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Laura Candiotto, Le vie della confutazione

2012, EPEKEINA. International Journal of Ontology. History and Critics

Omar Di Paola Laura Candiotto, Le vie della confutazione I dialoghi socratici di Platone, Mimesis, Milano 2012 Epekeina, vol. 1, nn. 1-2 (2012), pp. 215-218 Book Reviews ISSN: 2281-3209 DOI: 10.7408/epkn.v1i1-2.25 Published on-line by: CRF – Centro Internazionale per la Ricerca Filosofica Palermo (Italy) www.ricercafilosofica.it/epekeina This work is licensed under a Creative Commons Attribution-NonCommercial-NoDerivs 3.0 Unported License. Laura Candiotto, Le vie della confutazione I dialoghi socratici di Platone, Mimesis, Milano 2012 Omar Di Paola Il volume consta di cinque capitoli, preceduti da un’introduzione e da una prefazione, quest’ultima a cura di Luc Brisson, a cui seguono una conclusione, un’appendice sul ruolo del dialogo socratico nel contemporaneo, ed una postfazione redatta dal Luigi Vero Tarca. Come dichiarato dall’autrice fin dalle prime battute dell’opera, questa verte sul ruolo e sulle finalità insite nella metodologia elenctica propria dei dialoghi socratici. In tal senso la Candiotto apre il suo lavoro con un’analisi dello stile letterario dei dialoghi platonici, al cui riguardo nota come gli aspetti letterari siano intimamente connessi alla comprensione del testo filosofico e, rifacendosi ad un recente studio di Gill, riporta le principali correnti che hanno caratterizzato l’approccio contemporaneo ai testi platonici, distinguendo essenzialmente tre prospettive di lettura “classiche” a cui va aggiunta una quarta, verso la quale la stessa autrice sembra propendere. Vi è un approccio “tradizionale” che presta principalmente attenzione alle dottrine espresse dai testi, non ponendo attenzione allo stile, interpretando i dialoghi come espressione della filosofia socratica, individuando nell’interlocutore principale il portavoce delle dottrine platoniche. Teorici di tale indirizzo sono individuati in: Shorey, Cherniss, Brisson, Pradeau. Altro tipo di approccio è rappresentato dalla via “analitica”, che pone l’attenzione sul metodo dell’argomentazione platonica. Esponenti principali di tale corrente sono Owen e Vlastos. La terza è quella “esoterica”, sostenente che le principali dottrine platoniche non siano contenute nei dialoghi, ma da rintracciare nelle cosiddette dottrine “non scritte”, accessibili solo a pochi eletti e di cui i dialoghi porterebbero i segni. Sostenitori di tale indirizzo sono Gaiser, Krämer, Slezak, Reale. Quarta modalità di approccio è quella di cui si fa portavoce Gill, definita come “maieutica”, secondo la quale Platone ha scelto la forma dialogica per stimolare il lettore e l’uditore alla ricerca. In tal senso «Socrate (e così Platone) non indirizza le sue domande solo agli interlocutori presenti all’interno del dialogo, ma anche al lettore antico e contemporaneo». All’interno di questo contesto l’autrice si fa portavoce di una posizione che chiama “maieutica ristretta”, in quanto, pur accettando le proposte di fondo fatte da Gill, rifiuta di ritenere che il dialogo nell’ottica e nelle intenzioni platoniche fosse inteso come modo per influenzare il lettore (p. 35). In quest’ambito la Candiotto sviluppa la sua tesi principale e più interessante, ritenendo sulla scorta di Ryle che i dialoghi non fossero solamente letti, sia in privato che in pubblico, ma che fossero anche messi in scena pubblicamente a mo’ di tragedia, e di conseguenza concepisce la funzione dell’elenchos come Epekeina, vol. 1, nn. 1-2 (2012), pp. 215-218 Book Reviews Omar Di Paola rivolta non solamente all’interlocutore diretto a cui “Socrate” si rivolge, ma all’intero pubblico osservante (p. 31). In tal senso attraverso questa dinamica, che l’autrice chiama «elenchos retroattivo», la Candiotto ipotizza, opponendosi alla lettura esoterica, che i primi dialoghi non abbiano solo una funzione apologetica della memoria socratica rivolti a pochi amici, ma rivestano una portata più ampia, proponendosi di incidere sull’intero pubblico. Infatti essendo l’elenchos una sorta di “purificazione”dalle idee erronee, l’“elenchos retroattivo” si pone come presa di coscienza pubblica degli errori dell’interlocutore di Socrate, rendendo il pubblico consapevole dell’inadeguatezza politica dei propri rappresentanti, ponendo in tal modo le basi per un cambiamento etico-politico (p. 33). L’elenchos retroattivo diventa quindi una sorta di “purificazione collettiva” dalla coscienza della comunità. L’analisi continua con la differenziazione tra metodo dialogico, metodo retorico e metodo dialettico. Come punto di partenza per la definizione del metodo dialogico la Candiotto prende le mosse dalla descrizione fatta da Diogene Laerzio dei “logoi sokratikoi”, che evidenzia come questi siano caratterizzati dalla presenza della dinamica di domanda e risposta su questioni di genere filosofico o politico. Altro tratto caratteristico dei dialoghi socratici rilevati dall’autrice è, come detto, la presenza del metodo elenctico, che tuttavia non presenta un carattere esclusivamente negativo, in quanto connesso al tema etico del miglioramento del sé è visto in chiave pedagogica come purificazione dagli errori. In tal senso la Candiotto precisa come sebbene esista un’asimmetria evidente tra il ruolo di Socrate e quello dei suoi interlocutori, tuttavia il discorso “socratico” si caratterizzi sia per il suo carattere di ricerca cooperativa della verità, sia per le sue precise finalità etiche miranti alla “cura dell’altro” attraverso la prospettiva dialogica di messa in discussione del sé (p. 65). Prendendo come filo conduttore la dimensione retorica, invece, si nota come nei testi platonici siano distinte due tipologie di retorica: una per così dire “volgare”, tipica dei sofisti, ed una detta “vera retorica”. Il discrimine che contraddistingue queste due tipologie di retorica è “l’uso” che se né fa. La retorica utilizzata per la mera persuasione è quella “volgare” dei sofisti, mentre quella platonica, operante anch’essa attraverso la persuasione ma mirante al miglioramento dell’anima, piuttosto che ad un tornaconto personale è detta “vera retorica”(p. 69). In tal senso si mette in evidenza, sulla scorta di Foucault, come la differenza principale che intercorre tra retorica e filosofia sia che la prima risulta incapace di usare un logos veritiero (p. 70). Dopo tale disamina viene evidenziato l’uso della retorica fatto da Socrate. Quantunque questi, attraverso di essa inganni più volte i suoi interlocutori portandoli a conclusioni contraddittorie, il suo utilizzo nasconde, a detta della Candiotto, la volontà platonico-socratica di fare emergere gli errori dei modelli negativi rappresentati dagli interlocutori che di volta in volta 216 Laura Candiotto, Le vie della confutazione Socrate si trova di fronte, innescando negli uditori quel processo educativo già designato come “elenchos retroattivo”. In tal senso emergerebbe chiaramente la portata etico-politica del discorso platonico, alla luce del miglioramento a cui vanno incontro sia interlocutore che uditorio, per l’abbandono di concezioni errate (p. 76). Il discorso dialettico invece segna per certi versi una rottura con il discorso socratico, in quanto a differenza di quest’ultimo assume un ruolo più positivo rispondendo «alla necessità di apprendere ed esporre la realtà vera (l’ousia)»(p. 85). Tuttavia, a detta della Candiotto, la dialettica non rappresenta un reale punto di rottura con il discorso socratico, in quanto si pone in una relazione di continuità rappresentando il discorso dialettico, lo stadio di apprendimento successivo a quello dialogico. Proprio l’elenchos rappresenta la continuità del metodo essendo presente anche nel discorso dialettico, pur agendo in maniera differente. Se nel dialogo socratico esso è diretto all’interlocutore andando ad analizzare le sue tesi ma anche il suo modo di vivere, nella dialettica la confutazione è per certi aspetti “disincarnata” e operante essenzialmente a livello concettuale. A ciò segue una minuziosa catalogazione delle strutture fondamentali del dialogo platonico (p. 91) ed un’analisi dettagliata di tre dialoghi “socratici”(Lachete, Carmide, Gorgia). In tal senso si rileva come ogni dialogo platonico si stagli nell’orizzonte di un preciso background storico-temporale (ad esempio la festività che introduce il primo libro della Repubblica) che funge da cornice per lo stesso, inquadrando, in un certo senso, implicitamente la tematica stessa del dialogo. Ciò si collegherebbe inestricabilmente con il ruolo e la caratterizzazione assunta dai personaggi nei dialoghi, che nel loro essere figure storiche incarnerebbero l’essenza stessa dell’uomo in cui la virtù si dovrebbe instillare. Inoltre viene messo in luce il ruolo della vergogna all’interno del metodo elenctico, sentimento generato dall’essere confutati. In tal senso l’autrice mette in rilevo come il sentimento di vergogna agisca da stimolo al cambiamento senza tuttavia condurre necessariamente al riconoscimento dell’errore, in quanto solo la disposizione dell’interlocutore può portare a ciò. Emblematico al riguardo appare l’atteggiamento di Gorgia che secondo il suo allievo Polo non voleva fare certe asserzioni per la “vergogna” a cui la contraddizione lo avrebbe portato (p. 172). Ciò mostra, a detta della Candiotto, come l’approccio socratico muti in base all’atteggiamento dell’interlocutore che Socrate si trova ad affrontare (p. 135). In tal senso viene rilevato come la disposizione d’animo dell’interlocutore risulti centrale nell’attuazione del miglioramento sottolineando come la confutazione di Socrate non si muova solamente su un piano concettuale ma si configuri come critica all’intero stile di vita che l’interlocutore ha e rappresenta. Così, secondo l’autrice, la confutazione non sarebbe e non potrebbe mai essere confinata al mero interlocutore socratico ma si estenderebbe all’intero uditorio, rendendo possibile quel 217 Omar Di Paola fenomeno di “purificazione di massa“ capace di veicolare, nelle intenzioni platoniche, il cambiamento etico-politico della società. Nell’identificazione del fenomeno denominato “elenchos retroattivo” consiste il contributo più rilevante che quest’opera offre al lettore. Esso configurerebbe in ultimo, a detta dell’autrice, la filosofia platonica su un orizzonte prevalentemente pratico, riportando in un certo qual modo nel mondo sensibile un iperuranio la cui conoscenza al di fuori di questo mondo e al di fuori della dinamica comunitaria io-tu di cui il dialogo si fa portavoce risulterebbe priva di senso. Omar Di Paola Università degli Studi di Palermo Dipartimento Fieri-Aglaia omar.dipaola@unipa.it 218