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L'omicidio di Giovanni Battista Loi

2020, L'omicidio di Giovanni Demurtas Loi

Un ricco allevatore, proprietario terriero, ex consigliere comunale, che cavalca in solitaria tra le vallate brulle e remote della Sardegna interna, alcune schioppettate mirate che mettono fine all’esistenza dell’uomo e del suo animale, diversi testimoni reticenti, una moglie silente, forse spaventata forse rassegnata, tre curati pasticcioni e alcuni ufficiali di giustizia non proprio tempestivi e precisi nel relazionare gli eventi occorsi, sono tra i protagonisti di un drammatico fatto di cronaca diventato mistero giallo da quasi duecento anni. Un’altra spettacolare storia vera da una terra di frontiera in cui dominava la legge del più forte, un singolare studio storico che sa farsi chicca pittoresca e accattivante.

2 Ipazia Books Editions Dublin – Ireland info@ipaziabooks.com www.ipaziabooks.com Copyright© 2020 by Ipazia Books First publication 2020 by Ipazia Books Original Title L’omicidio di Giovanni Demurtas Loi di Rina Brundu 978-1-8382234-1-0 Cover Artwork: Pastore sardo (cartolina) All Rights Reserved MMXX All rights are reserved, including the right of reproduction in whole or in part in any form. 3 4 Per Domenica Pili Giovanni Demurtas Loi Maria Giovanna Mossudu Il piccolo Luigi Balloi Per gli altri che dormono, dormono sotto le fronde delle querce secolari che ricamano la collina di Sant’Antoni a Villanova Strisaili Per Prisca Cannas barbaramente uccisa la notte del 30 marzo 1827 5 6 Premessa .................................................................... 11 CAPO 1 ........................................................................ 13 BACKGROUND STORICO ................................... 13 1.1 Dopo la guerra per Monte Nou...................................13 1.2 Chi era Giovanni Demurtas Loi?................................ 15 CAPO 2 ........................................................................ 21 ATTI CRIMINALI ........................................................ 21 2.1 Tra Bau Mandara e S’Orciada ....................................21 2.2 Il referto del chirurgo Bartolomeo Pilledda ............... 23 2.3 La scena del crimine ................................................... 24 2.4 L’ingiunzione a Gabriele Sette ...................................27 2.5 L’autopsia del cavallo ................................................ 28 2.6 L’ingiunzione ad Antonio Brundu ............................. 30 2.7 La citazione della vedova ...........................................31 2.8 Dichiarazioni di Gabriele Sette e Antonio Brundu ....34 CAPO 3 ........................................................................ 37 IL CASO DEMURTAS LOI ..................................... 37 3.1 Sant’Antoni ................................................................ 37 3.2 In tomba ignota ........................................................... 41 3.3 Incongruenze nei registri parrocchiali e nell’inchiesta del Capitano di Giustizia .................................................. 44 3.4 Chi ha ucciso Giovanni Demurtas Loi? ..................... 46 3.5 Fotografie e cartoline ................................................. 56 APPENDICI ................................................................. 61 IL TESTAMENTO DEL CHIRURGO BARTOLOMEO LOCERU PILLEDDA ..................................................... 63 L’EREDITÀ DI MARIA ROSA DEPAU ....................... 69 Bibliografia .............................................................. 71 Biografia e Ringraziamenti ................................ 79 Altri libri.................................................................... 81 7 8 9 10 Capita di rado di dover studiare un drammatico fatto storico occorso due secoli fa e di incontrarvi finanche i tuoi avi quali protagonisti della vicenda. La prima volta che sentii parlare dell’omicidio di Giovanni Demurtas Loi a colpirmi fu infatti il cognome: Demurtas. La mia trisavola si chiamava Rita Demurtas e apparteneva alla notabile famiglia discendente dai Murtas di Villa Strisaili1: che Giovanni fosse stato un mio pro-pro-prozio? Non lo sapevo e non ricordavo la sua storia tra le molte epiche faccende locali raccontatemi sia da mia nonna Giovanna quando ero bambina, sia da tanti anziani nel villaggio fino a epoche molto recenti. Per qualche motivo però la parabola esistenziale di Giovanni continuava a ronzarmi in testa al punto che in una occasione decisi di investigarla consultando qualsiasi informazione correlata conservata negli archivi storici, negli archivi diocesani e nell’archivio di Stato a Cagliari. Come accade spesso quando si osservano le cose più da vicino, è stato nel momento in cui ho cominciato a BRUNDU-FIGUS-MANIAS, Storia di Villanova Strisaili dalle origini ai nostri giorni: la guerra per Monte Nou, Volume 1, Ipazia 1 Books, 2020, Capo 3. 11 conoscere meglio il caso Demurtas-Loi che ho compreso la sua atipicità, o forse la sua normalità in un altro contesto storico molto difficile quale è stato quello della prima metà del secolo XIX nelle zone più secluse dell’ex Ogliastra barbaricina e nel territorio dell’ex comune di Villanova Strisaili. Nel proseguo del mio studio non sono state poche neppure le sorprese incontrate. Una semplice curiosità intellettuale si è tosto trasformata in una sorta di squarcio nello spazio-tempo, in una straordinaria finestra su un periodo andato, grazie al quale è stato possibile imparare molto su una intera epoca, sugli uomini e sulle donne che l’hanno vissuta, sui loro vizi e le loro virtù, finanche sulla mia stessa famiglia e su me stessa. Quella che presento in questo libretto è dunque una breve relazione del delitto Demurtas-Loi, il quale da un punto di vista legale si è risolto nell’essere un ennesimo caso di mala giustizia ante-litteram, mentre da un punto di vista storico-culturale si fa emblema plastico della nostra incapacità di conoscere, finanche di vivere e rispettare la nostra più grande storia, i suoi momenti minimi così come i suoi aspetti straordinari, esaltanti. Rina Brundu, 6 dicembre 2020 6 dicembre 1822? 198 anni fa? O forse no… 12 1.1 Dopo la guerra per Monte Nou Nel 1822 non erano passati neppure dieci anni da quel 2 dicembre 1813 data ufficiale stampata sulla domanda avanzata, dai vassalli di entrambe le ville, a favore di una unione amministrativa tra i comuni ogliastrini di Villanova e Villagrande Strisaili. Paradossalmente, tale richiesta era stata formalizzata cinque anni dopo la vittoria nella causa civile intentava dai villaggi Strisaili contro la comunità barbaricina di Fonni durante la cosiddetta guerra per i pascoli di Monte Nou 2. Il 28 gennaio 1808, la Reale Udienza a Sale Unite aveva infatti accolto il ricorso degli ogliastrini, annullato la sentenza del 24 dicembre 1799 e reintegrato quella del 1687, ovvero aveva riconsegnato a villanovesi e villagrandesi le loro avite pertinenze territoriali. Si trattò tuttavia di una “vittoria” dolce-amara, laddove con la popolazione falcidiata dalle pestilenze e dalle epidemie, da continuati episodi di violenza endemica, dalle tasse dovute al feudatario di Quirra, dalle decime caricate dalla chiesa, nonché dai molti debiti fatti dai due comuni proprio durante quella secolare lite con i fonnesi, il disagio quotidiano dei locali era palpabile, a rischio c’era la stessa sopravvivenza delle persone. La situazione risultava particolarmente compromessa a Villanova, il nucleo abitato più piccolo, ancora alla mercé delle bardane e delle vendette dei cavalieri barbaricini, ormai ridotta ad essere l’ombra della fiorente cittadina che era stata nei secoli precedenti. Così forte era questo stato di decadenza che finanche il generale e naturalista Alberto 2 BRUNDU-FIGUS-MANIAS (citato). 13 De La Marmora3, transitando nei pressi di quel paese durante la prima metà del XIX secolo, ebbe a scrivere “La prima volta che sono stato in quest’ultimo villaggio4, nel 1825, vi trovai una sessantina di abitanti: ma quando vi sono andato l’ultima volta, che fu nel 1838, non vi trovai che una vecchia donna che vendeva dell’acquavite e del pane in una casa diroccata. Tutte le altre case, in gran parte senza tetto, e cadute in rovina, erano abbandonate5”. In realtà, il borgo non era stato completamente disertato, ma era pur vero che la maggior parte dei suoi abitanti si erano già trasferiti a Villagrande. Ad abitare le antiche casupole ormai disfatte, oltre ai fantasmi di chi-era-stato, erano forse rimasti i soli pastori e allevatori villagrandesi, i quali necessitavano di attraversare il villaggio per raggiungere i loro ovili costruiti lungo le pendici del Gennargentu, o più a valle nei luoghi storici della contesa con Fonni e delle molte terre di promiscua con i colleghi talanesi, orgolesi e di diversi altri villaggi limitrofi. Villanova si animava di rado, perlopiù durante le feste consacrate, o a giugno inoltrato quando veniva celebrata la secolare sagra di San Basilio Magno. Il più delle volte, però, l’antico borgo restava terra di frontiera, limite proibito, eremo in rovina, un luogo in cui probi uomini e banditi si confondevano e dove di norma la giustizia veniva amministrata senza mezzi termini da sceriffi tanto veloci con il fucile quanto improvvisati. 3 Nacque a Torino il 27 aprile 1789. Generale, studioso, naturalista, autore del monumentale studio Voyage en Sardaigne de 1819 à 1825 ou description statistique, physique et politique de cette île, a lui si deve la misurazione di Punta La Marmora (1.834 metri), la vetta più alta del Gennargentu. Morì il 18 maggio del 1863. 4 Villanova Strisaili. 5 Estratto da Itinerario dell’Isola di Sardegna (1860) di Alberto De La Marmora. 14 1.2 Chi era Giovanni Demurtas Loi? Giovanni Demurtas Loi, villagrandese, era di casa ed era ben conosciuto anche a Villanova Strisaili. La famiglia Murtas, originaria di Villa Strisaili, aveva già una lunga storia villanovese. Ancora nella cerimonia delle cresime del 1651 troviamo diverse scritture di questo cognome, appartenuto a personaggi come Fabiana Demurta, Ambros Murta, Juan deMurta, Maria Demurta, Perdu Demurta e diversi altri Demurtas e Murtas. Sarà sempre in una cerimonia delle cresime occorsa nell’aprile del 1730, officiata da un altro cardinale proveniente da Cagliari, che scopriamo di come il “de” davanti al cognome di un qualche ceppo della famiglia, potrebbe derivare da un titolo nobiliare ottenuto da uno dei suoi membri, il quale diede l’avvio alla casata dei Marchesi (de/sa) Murtas, o comunque a ciò farebbe pensare la seguente scrittura: 6 6 Fonte: Liber Secundus Confirmationum. Archivio diocesano. 15