SCELTE DI LINGUAGGIO E ANOMALIE NELL’UFFICIO
DELLO SCRIBA ITTITA
di Rita Francia
Le lettere sono una tipologia documentaria molto ben attestata per
l’età media (m.-i. = 1450-1380 a.C.)1 e neo-ittita (n.-i. = 1380-1200
a.C.).2 Si tratta di lettere inviate dal re a subordinati dislocati in centri
periferici e viceversa, epistole spedite dal personale della casa reale al re e
alla regina e viceversa, e missive internazionali, scambiate dalla coppia
reale con sovrani stranieri.
Il presente studio si propone di focalizzare l’attenzione sulle strategie
linguistiche adottate nella redazione delle lettere, analizzandone alcune
ed evidenziando l’accuratezza di stesura, con l’attenzione ad eventuali anomalie morfosintattiche, e le modalità di redazione quali appaiono a lavoro
finito, cioè l’aspetto esteriore del testo in uscita dalla cancelleria, dopo il
processo di limatura finale per presentarlo al destinatario (epistula in mundum). Nell’analisi delle lettere si è tenuto conto dell’epoca di redazione,
del mittente e del destinatario, della localizzazione della cancelleria di
emissione. Le missive rinvenute a ≈attuSa, lì redatte e dirette a corti stra-
Desidero ringraziare il Prof. G.G. Contessa, Preside del Liceo Scientifico “C. Cavour” di Roma, per avermi accordato l’opportunità di partecipare a questo convegno.
1 Abbiamo considerato per lo più S. ALP, Hethitische Briefe aus Maşat-Höyük, Ankara
1991 e alcune altre lettere da A. HAGENBUCHNER, Die Korrespondenz der Hethiter, “TdH”
15-16, Heidelberg 1989.
2 Ci riferiamo essenzialmente a quelle raccolte da HAGENBUCHNER, Die Korrespondenz.
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Rita Francia
niere, possono con molta probabilità essere brutte copie, alcune delle quali
destinate alla traduzione in accadico. A ragione di ciò è ipotizzibile che
eventuali anomalie redazionali del testo ittita potessero subire un processo di revisione in fase di stesura finale. Per questo motivo tale documentazione verrà considerata solo marginalmente e per l’aspetto morfosintattico e linguistico: proprio dalle brutte copie, infatti, scritte probabilmente di getto e non ancora corrette, possono ricavarsi utili indizi per
rintracciare eventuali aspetti del linguaggio maggiormente accostabile a
quello non letterario. Relativamente a questo ambito si sono considerate
alcune lettere scambiate con la corte egiziana edite da Edel;3 preziosa per
stato di conservazione è la lettera di Puduxepa a Ramesse II (KUB XXI
38, edizione Edel n. 105).4 Le lettere di sovrani stranieri inviate alla corte
di ≈attuSa, invece, non ci sono sembrate utili ai nostri fini, trattandosi di
traduzioni in ittita a partire da presumibili primitive stesure in lingua
locale, eseguite da scribi che avevano una conoscenza non sempre perfetta
della lingua.5 Nelle lettere abbiamo posto l’attenzione su alcune caratteristiche che concernono il linguaggio e le modalità di redazione. Inerenti
al linguaggio sono le “anomalie” grammaticali, morfosintattiche e lessicali, nonché il ricorso frequente a frasi nominali e interrogative spesso retoriche, uso di termini non usuali e hapax legomena; tra le particolarità redazionali abbiamo rilevato l’annotazione anomala o impropria e, talora,
l’omissione di segni.
Alcuni esempi di “anomalie” grammaticali e morfosintattiche sono i
seguenti:
a. pronomi usati in modo improprio:
lettere di età m.-i., citazioni da parte della maestà, HBM n. 6, Vs. 10
nu-war-aS ªL IDI, “non lo so”, con -aS invece del neutro -at; HBM n.
3 E. EDEL, Die agyptisch-hethitische Korrespondenz aus Boghazköi in babylonischer und
hethitischer Sprache, I-II, “ARWAW” 77, Opladen 1994.
4 La corrispondenza con l’Egitto è stata presa in considerazione anche da A. ARCHI,
Egyptians and Hittite in Contact, in AA.VV., L’impero Ramesside. Convegno internazionale in
onore di Sergio Donadoni, “Vicino Oriente-Quaderno” 1, Roma 1997, pp. 1-15.
5 Un esempio concreto è la lettera in VBoT 1, dal faraone Amenothep III al re di
Arzawa Tarxundaradu, che mostra un ittita alquanto discutibile e chiaramente ricalcato
sul modello dell’egiziano, come è stato rilevato da F. STARKE, Zur Deutung der ArzawaBriefestelle VBoT 1, 25-27, in “ZA” 71 (1981), pp. 221-31.
Scelte di linguaggio e anomalie nell’ufficio dello scriba ittita
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10, Vs. 9 nu-war-an-za imma 3 M¤ ÉTUM arnumi, “e condurrò addirittura trecento famiglie”, con -an pleonastico;
b. omissioni di elementi della frase:
1. dell’oggetto pronominale, in m.-i. in lettere del re dirette ad ufficiali, di norma nell’espressione apiya pedi taSuwaxxanzi “lì, sul posto,
(vi) accecheranno” (HBM n. 14, Vs. 14 e u. Rd. 13-14, HBM n. 16,
Rs. 13-14), ed ancora in altri messaggi del re, HBM n. 17, u. Rd. 23
nu-za ÉRINME∑.≈I.A dâu “le truppe (lo = grano) prendano”; HBM n.
37, Vs. 12 kuwat uwateSi, “per quale motivo (lett.: perché) non (le =
truppe) dovresti condurre qui?”;
2. del pronome in relazione a posposizione: m.-i., messaggio del re,
HBM n. 7, Rs. 26 n-at peran paxxaSnuwan[teS aSandu], “ed essi [siano
guardi]nghi davanti (a loro)”;
3. del soggetto pronominale: m.-i. TdH 16 n. 40, Rs. 21’ kueizza-wakan ªL xapdari, “per quale motivo (ciò = l’espugnazione) non riesce?”;
idem, lk. Rd. 1 nu-naS-kan apizza ªL xapdari, “da lì a noi (ciò = l’espugnazione) non riuscì”;
4. del nome oggetto: m-i., messaggio del re, HBM n. 7, Rs. 24-25 naSta LÚME∑ URUGaSg[a] kattan arxa ∑UPUR, “manda assolutamente
tra i KaSkei (le spie)”; in una lettera di risposta, riprendendo una citazione dalla lettera ricevuta, HBM n. 19, Vs. 9-10 (in riferimento
alle cavallette che hanno divorato il grano nel paese kaSkeo) nu-waSmaS-kan ∑A URUGaSipura xalki.≈I.A-aS zigganzi, “ed esse sono in procinto di porre la loro (bocca/mano) al grano di KaSipura”;
5. del verbo: m.-i., messaggio del re HBM n. 7, Rs. 24 maxxan, “come
(ti ho detto)”; da un subordinato alla regina, TdH 16 n. 49, Vs. 4-5
URU≈aitta-z[a-ka]n arxa uriannieSMU∑EN TAR-u INA ÍDZulia-San katta
“dalla città di ≈aitta, via, un uccello urianni TAR-u (volò/ andò/ si diresse) giù al fiume Zuliya”, da osservare anche la posizione non molto
frequente della particella locale -San suffissa al penultimo nome della
frase;6
6 Il linguaggio dell’intera lettera è alquanto ostico per lessico e sintassi, si veda l’edizione di A. ARCHI, L’ornitomanzia ittita, in “SMEA” 16 (1975), pp. 135-36.
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Rita Francia
6. del nome reggente il caso genitivo (genitivus pendens): m.-i., messaggio del re, citando un passo di una precedente lettera, HBM n. 8
Vs. 6-7 maxxan ∑A É MUNUS.LUGAL walaxta, “come ha colpito (il
possessore) del tempio della regina”; dalla coppia regale a subordinati,
TdH 16 n. 22, Rs. 35’ ÍD-aS mekki nakkiS, “(la questione della consultazione) del fiume (è) molto importante”;7 in n.-i. Edel 105, Vs.
39’ UL-ya-wa kuit iyauwaS, “(con ciò) tu fai (ciò che) non deve essere
fatto!”; idem, 44’ ∑A ∑E∑-YA naSma ∑A DAM-∑Ú, “(nel modo più opportuno) per mio fratello e sua moglie”;
c. anomalie di posizione:
non di rado nelle lettere si riscontrano esempi di parti del discorso in
posizione diversa da quella canonica:
1. esempi di soggetto in posizione diversa dalla prima: m.-i., dalla
coppia regale a subordinati, TdH 16 n. 22, Vs. 13’-14’ mân ANA
LÚ.ME∑MU∑EN.DÙ kuwapikki MU∑EN-iS kuedani pedi arâizzi, “se mai
l’uccello dovesse volare dagli auguri in qualche luogo”, con il soggetto MU∑EN-iS che non occupa la prima posizione nella frase; n.-i.
Edel n. 105, Vs. 36’-37’ [nu ANA ∑E∑-YA kardiyaS] iyandu DINGIRME∑, “che gli dèi esaudiscano [i desideri di mio fratello]!”, con il
soggetto della frase DINGIRME∑ collocato dopo il verbo;
2. esempi di particelle e congiunzioni enclitiche: citazioni da parte
del sovrano, m.-i. HBM n. 10, Vs. 4-6 IPixinakkiS-za maxxan URULiSipran êki[tt]ari nu-wa-za karû 30 ÉTUM aSeSan [x]arzi, “come Pixinakki è solito intrattenersi a LiSipra e vi ha già stabilito trenta famiglie”, con la particella -war- del discorso diretto usata a partire dalla
seconda frase; HBM n. 17, Rs. 25-27 man-wa maxxand[a] nu-wa
URUKapapaxSuwan-ma walxûwani, “se (e) quando (sarebbe bene) per
t[e] che noi attaccassimo KapapaxSuwa”, con la congiunzione enclitica -ma che non rientra nella catena degli enclitici di inizio frase, ma
segue la prima parola accentata;
3. esempi di pronomi: m.-i., dal re ad un ufficiale, HBM n. 18, Rs.
18-19 nu-mu kâ katti-mi ÉRINME∑ KUR UGU ÉRINME∑ KUR URU
ISxûpitta kuiSki, “le truppe del Paese Superiore (e) (solo) alcune truppe
7
Si veda anche la trattazione di ARCHI, L’ornitomanzia ittita, pp. 136-37 e n. 22.
Scelte di linguaggio e anomalie nell’ufficio dello scriba ittita
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del Paese di ISxupitta (sono) qui presso di me”, con l’indefinito kuiSki in funzione aggettivale riferito a ÉRINME∑ e posto alla fine della
frase in modo enfatico; Edel n. 105, Vs. 16’ ∑E∑-YA-ma ammêdaza
NÍG.TUKU-ti kuitki, “ma, fratello mio, vorresti arricchirti un po’ a
mie spese?”, con kuitki dopo il verbo di frase;
4. esempio di avverbio: m.- i., dal re ad ufficiale, HBM n. 8, Rs. 1516 n-an xandâSi kuwapiki, “se tu da qualche parte lo intercetti”, con
kuwapikki in posizione non del tutto canonica, dopo il verbo di frase;
5. esempio di posposizione: in n.-i., lettera dal re ad un suo figlio,
TdH 16 n. 5, Vs. 6 dapian iwar LUGAL K[UR URUKargamiS],“(fai)
tutto come il re del pae[se di KargamiS (vuole)]”, con iwar preposta
a LUGAL K[UR KargamiS; stessa costruzione di iwar è in Edel n. 105,
Rs. 2 nu apâS memiyaS iwar [∑E]∑-YA, “quella parola (è) secondo mio
fratello”;
d. uso non corretto dei casi della declinazione: m.-i., citazione del sovrano, HBM n. 10, Vs. 4-5, IPixinakkiS-za maxxan URULiSipran
êSki[tt]ari, “come Pixinakki è solito intrattenersi a LiSipra”, con l’accusativo URULiSipran al posto del dat. loc.;
e. anomalie di concordanza nel genere e nel numero:8 in m.-i., messaggi
del re, concordanza nel genere: HBM n. 17, Vs. 22 mân xalkiSSa xandân
êSzi: “se è maturo (lett.: pronto), con participio neutro xandan riferito
al nome comune xalkiS “grano”; concordanza nel numero: HBM n.
19 è indirizzata a KaSSu e Pulli (Vs. 2-3 ANA IKaSSû Ù ANA IPulli
QIBIMA), nonostante tutto a Vs. 4-5 kiSSan-mu kuit xatrâeS, “(riguardo
al fatto) che nel modo seguente mi hai scritto”, con riferimento alla
seconda persona singolare, invece che plurale. Verosimilmente ad errori di concordanza o ad un uso non del tutto corretto di pronomi,
preverbi e congiunzioni è da attribuire la difficoltà di lettura del passo
in n.-i. TdH 16 n. 18, corrispondenza tra i membri della casa regale,
Rs. 8’-9’ nu-kan kuit A∑RU paizzi-ya kuit-ma-kan A∑RU nu-wa Ser
8
Sull’argomento si veda anche W. DROHLA, Die Kongruenz zwischen Namen und Attribut sowie zwischen Subjekt und Prädikat im Hethitischen, Diss. Philipps-Universität, Marburg 1949.
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Rita Francia
a[rxa] iyaddari, “in qualunque posto egli andrà e su qualunque posto
egli sta ancora camminando”, a cui probabilmente segue un anacoluto (nu-za apûn memi[y]an apizza UL xâm[i], “anche per quel motivo
non crederò a quel fatto”); in n.-i. Edel, n. 105, Vs. 50’ il soggetto
LÚTEMU non è corredato dal determinativo per il plurale ME∑, benché il verbo di frase sia alla terza plurale uwanzi (nu mân ANA
S[AL.]É.GE4.A kuwapi apel LÚT.EMU EGIR-anda miSriwanda uwanzi),
mentre a riga 51’ dello stesso testo, senza che sia ripetuto il singolare
LÚTEMU, il verbo è alla terza singolare uizzi (naSma-Si ∑[A] ∑E∑ NINTI EGIR-anda uizzi).
Alcuni esempi di frasi nominali e interrogative sono:
f. frasi nominali: m.-i., in messaggi dal re a ufficiali, HBM n. 18, Rs.
18-19 nu-mu kâ katti-mi ÉRINME∑ KUR UGU ÉRINME∑ KUR URUISxûpitta kuiSki, “le truppe del Paese Superiore (e) (solo) alcune truppe
del Paese di ISxupitta (sono) qui presso di me”; HBM n. 21, Vs. 5-6
apeya [ku]iS Ser, “chi là (è) sopra(vvissuto)”; in messaggi tra subordinati: HBM n. 2, Rs. 17 katti-mi SIG5-in, “presso di me (è tutto) a posto”; idem, l. Rd. 1-2 kâ-ya INA É xûman SIG5-in, “anche qui in casa
(è ) tutto a posto”; nella documentazione n.-i., tra membri della casa
regale TdH 16 n. 15, Vs. 10-11 nu-mu-kan ZI-YA dankui daganzipi
kattanta pânza apêdani uddâni peran, “la mia anima (è) sprofondata, nella
nera terra, a causa di questo evento”; dal re alla regina, TdH 16 n. 18,
Rs. 11 nu UNME∑-uS marSanteS, “allora gli uomini (sono) infidi”; dalla
coppia regale a subordinati, TdH 16 n. 22, Rs. 35’ ÍD-aS mekki nakkiS,
“(la questione della consultazione) del fiume (è) molto importante”;9
Edel n. 105, Vs. 16’ ªL-at ∑UM-an iSxaSSarwatarra, “ciò non (è degno di) una buona fama o (di) un comportamento da signore!”;
g. frasi interrogative, di cui alcune chiaramente retoriche: in messaggi
m.-i., dal re a ufficiali, HBM n. 6, Vs. 11-12 (retorica) nu apâS LÚKÚR
alwanzaxxanza imma êSta n-an ªL SâktaS, “quel nemico era stregato
a tal punto, (che) tu non lo hai riconosciuto?”;10 dalla coppia regale a
9
Si veda anche la trattazione di ARCHI, L’ornitomanzia ittita, pp. 136-37 e n. 22.
Considerato come iperbole da DE MARTINO in S. DE MARTINO - F. IMPARATI,
Aspects of Hittite Correspondence: Problems of Form and Content, in O. CARRUBA - M. GIOR10
Scelte di linguaggio e anomalie nell’ufficio dello scriba ittita
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subordinati, TdH 16 n. 22, (retorica) Rs. 26’-29’ LÚ.ME∑kurSalliêS QATAMMA iSSanzi kurSaliSkanzi kuiêS nu-SmaS ªL kattan SAG.DUME∑∑UNU kiantari, “i negligenti sono soliti agire così! Coloro che sono negligenti: forse che le loro teste non giacciono per terra (lett.: giù)?”;11
nella lettera n.-i. di Puduxepa a Ramesse II a partire da Vs. 10 vi è
una serie di interrogative che riteniamo tutte retoriche: Edel n. 105,
Vs. 10 É KUR URU≈ATTI-za ∑E∑-YA GIM-an Sakti n-at-za ammuk
ªL Sa[ggaxxi], “Forse io non conosco la reggia del paese di ≈atti come
la conosci tu, fratello mio?”; idem 12’-13’ ammuk-ma ANA ∑E∑-YA
kuin DUMU.MUNUS nepiSaS KI-aSS-a pixxi n-an-kan kuedani xandami ANA DUMU.MUNUS KUR URUKARADDUNIY[A∑ KUR]
URUZULAPI KUR URUĀ∑∑UR xanda[mi], “a mio fratello quale figlia
del cielo e della terra darò mai? Ed ella a chi la devo paragonare? Alla
figlia del re del paese di Babilonia, del paese di Zulabi (o) del paese
di ASSur (la) devo paragonare?”; idem Vs. 16’ ∑E∑-YA-ma ammêdaza
NÍG.TUKU-ti kuitki, “ma, fratello mio, vorresti arricchirti un po’ a
mie spese?”;
h. termini poco noti e hapax legomena: non di rado nelle lettere si incontrano termini altrimenti poco noti o addirittura sconosciuti, alcuni
dei quali di chiara formazione luvia: m.-i. HBM n. 8, Vs. 8 xapputri; HBM n.66, Vs. 14 xanteyara-; HBM n. 47, Rs. 50 xuta- (dal luvio
:xuta- “alacrità”12); HBM n. 7, Vs. 7 lattariyanti-; TdH 16 n. 22, Rs.
26 karuSalli-;13 n.-i. TdH 16 n. 3, Vs. 3 kuruti-; TdH 16 n. 5 Rs. 2
:annari :annari;14 Rs. 4 :anzanuxxa-;15 TdH 16 n. 10 :purpuriyama-;
TdH 16 n. 46, Vs. 14’ kaSiSk-, Vs. 16’ xeSwai-; TdH 16 n. 188, Vs.
I 11 :uppaSallai-.
Le anomalie riscontrate anche in testi che non sono da considerarsi
bozze sono a nostro avviso degne di nota, tenuto conto del fatto che molte
GIERI - C. MORA (a cura di), Atti del II Congresso Internazionale di Hittitologia. Pavia 28
giugno-2 luglio 1993, II, Pavia 1995, p. 105.
11 Si veda anche la trattazione di ARCHI in “SMEA” 16 (1975), pp. 136-37 e n. 22.
12 CLL, p. 78.
13 HED, K, p. 275.
14 CLL, p. 15.
15 CLL, p. 10, con punto interrogativo riguardo al significato.
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Rita Francia
di queste lettere, sia pervenute che spedite, avevano comunque a che fare
con la figura del sovrano. La nostra conclusione è che, probabilmente, esse
non venissero ricontrollate una volta confezionate o, se anche ciò avveniva, doveva trattarsi di una revisione sommaria. A conferma di ciò sono
le numerose anomalie riscontrate sul piano grafico: segni redatti in modo
non canonico, oltre a omissioni o aggiunte inopportune.16 A tal proposito menzioniamo alcuni esempi da HBM: citazione da parte della maestà, in HBM n. 6, Vs. 9 namma-ma-wa<-ra>-aS, con l’omissione del segno RA; idem, u. Rd. 14, nel commento alla citazione dell’ufficiale, è da
espungere il segno A∑ dal perfetto Sakta-aS.17 Esempi di segni redatti in
modo non del tutto corretto sono: HBM n. 6, Vs. 10 in nu-wa!-ra-aS, citazione della maestà; HBM n. 12, Rs. 5 u-wa!-da-a[n-du], in un perentorio ordine del re; in HBM 21, messaggio del sovrano, in Rs. 14 invece
del segno Ú “erba” ne è scritto uno molto più simile a MA o KU; nel messaggio tra scribi n. 2, Rs. 19, omissione di <DINGIRME∑>, in Rs. 21 il
segno DAM è al posto di ∑AL.MA; idem, lk. Rd. 3, ∑E∑.DÙG.GA.
≈I/DÙG-YA per ∑E∑.DÙG.GA-YA e con il segno che precede YA che
potrebbe essere tanto DÙG, chiara ripetizione di quello già scritto, quanto
≈I. Nelle lettere di età n.-i. scambiate tra i membri della famiglia reale,
TdH 16 n. 5 numerosi sono i segni scritti in modo non corretto: Vs. 12
TA-BAR-RI!; Rs. 7’ ku-uS!, 9’ ku-it!, 11’ ki!-nu-na-aS-kán, 14’ Se-eS-ten!
na-aS-Su!-kán; nello stesso testo a riga Rs. 9’ omissione del sumerogramma
DINGIR nella titolatura regia <d>UTU∑I; segni omessi si riscontrano ancora nei seguenti esempi: da un appartenente alla famiglia reale alla regina TdH 16 n. 18 ob. Rd. 19’ ∑AP-LI-<TI>-ma; da subordinati alla coppia reale, TdH 16, n. 45, Rs. 26 da-a-li[y]a-<an>-du-m[u]; lk. Rd. 3 LÚ
DUB.<SAR>-za; idem 8 dUTU<∑I>; nell’ambito del carteggio internazionale n.-i., in TdH 16 n. 208, Vs. 10’ a-aS-Su<-Se>-it-ta; Edel n.105,
Vs. 18’ in we-mi-<an>-zi; idem, Vs. 20’a TUP-PA<≈I.>A ; idem, Vs. 42’, zila-du-<wa>; idem, Vs. 59’ <URU>≈ATTI.
16 Sugli errori degli scribi si veda CH. RÜSTER, Materialen zu einer Fehlertypologie der
hethitischen Texte, in E. NEU - CH. RÜSTER (a cura di), Documentum Asiae Minoris Antiquae. Fertschrift für H. Otten zum 75. Geburtstag, Wiesbaden 1988, pp. 295-306; J.
GLOCKER, Ein hethitischer Schreiberirrtum, in “AOF” 21/1 (1994), pp. 125-30.
17 CHD, ∑, p. 22a, il perfetto seconda sing. di Sak(k)- è Sakta.
Scelte di linguaggio e anomalie nell’ufficio dello scriba ittita
357
Tenuto conto che le lettere sono un prodotto di cancelleria, intesa
come l’ufficio in cui si svolgono tutte le pratiche inerenti all’emanazione
dei documenti di pubbliche autorità, e sono elaborate da professionisti
con specifiche competenze, siamo certi che a fondamento delle anomalie
e delle scorrettezze evidenziate debba esserci una spiegazione plausibile.
L’iter “normale” di una lettera emanata dalla maestà dovrebbe essere simile a quello di un qualunque altro documento: dettata dall’autorità,
messa per iscritto da scribi professionisti, quindi sottoposta al processo
di revisione per poi essere spedita in forma rivista e corretta. Quest’ultima fase, quella della revisione e della correzione, non ci sembra essere
eseguita in modo sistematico nella cancelleria della corte ittita.
Al giorno d’oggi distinguiamo tra lettere ufficiali e non ufficiali;18 sono
noti dei formulari di intestazione, apertura e chiusura ben canonizzati. Il
registro linguistico e l’accuratezza della redazione della missiva dipendono
dalla tipologia a cui essa appartiene e al destinatario a cui è diretta, in
ogni caso lo scrivente cerca di evitare errori o omissioni, che possano rendere incomprensibile o poco chiaro il contenuto del messaggio. Dal punto
di vista della lingua, le lettere non ufficiali sono poco legate a regole rigide e presentano piuttosto le caratteristiche di un testo scarsamente pianificato; le lettere ufficiali, invece, sono di tipo più formale, altamente
pianificate, redatte ricorrendo ad un registro linguistico elevato, non paragonabile a quello proprio del parlato, inoltre presentano caratteristiche
di maggior cura, sia nella forma che nel contenuto.
Analoga distinzione tra testi ufficiali e non è ravvisabile nelle lettere
dell’epistolario ittita nell’impostazione dell’incipit, con la titolatura del
mittente e del destinatario, come ha già osservato A. Hagenbuchner.19 Se
da una parte possiamo distinguere tipologicamente le lettere personali,
cioè quelle scambiate tra i membri della famiglia reale o tra gli appartenenti ad una stessa categoria sociale (scribi o ufficiali dello stesso rango),
da quelle che non lo sono (lettere tra re e subordinati e viceversa, tra sovrani, tra scribi o ufficiali di rango diverso), nell’aspetto linguistico e redazionale non si notano significative differenze tra le lettere non ufficiali
e ufficiali: in entrambe le tipologie sono presenti anomalie nella morfo-
18
Con non ufficiale intendiamo tutto ciò che non presenta caratteristiche di ufficialità, in primo luogo le lettere personali; con ufficiale intendiamo invece la lettera formale.
19 TdH 16/1, pp. 40 ss.
358
Rita Francia
sintassi e nell’aspetto redazionale. Queste ultime, a nostro avviso, confermano la mancanza di una revisione finale del testo, i cui motivi possono solo essere supposti: accelerare l’invio delle missive, nel caso dei dispacci inviati dalla corte a Maşat, accanto forse alla scarsa considerazione
riservata a questo tipo di documento; il carattere privato e personale del
messaggio, relativamente alle lettere private. Certamente queste ipotesi
non sono sostenibili per le lettere inviate dai subordinati alla maestà. Se
per le lettere dei privati si può pensare alla scarsa professionalità degli
scribi a cui costoro si affidavano, per quelle scambiate tra ufficiali o tra
scribi, come si ritrova nel corpus di Maşat, queste supposizioni sono allo
stesso modo difficilmente perseguibili, poichè i redattori erano comunque funzionari della cancelleria regia. Una spiegazione può ricercarsi nel
fatto che questi testi erano destinati alla declamazione al cospetto dell’autorità, pertanto si può pensare che la cancelleria emittente non si curasse
eccessivamente delle anomalie di redazione, affidandosi alla lettura dello
scriba presso il destinatario.20 È abbastanza probabile, infatti, che chi produceva la lettera ritenesse che nel corso della declamazione lo scriba-lettore correggesse e, qualora ce ne fosse bisogno, interpretasse al meglio il
messaggio. La lettura a voce alta probabilmente aiutava anche nella comprensione dei testi relativamente alle anomalie morfosintattiche, e c’è da
supporre che la “rilassatezza” nell’uso delle regole non fosse accidentale,
confacendosi maggiormente ad un tipo di linguaggio non letterario. Tutto
ciò doveva essere realizzato secondo registri linguistici più o meno diversi, ma che non siamo pienamente in grado di discernere, a seconda che
si tratti di una lettera emessa dalla cancelleria regia e indirizzata a subordinati o a membri della casa reale, o che abbia il re come destinatario,
o ancora sia emessa da funzionari e diretta a colleghi di grado uguale o
inferiore al proprio. Stando a questa ipotesi, probabilmente le anomalie
morfosintattiche e lessicali delle lettere sono imputabili al tipo di registro linguistico in cui sono scritte. Siamo inoltre del parere che in questi
testi sia da ricercarsi un tipo di linguaggio più aderente a quello parlato,
come sembrano anche suggerire l’uso della sintassi poco strutturata, con
20
È noto che le lettere venivano lette da uno scriba locale: HBM n. 21, Vs. 20-21,
“leggi il mio saluto davanti a Pulli”, e messaggi simili ad esempio in HBM n. 22, Rs.
12-13, HBM n. 25, Rs. 22-25, HBM n. 56, o.Rd. 28, HBM n. 81, Rs. 29-30, HBM
n. 66, Vs. 3-4; si veda anche HAGENBUCHNER, Korrespondenz, p. 8.
Scelte di linguaggio e anomalie nell’ufficio dello scriba ittita
359
la tendenza a mettere al primo posto nella frase l’informazione più importante, il ricorso a frasi nominali, l’uso improprio di alcune parti del
discorso, sia per collocazione che per sintassi, le figure retoriche e i topoi,21
usati per richiamare l’attenzione del destinatario, che sono tutte caratteristiche più attinenti alla lingua parlata che a quella propriamente letteraria.
ritafrancia@libero.it
21
Come evidenziato da DE MARTINO - IMPARATI, Aspects of Hittite Corespondence.