provenienza; essi testimoniano al massimo livello anche la estrema complicazione di lettura
ordinata di un sito letteralmente stravolto dai livellamenti. Incredibile, poi, la decorazione polimaterica del
ninfeo, fatta di mosaico, conchiglie, vetri, con materia locale ma soprattutto di importazione come il blu
egizio o il tufo, che ancora una volta confermano botteghe campane o laziali all’opera negli abbellimenti
cremonesi del periodo augusteo. In migliaia di frammenti e privo per sempre di un materiale fondamentale
come l’acqua, il ninfeo insieme alla messe di nuovi dati induce a pensare ad un committente di altissimo
rango.
Lo scavo di piazza Marconi ha in sintesi aperto scenari del tutto inediti per la storia di Cremona, aprendo
prospettive di studio fino ad ora impensate nell’ambito del territorio della Cisalpina.
Facciamo ora un passo indietro, per tentare di rispondere ai quesiti iniziali. Credo si possa riassumere la
questione affermando che il superamento delle difficoltà e delle incertezze iniziali è stato possibile solo applicando corretti principi di collaborazione e rispetto delle competenze tra Enti pubblici.
Come si è visto, infatti, la risposta è stata positiva ed il parcheggio è stato realizzato attraverso un progetto
che ha avuto come elementi fondamentali, ineludibili, i risultati dello scavo stratigrafico estensivo, affrontato
come processo di successivo approfondimento delle conoscenze sui depositi archeologici.
Il progetto architettonico si è adattato alle regole dettate dall’archeologia, nell’ottica del dialogo tra le
preesistenze di diversi momenti storici: raggiungendo i due piani, ha fatto propria la possibilità di conservazione in sito di alcune porzioni significative delle strutture rinvenute, e riconfigurato con carattere tutt’altro
che invasivo lo spazio urbano, al quale il Museo del violino nel restaurato Palazzo dell’Arte conferisce oggi
ulteriori valori.
È valsa la pena di affrontare quella che ho definito una avventura. Per la storia, che amplia i propri orizzonti.
Per la città, che essendo cresciuta, come tante altre città storiche italiane, sul suo stesso sedime, non può rinunciare alla vita dell’oggi.
Carla Di Francesco
Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo
Dirigente generale
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
11
UNO SCAVO, UN METODO, MOLTE NOVITÀ
Per più di un decennio lo scavo di piazza Marconi a Cremona ha rappresentato un punto di riferimento
per l’archeologia dell’Italia settentrionale, ma anche una straordinaria palestra per i giovani studiosi della disciplina. In un certo senso è divenuto un luogo emblematico, una realtà che è andata oltre l’impresa, già di
per sé di grandiose dimensioni, di scavo e di interpretazione per assumere un valore emblematico di corretto
e fruttuoso intervento sul terreno. “Piazza Marconi” rappresenta dunque uno dei migliori risultati di quella
rigorosa tradizione archeologica padana che ha le sue radici nella mostra di Bologna nel 1960; almeno tre
generazioni di studiosi che si sono succedute da allora si sono impegnate in scavi, studi e mostre che hanno
cambiato le nostre conoscenze dei processi storici e artistici della regione fra le Alpi ed il Po.
Molto del positivo risultato dello scavo a piazza Marconi si deve a Lynn Arslan Pitcher nella sua veste di
direttore della Soprintendenza Archeologica della Lombardia e di studiosa ed alla sua tenacia e sapienza organizzativa. Sono caratteristiche che l’hanno accompagnata in tutta la sua brillante carriera di archeologa e
che le hanno consentito di portare a termine un’avventura così difficile come quella di uno scavo al centro
di una città in continuo divenire come Cremona.
Non è facile oggi avere la possibilità di poter programmare uno scavo urbano – il più difficoltoso degli
interventi archeologici stratigrafici come oggi li pratichiamo – di notevole estensione, abituati come siamo
a dover esplorare in tempi ristretti piccoli spazi liberi all’interno degli attuali agglomerati urbani. È merito di
Lynn Pitcher aver saputo organizzare diverse équipes di scavo, aver chiamato intorno a sé molti esperti e
specialisti per lo studio della enorme mole di documentazione proveniente da un intervento di così grandi
proporzioni. L’indagine si è così trasformata in una irripetibile occasione di scambio di apporti scientifici.
Da parte mia ricordo le visite ai magazzini ove si accumulavano ordinatamente le casse dei materiali, la vista
delle imponenti distese di frammenti di affreschi. Si trattava di una massa di documentazione non facile da
prendere in considerazione con seri criteri scientifici. Una sfida vinta con rigore, metodo e competenza.
Anche questo volume, primo di una serie e curato da Lynn Arslan Pitcher, con Ermanno A. Arslan, Paul
Blockley, Marina Volonté, ripropone gli stessi criteri scientifici con una attenzione viva all’articolazione della
ricerca. La presenza tra gli autori di molti studiosi che avevano fatto parte delle équipes di scavo e di studio
durante il cantiere ne è la garanzia e bene testimonia il significato di sperimentazione che lo scavo e il successivo lavoro di interpretazione hanno avuto.
Basta uno sguardo all’indice per vedere come la pubblicazione sia organizzata con una visione molto
ampia. La attentissima lettura stratigrafica dei diversi settori si inserisce nelle grandi fasce storiche della città.
Le diverse fasi riconosciute del complesso sistema delle sequenze stratigrafiche sono evidenziate con grande
chiarezza, così che il lettore possa in ogni momento ripercorrere le fasi dello scavo avendo poi a disposizione
il lavoro di interpretazione e la ricostruzione storica di ogni fase riconosciuta. L’indagine di scavo si apre
così alla storia dell’intera città e spesso alla storia della romanizzazione dell’intera Cisalpina.
Gli interventi di Lynn Pitcher (assieme a Paul Blockley per quanto riguarda l’interpretazione dello scavo)
scandiscono le diverse parti del volume. Intorno ad essi si raggruppano contributi storici e studi delle strutture e dei materiali ad esse collegati.
I risultati scientifici raggiunti applicando una così attenta metodologia di ricerca sono particolarmente
interessanti e danno un contributo significativo al panorama della romanità in Italia settentrionale ed in particolare della vita dei centri urbani, quale la vediamo in questi anni delinearsi. Molte considerazioni che erano
ormai consolidate vengono qui riprese in considerazione con risultati di grande novità.
Due sono i nodi che ancora oggi sono al centro dell’interesse degli studiosi, come appare anche dal catalogo della recente mostra bresciana Brixia. Roma e le genti del Po, e che sono toccati dalle ricerche su
piazza Marconi. Il primo riguarda lo svolgersi dei rapporti nel III e II sec. a.C. fra Romani e Galli, interpretato
12
Gemma Sena Chiesa | Uno scavo, un metodo, molte novità
come un fenomeno di occupazione militare e colonizzazione (nel senso moderno del termine) di questi
ultimi ed invece il processo di self romanisierung delle popolazioni galliche attraverso una vivace e precoce
serie di scambi non solo commerciali ma anche culturali. Tuttavia, come sottolinea Lynn Pitcher, le tracce
di questo continuo scambio non sono sempre così evidenti.
Il secondo fenomeno che solo oggi inizia a apparire nella sua imponenza è quello che riguarda l’emigrazione coloniale o spontanea dalla penisola italica con la partecipazione forse più ampia di quanto si fosse
potuto pensare, dei ceti dirigenti romani non solo a capo delle operazioni militari ma anche alla ricerca di
clientele personali e di operazioni con impiego di capitali.
Mi soffermerò qui per necessità solo su alcuni degli altri, moltissimi spunti che la lettura del volume offre
e che meriterebbero un discorso approfondito. È una scelta arbitraria, fra vari argomenti che mi hanno personalmente interessata, in un ideale dialogo con Lynn Pitcher e con i suoi eccellenti autori A. Bacchetta, E.
Baiguera, E. Castiglioni, N. Cecchini, M. Mapelli, E. Mariani, G. Mete, G. Ridolfi, M. Rottoli, F. Sacchi, F.
Santangelo, F. Slavazzi, G. Sterpa, M. Volonté.
CREMONA E LO SCAVO DI PIAZZA MARCONI
La vera e propria relazione di scavo è preceduta da un’ampia panoramica storico-archeologica che inserisce
le indagini di piazza Marconi nella storia della città di Cremona e nelle sue testimonianze archeologiche dalla
fondazione all’età tardoantica. Suggestivi i titoli dei vari capitoli: Vivere a Cremona, Cancellare Cremona,
Ricostruire Cremona.
Accenno solo ad alcuni interessanti problemi di questa prima parte, completata da un utile schedone per
fasi che ne riepiloga alla fine i risultati.
Un interessante inquadramento storico di Federico Santangelo illustra i primi significativi momenti della
vita della città messi a confronto con i dati dello scavo. Le prime fasi di occupazione dell’area di piazza Marconi, posta vicino alle mura, mostrano cospicue tracce di sistemazione del terreno certamente proseguite
per un lungo periodo durante le travagliate prime fasi della colonia fino all’episodio cruciale della guerra annibalica ed anche successivamente. Si tratta di un sistema di bonifica, attraverso livellamenti e terrazzamenti,
dei siti destinati ad essere edificati, oggi ben noto nella Pianura Padana (lo stesso sistema è documentato ad
esempio nella vicina Bedriacum).
I lavori di riporto sono spesso imponenti e mi pare interessante l’osservazione di Lynn Pitcher, che attribuisce tali lavori preparatori ai contingenti militari romani presenti per tutto il II sec. in Cisalpina. Potrebbero rappresentare alcune di quelle “militaria opera” di cui parla Livio (XXVII,10, 8) come è ricordato nel
volume. Ad ingegneri e mano d’opera militari sono ormai da tutti gli studiosi attribuite le grandi vie consolari
e la sistemazione del territorio in prossimità del loro percorso. Sono opere che possiamo considerare forse
il più cospicuo apporto della romanizzazione accanto alla regolamentazione dei corsi d’acqua. Tali interventi
saranno alla base del formidabile sistema di comunicazioni terrestri e per vie d’acqua che renderà floridissimo
il bacino del Po e l’intera Pianura Padana. Come non ricordare il (Padus) cui marina cuncta fructuoso alveo importat
di Plinio (Nat. III, 123), quel grande fiume di cui Cremona era uno dei porti più trafficati per tutta l’età romana ed oltre?
Ad una precoce edificazione di edifici di grande prestigio come i santuari extraurbani ad opera di maestranze italiche e urbane certamente legate a personaggi dell’élite romana, riporta il cospicuo gruppo di terrecotte architettiche cremonesi, che Lynn Pitcher prende in considerazione proprio per delineare le
caratteristiche di una prima monumentalizzazione della città in rapporto alle prime fasi di occupazione di
piazza Marconi. Lo documentano anche la ricchezza delle sue domus con mosaici, l’ampiezza delle sue necropoli. Ma parallelamente si evidenzia la vocazione manifatturiera (ma credo anche commerciale) della città,
un centro di produzione e distribuzione di ceramiche d’uso (come la ceramica a vernice nera e quella a pareti
sottili).
La costruzione della prima e seconda fase della Domus del Ninfeo e poi la completa edificazione dell’ insula
con le altre due domus identificate, va dall’età taordorepubbicana a quella triumvirale o protoimperiale. Un’abitazione di tale lusso e signorilità come la Domus del Ninfeo di II fase potrebbe ben inquadrarsi nella sfrenata
competizione politica dell’ultima Repubblica e del passaggio al principato. È il momento in cui a Roma si
costruiscono le grandiose, opulente dimore sul Palatino, proprietà di quegli stessi “nobiliores” che erano a
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
13
capo delle imprese militari nelle provincie, ma è anche il momento in cui le classi dirigenti municipali si adeguano al gusto sfarzoso di Roma.
Sul fatale momento delle guerre civili del 69, si soffermano, assieme a Lynn Pitcher, Federico Santangelo
e Gianluca Mete, che aggiungono nuovi interessanti dati alla ricostruzione di quei tragici avvenimenti. Lo
scavo di piazza Marconi è uno di quei rari esempi in cui l’evidenza archeologica (in questo caso l’incendio e
la distruzione dell’ insula) può essere con sicurezza collegata con un avvenimento storico noto dalle fonti
(incendio e distruzione di Cremona dopo il suo assedio). Di solito la corrispondenza fra dato archeologico
e storia non è così certa. Nella vita di un sito molti possono essere stati gli avvenimenti interpretati nella ricostruzione delle evidenze archeologiche come relativi a eventi della grande storia, ma forse invece legati a
situazioni di microstoria locale. L’interesse dell’esplorazione di piazza Marconi è che la corrispondenza delle
evidenze di scavo (il grande incendio con successiva devastazione, ma anche con la risistemazione successiva
dell’area attraverso l’apprestamento di grandi buche per lo smaltimento dei rifiuti) con l’evento storico appare
sicura. I dati archeologici sembrano illustrare puntualmente le vicende narrate dalle fonti. Di esse, ad esempio,
i resti delle due baliste rinvenute rappresentano un’ulteriore testimonianza davvero singolare.
Dopo la fine del I sec. d.C. la città esce dalla grande storia, per continuare, come è documentato dalle
testimonianze archeologiche una tranquilla vita di centro commerciale e di transito. L’ insula di piazza Marconi sarà unificata da un insediamento abitativo dotato di terme. Gli altri quartieri della città hanno restituito
fino ad età tardoantica molte testimonianze di ricche domus con grandi pavimenti mosaicati o in opus sectile
con marmi pregiati di diverse provenienze e con arredi di pregio. Cito solo il noto frammento di vetro
inciso con muse entro un colonnato (metà IV sec. d.C.), pregevole lavoro di un’officina vetraria specializzata
probabilmente renana, che si aggiunge ai diversi esemplari della stessa tecnica rinvenuti in Italia settentrionale e testimoniano la floridezza di un commercio del lusso che toccava anche Cremona anche in età tardoantica.
I RISULTATI DELLO SCAVO
Anche per questa seconda parte, che concentra lo sguardo sullo scavo dell’ insula di piazza Marconi e che
comprende sia la relazione dello scavo stratigrafico, che lo studio di particolari evidenze, Lynn Pitcher ha
radunato per la pubblicazione l’ottimo gruppo di studiosi che avevano fatto parte dell’équipe di lavoro. Lei
stessa con Paul Blockley traccia le linee generali delle diverse fasi di vita di piazza Marconi partendo proprio
dalla lettura delle diverse fasi stratigrafiche giungendo allo studio delle classi di materiali pertinenti agli alzati
e provenienti dai livelli di distruzione. Anche in questo caso, mi soffermo con rammarico solo su alcuni dei
moltissimi spunti offerti dalla lettura dei diversi contributi.
Per le fasi più antiche di occupazione dell’area, molto interessante è l’indagine di Gianluca Mete sulla
presenza di un’area bonificata con riporti e canali caratterizzata dall’insediamento di piccole botteghe artigianali in particolare specializzate nella lavorazione del legno e dell’osso. È un tipo di insediamento che caratterizza, come sappiamo, molto spesso le aree di periferia urbana nei più antichi momenti di vita dei centri
coloniali (II sec. a.C.) con impianti di piccole manifatture. Esse vengono poi immediatamente sostituite nella
prima meta del I sec. a.C. da grandi strutture signorili. Un cambiamento che forse è determinato dalla necessità, per realizzare dimore di prestigio per personaggi della nobilitas romana o dell’aristocrazia municipale,
di ampi spazi di rappresentanza e di giardini non disponibili nelle aree più centrali dell’abitato. È interessante
anche l’osservazione sul fatto che le tradizionali strutture delle domus urbane si venissero sviluppando in un
modello di domus-villa più ampia, più mossa nella sua pianta e articolata con spazi aperti e più imponenti
giochi d’acqua.
Lo spettacolare apparato pittorico, giuntoci in condizioni che direi disperate, è stato con perizia e pazienza
analizzato da Elena Mariani in anni di lavoro, così da restituirci i sistemi decorativi di I stile pertinenti alla I
fase della domus. Fra di essi un motivo a rombi veramente spettacolare che conferma l’opera di artigiani
italici anche a Cremona. La raffinata esecuzione delle pitture doveva essere esaltata dalla ricchezza delle decorazioni e dalla presenza di elementi architettonici in terracotta studiati da Furio Sacchi.
Nell’ampliamento del 40 a.C. della Domus del Ninfeo viene realizzato un nuovo, ancor più fastoso modello
abitativo. Come accuratamente ricostruisce Furio Sacchi, l’edificio era disteso su terrazze, si apriva verso
una grandiosa piscina, era arricchito da architetture mosse con peristili, cortili colonnati in laterizio e pietra,
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Gemma Sena Chiesa | Uno scavo, un metodo, molte novità
spazi verdi e giochi d’acqua. Questi ultimi sono stati restituiti con attenzione da Alberto Bacchetta. Spettacolare doveva essere il ninfeo decorato a mosaico in blu egizio e conchiglie, di cui una parte è stata ricostruita
e musealizzata. Anche gli apparati decorativi appaiono di particolare livello. Ricordo solo due oggetti eccezionali studiati da Fabrizio Slavazzi, la gamba di tavolo marmoreo con un motivo floreale di gusto arcaicizzante veramente spettacolare, ed il grande piatto in un materiale specialissimo, raro, costoso e di difficile
lavorazione come il porfido egizio e per questo forse di committenza imperiale (un dono principesco?).
È anche significativo il fatto che le pietre utilizzate per i capitelli delle colonne fossero tutte di importazione. Fra di esse la pietra carsica di Aurisina, che appare utilizzata, come ci dice Fabrizio Slavazzi, anche
per oggetti d’uso. Questo materiale litico alla fine della Repubblica appare essere ampiamente esportato nella
Cisalpina interna, anche per le sue ottime caratteristiche di lavorazione. Il suo florido commercio doveva far
parte di quella serie di prodotti che l’antica e ricca colonia di Aquileia e i suoi esperti artigiani importavano
nella Cisalpina interna influendo sulla romanizzazione culturale dei centri mediopadani.
Le tracce dei pavimenti, per lo più cementizi a scaglie o decorati con rombi di tessere bianche (analizzati
da Mari Mapelli, Fabrizio Slavazzi, Marina Volonté), dovevano contribuire al decoro degli ambienti. È straordinario l’utilizzo, segnalato dagli autori, di inserti nella miscela cementizia di materiali pregiati lapidei come
l’alabastro, ma anche di frammenti di vasellame vitreo. Si tratta dell’indizio di un precoce utilizzo di pregiati
oggetti in vetro da parte delle classi dirigenti locali, ma anche di un indizio della diffusa pratica del riuso edilizio di materiale di scarto probabilmente non solo locale ma anche commercializzato. Del resto anche gli
oggetti d’uso recuperati da un mobile ligneo di cui si sono trovate in situ le tracce carbonizzate, appaiono di
un certo decoro.
Anche nella nuova fase della domus, i ricchi sistemi decorativi pittorici di II stile iniziale e maturo dovevano
essere presenti contemporaneamente in diversi locali. Le pitture sono state ancora una volta ricostruite per
quanto possibile da una grandissima quantità di frammenti, da Elena Mariani, che ne ha inserito i motivi in
un’ampia panoramica di confronti. Si susseguono motivi a velario, fregi con cigni e drappi bianchi, festoni
vegetali, pitture di giardino. Tutti sono riportati giustamente dalla studiosa a maestranze urbane o centroitaliche, un fenomeno quello della presenza in Cisalpina di esperti artigiani itineranti già notato ad esempio per
le splendide pitture del cd. tempio tardorepubblicano di Brescia.
Ancora un volta appare evidente la presenza in Italia settentrionale di personaggi di rango e di grandi
possibilità economiche molto attivi nel ritagliarsi una ruolo di prestigio in Cisalpina alla ricerca di clientele
proprio nel momento in cui ad esempio la “causa transpadanorum”, cioè la concessione della cittadinanza romana agli abitanti delle regioni a nord del Po, agitava il senato romano. Ma si evidenzia anche l’utilizzo,
spesso sapiente, di tecniche locali, ad esempio l’uso di palificate lignee e anfore come materiale drenante o
la consuetudine di decorare con pregevoli pitture pareti in mattoni crudi o in opus craticium (uso presente ad
esempio anche a Mediolanum o nel vicino vicus di Bedriacum).
Un accenno particolare merita la ricostruzione (Elena Mariani e Marina Volonté) della struttura e della
decorazione pittorica e musiva di un singolare cubiculum (la cd. stanza di Arianna) al primo piano della domus,
un ambiente ricostruito con grande difficoltà da una situazione devastante di incendio e crollo. Purtroppo
molto lacunoso appare quanto ci resta dei due pannelli dipinti con storie di Arianna. Ma la presenza negli
affreschi di motivi egizi e della figura del capricorno lega a ragione la decorazione (e forse la costruzione
dell’ambiente) al momento del diffondersi nell’arte decorativa romana di iconografie relative alla celebrazione
della vittoria aziaca di Ottaviano e della conquista dell’Egitto.
Le altre due domus (Domus del Peristilio e Domus delle Buche Rosse) esistenti nell’ insula contemporaneamente alla Domus del Ninfeo, studiate ancora una volta da Lynn Pitcher e Paul Blockley, appaiono meno
ricche e spettacolari, ma non prive di aspetti interessanti nelle loro diverse fasi e nei resti di pavimenti recuperati.
La storia della ricostruzione dell’area dopo il grande incendio e il saccheggio del 69 d.C. ha messo in
luce, come ho detto, un mutamento d’uso dell’area. È anche questa una caratteristica che si inserisce in quella
continua variazione delle tipologie di occupazione (socio-economiche e urbanistiche) delle zone periferiche
delle città romane.
Di grande interesse appaiono le modalità di sistemazione del terreno e della collocazione delle macerie
per la ricostruzione dell’area della Domus delle Buche Rosse con lo scavo di fosse regolari, riempite di macerie,
un intervento così regolare da poter considerare possibile un intervento militare per la bonifica dell’area.
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
15
Nicoletta Cecchini e Giordana Ridolfi ricostruiscono con una lettura attentissima dei pochissimi dati archeologici ancora leggibili, le caratteristiche di un’abitazione molto estesa con ampi spazi verdi interni e un
quartiere termale privato. Anche in questo caso si tratta di una tipologia abitativa ben nota tra II e III sec.
d.C., che ancora una volta sembra riportare in uno spazio cittadino alcune caratteristiche delle grandi ville
tardoantiche sul territorio. I continui mutamenti delle strutture non hanno cambiato il carattere di quartiere
signorile dell’area, come indicano anche i resti di un edificio absidato e quelli di raffinati rivestimenti litici.
La ricostruzione di Gianluca Mete del nuovo assetto dell’area in età tardoantica, quando essa cambia decisamente aspetto e destinazione, documenta l’ultimo aspetto delle fasi archeologiche esplorate. Esso appare
caratterizzato dall’impianto di una chiesa con diverse fasi susseguitesi tra V-VI sec. La presenza dell’edificio
sacro testimonia il mantenimento di una vivace frequentazione dell’area ancora per un lungo periodo.
Si conclude così una lunghissima storia insediativa che si è lentamente svelata al gruppo degli studiosi
che l’hanno seguita ed è ora a disposizione degli specialisti, ma anche del grande pubblico sempre interessato
alle vicende delle sue radici.
UNA CONCLUSIONE
Attraverso un piano bene organizzato di gestione complessiva, gli archeologi di piazza Marconi sono riusciti a trasformare la documentazione di uno scavo nella storia di una città.
Aver saputo mettere in luce il filo conduttore che lega fra loro le varie fasi di questa storia è uno dei
grandi meriti di una impresa archeologica e culturale di notevole impegno. Essa rimane come testimonianza
di un metodo che onora l’archeologia lombarda e non solo e che dimostra come l’auspicio per un’Italia
attenta al suo patrimonio più antico sia concretamente realizzabile.
Grazie dunque a Lynn Arslan Pitcher, agli studiosi che hanno partecipato (e parteciperanno nel volume
che seguirà) allo scavo e al suo studio interpretando per noi il passato, grazie alle istituzioni cittadine, di
tutela e valorizzazione che hanno reso possibile un risultato così positivo.
Un’impresa che fa davvero onore all’archeologia e alla città di Cremona.
Gemma Sena Chiesa
Ringraziamo i nostri benefattori,
Roberto Giacomelli e Rotary Club Cremona,
per aver creduto che i libri sono ancora
un modo di comunicare cultura e conoscenza
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
17
PREMESSA
Dalla conclusione della lunga campagna di scavo che ha interessato, per la quasi totalità della sua estensione, una delle maggiori piazze del centro cittadino di Cremona, è stato incessante il lavoro di analisi e
studio della stratigrafia e delle fasi, delle strutture e dei materiali, i più significativi dei quali non solo sono
stati negli anni oggetto di contributi scientifici in convegni e/o pubblicazioni tematiche, ma hanno già trovato
posto nel percorso espositivo del Museo Archeologico della città. Altri saranno pubblicati in futuro, anche
in altre prestigiose sedi.
La complessità dell’interpretazione delle strutture, spesso documentate “in negativo”, parallelamente all’enorme quantità degli oggetti mobili rinvenuti (più di un milione e mezzo), ha indotto alla suddivisione
della presente pubblicazione in due volumi, dedicando il secondo alle tematiche legate a produzione e commerci e impostando il primo sulla base di una chiave di lettura che, partendo dai dati di scavo, portasse alla
proposta di nuove idee sull’assetto urbanistico della città romana nella sua evoluzione in senso diacronico,
in rapporto alle vicende storiche di cui fu protagonista.
Le conclusioni di carattere generale sono pertanto rimandate al secondo volume.
È stato parimenti indispensabile procedere a un’impostazione dei testi “per problemi” e mirata alla presentazione delle novità, più che all’analisi dettagliata delle attestazioni per classe e tipologia, con l’obiettivo
di fornire la maggior quantità possibile di informazioni, nonostante l’impossibilità, dovuta anche a limitazioni
di carattere economico, di completare analisi paleobotaniche e osteologiche e interventi di restauro.
In merito a questi ultimi, le scelte sono state dettate dalle necessità operative del cantiere e dalle urgenze
di conservazione; anche in questo ambito sono stati tuttavia privilegiati i materiali il cui studio fosse particolarmente arricchente rispetto alle informazioni sino a quel momento disponibili, in particolare gli oggetti
in legno e gli intonaci dipinti.
Infine, sia allo scopo di presentare una documentazione il più possibile dettagliata, sia per rendere il volume interessante anche per i non addetti ai lavori, particolare attenzione è stata dedicata all’apparato iconografico, sia per quanto riguarda la parte fotografica, sia quella grafica e ricostruttiva.
Lynn Arslan Pitcher, Ermanno A. Arslan, Paul Blockley, Marina Volonté
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
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LE DISPENSE
LYNN ARSLAN PITCHER
A nord-ovest del peristilio si trovava un quartiere di servizio, probabilmente le dispense1 (fig. 1). Sono gli
ambienti (17, 18, 19) che hanno subito una sorte diversa dal resto della domus. Qui infatti è stato scoperto
un crollo in situ con numerosi oggetti in posizione originaria, verosimilmente perché questa parte della dimora
era a un solo piano con muri divisori leggeri in opus craticium2 (figg. 2-3). Nonostante l’amb. (4), interpretato
come latrina, facesse parte integrante del quartiere di servizio, trovandosi oltre il muro portante delle stanze
Fig. 1. Gli ambienti di servizio al momento della distruzione (69 d.C.).
1
Il seguente contributo utilizza i dati forniti dagli specialisti dei vari materiali
citati (Filippo Airoldi, Daniela Benedetti, Chiara Bianchi, Marina Castoldi, Elisabetta Castiglioni, Maria Grazia Diani, Silvia Di Martino, Stefania Jorio, Sara
Masseroli, Linda Ragazzi, Mauro Rottoli) che verranno trattati in modo esaustivo negli articoli a loro cura in questo e nel secondo volume. A tutti loro va
il mio ringraziamento per la collaborazione e le preziose indicazioni. Oltre al
discorso prettamente archeologico, sono stati presi in considerazione i vari materiali studiati dai suddetti specialisti.
2
ROTTOLI 1996, pp. 161-177; BACCHETTA 2003, p. 119; ARSLAN PITCHER,
BLOCKLEY, Domus Ninfeo, in questo volume.
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Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
AMBIENTE 17
Fig. 2. Il muro divisorio (Us 5066) a incannucciata tra gli ambienti (17) e (18).
Fig. 3. Ambienti (18, 19), muro divisorio in opus craticium (Us 4683).
AMBIENTE 18
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243
Tav. 1. Analisi della sezione
stratigrafica della zona delle
dispense dal 20 a.C.alla fine
del I sec. d.C.
AMBIENTE 19
di rappresentanza (1, 2, 3) affacciate sul peristilio, non presentava la stessa situazione di crollo in situ3 degli
altri tre vani.
Un’analisi attenta della situazione stratigrafica e della natura dei depositi permette di ricostruire parzialmente l’interno delle stanze al momento della distruzione. La dinamica della formazione degli strati è chiara
(tav. 1). Il tremendo incendio4 ha bruciato i mobili e le scansie a muro in legno, che sono di seguito crollate
sui pavimenti nelle singole stanze (fig. 4). Forse nel breve iato temporale tra la fine dell’incendio, il cedimento
dei tetti e la caduta dei muri furono recuperati o saccheggiati oggetti di particolare pregio (figg. 5-6).
Sopra il crollo delle coperture e dei muri si trova una serie di strati di abbandono5 e/o di livellamento
(figg. 7-9) con moltissimi frammenti di oggetti di uso quotidiano della casa6 ma anche, negli strati superiori,
materiali di diverso genere provenienti dal vicino peristilio, come lacerti del ninfeo monumentale in blu
egizio7 e un frammento di oscillum8.
Sopra questi livelli di abbandono di consistenza piuttosto sciolta, si estendeva il potente strato di livellamento formato appositamente per l’edificazione della nuova casa, ricostruita poco tempo dopo la devastazione della città9 (fig. 10).
3
L’unica altra situazione di crollo in situ (dal piano superiore) si trova all’interno
degli ambienti (12, 13). V. MARIANI, VOLONTÉ in questo volume.
4
Tac. Hist. III, 33.
5
Lo strato Us 4678, spesso 70 cm, copriva i tre ambienti e conteneva perlopiù
materiali edilizi dei crolli. Proviene da questo deposito l’applique in bronzo raffigurante un cane molosso, che probabilmente decorava un forziere (CASTOLDI
nel secondo volume).
Si tratta di ceramiche di vario genere (in terra sigillata, a pareti sottili, comune
fine e grezza), vetri, piccoli oggetti in bronzo e ferro.
7
ARSLAN PITCHER, BLOCKLEY, Domus Ninfeo, in questo volume.
8
Us 4321; BACCHETTA, Oscilla, in questo volume.
9
CECCHINI, RIDOLFI in questo volume.
6
244
Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
Fig. 4. Resti carbonizzati di un mobile (credenza?) in legno ritrovato nell’amb. (19).
Figg. 5-6. Ambienti (18, 19), crollo del tetto e degli intonaci all’interno dei vani.
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
Fig. 7. Strato di crollo dei muri in incannucciata.
Figg. 8-9. Strato di abbandono sopra gli ambienti (17, 18, 19).
245
246
Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
Fig. 10. Strato di livellamento preparatorio alla costruzione della
Domus delle Terme dopo la distruzione del 69 d.C.
Fig. 11. I pavimenti in cementizio e terra battuta dei vani di
servizio.
Le stanze (17, 18) erano pavimentate con cementizi10, mentre il vano (19) doveva essere in terra battuta
(fig. 11). Durante l’ultima fase di vita della dimora si decise di ingrandire l’amb. (18) a discapito della stanza
(19) che era originariamente una cucina, come ci indicano i focolari delle prime due fasi della domus e la vicinanza alla latrina, fatto piuttosto consueto nelle case romane. Il muro divisorio fu spostato a est, mentre
il pavimento in battuto recuperato dall’amb. (19) fu rappezzato in modo sommario con un cementizio scadente (fig. 12).
Lo strato di abbandono del vano (17) conteneva una considerevole quantità di materiali di vario genere11,
perlopiù frammentati (fig. 13). Sul pavimento si trovava una serie di oggetti (tav. 2), sparpagliatisi durante la
caduta, verosimilmente da un ripiano a muro.
Globalmente i materiali, sia in posizione “originaria” sia nello strato di abbandono subito sopra il crollo,
a esclusione dello strigile, appartenevano alla sfera della mensa e della cucina. Straordinario è il portalucerna
con lucerna (fig. 14); la pinzetta “tira stoppino” va associata a questi lussuosi arredi che hanno stretti confronti
con l’ambiente vesuviano.
Una situla in bronzo schiacciata12 è stata recuperata nel crollo dell’amb. (18) (figg. 15-16), subito sotto lo
strato di abbandono che conteneva un mobile in legno, probabilmente un armadio13 a due ante con più ripiani, bruciato e crollato in situ lungo la parete est del vano, sulla parte rappezzata del pavimento (tav. 3). Si
tratta di un ammasso (79x60 cm) di almeno 120 oggetti di vario genere e legno carbonizzato parzialmente
SLAVAZZI, VOLONTÉ 2013, pp. 3-10; SLAVAZZI in questo volume.
Us 4338. Notevoli sono: una teglia, una ciotolina, una pinzetta da stoppino
per lucerne in bronzo e una serratura con resti di chiave in ferro nella toppa;
un cucchiaio in osso; ceramica comune fine e grezza, a pareti sottili, in terra sigillata e infine dei vetri.
12
Sotto la situla si sono trovati resti di una stoffa che forse fungeva da sacco
per proteggerla.
10
11
Una parte degli oggetti era appoggiata su un ripiano in legno che si trovava
a contatto diretto con il pavimento; che l’armadio fosse con sportelli si deduce
dal cardine in osso con perno in legno, mentre la maniglia in bronzo, verosimilmente, era legata all’apertura degli sportelli o dei cassetti interni. Anche la
serratura in bronzo apicata potrebbe appartenere al mobile. Armadi del genere
sono testimoniati a Ercolano (SCHENK 2008).
13
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
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Fig. 12. Pavimento della stanza (18) con il rappezzo dell’ultima ristrutturazione della domus (40-69 d.C.).
Fig. 13. Amb. (17) con lo strato di crollo (Us 5078) del tetto e dei muri, che copre le suppellettili cadute (Us 5107)
da un ripiano a muro sul pavimento in cementizio (Us 5073).
248
Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
Tav. 2. Rilievo dei reperti caduti sul pavimento dell’amb. (17) (Us 5073) al momento del ritrovamento (L. Marchesini).
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
LEGENDA
A: elemento in ferro (strigile?)
B, C: olpe in ceramica comune
D: bottiglia in vetro
E: patera in terra sigillata
F: ciotola carenata
H: elemento in bronzo (lucerna?)
I: ansa in bronzo
Us 4755: candelabrum fitomorfo in bronzo
249
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Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
Tav. 3. Rilievo dei reperti crollati dal mobile combusto sul pavimento dell’amb. (18) (L. Marchesini).
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
251
LEGENDA
R3: ciotola fittile decorata
G4: chiodi in ferro
R4=G3: elemento in ferro - pendaglio in bronzo
P3: barretta in bronzo a sezione circolare
I3: elemento in bronzo a sezione circolare
T3, U3, V3, Z3, SA, T4, U4, V4, A4, B4, F4, I4, Q4,
E4, D4, N4, O4, H4, N2, O2, P2, N3, O3: seme
M3=C4: ansa di pentola in bronzo
Q2, F3, H3, L3, S3: elemento in ferro non identificabile
M4, B2, A1, D4, T1, U1, M1, E2, G1: elemento in
ferro
V2: sassolino
P4: malta (stucco?)
E3: elemento in bronzo non identificabile
C3, B3: elemento a base piatta e profilo curvilineo
D3: frammenti in osso
R2: barretta in osso lavorato
T2: oggetto in osso a sezione circolare
Z2: frammenti di ferro
U2: oggetto non identificabile
A3: capocchia di chiodo in ferro
S2: cardine in osso
Q3: laminetta in bronzo ritorta
O: oggetto in ferro (fibbia?)
F, U, O1, I2, H2, F2, I, E, F: pedina in pasta vitrea
bianca
Q: laminetta bronzea
Z: borchia in bronzo
H1: selce
T: dado in osso
D1, P1, L1: pedina
S: laminetta circolare in bronzo
P: cilindretto in bronzo
C1: cilindretto cavo in bronzo
A2, V: conchiglia
Q1, L2, G2, N, L, I1: pedina in pasta vitrea nera
M2: seme e sasso
C2: vago in pasta vitrea
Z1: elementi in ferro
R1: anello in bronzo con castone in vetro
N1: elementi in bronzo
M, G: frammento di ferro
B: oggetto in bronzo
D: dado in osso
C: scatolina in osso
H: fibula in bronzo
V1: pedina in pasta vitrea gialla
F1: orecchino in bronzo
E1: barretta in ferro
D2: elemento in osso lavorato
S1: frammento di catenella in bronzo
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Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
Fig. 15. Amb. (18), strato di crollo (Us 4685) con situla in bronzo.
Fig. 16. Stoffa ritrovata sotto la situla in bronzo.
Fig. 14. Portalucerna e lucerna in
bronzo.
Fig. 17. Pedine da gioco, vago di collana, datteri carbonizzati e conchiglie rinvenuti sul pavimento (Us 4692) dell’amb. (18).
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
253
Fig. 18. Cofanetto miniaturistico in osso (foto C. Bianchi).
Fig. 19. Ammasso di ferro e bronzo al momento del ritrovamento
sul pavimento dell’amb. (18).
Fig. 20. Radiografia dell’ammasso di metalli. Sono stati individuati:
uno specchio, due anelloni e tre anelli in ferro, una spatola da cera,
due chiodoni, un lucchetto, una moneta e una cornice in bronzo.
Fig. 21. Ammasso metallico durante il restauro.
fusi insieme, specie nei punti dove c’erano più metalli. Numerosi reperti sono di difficile definizione, non
solo per la cattiva condizione di conservazione ma anche perché particolari e sconosciuti nella letteratura
archeologica, oppure identificabili singolarmente (chiodoni, chiodi a “L”, anelli, chiavistelli ecc.), ma non
nell’insieme. Le dimensioni notevoli di alcuni chiodi, chiavistelli e anelli in ferro portano a pensare che
fossero legati alla carpenteria strutturale (come portoni o tetti) e non facessero parte delle cose contenute
nel mobile.
Uno sguardo agli altri reperti spinge a ipotizzare che perlopiù fossero legati al mondo del gioco, all’abbigliamento e alla cura del corpo. Diciassette pedine da gioco in vetro (dieci bianche, sei nere e una gialla)
facevano parte, con due dadi in avorio, di un gioco da tavola (fig. 17), mentre il baule miniaturistico in osso
doveva essere il gioco di una bambina14 (fig. 18).
Le cinque conchiglie di un bivalve edule di origine marina (Glycymeris sp.) con foro sull’apice potrebbero
essere state utilizzate per una collana o anche come pedine.
Una bella fibbia in osso inciso doveva essere legata a un cinturone di ambiente militare, come la falera
in bronzo, mentre la fibula, sempre in bronzo, poteva servire a chiudere una veste femminile.
Sono stati ritrovati inoltre gioielli, tra cui un vago in pasta vitrea, un anello in bronzo con castone in
vetro e un orecchino, sempre in bronzo.
14
CECCHINI et al. 2015a, pp. 121-126.
254
Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
Fig. 22. Vasetto in ceramica al momento del ritrovamento. Si
tratta di un tipo di difficile lettura che potrebbe essere variamente
interpretato come calamaio, bussolotto per dadi o salsiera (?).
Fig. 23. Resti di datteri freschi, carbonizzati durante l’incendio
della casa.
Alla cura della persona sono legati uno specchio
circolare in bronzo con forellini15 sul bordo (figg. 1921) e un tappo di ampolla per cosmetici con catenella
in bronzo. Particolarmente interessanti sono due
spatole da cera, parte di un kit da scrittura, come
anche un piccolo vasetto con decorazione a punzone
(un calamaio?)16 (fig. 22).
Le tre chiavi non si discostano dalla tipologia
usuale e servivano per chiudere ante, scatole o porte.
Curiosa, infine, è la presenza dei resti di una ventina
di datteri (Phoenix dactylifera) carbonizzati dall’incendio17 (fig. 23).
Un grande frammento di piombo fuso dal calore,
probabilmente un tubo (fig. 24) per la deduzione Fig. 24. Amb. (19) con resti di elemento in piombo fuso, verosidell’acqua, è stato scoperto nello strato di livella- milmente un tubo per il deflusso dell’acqua (Us 4678).
mento nella zona del vano (19). Gli indizi rimasti in
questo ambiente portano a supporre che molti degli
oggetti che vi si trovavano, subito prima o dopo l’incendio, furono trafugati.
Due mobili in legno, probabilmente credenze, furono rinvenuti carbonizzati e crollati lungo i muri est ed
ovest della stanza (fig. 25).
Sul pavimento giacevano due campane di bronzo con batacchio in ferro di dimensioni fuori dal comune
(fig. 26). Si è ipotizzato che fossero di uso militare oppure apotropaico ma, anche se non ci sono testimonianze nelle fonti, potevano semplicemente servire come richiamo per la servitù oppure per segnalare l’inizio
del pranzo agli abitanti della casa18.
Sempre legata al convivio è una casseruola (fig. 27) che, secondo gli studiosi, faceva parte del servizio da
vino. Infine, è venuta alla luce una coppetta in bronzo fusa con una ascia in ferro.
Particolarmente interessante la grande quantità di semi misti sparsi per terra, verosimilmente raccolti in
sacchi di stoffa o contenitori in terracotta o legno, ora scomparsi. Le analisi indicano la presenza di semi di
Si tratta di un ammasso ferroso che è stato parzialmente restaurato; la parte
con lo specchio non era recuperabile.
16
Si tratta di un oggetto di difficile lettura che viene variamente interpretato:
calamaio, bussolotto per dadi, salsiera (?).
15
Risulta essere la prima volta che datteri vengono ritrovati in contesti abitativi
in Italia settentrionale.
18
MOCCHI nel secondo volume.
17
Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
Fig. 25. Impronte dei mobili carbonizzati e alcuni dei reperti rimasti sul pavimento dell’amb. (19) (L. Marchesini).
Fig. 26. Amb. (19), una campana al momento del ritrovamento.
Fig. 27. Amb. (19), casseruola in bronzo ritrovata sul pavimento.
255
256
Lynn Arslan Pitcher | Le dispense
leguminose (favini, piselli, lenticchie e cicerchie19) e poche cariossidi di cereali (frumento o orzo e avena20);
fra i semi fu ritrovato un fondo di olla in ceramica comune.
I focolari e i pavimenti in terra battuta delle prime due fasi indicano che inizialmente il vano (19) fu utilizzato come una cucina: la riduzione delle dimensioni suggerisce che la sua funzione originaria fu mutata e probabilmente divenne quella di dispensa da cucina. Del resto, nella seconda fase, quella che forse era una latrina
(4) cambiò destinazione con una pavimentazione in laterizi, forse divenendo a sua volta una cucina.
19
Vicia faba var. minor, Pisum sativum, Lens culinaris, Lathyrus sativus/cicera.
20
Triticum/Hordeum, Avena sp.
358
Bibliografia
ABBREVIAZIONI
RIMANDI INTERNI AL VOLUME
PERIODICI
ARSLAn PItChER
Trasformazione pre 69 = La trasformazione della città e dell’insula (pp. 47-63)
Distruzione = La distruzione della città (pp. 73-78)
Trasformazione post 69 = La trasformazione della città e dell’insula (pp. 91-97)
Intervento = L’intervento (pp. 101-103)
Domus = Le domus (pp. 141-157)
Riti = Riti di fondazione e propiziatori (pp. 193-197)
Dispense = Le dispense (pp. 241-256)
Peristilio = Il peristilio (pp. 257-264)
AAAd, Antichità Altoadriatiche
ARSLAn PItChER, BLoCKLEy
Cantiere = Il cantiere (pp. 123-125)
Domus Ninfeo = La Domus del Ninfeo (pp. 199-214)
Domus Buche Rosse = La Domus delle Buche Rosse (pp. 307-313)
Domus Peristilio = La Domus del Peristilio (pp. 315-322)
BACChEttA
Giardino = Il giardino (pp. 291-296)
Oscilla = Gli oscilla (pp. 303-305)
BAIGuERA
Rivestimenti = I rivestimenti in pietra (pp. 179-180)
Intarsio = Decorazioni a intarsio (pp. 301-302)
Materiali litici = Materiali litici di rivestimento (pp. 347-348)
MARIAnI
I stile = Gli intonaci dipinti di I stile (pp. 133-139)
II stile = La fase fantasma. Gli intonaci dipinti di II stile (pp. 225-240)
Cubiculum = Il cubiculum augusteo (pp. 281-290)
Giardino dipinto = Il giardino dipinto (pp. 297-300)
ArchCl, Archeologia Classica. Rivista dell’Istituto di Archeologia della
università di Roma
AJA, American Journal of Archaeology
Aquilnost, Aquileia nostra
BAR, British Archaeological Report
BCAR, Bullettino della Commissione Archeologica Comunale di Roma
BdA, Bollettino di Archeologia
ClAnt, Classical Antiquity
CJ, the Classical Journal
CuPAuAM, Cuadernos de Prehistoria y Arqueología universidad Autónoma
de Madrid
DialA, Dialoghi di Archeologia
Estudios AnMurcia, Anales de Prehistoria y Archeología
JdI, Jahrbuch des Deutschen Archaologischen Instituts. Berlin
MAAR, Memoirs of the American Academy in Rome
MededRome, Medede(e)lingen van het nederlands(ch) historisch Instituut
te Rome
MEFRA, Melanges de l’école Française de Rome, Antiquité
MEtE
Geomorfologia = Aspetti geomorfologici e urbanistici (pp. 39-46)
Topografia militare = Un breve excursus di topografia militare (pp. 69-71)
L’urbanistica >> Urbanistica (pp. 87-89)
Edifici = Dalla geomorfologia agli edifici: dal legno al mattone (pp. 105-115)
Sfruttamento = Frequentazioni e sfruttamento dell’area: le strutture lignee e i canali (pp.
351-352)
Prima chiesa = La prima chiesa e la necropoli (pp. 353-357)
notALomb, notiziario della Soprintendenza Archeologica della Lombardia
SACChI
Terrecotte = Un gruppo di terrecotte architettoniche (pp. 127-132)
Architettura = L’architettura delle domus di piazza Marconi: spunti di riflessione (pp.
159-166)
RAn, Revue Archeologique de narbonnaise
SAntAnGELo
Inquadramento = Inquadramento storico (pp. 25-37)
Guerra civile = La guerra civile (pp. 65-68)
Vespasiano = Vespasiano: il rapporto con la città (pp. 81-86)
RdA, Rivista di Archeologia
naC, numismatica e antichità classiche, Quaderni ticinesi
nsc, notizie degli Scavi di Antichità comunicate alla Accademia nazionale
dei Lincei
PBSR, Papers of the British School at Rome
RAE, Revue archéologique de l’Est du Paléolithique au Moyen Âge
RASMI, Rassegna di studi del Civico Museo Archeologico e del Civico
Gabinetto numismatico di Milano
RIA, Rivista dell’Istituto nazionale d’Archeologia e Storia dell’Arte
RM, Römische Mitteilungen
RhM, Rheinisches Museum für Philologie. Frankfurt am Main
RstPomp., Rivista di Studi Pompeiani
ALTRE ABBREVIAZIONI
AtS, Archivio topografico della Soprintendenza per i Beni Archeologici della
Lombardia
CeSDIR, Centro Studi e Documentazione sull’Italia romana
CISAM, Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo
AVVERTENZE
I rilievi di scavo saranno allegati al II volume.
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Amoenissimis... aedificiis. Gli scavi di piazza Marconi a Cremona. Lo scavo
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AUTORI
Paolo Andreatta
ARCo Cooperativa di Ricerche Archeobiologiche Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como
paolomc84@libero.it
Silvia Di Martino
ARCo Cooperativa di Ricerche Archeobiologiche Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como
sidimar@libero.it
Ermanno A. Arslan
Socio Corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei
erarslan@tin.it
Mari Mapelli
restauratore presso MIBACt Segretariato Regionale per la Lombardia
mariassunta.mapelli@beniculturali.it
Lynn Arslan Pitcher
già Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia
l.passi.pitcher@fastwebnet.it
Elena Mariani
archeologa,
elenamariani99@gmail.com
Alberto Bacchetta
Museo Civico Archeologico di Acqui terme (AL)
albertobacchetta@libero.it
Gianluca Mete
archeologo, RA.GA s.r.l.
gianluca.mete@virgilio.it
Andrea Bagni
ingegnere, Leonardo S.p.A.
andrea_bagni@yahoo.it
Giordana Ridolfi
archeologa, RA.GA s.r.l.
giordana.ridolfi@gmail.com
Elena Baiguera
archeologa,
ele.baiguera@gmail.com
Mauro Rottoli
Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como
archeobotanica@gmail.com
Chiara Bianchi
archeologa,
chiarabianchi.archeo@gmail.com
Furio Sacchi
Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte
università Cattolica del Sacro Cuore
furio.sacchi@unicatt.it
Paul Blockley
archeologo, RA.GA s.r.l.
archeogeo@gmail.com
Ivan Bonardi
architetto, RA.GA s.r.l.
ivan.bonardi@tin.it
Elisabetta Castiglioni,
Laboratorio di Archeobiologia dei Musei Civici di Como
castiglioni.eli@alice.it
nicoletta Cecchini
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di
Cremona, Lodi e Mantova
nicoletta.cecchini@beniculturali.it
Federico Santangelo
newcastle university
federico.santangelo@ncl.ac.uk
Fabrizio Slavazzi
Dipartimento di Beni Culturali e Ambientali, università degli Studi di Milano
fabrizio.slavazzi@unimi.it
Giulia Sterpa
archeologa,
ipazia6@gmail.com
Marina Volonté
Conservatrice, Museo Archeologico San Lorenzo - Cremona
marina.volonte@comune.cremona.it
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RINGRAZIAMENTI
Lo scavo di piazza Marconi, on and off, è durato trentaquattro anni, un periodo abbastanza lungo che ha visto l’avvicendarsi di diverse figure istituzionali, specialisti e collaboratori che rinrgrazio di cuore per aver sopportato anche
alcune fasi più difficili di incertezza e, qualche rara volta, di polemica. Questo volume non sarebbe mai uscito senza
un grande senso di collaborazione fra tutti che sfocia in questo risultato tangibile. Gli amici della Soprintendenza sono
sempre stati di gran conforto nel farmi capire i rivoli di questa complicata operazione. I loro consigli mi hanno aiutata
nella definizione della strategia di scavo, cosa assai ardua. Mi scuso in anticipo se ho dimenticato qualcuno ma trentaquattro anni sono davvero tanti!
Lynn Arslan Pitcher
I Sindaci di Cremona
Renzo Zaffanella, Gian Carlo Corada, Paolo Bodini,
oreste Perri, Gianluca Galimberti
Il Direttore Generale del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali
Roberto Cecchi
Il Direttore Regionale del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali
Carla Di Francesco
Il Segretario Regionale del Ministero dei Beni e delle
Attività Culturali
Marco Carlo Minoja
I Soprintendenti
Elisabetta Roffia, umberto Spigo, Luigi Malnati
L’Archivio di Stato di Cremona
Maria Luisa Corsi, Angela Bellardi
Il Comune di Cremona
Marco Pagliarini, l’ufficio Stampa
CAL
James Bishop, John Mills, Linda Ragazzi
RA.GA
I fotografi della Soprintendenza
Luigi Monopoli, Luciano Caldera
Rodolfo Martini, del Gabinetto numismatico e
Medagliere del Comune di Milano
I restauratori
Annalisa Gasparetto, Chiara Ceriotti, Antonella Di Giovanni, Giuliana De Rose, Marta Fantoni, Carla Gagliardi,
Ilaria Bianca Perticucci, Katia Poletti, Martino Serafini
Analisi tecniche
Roberto Bugini, Silvia Di Martino, Luisa Folli, Mauro
Rottoli
Calcoli statici
Andrea Bagni
PC Buster di via San Michele del Carso a Milano
Elisabetta Roffia, Daniela Scagliarini, Giuseppe Stolfi
AEM di Cremona
Gerardo Paloschi, Giuseppe Azzini
Autostrade Centropadane
Studio Pi tre – Cremona
SABA Italia
BELtRAMI CoStRuZIonI
Bianca Maria Scarfì e Maria Giuseppina Cerulli Irelli, i
miei primi Soprintendenti, che con guanto di velluto e
pugno di ferro mi hanno avviata alla professione
Fabrizio Loffi, Mario Silla
Giuseppe Ghizzoni, Ferdinando Giordano
Riccardo Groppali
Lodovica Monti, grande amica che ha aperto la sua casa
permettendomi di pensare
Ferraroni Mangimi
Panificio Cremona Italia
Fonderia Allanconi di Ripalta Cremasca
Le amiche colleghe della Soprintendenza
Donatella Caporusso, Giuliana Cavalieri Manasse, Rosi
Invernizzi, Stefania Jorio,Valeria Mariotti, Filli Rossi
I giovani archeologi e Jack Gennari che hanno partecipato alle varie campagne di scavo
Stampato nel mese di giugno
del 2017
© 2017 SAP Società Archeologica s.r.l.
Strada Fienili 39a - 46020 Quingentole (Mn)
tel. 0386-42591
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